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“Comportatevi da uomini”La Torre di Guardia 1983 | 1° aprile
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18. (a) Dal 1935, chi ha risposto alla supplica di riconciliarsi con Dio rivolta dal rimanente degli “ambasciatori in sostituzione di Cristo”? (b) Chi si è unito ai proclamatori di sesso maschile nell’annunciare la notizia del Regno, e come era stato indicato questo in Salmo 68:11?
18 Dalla fine della prima guerra mondiale nel 1918, e in particolare dal memorabile anno 1935, una grande folla di persone di ogni nazionalità ha risposto favorevolmente alla supplica rivolta dal rimanente degli unti eredi del Regno. Queste persone ben disposte hanno compiuto i passi stabiliti dalle Scritture per essere riconciliate con l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, e ora sono in pace con lui. Con gratitudine agiscono come compagni del rimanente degli “ambasciatori in sostituzione di Cristo”, e potrebbero considerarsi ‘inviati in sostituzione di Cristo’ nel rivolgere ad altre persone simili a pecore l’invito a riconciliarsi con Dio. In modo virile e coraggioso essi, sia uomini che donne, stanno predicando ‘questa buona notizia del regno in tutta la terra abitata, in testimonianza’. (Matteo 24:14; Rivelazione 7:9-17) Proprio come predisse Salmo 68:11, “Geova stesso dà la parola; le donne che annunciano la buona notizia sono un grande esercito”.
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Agite da uomini che vanno incontro ad Har-Maghedon senza timoreLa Torre di Guardia 1983 | 1° aprile
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Agite da uomini che vanno incontro ad Har-Maghedon senza timore
1. Che errore fece Theodore Roosevelt parlando di Armaghedon?
SI DICE che Theodore Roosevelt, durante la sua campagna come candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America, abbia esclamato: “Siamo ad Armaghedon e combattiamo per il Signore!” Roosevelt sapeva dalla Bibbia che doveva esserci una battaglia decisiva nel “luogo chiamato in ebraico Armaghedon”. (Rivelazione 16:16, Versione del re Giacomo) Era però piuttosto in anticipo rispetto ai tempi. Infatti egli morì il 6 gennaio 1919, meno di due mesi dopo la fine della prima guerra mondiale, e quel conflitto non sfociò nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Armaghedon.
2. Da cosa dipenderà se allora sopravvivremo alla più grande guerra di tutti i tempi?
2 Ma nel turbolento periodo in cui viviamo c’è ogni indicazione che stiamo andando incontro alla più grande guerra di tutti i tempi. La nostra sopravvivenza a quella guerra, a quella battaglia, dipenderà in larga misura da come sarà allora la nostra relazione con l’Iddio Onnipotente.
3, 4. In vista della posizione che assumeranno in quella guerra, cosa dovranno manifestare i veri cristiani per potersi ‘comportare da uomini’?
3 In realtà sono le invisibili “espressioni ispirate da demoni” a indurre i governanti del mondo a radunarsi insieme contro Geova Dio, l’Onnipotente, per la guerra di Har-Maghedon. — Rivelazione 16:14-16.
4 Il nome ebraico Har-Maghedon significa “monte dell’assemblea delle truppe”. Questo sta a indicare una guerra! Le “truppe” sono quelle dei “re dell’intera terra abitata”, inclusi i governanti politici della cristianità. I dedicati e battezzati testimoni di Geova non sono fra quelle truppe. Essi non dovranno combattere con armi carnali, ma saranno semplici spettatori della battaglia. Dato che i leali testimoni di Geova saranno il principale bersaglio visibile da attaccare a motivo del loro incrollabile appoggio al regno di Geova retto da Cristo, ci vorrà da parte loro coraggio cristiano per ‘comportarsi da uomini’. — I Corinti 16:13; confronta II Cronache 20:17.
5, 6. Alla fine della prima guerra mondiale, considerando l’opera che li attendeva, il sopravvissuto rimanente del popolo di Geova si sentì come quale profeta che vide la distruzione di Gerusalemme?
5 Dopo la fine della prima guerra mondiale avvenuta nel 1918, le circostanze del rimanente degli israeliti spirituali e l’opera che li attendeva divennero simili a quelle di un giovane che viveva nel turbolento Medio Oriente. Era un sacerdote ebreo di nome Geremia, figlio di Ilchia. La città di Gerusalemme, nel cui tempio prestava servizio come sacerdote, doveva essere distrutta durante la sua vita. Anche la cristianità, che asserisce di essere la controparte spirituale dell’antico Israele e di averne preso il posto nel favore di Dio, va incontro a una precoce distruzione, immediatamente prima della “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon. Essendo sopravvissuto alla distruzione di Gerusalemme nel VII secolo avanti l’era volgare, Geremia poté scrivere sotto ispirazione il libro di Lamentazioni, in cui ne piange la distruzione.
6 Informato dell’opera profetica che doveva compiere, il giovane Geremia disse: “Ohimè, o Signore Geova! Ecco, effettivamente io non so parlare, poiché non sono che un ragazzo”. Ma a Geremia fu detto: “Non dire: ‘Non sono che un ragazzo’. Ma a tutti quelli ai quali ti manderò, dovresti andare; e tutto ciò che ti comanderò, dovresti pronunciare. Non aver timore a causa delle loro facce, poiché ‘io sono con te per liberarti’, è l’espressione di Geova”. — Geremia 1:4-8.
7. (a) Per chi Geremia doveva prestare servizio come profeta, e quanti hanno bisogno oggi di un “profeta”? (b) Il fatto che serva in questa misura, significa che riuscirà a convertire le nazioni? Per il bene di chi viene ancora mostrata considerazione?
7 Geremia doveva svolgere un compito da uomo maturo, poiché ciò che Dio lo ispirò a scrivere avrebbe riguardato tutta l’umanità, anche quella di oggi. Geova lo rese “profeta alle nazioni”. (Geremia 1:5) Oggi c’è proprio bisogno di un “profeta alle nazioni”, mentre le ostinate nazioni patriottiche vengono inesorabilmente radunate per il decisivo scontro ad Har-Maghedon. Non che il messaggio divino del moderno “profeta alle nazioni” servirà a distoglierle da un comportamento che le conduce a distruzione certa, ma bisogna tener conto dei singoli individui. Innumerevoli persone, se avvertite, non vorrebbero perire insieme alle nazioni di cui sono cittadini. Se gliene viene data l’opportunità, non vogliono farsi trovare a combattere contro l’Iddio Onnipotente in difesa dell’autogoverno dell’uomo. Per il bene di queste persone di cuore retto, Geova ha premurosamente suscitato il suo “profeta alle nazioni”. Geova lo ha fatto in questo “tempo della fine”, dalla fine della prima guerra mondiale avvenuta l’11 novembre 1918. — Daniele 12:4.
8. Chi o che cosa è il “profeta” suscitato da Geova e la cui opera dev’essere terminata prima di Har-Maghedon?
8 Il “profeta” suscitato da Geova per il bene di queste persone che desiderano di cuore il dominio di Dio anziché quello dell’uomo non è una singola persona come nel caso di Geremia, ma una classe di persone. I membri di questa classe, come il profeta-sacerdote Geremia, sono completamente dedicati a Geova Dio tramite Cristo e, essendo stati generati con lo spirito santo di Geova, sono stati resi parte di “una razza eletta, un regal sacerdozio, una nazione santa, un popolo di speciale possesso”. (I Pietro 2:9) In questa tarda data c’è solo un rimanente di questa classe del “profeta” ancora sulla terra. La “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon non può iniziare prima che questo composito “profeta” abbia terminato la sua opera.
9. (a) Geremia fu testimone della vittoria di quale potenza mondiale sulla capitale dell’antico popolo di Geova? (b) Da quale antica città fu rappresentata la cristianità? (c) Di cosa è divenuta parte la cristianità? (d) Cosa accadrà alla cristianità quando Babilonia la Grande sarà distrutta, e perché?
9 Una cosa è certa: se la classe del “profeta”, la classe di Geremia, va incontro ad Har-Maghedon, vuol dire che vedrà anche la caduta di Babilonia la Grande. È vero che nell’antichità Geremia non fu testimone della caduta dell’antica Babilonia, ma profetizzò su vasta scala circa il rovesciamento di quella terza potenza mondiale della storia biblica. Quell’impero mondiale, che affondava le radici nell’antica Babele o Babilonia, fondata da Nimrod, “potente cacciatore in opposizione a Geova”, aveva infettato il mondo antico con la sua falsa religione. (Genesi 10:8-12) Geremia fu testimone del trionfo dell’antica Babilonia su Gerusalemme nel 607 a.E.V. Fu pertanto testimone della vittoria dell’antica capitale della falsa religione sulla capitale che ospitava il tempio di Geova, ma che aveva corrotto la pura religione che Egli le aveva affidato. Per questa ragione l’antica Gerusalemme rappresenta la moderna cristianità. Smentendo la sua pretesa di essere il reame del vero cristianesimo, la cristianità è caduta vittima della religione babilonica e in effetti è divenuta una parte preminente della moderna Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione. Quando Babilonia la Grande sarà distrutta dai disgustati elementi politici di questo mondo, come predetto nei capitoli 17 e 18 di Rivelazione, la cristianità sarà distrutta con essa.
10. Cosa prefigurò la sopravvivenza di Geremia alla caduta di Gerusalemme, e quale tentativo che sarà compiuto poco dopo dalle nazioni fallirà?
10 Geremia sopravvisse alla caduta di Gerusalemme e del suo reame nel 607 a.E.V., e questo lo confermò quale vero portavoce di Geova; secondo quel quadro profetico, anche l’odierna classe di Geremia sopravvivrà all’imminente caduta violenta della cristianità. Poco dopo, gli elementi irreligiosi di questo sistema di cose cercheranno rabbiosamente di spazzare via la classe di Geremia, ma i loro sforzi saranno sventati ad Har-Maghedon. — Rivelazione 16:16; 19:19-21.
11. Chi prefigurò il non giudeo che soccorse Geremia nella disperata situazione in cui si trovava a Gerusalemme, e a chi corrispondono questi nella parabola di Gesù in Matteo 25:31-46?
11 Un non giudeo che sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. fu l’etiope Ebed-Melec. Il racconto che lo riguarda è contenuto nei capitoli 38 e 39 di Geremia. Egli venne in soccorso di Geremia, che ne aveva estremo bisogno, e questo gli avrebbe dato motivo di temere quei giudei influenti che volevano la morte di Geremia per metterlo a tacere. Ma con una speciale profezia per bocca del profeta la cui vita egli aveva così coraggiosamente difeso, Geova assicurò a Ebed-Melec che gli avrebbe dato la sua anima come spoglia e che quindi egli sarebbe sopravvissuto all’imminente distruzione che si sarebbe abbattuta sul paese di Giuda e sulla sua capitale Gerusalemme. Sotto questi aspetti l’etiope Ebed-Melec prefigurò le simboliche pecore della parabola di Gesù delle pecore e dei capri, riportata in Matteo 25:31-46. Per essersi mostrate amiche del rimanente dei “fratelli” spirituali di Gesù Cristo e aver fatto loro direttamente del bene in questo “tempo della fine”, queste simboliche pecore non saranno stroncate con la classe dei “capri” ad Har-Maghedon. Sotto la protezione di Geova, tramite il Re insediato Gesù Cristo, entreranno nel nuovo sistema di cose senza dover morire, e avranno l’opportunità di ricevere la vita eterna sulla terra paradisiaca.
Ciò di cui hanno bisogno oggi gli uomini di Dio
12. L’aspetto spaventoso dei nostri tempi concorda con quale profezia di Gesù sul “tempo della fine”?
12 I tempi in cui viviamo incutono sempre più timore. Questo adempie esattamente ciò che Gesù Cristo stesso predisse come segno che viviamo nel “tempo della fine”, il tempo in cui avrà luogo ciò che fu prefigurato dalla distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V. (Luca 21:5-7) Più per noi che per gli apostoli e i discepoli del primo secolo, Gesù aggiunse: “E vi saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini [greco, ànthropoi] verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate. E vedranno quindi il Figlio dell’uomo venire in una nube con potenza e gran gloria”. — Luca 21:25-27.
13. Come mostrò Gesù che ci sarebbe stata differenza fra la condizione di cuore e di mente degli uomini del mondo e quella dei suoi illuminati discepoli?
13 Qui Gesù fa una distinzione fra gli “uomini” (ànthropoi), o persone appartenenti a questo mondo o sistema di cose, e i suoi illuminati discepoli, per il bene dei quali in particolare egli pronunciò questa profezia in modo così descrittivo. I suoi discepoli, informati e perspicaci, non sarebbero stati colti dall’“angoscia delle nazioni”, né il loro cuore sarebbe ‘venuto meno per il timore e per l’aspettazione delle cose in procinto di abbattersi sulla terra abitata’. Non dovevano chinare la testa in segno di sconforto o disperazione. Quale doveva essere il loro spirito, la loro condizione di mente e di cuore? Quella che indicò Gesù quando proseguì dicendo: “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, alzatevi e levate la testa, perché la vostra liberazione s’avvicina”. — Luca 21:28.
14. La “liberazione” che si avvicina si riferisce forse alla glorificazione celeste del rimanente? Sulla terra, chi va incontro alla meravigliosa prospettiva che seguirà tale “liberazione”?
14 Perciò per gli uomini che fanno parte di questo mondo i crescenti guai che culmineranno nella guerra di Har-Maghedon sono una prova dell’incombente distruzione. (Filippesi 1:28) È quindi necessario che oggi i veri cristiani siano persone di forte fede nell’Iddio Onnipotente e nelle promesse che egli ha fatto ai fedeli. La “liberazione” ormai prossima delle persone che hanno questa fede non consisterà inizialmente nella glorificazione celeste del rimanente dei discepoli di Cristo generati dallo spirito e nel loro allontanamento dalle tribolazioni terrene, anche se questo è ciò che li attende alla fine. La “liberazione” è invece l’eliminazione delle guerre, carestie, pestilenze, terremoti e della rabbiosa persecuzione contro i veri seguaci del Re insediato Gesù Cristo, liberazione che avrà luogo tramite la distruzione di tutti i nemici del regno di Geova retto da Cristo nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” in ciò che è chiamato Har-Maghedon. Che meravigliosa prospettiva si aprirà quindi dinanzi al rimanente degli eredi del regno celeste e ai loro leali compagni prefigurati da Ebed-Melec, il coraggioso soccorritore del profeta Geremia!
15. Per ‘comportarsi da uomini’, cosa devono fare questi secondo le Scritture in modo da essere preparati per l’opera?
15 Per potersi ‘comportare da uomini’ o operare virilmente, essi devono pervenire alla maturità cristiana ed essere preparati per l’opera della finale testimonianza mondiale riguardo al regno messianico. (I Corinti 16:13, Traduzione del Nuovo Mondo; Nardoni; Matteo 24:14) Per questo motivo ci è stata data la Bibbia contenente le Sacre Scritture. Al giovane Timoteo, l’apostolo Paolo scrisse: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per rimproverare, per correggere, per disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona”. (II Timoteo 3:16, 17) Una versione (The New English Bible) traduce così il versetto 17: “Affinché l’uomo che appartiene a Dio possa essere efficiente ed equipaggiato per ogni sorta di opera buona”. La Bibbia di Gerusalemme dice: “Perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. Questo indica che “l’uomo di Dio” deve studiare regolarmente le Scritture ispirate e vivere in armonia con esse, compiendo l’opera che tale studio lo prepara a svolgere in modo efficiente.
16. Perché, ancor più che ai giorni di Noè prima del Diluvio, è oggi opportuno fuggire i desideri propri di coloro che crescono verso l’età adulta?
16 Viviamo nel tempo più critico di tutta la storia umana! Sta per scomparire un mondo, un mondo molto più grande di quello dei giorni di Noè. Di conseguenza siamo tutti impegnati nell’opera più splendida e importante di tutta la storia umana. Per i dedicati e battezzati testimoni di Geova Dio non è certo il tempo di assecondare i sensuali e fuorvianti desideri della giovinezza. Al giovane Timoteo Paolo scrisse: “Fuggi i desideri propri della giovinezza”. “Comunque, tu, uomo [greco, ànthropos] di Dio, fuggi queste cose”. (II Timoteo 2:22; I Timoteo 6:11) Oggi, ancor più che quando l’ispirato apostolo Giovanni scrisse queste parole, “il mondo passa e pure il suo desiderio, ma chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”. — I Giovanni 2:17.
17. Quali antichi uomini di Dio non vogliamo sottovalutare, ma a chi dobbiamo guardare come perfetto esempio di uomo di Dio?
17 In questi giorni che richiedono che si mostri virilità cristiana, dobbiamo guardare al perfetto esempio di Colui al quale si riferì il governatore Ponzio Pilato quando disse alla tumultuosa folla di giudei: “Ecco l’uomo!” “Ecco, il vostro re!” (Giovanni 19:5, 14) Molto prima di Cristo ci furono uomini di Dio, come “Mosè uomo del vero Dio”, Elia e il suo compagno Eliseo, e altri. (Deuteronomio 33:1; I Re 17:18, 24; 20:28; II Re 1:9-12; 4:7, 9, 16) Ma, pur non ignorando o sottovalutando quegli uomini di Dio precristiani, dovremmo guardare a Colui che rimane il più notevole “uomo di Dio” che sia mai vissuto sulla terra, Gesù Cristo, che regna nei cieli già dalla fine dei tempi dei Gentili nel 1914. (Ebrei 11:1–12:3; Luca 21:24) Comportandoci da uomini come lui, possiamo andare incontro alla distruzione di questo condannato sistema di cose ad Har-Maghedon senza timore.
18. Come possiamo assolvere la nostra onerosa responsabilità di contribuire alla rivendicazione della sovranità universale di Geova Dio?
18 In questo tempo di giudizio, mentre il vecchio mondo crolla, ci stiamo facendo una reputazione incancellabile e imperitura. Sarà essa a nostro favore e lode o, tristemente, segnerà la nostra eterna condanna insieme al mondo? Comportandoci da uomini a imitazione del nostro ineccepibile esempio, Gesù Cristo, dimostreremo che Satana il Diavolo, ‘l’iddio di questo mondo’, non è il nostro governante spirituale. (II Corinti 4:4) Al contrario, sosterremo la sovranità universale di Geova Dio e contribuiremo così a rivendicarla dinanzi a tutta la creazione vivente. Sotto questo aspetto abbiamo una responsabilità davvero enorme, come pure una splendida opportunità!
19. Oltre a essere desti e fermi nella fede, sotto quale aspetto dobbiamo crescere come “uomini”, e a chi si deve questo?
19 Dobbiamo tener cari il privilegio e l’opportunità che abbiamo e ‘star fermi nella fede’. Geova Dio, come uomini che apparteniamo a lui e gli siamo dedicati, ci guardi dall’indebolirci! A tal fine dobbiamo prendere a cuore l’opportuna esortazione di Paolo: “Divenite potenti”. (I Corinti 16:13) Possiamo farlo e lo faremo se confideremo incrollabilmente in Dio e lo pregheremo tramite il nostro Re Gesù Cristo. In Isaia 40:29 ci è detto: “Egli dà all’affaticato potenza; e a chi è senza energia dinamica fa abbondare la piena possanza”. Dopo essere stati testimoni della vittoria divina ad Har-Maghedon, ci sia concesso il privilegio di intonare le parole pronunciate da Mosè dopo la sconfitta delle forze militari di Faraone al Mar Rosso: “Geova è una vigorosa persona [ebraico, ish] di guerra. . . . La mia forza e la mia potenza è Iah, giacché serve alla mia salvezza”. — Esodo 15:3, 2.
Sapreste rispondere a queste domande?
◻ Da cosa dipenderà se sopravvivremo alla guerra di Har-Maghedon?
◻ Quali circostanze degli unti servitori di Geova sono oggi simili a quelle del suo antico servitore Geremia?
◻ Sotto quali aspetti il servizio compiuto da Ebed-Melec prefigurò l’attività delle “pecore” della parabola di Cristo riportata in Matteo 25:31-46?
◻ Secondo la profezia di Cristo menzionata nel capitolo 21 di Luca, quale diverso stato d’animo hanno i seguaci di Cristo e le persone delle nazioni?
◻ Di quale “liberazione” si parla in Luca 21:28?
◻ Quale ottimo risultato otterremo imitando l’esempio di Colui che fu definito “l’uomo”?
[Immagine a pagina 29]
L’attività di chi fu prefigurata dall’aiuto che Ebed-Melec diede a Geremia, profeta di Dio?
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1983 | 1° aprile
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Domande dai lettori
◼ Perché, come riferisce Giovanni 1:21, alcuni ebrei pensavano che Giovanni il Battezzatore fosse Elia?
Prima che Gesù fosse battezzato, alcuni sacerdoti e leviti si recarono a Betania oltre il Giordano, dove Giovanni battezzava, e gli chiesero se era il Cristo. Quando Giovanni negò di esserlo, gli chiesero: “Che cosa, dunque? Sei tu Elia?” — Giovanni 1:19-28.
Perché quei giudei pensavano che Giovanni potesse essere il profeta ebreo Elia, morto circa nove secoli prima? A motivo di una profezia pronunciata in un periodo intermedio fra il tempo di Elia e l’inizio del ministero di Giovanni. Malachia, profeta di Dio, aveva predetto: “Ecco, vi mando Elia il profeta prima che venga il grande e tremendo giorno di Geova”. (Malachia 4:5) Evidentemente alcuni giudei pensavano che ci si riferisse a un ritorno fisico di Elia, forse mediante una risurrezione per opera di Dio. Poi apparve Giovanni, che indossava una veste di pelo e una cintura di cuoio simili e quelle di Elia. (Matteo 3:4; II Re 1:8) Inoltre, come Elia, Giovanni proclamava apertamente il messaggio di Dio che invitava al pentimento. Perciò fu chiesto a Giovanni se era Elia.
Giovanni rispose: “Non lo sono”. Infatti non era il profeta ebreo Elia, che ancora dormiva nella morte. In realtà un angelo aveva detto a Zaccaria (che divenne il padre di Giovanni) che Giovanni avrebbe prestato servizio “con lo spirito e la potenza di Elia”, per far tornare gli ebrei a Geova. (Luca 1:17) Giovanni non sarebbe stato Elia, ma avrebbe compiuto un’opera simile a quella svolta dal profeta Elia, morto molto tempo prima.
In armonia con ciò, in seguito Gesù disse con riferimento a Giovanni: “Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto”. (Matteo 17:12) Voleva dire che Giovanni aveva adempiuto la profezia di Malachia 4:5. Aveva preparato la via davanti al Messia. Eppure la maggioranza dei giudei non aveva accettato il fatto che Giovanni aveva adempiuto tale ruolo. Inoltre in Giovanni 10:41 è scritto: “Giovanni, in realtà, non compì un solo segno”, mentre l’antico profeta Elia compì otto segni o miracoli.
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