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Il cavallo nero: la carestiaLa Torre di Guardia 1983 | 1° ottobre
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Il cavallo nero: la carestia
“ECCO, un cavallo nero; e colui che vi sedeva sopra aveva in mano una bilancia. E udii una voce come di mezzo alle quattro creature viventi dire: ‘Una chenice di grano per un denaro, e tre chenici di orzo per un denaro; e non danneggiare l’olio né il vino’”. — Rivelazione 6:5, 6.
Con queste sinistre parole l’apostolo Giovanni descrive il terzo dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, quello che cavalca il cavallo nero, la carestia.a Vi siete mai chiesti quando ha luogo questa furiosa cavalcata? È il caso di chiederselo. Essa è foriera del più grande cambiamento che questo mondo abbia mai visto.
Alcuni ritengono che questo cavaliere sia sempre stato presente fra il genere umano. Ed è vero che la storia è piena di racconti di carestie, dai tempi di Abraamo e di Giuseppe fino alla più grande carestia di tutti i tempi, quella che colpì la Cina fra il 1878 e il 1879. (Genesi 12:10; 41:54) Si calcola che durante quella carestia siano morti dai 9 ai 13 milioni di cinesi.
Ma il cavallo nero e il suo cavaliere non sono da mettere in relazione con tutte le carestie della storia. Perché? Perché nella sua visione Giovanni vide il cavallo nero preceduto da un cavallo rosso, la guerra, e da un cavaliere incoronato che cavalca un cavallo bianco. Questo cavaliere è Gesù Cristo, poco dopo essere stato costituito Re, che esce “vincendo e per completare la sua vittoria”. (Rivelazione 6:1, 2) Perciò il veloce cavallo nero e il suo cavaliere rappresentano la penuria di viveri che affligge la terra dal momento in cui Gesù viene costituito Re del Regno di Dio.
La visione dei cavalieri dell’Apocalisse corrisponde a una profezia pronunciata da Gesù stesso. Una volta egli predisse in modo molto particolareggiato quali condizioni sulla terra avrebbero contrassegnato la sua presenza come invisibile Re celeste. Quella profezia in parte diceva: “Sorgerà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno penuria di viveri e terremoti in un luogo dopo l’altro”. — Matteo 24:3, 7.
Quando si adempie questo segno? Quand’è che, in particolare, il cavaliere che porta la carestia cavalca sulla terra? Da molti anni i testimoni di Geova proclamano che la generazione testimone delle conseguenze del passaggio di questo cavaliere è quella che ha visto il 1914. Hanno ragione?
‘Naturalmente no’, dirà qualcuno. ‘Oggi la terra produce più cibo che mai, grazie alle moderne tecniche agricole. Ci sono organismi delle Nazioni Unite, come la FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura), che cercano di far sì che tutti abbiano il cibo necessario per vivere. E inoltre, in certi luoghi, il tenore di vita è sensibilmente migliorato. Paesi come l’Inghilterra, dove un tempo la carestia era di casa, ora conoscono di rado penurie di viveri. Molti paesi godono oggi del più alto tenore di vita che abbiano mai avuto. Come si fa a dire che questa generazione sia quella che più di qualsiasi altra abbia subito gli effetti del cavallo nero, la carestia?’
Questa è una domanda interessante. È vero che in tutta la storia l’umanità ha conosciuto penurie di viveri. Questo è qualcosa che sapevano anche Giovanni e Gesù. Eppure predissero un tempo in cui la carestia avrebbe colpito la terra in maniera notevole. Cosa avrebbe reso diverse queste penurie di viveri? E, tenuto conto della prosperità materiale di gran parte del mondo d’oggi, c’è qualche motivo per ritenere che la generazione attuale stia assistendo a una penuria di viveri?
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Carestia: Cosa significa?La Torre di Guardia 1983 | 1° ottobre
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Carestia: Cosa significa?
È VERO che in anni recenti l’agricoltura ha fatto molti progressi, ma è anche vero che dal 1914 l’umanità ha visto diverse penurie di viveri. Esaminiamone alcune per vedere se potrebbero essere quelle che adempiono la profezia di Gesù e la visione analoga che ebbe l’apostolo Giovanni. Se dovesse sembrare che corrispondano, approfondiremo l’argomento per vedere se le penurie di viveri del XX secolo si distinguono in qualche modo da quelle verificatesi in precedenza nella storia del mondo.
Carestia in mezzo all’abbondanza
Data l’abbondanza oggi esistente, secondo alcuni è illogico dire che questo sia il tempo in cui il cavallo nero della carestia va in giro per la terra. Ma la Bibbia non dice che in quel tempo tutti avrebbero patito la fame. Infatti nella visione la voce che preannuncia prezzi altissimi per gli alimenti fondamentalia dice pure: “Non danneggiare l’olio né il vino”. (Rivelazione 6:6) L’olio d’oliva e il vino erano generi di lusso. Quindi Rivelazione indica che alcuni si sarebbero potuti permettere certi generi di lusso mentre altri avrebbero sofferto per la carestia.
Anche Gesù, allorché profetizzò le penurie di viveri, avvertì: “Prestate attenzione a voi stessi onde i vostri cuori non siano aggravati dalla crapula nel mangiare e nel bere e dalle ansietà della vita, e quel giorno non venga all’improvviso su di voi come un laccio”. (Luca 21:34, 35) Mentre alcuni avrebbero sofferto per la penuria di viveri, altri avrebbero corso il pericolo di mangiare troppo. È questa la situazione odierna?
Sì. Infatti le notizie riferiscono che il miglioramento del tenore di vita di alcuni ha significato la fame per altri. “Il miglioramento del tenore di vita e la crescente domanda di cibo in tutto il mondo hanno fatto salire il prezzo dei generi alimentari, rendendo più difficile per i paesi poveri l’importazione dei viveri necessari”. (The New York Times, 16 agosto 1981) In altre parole, l’iperalimentazione di alcuni aggrava la “penuria di viveri” di altri.
“In un luogo dopo l’altro”
Gesù avvertì che ci sarebbe stata “penuria di viveri . . . in un luogo dopo l’altro”. (Matteo 24:7) Si è verificato questo dal 1914? Sì. Ecco qualche dato soltanto: Nel 1921 una carestia causò la morte di circa 5 milioni di persone nell’U.R.S.S. Nel 1929 una carestia fece approssimativamente 3 milioni di morti in Cina. Negli anni trenta, 5 milioni di persone morirono di fame in Russia. Qualche anno fa, una prolungata siccità nei paesi confinanti col deserto del Sahara produsse innumerevoli profughi e fece ben 100.000 morti.
Ricorderete, comunque, che nella visione dell’apostolo Giovanni il cavallo nero, la carestia, seguiva il cavallo rosso, la guerra. In maniera corrispondente, molte penurie di viveri nei nostri giorni sono state una diretta conseguenza della guerra. (Rivelazione 6:3, 4) Per esempio, fu la guerra civile a causare in Spagna la carestia negli anni trenta. La seconda guerra mondiale portò la fame in Grecia, Polonia, Russia, Olanda e in altri paesi. In una carestia che colpì il Bengala, in India, nel periodo 1943-44, dovuta in parte a quella stessa guerra, morirono 1.500.000 persone.
Più recentemente, negli anni sessanta, persone morirono di fame nel Congo (oggi Zaire) e in Nigeria a causa di carestie provocate dalla guerra civile. Abbiamo visto sui giornali lo sguardo fisso dei bambini cambogiani affamati mentre nel loro paese si combatteva. Di recente abbiamo letto che la carestia minaccia più di un milione di profughi in Somalia, paese in cui si sono rifugiati per sfuggire alla siccità e ai combattimenti in corso in Etiopia. Secondo fonti d’agenzia, più di 9 milioni di profughi rischiano di morire di fame in Thailandia, Sudan, Zaire, Nicaragua, Honduras e Pakistan. La triste storia perciò si ripete.
Le carestie, nel corso della storia, sono state causate da siccità, invasioni d’insetti o altre calamità. Abbiamo visto nel nostro tempo più penurie di viveri che nelle generazioni precedenti? Non possiamo dirlo con certezza perché le statistiche sono incomplete. Ma questo secolo ha avuto la sua parte di calamità naturali e ha sofferto per la guerra più di qualsiasi altra generazione della storia.b Può quindi darsi che nell’insieme vi siano state più penurie di viveri che in qualsiasi altro periodo precedente. Senz’altro abbiamo visto la carestia in mezzo all’abbondanza, carestie causate da guerre e penurie di viveri “in un luogo dopo l’altro”, proprio come era stato profetizzato.
Si sta perfino sviluppando un nuovo tipo di penuria di viveri, che contraddistingue nettamente il nostro tempo.
“Senza precedenti nella storia umana”
Nella sua prefazione al libro The Dimensions of World Food Problems (Le dimensioni dei problemi alimentari del mondo), il curatore E. R. Duncan spiega che fino a qualche tempo fa la produzione alimentare era in genere cresciuta insieme all’incremento della popolazione. È vero che disastri avevano saltuariamente dato luogo a carestie, ma le popolazioni si erano riprese. A partire dagli anni quaranta, però, è intervenuto un nuovo fattore: una popolazione in rapido aumento, che mette a dura prova la capacità del mondo di sfamare se stesso a lunga scadenza. “Questa situazione”, dice lo scrittore, “è senza precedenti nella storia umana”.
Abbiamo l’esempio dell’India. In tutta la sua storia l’India è stata colpita da gravi carestie. Ma oggi la situazione è diversa. “Fu solo nel secolo scorso, e in misura significativa soltanto nel XX secolo, che le condizioni [in India] divennero insostenibili. Questo fatto non sarà mai messo sufficientemente in risalto per confutare l’affermazione poco convincente che la fame e la storia siano compagne inseparabili”. Questo è quanto dice Georg Borgstrom, uno dei massimi esperti internazionali in materia di alimentazione del mondo.
Egli spiega: “Quando, circa duecento anni fa, l’Inghilterra arrivò in questo ricco subcontinente, nel territorio oggi occupato dall’India vivevano circa sessanta milioni di persone. Di queste, circa dieci milioni vivevano in condizioni di fame. Da allora la popolazione si è settuplicata, e la situazione si è capovolta, in quanto ora circa dieci milioni sono gli abitanti adeguatamente alimentati”. — The Hungry Planet (Il pianeta affamato), di Georg Borgstrom.
Una situazione analoga si sta sviluppando in altri paesi. È vero che, considerando il mondo nell’insieme, in teoria si produce ancora abbastanza cibo da poter sfamare tutti. Ma se la popolazione continua a crescere, presto non sarà più così. Già adesso molti paesi poveri che un tempo producevano cibo in quantità sufficiente alle loro necessità non sono più in grado di farlo, ed essendo poveri non possono permettersi di acquistarne abbastanza da sfamare la loro popolazione. A volte persino all’interno di uno stesso paese, che nell’insieme produce viveri a sufficienza, un ampio settore della popolazione è così povero da non potersi permettere di acquistarli. Vi è quindi penuria di viveri.
L’anno scorso il Los Angeles Times ha scritto: “Negli ultimi sei mesi la penuria di viveri in Africa si è aggravata, e sono 28 i paesi colpiti dalla carestia”.
Sul Vancouver Sun si leggeva: “Oggi, alla fine di un anno ‘normale’, la FAO ritiene che 450 milioni di persone siano sul punto di morire di fame, mentre un miliardo sono quelle che non hanno abbastanza da mangiare”.
Secondo una notizia dell’UNICEF (Fondo Internazionale di Emergenza per l’Infanzia delle Nazioni Unite), nel 1981, nel mondo, sono morti di fame e malattia 17 milioni di bambini. Questo numero di morti supera quello delle vittime della terribile carestia che colpì la Cina nel periodo 1878-79.
C’è una soluzione? Il New York Times riferisce: ‘Secondo stime della Banca Mondiale ci vorrà, nei prossimi dieci anni, un investimento di 600 miliardi di dollari nei paesi in via di sviluppo solo per mantenere le scorte alimentari agli attuali livelli di fame. Nessuno sa con certezza da dove salterà fuori questa grossa somma di denaro’. Perciò non si intravede alcuna soluzione realistica.
La buona notizia
Per la sua vastità e per il probabile peggioramento futuro, l’attuale problema della fame è senza precedenti. Ma è inconsueto anche per un altro motivo: va di pari passo con molte altre difficoltà apparentemente insolubili.
Nella visione dell’apostolo Giovanni, il cavallo nero della carestia era accompagnato dal cavallo rosso della guerra e da quello pallido della malattia. E Gesù, nel predire penurie di viveri “in un luogo dopo l’altro”, disse che sarebbero state accompagnate da una notevole attività sismica, da pestilenze, guerre e molti altri guai. (Matteo 24:7-14; Luca 21:10-28) Il fatto che oggi tutte queste cose si stiano verificando identifica il nostro tempo con quello significativo predetto da Gesù e dall’apostolo Giovanni.
La cavalcata dei quattro cavalieri dell’Apocalisse sarebbe stata un segno che Gesù, il Re appena incoronato, era uscito “vincendo e per completare la sua vittoria”. (Rivelazione 6:1-8) Gesù fece questa particolareggiata descrizione degli avvenimenti mondiali in risposta alla domanda postagli dai suoi seguaci: “Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” — Matteo 24:3.
Viviamo in tempi di grande importanza. Gesù sta ora governando invisibilmente come Re. Presto ‘completerà la sua vittoria’ eliminando gli uomini malvagi e riducendo all’inattività la causa prima del male, Satana il Diavolo. (Salmo 37:9-11; Rivelazione 20:1-3) Per questo Gesù aggiunse: “Quando vedrete avvenire queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”. — Luca 21:31.
Questa è la buona notizia che si evince dalle calamità di cui parlano i giornali. Presto il cavallo nero della carestia finirà la sua cavalcata e il Regno di Dio governerà la terra con giustizia. (Salmo 72:1, 16) Questo sarà il più grande cambiamento positivo di tutta la storia umana. Perché non apprendere dalla vostra stessa Bibbia altre informazioni in merito? I testimoni di Geova saranno lieti di fornirvi l’aiuto necessario. Potrete così discernere il vero significato della disastrosa avanzata del cavallo nero, la carestia.
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