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Ebed-Melec, un uomo coraggiosoLa Torre di Guardia 1979 | 15 luglio
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procurò stracci consumati e pezzi di panno consumato e li calò a Geremia per mezzo delle funi, perché il profeta se li mettesse sotto le ascelle e sopra le funi. Così gli stracci e il panno servirono a proteggere Geremia dalle funi impiegate per tirarlo fuori della cisterna. — Ger. 38:11-13.
Perché Ebed-Melec fu così coraggioso? Pur essendo uno straniero che viveva in mezzo a un popolo che aveva recato grande disonore a Geova Dio, aveva fiducia nell’Altissimo. Sì, la fiducia in Geova fu la ragione per cui Ebed-Melec venne coraggiosamente in aiuto di un profeta odiato. Per questo, l’eunuco etiope non perse la ricompensa. Per mezzo di Geremia, ricevette da Geova l’assicurazione: “Ecco, io faccio avverare le mie parole su questa città per la calamità e non per il bene, e per certo accadranno dinanzi a te in quel giorno. E di sicuro io ti libererò in quel giorno, . . . e non sarai dato in mano agli uomini dei quali tu stesso hai paura. Poiché senza fallo ti procurerò scampo, e non cadrai di spada; e per certo avrai la tua anima come spoglia, perché hai confidato in me”. (Ger. 39:16-18) Secondo queste parole, Ebed-Melec avrebbe visto la distruzione di Gerusalemme predetta da Geremia. Tuttavia, non avrebbe dovuto temerla. Come Ebed-Melec aveva considerato preziosa la vita di Geremia, così Geova Dio avrebbe considerato preziosa la vita di Ebed-Melec e l’avrebbe conservato in vita.
Che eccellente esempio ci diede Ebed-Melec non cedendo al timore degli uomini ma schierandosi coraggiosamente dalla parte del profeta di Geova! L’Altissimo non dimenticò la giusta opera di Ebed-Melec. Né dimenticherà il nostro fedele servizio, che include il venire in aiuto dei nostri fratelli in tempo di estremo bisogno. La Bibbia ci dice: “Dio non è ingiusto da dimenticare la vostra opera e l’amore che avete mostrato per il suo nome, in quanto avete servito e continuate a servire i santi”. (Ebr. 6:10) Sforziamoci dunque d’essere coraggiosi come lo fu Ebed-Melec.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1979 | 15 luglio
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Domande dai lettori
● I cristiani sono obbligati a denunciare i ‘lavori secondari’ o le mance e a pagare le tasse su di essi?
La risposta fondamentale è la stessa di quando Gesù rispose a una domanda sulle tasse: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matt. 22:17-21) Se la legge del paese stabilisce che un dipendente o un datore di lavoro paghi la tassa sul suo guadagno i cristiani la pagano.
In molti luoghi il governo riceve dal datore di lavoro una dichiarazione del guadagno dei dipendenti, e le tasse sono detratte dalla paga. In tal caso, il debito col fisco è di solito regolato direttamente. Se nel calcolare e denunciare il suo reddito annuo il cristiano si accorge di dover pagare più di quello che gli è stato trattenuto dalla paga, dovrebbe pagarlo. Oppure se, avendo diritto per legge a certe detrazioni, le trattenute erano troppo elevate, può chiedere il rimborso.
Tuttavia in certi casi il cittadino deve denunciare personalmente il suo reddito e poi deve pagare lui stesso tutte le tasse, come ad esempio quando lavora in proprio o svolge un’attività commerciale. Oppure la tassa può essere stata trattenuta dal datore di lavoro sul suo lavoro regolare, ma non su qualche lavoro temporaneo o secondario per il quale lui ha la responsabilità di pagare le tasse. Non tutti pagano queste tasse, a giudicare da un titolo apparso nel Times di New York del 15 gennaio 1978, che dice: ‘Il lavoro non denunciato potrebbe costare agli U.S.A. miliardi in tasse’.
Le entrate su cui è necessario per legge pagare le tasse sono molteplici e variano da un
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