Un popolo con un proposito
“Voi siete ‘una razza eletta, un sacerdozio reale, una nazione santa, un popolo di speciale possesso, affinché dichiariate ovunque l’eccellenza’ di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”. — 1 Piet. 2:9, NW.
1. Quale eminente caratteristica distingue Geova da tutti gli altri cosiddetti dèi?
GEOVA, a differenza di tutti gli altri che sono chiamati dèi, mostra di essere il grande Proponitore. Quale onnipotente Creatore egli non solo si propone che una data cosa sia, ma la fa avvenire. Infatti, lo stesso nome di questo Essere, di questa suprema Causa Prima, è tratto da una parola ebraica che significa ‘colui che causa l’esistenza’. Egli disse a Mosè: “Io dimostrerò di essere ciò che dimostrerò di essere”. Le sue maestose opere creative e il suo occulto modo di agire verso le sue creature danno ampia prova di questa eterna verità. Come il costruttore di una casa ha in mente fin dall’inizio uno scopo o progetto ben definito, un particolare disegno, un finale obiettivo o mira ch’egli si sforza di raggiungere, così tanto più lo ha il supremo Capo Edificatore dell’universo. Non solo egli determina anticipatamente quello che dev’esser fatto, quando dev’esser fatto e come dev’esser fatto, ma s’impegna a compierlo con successo. “Sia la luce” fu suo volere e comando, e “la luce fu”. Si formi la terra, e questo avvenne. Abbiano le acque dei limiti fissati, ed esse li ebbero. Vengano all’esistenza creature viventi — pesci per i mari, uccelli per l’aria, bestiame, rettili e bestie di ogni specie, per vivere sul suolo — tutto questo era proposito di Geova e tutto venne all’esistenza. “Io son Dio, e non ve n’è alcun altro; son Dio, e niuno è simile a me; che annunzio la fine sin dal principio, e molto tempo prima predìco le cose non ancora avvenute; che dico: ‘Il mio piano sussisterà, e metterò ad effetto tutta la mia volontà’; . . . Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l’eseguirò”. — Eso. 3:14, NW; Gen. 1:3; Isa. 46:9-11.
2. Perché le creature possono riporre completa fiducia e confidenza nella Parola di Geova Dio?
2 Geova è pure un Dio immutabile, lo stesso ieri, oggi e domani, irremovibile nel suo santo proposito e volontà. “Io, [Geova], non muto”; questa è un’eterna dichiarazione di fatto, una verità inalterabile. (Mal. 3:6) L’eccelso e maestoso Essere non è un semplice uomo che abbia bisogno di mutar pensiero su qualche cosa. Egli non è simile a creature capricciose, incostanti e volubili nelle loro decisioni, con opinioni mutevoli e senza fermezza di propositi. “Poiché così parla l’Eterno: . . . io l’ho detto, l’ho stabilito, e non me ne pento, e non mi ritratterò”. (Ger. 4:27, 28) No, Geova non sbaglia mai, e perciò non deve mai revocare la sua predeterminata condotta. Non deve mai mutare il suo proposito dichiarato per adattarlo ad una situazione imprevista o per affrontare un’emergenza inaspettata. Il grande Geova è pertanto colui nel quale le creature possono riporre la loro completa fiducia e implicita confidenza, perché egli è fedele e mantiene la sua parola. Quando dice una cosa egli la fa. “[Geova] degli eserciti l’ha giurato, dicendo: In verità, com’io penso, così sarà; come ho deciso, così avverrà”. — Isa. 14:24.
3. Quale fu l’originale proposito di Geova per questa terra, e come tentò Satana di contrastarlo?
3 Fra le molte cose che Geova stabilì nel suo proposito all’origine vi fu quella di provvedere che la terra fosse popolata di creature intelligenti che sarebbero state perfette nel corpo, giuste nella mente e nel pensiero, e completamente ubbidienti al loro Creatore nella loro attività. A tal fine Geova creò una perfetta coppia umana, maschio e femmina, e comandò: “Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e assoggettatevela”. (Gen. 1:28, NW) Nella disposizione teocratica fu dato l’incarico ad un glorioso cherubino celeste di sorvegliare le attività umane nel giardino di Eden per accertare che il volere e i propositi del Creatore fossero adempiuti. Ma ahimè! che avvenne? Poco dopo l’inizio della storia dell’uomo scoppiò la sedizione. Inorgoglito per la sua fulgida gloria ed eccezionale bellezza il cherubino protettore concupì una posizione nell’universo simile a quella dell’Altissimo. (Ezech. 28:13-15) Egli si ribellò quindi contro il Sovrano Governatore dell’universo, persuase Eva e poi Adamo a infrangere la loro integrità verso Geova e con l’andar del tempo indusse una grande schiera di creature angeliche ad unirsi nella ribellione. Come risultato il capobanda di questi traditori fu espulso dalla sua onorata posizione nell’organizzazione di Geova e cadde sotto sentenza di morte come abietto criminale. Sin d’allora egli è stato identificato col marchio odioso e spregevole di “Satana il Diavolo”. Da quell’epoca fino al tempo presente, sotto la satanica signoria dell’empietà la terra è stata riempita di delitti e violenza, man mano che generazione dopo generazione di creature imperfette, nate nel peccato e formate nell’iniquità, manteneva una condotta di aperta ribellione contro Dio.
4, 5. (a) Quale errata conclusione dobbiamo evitare? (b) Quale duplice proposito ha Geova nel permettere a Satana di sussistere fino ad ora?
4 Dati questi deplorevoli avvenimenti, non è quindi ragionevole concludere che l’originale proposito di Geova di riempire la terra di giustizia è stato completamente frustrato e annullato? Niente affatto! Non vi precipitate frettolosamente a formulare tale falsa conclusione. Questa indicherebbe grande ignoranza oppure voluta indifferenza su altri fatti importanti, fatti che forniscono la schiacciante prova che tale ribellione non ha per nulla alterato o mutato e neppure rimandato minimamente l’iniziale proposito divino di popolare con creature ubbidienti un paradiso esteso a tutto il globo. Proprio all’inizio della disubbidienza nel giardino dell’Eden, Geova dichiarò che a suo tempo tutti gli empi ribelli sarebbero sterminati e gli ubbidienti del genere umano sarebbero benedetti con la vita eterna. In sostanza Geova disse a Satana, come fu più tardi dichiarato dagli scrittori ispirati della Bibbia: “Per questa ragione io ti ho mantenuto all’esistenza, per mostrarti la mia potenza e per far proclamare il mio nome in tutta la terra”, “affinché il mio nome sia proclamato in tutta la terra”. — Eso. 9:16; Rom. 9:17, NW.
5 Come è qui esposto, questa dichiarazione di Geova rivela un duplice proposito. In primo luogo, la dichiarazione accerta che la potenza irresistibile e onnipotente di Geova sarà manifestata in tutta la sua terrificante maestà quando il Diavolo e la sua intera orda di ribelli saranno totalmente distrutti. Inoltre, è reso certo che il nome, la parola e i propositi di Geova saranno proclamati, dichiarati, e pubblicati come testimonianza in tutta la terra affinché quelli che amano Iddio abbiano l’opportunità di sfuggire alla distruzione ed entrare a far parte della società del Nuovo Mondo che riempirà la terra di giustizia. È dunque ben chiaro che fin dall’inizio della caduta dell’uomo dalla verità Geova fece il proposito di popolare la terra di un popolo che sarebbe stato fedele alla sua causa, un popolo formato di suoi testimoni, un popolo per il suo nome, un popolo chiamato perfino col suo nobile nome, cioè testimoni di Geova.
UN POPOLO PER IL PROPOSITO DI GEOVA
6. Quale prova esiste nella Bibbia a dimostrare che sono esistiti sulla terra testimoni di Geova fin da quasi 6.000 anni?
6 Fallì questo divino proposito, oppure fu esso differito a lungo, differito forse fino a questo giorno, a quest’èra, prima che fosse fatto qualcosa per la sua realizzazione? La storia risponde: No! Fra gli stessi figli di Adamo sorse un individuo dedicato alla giustizia, per nome Abele, che diede ad altri testimonianza pubblica della sua fiducia e speranza nella promessa di Dio scritta in Genesi 3:15. Abele dimostrò una tale assoluta fiducia in quella profezia che offrì in sacrificio animali che raffiguravano il grande Agnello di Dio il cui sangue sparso toglie il peccato. “Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio di maggior valore di quello di Caino, per la cui fede ricevette la testimonianza che egli era giusto, recando Dio testimonianza circa i suoi doni”. Abele non fu il solo testimone di Geova prima del Diluvio. Enoc, “il settimo da Adamo”, ebbe similmente “testimonianza di essere ben gradito a Dio”, poiché “camminò con il Dio”. — Ebr. 11:4, 5; Giuda 14, 15; Gen. 5:24, NW.
7. In quale strano lavoro si impegnò Noè, e con quale successo?
7 Vennero quindi Noè e la sua famiglia. “Noè fu un uomo giusto. Egli si dimostrò irreprensibile fra i suoi contemporanei. Noè camminò col Dio”. Egli fu “predicatore di giustizia”, e “trovò favore agli occhi di Geova”. (Gen. 6:9, 8; 2 Piet. 2:5; Ebr. 11:7, NW) Ma per camminare in ubbidienza e trovare favore agli occhi di Geova occorreva che Noè compisse un lavoro che sembrava molto strano agli occhi di quella generazione. Quel fedele vecchio, in seguito a comando di Geova, si diede a costruire una grande nave, e al tempo stesso predicava ai suoi amici e vicini che se non si fossero ravveduti dalla loro malvagità e non si fossero rifugiati in questo provvedimento di Geova, sarebbero stati presto distrutti. “Poi Geova disse a Noè: ‘Entra, tu e tutta la tua famiglia, nell’arca, perché ti ho veduto giusto davanti a me in mezzo a questa generazione’”. (Gen. 7:1, NW) Quella generazione si dimostrò formata nella massima parte di schernitori e beffeggiatori, poiché solo otto, ivi compreso Noè, entrarono nell’arca, sopravvissero all’annientamento del primo mondo, e trovarono una terra purificata come tipica società del Nuovo Mondo!
8. Perché fu Abrahamo chiamato “amico di Geova”?
8 Quindi c’erano molti testimoni di Geova (almeno dieci in numero, simbolo di completezza terrestre) che vissero nel mondo antidiluviano. Dopo il Diluvio, “‘Abrahamo esercitò fede in Geova, ed essa gli fu imputata come giustizia’, ed egli fu chiamato ‘amico di Geova’”. (Giac. 2:23, NW) Ecco un uomo che, insieme alla sua devota moglie Sara, ripose fede nel promesso Liberatore di Geova, sebbene 2.000 anni fossero trascorsi da quando quella promessa era stata fatta nell’Eden e nessun liberatore fosse ancora apparso all’orizzonte. Non fu un semplice servizio di labbra da parte di Abrahamo, poiché egli diede ampia testimonianza al mondo intero della sua speranza e credenza separandosi completamente da quel sistema di cose, e questo a costo di grandi disagi e difficoltà. “Per fede Abrahamo, quando fu chiamato, ubbidì andandosene in un luogo ch’egli doveva ricevere in eredità, e se ne andò senza sapere dove andava. Per fede dimorò temporaneamente nel paese della promessa come in un paese straniero, e abitò in tende con Isacco e Giacobbe, coeredi della stessa promessa. Poiché egli aspettava la città che ha vere fondamenta e il cui edificatore e creatore è Dio. . . . Quindi Dio non si vergogna di loro, d’essere invocato come loro Dio, poiché egli ha preparato per loro una città”. — Ebr. 11:8-10, 16, NW.
9. A chi testimoniò Lot, e con quale risultato?
9 Il “giusto Lot”, nipote di Abrahamo, dimostrò pure di non essere dalla parte del sistema di cose del Diavolo. Lot “era grandemente afflitto dalla dissoluta condotta di persone che sfidavano la legge” in quella infame città di Sodoma, e tuttavia come fedele servitore di Geova egli rimase fra quella gente abbastanza a lungo per dare la finale testimonianza. “Disse: ‘Levatevi! Uscite da questo luogo, perché Geova sta per distruggere la città!’” Ma come ai giorni di Noè gli uomini si beffavano e schernivano quel fedele testimone di Geova, così anche deridevano quell’uomo dedicato alla giustizia, Lot. Per loro Lot “sembrava un uomo che scherzasse”. Tuttavia, come era avvenuto per Noè, così avvenne per Lot. “Geova certamente sa come liberare le persone di sincera devozione dalla prova, e riservare gl’ingiusti per il giorno del giudizio perché siano annientati”. — 2 Piet. 2:7-9; Gen. 19:14, NW.
10. Descrivete come Giobbe dimostrò che il Diavolo era bugiardo.
10 Un altro notevole esempio fra gli antichi testimoni di Geova fu Giobbe, un grande uomo integro, noto per la sua lealtà e fedeltà verso Geova nella più severa satanica persecuzione. Conformemente al significato del suo nome, Giobbe fu odiato, oppresso e perseguitato dal Diavolo, dai demoni e dai loro discepoli. E tuttavia malgrado tutta la sadica crudeltà e il prolungato tormento del suo corpo e della sua mente Giobbe rimase incrollabilmente fedele e devoto a Geova. ‘Se anche sarò ucciso, io confiderò nonostante in Geova’; questa fu la sua attitudine. Così, mediante la sua incrollabile fedeltà e perseveranza nella prova, Giobbe rallegrò il cuore di Geova, poiché provvide all’Altissimo la risposta da dare all’oltraggioso avversario. Geova poté dire a Satana: “Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male”. — Giob. 1:8; 2:3; 13:15; Prov. 27:11.
11. Perché Mosè fu rimandato in Egitto, e quali furono i risultati finali?
11 Circa cento anni più tardi l’Egitto giunse all’apogeo del suo potere. Come forza militare fu la prima potenza mondiale; in quanto alla profana arroganza e impudente audacia tenne in schiavitù il popolo eletto di Geova, i discendenti del Suo amico Abrahamo. Geova determinò pertanto di umiliare e distruggere quella presuntuosa nazione e di liberare il suo popolo eletto, e tutto questo avrebbe servito come illustrazione di quello che Geova ha determinato di fare ad Harmaghedon contro l’intero impero del Faraone più grande, Satana il Diavolo. Ma prima di sommergere gli orgogliosi e superbi eserciti di Faraone nel mar Rosso come sorci, Geova stabilì il proposito di fare dare a tutti gli Egiziani, capi e sudditi, una completa testimonianza di avvertimento. A tal fine Geova scelse il suo fedele servitore Mosè quale suo portavoce e testimone. “Va’ da Faraone, e devi dirgli: Così ha detto Geova”. (Eso. 8:1; 9:1, 13, NW) Mosè ubbidì ripetutamente a questo comando. Ma l’ostinato e duro di cuore divenne sempre più ostinato e duro di cuore. Tuttavia Geova nella sua grandezza fu longanime e misericordioso. Con quale risultato? Mentre infieriva la settima piaga avvenne una divisione anche fra gli Egiziani, tanto che “fra i servitori di Faraone, quelli che temettero la parola di Geova fecero fuggire nelle case i loro servitori e il loro bestiame; ma quelli che non vollero aver riguardo per la parola di Geova lasciarono i loro servitori e il loro bestiame nel campo”. (Eso. 9:20, 21, NW) Quando l’avvertimento finale fu completato Geova con forte e potente mano trasse fuori il suo popolo, insieme a “una folla di gente d’ogni specie” di non Israeliti, ma gli eserciti d’Egitto apparentemente invincibili che li inseguirono impetuosamente furono sommersi da Geova nel mar Rosso dove “affondarono come piombo”. — Eso. 12:38; 15:1, 5, 10.
12. Nominate altri eminenti personaggi che si distinsero quali testimoni di Geova nei tempi antichi.
12 Si possono menzionare brevemente donne come Rahab, Debora e Jael, e uomini come Gedeone, Barak, Sansone, Jefte, Samuele, Davide e una schiera di altri che si distinsero quali fedeli testimoni di Geova. Vi fu, in realtà, un “gran nuvolo” di testimoni di Geova dai giorni di Abele fino al tempo di Cristo, ivi comprese le eminenti personalità come Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele, profeti e testimoni eccezionali, che fecero conoscere il nome e la fama del grande Geova Dio. — Ebr. 11:31, 32; 12:1.
13, 14. Quali specie di trattamento hanno subìto i testimoni di Geova nel passato, e perché?
13 Molti di questi antichi testimoni soffrirono cose terribili, privazioni e persecuzioni pari a quelle che dittatori moderni hanno inflitto ai servitori di Geova. E perché questo? Perché furono costretti a vagare nei deserti e monti, a vivere in spelonche e grotte della terra? Perché fu loro data la caccia, furono battuti, lapidati, buttati in pasto ai leoni, arrostiti nelle fornaci, passati a fil di spada e segati? Perché furono obbligati a girare “coperti di pelli di pecora, pelli di capra, mentre erano nel bisogno, nella tribolazione, maltrattati”? L’apostolo Paolo ci dice che fu perché non facevano parte di questo vecchio empio mondo sotto la signoria di Satana, ma cercavano piuttosto quel promesso nuovo mondo il cui Fattore ed Edificatore è Geova. — Ebr. 11:10, 33-38.
14 Quali fedeli testimoni di Geova essi manifestarono certamente le stesse lodevoli qualità possedute dal loro Dio e Padre. Avevano la mente determinata a fare la sua volontà. Nel loro cuore la questione di sapere chi è il Supremo Sovrano dell’universo era risolta. Sapevano di essere dalla parte del vero. Perciò essi procedevano risolutamente e con fiducia. Avanzavano con fermezza e risolutezza, incrollabili nella loro dedizione, saldi nella loro integrità, irremovibili nella loro fede. Veramente erano un popolo con un proposito stabilito, quello, cioè, di vivere una vita in accordo con il perfetto proposito e volere del loro Creatore, ed erano determinati a far proprio questo, mediante l’immeritata benignità di Geova, qualunque cosa capitasse. Fu per questi solidi motivi che sopportarono tutto questo dalle mani del Diavolo e dei suoi banditi fuori legge, mentre continuavano a dar testimonianza ad altri che ponevano la loro speranza e fiducia nel promesso governo teocratico di Dio, il suo celeste regno sotto l’amministrazione del Messia. Questa condotta da parte di questi uomini e donne servì principalmente alla rivendicazione della Parola e del nome di Geova, e poi significò per loro salvezza e liberazione, con la vita eterna per tutti quelli che davano ascolto al loro messaggio di avvertimento.
ANCHE I PRIMI CRISTIANI EBBERO UN PROPOSITO
15. Sotto quali rispetti Gesù di Nazaret fu simile ai testimoni di Geova precedenti?
15 Più grande di Abele, più grande di Noè, sì, più grande di qualsiasi testimone di Geova precedente e successivo fu Gesù di Nazaret. Non c’era dubbio sul suo proposito nella vita, poiché egli dichiarò: “Per questo scopo son venuto nel mondo, perché recassi testimonianza alla verità”. (Giov. 18:37, NW) Egli venne nel nome del Padre suo, Geova, e non nel suo proprio nome. Egli recò quindi verace testimonianza relativamente al nome, alla parola e ai propositi di Geova. Cristo Gesù fu realmente colui che venne eletto per esser Re del governo del nuovo mondo di Geova; perciò quel regno promesso fu il grande soggetto del suo ministero. Naturalmente un tale schietto testimone della causa di Geova sulla terra doveva subire violenta opposizione dal Diavolo e dai suoi ministri; ma sopportando tale malvagia persecuzione senza lamentarsi Gesù si acquistò l’onorato titolo di “fedel testimone”, “il testimone fedele e verace”. — Apoc. 1:5; 3:14.
16, 17. (a) Chi diede ascolto al messaggio predicato da Gesù? (b) Che cosa divennero, a loro volta, i seguaci di Cristo?
16 L’intera nazione d’Israele conosceva Gesù e il messaggio ch’egli predicava eppure pochi furono quelli che prestarono attenzione a ciò ch’egli diceva. Infatti, solo quelli che sono ‘dalla parte della verità ascoltano la mia voce’, disse Gesù. (Giov. 18:37, NW) “Ve l’ho detto, e non lo credete. . . . Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono”. (Giov. 10:25-27, NW) Ora quelli che ascoltarono Gesù e divennero suoi discepoli divennero anche testimoni di Geova. Ad essi Gesù disse: “Voi, a vostra volta, dovete rendere testimonianza, perché voi siete stati meco da quando cominciai”. (Giov. 15:27, NW) Gesù disse ancora ai suoi discepoli prima di dipartirsi da loro: “Riceverete potenza quando lo spirito santo sarà venuto su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alle più lontane parti della terra”. “Cominciando da Gerusalemme, voi dovete essere testimoni di queste cose”. “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni”. — Atti 1:8; Luca 24:47, 48; Matt. 28:19, NW.
17 Ciò che la storia successivamente racconta di questi primi seguaci di Cristo dimostra senza dubbio ch’essi eseguirono le istruzioni del loro Maestro. “Con gran potenza gli apostoli continuavano a render testimonianza relativamente alla risurrezione del Signore Gesù”. (Atti 4:33, NW) L’apostolo Pietro dichiarò intrepidamente davanti al Sinedrio: “Noi siamo testimoni di queste cose, e così lo è lo spirito santo che Iddio ha dato a coloro che gli ubbidiscono come governatore”. (Atti 5:32) Stefano fu più esplicito ancora nella sua testimonianza, tanto che i suoi infuriati oppositori lo portarono fuori e lo lapidarono. (Atti 7:1-60; 22:20) Il Signore stesso rassicurò l’apostolo Paolo dicendogli: “Sii di buon animo! Poiché come hai dato una completa testimonianza in Gerusalemme delle cose che mi riguardano, così devi anche render testimonianza in Roma”. — Atti 23:11, NW.
18. Sotto quali rispetti i seguaci di Cristo furono diversi da altre persone dei loro giorni?
18 Ora, quale forza impetuosa mise questi seguaci di Cristo del primo secolo in grado di dare una tale completa testimonianza? Qual era il loro scopo e proposito nella vita, il movente che li spingeva a compiere un’opera così impopolare? Che cosa li indusse a rischiar la vita (molti perfino morirono) per essere testimoni di Geova? Era questo a causa di egoistica ambizione, di guadagno personale, oppure perché fossero mentalmente squilibrati o avessero una personalità complessa che li incitasse a morire come martiri? Come strumento del Diavolo il governatore provinciale Festo accusò falsamente Paolo di essere pazzo quando questi parlò con tanta eloquenza davanti al re Agrippa, ma non vi era neanche una briciola di verità in quella odiosa accusa. (Atti 26:24) Leggete l’intero racconto degli atti dei primi cristiani e noterete che questi erano diversi dal resto del mondo corrotto, non, però, perché fossero strani lunatici o stravaganti squilibrati. Erano diversi per il fatto che erano dedicati alla verità, alla giustizia, al servizio dell’Altissimo Dio. Effettivamente, questi primi cristiani erano uomini e donne intelligentissimi, molto più svegli che i loro avversari i quali erano così duri d’orecchio e di percezione da non poter riconoscere la via che conduce alla vita.
19. (a) Qual è la sorgente riconosciuta dello zelo, la determinazione e la perseveranza dei cristiani? (b) Quale scopo e proposito ebbero nella vita i cristiani del primo secolo?
19 I cristiani del primo secolo avevano zelo, entusiasmo, determinazione, potenza e perseveranza in misura molto maggiore che i devoti di altre religioni. Queste forze impellenti erano provvedute da Geova Dio, e questi primi cristiani riconoscevano questa sorgente della loro forza. Mentre si trovava davanti al re Agrippa, il fedele Paolo dichiarò con tutta umiltà: “Perché ho ottenuto l’aiuto di Dio continuo a render testimonianza fino a questo giorno a piccoli e grandi”. (Atti 26:22, NW) Quindi fu la forza attiva di Geova, il suo spirito santo su di loro, che mise i fedeli seguaci di Cristo in grado di avanzare in mezzo a tale violenta e spietata opposizione. Essi non s’interessavano di egoistiche pratiche, né s’impegnavano nell’opera solo per farsi un nome. Come parte della “razza eletta”, del “sacerdozio reale”, della “nazione santa” essi ebbero il proposito di proclamare dappertutto l’eccellenza di colui che li aveva chiamati fuori dalle tenebre alla sua meravigliosa luce. Perciò il loro principale interesse e la loro preoccupazione erano il nome, la parola e i propositi di Geova. Il suo nome era stato diffamato da coloro che pretendevano di servirlo. La sua sacra Parola era stata nascosta sotto l’impalcatura della tradizione umana. I suoi immutabili propositi erano celati alla vista del popolo in genere. Quindi i seguaci delle orme di Cristo, istruiti su tali questioni importanti, consideravano un grande onore e privilegio parlare ai loro simili, piccoli o grandi, delle meravigliose provvisioni di Geova per la loro salvezza e liberazione dall’imminente distruzione. Nonostante tutte le false accuse, l’opera di predicazione dei primi cristiani fu una buona opera. Fu un’opera d’amore; amore, prima di tutto, per il loro Creatore Geova Dio, e amore, anche, per il loro prossimo.
20. Quali sono le domande alle quali si deve ancora rispondere?
20 È il vero cristianesimo in qualche modo diverso oggi da ciò che era all’inizio? Ha questa èra moderna alterato le condizioni e circostanze, rendendo la predicazione dell’evangelo fuori moda e inutile? Possiamo dire che il proposito dei testimoni di Geova di oggi sia lo stesso di quello dei primi cristiani di 1.900 anni fa? Queste sono alcune delle domande importanti che saranno esaminate nell’articolo seguente nella pagina successiva.