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MorteAusiliario per capire la Bibbia
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avanzare l’ipotesi che il termine greco (odìn) usato da Luca in Atti 2:24 abbia pure tale duplice significato, almeno nel greco tardo dell’epoca degli apostoli. Infatti alcuni traduttori rendono questa frase “liberandolo dai lacci della morte”. Nardoni) In svariati versetti il pericolo di morte è rappresentato come un tentativo di irretire la vittima (Prov. 13:14; 14:27) con funi che la avvinghiano e la trascinano nelle “circostanze angustiose dello Sceol”. (Sal. 116:3) Anche se altri versetti già considerati dimostrano che i morti sono inconsci, e ovviamente Gesù non provò alcuna sofferenza letterale mentre era morto, la morte è tuttavia descritta come un’esperienza amara e penosa (I Sam. 15:32; Sal. 55:4; Eccl. 7:26) non solo per il dolore che di solito la precede (Sal. 73:4, 5), ma anche per la perdita di ogni attività e libertà, conseguenza della sua morsa che paralizza. Quindi, forse in tal senso la risurrezione ha liberato Gesù dalle “doglie della morte”, sciogliendone la dolorosa stretta.
Mutamento della condizione spirituale
Lo stato di morte è usato per descrivere la condizione di morte spirituale del mondo in generale; infatti Gesù poté parlare di ‘morti che seppelliscono i morti’, e l’apostolo poté dire che la donna che vive per il piacere dei sensi è “morta benché sia in vita”. (Luca 9:60; I Tim. 5:6; Efes. 2:1) E poiché la morte fisica salda qualsiasi debito o obbligo contratto fino a quel momento, il fatto che il cristiano sia liberato dal peccato e dalla condanna della legge mosaica è pure paragonato alla morte, come se fosse ‘morto’ in quanto alla situazione e agli obblighi precedenti. (Rom. 6:2, 7, 11; 7:2-6) Chi così muore in senso figurativo è naturalmente ancora vivo fisicamente ed è ora libero di seguire Cristo divenendo schiavo della giustizia. — Rom. 6:18-20; Gal. 5:1.
La morte usata per rappresentare un mutamento di condizione aiuta a capire certe visioni profetiche, come quella del libro di Ezechiele in cui il popolo di Dio in esilio a Babilonia è paragonato a ossa secche e a persone morte e sepolte. (Ezec. 37:1-12) Essi dovevano “tornare in vita” e far ritorno nel loro paese. (Vv. 13, 14) Illustrazioni analoghe si trovano in Rivelazione 11:3, 7-12 e Luca 16:19-31.
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MoscaAusiliario per capire la Bibbia
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Mosca
Insetto con due ali che di solito si riproduce tra i rifiuti e la materia in decomposizione. La fine peluria che ricopre il corpo e le zampe della mosca nonché gli organi adesivi di queste sono portatori di batteri, fino a 5 milioni nel caso di una sola mosca domestica.
“Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l’olio del profumiere”, scrisse il congregatore. Le mosche morte putrefacendosi avrebbero fatto sì che l’olio emanasse un odore sgradevole e fermentasse, rovinandolo, proprio come un po’ di stoltezza poteva nuocere alla reputazione di uno noto per la sua sapienza e gloria. — Eccl. 10:1, VR
Isaia dice che Geova fischia alle mosche all’estremità dei canali del Nilo in Egitto e alle api dell’Assiria, affinché si posino sugli scoscesi pendii delle valli, nelle fenditure delle rupi, sui cespugli spinosi e su tutti gli abbeveratoi di Giuda. Questo si deve evidentemente intendere in senso figurativo: le mosche rappresentano gli eserciti dell’Egitto e le api gli eserciti degli assiri. — Isa. 7:18, 19.
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MoscerinoAusiliario per capire la Bibbia
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Moscerino
Nome generico di numerosi piccoli insetti con due ali, molti dei quali si nutrono di sangue.
Gesù denunciò gli scribi e i farisei perché scolavano il moscerino ma inghiottivano il cammello. I capi religiosi ebrei erano intransigenti sulle piccole cose, filtravano le bevande per non diventare cerimonialmente impuri inghiottendo un moscerino. (Lev. 11:21-24) Tuttavia il fatto che trascuravano le cose più importanti della Legge era paragonabile a inghiottire un cammello, anch’esso animale impuro. — Lev. 11:4; Matt. 23:23, 24.
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MosèAusiliario per capire la Bibbia
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Mosè
[tratto fuori, salvato dall’acqua].
“L’uomo del vero Dio”, condottiero della nazione di Israele, mediatore del patto della Legge, profeta, giudice, comandante, storico e scrittore. (Esd. 3:2) Mosè, figlio di Amram, nipote di Cheat e pronipote di Levi, nacque in Egitto verso il 1593 a.E.V. Sua madre Iochebed era sorella di Cheat. Mosè era di tre anni più giovane di suo fratello Aaronne. Miriam loro sorella aveva qualche anno di più. — Eso. 6:16, 18, 20; 2:7.
PRIMI ANNI DI VITA IN EGITTO
Mosè, bambino “divinamente bello”, fu salvato dal genocidio decretato dal faraone che aveva ordinato di uccidere ogni maschio ebreo appena nato. La madre lo tenne nascosto per tre mesi, poi lo depose in un’arca di papiro sul Nilo, dove la figlia del faraone lo trovò. Grazie alla sagacia della madre e della sorella, Mosè fu allattato e allevato dalla propria madre al servizio della figlia del faraone, che l’aveva adottato come figlio suo. Essendo entrato a far parte della famiglia del faraone, fu “istruito in tutta la sapienza degli Egiziani” e diventò “potente in parole e in opere”, poiché senza dubbio aveva notevoli doti fisiche e mentali. — Eso. 2:1-10; Atti 7:20-22.
Nonostante la posizione di favore e le opportunità che aveva in Egitto, il cuore di Mosè era col popolo di Dio reso schiavo. Infatti egli sperava di essere usato da Dio per liberarlo. Nel quarantesimo anno di vita, mentre osservava i carichi che gli ebrei suoi fratelli portavano, vide un egiziano colpire un ebreo. Per difendere l’israelita uccise l’egiziano e lo seppellì nella sabbia. Fu a questo punto che Mosè prese la decisione più importante della sua vita: “Per fede Mosè, quando fu cresciuto, rifiutò d’esser chiamato figlio della figlia di Faraone, scegliendo d’essere maltrattato col popolo di Dio piuttosto che avere il temporaneo godimento del peccato, perché stimò il biasimo del Cristo [cioè di essere un profeta nominato da Dio] come ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto”. In tal modo Mosè rinunciò all’onore e alla ricchezza che avrebbe potuto avere come componente della famiglia del potente faraone. — Ebr. 11:24-26.
In realtà Mosè aveva pensato che fosse venuto il momento di intervenire per salvare gli ebrei. Ma essi non apprezzarono i suoi sforzi e, quando il faraone seppe dell’uccisione dell’egiziano, Mosè fu costretto a fuggire dall’Egitto. — Eso. 2:11-15; Atti 7:23-29.
QUARANT’ANNI IN MADIAN
Dopo un lungo viaggio nel deserto, Mosè cercò rifugio in Madian. Là, presso un pozzo, furono di nuovo evidenti il suo coraggio e la sua prontezza ad agire risolutamente per aiutare quelli che subivano ingiustizie. Quando dei pastori scacciarono le sette figlie di Ietro e il loro gregge, Mosè aiutò le donne e abbeverò per loro il gregge. Perciò fu invitato in casa di Ietro, fu assunto come pastore delle sue greggi e infine ne sposò una delle figlie, Zippora, che gli diede due figli, Ghersom e Eliezer. — Eso. 2:16-22; 18:2-4.
NOMINATO LIBERATORE
Verso la fine dei quarant’anni trascorsi in Madian, Mosè stava pascolando il gregge di Ietro presso il monte Horeb quando rimase sbalordito vedendo un cespuglio in fiamme
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