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Chi è l’arcangelo Michele?La Torre di Guardia 1959 | 1° settembre
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Chi è l’arcangelo Michele?
I TESTIMONI di Geova affermano che l’arcangelo Michele è Gesù Cristo, e non sono i soli o gli unici a farlo. Hengstenberg, uno dei più eminenti studiosi tedeschi della Bibbia del diciannovesimo secolo, tratta estesamente l’argomento giungendo alla stessa conclusione nei suoi Christology e Commentary on the Apocalypse. Validi argomenti per sostenere questa tesi sono anche presentati nell’Imperial Bible Dictionary, a cura dello studioso britannico della Bibbia Fairbairn. E Clarke, nel suo Commentary, afferma che, almeno a volte, Michele si riferisce a Gesù Cristo.
◆ Quanto alla testimonianza scritturale, si noti in primo luogo il significato stesso del nome “Michele”, cioè “Chi è simile a Dio?” Non c’è nessun altro a cui il nome si applichi così opportunamente come a Gesù, sia prima che venisse sulla terra che dopo la sua ascensione. Egli solo è descritto come essendo “l’immagine di Dio”, “il riflesso della sua gloria e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere” e come “l’immagine dell’invisibile Iddio”. — 2 Cor. 4:4; Ebr. 1:3; Col. 1:15.
◆ Notate inoltre il suo titolo “arcangelo”. Questo termine si trova soltanto due volte nelle Scritture (Ti), in 1 Tessalonicesi 4:15 e in Giuda 9. Il prefisso “arci” significa “capo, principale, grande”. Certamente sia prima della sua venuta sulla terra come uomo che dopo il suo ritorno in cielo egli è il capo o principale fra tutte le creature spirituali o angeli di Dio. I trinitari possono considerare ciò degradante per la “seconda persona della trinità”, ma se accettiamo la testimonianza scritturale che Gesù era “il principio della creazione di Dio”, e “il primogenito di tutta la creazione”, non avremo dubbi nell’applicare a lui il termine arcangelo. — Apoc. 3:14; Col. 1:15.
◆ Dei cinque riferimenti al principe spirituale o arcangelo Michele (vi sono pure dieci riferimenti ad altrettanti diversi uomini che portano quel nome), i primi due si trovano in Daniele 10:13, 21 (Ti).
◆ Qui è descritto come un potente angelo che libera dagli artigli di un principe demonico di Satana un angelo di Geova Dio che era stato mandato a portare a Daniele un messaggio di conforto. Qui viene anche fatto riferimento a Michele come al principe di Daniele, come pure in Daniele 12:1 (Ti) si parla di lui come del “gran principe che sta a guardia dei figli del tuo popolo”. Questo è in armonia con Esodo 32:34 e con scritture simili che parlano di Dio che incarica il suo angelo di condurre Israele. Questi fatti spiegano perché “l’arcangelo Michele ebbe una controversia col Diavolo e disputava circa il corpo di Mosè”. Tutta la forza della condanna pronunciata da Giuda sui ribelli, incidentalmente, si rivela quando notiamo che nemmeno Gesù Cristo, la più elevata di tutte le creature di Dio, ardì pronunciare un giudizio oltraggioso contro il Diavolo ma disse: “Ti rimproveri Geova”. — Giuda 9; Zacc. 3:2.
◆ Infine abbiamo Apocalisse 12:7, 8 dove leggiamo: “E scoppiò la guerra in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono ma esso non prevalse”. Il contesto parla della nascita del regno di Dio, il cui re è Gesù Cristo, e identifica nel dragone Satana il Diavolo. Certamente Gesù quale Re sarebbe stato colui che avrebbe combattuto alla nascita del regno di Dio come anche Davide combatté contro i suoi nemici quando divenne re. Non dichiarò Gesù, dopo la sua risurrezione, che gli era stato dato ogni potere nel cielo e sulla terra? Non gli è comandato in Salmo 110:1, 2 di dominare in mezzo ai suoi nemici? E non mostra l’apostolo Paolo, in Ebrei 2:14, che sarà Gesù a distruggere il Diavolo, identificando così in lui l’angelo di Apocalisse 20:1 che legherà Satana?
◆ Tutte le testimonianze scritturali inerenti si uniscono per provare che Michele non è altri che Gesù Cristo, prima che divenisse uomo, come in Daniele 10:13, 21 e in Giuda 9, e dopo la sua ascensione al cielo, come in Daniele 12:1 e in Apocalisse 12:7.
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L’abitudine del mondoLa Torre di Guardia 1959 | 1° settembre
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L’abitudine del mondo
● “È abitudine del mondo”, disse una volta l’ecclesiastico americano Nathaniel Howe, “lodare i santi morti e perseguitare quelli vivi”.
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