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Antichi modelli per il presenteLa Torre di Guardia 1952 | 1° marzo
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di colui che dovea venire,” cioè Cristo Gesù. — Isa. 9:5; Rom. 5:14.
Paolo scrivendo agli Ebrei è molto esplicito nel dire che Cristo come sommo sacerdote di Dio, ordinato per offrire sacrifici più grandi di quelli offerti dal sacerdozio aaronnico, fu prefigurato da Melchisedec. Il nome di Melchisedec e il nome del suo regno furono significativi, e il fatto che non c’è traccia del suo principio o della sua fine lo ha “rassomigliato al Figliuol di Dio” che sussiste come sacerdote in perpetuo. “E la cosa è ancor più evidente se sorge, a somiglianza di Melchisedec, un altro sacerdote [Cristo Gesù] che è stato fatto tale non a tenore di una legge dalle prescrizioni carnali, ma in virtù della potenza di una vita indissolubile”. — Ebr. 5:1-10; 6:20; 7:1-3, 15, 16.
QUADRI PRATICI PER IL NOSTRO GIORNO
Sarebbe un grande errore pensare che tutti i quadri profetici che Dio ha registrato nelle Sacre Scritture Ebraiche ebbero il loro adempimento ai giorni di Cristo e degli apostoli. Anzi, si dovrebbe considerare tali adempiuti quadri come un’evidenza tangibile che altri quadri profetici preannunzianti avvenimenti dei nostri giorni si adempiranno parimenti. In questa crisi del mondo, le persone riflessive considereranno perciò diligentemente gli eventi figurativi dell’antichità.
Nelle sue grandi profezie sulla fine del presente diabolico sistema di cose, Cristo disse questo: “E come avvenne a’ giorni di Noè, così pure avverrà a’ giorni del Figliuol dell’uomo. Si mangiava, si beveva, si prendeva moglie, s’andava a marito fino al giorno che Noè entrò nell’arca, e venne il diluvio che li fece tutti perire”. (Luca 17:26, 27; Matt. 24:37, 38) Chiaramente, dunque, gli avvenimenti del tempo di Noè, la distruzione di quella generazione malvagia, e la preservazione del giusto Noè e della sua famiglia, furono un vivido e drammatico quadro degli avvenimenti del mondo in questo giorno.
“Nello stesso modo che avvenne anche ai giorni di Lot; si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si edificava; ma nel giorno che Lot uscì di Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece tutti perire. Lo stesso avverrà nel giorno che il Figliouol dell’uomo sarà manifestato”. Così parlò Gesù in solenne avvertimento! E ricordando questo quadro della fuga di Lot e della trascuratezza di alcuni di prestare attenzione all’avvertimento, egli aggiunse: “Ricordatevi della moglie di Lot”. — Luca 17:28-30, 32.
Sodoma e Gomorra, inique città incorreggibili! Fu da queste che Lot fuggì per salvarsi. E furono tali città che il Signore impiegò per raffigurare il presente mondo malvagio sotto il governo di Satana, che è parimenti impenitente o incorreggibile. No, questa non è qualche privata asserzione. La Parola stessa di Dio dà questa interpretazione. Fu nelle vie di questo mondo, del quale la Cristianità è più che una parte, che l’opera dei testimoni di Geova fu uccisa nel 1918. Inanimati come corpi morti essi giacquero “sulla piazza della gran città, che spiritualmente [“figurativamente,” TA] si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro è stato crocifisso”. (Apoc. 11:8) La profezia d’Isaia, nel suo più grande e finale adempimento, è indirizzata alla Cristianità, a quella “nazione peccatrice, popolo carico d’iniquità, razza di malvagi, figliuoli corrotti” i cui capi son come i “capi di Sodoma” e i cui popoli sono come il “popolo di Gomorra”. (Isa. 1:4, 10) Giuda avverte che quegli individui empi che tentano d’introdursi di soppiatto nell’organizzazione di Dio son come quelli di Sodoma e Gomorra, “trasognati” i quali “contaminano la carne”. — Giuda 7, 8.
Né il cercatore di verità in questo tempo della fine dovrebbe erroneamente pensare che le profezie preannunzianti la rovina di Babilonia fossero completamente adempiute nell’anno 539 a.C.: Sopratutto in considerazione del fatto che 600 anni più tardi una vivida descrizione di “BABILONIA LA GRANDE, LA MADRE DELLE MERETRICI E DELLE ABOMINAZIONI DELLA TERRA”, venne data nell’Apocalisse, capitoli 17 e 18. Il giudizio di condanna pronunciato contro la Babilonia antitipica, ‘la grande meretrice con la quale i re della terra han commesso fornicazione e che ha ubriacato gli abitanti della terra col vino della sua fornicazione,’ sarà tra poco eseguito. — Apoc. 18:9, 10.
Da quanto precede è chiaro che le Scritture Ebraiche non sono una semplice storia antica, ma contengono tipi ed ombre di cose che ora si adempiono su questa generazione del ventesimo secolo. Tutta la Bibbia è utile al nostro studio, e nessuno ha l’autorità di scartare come inutili tre quarti della sua istruzione. — 2 Tim. 3:16, 17; Apoc. 22:19; Deut. 4:2.
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Fare il lavoro assegnatoLa Torre di Guardia 1952 | 1° marzo
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Fare il lavoro assegnato
UN POPOLARE cantico americano dice che ‘il fortunato vecchio sole non ha da fare altro che girare tutto il giorno per il cielo’. Il sole ha da fare molto più che girare oziosamente per il cielo. Il sole fu fatto perché lavorasse. Fu creato come “luminare per presiedere al giorno”. (Gen. 1:16) È la fornace della terra alla quale provvede il calore e sulla quale rende possibile la vita. Se il sole non lavorasse, Ecclesiaste 1:7 non sarebbe vero: “Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non s’empie; al luogo dove i fiumi si dirigono, tornano a dirigersi sempre”. Perché no? Ecco, ogni minuto secondo il sole innalza 16.000.000 di tonnellate di vapore acqueo dai mari, vapore che diventa nuvole le quali si dirigono verso l’interno e precipitano in forma di pioggia. Senza il lavoro del sole le acque marine non tornerebbero ai fiumi donde vennero, e la pioggia cesserebbe. È bene per noi che il sole faccia più che girare per il cielo.
Anche la luna lavora, essendo stata creata come luminare “per presiedere alla notte”. (Gen. 1:16) Essa è la forza che causa le maree. Il sole, la luna e le stelle eseguiscono un lavoro di lode, com’è indicato da Salmo 19:1-4, considerato letteralmente: “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. Un giorno sgorga parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra. Non hanno favella, né parole; la loro voce non s’ode. Ma il loro suono esce fuori per tutta la terra, e i loro accenti vanno fino all’estremità del mondo”.
La terra fu fatta perché lavorasse, perché nutrisse e sostentasse la vita. Non è un corpo ozioso, ma gira così rapidamente che all’equatore la sua superficie percorre più di milleseicento chilometri all’ora. Così abbiamo la notte e il giorno. Inoltre, la terra si muove nella sua orbita attorno al sole alla velocità di più di 100.000 chilometri all’ora, tanto instancabilmente che anno dopo anno essa completa questo viaggio di quasi 945.000.000 di chilometri senza variare il suo orario di 1/1000 di secondo. Se mancasse di fare questo giro non avremmo le varie stagioni. Per nostra fortuna la terra non è sospesa oziosamente e senza moto nello spazio.
E quando l’uomo fu posto sulla terra, non gli fu assegnata un’esistenza sonnacchiosa e indolente, come se l’oziosità fosse stata la condizione ideale. Quando Iddio fece l’uomo “lo pose nel giardino d’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse”. Inoltre, con Eva doveva allevar figli, soggiogare la terra, estendere le condizioni edeniche a tutta la terra, e dominare su tutte le altre forme di vita terrestre. (Gen. 1:26-28; 2:15) Fortunatamente, Iddio non creò l’uomo per una carriera di ozio. La pigrizia è un’insidia che conduce alla morte. — Ezech. 16:49; 1 Tim. 5:13.
Anche gli animali inferiori compiono un utile servizio. Per menzionare uno solo di questi numerosi servizi, che diremo degl’insetti che portano il polline delle piante permettendo loro di riprodurre e portar frutto? Geova Dio adopera anche una di queste piccole creature inferiori come esempio di laboriosità, dicendo: “Va’, pigro, alla formica; considera il suo fare, e diventa savio! Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone; prepara il suo cibo nell’estate, e raduna il suo mangiare durante la raccolta”. (Prov. 6:6-8) Avete mai visto una formica in ozio a godere il sole? Non sono esse piuttosto tutte energicamente affaccendate nelle loro occupazioni?
Geova Dio il Creatore opera, e la sua opera è perfetta. (Deut. 32:4) Egli può essere entrato in un sabato dopo la sua opera di creazione relativa alla terra, ma che questo non significa ch’egli sia diventato un ozioso nell’universo è in seguito mostrato dalle parole di Gesù: “Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero”. Quando era sulla terra Gesù disse: “Bisogna che io compia le opere di Colui che mi ha mandato”. Quando era dodicenne Gesù lavorava al servizio del Padre suo, e anni dopo egli morì come un fedele operaio dando testimonianza alla verità di Geova. (Giov. 5:17; 9:4; 18:37; Luca 2:42-49) Gesù fu così zelante nella perseveranza per l’opera divina che divenne il modello dei Cristiani: “A questa condotta siete stati chiamati, poiché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello affinché seguiate attentamente le sue orme”. — 1 Piet. 2:21, NM.
Cristo Gesù assegnò il lavoro ai suoi seguaci quando comandò loro di essere suoi testimoni e di far discepoli, e dichiarò: “Questa buona novella del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di una testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine compiuta”. (Matt. 24:14, NM; Matt. 28:19; Atti 1:8) E mentre i Cristiani lavorano insieme come organizzazione, ciascuno deve attenersi alla sua assegnazione individuale, considerando che Geova colloca ciascuno come a Lui piace, e che tutti i servizi assegnati sono essenziali. (1 Cor. 12:18-25) Ricordate che Satana bramò un posto più alto di quello che gli era stato assegnato, a sua rovina. Non tentò forse Maria, sorella di Mosè, d’innalzarsi ad una posizione di servizio più alta, e non ne ebbe per questo divina riprovazione? E quando Kore ribellandosi aspirò di diventare più eminente in Israele, non si aprì forse la terra e non lo inghiotti? Quanto migliore fu l’attitudine dei suoi discendenti alcuni secoli dopo, come dice il Salmo per loro: “Io vorrei piuttosto starmene sulla soglia della casa del mio Dio che abitare nelle tende degli empi”. (Num. 12:1-15; 16:1-3, 31-33; Sal. 84:10; Isa. 14:12-15) Chi cerca di cambiare la sua assegnazione di servizio dimentica il principio teocratico espresso in Salmo 75:6, 7: “Poiché non è dal levante né dal ponente, né dal mezzogiorno che vien l’elevazione; ma Dio è quel che giudica; egli abbassa l’uno ed innalza l’altro”. Perciò non dovete bramare e andar dietro al lavoro assegnato ad altri. Voi dovete attenervi al vostro lavoro. — 1 Tim. 4:16, Mo.
Allora saremo benedetti. Allora riusciremo. Il lavoro che Iddio ci assegna è il lavoro che possiamo fare, mediante la sua grazia e il suo spirito. Non possiamo fare il lavoro del sole, e innalzare 16.000.000 di tonnellate d’acqua ogni minuto secondo. Non possiamo muovere le maree, come la luna. Non possiamo illuminare il cielo notturno come fanno le stelle. Infatti, non possiamo neppure fare il lavoro dei piccoli insetti che portano il polline nei fiori delle piante! Neanche possiamo fare il lavoro teocratico assegnato ai nostri fratelli cristiani. Ma con la grazia di Dio possiamo fare il lavoro che è stato assegnato a noi entro o sotto l’organizzazione di Dio; questo è il lavoro che il suo spirito ci aiuterà a fare. In questo modo teocratico possiamo ‘compiere la nostra salvezza’. — Filip. 2:12.
E quando questa salvezza ci avrà liberati nel nuovo mondo di Geova, potremo intraprendere il beato lavoro che allora ci sarà assegnato. Gli unti regneranno con Cristo nella gloria celeste, mentre i servitori terreni faranno l’opera che Adamo ed Eva abbandonarono nella loro disubbidienza, cioè quella di riempire la terra, sottometterla, abbellirla ed esercitare amorevole dominio sugli animali. Allora gli uomini “godranno a lungo dell’opera delle loro mani”. — Isa. 65:22.
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