La preghiera: un prezioso e amorevole provvedimento
“Non siate ansiosi per qualsiasi cosa, ma in ogni cosa le vostre petizioni siano rese note a Dio mediante preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie”. — Filip. 4:6.
SE RIFLETTIAMO un momento su questo provvedimento della preghiera, non possiamo fare a meno di essere meravigliati dinanzi al miracolo di tutto ciò. L’uomo fu molto fiero quando, il 10 gennaio 1946, dopo prolungati preparativi, riuscì per la prima volta a prender contatto con la luna per mezzo di segnalazioni radar, la cui debolissima eco ritornò a lui “dopo un intervallo da 2,38 a 2,72 secondi, corrispondenti alla distanza della luna da 355.590 a 407.080 chilometri”. Le onde radar usate dall’uomo possono raggiungere la luna alla velocità della luce, ma che cos’è questo in confronto alle nostre preghiere che giungono fino al trono di Geova, che, essendo molto al di sopra dell’universo materiale, dev’essere a innumerevoli anni luce di distanza, e ciò soltanto in un istante! E con che facilità possiamo metterci in comunicazione con Geova in preghiera!
2 Tuttavia, perché questo miracolo possa aver luogo, dobbiamo pregare l’unico vero e vivente Dio, Geova. (Eso. 6:3; Isa. 46:9) Le preghiere offerte a dèi che esistono soltanto nelle menti degli uomini non saranno mai esaudite, come accadde con loro dolore ai sacerdoti di Baal del tempo di Elia. (1 Re 18:26-29; Sal. 115:4-8) Il primo requisito della preghiera, quindi, è la fede. “Senza fede è impossibile ottenere il suo beneplacito, poiché chi si avvicina a Dio deve credere che egli è, e che è il rimuneratore di quelli che sinceramente lo cercano”. Notate, dobbiamo non solo aver fede che Dio esiste ma anche che egli rimunererà quelli che sinceramente lo cercano, che egli esaudirà le loro preghiere. Come Giacomo mette in risalto: “Ma continui a chiedere nella fede, non dubitando affatto, perché chi dubita è come un’onda del mare portata dal vento e spinta qua e là. Infatti, non supponga quell’uomo che riceverà alcuna cosa da Geova”. E come disse Gesù: “Se avete fede quanto un grano di senape, . . . nulla vi sarà impossibile”. — Ebr. 11:6; Giac. 1:6, 7; Matt. 17:20.
3 E non abbiamo forse un saldo fondamento per tale fede? Dio non è in grado di “fare più che sovrabbondantemente al di là di tutte le cose che domandiamo e pensiamo”? E poiché ci ama, possiamo esser certi che egli, oltre ad esserne in grado, è anche ben disposto ad agire: in modo ben diverso dall’uomo imperfetto, che molto spesso o vuole ma non può, o può ma non vuole. Sì, “se voi, pur essendo malvagi, sapete dar buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono?” Dio non esaudì forse la preghiera di Elia quando egli sfidò i 450 profeti di Baal? la preghiera di Ezechia quando l’armata di Sennacherib minacciava Gerusalemme? le preghiere a favore di Pietro che era prigioniero di Erode Agrippa? La prosperità della società del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova, nonostante tutti gli ostacoli, è la prova che Geova è in grado ed anche ben disposto ad esaudire le preghiere, oggi come sempre nel passato. È vero che non sempre possiamo capire con quali mezzi esattamente Dio esaudisce oggi le preghiere, ma sappiamo che egli adopera la sua organizzazione, composta di creature sia visibili che invisibili, la sua Parola e il suo santo spirito o forza attiva. — Efes. 3:20; Matt. 7:11; 1 Re 18:36-38; 2 Re 19:19, 35; Atti 12:5, 7.
RICONOSCIAMO IL CANALE DI DIO
4 Inoltre, perché le nostre preghiere raggiungano Dio, dobbiamo riconoscere il modo stabilito da lui, poiché Geova è un Dio di ordine. Quale grande Sovrano dell’universo egli non permetterà che i suoi sudditi lo importunino senza discriminazione, specialmente coloro che essendo peccatori sono suoi nemici. Egli ha un canale che dobbiamo riconoscere se vogliamo avere ciò che si può paragonare ad un’udienza con lui. Dalla primavera del 33 d.C. quel canale è Gesù Cristo, proprio come egli disse: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Benché molti possano professare di raggiungere Dio mediante Maria o altri cosiddetti santi, in questo si sbagliano tristemente; perché, dovunque cerchiamo nella Parola di Dio, non una volta leggiamo che alcuna petizione fosse stata fatta per mezzo loro o che ci fosse comandato di farlo. “V’è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso come riscatto corrispondente per tutti”. Poiché è così, si potrebbe chiedere: Perché Gesù non incluse questo requisito nella preghiera modello che diede ai suoi discepoli? Senza dubbio perché quando insegnò quella preghiera non era ancora stato pienamente provato. Ma l’ultimo giorno del suo ministero egli aveva ‘compiuta l’opera che il Padre suo gli aveva data da fare’, e quindi poté dire: “Se chiedete al Padre qualsiasi cosa egli ve la darà nel nome mio. Fino al tempo presente non avete chiesto una sola cosa nel mio nome. Chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia possa essere completa”. — Giov. 14:6; 1 Tim. 2:5, 6; Giov. 17:4; 16:23, 24.
5 Per raggiungere Dio le nostre preghiere devono essere pronunciate in tutta sincerità. Coloro che pregano soltanto “per esser visti dagli uomini”, pregano invano, poiché Dio odia gli ipocriti. Egli ascolta solo coloro che pregano “con spirito e verità”. Soltanto “la preghiera degli uomini retti gli è grata”, poiché essi “contempleranno la sua faccia”. Dobbiamo pure avvicinarci a Dio con umiltà. Considerando la sua grandezza e la nostra piccolezza, l’orgoglio sarebbe la cosa più fuori posto. Inoltre, presentando le nostre suppliche a Dio, ci presentiamo come mendichi, non come clienti. Non possiamo venire a patti con Dio, perché non abbiamo nulla da offrire. È più che appropriato quindi che Dio si opponga ai superbi e conceda immeritata benignità agli umili. — Matt. 6:5; Giov. 4:24; Prov. 15:8; Sal. 11:7, VR; 1 Piet. 5:5.
6 Fra l’altro, non vi è affatto una base scritturale per la pratica di giungere le mani e assumere un’aria di santimonia nella preghiera. Come dimostra la Parola di Dio, la nostra posizione fisica non ha importanza. Tuttavia, inginocchiarsi quando si prega in privato è raccomandabile perché ci aiuta ad avere la giusta attitudine mentale di umiltà dinanzi al nostro Creatore. (Sal. 95:6; Dan. 6:10; Luca 22:41; Efes. 3:14) Inoltre inginocchiarsi facilita la concentrazione. È così facile che la nostra mente divaghi o si assopisca se preghiamo quando siamo a letto. Senza dubbio è per questo che Paolo non solo ci consigliò: “Siate perseveranti nella preghiera” ma anche, “restando desti in essa con rendimento di grazie”. — Col. 4:2.
IN ARMONIA CON LA VOLONTÀ DI DIO
7 Inoltre, se vogliamo che Dio esaudisca le nostre preghiere, queste devono essere in armonia con la sua volontà. Gesù ci insegnò a pregare: “Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”, ed egli stesso pregò: “Non come voglio io, bensì come tu vuoi”. La stessa condizione è notata dall’apostolo Giovanni: “Qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta”. Questa condizione è così logica e ovvia che sembra strano che la maggior parte delle persone la trascurino quando pregano; eppure non è così strano se si considera come la maggior parte delle preghiere sono egoiste e sconsiderate. I propositi di Dio non hanno forse la precedenza? Non sono molto più importanti di qualsiasi interesse che possiamo avere personalmente? Inoltre, le preghiere degli uomini non sono spesso in conflitto, come in tempo di guerra quando entrambe le parti pregano per la vittoria? Nonostante la sua onniscienza e onnipotenza, Dio non potrebbe esaudire preghiere contrastanti. — Matt. 6:10; 26:39; 1 Giov. 5:14.
8 Notate come è confermato questo principio nella vita di Mosè. Quando invocò Geova allorché Faraone e i suoi eserciti avevano accerchiato gli Israeliti, Dio compì un miracolo e aprì un passaggio nel Mar Rosso, perché quella preghiera era in armonia col proposito di Geova di farsi un nome e di liberare il suo popolo dalla schiavitù in Egitto. Allo stesso modo, allorché la nazione d’Israele meritava di essere distrutta perché aveva fatto il vitello d’oro e in seguito si era ribellata di nuovo all’udire il rapporto delle spie infedeli, Geova nondimeno risparmiò gli Israeliti poiché Mosè lo implorò per riguardo al Suo nome e al Suo patto con i loro padri. Geova udì ed esaudì le preghiere di Mosè a favore del suo popolo anche in altre occasioni. — Eso. 14:15-28; 32:7-14; Num. 11:1, 2; 12:1-15; 14:11-20; 21:5-9.
9 Ma non fu così quando Mosè pregò per poter entrare nella Terra Promessa. Mosè aveva perso questo diritto perché aveva lasciato che ‘gli Israeliti mormoratori lo esasperassero al punto che egli parlò ed agì sconsideratamente a Meriba’, e Geova non mutò la sua decisione. E quindi benché Mosè lodasse Geova e lo ringraziasse per la sua bontà e continuasse a implorare: “Che io passi dunque, e vegga questa terra fertilissima al di là del Giordano, quelle belle montagne, ed il Libano”, Mosè pregò invano. Invece di essere esaudito, venne rimproverato: “Basta per te, non mi parlar più di questa cosa”. Era ovvio che Mosè aveva raggiunto il limite della misericordia di Geova. Le ragioni di Mosè erano puramente sentimentali, perché la sua presenza nella Terra Promessa non era indispensabile per adempiere i propositi di Geova. Non era stato nominato Giosuè per guidare il popolo? Sì. — Sal. 106:32, 33; Deut. 3:24-28, Ri.
10 Dalle esperienze di Mosè dovremmo trarre alcune lezioni che ci facciano riflettere. Per prima cosa, le nostre richieste saranno accolte più facilmente se contengono il nome di Geova. E inoltre, un pensiero che fa riflettere è che Geova non è per nulla governato da sentimentalismo ma è mosso e guidato da sapienza, giustizia e amore. La preghiera modello che Gesù ci diede ci aiuta a tenerci lontani da tale sentimentalismo egoista, perché mette le cose più importanti al primo posto. E quali sono le cose più importanti? “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. Dare il primo posto nelle nostre preghiere al trionfo universale della giustizia in rivendicazione del nome e della sovranità di Geova ci aiuterà a dare a queste cose il primo posto anche nella nostra vita di ogni giorno. — Matt. 6:9, 10.
INTERESSI PERSONALI
11 Le Scritture indicano che anche gli interessi personali, spirituali e materiali, benché secondari, sono argomenti appropriati per la preghiera, poiché ci dicono: “Non siate ansiosi per qualsiasi cosa, ma in ogni cosa le vostre petizioni siano rese note a Dio mediante preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie”. E di nuovo: “Gettate su di lui tutta la vostra ansietà, perché egli ha cura di voi”. Qualsiasi cosa c’interessi, o qualsiasi cosa ci colpisca o gravi sulla nostra mente, è un argomento appropriato per la preghiera, sia che sia di natura spirituale che fisica. ‘Ditelo al Padre!’ Ed essendoci confidati dovremmo smettere di preoccuparci, ma aver fede che “Dio fa cooperare insieme tutte le sue opere per il bene di quelli che amano Dio”. — Filip. 4:6; 1 Piet. 5:7; Rom. 8:28.
12 A questo proposito si potrebbe ben dire che ciò per cui preghiamo indica il grado della nostra maturità spirituale. Se rendiamo a Geova “esclusiva devozione” e continuiamo a “cercare prima il regno e la sua giustizia”, le cose personali per cui preghiamo saranno principalmente di natura spirituale e perciò più facilmente saranno in armonia con la volontà di Dio. Fra le cose per le quali potremmo e dovremmo pregare per noi stessi è una maggiore porzione del santo spirito o forza attiva di Dio, che Dio è lieto di darci, come Gesù indica in Luca 11:13. La sapienza è un altro dono che Dio dà generosamente a tutti quelli che la chiedono e per cui dovremmo pregare. (Giac. 1:5) E, come Davide, dovremmo sempre pregare: “Insegnami a far la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio”. Potremmo pregare invano perché una tribolazione venga allontanata da noi, ma non chiederemo invano se chiediamo saggezza per sostenerla e forza per resistere. Tale fu l’esperienza di Paolo, poiché, dopo aver per tre volte supplicato Dio invano riguardo ad una dolorosa “spina nella carne”, Dio lo confortò dicendo: “La mia immeritata benignità ti è sufficiente; perché la mia potenza vien resa perfetta nella debolezza”. — Sal. 143:10; 2 Cor. 12:7-10.
13 E poiché ‘nostra madre ci ha concepiti nel peccato’ abbiamo continuamente bisogno di pregare: “Perdonaci i nostri peccati”, implorando mediante il sacrificio di Gesù, come si è già detto. “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni ingiustizia”. Stando così le cose, com’è stolto addossarci il peso della colpa del peccato quando possiamo esserne liberati mediante preghiera, decidendo di comportarci meglio in futuro! — Sal. 51:5; Luca 11:4; 1 Giov. 1:9.
14 È pure in armonia con la volontà di Dio che noi preghiamo “relativamente a tutte le specie di uomini, relativamente ai re e a tutti quelli che sono altolocati, affinché continuiamo a menare una vita calma e tranquilla con piena devozione e serietà”. Non che dobbiamo pregare che questi si convertano alla pura adorazione di Geova nonostante le loro inclinazioni, ma soltanto che non si oppongano al nostro ministero. Tali preghiere quindi non sono egoiste. Dovremmo pure includere la richiesta che sia fatta la volontà di Dio in cause legali che vengono discusse o sono pendenti. — 1 Tim. 2:1, 2.a
15 Gesù mostrò che possiamo pregare anche per cose materiali includendo nella sua preghiera modello la richiesta: “Dacci oggi il nostro pane per questo giorno”. Non volendo il lusso, né chiedendo più del bisogno, ma accontentandoci del “nutrimento e di che coprirsi”. E come leggiamo: “Due cose ti ho chiesto. Non negarmele prima che io muoia. La falsità e la parola menzognera allontana da me. Non mi dare né povertà né ricchezze. Lasciami mangiare il cibo a me assegnato, affinché io non sia troppo sazio e non [ti] rinneghi effettivamente e dica: ‘Chi è Geova?’ e affinché io non cada in povertà e non rubi effettivamente e non biasimi il nome del mio Dio”. Fra l’altro, notate che qui di nuovo le cose materiali sono subordinate alle cose spirituali! — Matt. 6:11; 1 Tim. 6:8; Prov. 30:7-9.
PREGHIAMO PER LA BENEDIZIONE DI GEOVA E AGIAMO CON COERENZA
16 Inoltre, abbiamo sempre bisogno di chiedere a Geova di benedire i nostri sforzi, poiché se Geova non edifica la casa e non custodisce la città, noi costruiamo e facciamo la guardia invano. (Sal. 127:1) Fra i servitori di Geova chi apprezzò questa verità fu Nehemia. Allorché il re Artaserse gli chiese cosa volesse, che cosa fece Nehemia prima di tutto? “Allora io pregai l’Iddio del cielo”. E Geova immediatamente esaudì la sua preghiera. In un batter d’occhio questa aveva raggiunto il trono di Geova e aveva prodotto il suo effetto, poiché il re accolse ogni sua richiesta e Nehemia vide realizzarsi il principale desiderio del suo cuore: le mura di Gerusalemme ricostruite nonostante la violenta opposizione, e ciò soltanto in cinquantadue giorni. — Neh. 2:1-8; 6:15.
17 Anche l’apostolo Paolo riconobbe questa verità. Ripetutamente mise in risalto l’importanza della preghiera, menzionandola decine di volte. Egli non fece affidamento sulle sue capacità naturali o sui suoi poteri soprannaturali per aver risultati. Sapeva che era la benedizione di Geova a dare la crescita, non il fatto che Paolo aveva piantato e Apollo aveva innaffiato. Egli concluse ognuna delle sue quattordici lettere con ciò che in effetti è una preghiera affinché l’immeritata benignità fosse con coloro a cui scriveva. (1 Tess. 5:28) Questo è anche dimostrato dal fatto che ripetutamente chiedeva alle varie congregazioni di pregare per lui e per il suo lavoro, come quando scrisse: “Infine, fratelli, perseverate nella preghiera per noi, affinché la parola di Geova si propaghi velocemente e sia glorificata come infatti lo è tra voi”. Se l’apostolo Paolo, benché dotato, riconobbe la necessità della benedizione di Geova sul suo ministero, quanto più dovremmo riconoscerla noi! — 2 Tess. 3:1; Efes. 6:18-20.
18 Certamente, se preghiamo Geova perché benedica i nostri sforzi, noi stessi dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere, facendo del nostro meglio. Poiché se preghiamo senza agire in armonia, le nostre preghiere sarebbero ipocrite. Dio non fa per noi quello che possiamo fare noi stessi. Possiamo sperare di raccogliere solo ‘se non cessiamo di fare ciò ch’è giusto’. Benché sia “Dio che fa crescere”, non dobbiamo dimenticare che Dio non avrebbe avuto nulla da far crescere se prima Paolo non avesse piantato e Apollo innaffiato. Né possiamo aspettarci che Dio esaudisca le nostre preghiere quando facciamo il contrario di ciò per cui preghiamo. Come può Dio esaudire la nostra preghiera: “Non c’indurre in tentazione”, se diveniamo trascurati nel ‘far diritti sentieri per i nostri piedi’ o, peggio ancora, se ci avviciniamo deliberatamente alla tentazione? Qualunque sia l’esatta importanza di queste parole di Gesù, una cosa è sicura: ci obbliga ad una condotta che eviti le tentazioni. Quindi, qualsiasi cosa chiediamo, saggezza, spirito santo, pace, prosperità spirituale, il nostro pane quotidiano, la nostra stessa richiesta ci impegna a fare la nostra parte. — Gal. 6:9; 1 Cor. 3:7; Matt. 6:13; Ebr. 12:13.
19 Un altro aspetto di questo principio di coerenza è l’obbligo che abbiamo di agire, per quanto sta in nostro potere, come chiediamo a Dio di agire. Dobbiamo occuparci degli altri nel modo in cui vogliamo che Dio si occupi di noi. Vogliamo che ci sia mostrata misericordia? Allora noi dobbiamo mostrare misericordia. (Matt. 5:7) Se noi mostriamo misericordia ad altri possiamo sinceramente implorare misericordia. Per questo Gesù formulò la sua preghiera modello in tal modo (Traduzione del Nuovo Mondo): “Rimettici i nostri debiti, come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”. Notate il tempo passato: non soltanto perché intendiamo perdonare gli altri quando imploriamo perdono per noi stessi, solo per dimenticare completamente di perdonarli dopo aver ricevuto il perdono, ma perché pratichiamo la misericordia! — Matt. 6:12.
PREGHIERA E AMORE
20 Non dobbiamo trascurare in quale stretta relazione la preghiera e l’amore siano l’una con l’altro. Il prezioso provvedimento della preghiera non rivela forse l’amore di Dio per noi? Che il grande Sovrano dell’universo abbia provveduto affinché deboli, imperfette e peccatrici creature di polvere abbiano accesso alla sua presenza ogni qualvolta lo desiderino e con qualunque cosa abbiano nel cuore o nella mente, sicuramente è un’altra prova che “Dio è amore”. E, d’altra parte, non è la preghiera un’espressione d’amore da parte nostra, amore per Geova, per i nostri fratelli, sì, anche amore per noi stessi, perché siamo consapevoli della nostra necessità spirituale?
21 Come è stato precedentemente notato in questa rivista, nel fare una dedicazione, non dedichiamo noi stessi ad una causa impersonale, ma a una persona, al nostro amorevole Padre celeste, Geova Dio. Le nostre preghiere potrebbero quindi essere paragonate alle telefonate che un figlio, mentre è lontano a scuola, fa al padre che è a casa. Il nostro celeste Padre ha preso tutti i provvedimenti, si è addossato tutte le spese, e non pensate che non gli sia costato nulla. Gli costò la vita del suo unigenito Figlio, e il suo cuore si rallegra se noi lo invochiamo in preghiera, perché ci ama veramente. A noi piace conversare con quelli che amiamo, non è vero? Se amiamo il nostro Padre celeste vorremo conversare spesso con lui. Lo facciamo il più possibile, o manchiamo d’apprezzamento?
22 L’amore ci fa apprezzare ciò che Dio continuamente fa per noi e ci farà desiderare di andare spesso a lui con spirito di lode e gratitudine e di rimanere alla sua presenza. Come la mente degli innamorati continua a volgersi all’oggetto del loro amore, così, se amiamo Geova, la nostra mente dovrebbe continuamente volgersi a lui e alla sua bontà ogni qualvolta non siamo occupati da cose che richiedano attenzione e applicazione. E specialmente, quando siamo profondamente commossi per qualche benedizione ricevuta, l’amore farà traboccare il nostro cuore in spontanee espressioni di lode. Quindi “in ogni cosa rendete grazie, perché tale è la volontà di Dio . . . riguardo a tutti voi”. Come si espresse Giobbe: ‘Se nell’Onnipotente troviamo estrema delizia, invocheremo Dio in ogni tempo’. Allora continuamente loderemo Geova, ‘sette volte al giorno’. — 1 Tess. 5:18, Ti; Giob. 27:10; Sal. 119:164.
23 Amiamo i nostri fratelli? Un modo in cui possiamo mostrarlo è pregando per loro. Oltre al buon esempio datoci da Gesù al riguardo, come è stato già notato, abbiamo quello di Paolo. Non solo egli servì i fratelli pubblicamente e nelle loro case e scrisse amorevoli lettere d’istruzioni e incoraggiamento quando non era in grado di stare con loro personalmente, ma continuò a pregare per loro. Per menzionare solo due esempi: “Non cesso di render grazie per voi. Io continuo a menzionarvi nelle mie preghiere”. “Io continuo a pregare, affinché il vostro amore possa abbondare sempre più con accurata conoscenza e pieno discernimento”. Anche sotto questo aspetto, imitiamo Paolo come egli imitò Cristo. — Efes. 1:15, 16; Filip. 1:9; 1 Cor. 11:1.
24 Dovremmo specialmente ricordarci di pregare per i fratelli che hanno maggiori responsabilità, e per quelli che potrebbero subire persecuzioni. Perseveriamo in tali preghiere, come ci ha esortato Gesù con l’illustrazione della vedova importuna: “Dio non farà giustizia ai suoi eletti che giorno e notte lo invocano, e sarà lento con essi? Vi assicuro che presto renderà loro giustizia”. Se prenderemo veramente a cuore questi fratelli, ‘continueremo a chiedere’ a loro favore. — Luca 18:7, 8; Matt. 7:7.
25 Allo stesso modo il giusto amore per noi stessi significa esser consapevoli della nostra necessità spirituale; e questo ci farà desiderare di avvicinarci a Dio in preghiera, come abbiamo già notato. Ci farà desiderare di conversare con Dio regolarmente, ogni mattina appena alzati, e ogni sera prima di andare a letto, e prima dei pasti. Inoltre dobbiamo ricordarci di pregare prima e durante il servizio e specialmente se abbiamo il privilegio di predicare la Parola dal podio. Dobbiamo pure ascoltare attentamente e compenetrarci dello spirito delle preghiere che altri offrono in nostra presenza, come alle adunanze della congregazione, invece di lasciare che la nostra mente divaghi. E se abbiamo il privilegio di offrire una preghiera pubblica, l’amore ci spronerà a parlare chiaramente, con coerenza e zelo, affinché tutti quelli che ascoltano possano di cuore dire: “Amen!”
26 E infine, notiamo che la preghiera non è soltanto un’espressione d’amore ma fa crescere l’amore in noi. La preghiera pronunciata ad alta voce in presenza dei nostri fratelli ci unisce nell’amore; i sentimenti del cuore che vengono espressi sono i nostri sentimenti; noi pensiamo e sentiamo allo stesso modo. Quale privilegio ebbero gli apostoli di ascoltare Gesù mentre pronunciava la preghiera riportata in Giovanni 17! Lo stesso si potrebbe dire di coloro che udirono le preghiere riportate in 1 Re 8:15-54; Esdra 9:6-15; Nehemia 9:5-38; Isaia 37:14-20. La preghiera nella famiglia, l’unisce più intimamente, e la preghiera alle varie adunanze della congregazione, unisce insieme più intimamente i membri della congregazione. Nella stretta associazione con i nostri simili nella famiglia o nella congregazione a volte i nostri sentimenti potrebbero essere feriti e quindi potremmo avere un certo risentimento contro qualcuno. Ma quando lo ascoltiamo rappresentarci in preghiera a Dio con umiltà, zelo e infantile semplicità, ogni risentimento svanisce.
27 La preghiera è senza dubbio uno stupendo miracolo, un prezioso ed amorevole provvedimento. Noi non possiamo mantenere l’integrità verso Dio senza quest’aiuto. Uomini empi possono toglierci le nostre Bibbie, l’opportunità di associarci con i nostri fratelli o di partecipare al ministero nel campo, ma non possono mai toglierci il prezioso dono della preghiera. E noi sappiamo per che cosa preghiamo, prima di tutto per il trionfo della giustizia nell’universo e poi per qualsiasi cosa che sia in armonia con la volontà di Geova per noi, per il suo spirito, per la sapienza, per il perdono dei peccati e perché benedica i nostri sforzi e le nostre necessità quotidiane. E possiamo vedere che Geova oggi esaudisce la preghiera dall’espansione della pura adorazione, dalla felicità del suo popolo, come pure dal fatto che i suoi servitori mantengono l’integrità nonostante la più aspra opposizione e persecuzione.
28 Poiché viviamo in tempi molto difficili abbiamo più che mai bisogno di essere vigilanti, di evitare il laccio dell’eccessiva fiducia, di essere consapevoli della nostra necessità spirituale, che richiede maggiore studio della sua Parola, meditazione, associazione con i nostri fratelli, ministero nel campo e specialmente preghiera. E data la prosperità spirituale della società del Nuovo Mondo e la maggiore luce che risplende sul nostro cammino, non abbiamo forse più ragione che mai di offrir lode e rendimento di grazie al nostro celeste Padre? Veramente il prezioso privilegio della preghiera è la prova che Dio è amore, e con questo mezzo dimostriamo di amare lui e il nostro prossimo.
[Nota in calce]
a Vedi La Torre di Guardia del 1º dicembre 1952 pagine 361-363.
[Domande per lo studio]
1. Quali fatti mettono in risalto la natura miracolosa della preghiera?
2. Qual è la prima condizione della preghiera, e sotto quali due aspetti?
3. (a) Quali esempi dà la Parola di Dio che egli esaudisce la preghiera? (b) Quale moderno esempio abbiamo?
4. Mediante chi dobbiamo avvicinarci a Dio in preghiera, e perché questa condizione non fu menzionata nella preghiera modello di Gesù?
5. Quale dovrebbe essere la nostra attitudine mentale nella preghiera, e perché?
6. Che si può dire della nostra posizione fisica nella preghiera, eppure perché sarebbe preferibile inginocchiarsi?
7-10. (a) Per essere esaudite, con che cosa devono essere in armonia le nostre preghiere? (b) Quali esempi scritturali illustrano ciò? (c) Quale lezione dobbiamo trarre?
11. Quali scritture indicano che gli interessi personali sono argomenti appropriati nella preghiera?
12, 13. Per che cosa possiamo far richiesta, come è indicato dalle Scritture?
14. Come dimostra 1 Timoteo 2:1, 2, riguardo a che cosa dovremmo pregare e per quale ragione?
15. Quali cose materiali potremmo richiedere?
16, 17. (a) Per che cosa dovremmo pregare secondo l’esperienza di Nehemia? (b) Come dimostra Paolo di riconoscere ciò?
18, 19. Quali obblighi assumiamo con le nostre stesse preghiere?
20, 21. (a) In quali modi la preghiera è un’espressione d’amore? (b) Come può essere illustrato ciò?
22. Come l’amore per Geova influirà ulteriormente sulle nostre preghiere?
23, 24. (a) In quale altro modo possiamo mostrare amore con le nostre preghiere, come si vede da quali esempi scritturali? (b) Quali particolari privilegi abbiamo oggi al riguardo?
25. Quale effetto avrà il giusto amore per noi stessi sulle nostre preghiere?
26. Perché e come la preghiera fa crescere l’amore?
27, 28. Che cosa dimostra che la preghiera è un prezioso ed amorevole provvedimento di Geova per noi?