Sua apparizione e rivelazione
1. Quali due cose stimolarono Paolo e lo indussero a esortare Timoteo?
QUESTO periodo della presenza o parousía del Messia è quello che Paolo chiama “quel giorno”. È il tempo dell’apparizione o manifestazione del Re presente, in particolar modo dal 1918 d.C. in poi, da quando Cristo Gesù, sebbene rigettato dalla cristianità, fu mostrato d’essere la principale Pietra Angolare scelta dal grande Edificatore del Regno, Geova Dio. Da allora i suoi testimoni non hanno cessato di dare attestazione di questo glorioso fatto visto alla luce delle Scritture e della profezia adempiuta. In vista del prossimo Regno e della manifestazione della presenza del Re, Paolo fu stimolato a predicare e a fare opera d’evangelista, e fece uso di questi due mezzi per incitare Timoteo a seguire il suo esempio. Gli disse: “Io te ne scongiuro nel cospetto di Dio e di Cristo Gesù che ha da giudicare i vivi e i morti, e per la sua apparizione e per il suo regno: Predica la Parola, . . . Quanto a me io sto per esser offerto a mo’ di libazione, e il tempo della mia dipartenza è giunto. Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione”.-2 Tim. 4:1, 2, 6-8.
2. Come hanno i veri Cristiani considerato la manifestazione di Cristo? Perchè?
2 I Cristiani veri non pensano alla manifestazione del Signor Gesù Cristo con terrore e non immaginano che sia molto lontana dai loro giorni. No, anzi l’amano. Non temono il giudizio che il Signore inizia al tempo della sua manifestazione, dal 1918 in poi. Sanno che questo è per loro un tempo di rimunerazione perchè hanno cercato di serbarsi fedeli agli interessi del suo regno. Sono in attesa di ricevere dal giusto Giudice la corona di giustizia, e questa corona è il loro premio, il premio della loro rivendicazione nello spirito allo stesso modo in cui Cristo Gesù fu rivendicato alla sua risurrezione. Questo significa che sono stati giudicati degni di vita immortale nello spirito, per vivere e regnare con Cristo per i mille anni del suo governo sul genere umano nel nuovo mondo. L’apostolo Paolo confidava che sarebbe stato uno dei morti verso i quali il Signor Gesù Cristo avrebbe reso un giudizio favorevole, risuscitandolo dal sepolcro per la vita celeste. Le parole di Paolo mostrano che, prima della manifestazione del Signore avvenuta nel 1918, i Cristiani fedeli non furono rimunerati subito dopo la loro morte con l’assunzione al cielo; il Signor Gesù non è disceso personalmente dal cielo al momento della morte di ciascuno di quei Cristiani per accoglierli presso di sè. Al contrario quelli che morirono prima della manifestazione del Signore dovettero aspettare nella morte con l’apostolo Paolo fino a “quel giorno”. Essi guardarono innanzi a quel giorno con amore, sperando nella rimunerazione.
3. Quali sono i viventi che vengono giudicati alla sua manifestazione?
3 Nel suo regno, alla sua manifestazione, il giusto Giudice non giudica solo i morti, ma anche i vivi. Ancora un rimanente dei suoi unti coeredi è lasciato in vita sulla terra fino alla sua parousía e manifestazione. Perciò questi sono sotto giudizio dal 1918 in avanti, poichè, dice Pietro, “è giunto il tempo in cui il giudicio ha da cominciare dalla casa di Dio”. (1 Piet. 4:17) Quelli che sono giudicati ed approvati sono presi o accolti nel suo favore e nella sua organizzazione teocratica; i disapprovati, invece, sono lasciati, abbandonati alla prossima distruzione. Nella parabola con la quale concluse la sua profezia sul segno della fine del mondo e della sua parousía, Gesù mostrò che oltre al rimanente ancora in vita altri dovevano essere giudicati al tempo del suo regno e della sua manifestazione. Questi dovevano essere le genti delle nazioni terrene. Il Giudice sul suo trono reale li avrebbe separati per assegnare loro una sorte opposta, esattamente come un pastore separa le pecore dai capri con i quali erano rimaste mischiate. Essi sarebbero giudicati in base al trattamento da loro usato verso il rimanente, i fratelli spirituali del Re. Le “pecore” poste alla sua destra di approvazione, sarebbero entrate nella vita eterna sulla terra nel nuovo mondo. I “capri” posti alla sinistra di condanna del Re, sarebbero andati nell’ardente distruzione alla battaglia di Harmaghedon. La separazione delle pecore dai capri è oggi in pieno svolgimento fra i popoli di tutte le nazioni a causa della proclamazione del Regno fatta dal rimanente dei fratelli del Re. Cosicchè abbiamo qui ancora un altro irrefutabile segno dell’invisibile presenza del Messia. Un completo esame del soggetto riguardante questo segno della sua parousía è apparso nel numero de La Torre di Guardia del 15 Ottobre 1949, che gioverà esaminare.
4, 5. Come assicurò Paolo i Tessalonicesi che allora Cristo non era presente?
4 Un’altra classe di persone che compaiono distintamente per il giudizio alla sua manifestazione o apparizione è quella dell’organizzazione religiosa che l’apostolo Paolo chiama “l’empio”, “il figliuolo della perdizione”. La nostra considerazione del giudizio di questa organizzazione di peccato ed empietà religiosi richiede un articolo a parte che sarà pubblicato in seguito. Basti dire qui che tale organizzazione non si era ancora mostrata ai giorni di Paolo. Per questo motivo egli assicurò i Cristiani di Tessalonica che la parousía di Cristo non era ancora arrivata nè era ancora giunto il tempo in cui i Cristiani fedeli sarebbero stati raccolti presso di lui nel Regno.
5 Paolo disse: “Vi preghiamo, fratelli, in quanto concerne la presenza del Signor nostro Gesù Cristo, ed il nostro radunamento presso di Lui, — allo scopo che non siate tosto gittati fuori di senno, nè turbati, nè mediante uno spirito, nè mediante una parola, nè da un’epistola, come da noi, quasiché il giorno del Signore fosse imminente. — Niun vi svii in alcun modo, perciocchè [esso non verrà] che prima [non sia venuta] l’apostasia, e non sia rivelato l’uomo del peccato il figlio della perdizione, — quegli che si oppone e s’innalza sopra quanto chiamasi dio od oggetto di culto, talchè siede nel tempio di Dio, proclamando sè stesso [e dicendo] ch’Egli è Dio”. — 2 Tess. 2:1-4, Cocorda, margine.
QUANDO CRISTO È RIVELATO
6. Perché deve avvenire tosto la distruzione dell’“uomo del peccato”? Come?
6 È già stato dimostrato in queste colonnea che questo così chiamato “uomo del peccato” e “figlio della perdizione” è stato rivelato. Questo non fa che convalidare la prova che questa è la reale parousía del nostro Signore e che il ‘giorno di Cristo è arrivato’. Il fatto che ci troviamo nel tempo della manifestazione della sua parousía fa presagire una prossima distruzione dell’abbominevole sistema d’iniquità religiosa. Possiamo averne fiducia, poiché Paolo dice: “Allora sarà rivelato l’Iniquo, che il Signore Gesù ucciderà col soffio della sua bocca, e distruggerà coll’apparizione della sua presenza”. (2 Tess. 2:8, Cocorda, margine) Il religioso sistema d’empietà non fu distrutto al principio della manifestazione di Cristo nel 1918, ma gli è stato permesso di sussistere fino alla battaglia di Harmaghedon. Questo per mettere alla prova l’integrità e fedeltà del rimanente e delle sue “altre pecore”. Al principio di Harmaghedon la sua manifestazione si cambierà in rivelazione di violenta potenza contro il sistema dell’“uomo del peccato” il quale sarà distrutto insieme a tutti quelli che rifiutano di schierarsi dalla parte del glorioso evangelo del regno di Dio stabilito.
7. Che cosa dice Paolo per consolar noi che soffriamo dolori dagli avversari?
7 Perciò, per la consolazione e il rafforzamento dei fedeli Cristiani che sopportano dolori a causa delle persecuzioni dell’“uomo del peccato” e dei suoi alleati politici e mondani, Paolo scrive: “È cosa giusta presso Dio il rendere a quelli che vi affliggono, afflizione; e a voi che siete afflitti, requie con noi [quando?], quando il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù. I quali saranno puniti di eterna distruzione, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando verrà per essere in quel giorno glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto”. (2 Tess. 1:6-10) Nella battaglia di Harmaghedon, quando la presenza del Figliuol dell’uomo sarà stata rivelata in questo modo, sarà come quando fuoco e zolfo piovvero dal cielo su Sodoma e Gomorra dopo che Lot ne era uscito. — Luca 17:28-30.
8. Che cosa significherà questa rivelazione per il rimanente e per le “altre pecore”?
8 Le “altre pecore” del Signore si rallegreranno di questa rivelazione della parousìa di Cristo contro l’empio ed entreranno poi nel vero riposo che recherà il giusto nuovo mondo, al riparo da ogni dolore. Per il rimanente degli unti coeredi di Cristo, la sua rivelazione significa che la loro entrata nella gloria celeste è vicina. Oggi la loro fede è messa alla prova, ma Pietro ce ne rammenta lo scopo, dicendo: “Affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo. — 1 Piet. 1:7.
MANIFESTAZIONE DEL BEATO ED UNICO SOVRANO
9. In quale tempo viviamo noi, e a che cosa deve questo stimolarci?
9 Poiché viviamo nel tempo della manifestazione della presenza di Gesù Cristo in qualità di Re dominante, quale incitamento ne dobbiamo ricevere! Dobbiamo sentirci spronati a fuggire l’amor del denaro, l’ambizione di posseder ricchezze materiali, e a procacciare invece la giustizia duratura, ambire la vita eterna nel nuovo mondo ormai così vicino. Paolo comandò a Timoteo di seguire tale via, dicendogli: “Nel cospetto di Dio che vivifica tutte le cose, e di Cristo Gesù che rese testimonianza dinanzi a Ponzio Pilato con quella bella confessione, io t’ingiungo d’osservare il comandamento divino da uomo immacolato, irreprensibile, fino all’apparizione [alla manifestazione, Young; Rotherham] del nostro Signor Gesù Cristo, la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signor dei signori, il quale solo possiede l’immortalità ed abita una luce inaccessibile; il quale nessun uomo ha veduto nè può vedere; al quale siano onore e potenza eterna. Amen”. — 1 Tim. 6:13-16.b
10. Quale manifestazione dev’esser mostrata, e in quale dignità?
10 Rispondendo come testimonio di Geova davanti a Ponzio Pilato, Gesù confessò che il suo regno non faceva parte di questo mondo e non ha avuto da esso origine. Egli non si manifestò allora come potentato o potente sovrano dotato di grande autorità, perchè il tempo fissato per il suo regno non era ancora venuto. Così si umiliò davanti alla volontà di Dio, e si fece inchiodare su un legno di tortura, per morirvi come in condizione d’impotenza, di abbandono. La sola cosa attestante la sua dignità di Re fu l’accusa posta al disopra del suo capo: “Gesù il Nazareno, il Re de’ Giudei”. (Giov. 18:36, 37; 19:11, 19) Ma Geova Dio lo fece risorgere dai morti spirito immortale, “lo splendore della sua gloria e l’impronta della sua essenza”. Dai giorni di Paolo fino al tempo della manifestazione di Cristo nel 1918 e alla risurrezione dei suoi coeredi addormentati egli fu l’unica creatura che ricevette da Geova Dio il dono dell’immortalità. Poiché dimora in una luce in cui l’uomo non si può avvicinare, nessun uomo l’ha mai visto nella sua gloria celeste, e nessun uomo lo può vedere oggi nella sua reale presenza o parousía. Fortunatamente per l’umanità è invisibile. Ma oggi, al momento determinato, egli la manifesta.
11. Quale prova darà egli di possedere questa dignità?
11 Fino al 1914 d.C. uomini sulla terra sono stati potenti o sovrani di grande autorità in questo mondo. (Luca 1:52; Atti 8:27) Ma alla fine dei tempi dei Gentili, quell’anno, l’Onnipotente Iddio Geova, fece Cristo Gesù unico sovrano legittimo per dominare la terra. Lo innalzò sul trono come Re del celeste Monte Sion, dandogli gloria e dominio che non passeranno ed un regno che non sarà distrutto. (Dan. 7:13, 14; Sal. 45:3) Quanto beata è la sua posizione oggi nella potenza reale! Egli è il miglior re e il miglior signore che alla terra è dato di avere nella sua esistenza, o, secondo l’antico modo di dire, “il Re dei re e Signor dei signori”. Mentre oggi avanza cavalcando per la rivelazione della sua presenza in questa dignità verso la battaglia di Harmaghedon, è raffigurato che “sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei re e Signor dei signori”. In tale qualità egli è impegnato a vincere la battaglia, a rivendicare la sovranità di Geova, a distruggere tutti i suoi nemici fra i quali ha dominato durante la sua parousìa. Infatti si legge in Apocalisse 17:14: “Costoro guerreggeranno contro l’Agnello, e l’Agnello li vincerà, perchè egli è il Signor dei signori e il Re dei re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e fedeli”. (Apoc. 19:16 e 17:14) Allora per tutte le persone lasciate in vita sulla terra sarà chiaramente manifesto ch’egli è il “beato ed unico Sovrano”. Tutti i sopravvissuti ad Harmaghedon lo acclameranno come tale! La sua parousía continuerà a favore del genere umano durante i mille anni del suo regno su di loro. Ma quella parousía sarà per il nuovo mondo, perchè ad Harmaghedon questo vecchio mondo con tutti i nemici del Re saranno stati spazzati via per sempre.
12. Quale condotta dobbiam tenere noi oggi, e con quale aiuto?
12 Dato che abbiamo il privilegio di vivere nel tempo della sua presenza e la completa manifestazione di essa avverrà tosto ad Harmaghedon per l’eterna gloria di Geova Dio, siamo vigilanti nel condurci in questo presente mondo malvagio come lo deve chi ha davanti questa benedetta speranza. Ci sia dato di serbare fedelmente quello che Egli ci ha insegnato sul dovere di tener salda la nostra integrità verso di Lui. Ci sia dato di ricordare di continuo che siamo aiutati a farlo “aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù”. — Tito 2:13.
[Note in calce]
a Vedere gli articoli “L’Uomo dei Peccato” e ”Rimanete Saldi” nella rivista The Watchtower del 15 settembre e 1º ottobre 1930.
b La lingua siriaca ha stretta relazione con l’idioma che parlava Gesù sulla terra. Nella versione siriaca Pescitta delle Scritture, fatta nella prima metà del quinto secolo, la parola Aloha che significa Dio fu aggiunta al testo di 1 Timoteo 6:14-16, ma i traduttori non sono d’accordo a chi deve applicarsi la parola Aloha, se a Geova Dio o a Cristo Gesù.
La traduzione di J. W. Etheridge, M. A., del 1849, legge: “Che tu osservi (questo) comandamento senza macchia e senza difetto, fino alla manifestazione del nostro Signore Gesciu Mescia, il quale a suo tempo mostrerà Aloha il beato ed unico Forte, il Re dei re, e Signor dei signori; colui che solo è incorruttibile e (che) dimora nella luce alla quale nessun uomo si può avvicinare; che nessun uomo di uomini ha veduto, nè può vedere: a lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen”. — The Apostotical Acts and Epistles, from the Peshito, or Ancient Syriac, di Etheridge, Londra, Ingh., 1849.
La traduzione di James Murdock, D. D., del 1846, dice:”Che tu osservi l’ingiunzione, senza macchia, e senza difetto, fino alla manifestazione del nostro Signor Gesù il Messia; il quale Iddio renderà visibile al proprio tempo; [Iddio] il beato ed unico Potentato, il Re dei re e Signor dei signori; il quale solo è incorruttibile, e abita nella luce a cui nessuno si può avvicinare; il quale nessun uomo ha visto, e neppure può vedere: a lui sia gloria e dominio nei secoli dei secoli. Amen”.— The Syriac New Testament—Murdock’s translation, Boston, Mass., 1893.
Tuttavia, la traduzione di George M. Lamsa, del 1940, dice:”. . . fino all’apparizione del nostro Signor Gesù Cristo: che ha da essere rivelato al proprio tempo, beato ed onnipotente Iddio, il Re dei re, e Signor dei signori, che solo ha immortalità, dimorante nella luce a cui nessun uomo si può avvicinare, che nessun uomo ha visto, nè può vedere: al quale sia onore e dominio per sempre . . . — The New Testament secondo il Testo Orientale Tradotto dalle Sorgenti Aramaiche Originali di Lamsa, Philadelphia, Pa., 1940.