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Libro biblico numero 57: Filemone“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
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predicazione c’era Onesimo, schiavo fuggito dalla casa di Filemone, amico di Paolo. Come risultato, Onesimo divenne cristiano, e Paolo, con il consenso di Onesimo, decise di rimandarlo a Filemone. Fu in questo periodo che Paolo scrisse alle congregazioni di Efeso e Colosse. In entrambe le lettere egli diede buoni consigli agli schiavi e ai proprietari di schiavi cristiani sul giusto modo di comportarsi gli uni verso gli altri. (Efes. 6:5-9; Col. 3:22–4:1) Comunque, a parte questo, Paolo scrisse una lettera a Filemone, in cui lo supplicò personalmente a favore di Onesimo. Fu una lettera scritta di sua propria mano, cosa insolita per Paolo. (Filem. 19) Questo tocco personale accrebbe notevolmente il peso della sua richiesta.
3. Quando fu scritta molto probabilmente la lettera a Filemone, e come fu mandata?
3 La lettera fu scritta molto probabilmente verso il 60-61 E.V., giacché a quanto pare Paolo aveva predicato a Roma abbastanza a lungo da fare convertiti. Inoltre, dato che nel versetto 22 esprime la speranza di essere messo in libertà, possiamo concludere che la lettera fu scritta quando egli era prigioniero già da un certo tempo. Sembra che queste tre lettere — quella per Filemone e quelle per le congregazioni di Efeso e Colosse — siano state mandate per mano di Tichico e Onesimo. — Efes. 6:21, 22; Col. 4:7-9.
4. Che prove abbiamo circa l’identità dello scrittore e l’autenticità della lettera a Filemone?
4 Che lo scrittore di Filemone fu Paolo è evidente dal primo versetto, dove viene menzionato per nome. Egli fu riconosciuto come tale da Origene e Tertulliano.a L’autenticità del libro è pure sostenuta dal fatto che esso è elencato, con altre epistole di Paolo, nel Frammento Muratoriano del II secolo E.V.
CONTENUTO DI FILEMONE
5. (a) Con quali saluti e con quale lode comincia la lettera? (b) Che cosa dice Paolo a Filemone del suo schiavo Onesimo?
5 Onesimo rimandato al suo padrone “come più di uno schiavo” (Vv. 1-25). Paolo invia affettuosi saluti a Filemone, ad Affia “nostra sorella”, ad Archippo “nostro commilitone” e alla congregazione che è in casa di Filemone. Loda Filemone (il cui nome significa “amorevole”) per l’amore e la fede che ha verso il Signore Gesù e verso i santi. Notizie dell’amore di Filemone hanno recato a Paolo molta gioia e conforto. Paolo, uomo d’età avanzata e prigioniero, si esprime ora con grande libertà di parola riguardo a suo “figlio” Onesimo, che ha “generato” mentre era in legami di prigionia. Onesimo (il cui nome significa “vantaggioso”) una volta era stato inutile a Filemone, ma ora è utile sia a Filemone che a Paolo. — Vv. 2, 10.
6. Come raccomanda Paolo di trattare Onesimo, e quale ragionamento fa con tatto?
6 L’apostolo vorrebbe tenere con sé Onesimo perché lo serva mentre è detenuto, ma non intende farlo senza il consenso di Filemone. Lo rimanda dunque “non più come schiavo ma come più di uno schiavo, come fratello diletto”. Paolo chiede che Onesimo sia ricevuto benignamente, proprio come verrebbe ricevuto lui stesso. Se Onesimo ha fatto qualche torto a Filemone, sia messo sul conto di Paolo, poiché, dice Paolo a Filemone, “tu mi devi perfino te stesso”. (Vv. 16, 19) Paolo spera di essere messo presto in libertà e di poter visitare Filemone, e conclude con i saluti.
PERCHÉ È UTILE
7. In relazione a Onesimo, come mostrò Paolo di aderire alla sua alta chiamata di apostolo?
7 Come si nota da questa lettera, Paolo non predicava un “vangelo sociale” per tentare di abbattere il sistema di cose esistente e le sue istituzioni, come la schiavitù. Egli non mise arbitrariamente in libertà nemmeno gli schiavi cristiani, ma al contrario rimandò lo schiavo fuggitivo Onesimo direttamente al suo padrone Filemone, facendogli fare un viaggio di oltre 1.400 chilometri da Roma a Colosse. Così Paolo aderì alla sua alta chiamata di apostolo, attenendosi strettamente al suo mandato divino di ‘predicare il regno di Dio e insegnare le cose inerenti al Signore Gesù Cristo’. — Atti 28:31; Filem. 8, 9.
8. Quale applicazione pratica dei princìpi cristiani illustra la lettera a Filemone?
8 La lettera a Filemone è rivelatrice in quanto mostra l’amore e l’unità che esistevano fra i cristiani del I secolo. Da essa apprendiamo che i primi cristiani si chiamavano “fratello” e “sorella”. (Filem. 2, 20) In più essa rivela ai cristiani d’oggi come applicare a livello pratico i princìpi cristiani tra fratelli cristiani. Da parte di Paolo troviamo l’espressione di amore fraterno, il rispetto per le consuetudini civili e per la proprietà altrui, buon tatto e lodevole umiltà. Invece di cercare di costringere Filemone a perdonare Onesimo valendosi dell’autorità che aveva come importante sorvegliante della congregazione cristiana, Paolo lo supplicò con umiltà in base all’amore cristiano e alla sua amicizia personale. I sorveglianti d’oggi possono imparare dal tatto con cui Paolo si rivolse a Filemone.
9. Accogliendo la richiesta di Paolo, quale ottimo precedente avrebbe stabilito Filemone per i cristiani d’oggi?
9 Paolo ovviamente si attendeva che Filemone accogliesse la sua richiesta; facendolo, Filemone avrebbe messo in pratica le parole di Gesù che troviamo in Matteo 6:14 e quelle di Paolo in Efesini 4:32. Similmente ci si può attendere che i cristiani odierni siano benigni e perdonino un fratello che può averli offesi. Se Filemone poté perdonare uno schiavo di cui era proprietario e che era legalmente libero di maltrattare a suo piacimento, dovrebbe essere assai più facile per i cristiani d’oggi perdonare un fratello che li ha offesi.
10. Com’è evidente nella lettera a Filemone l’operato dello spirito di Geova?
10 L’operato dello spirito di Geova è molto evidente in questa lettera a Filemone. È manifesto nella maniera magistrale in cui Paolo affrontò un problema assai delicato. È evidente dalla comprensione, dal tenero affetto e dalla fiducia in un conservo cristiano manifestati da Paolo. Si vede dal fatto che la lettera a Filemone, come il resto delle Scritture, insegna princìpi cristiani, incoraggia l’unità cristiana e magnifica l’amore e la fede che abbondano fra “i santi”, i quali sperano nel Regno di Dio e la cui condotta rispecchia l’amorevole benignità di Geova. — V. 5.
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Libro biblico numero 58: Ebrei“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
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Libro biblico numero 58: Ebrei
Scrittore: Paolo
Dove fu scritto: Roma
Quando fu completato: ca. 61 E.V.
1. In conformità con quale incarico Paolo scrisse la lettera agli Ebrei?
PAOLO è noto in particolare come l’apostolo “delle nazioni”. Ma il suo ministero si limitò forse ai non ebrei? Niente affatto! Poco prima che Paolo si battezzasse e ricevesse il suo incarico, il Signore Gesù disse ad Anania: “Quest’uomo [Paolo] è per me un vaso eletto per portare il mio nome alle nazioni e anche ai re e ai figli d’Israele”. (Atti 9:15; Gal. 2:8, 9) Il libro di Ebrei fu veramente scritto in conformità con l’incarico di Paolo di portare il nome di Gesù ai figli d’Israele.
2. Come si possono confutare gli argomenti secondo cui lo scrittore di Ebrei non sarebbe Paolo?
2 Comunque, alcuni critici dubitano che Ebrei sia stato scritto da Paolo. Un’obiezione è che il nome di Paolo non compare nella lettera. Ma questo non è realmente un ostacolo, poiché molti altri libri biblici canonici non nominano il loro scrittore, che è spesso identificato da prove interne. Inoltre, alcuni pensano che Paolo abbia omesso di proposito il suo nome scrivendo ai cristiani ebrei della Giudea, perché lì il suo nome era divenuto oggetto di odio fra i giudei. (Atti 21:28) Nemmeno il cambiamento di stile rispetto alle sue altre epistole costituisce una valida obiezione al fatto che lo scrittore sia stato Paolo. Che si rivolgesse a pagani, a giudei o a cristiani, Paolo dimostrava sempre la sua capacità di divenire “ogni cosa a persone di ogni sorta”. Qui egli presenta il suo ragionamento ai giudei come farebbe un giudeo, con argomenti che essi potevano pienamente capire e apprezzare. — 1 Cor. 9:22.
3. Quali indizi interni comprovano che Paolo fu lo scrittore della lettera agli Ebrei e inoltre che la scrisse primariamente per i giudei?
3 Gli indizi interni comprovano tutti che il libro fu scritto da Paolo. Lo scrittore era in Italia ed era in compagnia di Timoteo. Questi fatti corrispondono alla situazione di Paolo. (Ebr. 13:23, 24) Inoltre, la dottrina è tipica di Paolo, benché gli argomenti siano presentati da un punto di vista giudaico, destinati a suscitare interesse nella congregazione strettamente ebraica cui la lettera era indirizzata. A questo proposito un commentario biblico dice della lettera agli Ebrei: “Che fosse scritta a giudei, per natura tali, è provato dalla struttura dell’intera epistola. Se fosse stata scritta ai gentili, nemmeno uno su diecimila avrebbe potuto comprendere l’argomento, perché essi non avevano dimestichezza con il sistema giudaico, la conoscenza del quale è data ovunque per scontata dallo scrittore di questa epistola”.a Questo contribuisce a spiegare la differenza di stile rispetto alle altre lettere di Paolo.
4. Quale ulteriore prova c’è che lo scrittore di Ebrei fu Paolo?
4 La scoperta del papiro Chester Beatty II (P46) verso il 1930 ha fornito un’ulteriore prova che lo scrittore fu Paolo. Commentando questo codice papiraceo, scritto all’incirca solo un secolo e mezzo dopo la morte di Paolo, Frederic Kenyon, noto critico testuale inglese, disse: “È da notare che Ebrei è posto immediatamente dopo Romani (posizione quasi senza precedenti), il che mostra che nella data
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