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GravidanzaAusiliario per capire la Bibbia
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70 E.V. Anche se durante la gravidanza una donna può muoversi e svolgere ragionevole attività (Luca 1:39, 56; 2:5), una prolungata fuga a piedi in un paese montuoso poteva essere estenuante, specie se il tempo del parto era vicino. Quando gli eserciti romani assediarono Gerusalemme le donne incinte e quelle che allattavano passarono momenti terribili. La carestia era grave. Durante la gravidanza è importante che la donna abbia il nutrimento adatto. Se per esempio non ha abbastanza calcio potrebbe perdere i denti, perché il corpo ha bisogno di calcio per formare le ossa del nascituro. Inoltre il protettivo istinto materno della donna aumenterebbe la sua sofferenza nel vedere bambini affamati e morenti, sapendo che presto avrà un bambino in simili condizioni. Giuseppe Flavio descrisse cosa facevano uomini affamati nell’assediata Gerusalemme: “Non v’era pietà per la canizie o per l’infanzia, ma i bambini venivano sollevati con i bocconi cui restavano appesi e scrollati verso terra”. — Guerra giudaica, Libro V, cap. X, 3 (nella traduzione di E. Vitucci, ed. Mondadori); confronta Luca 23:29.
USO METAFORICO
Il periodo della gravidanza che culmina con la nascita di un bambino è usato più volte in senso metaforico. Israele perse il favore di Dio perché la popolazione infedele aveva ‘concepito affanno e generato ciò che è nocivo’. (Isa. 59:2-8; confronta Salmo 7:14). Tutto era iniziato lasciando che “pensieri nocivi” e desideri errati divenissero fecondi nella mente e nel cuore, covandoli con l’inevitabile risultato che ne nacquero “opere nocive”. — Confronta Giacomo 1:14, 15.
Un’altra volta, nel descrivere Israele come una donna che grida nel travaglio del parto, Isaia dice a Dio: “Così noi siamo divenuti a causa di te, o Geova. Siam divenuti gravidi, abbiamo avuto dolori di parto; per così dire, abbiamo generato il vento. Non operiamo in effetti nessuna vera salvezza riguardo al paese, e nessun abitante cade nella nascita [‘è nato’, CEI] per il paese produttivo”. (Isa. 26:17, 18) Questo può riferirsi al fatto che, nonostante le benedizioni di Dio (vedi versetto 15) e l’opportunità di diventare “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Eso. 19:6), Israele non aveva ancora visto realizzarsi il tanto atteso adempimento della promessa relativa al Seme per mezzo del quale sarebbero venute le benedizioni. (Gen. 22:15-18) Gli stessi sforzi di Israele per conseguire la salvezza non erano approdati a nulla, erano un’illusione; come nazione non poté raggiungere la libertà “dalla schiavitù alla corruzione” per cui tutta la creazione “continua a gemere insieme ed è in pena insieme”. (Rom. 8:19-22; confronta 10:3; 11:7). Conquistato da Babilonia, il paese era “appassito” essendosi contaminato per aver violato il patto di Dio, e ‘gli abitanti del paese erano diminuiti di numero’. — Isa. 24:4-6.
Viceversa, facendo tornare il suo popolo dall’esilio, Geova rese Gerusalemme simile a una donna resa incinta dal proprio marito che dia alla luce molti figli. — Isa. 54:1-8.
L’apostolo Paolo cita questa profezia di Isaia capitolo 54 e la applica alla “Gerusalemme di sopra [che] è libera, ed essa è nostra madre”. (Gal. 4:26, 27) Questo ci aiuta a capire la visione descritta in Rivelazione 12:1-5, in cui una “donna” celeste incinta partorisce “un figlio, un maschio, che deve pascere tutte le nazioni con una verga di ferro”. Il pascere le nazioni con una verga di ferro è strettamente collegato col messianico regno di Dio e perciò la visione deve riguardare la nascita di quel Regno; infatti, una volta sventato l’attacco di Satana contro il “figlio” appena nato, si ode l’annuncio: “Ora son venuti la salvezza e la potenza e il regno del nostro Dio e l’autorità del suo Cristo”. (Riv. 12:10) La sofferenza che l’incinta “donna” celeste prova prima del parto richiama alla mente l’espressione di Paolo in Galati 4:19, dove le “doglie del parto” evidentemente rappresentano il commosso interesse e il fervido desiderio di vedere il pieno sviluppo delle cose desiderate (nel caso di Paolo il pieno sviluppo cristiano dei credenti galati).
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Greci, Grecia
Da Graikòi, nome di una tribù della Grecia NO. I romani applicarono il nome (lat. Graeci) agli abitanti di tutta la Grecia. Anche Aristotele nei suoi scritti usa il termine in modo simile.
Un nome più antico, “ioni”, compare dall’VIII secolo a.E.V. in poi in documenti cuneiformi assiri, e anche nelle cronache di Persia ed Egitto. Questo nome deriva da quello di Iavan (ebr. Yawàn), figlio di Iafet e nipote di Noè. Iavan era l’antenato iafetico dei primi abitanti della Grecia e delle isole circostanti, e anche evidentemente di Cipro, di parti dell’Italia meridionale, della Sicilia e della Spagna. — Gen. 10:1, 2, 4, 5; I Cron. 1:4, 5, 7.
Mentre “Ionio” è attualmente il nome geografico del mare compreso fra la Grecia meridionale, l’Italia meridionale e le isole lungo la costa O della Grecia, una volta tale nome aveva un significato più ampio e più consono all’uso di “Iavan” nelle Scritture Ebraiche. Il profeta Isaia, nell’VIII secolo a.E.V., parlò del tempo in cui gli esuli di Giuda ritornati sarebbero stati mandati in nazioni lontane, fra cui “Tubal e Iavan, le isole lontane”. — Isa. 66:19.
Nelle Scritture Greche Cristiane il paese è chiamato Hellàs (“Grecia”, Atti 20:2), e la popolazione Hèllenes. I greci stessi usavano tali nomi già parecchi secoli prima dell’Era Volgare e li usano tuttora. Hellàs può avere qualche relazione con “Elisa”, uno dei figli di Iavan. (Gen. 10:4) Dopo la conquista romana avvenuta nel 146 a.E.V., la Grecia centrale e meridionale veniva chiamata anche “Acaia”.
La Grecia comprendeva la parte meridionale della montuosa Penisola Balcanica e le isole dal Mar Ionio a O e del Mar Egeo a E, col Mediterraneo a S. Il confine settentrionale è incerto, dato che anticamente gli iavaniti della Grecia non erano raggruppati in una nazione particolare. Tuttavia in seguito la “Grecia” incluse le regioni dell’Illiria (più o meno corrispondenti alla Iugoslavia occidentale e
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