Mettiamo al primo posto gli interessi del Regno
“CONTINUATE QUINDI A CERCARE PRIMA IL REGNO E LA GIUSTIZIA [DI DIO], E TUTTE QUESTE ALTRE COSE VI SARANNO AGGIUNTE”. — Matt. 6:33.
LA MAGGIOR parte degli uomini lascia poco posto nella propria vita al regno di Dio sotto Cristo. Specialmente coloro che determinano il modo di pensare di questo mondo non s’interessano affatto di quel regno. Inoltre sono decisi ad impedire che se ne interessino quante più persone possibile. Per tener soggetti gli uomini, i responsabili della situazione mondiale hanno ottenuto il completo controllo degli interessi dell’uomo. Il tenore di vita che essi gli impongono lo costringe in certi canali che egli sente di dover seguire se vuol sopravvivere. Come risultato, e spesso per difendersi, egli è reso cieco ad ogni altra possibilità e continua a seguire il corso indicatogli, poiché è quello che incontra minor resistenza.
2 Al di sopra di tutti loro vi è il dio di questo mondo, il cui principale interesse è di allontanare tutti dal Regno che Dio ora offre come via di salvezza. Chi dunque venga a trovarsi nello stesso ciclo d’attività di questo mondo, per non essere inghiottito dal vortice del pensiero controllato dai demoni, deve rendere preminenti nella propria vita gli interessi del regno di Dio. Questa è la condotta che Gesù ha indicata ai cristiani dicendo: “Smettete d’essere ansiosi per le vostre anime in quanto a ciò che mangerete o a ciò che berrete, o per il vostro corpo in quanto a ciò che indosserete. Non vale l’anima più del cibo e il corpo più del vestito? Osservate con attenzione gli uccelli del cielo, perché essi non seminano né mietono né raccolgono in magazzini; eppure il vostro celeste Padre li nutre. Non valete voi più di loro? Chi di voi essendo ansioso può aggiungere un cubito alla durata della sua vita? E in quanto al vestiario, perché siete ansiosi? Imparate dai gigli del campo, come crescono; essi non s’affaticano e non filano, ma io vi dico che neanche Salomone in tutta la sua gloria fu vestito come uno di questi. Se dunque Dio riveste così la vegetazione del campo che oggi è qui e domani è gettata nel forno, tanto più non rivestirà voi, voi di poca fede? Quindi non siate mai ansiosi e non dite: ‘Che cosa mangeremo? o ‘Che cosa berremo?’ o ‘Che cosa indosseremo?’ Poiché tutte queste son le cose che le nazioni ansiosamente perseguono. Poiché il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Continuate quindi a cercare prima il regno e la Sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. — Matt. 6:25-33.
3 Questo comandamento, del principale rappresentante del regno di Geova, contiene la promessa che Dio libererà dalle grinfie di questo mondo e provvederà ai bisogni di tutti coloro che ubbidiranno alla Sua legge e metteranno al primo posto nella loro vita gli interessi del Suo governo. (Sal. 18:20; Prov. 13:13; Ebr. 11:6) Gesù qui non si rivolgeva solo a quelli che erano già servitori di Geova. Le parole di questo comandamento fanno parte del suo “sermone sul monte” ed egli si rivolgeva attraverso tutti i secoli agli uomini di tutte le nazioni che cercano una vita migliore secondo la via di Dio. Per questa ragione tutti coloro che oggi si professano seguaci di Cristo Gesù farebbero bene a considerare seriamente queste parole, confrontandole con i loro interessi e la loro posizione personale in questo mondo. La capacità di Geova nel provvedere è indubbia, come ha messo qui in risalto Gesù; perciò nessuno deve sentirsi dipendente da questo mondo. La condotta cristiana è quindi interamente questione di fede e di prontezza a mettere i propri interessi dopo quelli del regno di Dio.
4 Da questo punto di vista, ogni interesse del cristiano diventa un interesse del Regno. Come disse Paolo: “Qualunque cosa facciate, dedicatevici con tutto l’animo come per Geova”. (Col. 3:23) Non si prende il cibo solo per proprio piacere, ma anche perché il cristiano ne sia rafforzato per compiere il lavoro assegnatogli nel ministero. L’interesse del cristiano per il lavoro secolare sarà limitato al necessario per provvedere il vestiario e una casa a lui e alla sua famiglia, affinché possa continuare a servire Dio. Far carriera non sarà il suo principale interesse; anche le sue attività sociali saranno rigorosamente sorvegliate e controllate in modo che il pensiero dell’attività del Regno sia vivo e dovutamente diretto. La devozione agli interessi del Regno rende la vita incoraggiante; l’avidità e l’egoismo recano molti dispiaceri. Come avverte Paolo: “Certo, è un mezzo di grande guadagno, questa santa devozione con contentezza”. — 1 Tim. 6:6.
5 L’equilibrio diviene questione di fede, e se abbiamo fede come ebbe Noè, potremo vivere in mezzo ad un mondo i cui interessi divini sono stati trascurati per fini personali ed egoisti, e potremo serbare il nostro equilibrio e gli interessi dell’incarico datoci da Dio, come fece Noè. Noè era un uomo sposato e così pure i suoi figli; eppure i suoi interessi familiari, la necessità di provvedere da mangiare e da bere per la sua famiglia, non interferirono con l’incarico datogli da Dio di costruire l’arca. Noè ebbe la mente rivolta al suo lavoro che ebbe successo ed egli sopravvisse alla fine di un mondo. Poiché mise gli interessi del Regno al primo posto Noè viene chiamato predicatore di giustizia, e Paolo dice di lui: “Per fede Noè . . . condannò il mondo, e divenne erede della giustizia che è conforme alla fede”. (2 Piet. 2:5; Ebr. 11:7) Noè non fu soltanto d’esempio per il mondo in cui visse, ma la testimonianza di Cristo Gesù lo pone come esempio al presente sistema di cose. (Matt. 24:37-39) Perciò quelli che mettono al primo posto gli interessi del regno di Dio non devono avere alcun senso d’incertezza.
6 Poiché i testimoni di Geova hanno messo al primo posto nella propria vita gli interessi del regno di Dio, alcuni che non sono al corrente considerano con sospetto la loro relazione e il loro atteggiamento verso i governi di questo mondo. Se queste nazioni bastassero a se stesse e fossero in grado di provvedere ai bisogni del popolo, allora il regno di Dio non sarebbe necessario. Eppure Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare perché venga il regno di Dio e la volontà di Dio sia compiuta sulla terra. (Matt. 6:10) Certo non si potranno condannare i cristiani perché confidano e agiscono in armonia con la speranza espressa in questa preghiera. Quelli che seguono i governi di questo mondo farebbero bene a chiedersi: Se Gesù fosse qui oggi quale bandiera nazionale saluterebbe? Per quale nazione combatterebbe? Per quale partito politico voterebbe? Non ha valore l’argomento che il caso Gesù Cristo era diverso. Gesù stesso disse: “Un discepolo non è superiore al suo insegnante, ma chiunque è perfettamente istruito sarà come il suo insegnante”. (Luca 6:40) Al sincero seguace di Gesù Cristo interesserà la Sua opinione ed egli si sforzerà di seguire esattamente la condotta che avrebbe seguita Gesù stesso. Molti che si ritengono veri cristiani non s’inchinerebbero né saluterebbero un’immagine di Cristo Gesù quale rappresentante del governo di Dio; questo sarebbe per loro un atto d’idolatria. Eppure compirebbero atti analoghi di fronte all’emblema di una nazione di questo mondo. Per coloro che mettono al primo posto gli interessi del regno di Dio tutti questi atti sono incompatibili col “Padre Nostro” e con i princìpi della Parola di Dio e significano sovvertire gli interessi del regno di Dio a favore di un altro sovrano. In coscienza il cristiano fedele al regno di Dio non può fare una cosa simile.
7 Tale esclusiva devozione a Dio e agli interessi del suo regno non mette in pericolo la sicurezza di alcuna nazione. Gesù Cristo non era sovversivo benché fosse così accusato dagli avversari religiosi. (Luca 23:2) Egli rifiutò di svolgere azione politica negli affari di questo mondo poiché, come egli disse: “Nessuno può essere schiavo di due padroni; poiché o odierà l’uno e amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro”. (Matt. 6:24) A causa di tale ammonimento di Gesù i testimoni di Geova si sono rifiutati di confondere gli interessi che riguardano il governo. Ma non per questo sono sovversivi. Il rifiuto dei testimoni di Geova nel passato di adempiere doveri patriottici come il voto, il saluto alla bandiera e il servizio militare, costituisce la sicurezza per ogni nazione che i testimoni di Geova non metteranno in pericolo la sua sicurezza, perché essi si sono astenuti da tali attività in tutte le altre nazioni allo stesso tempo. Quindi la minaccia di aggressione da parte di qualsiasi nazione non dipende dai testimoni di Geova, non sono loro che ne pongono il grave problema alla nazione. La loro posizione di neutralità in tutto il mondo è una garanzia di non intervento e non aggressione più sicura e fidata di tutti i trattati che potessero esser firmati da tali stati “nemici”, poiché è basata sull’esclusiva devozione a Dio e agli interessi del suo regno. Questi obblighi non si possono violare impunemente.
8 Le religioni più biasimevoli sono quelle che s’immischiano nella politica di tutte le nazioni e quindi contribuiscono alla formazione del pensiero di tali nazioni, anche se sono l’una contro l’altra. Eppure queste sono le religioni più importanti, le più onorate fra gli uomini. Naturalmente queste declinano ogni responsabilità se una nazione compie un’aggressione e cercano di lavarsene le mani. Ma il sangue dei giovani che seguono tali “guide spirituali” si leva al cielo da entrambe le parti del fronte, mentre un “cristiano” uccide il suo fratello “cristiano”. (Isa. 1:15) La mancanza da parte di tali religioni “accettate” di mettere gli interessi del regno di Dio al primo posto ha bagnato la terra di sangue innocente. Le persone progressive e di buon senso considerano seriamente queste cose prima di condannare i testimoni di Geova per aver messo gli interessi del governo di Dio al di sopra di quelli di qualsiasi nazione della terra.
9 Molti che non sono al corrente dello scopo e dell’opera dei testimoni di Geova pensano che, appartenendo a qualche organizzazione religiosa, hanno valide ragioni per rifiutare di considerare il messaggio del regno di Dio presentato dai testimoni di Geova. Quando qualcuno dice ai Testimoni che fa parte di un’organizzazione religiosa, essi presumono che sia sincero nelle sue convinzioni; nondimeno, poiché il Testimone dedicato mette gli interessi del regno di Dio al primo posto, incoraggerà tale persona a considerare le scritture che desidera portare alla sua attenzione.
10 Gesù ne diede l’esempio ai suoi giorni. Ebreo egli stesso, dedicò i tre anni e mezzo del suo ministero a predicare la buona notizia del regno di Dio agli Ebrei. Per loro questa era una dottrina nuova, era un cambiamento dalla Legge data loro da Dio per mezzo di Mosè; per molti Ebrei Gesù Cristo e i suoi seguaci erano apostati e quindi dovevano essere evitati o messi a morte. Ma per coloro che non si lasciarono sviare da tale ingiusto giudizio, che ascoltarono e soppesarono accuratamente le sue parole, alla luce della Legge di Mosè e del resto delle Scritture Ebraiche, egli dimostrò di essere veramente il rappresentante di Dio, autorizzato a recare loro il messaggio di Dio. Anche il precursore di Gesù, Giovanni Battista, che non aveva invitato gli Ebrei ad accettare un nuovo patto, come fece in seguito Gesù, venne rigettato dai religiosi Farisei e Sadducei perché aveva invitato gli Ebrei di cuore onesto ad abbandonare le tradizioni e le pratiche che erano state accumulate per secoli dai capi religiosi. Quelli ciechi o troppo assorbiti dai propri interessi per ascoltarlo persero l’opportunità che era stata la più grande speranza della nazione ebraica dai giorni di Mosè, quella di vedere il Messia alla sua venuta.
11 Senza dubbio alcuni degli Ebrei si sentivano giustificati in tale condotta. La loro nazione non era forse fondata sulla Legge data da Dio per mezzo di Mosè? La posizione stessa dei loro capi non era ordinata da Dio? Eppure quando Gesù si presentò come Messia lungamente atteso, non si rivolse a coloro che pretendevano d’occupare il posto di Mosè. Egli non poteva cercare eredi del Regno fra coloro che erano contrari agli interessi del governo di Dio. Invece egli raccolse intorno a sé pescatori, disprezzati collettori di tasse ed altri poco stimati fra il popolo. Con la scelta degli apostoli dimostrò che l’essere accettevoli a Dio dipende dalla fede dell’individuo e dalle sue opere in armonia con tale fede, non dalla posizione o dalla presunta discendenza da antenati religiosi.
12 Ma Dio non trascurò né scusò il rifiuto degli Ebrei di esaminare le opere del suo Messia. Gesù li aveva scongiurati: “Se non faccio le opere del Padre mio, non mi credete; ma se le faccio, anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre”. (Giov. 10:37, 38, VR) Oggi tutti i cristiani pretendono di riconoscere il valore dell’opera compiuta da Gesù fra gli Ebrei; questo perché oggi abbiamo il vantaggio della prospettiva di secoli. Ma faremmo bene a chiedere a noi stessi: Se fossimo vissuti ai giorni di Gesù la nostra decisione sarebbe stata così semplice? La risposta a tale domanda si può trovare nell’atteggiamento che abbiamo oggi verso gli interessi del regno di Dio. Possiamo veramente dire di essere onesti con Dio e con noi stessi? Ci lasciamo accecare o sviare da uomini che, a causa dei loro interessi divisi, non sono all’altezza di essere consiglieri spirituali nell’esclusiva adorazione di Dio e nella devozione agli interessi del suo regno? In questo caso, perderemo certamente l’opportunità che è stata la più grande speranza della congregazione cristiana dal tempo della prima venuta di Gesù, quella di accoglierlo al suo ritorno e di partecipare alle benedizioni del governo del suo regno.
13 Paolo ha messo in guardia i cristiani contro chi li “porterà via come sua preda con la filosofia e un vano inganno secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo”. (Col. 2:8) Costui è come quelli di cui parlava Pietro dicendo: “Poiché voi sapete questo prima di tutto, che negli ultimi giorni verranno dei beffeggiatori con le loro beffe, procedendo secondo i propri desideri e dicendo: ‘Dov’è questa promessa presenza di lui? Infatti, dal giorno che i nostri antenati si addormentarono nella morte, tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione’”. (2 Piet. 3:3, 4; Ezech. 13:8, 16) Costoro rigettano completamente il messaggio del Regno e rifiutano di dar ascolto a tutte le evidenze della presenza di Cristo, continuando ad essere prigionieri di questo sistema di cose.
14 Altri inciampano per la convinzione che Cristo non sia presente ora ma che verrà fra breve. Essi si basano sull’evidenza data da Gesù per indicare il suo ritorno, riconoscendo che tali condizioni ora esistono, tuttavia non si rendono conto che le prove date da Gesù avrebbero attestato il fatto che egli era già tornato, e non che il suo ritorno dovesse seguire tali evidenze. I discepoli avevano chiesto: “Quale sarà il segno della tua presenza e della consumazione del sistema di cose?” (Matt. 24:3) Il fatto che ora Cristo non sia visibile non depone contro la sua effettiva presenza in armonia con queste evidenze. Se intendeva essere visibilmente riconosciuto dagli uomini al suo ritorno, perché avrebbe avuto bisogno di un segno?
15 Coloro che sostengono la tesi del ritorno visibile citano Apocalisse 1:7, che dice: “Ecco, egli viene con le nubi, ed ogni occhio lo vedrà”. (Apoc. 1:7) Eppure Gesù affermò chiaramente prima della sua morte: “Ancora un po’ e il mondo non mi vedrà più”. (Giov. 14:19) Essendo vero questo, è chiaro che la dichiarazione di Apocalisse significa vederlo con gli occhi dell’intendimento. Altrimenti le parole di Paolo in 1 Timoteo 6:14-16 non avrebbero senso, poiché egli parla di Cristo Gesù come di colui “che dimora in una luce inaccessibile, che nessun uomo ha visto né può vedere”. Che sia possibile che Cristo visiti l’umanità eppure rimanga invisibile è chiaro dalla storia d’Israele che riferisce vari casi in cui Dio visitò la nazione, pur rimanendo invisibile. (Gen. 50:24; Rut 1:6) Tutti gli studenti della Bibbia ammetteranno prontamente che nessun uomo può vedere Dio e vivere; eppure Paolo, scrivendo agli Ebrei, disse di Gesù: “Egli è il riflesso della sua gloria [cioè, di Dio] e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere”. (Ebr. 1:3) Poiché il Figlio di Dio venne trasformato ad espressa somiglianza di Dio alla sua risurrezione, è chiaro perché questo “mondo non” lo “vedrà più”. Non si dovrebbe quindi permettere che tale inaccurata opinione circa il ritorno di Cristo ci renda ciechi alla verità della Parola di Dio e del suo regno. Per avere la salvezza si devono mettere da parte le opinioni personali o private che interferiscono con la chiara visione del regno di Dio.
16 I testimoni di Geova invitano tutti coloro che sinceramente amano la giustizia, indipendentemente dalla loro religione, ad esaminare i fatti ora disponibili che indicano questa generazione come il tempo del ritorno di Cristo e dell’adempimento delle promesse di Dio per l’umanità. (Matt. 24:1-51) Considerate per esempio la preghiera modello insegnata dal Signore. Gesù mise in risalto la volontà divina insegnandoci a pregare: “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:10) Viene forse compiuta la volontà di Dio oggi sulla terra, pieno com’è questo mondo dell’oppressione del comunismo, di guerre fredde e calde, di delinquenza in ogni strato sociale, e di infermità che colpiscono i popoli di tutte le nazioni? Tutti coloro che sono sinceri prendano 2 Timoteo 3:1-5 e leggano come queste stesse condizioni siano state predette da Dio per ammonirci di lasciare questo mondo e di cercare lungi da esso l’adempimento della volontà divina. Lasciando le vuote promesse degli uomini, tutte le persone sincere si rallegreranno per la rincuorante promessa di Dio riguardo alla nuova terra, spiegata loro con la Bibbia dai testimoni di Geova. Leggano dalla loro Bibbia l’assicurazione data da Dio che la giustizia prevarrà in tutta la terra, che l’uomo vivrà in pace e prosperità, senza timore, per tutto il tempo avvenire. — 2 Piet. 3:13; Isa. 66:22; Sal. 78:69; Apoc. 21:1-4.
17 Tutte le persone sincere che appartengono alle religioni del mondo si chiedano dunque: Non è questa una vera speranza? Non merita di fare lo sforzo per esaminare simili promesse di Dio? Non s’indicherebbe di essere poco avveduti ignorando tale speranza di benedizioni e l’organizzazione che indica il modo di realizzare queste speranze? Si può ben dire che le pecore di Dio sono state disperse e questo mondo ha abusato di loro e, come ne ebbe pietà Gesù, così oggi il Grande Pastore, Geova Dio, mediante il suo pastore, il Figlio Gesù Cristo, richiama l’attenzione dei suoi testimoni in tutte le parti del mondo affinché proclamino la verità che li renderà liberi. (Giov. 8:32) Com’è stolto l’irresponsabile atteggiamento di alcuni che dicono: “Io faccio del mio meglio ora e affronterò il rischio a suo tempo”! Questa è la via della minor resistenza e chi la segue è sicuro di cadere nel laccio teso dal dio di questo mondo. La controversia di fronte a cui si trova il mondo dev’essere affrontata con azione positiva da tutti quelli che desiderano sinceramente mettere al primo posto nella loro vita gli interessi del regno di Dio.
[Domande per lo studio]
1. Qual è l’atteggiamento generale verso il regno di Dio, e in quale posizione si trova la maggior parte degli uomini?
2. Quale condotta devono seguire gli uomini per essere liberi dal pensiero controllato dai demoni, e quale assicurazione diede Gesù circa la saggezza di tale condotta?
3. A chi diede Gesù questo consiglio, e da che cosa dipende il seguirlo?
4. Quale relazione dovrebbe esserci fra gli interessi del Regno e i propri interessi personali?
5. In che modo Noè diede un esempio del giusto equilibrio di interessi?
6. Da che cosa dipende l’atteggiamento dei testimoni di Geova verso i governi di questo mondo, eppure come considerano alcuni il loro atteggiamento?
7. Perché i testimoni di Geova non costituiscono un pericolo per la sicurezza di qualsiasi nazione in quanto mettono al primo posto gli interessi del regno di Dio?
8. Perché la responsabilità delle false religioni del mondo è ben diversa riguardo alla sicurezza delle nazioni?
9. Quale ragione adducono alcuni per non ascoltare il messaggio del Regno, ma come considerano i testimoni di Geova tali ragioni?
10. Come furono considerati Gesù e Giovanni Battista da molti Ebrei, e quindi quale occasione persero questi Ebrei?
11. In base a quali considerazioni quegli Ebrei potevano sentirsi giustificati nella loro condotta, e come dimostrò Gesù la loro mancanza d’apprezzamento?
12. (a) Perché gli Ebrei non avevano scuse per non accettare Gesù come Messia, e com’è considerata la loro responsabilità dai cristiani d’oggi? (b) Quali domande dovrebbero porsi tutti coloro che si professano cristiani, e che cosa sono in pericolo di perdere?
13. Come Paolo e Pietro avvertirono del pericolo di abbandonare questa speranza cristiana?
14. Quale altra convinzione riguardo alla presenza di Cristo fa inciampare alcuni, e in base a quale errore prendono tale posizione?
15. (a) Come possono essere in armonia Apocalisse 1:7 e Giovanni 14:19? (b) Come ci illuminano circa il ritorno di Cristo 1 Timoteo 6:14-16 ed Ebrei 1:3?
16. Quale invito fanno i testimoni di Geova a tutti quelli che amano la giustizia?
17. Come si dovrebbe affrontare la controversia che sta ora di fronte al mondo?