Capitolo V
Ricompensata la provata integrità del “Servitore”
1. (a) Che cos’è un capro espiatorio? (b) Se uno deve morire per tutto il genere umano è minore la sofferenza implicata?
NON è facile soffrire come capro espiatorio e nello stesso tempo mantenere la propria integrità verso l’Iddio di Giustizia. Chi serve da capro espiatorio è innocente eppure deve portare il biasimo di altri o soffrire al loro posto. In tale posizione la prova della propria integrità non è affatto resa più leggera quando bisogna portare il biasimo e soffrire fino alla morte per l’intero mondo del genere umano. Ecco come la questione fu presentata da uno scrittore ispirato: “Poiché difficilmente alcuno morirà per un uomo giusto; in realtà, per un uomo buono, forse, qualcuno osa morire”. — Romani 5:7.
2. Nelle istruzioni sull’antico Giorno di Espiazione cosa dice la Bibbia del capro espiatorio?
2 Eppure, già nel sedicesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare, fu rivelato per la prima volta che qualcuno avrebbe servito da capro espiatorio per l’intera razza umana. Nel codice di leggi dato alla nazione d’Israele per mezzo di Mosè al monte Sinai nel 1513 a.E.V., Geova Dio dispose che gli Israeliti tenessero ogni anno un solenne Giorno di Espiazione il decimo giorno del settimo mese lunare (Tishri). In relazione all’espiazione per i peccati che si faceva mediante il sangue di un toro e di un capro, sangue che si portava nel Santissimo del tabernacolo e si aspergeva davanti all’aurea arca del patto di Dio, c’era un capro che serviva da capro espiatorio. Come fosse scelto questo capro e cosa se ne facesse è descritto per noi nel capitolo sedici del terzo libro di Mosè, nel modo seguente:
E dalla congregazione dei figli d’Israele [Aaronne] prenderà due capretti come offerta per il peccato, e un montone come olocausto. E Aaronne offrirà il suo giovenco dell’offerta per il peccato, che è per lui stesso, e farà espiazione per se stesso, e per la sua casa. E prenderà i due capri, e li presenterà dinanzi al SIGNORE alla porta del tabernacolo della congregazione. E Aaronne getterà le sorti sui due capri; una sorte per il SIGNORE, e l’altra sorte per il capro espiatorio. E Aaronne porterà il capro su cui sarà caduta la sorte per il SIGNORE, e lo offrirà come offerta per il peccato. Ma il capro, su cui sarà caduta la sorte del capro espiatorio, sarà presentato vivo dinanzi al SIGNORE, per fare con esso un’espiazione, e per farlo andare come capro espiatorio nel deserto.
E quando avrà posto fine alla riconciliazione del luogo santo, e del tabernacolo della congregazione, e dell’altare, egli porterà il capro vivo: E Aaronne porrà entrambe le mani sulla testa del capro vivo, e confesserà su di esso tutte le iniquità dei figli d’Israele, e tutte le loro trasgressioni in tutti i loro peccati, ponendole sulla testa del capro, e lo manderà via per mano di un uomo adatto nel deserto: E il capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in una terra disabitata: ed egli farà andare il capro nel deserto. — Levitico 16:5-10, 20-22, Authorized Version.
3, 4. Come facciamo a sapere che il capro espiatorio del Giorno di Espiazione aveva un significato tipico?
3 Le traduzioni moderne rendono “capro espiatorio” come ‘capro per Azazel’. L’antica Versione dei Settanta fatta dagli Ebrei di Alessandria d’Egitto, e tradotta in inglese da Charles Thomson, parla della sorte gettata per questo capro come di “una sorte, ‘per scampare’”. Inoltre: “Per fare su di esso espiazione, in modo da farlo scampare”. (Levitico 16:8-10) L’antica Vulgata latina lo rende “capro emissario” (caper emissarius), che corrisponde a “capro espiatorio”. Ora questo capro, che costituiva un aspetto dell’annuale Giorno di Espiazione dell’antico Israele, aveva un significato tipico. Tipificava qualcosa di buono che sarebbe venuto per il genere umano. In Ebrei 10:1 è scritto: “La Legge ha un’ombra delle buone cose avvenire”. E, parlando delle vittime sacrificate nel Giorno di Espiazione, Ebrei 13:11-14 dice:
4 “I corpi di quegli animali, il cui sangue è portato nel luogo santo dal sommo sacerdote per il peccato, son bruciati fuori del campo. Quindi anche Gesù, affinché santificasse il popolo col proprio sangue, soffrì fuori della porta. Usciamo, dunque, verso di lui fuori del campo, portando il biasimo che egli portò, poiché non abbiamo qui una città che rimanga”.
5. Come il linguaggio di Isaia 53:4, 5 indica che il “Servitore” di Geova doveva servire da antitipico “capro espiatorio”?
5 Secondo il capitolo cinquantatré della profezia di Isaia, il “Servitore” di Geova è colui che si addossa i peccati, tipificato dal capro espiatorio del Giorno di Espiazione, che continuò a osservarsi presso il tempio di Geova fino alla distruzione della città di Gerusalemme nel 70 E.V. ad opera dei Romani. Il profeta Isaia prosegue indicando che il “Servitore” messianico doveva servire come antitipico “capro espiatorio”, quando dice: “Davvero egli portò le nostre infermità; e in quanto ai nostri travagli, se li caricò. Ma noi stessi lo considerammo come piagato, colpito da Dio e afflitto. Ma egli era trafitto per la nostra trasgressione; era schiacciato per i nostri errori. Il castigo per la nostra pace fu su di lui, e a causa delle sue ferite c’è stata per noi guarigione”. — Isaia 53:4, 5.
6. Con quale attività di Gesù l’apostolo Matteo mise in relazione l’adempimento di Isaia 53:4?
6 C’è un altro scrittore ispirato che applica a Gesù Cristo la profezia di Isaia riguardo al “Servitore” di Geova, ed è Matteo Levi, ex esattore di tasse. Parlando dei miracoli che compì Gesù guarendo le infermità umane, Matteo 8:14-17 dice: “Gesù, entrando nella casa di Pietro, vide la suocera di lui a giacere e malata con febbre. Quindi le toccò la mano, e la febbre la lasciò, ed ella si alzò e lo serviva. E venuta la sera, gli condussero molte persone possedute da demoni; ed egli espulse gli spiriti con una parola, e guarì tutti quelli che si sentivano male; affinché s’adempisse ciò che fu dichiarato dal profeta Isaia, dicendo: ‘Egli stesso ha preso le nostre malattie e ha portato le nostre infermità’”. — Isaia 53:4.
7. Come indicano le Scritture che quando Gesù compiva guarigioni dal suo corpo emanava un flusso di vitalità?
7 Quanto queste guarigioni miracolose influissero sulla vitalità di Gesù, non possiamo dirlo. Ma in Luca 6:18, 19 è scritto: “Anche gli afflitti da spiriti impuri eran guariti. E tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una potenza che sanava tutti”. Che Gesù fosse sensibile a questo flusso di vitalità che emanava dal suo corpo, anche nel caso di una sola guarigione, si comprende da questo avvenimento narrato in Luca 8:42-48: “Mentre andava le folle gli si accalcavano intorno. E una donna, soggetta da dodici anni a una perdita di sangue, che non aveva potuto esser guarita da nessuno, gli si accostò di dietro, toccando la frangia del suo mantello, e istantaneamente la sua perdita di sangue cessò. E Gesù disse: ‘Chi mi ha toccato?’ Siccome tutti negavano, Pietro disse: ‘Insegnante, le folle ti circondano e ti premono da vicino’. Ma Gesù disse: ‘Qualcuno mi ha toccato, poiché ho percepito che da me è uscita della potenza’. Vedendo che non era rimasta inosservata, la donna venne tremante e si prostrò dinanzi a lui, rivelando davanti a tutto il popolo la causa per cui lo aveva toccato e come era guarita istantaneamente. Ma egli le disse: ‘Figlia, la tua fede ti ha sanata; vattene in pace’”. — Confronta Marco 5:25-34.
8. Quale avvenimento indica che le guarigioni compiute da Gesù avevano relazione col suo ruolo di Portatore di peccati?
8 Le guarigioni che Gesù in qualità di “Servitore” di Geova compì così miracolosamente furono una prova che era il Portatore dei peccati. Per esempio, quando i critici religiosi accusarono Gesù di bestemmia perché aveva detto a un paralitico: “Fatti coraggio, figlio; i tuoi peccati ti sono perdonati”, ecco cosa successe: “E Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: ‘Perché pensate nei vostri cuori cose malvage? Per esempio, che cosa è più facile, dire: I tuoi peccati son perdonati, o dire: Alzati e cammina? Comunque, onde sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra l’autorità di perdonare i peccati’, egli disse quindi al paralitico: ‘Alzati, prendi il tuo letto e vattene a casa tua’. Ed egli si alzò e se ne andò a casa sua. Alla vista di ciò le folle furon prese da timore, e glorificarono Dio, che aveva dato agli uomini tale autorità”. — Matteo 9:2-8.
9. (a) Perché il genere umano ha più bisogno di purificazione dal peccato che di guarigione fisica? (b) Come base per tale purificazione, quale provvedimento si richiedeva?
9 Nonostante i numerosi, meravigliosi miracoli attestanti che era il Messia, l’Unto (Atti 10:38), Gesù si preoccupava di più di guarire tutto il genere umano dalla causa basilare di tutta questa infermità. La principale cura necessaria era la cura del peccato, il cui salario è la morte con tutte le conseguenti infermità e sofferenze fisiche. (Romani 6:23) La guarigione spirituale era più importante della guarigione fisica, perché una cura fisica compiuta da Gesù o dai suoi discepoli autorizzati non significava la salvezza eterna della persona curata. La purificazione dal peccato richiedeva lo spargimento del sangue di Gesù Cristo, che morì in sacrificio nel Giorno di Espiazione antitipico. — Ebrei 9:22.
10. (a) Cosa fece sembrare che Gesù fosse “piagato” da Dio? (b) Come il castigo su di lui fu “per la nostra pace”?
10 A causa della persecuzione religiosa riversata su di lui da quelli che rendevano legittimamente servizio nel tempio di Gerusalemme e da altri capi religiosi altamente stimati, sembrava che Gesù fosse “piagato” da Dio. Sembrava che Dio stesso gli avesse inflitto le vergate per mezzo di quelli che apparentemente compivano il vero servizio di Dio. Ma sopportare questo senza lamentarsi era per Gesù un’eccellente disciplina dal suo Padre celeste. Data la severità, era come un castigo per lui. (Ebrei 12:2-8) Ma questo castigo era “per la nostra pace”, vale a dire, sopportando questo castigo Gesù operava perché potessimo pervenire a una pacifica relazione con Dio.
11. Come reagì Gesù alla sofferenza, e con quale beneficio per noi?
11 Se Gesù si fosse ribellato a quest’esperienza disciplinare sulla terra, tutto sarebbe stato perduto per noi. Ma uno dei suoi più intimi apostoli, Simon Pietro, scrive: “Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello, onde seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca. Quando era oltraggiato, non rese oltraggio. Quando soffriva, non minacciò, ma continuò ad affidarsi a colui che giudica giustamente. Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul legno, onde morissimo ai peccati e vivessimo alla giustizia. E ‘per le sue vergate siete stati sanati’”. (1 Pietro 2:21-24) Qui l’apostolo Pietro cita Isaia 53:5, e così abbiamo un altro Ebreo che, per ispirazione divina, identifica Gesù Cristo come il “Servitore” predetto nella profezia di Isaia.
COME UNA PECORA CHE NON OPPONE RESISTENZA
12. Come fu predetta in Isaia 53:6, 7 la sottomissione di Gesù Cristo a ciò che Geova permise?
12 Gesù Cristo dovette essere molto sottomesso alla sovranità universale di Geova per adempiere ciò che Isaia dice ancora del “Servitore”, paragonandolo a una pecora. Mostrando la differenza fra noi e il “Servitore”, Isaia 53:6, 7 dice: “Come pecore abbiamo tutti errato; ci siamo volti ciascuno alla sua propria via; e Geova stesso ha fatto imbattere in lui l’errore di tutti noi. Egli fu messo alle strette, e si lasciava affliggere; eppure non apriva la bocca. Era portato proprio come una pecora allo scannatoio; e come un’agnella che dinanzi ai suoi tosatori sia divenuta muta, neanche apriva la bocca”.
13. (a) A chi applicò questa scrittura Filippo l’evangelizzatore? (b) Scritturalmente parlando, in che senso eravamo come pecore smarrite, e che cosa ci voleva per recarci sollievo?
13 Quando l’eunuco etiope chiese di chi parlasse qui il profeta Isaia, se di se stesso o di qualcun altro, Filippo l’evangelizzatore applicò la scrittura a Gesù Cristo. (Atti 8:26-35) Anche Pietro ebbe senza dubbio in mente questa scrittura quando scrisse ai conservi cristiani: “E ‘per le sue vergate siete stati sanati’. Poiché eravate come pecore sviate; ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime”. (1 Pietro 2:24, 25) Sì, poiché spiritualmente eravamo come pecore smarrite, sviate nell’ignoranza, nell’errore e nel peccato, dovevamo essere ricuperati. Questo richiedeva che si scannasse per noi una “pecora” senza macchia, a causa della nostra condotta errata. In perfetta armonia con la profezia di Isaia, Giovanni Battista indicò il battezzato, unto Gesù e disse: “Ecco, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!” — Giovanni 1:29, 36.
14. Come Rivelazione 5:8-10 indica chi era quella ‘pecora portata allo scannatoio’?
14 Ripetute volte, nel libro elencato per ultimo nelle Sacre Scritture, Rivelazione, ci si riferisce a Gesù come all’“Agnello”, e a lui viene detto: “Fosti scannato e col tuo sangue comprasti a Dio persone di ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e le hai fatte essere un regno e sacerdoti al nostro Dio, ed esse regneranno sulla terra”. — Rivelazione 5:8-10; 22:1; confronta I Pietro 1:18, 19.
15. (a) Quando fu processato, come Gesù fu davvero ‘muto’ come una pecora dinanzi ai suoi tosatori? (b) Perché preferì questa condotta?
15 Quando, infine, fu in gioco la sua vita terrena, questo “Agnello” si rifiutò di rispondere alle false accuse di quelli che testimoniavano contro di lui. Rimase ‘muto’, poiché non desiderava dire nulla che interferisse con l’adempimento della volontà del suo Padre celeste, espressa per esempio in Isaia 53:5. Preferì lasciare che parlassero per lui le opere che aveva compiute dinanzi alla nazione d’Israele. E se i suoi giudici terreni non volevano attenersi a questa verace e valida testimonianza, la responsabilità sarebbe ricaduta su di loro dinanzi al Supremo Giudice, Geova Dio. Ma essi mostrarono che non si sarebbero lasciati guidare dalla realtà dei fatti, nemmeno se Gesù avesse rotto il suo deliberato silenzio. Egli non combatté per non morire come un agnello scannato per la redenzione di tutto il genere umano dal peccato, dall’infermità e dalla morte. Confidò nella potenza dell’Iddio Onnipotente di risuscitarlo dai morti alla vita immortale. — Matteo 26:65; Luca 23:8-11; Giovanni 19:8-11.
MORTE E SEPOLTURA DEL “SERVITORE”
16. Perché Dio non impose una restrizione ai nemici quando afferrarono il suo “Servitore”?
16 Dio Onnipotente non impose ai nemici nessuna restrizione quando giunse il tempo che il “Servitore” di Geova fosse consegnato nelle loro mani. Lasciò che giungessero al limite mostrando così fino a che punto erano perversi e malvagi. Come disse Gesù a quelli che erano venuti ad arrestarlo nel Giardino di Getsemani la notte di Pasqua: “Siete usciti con spade e bastoni come contro un ladrone? Mentre ero di giorno in giorno nel tempio con voi non stendeste le mani contro di me. Ma questa è la vostra ora e l’autorità delle tenebre”. — Luca 22:52, 53.
17, 18. Da chi fu applicata la “restrizione”, come predisse Isaia 53:8, e in che modo?
17 Da chi viene dunque applicata una restrizione e su chi o che cosa si applica, secondo quello che il profeta Isaia ora continua a dire del “Servitore” di Geova? “A causa della restrizione e del giudizio fu tolto; e chi si occuperà pure dei particolari della sua generazione? Poiché fu reciso dal paese dei viventi. A causa della trasgressione del mio popolo ebbe il colpo. Ed egli farà il suo luogo di sepoltura pure coi malvagi, e con la classe del ricco alla sua morte, nonostante il fatto che non avesse operato nessuna violenza e che non ci fosse nessun inganno nella sua bocca”. — Isaia 53:8, 9.
18 È dunque evidente che la restrizione fu applicata dai nemici del “Servitore” di Geova. Inoltre fu una restrizione della giustizia, dell’equità, così che non sarebbe stata rispettata e attuata. (Confronta Salmo 40:11; Isaia 63:15) Questo è in armonia col modo in cui questo versetto (Isaia 53:8) è citato in Atti 8:33, dov’è citata la versione greca dei Settanta (LXX). Esso dice: “Durante la sua umiliazione gli fu tolto il giudizio. Chi dirà i particolari della sua generazione? Perché la sua vita è tolta dalla terra”. Quindi “umiliazione” è la parola usata invece di “restrizione”. Ma notiamo che il versetto non dice: ‘Durante la sua umiltà’, riferendosi all’umiltà e alla sottomissione del “Servitore”; ma dice: “Durante la sua umiliazione”. Così i nemici di Gesù lo umiliarono mediante la restrizione della giustizia. Mentre così negavano giustizia ed equità, “il giudizio” di un processo equo e di una sentenza corretta e imparziale “gli fu tolto”.
19. Come altre traduzioni della Bibbia rendono l’idea qui espressa?
19 Pertanto, come predisse Isaia 53:8: “A causa della restrizione e del giudizio [egli] fu tolto”. La sostanza di ciò che in effetti ebbe luogo è resa semplicemente nella versione (inglese) della Bibbia di S. T. Byington, che dice: “Fu sottratto alla legge e all’ordine”. Certo, ogni cosa sembrava legale, non essendo stati ignorati i tribunali; ma il modo in cui fu dibattuta la causa del “Servitore” di Geova fu un oltraggio alla giustizia. Come dice La Bibbia di Gerusalemme: “Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo”. In maniera simile La Bibbia Concordata dice: “Con tiranna sentenza fu tolto di mezzo”.
20. In relazione a ciò, continuando, cosa chiede il profeta Isaia?
20 Quindi Isaia 53:8 prosegue ponendo la domanda: “E chi si occuperà pure dei [particolari della] sua generazione?” Secondo la LXX greca si legge: “Chi narrerà i particolari [o riferirà pienamente] della sua generazione?” — Atti 8:33.
21, 22. (a) A chi non si applica qui la parola “generazione”? (b) Come lo mostrano varie traduzioni della Bibbia?
21 La parola “generazione” qui non si applica alla “perversa generazione” delle persone in mezzo a cui visse Gesù Cristo, secondo Atti 2:40. Il profeta Isaia non fa volgere la nostra attenzione dal sofferente “Servitore” ai contemporanei del “Servitore” che ne causarono le sofferenze; come suggerisce la versione della Jewish Publication Society: “E con la sua generazione chi ragionò?” a cui la nota in calce aggiunge il commento: “Nessuno. Il martirio gli fu inflitto senza interferenza o protesta di nessuno”. — Vedi il libro (inglese) Isaia, della Soncino Press, pagina 263, edito nel 1949.
22 Al contrario, il profeta Isaia tiene la nostra attenzione rivolta al “Servitore” anche quando usa la parola ebraica per “generazione”. Questo è messo in risalto in diverse traduzioni moderne: “Chi si affligge per la sua sorte?” (Ge) “Della sua sorte chi si dà pensiero?” (Con) E la traduzione dell’antica versione aramaica Peshitta dice: “E chi può descrivere la sua angoscia?” (Lamsa) In questo modo la nostra attenzione non è distolta dal “Servitore”.
23. In che senso dunque dobbiamo capire la domanda di Isaia 53:8?
23 Il “Servitore” di Geova non doveva avere nessun figlio terreno in modo naturale. Quindi la parola “generazione” non si riferisce ad alcuna progenie del “Servitore”, del Messia. La parola “generazione” può dare l’idea del “diritto di primogenitura”, o di “discendenza”, dei propri precedenti naturali. In questo senso si deve dunque comprendere la domanda posta da Isaia: “Chi si occuperà pure dei [particolari della] sua generazione?” “Chi dirà i particolari della sua generazione?” (Isaia 53:8; Atti 8:33) Quindi, al tempo del processo di Gesù il Messia, non si sarebbe potuta fare questa domanda? Chi della Corte Suprema ebraica, del Sinedrio di Gerusalemme, prese in considerazione chi era quest’uomo che veniva processato dinanzi a loro? Si preoccuparono onestamente di esaminare la realtà dei fatti sui precedenti di quest’uomo, di vedere se soddisfaceva tutti i requisiti a conferma che era in tutta verità il promesso Messia? Quando il sommo sacerdote, in qualità di presidente del Sinedrio, impose a Gesù di giurare quale fosse la sua vera identità, tutta la corte fu concorde nell’accusarlo di bestemmia e perciò che meritasse la pena di morte secondo la legge mosaica. — Matteo 26:59-68.
24. (a) Quando Gesù fu davanti a Ponzio Pilato, come anche Pilato non diede il dovuto peso ai “particolari della sua generazione”? (b) Quale fu perciò il risultato secondo la profezia di Isaia 53:8?
24 Il governatore romano Ponzio Pilato, avendo appreso che Gesù era da molti ritenuto il Messia, il Cristo, se ne preoccupò e fece i passi per accertare qualche cosa delle sue origini. Ma nonostante le sue apprensioni, cedette alla pressione della turba fanatica che chiedeva a gran voce che Gesù il Messia fosse messo al palo, e lo condannò a morte su un palo di tortura. (Matteo 27:24-26; Luca 23:6-25; Giovanni da 18:33 a 19:16) In tal modo “i particolari della sua generazione” non furono equamente esaminati e soppesati, e quelli che trattarono il caso del Messia non se ne diedero pensiero. Poiché alla domanda di Isaia fu data la risposta: Nessuna autorità temporale, non c’è da meravigliarsi se il resto di Isaia 53:8 prosegue con questa osservazione: “Poiché fu reciso dal paese dei viventi. A causa della trasgressione del mio popolo ebbe il colpo”.
25. Quando fu Gesù Cristo “reciso dal paese dei viventi”, ricevendo così il “colpo” che altri meritavano?
25 Questo significava che la vita terrena del Messia doveva essere stroncata. E così avvenne, perché Gesù Cristo fu messo a morte all’età di trentatré anni e mezzo. Ricevette il colpo che altri meritavano a causa della loro trasgressione. Comunque, ciò non avvenne prima del tempo fissato da Dio perché il suo “Servitore” messianico fosse stroncato di mezzo a quelli che vivevano sulla terra. Nella profezia di Daniele 9:24-27, Geova aveva detto della settantesima e ultima settimana delle settanta settimane di anni inerenti al Messia: “E dopo le sessantadue settimane [che seguirono le precedenti sette settimane] Messia sarà stroncato, senza nulla per lui stesso. . . . Ed egli deve tenere in vigore il patto per i molti per una settimana [dall’autunno del 29 E.V. all’autunno del 36 E.V.]; e alla metà della settimana [nella primavera del 33 E.V.] farà cessare sacrificio e offerta di dono [in virtù del suo stesso sacrificio umano perfetto]”.
26. Alla “trasgressione” di chi si riferisce Isaia, capitolo 53, versetto 8?
26 Di nuovo il profeta Isaia, al capitolo 53, versetto 8, coinvolge il suo stesso popolo, dicendo il “mio popolo”, che allora era anche il popolo eletto di Dio. Così Isaia ammette anche la “trasgressione” della sua stessa nazione e indica l’innocenza del “Servitore” messianico, Gesù Cristo. Comunque, questo Messia fu disposto a soffrire, pur essendo innocente, per amore della nazione ebraica, “del mio popolo”, come lo chiama Isaia. Questa nazione in particolare era colpevole di trasgressione contro Geova, suo Dio. Per mezzo del mediatore Mosè, nel 1513 a.E.V., erano stati introdotti nel patto della Legge presso il monte Sinai in Arabia. Non avendo rispettato alla perfezione tale patto della Legge, erano divenuti una nazione maledetta, soggetta a tutte le maledizioni di cui Mosè li aveva preavvertiti in Deuteronomio 28:15-68. Questa maledizione non ricadeva sul resto della famiglia umana, in quanto nessuno dei Gentili era stato incluso nel patto della Legge mosaica.
IL MESSIA DIVIENE UNA MALEDIZIONE PER UNA NAZIONE
27, 28. (a) Come si poteva liberare la nazione ebraica dalla maledizione per la violazione del patto della Legge? (b) Secondo la Legge in che modo Dio considerava chi era appeso a un palo?
27 Come si poteva liberare la nazione ebraica da questa maledizione? Con la morte di qualcuno della loro stessa nazione su un palo di tortura o albero. In Deuteronomio 21:22, 23 è scritto:
28 “E nel caso che in un uomo ci sia un peccato che meriti la sentenza di morte, ed egli sia stato messo a morte, e tu l’abbia appeso a un palo, il suo corpo morto non dovrebbe restare sul palo per tutta la notte; ma lo dovresti senz’altro seppellire quel giorno, perché colui che è appeso è qualche cosa di maledetto da Dio; e tu non devi contaminare il tuo suolo, che Geova tuo Dio ti dà in eredità”.
29. Quindi, come spiega l’apostolo Paolo, in che modo Gesù provvide il mezzo per liberare la nazione ebraica dalla maledizione per la violazione della Legge?
29 Era necessario che Gesù non solo morisse come sacrificio di riscatto, ma anche che morisse su un palo di tortura. “Poiché”, dice l’apostolo Paolo, “tutti quelli che dipendono dalle opere della legge sono sotto la maledizione; poiché è scritto: ‘Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel rotolo della Legge per farle’. Inoltre, che mediante la legge nessuno sia dichiarato giusto presso Dio è evidente, perché ‘il giusto vivrà per fede’. Ora la Legge non aderisce alla fede, ma ‘chi li mette in pratica vivrà per mezzo d’essi’. Cristo ci liberò mediante acquisto dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione invece di noi, perché è scritto: ‘Maledetto ogni uomo appeso al legno’. Lo scopo era che la benedizione di Abraamo avvenisse mediante Gesù Cristo per le nazioni, acciocché ricevessimo lo spirito promesso per mezzo della nostra fede”. — Galati 3:10-14; Deuteronomio 27:26; Levitico 18:5.
30. In quanto al luogo di sepoltura del Messia, cosa predisse Isaia 53:9?
30 Gesù il Messia divenne una maledizione invece della nazione ebraica quando, il giorno di Pasqua del 33 E.V., morì sul palo di tortura sul Calvario, fuori di Gerusalemme. Gesù, essendo morto, non poteva certo decidere in quale luogo sarebbe stato sepolto. Il suo corpo poteva essere preso, come quello di un maledetto criminale indegno di risurrezione e gettato nella Geenna, la valle di Innom a sud e a sud-ovest di Gerusalemme, dove, con l’aggiunta di zolfo, erano tenuti accesi fuochi per bruciare i rifiuti della città santa. Ma si doveva adempiere in lui la profezia di Isaia 53:9: “Ed egli farà il suo luogo di sepoltura pure coi malvagi, e con la classe del ricco alla sua morte, nonostante il fatto che non avesse operato nessuna violenza e che non ci fosse nessun inganno nella sua bocca”.
31. In che modo la sepoltura di Gesù si fece “coi malvagi” e “con la classe del ricco”?
31 Il fatto che Gesù morì fra due noti criminali messi al palo classificò la sua sepoltura “coi malvagi”, benché non fosse sepolto proprio accanto a loro. Secondo la legge che Dio diede per mezzo di Mosè, Gesù doveva esser calato dal palo e sepolto lo stesso giorno prima del tramonto. Il tempo incalzava, e gli Ebrei chiesero a Pilato di far togliere dai soldati i cadaveri dei tre uomini prima che finisse il giorno di Pasqua. (Giovanni 19:31-37) Prevedendo questo, un discepolo segreto di Gesù Cristo, un ricco chiamato Giuseppe di Arimatea, si fece dare dal governatore Pilato il permesso di deporre il corpo di Gesù e seppellirlo. Così Gesù fu sepolto in una tomba scavata di recente in cui non era stato ancora deposto alcun cadavere. Nel far ciò, questo ricco Giuseppe non si rese conto di partecipare all’adempimento di Isaia 53:9, secondo cui il “Servitore” di Geova avrebbe avuto sepoltura “con la classe del ricco alla sua morte”. — Giovanni 19:38-42; Matteo 27:57-60; Marco 15:42-46; Luca 23:50-53.
32. Anche dopo la morte di Gesù, come i nemici ebrei mostrarono che consideravano Gesù un malvagio impostore?
32 La sepoltura di Gesù il Messia “con la classe del ricco” non gli tolse il marchio infamante d’esser morto con i malvagi e d’essere sepolto come un malvagio. I nemici ebrei scoprirono dov’era stato sepolto il corpo di Gesù, e costrinsero il governatore Pilato a sigillare la pietra tombale e a far mettere un soldato di guardia alla tomba, perché consideravano Gesù un malvagio impostore. Temevano che altrimenti i discepoli di Gesù trafugassero il suo cadavere e poi dicessero che era stato risuscitato, ‘e quest’ultima impostura fosse peggiore della prima’. Sebbene il terzo giorno il soldato di guardia riferisse che un glorioso angelo dal cielo aveva rotto il sigillo del governatore e aveva rotolato via la pietra tombale, i capi sacerdoti e gli anziani corruppero le guardie perché dicessero che i discepoli di Gesù avevano compiuto “quest’ultima impostura” ed erano impostori peggiori dello stesso Gesù. — Matteo 27:62-66; 28:11-15.
33, 34. (a) Perché Geova permise tutta questa umiliazione del suo “Servitore”? (b) Come la profezia di Isaia 53:10 indica che non invano il Messia avrebbe serbato la sua integrità?
33 Tutta questa umiliazione di Gesù il Messia avvenne per mano dei suoi nemici nonostante che, come aveva predetto Isaia 53:9, “non avesse operato nessuna violenza e che non ci fosse nessun inganno nella sua bocca”. Perché Dio Onnipotente lo permise? Perché la sfida suscitata da Satana il Diavolo che implicava anche il “Servitore” di Geova doveva essere risolta una volta per sempre. Il “Servitore” doveva esser provato proprio qui sulla terra e mostrare la sua incrollabile lealtà alla sovranità universale di Geova nonostante tutta la sofferenza e l’umiliazione che Satana il Diavolo avrebbe potuto recargli. L’integrità che il “Servitore” di Geova avrebbe mantenuto in questa prova senza uguali non sarebbe stata vana o senza una soddisfacente ricompensa. Quindi Isaia 53:10 dice:
34 “Ma Geova stesso provò diletto nel fiaccarlo; lo fece ammalare. Se porrai la sua anima come offerta per la colpa, egli vedrà la sua progenie, prolungherà i suoi giorni, e nella sua mano riuscirà ciò che è il diletto di Geova”.
LA RICOMPENSA DELLA PROVATA INTEGRITÀ
35. (a) In che senso Geova ‘fiaccò’ il suo “Servitore” e “lo fece ammalare”? (b) In che cosa effettivamente “Geova stesso provò diletto”?
35 Geova Dio non ‘fiaccò’ direttamente e personalmente il suo “Servitore” messianico. Come si può vedere, non lo fece ammalare direttamente, figurativamente parlando. Più di quattro millenni prima, nel Giardino di Eden, Geova aveva detto al serpente in modo da essere udito dalla persona invisibile che aveva manovrato il serpente: “Porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno”. (Genesi 3:15) In adempimento di questa profezia, Geova doveva permettere al grande Serpente, Satana il Diavolo, di ferire il calcagno del “Servitore” messianico, fino alla morte. Egli si compiacque dunque che il grande Serpente facesse ciò. Nel senso che lo permise secondo il suo proposito, Geova “lo fece ammalare”, fino alla morte. L’integrità di Gesù — che fu provata quando venne fiaccato e colpito da malattia mortale — fu ciò che fece provare diletto a Geova Dio.
36. Perché, come dice la scrittura, dev’essere Geova a porre “come offerta per la colpa” l’anima del suo “Servitore”?
36 Alla luce di quanto il capitolo cinquantatré di Isaia dice del “Servitore” di Geova, questi provvede un’“offerta per la colpa” di altri. La Revised Standard Version americana dice: “Quando avrà fatto di se stesso [lettura marginale: “Ebraico: tu farai della sua anima”] un’offerta per il peccato, egli vedrà la sua progenie, prolungherà i suoi giorni; la volontà del SIGNORE prospererà nella sua mano”. (Isaia 53:10b) Dicendo: “Se porrai la sua anima come offerta per la colpa”, come dice l’ebraico, la persona di cui si parla sarebbe Geova Dio, in quanto nell’antico Israele le tipiche offerte per la colpa si offrivano a Lui e anche l’antitipica offerta per la colpa fu presentata a lui da Gesù Cristo a favore di tutto il genere umano. (Ebrei da 9:24 a 10:14) Geova è colui che determina il valore di un sacrificio, se soddisfa o no le esigenze per liberare i peccatori dalla colpa e dalle sue conseguenze.
37. In adempimento di ciò che era prefigurato dal Giorno di Espiazione, come Gesù presentò a Dio un’accettevole offerta per la colpa?
37 Perché l’accettevole offerta per il peccato potesse essergli presentata nei cieli, Geova Dio risuscitò il terzo giorno il suo “Servitore” dai morti. Poiché aveva deposto la sua anima come offerta per la colpa, il “Servitore” messianico non poté essere destato di nuovo alla vita come anima umana con un corpo di carne, sangue e ossa. Quindi Dio Onnipotente lo risuscitò come persona spirituale, ma ancora in possesso del merito o valore del suo perfetto sacrificio umano. Così, quando Gesù il Messia ascese infine al cielo ed entrò alla presenza del suo Padre celeste, non vi entrò a mani vuote. Aveva in mano ciò che corrispondeva al sangue delle vittime animali del Giorno di Espiazione ebraico, cioè il merito della sua vita umana sacrificata come offerta per la colpa. Questo è ciò che presentò nel grande Giorno di Espiazione antitipico, e Geova l’accettò a favore di tutto il genere umano.
PROGENIE
38. Con che mezzo Gesù il Messia avrà “progenie”, come indica Isaia 53:10?
38 Come mostra il capitolo cinquantatré di Isaia, il “Servitore” messianico sarebbe morto senza progenie. Così morì Gesù Cristo, senza figli, senza essersi sposato. In contrasto con il primo Adamo, che peccò e perse la vita per la sua progenie, di Gesù il Messia è scritto: “L’ultimo Adamo divenne spirito vivificante”. (1 Corinti 15:45) Con la sua offerta per la colpa poté riacquistare dal peccato e dalla morte tutta la progenie di Adamo ed Eva e poté ridare loro la vita, la vita perfetta libera dalla condanna divina. Compirà lo “spirito vivificante”, Gesù il Messia, questa meraviglia? Sì, e questo è il significato di Isaia 53:10: “Se porrai la sua anima come offerta per la colpa, egli vedrà la sua progenie, prolungherà i suoi giorni, e nella sua mano riuscirà ciò che è il diletto di Geova”. Al “Servitore” è promessa una “progenie”.
39. Quali altre scritture indicano che il Re messianico avrebbe avuto progenie?
39 Parallela a questa promessa di una progenie è quella fatta al Re messianico con le parole di questo salmo profetico: “In luogo dei tuoi antenati ci saranno i tuoi figli, che costituirai principi su tutta la terra”. (Salmo 45:16) E in quanto all’attinente promessa di Isaia 53:10, “prolungherà i suoi giorni”, questo significherebbe che il risuscitato “Servitore” di Geova sarebbe divenuto padre di una progenie per lungo tempo. Per quanto tempo? Per l’eternità, secondo la profezia di Isaia 9:6 sul discendente messianico del re Davide, dove leggiamo: “Ci è nato un fanciullo, ci è stato dato un figlio; e il dominio principesco sarà sulle sue spalle. E il suo nome si chiamerà Consigliere meraviglioso, Dio possente, Padre eterno, Principe della pace”. Questo Re messianico avrebbe dunque avuto figli, ma non perché divenissero suoi successori, poiché egli sarebbe stato un Padre eterno, che avrebbe dato la vita eterna ai suoi figli.
40. Perché ‘il diletto di Geova riuscirà’ per mano del “Servitore” messianico?
40 Questo risuscitato “Servitore” di Geova non solo avrebbe avuto successo ridando la vita per l’eternità all’acquistata, adottata progenie del primo Adamo, ma avrebbe anche avuto successo in tutte le altre cose che Geova gli avrebbe affidate. Il “Servitore” messianico avrà cura di adempiere coscienziosamente “ciò che è il diletto di Geova”. Quindi con la sicura benedizione di Dio, ciò a cui il “Servitore” porrà mano riuscirà, alla gloria di Geova e per il bene di tutti gli altri interessati.
“SAZIATO” DOPO L’AFFANNO DELLA SUA ANIMA
41. Dopo tutto l’affanno che provò come anima umana, come si sarebbe sentito il “Servitore” di Geova, secondo la predizione di Isaia 53:11?
41 Dinanzi al “Servitore” messianico fu posta una gioiosa prospettiva. Dopo tutto l’affanno subito come anima umana, si sarebbe saziato di ciò che avrebbe visto realizzarsi. Non avrebbe avuto motivo di provare risentimento per tutto ciò che aveva dovuto soffrire sulla terra. La prospettiva esposta in Isaia 53:11 era: “A causa dell’affanno della sua anima egli vedrà, sarà saziato. Per mezzo della sua conoscenza il giusto, il mio servitore, recherà uno stato giusto a molti; ed egli stesso porterà i loro errori”.
42. Di che cosa questo “Servitore” si sarebbe particolarmente “saziato”?
42 La cosa più soddisfacente che questo “Servitore” d’integrità avrebbe visto era la rivendicazione della sovranità universale di Geova Dio, il suo Padre celeste. Serbando l’integrità al Sovrano universale nelle più severe prove quaggiù sulla terra provvide al Padre celeste una valida risposta per Satana il Diavolo, che scherniva Geova Dio. Questo Avversario non avrebbe mai più potuto aprire la sua vile bocca per attaccare il più alto servitore dell’organizzazione universale di Geova. — Proverbi 27:11.
43. Mediante quale “conoscenza” il Messia avrebbe dato una giusta posizione a molti che avevano ereditato il peccato da Adamo, e in che modo?
43 Oltre a rivendicare il Sovrano Signore Geova qui sulla terra, si sarebbe conferita una posizione giusta a molti che avevano ereditato dal peccatore Adamo l’ingiustizia e la condanna. (Romani 5:12) La “conoscenza” mediante cui attua questo è evidentemente una conoscenza acquisita. Era la conoscenza che acquisì divenendo uomo sulla terra e soffrendo ingiustamente a contatto con il malato e peccaminoso genere umano. Egli divenne un “uomo fatto per le pene e per essere familiare con l’infermità”. (Isaia 53:3) La sua “conoscenza” qui significa o implica la sofferenza in una prova d’integrità fino all’amara morte. La penosa sofferenza per la fedeltà al Sovrano Signore Geova, che non aveva conosciuta nella sua esistenza preumana lassù in cielo, egli la provò e la conobbe veramente quaggiù sulla terra sotto il dominio di Satana il Diavolo, “l’iddio di questo sistema di cose”, “il governante di questo mondo”. (2 Corinti 4:4; Giovanni 12:31) Acquistando conoscenza della sofferenza fino alla morte per esperienza personale egli poté provvedere il sacrificio d’espiazione per rendere giusti molti.
44. Chi riceve questa “giusta posizione”, e quando?
44 Questa giustizia o giusta posizione dinanzi a Dio è attribuita prima ai 144.000 coeredi di Gesù Cristo. A costoro l’apostolo Paolo scrisse in II Corinti 5:21: “Colui che non conobbe peccato egli lo ha fatto peccato per noi, affinché divenissimo giustizia di Dio mediante lui”. E in Romani 5:19: “Poiché come per mezzo della disubbidienza d’un solo uomo molti furono costituiti peccatori, similmente anche per mezzo dell’ubbidienza di una sola persona molti saranno costituiti giusti”. A suo tempo la giusta posizione sarà conferita ai figli del Padre eterno, Gesù Cristo. Durante il suo regno di mille anni sulla terra egli eleverà la sua “progenie” terrena a una giusta posizione nella perfezione, affinché diano prova d’essere leali e fedeli alla sovranità universale di Geova in senso perfetto, per ottenere il dono della vita eterna. — Rivelazione 20:4-6, 11-15.
45. Perché abbiamo ragione di essere molto grati a Geova per aver provveduto tale “Servitore” dotato d’integrità?
45 A favore dei molti che saranno così portati a una posizione giusta, si adempie la profezia di Isaia 53:11: “Ed egli stesso porterà i loro errori”. Egli stesso, cioè il “Servitore” messianico di Geova, avrebbe portato la pena dei loro errori, liberandoli in tal modo dalla condanna a morte. Come avvenne questo l’apostolo Pietro lo descrive, dicendo del “Servitore” di Geova: “Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul legno, onde morissimo ai peccati e vivessimo alla giustizia. E ‘per le sue vergate siete stati sanati’. Poiché eravate come pecore sviate; ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime”. (1 Pietro 2:24, 25) Come dovremmo essere grati di ciò che questo “Servitore” messianico ha fatto per noi! Come dovremmo essere grati a Geova per aver provveduto tale “Servitore” dotato d’integrità! — Romani 3:24-26.
“UNA PORZIONE FRA I MOLTI” PER IL “SERVITORE”
46, 47. Spiegate la promessa profetica: “Gli darò una porzione fra i molti”.
46 Prima della venuta del messianico “Servitore” di Geova c’erano stati “molti” fedeli servitori che erano rimasti fedeli al Sovrano Signore Geova e a cui Geova aveva dispensato un’appropriata parte di eredità anche durante questa vita. Considerate per esempio Noè, Abraamo, Isacco, Giacobbe (Israele), Giuseppe e Giobbe. Una parte di eredità è riservata a quelle numerose persone di santa integrità nel nuovo sistema di cose di Geova sotto il regno del messianico “Servitore” su tutta la terra. Quei fedeli servitori di Geova furono fra i “molti” di cui il Suo “Servitore” si addossò il peccato. E come Geova aveva mostrato in tal modo apprezzamento per l’integrità di quei “molti” leali dei tempi antichi, in modo coerente avrebbe dato una porzione al suo “Servitore” messianico fra quei “molti” fedeli dell’antichità. Perciò Isaia 53:12 dice:
47 “Per tale ragione gli darò una porzione fra i molti, e ripartirà le spoglie coi potenti, per il fatto che versò la sua anima alla medesima morte, e fu contato coi trasgressori; ed egli stesso portò il medesimo peccato di molti, e s’interponeva per i trasgressori”.
48. Chi sono i “potenti” con cui il “Servitore” di Geova spartisce le spoglie, e in seguito alla guerra combattuta dove?
48 Non solo il “Servitore” riceve da Geova una “porzione fra i “molti”, ma conquista anche le spoglie di guerra con una vittoria sui suoi nemici e sui nemici dell’Iddio di cui è il principale servitore. Che ripartisca le spoglie coi “potenti” indica che egli stesso è ‘potente’. Chi sono dunque questi “potenti”? I potenti con cui ripartisce le spoglie sono quelli che prendono parte con lui alla guerra. (Isaia 60:22) Non risulta che i “potenti” siano gli angeli celesti con cui il “Servitore” messianico combatterà la prossima guerra di Har-Maghedon contro i nemici di Geova Dio. (Rivelazione 16:14, 16; 19:11-14) Piuttosto, i “potenti” sono quelli che partecipano alla stessa specie di guerra che il “Servitore” combatté qui sulla terra. Isaia 53:12 collega la spartizione delle spoglie con ciò che fece sulla terra fino al tempo in cui fu stroncato dalla terra, “dal paese dei viventi”. — Isaia 53:8.
49. Cosa dicono le Scritture delle vittorie riportate da Gesù e dai suoi seguaci qui sulla terra?
49 La notte di Pasqua del 33 E.V., poco prima di essere arrestato, processato e condannato a morte, Gesù disse ai suoi fedeli apostoli: “Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo”. (Giovanni 16:33) Inoltre, con evidente riferimento a un corteo vittorioso, in II Corinti 2:14 l’apostolo Paolo scrive: “Siano rese grazie a Dio che sempre ci conduce in trionfale processione in compagnia col Cristo e per nostro mezzo rende percettibile in ogni luogo l’odore della conoscenza di lui!” Parlando poi di ciò che Dio fece per mezzo di Gesù Cristo, l’apostolo Paolo scrive: “Egli l’ha tolto di mezzo [il documento scritto a mano contro di noi] inchiodandolo al palo di tortura. Avendo spogliato i governi e le autorità, egli li espone apertamente in pubblico come vinti, conducendoli per mezzo d’esso in una processione trionfale”. — Colossesi 2:14, 15.
50, 51. Poiché la guerra è spirituale, quali “spoglie” Gesù spartisce con la sua congregazione?
50 Poiché Isaia 53:12 si riferisce dunque ovviamente a una guerra spirituale che il “Servitore” messianico doveva combattere, cosa sono le “spoglie” che egli spartisce coi 144.000 “potenti” della sua congregazione? Scritturalmente, sarebbero i “doni negli uomini”, “doni in forma di uomini”, che conferì alla sua congregazione dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi. Riferendosi al guerresco Salmo sessantottesimo, e citando il versetto diciotto, riguardo a Gesù Cristo l’apostolo Paolo scrive:
51 “Per cui egli dice: ‘Quando ascese in alto condusse prigionieri; diede doni negli uomini’. Ora l’espressione ‘ascese’, che cosa significa se non che anche discese nelle regioni inferiori, cioè la terra? Colui che discese è anche quello che ascese molto al di sopra di tutti i cieli, affinché desse pienezza a tutte le cose. Ed egli diede alcuni come apostoli, alcuni come profeti, alcuni come evangelizzatori, alcuni come pastori e maestri, in vista dell’addestramento dei santi, per l’opera di ministero, per l’edificazione del corpo del Cristo”. — Efesini 4:8-12.
52, 53. (a) Come i coeredi di Cristo si mostrano “potenti”? (b) Secondo Isaia 53:12, qual è una ‘spoglia’ che prenderanno al nemico, e perché?
52 Questi “doni negli uomini” furono fra i prigionieri che condusse via avendo dato la sua anima umana come riscatto per il condannato genere umano. (Matteo 20:28; 1 Timoteo 2:5, 6) Tali “doni negli uomini” sono dal risorto e asceso Gesù Cristo conferiti alla congregazione dei 144.000 unti coeredi, per rafforzarli tutti onde combattano una guerra trionfante contro questo mondo e il suo dio, e così prendano parte con Gesù alla rivendicazione della sovranità universale di Geova Dio. A loro dice in Rivelazione 3:21: “A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come io ho vinto e mi son seduto col Padre mio sul suo trono”. Con la loro vittoria sul mondo malvagio e sul suo dio essi danno prova d’essere “potenti”, e il messianico “Servitore” di Geova concede anche a loro una parte dei privilegi del Regno. Al nemico sconfitto hanno strappato ogni ragione di schernire Geova riguardo all’altruismo con cui gli adoratori di Geova sono devoti alla sua sovranità universale. — Proverbi 27:11.
53 La partecipazione alla rivendicazione del Sovrano Signore Geova con Gesù Cristo, il “Servitore”, è una preziosa ‘spoglia’ di cui i 144.000 vincitori ricevono una parte. Naturalmente questo non significa che non avranno parte delle gloriose spoglie della vittoria che il “Servitore” di Geova riporterà nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon. (Rivelazione 19:11-21; 2:26, 27) Comunque, non è questo che viene particolarmente considerato in Isaia 53:12, che si riferisce chiaramente all’opera propiziatoria o d’intercessione del messianico “Servitore” di Geova.
54. Secondo la spiegazione riportata da Isaia, perché il “Servitore” è ricompensato in questo modo?
54 Perché il “Servitore” riceve questa eccelsa ricompensa? Il versetto risponde: “Per il fatto che versò la sua anima alla medesima morte, e fu contato coi trasgressori; ed egli stesso portò il medesimo peccato di molti, e s’interponeva per i trasgressori”.
55. In vista di quale obiettivo Gesù “versò la sua anima alla medesima morte”?
55 Nel Giardino di Getsemani, prima di essere arrestato, Gesù disse agli apostoli fedeli: “L’anima mia è profondamente addolorata, fino alla morte”. (Matteo 26:38) Nondimeno, depose la sua anima umana nella morte, e si attenne allo scopo per cui era divenuto un’anima umana: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio di molti”. Egli diede in cambio la sua anima morendo come uomo. (Matteo 20:28) Vuotò se stesso, versò la sua anima alla medesima morte. Ciò permise a Geova Dio di porre “la sua anima come offerta per la colpa”, affinché quelli che avrebbero accettato il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo potessero avere una posizione giusta. — Isaia 53:10, 11.
56, 57. (a) Si rendeva conto Gesù di adempiere ciò che era stato predetto del “Servitore” di Geova nel capitolo 53 di Isaia? (b) Da chi fu egli “contato coi trasgressori”, e perché sopportò tale umiliazione?
56 Gesù Cristo riconobbe di essere il “Servitore” predetto in Isaia, capitolo cinquantatré. Ammise di essere il “Servitore” quando, la notte di Pasqua in cui fu tradito e arrestato, disse agli apostoli fedeli: “Ma ora chi ha una borsa la prenda, e similmente una bisaccia da cibo; e chi non ha una spada venda il suo mantello e ne compri una. Poiché vi dico che in me deve compiersi ciò che è scritto, cioè: ‘Ed è stato annoverato fra gli illegali’. Poiché ciò che mi concerne si sta compiendo”. (Luca 22:36, 37) Così, più tardi quella notte, quando la turba venne nel giardino per arrestarlo, venne armata di bastoni e spade come per prendere un illegale, un trasgressore, un ladrone. (Marco 14:48, 49) Quella fu un’azione segreta della turba, col favore della notte. Ma poi, alla luce del giorno, Gesù fu pubblicamente accusato d’essere un trasgressore essendo messo al palo come un trasgressore della legge, e, per dare maggior risalto al fatto che era annoverato fra i trasgressori, “misero al palo due ladroni con lui, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra”. (Marco 15:27) Ma Gesù sopportò questa sua umiliazione, affinché la Parola di Geova fosse rivendicata come verace e infallibile, e affinché ricevesse il colpo della pena per la trasgressione del suo stesso popolo. — Isaia 53:8.
57 Il fatto che Geova Dio ricompensò ed esaltò altamente il suo “Servitore” messianico prova che Egli stesso non annoverò questo “Servitore” con i trasgressori. Semplicemente predisse che il mondo avrebbe classificato in tal modo il “Servitore” messianico. Tuttavia Gesù Cristo sopportò tale umiliazione che per un fedele servitore di Dio sarebbe stata difficile da sopportare, poiché sembrava fosse a biasimo del suo Dio e a favore di chi scherniva Dio. Ma Gesù bevve tale calice di pubblica umiliazione, per mostrarsi misericordioso verso il genere umano condannato e morente. È proprio questo che Isaia 53:12 richiama alla nostra attenzione dicendo: “Ed egli stesso portò il medesimo peccato di molti, e s’interponeva per i trasgressori”. — Confronta Ebrei 2:14-18; 4:15.
58. (a) La misericordia di chi era così notevolmente manifestata ai trasgressori umani, e fino a qual punto? (b) Perché scelse il suo unigenito Figlio per adempiere il ruolo di suo “Servitore”?
58 Egli stesso s’interpose e portò il peccato dei molti trasgressori, affinché la misericordia dello stesso Geova Dio fosse estesa a tutto il genere umano. Mandando il suo “Servitore” messianico e permettendo che sopportasse tutta questa sofferenza e umiliazione fino alla morte, Geova manifestava la sua illimitata misericordia per noi trasgressori. Da Geova Dio ebbe origine ogni idea di misericordia verso il condannato genere umano. La sua misericordia fu così grande che non risparmiò nemmeno il suo più amato Figlio celeste. (Romani 8:31, 32) Non desiderava che il suo proposito di manifestare misericordia fallisse per aver confidato in un agente di cui non potesse essere assolutamente sicuro. Aveva infatti la massima fiducia nel suo unigenito Figlio, che questo Figlio non sarebbe venuto meno in nessuna circostanza, e quindi scelse questo Figlio perché adempisse il ruolo del “mio Servitore”. (Isaia 52:13; 53:11) Assoggettando questo Figlio alla severa disciplina prescritta per questo “Servitore”, Dio mostrò che lo amava carissimamente. — Ebrei 12:3-6.
59. A chi le Scritture attribuiscono questa meravigliosa espressione di ‘amore verso gli uomini’?
59 Siano resi a Geova Dio tutti i ringraziamenti per aver suscitato un “Servitore” così fidato, per mezzo del quale sono magnificati il Suo amore e la Sua misericordia. Questa azione fu davvero una manifestazione della Sua filantropia, proprio come è scritto: “Quando fu manifestata la benignità e l’amore del nostro Salvatore, Dio, verso gli uomini, non per alcuna opera di giustizia che noi avessimo compiuta, ma secondo la sua misericordia egli ci salvò per mezzo del bagno che ci portò alla vita e per mezzo del nostro rinnovamento mediante lo spirito santo. Egli versò riccamente questo spirito su di noi per mezzo di Gesù Cristo nostro Salvatore”. — Tito 3:4-6.
60. (a) Benché Giobbe fosse riccamente ricompensato per aver serbato l’integrità, perché a Gesù Cristo fu data una ricompensa assai più grande? (b) La fedeltà di Gesù nella prova quando fu sulla terra è garanzia di che cosa per l’avvenire?
60 Noi ci rallegriamo che la provata integrità del fedele “Servitore”, Gesù Cristo, sia stata così degnamente ricompensata con un più alto rango e maggiore responsabilità nell’organizzazione universale di Geova. Ne fornisce un’illustrazione anticipata il paziente Giobbe dei tempi antichi, il quale, per aver incrollabilmente mantenuto la sua integrità, ricevette il doppio di ciò che aveva prima della sua dura prova. (Giobbe 42:10) Molto di più era implicato nella prova che Gesù Cristo sostenne sulla terra serbando la propria integrità, e la sua ricompensa fu giustamente assai più grande. Come fu fedele in tale dura prova della sua integrità quando fu sulla terra, egli sarà pienamente fedele nell’adempiere le sue maggiori responsabilità ora in questo tempo critico e in ogni tempo futuro. — Luca 16:10.