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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1964 | 1° aprile
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dio che è nella posizione del seno presso il Padre è colui che l’ha spiegato”. Ovviamente in questo versetto l’apostolo Giovanni si riferisce a Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Tuttavia, Gesù non è solo l’unigenito Figlio di Dio ma anche un dio, l’unigenito dio. Senza dubbio Giovanni usò la parola greca corrispondente a dio, theós, in questo caso, anziché la parola huiós, “figlio”, perché voleva mettere in risalto la divinità di Gesù piuttosto che la sua condizione di figlio, in armonia con il versetto iniziale del suo Vangelo in cui dice di Gesù: “E la Parola era dio”.
Che l’apostolo Giovanni stesso usasse la parola theós invece della parola huiós è molto probabile, poiché così dicono i più antichi e più autorevoli manoscritti greci. Per questa ragione anche il testo di Westcott e Hort, su cui si basa la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, dice in tal modo.
È interessante notare che non poche traduzioni moderne della Bibbia le quali dicono “unigenito Figliuolo” hanno note in calce indicanti che altri manoscritti dicono “Dio” invece di “Figlio”. Questo vale per la Versione Standard Americana, la Versione Standard Riveduta e Weimouth (tutte in inglese). Quella di Moffatt dice: “il Divino, l’unico Figlio”, ma in una nota in calce si ammette che “theos (‘il divino’) è probabilmente più originale della variante huios”. La Sacra Bibbia di Fulvio Nardoni e La Sacra Bibbia a cura di mons. Garofalo dicono rispettivamente: “Unigenito Dio” e “Dio unigenito”, e la versione di mons. Knox dice in una nota in calce: “Alcuni dei migliori manoscritti dicono in questo caso ‘Dio, l’unigenito’, anziché ‘l’unigenito Figlio’”.
Si comprende dunque che il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo aveva buone ragioni per tradurre il versetto in questo modo; e che Westcott e Hort avessero valide ragioni per tradurre il versetto in questo modo è riconosciuto da altri. Tuttavia, molti traduttori hanno inciampato a causa dell’espressione “l’unigenito dio” e hanno perciò preferito la traduzione di autorità meno importanti a quella della migliore autorità.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1964 | 1° aprile
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Domande dai lettori
●Perché la Versione del Re Giacomo (inglese) parla in 1 Timoteo 3:1, 2 di “vescovi” e in 1 Timoteo 3:8, 10, 12, 13 di “diaconi” mentre la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane chiama i primi “sorveglianti” e gli ultimi “servitori di ministero”? — R. H., Stati Uniti.
Le parole o titoli religiosi “vescovo” e “diacono” sono semplicemente parole traslitterate in modo più o meno esatto nella nostra lingua; cioè sono riprodotte in modo molto simile a quello in cui appaiono nel greco anziché essere tradotte. Queste due parole sono epískopos e diákonos. Facciamo un esempio: “Logos” e “Cristo” sono parole traslitterate, perché sono titoli. Se non fossero usate come titoli, sarebbero “parola” e “unto”.
Ai giorni degli apostoli i servitori nella congregazione cristiana non avevano titoli, perciò nelle lettere di Paolo queste parole avrebbero dovuto essere tradotte. Tuttavia, ben presto la chiesa apostata trasse titoli da queste designazioni e li applicò a uomini che avevano posizioni corrispondenti alla forma di servizio o incarico descritto da queste parole greche. Questo allontanamento fu predetto dall’apostolo Paolo in Atti 20:29, 30.
La Versione del Re Giacomo fu tradotta per espresso comando del re Giacomo d’Inghilterra da uomini appartenenti alla Chiesa d’Inghilterra, nella quale alcuni avevano l’ufficio di “vescovi” e “diaconi”. Così, invece di tradurre le parole greche epískopos e diákonos secondo il loro significato letterale, i traduttori della Versione del Re Giacomo li resero come fossero titoli.
Tuttavia, la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane e anche altre, come la versione di Oscar Cocorda, non traducono epískopos e diákonos come titoli ma secondo il significato delle parole, come “sorveglianti” e “servitori di ministero” o “servitori dell’Assemblea”. La Versione Standard Americana (inglese) indica nella nota in calce anche la traduzione di “sorvegliante” in ogni caso in cui nel testo è usato “vescovo”. L’evitare questi titoli umani è in armonia con i sentimenti espressi dal fedele Elihu: “Lasciate ch’io parli senza riguardi personali, senza adulare alcuno; poiché adulare io non so; se lo facessi, il mio Fattore tosto mi torrebbe di mezzo”. — Giob. 32:21, 22, VR.
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