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Bestie simbolicheAusiliario per capire la Bibbia
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Grecia siano rappresentate da certi simboli in Daniele capitolo 8 non esclude che siano rappresentate da altri simboli nella visione precedente (cap. 7) o in profezie successive.
La bestia selvaggia con sette teste che esce dal mare
Nella visione avuta dall’apostolo Giovanni e descritta in Rivelazione capitolo 13 esce dal mare una bestia selvaggia con sette teste e dieci corna, simile a un leopardo, ma con zampe di orso e bocca di leone. È quindi composta di diversi dei simboli che compaiono nella visione delle quattro bestie di Daniele. Il dragone, identificato in Rivelazione 12:9 con Satana il Diavolo, le dà potere e autorità. (Riv. 13:1, 2) Le sette teste di questa bestia (con dieci corna) la distinguono dalle bestie con una sola testa della visione di Daniele. Sette e dieci sono generalmente riconosciuti come simboli biblici di completezza. Ciò è corroborato dall’estensione del dominio di questa bestia, che esercita autorità non su una sola nazione o gruppo di nazioni, ma “su ogni tribù e popolo e lingua e nazione”. (Riv. 13:7, 8; confronta 16:13, 14). A questo proposito The Interpreter’s Dictionary of the Bible osserva: “La prima di queste bestie [di Rivelazione capitolo 13] unisce in se stessa le caratteristiche delle quattro bestie della visione di Daniele . . . Quindi questa prima bestia rappresenta le forze congiunte di ogni governo politico contrario a Dio nel mondo”. — Vol. 1, p. 369.
La bestia con due corna che esce dalla terra
Poi Giovanni vide una bestia con due corna come quelle di un innocuo agnello, ma che parlava come un dragone ed esercitava la piena autorità della prima bestia selvaggia, appena descritta. Essa ordina di fare un’immagine della bestia con sette teste simbolo del dominio mondiale, obbligando tutti ad accettarne il “marchio”. — Riv. 13:11-17.
Si ricordi che il montone con due corna di Daniele capitolo 7 rappresentava la duplice potenza medo–persiana. Naturalmente quella potenza era scomparsa da molto tempo all’epoca dell’apostolo Giovanni, e la sua visione riguardava cose ancora future. (Riv. 1:1) Dai giorni di Giovanni in poi sono esistite altre duplici potenze, ma fra queste l’alleanza storica fra Gran Bretagna e Stati Uniti è particolarmente notevole e di lunga durata.
L’altra caratteristica notevole della bestia con due corna, quella di parlare come un dragone, ricorda la “bocca che pronunciava cose grandiose” dell’eccezionale corno della quarta bestia di Daniele 7 (vv. Dan. 7:8, 20-26); mentre il fatto che “svia” gli abitanti della terra corrisponde alla frode praticata dal ‘fiero re’ descritto in Daniele 8:23-25. — Riv. 13:11, 14.
La bestia selvaggia di colore scarlatto
In Rivelazione 17 l’apostolo descrive la visione di una bestia di colore scarlatto con sette teste e dieci corna, cavalcata dalla donna simbolica, “Babilonia la Grande”. Questa bestia assomiglia dunque o è l’immagine della prima bestia di Rivelazione 13, ma è diversa essendo di colore scarlatto e per il fatto che non ci sono corone sulle sue dieci corna. Mentre Giovanni osserva questa bestia, gli viene detto che cinque dei sette re rappresentati dalle sette teste erano già caduti, uno esisteva in quel tempo e il settimo doveva ancora venire. La stessa bestia di colore scarlatto è un ottavo re, ma viene dai precedenti sette o ne è il prodotto. I “dieci re” rappresentati dalle dieci corna esistono ed esercitano autorità per breve tempo insieme alla bestia scarlatta. Guerreggiando contro l’Agnello, Gesù Cristo, e quelli che sono con lui, vengono sconfitti. — Riv. 17:3-5, 9-14.
Le “teste” o “re” sembrano rappresentare potenze mondiali, come nel libro di Daniele. Si noti che nelle Scritture Ebraiche la Bibbia menziona cinque potenze mondiali, cioè Egitto, Assiria, Babilonia, Media–Persia e Grecia, mentre le Scritture Greche menzionano una sesta, Roma, al potere ai giorni di Giovanni. Questo lascerebbe senza nome il settimo “re”, ma il fatto che non era ancora comparso quando Giovanni scriveva Rivelazione spiega tale anonimato. L’ottavo re, la simbolica bestia scaratta, in certo qual modo unisce in se stesso quelle sette teste pur derivando allo stesso tempo da loro.
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BetaniaAusiliario per capire la Bibbia
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Betania
(Betània) [forse, casa di Anania; oppure, casa di afflitti].
1. Villaggio distante “circa tre chilometri” da Gerusalemme; poiché la misura usata in quel tempo dallo scrittore del Vangelo era lo stadio romano, i “quindici stadi” menzionati da lui corrisponderebbero a km 2,8. (Giov. 11:18, NM, VR) Si trovava sul pendio E del Monte degli Ulivi lungo un’antica strada che da Gerico e dal Giordano portava a Gerusalemme. (Mar. 10:46; 11:1; Luca 19:29) Oggi vi si trova il piccolo villaggio di el-ʽAzariyeh, nome arabo che significa “il posto di Lazzaro”. Il villaggio in se stesso è povero, ma ulivi, fichi e mandorli ne rendono piacevoli i dintorni.
Se in Galilea Gesù era di casa a Capernaum (Mar. 2:1), si può ben dire che Betania era la sua ‘casa in Giudea’. Era il “villaggio” visitato da Gesù durante il suo successivo ministero in Giudea (approssimativamente da ottobre a dicembre del 32 E.V.), dove abitavano Marta, Maria e Lazzaro che divennero cari amici di Gesù. (Luca 10:38) Qui in seguito Gesù compì il miracolo della risurrezione di Lazzaro. (Giov. 11:1, 38-44) Sei giorni prima della sua ultima Pasqua (cioè l’8 nisan del 33 E.V.), Gesù salì: da Gerico a Betania, e la notizia della sua presenza fece accorrere una folla di ebrei nel villaggio per vedere lui e il risuscitato Lazzaro. (Giov. 12:1, 9) Da quel momento fino all’ultimo giorno della sua vita terrena, Gesù trascorse la giornata in attività a Gerusalemme, ma la sera lui e i discepoli lasciavano la grande città per trovare alloggio nel modesto villaggio di Betania sul Monte degli Ulivi, senza dubbio in casa di Marta, Maria e Lazzaro. — Mar. 11:11; Matt. 21:17; Luca 21:37.
Nella sua cavalcata trionfale per entrare in Gerusalemme (9 nisan) Gesù passò evidentemente per il Monte degli Ulivi provenendo da Betania. (Matt. 21:1-11; Mar. 11:1-11; Luca 19:29-38) Il 10 nisan, mentre era in cammino da Betania a Gerusalemme, Gesù maledisse il fico infruttifero, che l’indomani (11 nisan) quando passò insieme ai discepoli era completamente seccato. (Mar. 11:12-14, 19, 20) Tornato a Betania, la sera del 12 nisan, Gesù cenò in casa di Simone il lebbroso, insieme a Marta, Maria e Lazzaro. Lì Maria lo unse con olio costoso, provocando le ipocrite obiezioni di Giuda e il conseguente rimprovero di Gesù. Da Betania Giuda se ne andò a preparare il tradimento di Gesù. — Matt. 26:6-16; Mar. 14:1-10; Giov. 12:2-8.
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