Paradiso
“Venne rapito in paradiso e udì parole inesprimibili che non è lecito ad un uomo pronunciare”. — 2 Cor. 12:4.
POICHÉ qualche cosa di grandioso e piacevole come un giardino persiano ci è stato rivelato dall’adempimento della profezia divina, è lecito ed opportuno che ne parliamo. Si può ora parlarne con sicurezza, sulla solida base di fatti evidenti. Oggi, diciannove secoli dopo che l’apostolo Paolo ne fece menzione alla congregazione cristiana di Corinto, in Grecia, possiamo parlare con intendimento della cosa meravigliosa che gli era stata rivelata. Dando prova ai cristiani di Corinto di essere apostolo di Gesù Cristo, Paolo disse:
2 “Devo gloriarmi. Non è giovevole, ma verrò alle visioni soprannaturali e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in unione con Cristo il quale, quattordici anni fa — se nel corpo, io non so, o fuori del corpo io non so; Dio sa — fu rapito come tale al terzo cielo. Sì, conosco un tal uomo — se col corpo o fuori del corpo, io non so, Dio sa — che venne rapito in paradiso e udì parole inesprimibili che non è lecito ad un uomo pronunciare. Di tale uomo mi glorierò, . . . non sarò irragionevole, perché dirò la verità . . . solo per la sovrabbondanza delle rivelazioni”. — 2 Cor. 12:1-7.
3 Quattordici anni prima che Paolo scrivesse tali parole sarebbe stato circa il 41 (d.C.), o almeno cinque anni dopo la sua conversione dal giudaismo al cristianesimo, provocata da una miracolosa visione in cui scorse parte dell’accecante gloria di Gesù Cristo risuscitato nel cielo. Parlandone dinanzi al procuratore romano Festo, al re Agrippa II e ad altri del folto gruppo di presenti all’udienza ufficiale a Cesarea, Paolo disse solennemente:
4 “Mentre, a cotesto scopo, me ne andavo a Damasco, con potere e commissioni dei principi dei sacerdoti, di mezzogiorno, nella strada, vidi, o re, lampeggiare intorno a me e a quelli che erano meco, una luce dal cielo più splendente del sole. Ed essendo noi tutti stramazzati a terra, udii una voce dirmi in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? È duro per te ricalcitrare contro il pungolo. Allora risposi: Chi sei tu, o Signore? E il Signore disse: Io sono Gesù che tu perseguiti. Ma levati su e stai ritto sui tuoi piedi, perché ti sono apparso per questo: per costituirti ministro e testimonio delle cose che hai vedute e di quelle per le quali ti apparirò . . . Per questo, o re Agrippa, non fui restìo alla celeste visione; ma prima di tutto a quelli di Damasco e di Gerusalemme e di tutto il paese della Giudea e poi anche ai Gentili sono andato predicando che si pentano e si convertano a Dio e faccian degne opere di penitenza”. — Atti 26:12-20, Ti.
5 Questa visione non fu un sogno ad occhi aperti, non fu pura immaginazione o allucinazione. Tant’è vero che Paolo la prese molto seriamente e non disubbidì al messaggio ricevuto. Per dimostrarsi fedele alla visione fino alla fine della sua vita, morì come un martire. Allo stesso modo Paolo scrisse con tutta serietà riguardo alle visioni soprannaturali e alle rivelazioni che il Signore Gesù Cristo gli aveva date dal cielo. Possiamo dunque essere sicuri di una cosa: non stiamo perdendo tempo con una semplice allucinazione quando consideriamo la visione soprannaturale nella quale fu rapito l’uomo che Paolo conosceva personalmente, il quale vide il paradiso e udì parole inesprimibili che non era lecito pronunciare. Piuttosto impieghiamo il nostro tempo per giungere all’intendimento.
6 L’uomo che ebbe tale visione soprannaturale era indubbiamente l’apostolo Paolo stesso, poiché nessun altro ci ha parlato di questa esperienza avuta circa nel 41 d.C. Paolo tuttavia non fu l’unico uomo al quale Gesù Cristo fece una rivelazione riguardo al paradiso. Parecchio tempo prima che Paolo divenisse cristiano ci fu un uomo con cui Gesù parlò del paradiso. Ciò avvenne nel 33 (d.C.), nel giorno della Pasqua ebraica, sul Calvario, fuori delle mura di Gerusalemme.
7 Gesù era allora inchiodato mani e piedi al palo di tortura. Sopra la sua testa il procuratore romano Ponzio Pilato fece affiggere l’accusa legale per cui veniva giustiziato. Gli Ebrei “stavano a guardare. Ma i capi lo beffavano dicendo: ‘Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, l’Eletto’. Anche i soldati lo schernivano, avvicinandosi e offrendogli aceto, e dicevano: ‘Se sei il re dei Giudei, salva te stesso’”. Un uomo tuttavia ebbe il coraggio di parlare in difesa di Gesù. Si era convinto che se quest’uomo, Gesù, era disposto a fare tale morte orribile, vergognosa e straziante senza mormorare né lamentarsi, le sue convinzioni e affermazioni dovevano essere secondo verità. Anch’egli si trovava appeso al palo di tortura, benché non vi fosse inchiodato come Gesù, che soffriva più atrocemente benché ‘non avesse fatto nulla fuori posto’. Dopo aver concluso la sua difesa di Gesù e per esprimere fede in Gesù anche nel giorno della sua pubblica esecuzione, questo malfattore “continuò dicendo: ‘Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno’”. Che cosa disse in risposta Gesù? “Egli disse a lui: ‘Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso’”. — Luca 23:35-43.
8 Gesù disse tali parole al malfattore circa a mezzogiorno. Per altre tre ore essi rimasero appesi ai pali di tortura. Quindi il malfattore sentì Gesù invocare Dio in cielo: “Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito”. Tutto era ora finito per Gesù. “È stato compiuto!” disse e, reclinando il capo, cessò di respirare. (Luca 23:44-46; Giov. 19:28-30) Il difensore di Gesù, il malfattore che soffrì al suo fianco, era ancora vivo. Ma poiché il sabato ebraico doveva cominciare al tramonto, i soldati ne affrettarono la morte rompendo le gambe a lui e all’altro malfattore che era al palo. Quindi morì lo stesso giorno di Gesù, suo eletto Re. Non ci è detto che avvenne del corpo del malfattore; ma il corpo di Gesù fu deposto e sepolto in una tomba nuova che apparteneva ad un ricco Ebreo d’Arimatea, chiamato Giuseppe, che era divenuto discepolo di Gesù. — Giov. 19:31-42; Matt. 27:57-61.
UN LADRO IN PARADISO?
9 Ora ci troviamo di fronte a un problema: Gesù si era riferito forse allo stesso Paradiso al quale si riferì in seguito l’apostolo Paolo? Parlò Gesù al malfattore dello stesso Paradiso che menzionò quando diede la Rivelazione a Giovanni, circa nel 96 (d.C.)? In Apocalisse 2:7, Gesù disse: “Chi ha orecchio ascolti ciò che lo spirito dice alle congregazioni: A chi vince io concederò di mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso di Dio”. Scritturalmente, la risposta è no.
10 Al malfattore al palo Gesù non parlò di un Paradiso celeste. Il malfattore non poteva comprendere cose spirituali più del Fariseo Nicodemo, uno dei capi giudei, al quale Gesù aveva detto: “A meno che uno non sia nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio. . . . A meno che uno non sia nato d’acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne, e ciò che è nato dallo spirito è spirito. Non meravigliarti perché ti dissi: Dovete nascere di nuovo. . . . Di ciò che sappiamo parliamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto, ma voi non accettate la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose terrene eppure non credete, come credereste se vi parlo di cose celesti?” (Giov. 3:3-12) Al malfattore Gesù parlò di un Paradiso nei limiti del suo intendimento. Quindi il malfattore non intese che, per essere in Paradiso con Gesù come Re, alla morte sarebbe andato in cielo, o che alla risurrezione dai morti sarebbe stato accolto in cielo.
11 Dopo aver predicato per anni il regno dei cieli e fino al momento in cui Gesù ascese al cielo sotto i loro occhi, i suoi stessi apostoli non si facevano un’idea del regno celeste. Altrimenti non gli avrebbero rivolta quest’ultima domanda: “Signore, restituirai il regno ad Israele in questo tempo?” (Atti 1:6-11) Come poteva dunque quel compassionevole malfattore al palo, che non era neanche apostolo di Gesù, pensare che Gesù avrebbe avuto un regno celeste o pensare che il Paradiso fosse in cielo?
12 Il Paradiso di cui Gesù parlò al malfattore non era il paradiso che insegnavano le scuole rabbiniche di allora. Secondo tali scuole il Paradiso, cioè il giardino di Eden, esisteva ancora. Dove si trovava, secondo i loro insegnamenti? Tanto per citare una fonte autorevole: Il Paradiso “era una regione del mondo dei morti, dello Sceol, al centro della terra. Da una parte vi era la Geenna, con le sue fiamme e i suoi tormenti. Il Paradiso dall’altra, intermedia dimora dei beati. . . . Vi si trovavano i patriarchi, Abrahamo, Isacco e Giacobbe, pronti a ricevere nel loro seno i fedeli discendenti . . . Il posto di maggior onore al convito delle anime beate era il seno d’Abrahamo (Luca 16:23), dove prendeva posto come favorito e onorato ospite il nuovo erede dell’immortalità”.a Oggi diversi capi religiosi della cristianità accettano tale insegnamento rabbinico.b Essi sanno che Gesù non andò in cielo il giorno in cui parlò col malfattore che era al palo. Sanno che la mattina della risurrezione di Gesù dai morti egli disse a Maria Maddalena: “Non sono ancora asceso al Padre. Ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: ‘Io ascendo al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro’”. (Giov. 20:17, 18) Quindi Gesù non era andato in un celeste Paradiso.
13 Perché no? Perché alla sua morte e sepoltura Gesù era stato nello Sceol, per parte di tre giorni. La sua anima era stata nello Sceol, in adempimento del Salmo 16:10: “Tu non lascerai l’anima mia nello Sceol. Non permetterai che il tuo uomo di amorevole benignità veda la fossa”. Tale è l’interpretazione che ne diede lo spirito santo di Dio mediante l’apostolo Pietro nel giorno di Pentecoste; sotto l’azione dello spirito santo che aveva appena ricevuto, Pietro disse: “Davide disse di [Gesù]: ‘Ebbi continuamente Geova dinanzi agli occhi; . . . tu non abbandonerai l’anima mia nell’Ades, né permetterai che il tuo uomo di amorevole benignità veda la corruzione. . . .’ Quindi, poiché [Davide] era profeta e sapeva che Dio gli aveva promesso con giuramento che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno della sua progenie, egli antivedendola parlò della risurrezione del Cristo, dicendo che non sarebbe stato abbandonato nell’Ades né la sua carne avrebbe visto corruzione. Questo Gesù, Iddio l’ha risuscitato”. — Atti 2:25-32.
14 Nel giorno della morte il malfattore fu con Gesù nello Sceol o Ades. Egli non andò in cielo, come non vi andò Gesù. Né Gesù né il malfattore si trovarono in un Paradiso giù nello Sceol o Ades. Il Paradiso non è laggiù, né Dio trasferì in seguito il Paradiso dallo Sceol al cielo, alla Sua immediata presenza, poiché lo Sceol o l’Ades non è quello che erroneamente insegnavano gli antichi rabbini. Secondo la Sacra Bibbia, Sceol o Ades è la comune tomba dell’umanità. Quando fu risuscitato dai morti affinché la sua anima non fosse lasciata nello Sceol o Ades, Gesù ebbe la “prima risurrezione”. Infatti leggiamo: “Egli è il principio, il primogenito dai morti, onde sia il primo in tutte le cose”. (Col. 1:18) Il ladro non partecipò alla “prima risurrezione” insieme a Gesù, perché questa è una risurrezione spirituale, risurrezione alla vita come spirito nei cieli invisibili. Gesù aveva detto a Nicodemo che si doveva “nascere di nuovo”, essere “nato d’acqua e di spirito”, per avere la risurrezione spirituale. Nel caso dei fedeli discepoli di Gesù, questi non furono generati dallo spirito santo di Dio prima del giorno della Pentecoste, cinquantun giorni dopo la morte di Gesù.
15 Benché il malfattore fosse morto vicino a Gesù, non si può applicare a lui ciò che Paolo dice in Romani 6:3-5: “Non sapete forse che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù fummo battezzati nella sua morte? Dunque fummo seppelliti con lui mediante il nostro battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo fu destato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Infatti, se siamo stati uniti con [Cristo] nella somiglianza della sua morte, saremo certamente uniti con lui anche nella somiglianza della sua risurrezione”. Invece di subire una morte simile a quella di Cristo, il malfattore era morto come un criminale. Egli aveva detto all’altro malfattore morente: “Riceviamo in pieno ciò che meritiamo per le cose che abbiamo fatte; ma quest’uomo non fece nulla fuori posto”. (Luca 23:40, 41) Quindi, allorché Gesù risuscitò dai morti, lasciò il malfattore nello Sceol, non in Paradiso.
16 Analizziamo ciò che il malfattore disse a Gesù: “Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno”. Stava forse chiedendo di essere nel regno di Gesù? Niente affatto! Anche da un punto di vista terreno, umano, come avrebbe potuto chiedere di essere nel regno, dato che non apparteneva alla famiglia reale di Davide come Gesù? Inoltre, il malfattore non avrebbe potuto precedere l’apostolo Pietro nel Regno. Certo egli non sapeva ciò che Gesù aveva detto in privato a Pietro: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà stato legato nei cieli”. (Matt. 16:19) Nel giorno di Pentecoste per la prima volta l’apostolo Pietro, avendo ricevuto lo spirito, cominciò ad usare una di queste “chiavi del regno dei cieli”. In quel giorno di Pentecoste il malfattore non era presente ad ascoltare la predicazione di Pietro; e quando Pietro adoperò la prima chiave non poté approfittarne per entrare nel regno celeste ed essere col glorificato Gesù Cristo.
17 La notte prima di essere messo al palo di tortura vicino al malfattore, Gesù aveva istituito il pasto serale del Signore come celebrazione annua; e aveva detto agli undici apostoli fedeli: “Voi siete quelli che hanno perseverato con me nelle mie prove; e io faccio un patto con voi, come il Padre mio ha fatto un patto con me, per un regno, affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno, e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele”. Oltre a quel patto per il regno vi era il nuovo patto, e Gesù lo menzionò porgendo agli apostoli il calice del vino: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue che sarà sparso in vostro favore”. (Luca 22:19-30) Il malfattore non aveva perseverato con Gesù nelle sue prove come gli undici apostoli fedeli. Perciò Gesù non disse al malfattore che l’avrebbe incluso nel patto per il regno solo perché aveva difeso Gesù e gli aveva chiesto di ricordarsi di lui quando fosse divenuto re.
18 Ebrei 6:19, 20 ci dice che Gesù, in qualità di Sommo Sacerdote di Dio, entrò come precursore nel celeste santuario di Dio, “al di là della cortina”, dopo aver sacrificato la sua carne ed esser risorto come persona spirituale. Il malfattore non poteva essere un precursore insieme a Gesù, perché, come nell’antico Israele, il sommo sacerdote entrava da solo nel luogo santissimo di Dio. (Ebr. 9:6-8) Il malfattore non fu risuscitato nel giorno della risurrezione di Gesù, ma doveva attendere che venisse il tempo della risurrezione di coloro che sono nelle tombe commemorative, allorché gli verrà dato un corpo. Dopo che Gesù fu risuscitato, l’apostolo scrisse ai fratelli cristiani: “Mediante il sangue di Gesù abbiamo ardire in quanto alla via per entrare nel luogo santo, che egli inaugurò per noi come via nuova e vivente attraverso la cortina, cioè, la sua carne, e . . . abbiamo un grande sacerdote sopra la casa di Dio”. — Ebr. 10:19-21.
19 Il malfattore non poteva essere un fondamento della congregazione cristiana; egli non ne faceva neanche parte. I “dodici apostoli dell’Agnello” divennero le fondamenta secondarie della congregazione cristiana, edificata sul fondamento principale, il masso di roccia, cioè Gesù Cristo. (Apoc. 21:14) Nel giorno di Pentecoste il malfattore non ricevette lo spirito santo, come non lo ricevette Giovanni Battista. Non divenne più grande di Giovanni, poiché di coloro che fanno parte del regno celeste Gesù disse: “Fra i nati da donne non è stato suscitato uno più grande di Giovanni Battista; ma il minore nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora il regno dei cieli è la meta verso la quale si spingono gli uomini, e quelli che si spingono avanti lo afferrano”. (Matt. 11:11, 12) Per il malfattore non fu fatta un’eccezione in quanto a tutti i requisiti e a tutti i provvedimenti necessari per la congregazione cristiana dei 144.000 che avrebbero vinto questo mondo. — Apoc. 7:4-8; 14:1-5.
20 Quando era al palo il malfattore non fu generato né unto dallo spirito di Dio. Non nel giorno di Pasqua né mentre era al palo di tortura Gesù riversò lo spirito santo di Dio sui fedeli discepoli; ma fu nel giorno di Pentecoste, quando era in cielo alla destra di Dio, come Sommo Sacerdote di Dio, che Gesù sparse lo spirito santo. (Giov. 7:39) Allora per la prima volta i discepoli viventi divennero figli spirituali di Dio, furono accolti nel nuovo patto, furono unti di spirito e furono introdotti nel patto del Regno come coeredi di Gesù Cristo.
21 Quindi il Paradiso menzionato da Gesù al malfattore non è la stessa cosa del regno dei cieli. Egli non promise al malfattore che sarebbe stato con Gesù nel Regno. Questi non aveva chiesto di essere con Gesù nel Regno né di farne parte. Non essendo membro della famiglia reale di Davide, il malfattore chiese semplicemente di essere sotto il Regno e che il Re lo riconoscesse o si ricordasse di lui e lo facesse risuscitare dai morti nel reame del Regno. Il Paradiso è sotto il Regno. Quindi il Paradiso può essere stabilito solo dopo che il Regno sia stato stabilito. Il regno di Gesù non fu stabilito sulla terra già nel giorno di Pasqua in cui morì. Tutte le profezie bibliche e i fatti relativi dimostrano che il Regno è stato stabilito in cielo nel 1914 (d.C.). Allorché ascese al cielo nel quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione, Gesù sedette alla destra di Dio, aspettando fino al 1914 per assumere il potere del Regno. L’amichevole malfattore non sedette con Gesù sul Suo trono, cosa che Gesù disse sarebbe stata concessa a quelli della sua congregazione che avrebbero spiritualmente vinto questo mondo. — Apoc. 3:21; Ebr. 10:12-14.
22 Tutto ciò dimostra l’impossibilità che il malfattore fosse in Paradiso con Gesù nel giorno della loro morte sul palo di tortura. Nel terzo giorno dalla morte, Gesù non risorse dal Paradiso, lasciando il malfattore laggiù coi morti; questo avrebbe significato che Gesù era stato con lui in Paradiso solo per parte di tre giorni e quindi l’aveva lasciato. Gesù non ridiscese al Paradiso per stare col malfattore, ma ascese al cielo per essere col Padre celeste. Nel terzo giorno il malfattore non risuscitò con Gesù da un paradiso. Per i morti non vi sarà risurrezione dal vero Paradiso; per il malfattore e gli altri che sono nelle tombe commemorative vi sarà risurrezione nel Paradiso, qui sulla terra. Il malfattore non fu il primo a guadagnarsi il Paradiso, né vi furono altri morti in Paradiso prima di lui. Il Paradiso non è la dimora dei morti, ma dei vivi!
IL GIARDINO DI EDEN
23 Il primo uomo che si trovò in Paradiso fu Adamo, figlio di Dio. Allora Adamo era vivo. Non vi era a quel tempo Ades o Sceol, poiché nessuna creatura umana era ancora morta né era stata sepolta in una tomba terrena. Un articolo sul Paradiso, nell’Enciclopedia Americanac (Volume XXI) comincia con le parole: “il giardino di Eden. La parola originale è persiana e significa parco. È stata introdotta nelle lingue moderne come nome del giardino di Eden . . . e quindi di qualunque dimora o stato di felicità”.
24 Il nome si riferisce appropriatamente al giardino di Eden nel quale Adamo fu creato e stabilito. Nella Bibbia la parola ebraica per “giardino” significa luogo chiuso o recinto, ciò che vi era racchiuso era delizioso e bello. Questo è in armonia col concetto persiano di pardes o paradiso: “ampio parco aperto, recinto per evitare ogni danno, ma con la sua bellezza naturale incontaminata, con foreste di alberi maestosi, molti dei quali da frutto, irrigato da limpidi fiumi, sulle cui rive errano grandi greggi di antilopi o pecore. Questo è il panorama che il viaggiatore greco collegava nella sua mente alla parola parádeisos, per cui la sua lingua non offriva un preciso equivalente . . ”. Da certi autori greci la parola fu usata per indicare un “esteso pezzo di terra, circondato da un robusto recinto o muro, ricco di alberi, cespugli, piante e ortaggi, nel quale animali scelti erano conservati in vita in vari modi, rinchiusi o liberi, secondo che fossero feroci o inoffensivi; e corrisponde perfettamente alla parola parco, anche con l’idea di giardino pubblico, giardino zoologico e aviario”.d
25 Così nel terzo secolo prima dell’èra cristiana, quando gli Ebrei cominciarono a tradurre in greco le Scritture Ebraiche ispirate, usarono la parola greca parádeisos o paradiso per tradurre la parola ebraica gan. Traducendo la Bibbia in latino venne usato il termine latino paradisus. Quindi nella versione cattolica di Eusebio Tintori della Sacra Bibbia leggiamo (Genesi 2:7-15):
26 “E il Signore Dio formò l’uomo dal fango della terra e gli ispirò in faccia il soffio della vita e l’uomo divenne persona vivente. Ora il Signore Dio aveva piantato fin da principio un paradiso di delizie, dove pose l’uomo che aveva formato. E il Signore Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi belli a vedersi, dai frutti soavi al gusto, e l’albero della vita, in mezzo al paradiso, e l’albero della scienza del bene e del male. E da questo luogo di delizie usciva, ad irrigare il paradiso, un fiume che di là si divide in quattro capi. . . . Il Signore Dio prese dunque l’uomo e lo pose nel paradiso di delizie, affinché lo coltivasse e lo custodisse”.
27 Tre volte in successive scritture la stessa Bibbia ebraica usa la parola pardes. (Neemia 2:8; Eccl. 2:5; Cant. 4:13) La delizia di un pardes o paradiso è espressa in Cantico dei Cantici 4:13, con le parole del pastore innamorato alla sua amata: “Un giardino chiuso sei tu, o sorella mia sposa, un giardino chiuso, una fonte sigillata. Ciò che germoglia da te forma un giardino [pardes o paradiso] di melagrani, coi frutti dei pomi, col cipro, col nardo, col nardo, lo zafferano, la cannella, il cinnamomo, con tutti gli alberi dell’incenso, colla mirra, l’aloe e tutti i più squisiti aromi. Tu sei una fontana di giardino, una polla d’acque vive che sgorgano con impeto dal Libano”. — Cant. 4:12-15, Ti.
28 Ma vi era qualche cosa che rendeva ancora più bello il Paradiso di Eden per il primo uomo, Adamo, e per la sua perfetta moglie, Eva, e che ne accresceva grandemente le delizie e i piaceri; era la presenza di Geova Dio, loro Creatore e amorevole Padre celeste. In modo meraviglioso egli camminava in quel giardino, dando all’uomo la Sua legge e la Sua guida. La sua presenza santificava quel paradiso, quel giardino di Eden, rendendolo un luogo in cui vivere santamente. (Gen. 2:19-25; 3:8, 9) Secondo l’ordine stabilito delle cose, quando infransero la loro santità peccando contro il loro Creatore, Padre e Dio, Adamo ed Eva furono scacciati dal Paradiso terrestre, per morire come peccatori fuori, sul suolo maledetto. Il fatto che il giardino o Paradiso di Eden fosse un luogo recinto o custodito, almeno da invisibili guardiani angelici, è dimostrato dalle parole di Genesi 3:23, 24 (Ti): “Quindi il Signore Dio lo mandò via dal paradiso di delizie, affinché coltivasse la terra da cui era stato tratto. E, cacciato Adamo, pose dei Cherubini davanti al paradiso di delizie, affinché, roteando intorno la spada fiammeggiante, custodissero la via dell’albero della vita”.
29 Fuori dell’Eden Adamo visse fino all’età di 930 anni. Adamo non ritornò in Paradiso quando morì, benché questo esistesse ancora, non nel centro della terra come insegnano alcune religioni, ma sopra la terra. Adamo ritornò alla terra dalla quale era stato tratto. Il Salmo 16:10 non si riferì al primo Adamo dicendo che la sua anima non sarebbe stata lasciata nello Sceol o Ades, ma predisse questo riferendosi all’“ultimo Adamo”, Gesù Cristo. L’anima vivente, Adamo, aveva peccato ed era morta come punizione per la sua ribellione contro il Creatore e Dio del Paradiso. (Ezech. 18:4, 20; Gen. 2:7) Abele, devoto figlio di Adamo, non andò in Paradiso quando fu ucciso dal geloso fratello Caino, ma il suo sangue gridò a Dio dalla terra fuori del Paradiso di Eden. — Gen. 4:1-11.
30 Adamo vide nascere Enoc, settimo nella linea dei suoi discendenti. Mediante una santa condotta di vita Enoc “camminò con Dio”. A suo tempo Dio trasferì Enoc, onde non vedesse la morte; ma in quell’occasione egli non andò nel Paradiso, che ancora esisteva. Ebrei 11:5 ci dice che egli “non fu più trovato”. Enoc morì serenamente per miracolo di Dio che gli risparmiò le sofferenze della morte. Poiché aveva servito Dio fedelmente, rimase nella memoria di Dio. Al tempo stabilito da Dio Enoc avrà parte nella risurrezione dei giusti. (Atti 24:15; Giov. 5:28, 29) L’originale giardino di Eden non esiste più, poiché fu distrutto dal diluvio ai giorni di Noè. Quando sarà risuscitato da morte, Enoc risorgerà in un Paradiso restaurato, qui sulla terra.
[Note in calce]
a Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, di McClintock e Strong, Volume VII (1894), pag. 657.
b Vedi The Scofield Reference Bible, edizione col copyright del 1945, pag. 1098, nota 1 su Luca 16:23 che contiene la parola “inferno”.
c In inglese The Encyclopedia Americana.
d Cyclopædia, di McClintock e Strong, Volume VII (1894), pag. 652.
[Domande per lo studio]
1, 2. (a) Essendo stato portato alla nostra attenzione qualcosa di simile ad un giardino persiano, quando è lecito parlarne? (b) In che modo l’apostolo Paolo richiamò l’attenzione su tale paradiso?
3, 4. Quando Paolo ebbe questa visione paradisiaca, e come descrisse egli la sua conversione al cristianesimo di fronte al re Agrippa?
5. Con quale atteggiamento mentale Paolo scrisse delle sue visioni e rivelazioni, ed è quindi utile dedicare il nostro tempo per considerare la sua visione paradisiaca?
6, 7. Chi fu l’uomo che ebbe la visione di cui parla Paolo, ma in che modo Gesù parlò del paradiso ad un altro uomo?
8. Che accadde del corpo di Gesù dopo la morte, ma che accadde del corpo del malfattore compassionevole?
9. Di fronte a quale problema ci troviamo in quanto all’identificazione del paradiso, e qual è la risposta?
10. Perché Gesù non parlò di un paradiso celeste rivolgendosi al malfattore al palo?
11. Come anche il caso degli apostoli di Gesù dimostra che il malfattore non poteva pensare ad un regno celeste o paradiso?
12. Perché alcuni capi religiosi della cristianità accettano oggi ciò che insegnavano sul paradiso le scuole rabbiniche del tempo di Gesù?
13. Perché, come fu dimostrato da Pietro nel giorno di Pentecoste, Gesù non era andato in un paradiso celeste?
14. Perché Gesù e il malfattore non erano in Paradiso quando si trovavano nello Sceol, e perché il malfattore non partecipò con Gesù alla “prima risurrezione”?
15. Perché ciò che Paolo dice in Romani 6:3-5 non si riferisce al malfattore, e quindi quando Gesù risuscitò dai morti che accadde al malfattore?
16. Il malfattore chiese forse a Gesù il privilegio di essere nel regno, e l’apostolo Pietro usò forse una delle “chiavi del regno dei cieli” a favore del malfattore? Come lo sappiamo?
17. Con chi Gesù fece un patto per il regno, e perché questo non includeva il malfattore?
18. Allorché Gesù risorto entrò come precursore nel celeste santuario di Dio, perché non vi entrò anche il malfattore?
19. Perché il malfattore non fu un fondamento della congregazione cristiana, e perché egli non divenne più grande di Giovanni Battista?
20. Perché mentre era al palo di tortura il malfattore non fu generato né unto dallo spirito di Dio?
21. Quindi perché il paradiso menzionato al malfattore non era la stessa cosa del regno dei cieli, e perché il malfattore non sedette con Gesù sul suo trono celeste?
22. Perché Gesù non fu risuscitato dal Paradiso, e dove risorgeranno il malfattore e gli altri che sono nelle tombe commemorative?
23, 24. (a) Chi fu il primo uomo in Paradiso, e perché? (b) Perché il nome Paradiso si riferisce appropriatamente al giardino di Eden?
25, 26. (a) Come mai la parola Paradiso venne applicata al giardino di Eden? (b) Perché la versione cattolica di Eusebio Tintori della Bibbia non usa l’espressione “giardino di Eden”?
27. Quante volte la Bibbia ebraica usa la parola corrispondente pardes, e come illustra il significato di tale parola l’innamorato pastore del Cantico dei Cantici?
28. Che cosa accresceva grandemente la delizia del giardino di Eden, e in che modo ciò che avvenne dopo il peccato dimostrò che il giardino era recinto?
29. Adamo tornò forse nel Paradiso alla sua morte, o vi andò Abele quando fu ucciso?
30. Che si può dire in quanto al Paradiso e a Enoc, che venne trasferito perché non vedesse la morte?