Lasciare la città di rifugio significa perdere la vita
1. In quale posizione simile a quella dei Giudei del giorno di Gesù è ora la cristianità?
SULLA cristianità e su tutto il mondo ricade oggi gravemente la colpa del sangue. Molte persone sincere, non avendo personalmente ucciso un uomo o non avendo direttamente partecipato alla guerra, non si rendono conto d’essere personalmente colpevoli. Ciò nondimeno, devono condividere questa responsabilità con coloro che secondo la profezia hanno sparso sangue innocente. Oggi la cristianità è nella stessa condizione dei Giudei del giorno di Gesù, a cui Gesù disse: “Ecco, io vi mando profeti e saggi e pubblici insegnanti. Alcuni li ucciderete e metterete al palo, ed alcuni li flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; affinché venga su di voi tutto il sangue giusto versato sulla terra, dal sangue del giusto Abele al sangue di Zaccaria figlio di Barachia, che voi assassinaste fra il santuario e l’altare. Veramente vi dico: Tutte queste cose verranno su questa generazione. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati”. — Matt. 23:34-37.
2. A che cosa era dovuta la sanguinosa storia di Gerusalemme, e quale retribuzione ricevette?
2 La sanguinosa storia di Gerusalemme era dovuta non al fatto che si era impegnata nella guerra teocratica per comando di Geova Dio, ma all’avere sparso sangue innocente e deliberatamente messo a morte molti profeti di Dio, essendovi stato condannato a morte perfino Gesù, il Figlio di Dio. Questo non fu fatto innocentemente, poiché sette secoli prima, al giorno di Geremia, Geova aveva smascherato la colpa del sangue di Gerusalemme dicendo per mezzo del suo profeta: “Inoltre, nei tuoi lembi si son trovati i segni del sangue delle anime dei poveri innocenti. Non li ho trovati nell’atto di sfondare, ma sono su tutti questi. Ma tu dici: ‘Sono rimasta innocente. Sicuramente la sua ira si è stornata da me’. Ecco, io entro in controversia con te a motivo del tuo dire: ‘Non ho peccato’”. (Ger. 2:34, 35) Agendo direttamente conforme a queste parole, nel 607 a.E.V. Geova aveva espresso effettivamente la sua ira contro Gerusalemme per il suo sfrenato spargimento di sangue, e i suoi giustizieri babilonesi avevano versato il sangue di lei in terra compiendo una spaventosa distruzione. E così a Gerusalemme fu riservato un altro bagno di sangue, in adempimento alle parole di Gesù, e, prima che fosse terminato nell’estate del 70 E.V. 1.100.000 persone erano morte nella città assediata.
COLPA DEL SANGUE PER AVER CONDIVISO LA RESPONSABILITÀ
3. Perché perirono molti che non avevano direttamente tolto la vita?
3 Quelli che sono nella cristianità diano particolarmente ascolto a questo esempio ammonitore. Non tutti i Giudei uccisi dai Babilonesi o dai Romani furono direttamente colpevoli di aver ucciso i profeti di Dio o d’aver tolto altrimenti la vita umana, tuttavia perirono con quelli che avevano volontariamente sparso sangue innocente. Perché? Perché avevano sostenuto il passato e le tradizioni del giudaismo e così avevano condiviso la responsabilità di questa società per la sua colpa del sangue.
4. Perché Geova non può passar sopra al passato della cristianità?
4 La cristianità è davvero una moderna controparte di Gerusalemme e del suo reame di Giuda. Dinanzi a Dio la storia della cristianità è macchiata di sangue ingiustamente sparso dal suo inizio nel quarto secolo, nel giorno di Costantino. Questa storia non può passare inosservata, perché Geova, che non cambia, dichiarò a Noè: “Io richiederò il sangue delle vostre anime. Lo richiederò dalla mano di ogni creatura vivente; e dalla mano dell’uomo, dalla mano di ciascuno che gli è fratello, richiederò l’anima dell’uomo. Chiunque sparge il sangue dell’uomo, il suo proprio sangue sarà sparso dall’uomo, poiché a immagine di Dio egli ha fatto l’uomo”. — Gen. 9:5, 6.
5. (a) Quali opere costituiscono la storia della cristianità, e perché non si possono giustificare? (b) Chi condivide la responsabilità della colpa del sangue della cristianità?
5 Le centinaia di guerre della cristianità, oltre alle inquisizioni e alle crociate religiose anteriori al 1914, hanno sacrificato la vita di innumerevoli centinaia di migliaia di persone ignare, e le due guerre mondiali combattute dal 1914, per cui la cristianità deve assumersi la maggiore responsabilità delle decine di milioni di vite, hanno accumulato uno spaventoso debito di sangue, che essa deve regolare secondo il comandamento di Dio inerente al sangue. Non si può asserire che queste guerre siano guerre teocratiche combattute nel nome di Dio, benché sacerdoti ed ecclesiastici da ambo le parti in questi conflitti combattuti nella cristianità impartissero benedizioni ai loro partecipanti. Questo non autorizzava nessuno a uccidere il suo simile ed essere senza colpa del sangue dinanzi a Geova Dio. Essere benedetti da tale sacerdote o ecclesiastico non significava entrare nella “città di rifugio” del Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo. Benché sinceramente combattuti da molti con fervore religioso o patriottico, che essi invocassero il nome di Dio su tali conflitti non ha liberato i partecipanti dalla colpa del sangue. Per di più, coloro che approvano, aiutano o sostengono quelli che direttamente commettono spargimento di sangue, o partecipano alla propaganda e a quei movimenti che provocano un innocente spargimento di sangue, vengono similmente a trovarsi sotto una responsabilità della società quali complici del delitto e devono stare dinanzi all’Iddio di giustizia, che non può passar sopra e non passerà sopra a tale colpa del sangue.
6. Di quale ulteriore azione è colpevole la cristianità, ed eviterà d’esserne punita?
6 Di natura molto più grave, comunque, è la colpa del sangue della cristianità perché ha tolto la vita a molti veri servitori di Dio. Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione, di cui la cristianità è la parte predominante, è descritta nel libro di Rivelazione come “ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù”. (Riv. 17:6) Così sicuramente come la cristianità non ha dato ascolto all’avvertimento, il giudizio di Geova sarà presto eseguito su di lei come fu eseguito sul suo prototipo, Gerusalemme e Giuda, nel 607 a.E.V. e nel 70 E.V. Tutti coloro che a quel tempo saranno trovati in sua compagnia saranno partecipi della sua colpa e dovranno pure partecipare alla sua distruzione. — Riv. 18:4.
COME FUGGIRE ALL’ODIERNA CITTÀ DI RIFUGIO
7. Quando il Vendicatore del sangue di Geova colpirà, e dov’è il solo rifugio?
7 Geova ha misericordiosamente trattenuto il suo Vendicatore del sangue, il Signore Gesù Cristo, dal colpire con le sue schiere angeliche la cristianità e tutti quelli che con essa partecipano alla colpa del sangue, ma presto il limite di tempo finirà. (Riv. 7:1-3) Nella veniente “grande tribolazione” il Vendicatore del sangue umano colpirà. “Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. (Isa. 26:21; Matt. 24:21, 22) Quando quel tempo di decisione giungerà, tutto il genere umano dovrà assumere la responsabilità che ha in comune, e questo in proporzioni maggiori di quanto non accadesse a Gerusalemme e ai Giudei. Tutti coloro che non avranno trovato il luogo di sicurezza dovranno subire la pena. La terra dev’essere purificata una volta per sempre del sangue di quelli che sono stati uccisi ingiustamente. Si deve fare espiazione affinché si adempia il comandamento sulla santità del sangue dato a Noè. Il solo modo per mettersi in salvo è quello di trovare la strada che conduce all’antitipica “città di rifugio” di Geova e dimorarvi finché il giorno dell’ira di Geova sia passato e continuare a risiedervi sotto il beneficio del grande Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo. Che cos’è, dunque, l’antitipica città di rifugio?
8. Che cos’è l’antitipica città di rifugio, e come vi si entra?
8 Nell’antico Israele l’omicida doveva fuggire a una delle sei città specialmente stabilite, e, dopo aver dimostrato la sua innocenza in quanto all’uccisione deliberata, doveva risiedere nella città di rifugio finché il sommo sacerdote in carica non moriva. (Num. 35:9-34) Pertanto l’antitipica città di rifugio dev’essere il provvedimento di Geova con cui protegge dall’esecuzione per aver violato il comandamento di Geova circa la santità del sangue. Si entra in quella città venendo e rimanendo sotto i benefici dell’attivo servizio del suo Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. La perfetta vita umana di Gesù, che egli sacrificò sulla terra, equivalse a quella che il primo uomo Adamo aveva avuto nel paradiso di Eden. Gesù cedette questa vita immacolata nella morte e dopo la sua risurrezione e ascensione alla destra di Dio in cielo poté presentare il valore del sacrificio di riscatto a favore dei discendenti morituri di Adamo. Così Gesù divenne il Redentore del genere umano, il nostro più stretto parente. L’amministrazione dei benefici di questo sacrificio di riscatto ci purifica perciò dalla colpa e provvede la riconciliazione del genere umano con Dio. — Ebr. 2:14; 10:12; Rom. 5:11; si paragoni Atti 2:37-40.
9. (a) Cercando il perdono di Dio, che cosa deve fare ogni violatore del comandamento divino inerente alla santità del sangue? (b) In che modo Paolo è un esempio?
9 Ogni violatore del comandamento divino riguardo alla santità del sangue, sia egli volontario o non intenzionale, deve cercare il perdono di Dio e l’annullamento del suo peccato per mezzo della fede in questo sangue vitale del Sommo Sacerdote, Gesù. Deve mostrare sincero pentimento per aver commesso una violazione rimanendo ubbidientemente sotto il provvedimento divino mediante Cristo, confidando nella giustizia e nei buoni uffici del Sommo Sacerdote. L’apostolo Paolo, che quale Saulo di Tarso perseguitò la congregazione cristiana, approvando persino l’assassinio di alcuni di essi, è un esempio di quelli che avevano violato il comandamento inerente al sangue. “Tuttavia”, dice, “mi fu mostrata misericordia, perché ero nell’ignoranza e agivo per mancanza di fede”. (1 Tim. 1:13) Poiché Geova mediante Cristo vide questa pentita attitudine in Saulo, confermata in seguito da molte opere fedeli, il Vendicatore del sangue, il risuscitato Gesù Cristo, non lo mise poi a morte nel ‘giorno di vendetta del nostro Dio’. (Isa. 61:2) Quando Gesù si rivelò a Saulo e gli fece capire che perseguitando la vera chiesa Saulo perseguitava Lui, Saulo si pentì, cambiò la sua linea di condotta, e si valse da allora in poi dei benefici del sacrificio di riscatto, come in una città di rifugio. — Atti 9:1-19.
RICHIESTA A DIO DI UNA COSCIENZA PURA
10. Come si cerca oggi d’avere una coscienza pura dinanzi a Dio?
10 Per essere protetto non era sufficiente che l’omicida involontario entrasse nella città di rifugio. Prima di poter rimanere nella città e ricevere i benefici che la città aveva da offrire, doveva dar prova d’avere dinanzi a Dio una coscienza pura in quanto all’intenzionale spargimento di sangue. Oggi questa coscienza pura verso Dio si può ottenere solo facendo a Dio una sincera, onesta richiesta espressa con la dedicazione di sé a Dio mediante Cristo e quindi con il battesimo. Questo significa che la persona che viene a Dio deve riconoscere i peccati che ha commessi in violazione della legge di Dio e cambiare la sua linea di condotta per quanto riguarda il fare la volontà di Dio. Così, deve fare a Geova una piena e incondizionata dedicazione della sua vita e deve quindi presentarsi per la totale immersione in acqua come simbolo della sua dedicazione. Specialmente ora che si avvicina la fine del mondo.
11. Che cos’è la coscienza pura che chiediamo, e come si mantiene?
11 L’apostolo Pietro parlò del potere salvifico del battesimo e della sua relazione con la coscienza cristiana quando scrisse in 1 Pietro 3:20, 21: “Ciò che corrisponde a questo [cioè il fatto che Noè e la sua famiglia attraversarono il diluvio nell’arca in quella fine del mondo] salva ora anche voi, cioè il battesimo (non il togliere del sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza), per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo”. La coscienza che chiediamo a Dio conformandoci alla sua disposizione del battesimo è una coscienza libera da qualsiasi colpa verso Dio. È la consapevolezza del provvedimento del sacrificio espiatorio di Gesù che ci purifica da ogni peccato, non come i sacrifici animali che si dovevano ripetere ogni anno. No, questa buona coscienza che Dio ci dà ci permette di venire in una pura relazione con Geova e di restarvi valendoci dei servizi del suo grande Sommo Sacerdote. Quelli che vengono a trovarsi in questa condizione devono mantenere tale buona coscienza continuando a svolgere l’opera assegnata loro in questa antitipica città di rifugio. La coscienza ha perciò una parte importante perché rimaniamo nella città di rifugio.
12. Come potremmo metterci nella pericolosa posizione di lasciare la moderna città di rifugio?
12 Essendo entrati nella città antitipica per mezzo della dedicazione e del battesimo sotto il provvedimento del sacrificio di espiazione di Cristo Gesù, ci lasciamo dietro ogni senso di colpa e dovremmo continuare a stare nella città con questa stessa libertà. Se cominciassimo però a indurire la nostra coscienza contro Dio e a giustificarci per infrazioni anche di poco conto della legge di Dio stabilita per quelli che si sono rifugiati nella città, ci metteremmo infine nella pericolosa posizione di lasciare del tutto la città. La legge di Dio ci è chiaramente indicata nella sua Parola e mediante le pubblicazioni bibliche che ha provvedute per far capire la sua volontà e il suo proposito per il genere umano nel tempo della fine. Ignorare questa chiara direttiva dello spirito di Dio significa ignorare la direttiva della nostra coscienza cristiana. Ignorare la coscienza vuol dire non provare col tempo nessun dolore o turbamento quando essa ci rimprovera. Infine, come disse Paolo, la coscienza può divenire così insensibile come la carne segnata da un ferro rovente. In questa condizione la coscienza, come la crosta di una ferita, non prova nessun dolore, nessun senso di colpa. Col tempo potremmo assumere un’attitudine di compiacenza verso il male, e quando sarà portato alla nostra attenzione un errore scrolleremo infine le spalle come per dire: “E allora? Che me ne importa?” Una simile attitudine indifferente può portare solo a una completa mancanza di riguardo per il provvedimento in base a cui ci fu permesso di entrare nella città, e se fossimo sopraffatti in questa condizione, in questo stato mentale, non avremmo nessuna protezione rispetto al Vendicatore del sangue perché non saremmo più in questa città sotto i protettivi benefici del Sommo Sacerdote durante il veniente “giorno di vendetta”.
MANTENIAMOCI FERMI SINO ALLA FINE
13. Come si lascia l’antitipica città di rifugio, come si può evitarlo, e quale pericolo corrono quelli che la lasciano?
13 Poiché confidare in sé e smettere d’aver fede nel sacrificio del Sommo Sacerdote e non confidare più che egli copra i peccati significa lasciare la città di rifugio ed esporsi così alla distruzione ad Armaghedon, facciamo bene a dare ascolto all’avvertimento che diede l’apostolo Paolo quando disse: “Per questo è necessario che prestiamo più che la solita attenzione alle cose udite, affinché non siamo portati via”. (Ebr. 2:1) S’avvicina sempre più il tempo in cui il Vendicatore di Geova entrerà in azione. Ora non è il tempo di farsi prendere di sorpresa, fuori della città di rifugio o in una posizione pericolosa vicino all’estremità dei pascoli, che contrassegnava i limiti di questo asilo provveduto da Geova. Non dobbiamo mai cadere nel laccio di pensare di poterci allontanare anche solo un po’ dalle giuste esigenze di Geova. Chi di noi può dire a che punto si comincia volontariamente a ignorare il provvedimento di Geova e si smette d’essere uno che ‘usa solo cattivo giudizio’? Ricordate ciò che disse Paolo in I Corinti 4:4: “Poiché non mi rendo conto di nulla contro me stesso. Ma non per questo sono provato giusto, bensì chi mi esamina è Geova”. Possiamo dire di riporre la nostra fiducia in Geova se deliberatamente trascuriamo o trasgrediamo i comandamenti che ci ha dati? Pensare di lasciare anche temporaneamente l’antitipica città di rifugio significa tentare Dio a salvarci dal suo Vendicatore del sangue. Inoltre, se chi è in tale condizione dovesse affrontare la morte per cause naturali proprio ora prima della “grande tribolazione”, che parte avrebbe nella risurrezione? Non dovremmo mai trascurare di porre una base sufficientemente ferma nella fede, di confidare sufficientemente nei servizi del grande Sommo Sacerdote, perché il Vendicatore del sangue si ricordi favorevolmente di noi quando verrà il tempo della risurrezione. (Matt. 24:21, 22) Mancare di fare ciò in questo “tempo della fine” può significare l’estinzione per sempre. Non si avrebbe il privilegio di sopravvivere alla “grande tribolazione” avvenire. La persona sarebbe giustiziata.
LIBERATI DALLA CITTÀ DI RIFUGIO
14. Per quanto tempo quelli che sono sulla terra e hanno speranze celesti devono restare nella città antitipica, e perché fino ad allora?
14 Quanto tempo devono restare nella città di rifugio coloro che un tempo erano colpevoli di sangue? Finché non abbiano più bisogno dei servizi del Sommo Sacerdote. Paolo scrisse agli Ebrei: “Quindi egli può anche salvare completamente quelli che accedono a Dio per mezzo suo, perché è sempre vivente per intercedere a loro favore. Poiché a noi conveniva un sommo sacerdote come questo, leale, semplice, incontaminato, separato dai peccatori e innalzato al di sopra dei cieli”. (Ebr. 7:25, 26) Tali servizi, quindi, sono per quei superstiti della “grande tribolazione” che sono nell’imperfezione umana. Finché permane la colpa del sangue, i servizi del Sommo Sacerdote sono necessari per mantenere una giusta reputazione presso Dio. Quelli che sono stati unti dallo spirito santo di Dio per essere figli spirituali, coeredi di Cristo, devono rimanere entro l’antitipica città di rifugio finché terminino fedelmente il loro corso terrestre nella morte, sacrificando così per sempre la loro natura umana. Giacché il sacrificio di Cristo si applica solo a quelli che hanno la natura umana, il Sommo Sacerdote “muore” rispetto a loro nel senso che non ha più bisogno di agire a loro favore con il merito del suo sacrificio umano, poiché, nel caso del “piccolo gregge” di “coeredi di Cristo”, alla risurrezione essi sono mutati da creature umane a creature spirituali e risiedono da allora in poi in cielo possedendo una “natura divina”. — Luca 12:32; Rom. 8:17; 2 Piet. 1:4.
15. Quando quelli che hanno speranze terrestri sono liberi di lasciare la città antitipica, e che cosa glielo consente?
15 Quei superstiti della “grande tribolazione” che hanno speranze di vita terrestre, comunque, non sono liberati dalla città di rifugio quando i nemici di Dio sono distrutti ad Armaghedon ed è resa la retribuzione per il sangue di quelli uccisi innocentemente in tutte le generazioni del genere umano. È vero che prima che il Vendicatore del sangue agisca quale giustiziere di Geova, quelli di questa “grande folla” devono aver lavato le loro vesti e averle rese bianche nel sangue dell’Agnello. Tuttavia, la “grande tribolazione” non elimina la loro colpa del sangue o non li libera immediatamente dai peccati ereditati da Adamo. Benché abbiano una coscienza pura verso Dio, devono continuare a mantenere questa coscienza pura restando entro i confini dell’antitipica città di rifugio finché non siano ristabiliti nella perfezione umana, non avendo così più bisogno dei servizi del Sommo Sacerdote. Quando avverrà questo? Solo quando avranno ottenuto la perfezione umana alla fine del regno millenario di Cristo ed egli li cederà nella loro perfezione a Geova per la prova finale della loro integrità in base al loro proprio merito. Quando essi escono di sotto a questa protezione del grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, egli, in effetti, come Sommo Sacerdote muore rispetto a loro, poiché non avrà più bisogno di agire a loro favore con il sangue purificatore del suo sacrificio.
16. Quale posizione hanno verso l’antitipica città di rifugio quelli che nella risurrezione ricevono la vita sulla terra?
16 Che dire, dunque, di quelli che sono risuscitati durante il regno millenario di Gesù? Devono anch’essi entrare nella città di rifugio e rimanervi fino alla “morte del sommo sacerdote”? No. Infatti essi hanno pagato la pena della loro peccaminosità con la loro stessa morte. (Rom. 6:7) Sono stati assolti dal peccato scendendo nella comune tomba di tutto il genere umano. Venendo dalla morte, sono ora sulla via che conduce non all’antitipica città di rifugio, ma alla vita eterna. Continuando a camminare su questa via della vita anch’essi saranno aiutati dal Sommo Sacerdote a ottenere la perfezione umana. Superando la prova finale dopo la fine del regno millenario di Cristo, Geova dichiarerà giusti anche loro ed essi avranno la garanzia della vita senza fine sulla terra. Comunque, se mancheranno di osservare le esigenze di Dio che in quel giorno saranno in vigore per il genere umano riceveranno un finale giudizio di condanna e saranno sterminati per sempre, come quelli che furono giustiziati mille anni prima nella “grande tribolazione”.
17. Quali domande sorgono circa la “morte” del Sommo Sacerdote?
17 Ma, potrebbe chiedere qualcuno, che dire delle parole di Paolo agli Ebrei: “Questa speranza noi l’abbiamo come un’àncora per l’anima, sicura e ferma, ed essa penetra entro la cortina, dove un precursore è entrato a nostro favore, Gesù, il quale è divenuto sommo sacerdote secondo la maniera di Melchisedec per sempre”? (Ebr. 6:19, 20) Perché dice che Gesù sarà Sommo Sacerdote per sempre se i suoi servizi di Sommo Sacerdote verso il mondo del genere umano devono terminare alla fine dei mille anni? In che modo rimane Sommo Sacerdote per sempre?
18. Quale servizio del grande Sommo Sacerdote avrà fine, ma perché questo non porrà fine a ogni sua relazione con il genere umano?
18 Nel tipo giudaico il sommo sacerdote moriva letteralmente, per cui finivano non solo i suoi servizi di sommo sacerdote ma anche la sua vita. Questo non avviene col più grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. È vero che egli smette di servire in tale incarico quando il genere umano è portato a una completa condizione di giustizia dinanzi a Geova, ma Gesù rimane per sempre alla destra di Geova. La cessazione della sua carica di Sommo Sacerdote che serve quale mediatore verso il genere umano non pone fine alla sua vita. I buoni effetti del suo servizio di Re e Sommo Sacerdote sul genere umano rimarranno per sempre presso il genere umano, e il genere umano sarà per sempre indebitato verso di lui perché avrà prestato servizio come Re e Sommo Sacerdote a loro favore. Per tutta l’eternità piegheranno il ginocchio nel nome di Gesù e confesseranno che egli è il Signore alla gloria di Dio Padre. (Filip. 2:5-11) Allora non saranno più necessari i suoi servizi verso il genere umano nell’applicazione del suo sacrificio di espiazione verso di loro. Ma come grande Amministratore e Portavoce di Geova, per tutta l’eternità egli sarà indiscutibilmente Colui che in modo preminente esalterà e loderà Geova e guiderà nell’adorazione che unificherà l’intero universo a gloria e onore di Geova.
19. Che cosa può ora sostenerci, e quale dovrebbe essere il nostro premuroso sforzo?
19 Che benedetto privilegio sarà trovarsi fra quelle felici creature che saranno sopravvissute fino a quel tempo! Come saremo grati della misericordia di Geova che ha reso possibile questo meraviglioso provvedimento! Questa è la speranza che ora può sostenerci. Teniamola cara come facciamo tesoro della vita stessa, poiché rimanere nella città di rifugio di Geova ora, in questo “tempo della fine” del mondo colpevole di sangue, significa davvero vita per noi.