La manifestazione della presenza del Messia
“Ed allora sarà rivelato l’Iniquo, che il Signore Gesù ucciderà col soffio della sua bocca, e distruggerà coll’apparizione della sua presenza.” — 2 Tess. 2:8, Cocorda, margine.
1, 2. Perché facciamo bene a dare ascolto a quello che dice Paolo in Romani 2:4-11?
GEOVA Dio ha un tempo per la rivelazione della sua ira contro le grandi ingiustizie di questo mondo. Questo è il tempo durante il quale è presente il suo Messia, il grande Re unto con lo spirito di Dio, che i Giudei di lingua greca dei tempi antichi chiamavano “Cristo”. Uno di questi Giudei di lingua greca avvertì che sarebbe venuto quel tempo della resa dei conti. Egli osservò che la misericordiosa pazienza di Dio verso il genere umano fino ad ora è stata per loro vantaggiosa, poiché ha offerto agli uomini l’opportunità di ravvedersi, di rinunziare alla loro ingiusta condotta in questo mondo e impegnarsi nelle opere che Iddio dichiara buone. Durante i trascorsi diciannove secoli, quelli che così si misero sulla retta via ebbero l’opportunità di conquistarsi gloria, onore e incorruttibilità celesti, la vita eterna nel giusto nuovo mondo di Dio. Per quelli che non si ravvedono, ma persistono a commettere le iniquità di questo mondo, il giusto giudizio di Dio si esprime con l’indignazione. Oggi cominciamo a vedere come le condizioni del mondo si affrettano verso la rivelazione del suo sfavore. Perché? Perché la presenza del suo Messia è un fatto dei nostri giorni. Faremo bene, quindi, a dare ascolto a quanto dice il suddetto scrittore greco:
2 “Non riconoscendo che la benignità di Dio ti trae a ravvedimento? Tu invece, seguendo la tua durezza e il tuo cuore impenitente, t’accumuli un tesor d’ira, per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che con la perseveranza nel bene oprare cercano gloria e onore e immortalità; ma a quelli che son contenziosi e non ubbidiscono alla verità ma ubbidiscono alla ingiustizia, ira e indignazione. Tribolazione e angoscia sopra ogni anima d’uomo che fa il male; del Giudeo prima, e poi del Greco; ma gloria e onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; poiché dinanzi a Dio non c’è riguardo a persone.” — Rom. 2:4-11.
3. Perché non vediamo la sua presenza e tuttavia possiamo percepirla? Con quale risultato?
3 Nei due precedenti numeri de La Torre di Guardia abbiamo fornito abbondanti prove tratte dalle profezie delle Scritture e dal loro adempimento che il Messia, Cristo nella sua dignità reale, è presente. La sua presenza o parousía è nella gloria celeste e non può essere vista ad occhio nudo dagli uomini, perchè neanche con l’aiuto delle più penetranti macchine producenti i raggi X inventate in questo ventesimo secolo, l’umanità non può scrutare l’invisibile reame spirituale. Abbiamo conoscenza delle cose invisibili unicamente per mezzo della Parola di Dio, e queste cose diventano per noi intelligibili solo quando Egli ci rende la sua Parola chiara. Così oggi i nostri occhi percepiscono che la seconda presenza di Cristo ha avuto inizio nel 1914 d.C., quando Iddio lo autorizzò ad assumere il potere di dominare in mezzo ai suoi nemici, compresa la cristianità e tutte le nazioni di questo mondo. Poiché è per dominare su questa terra che Cristo è stato unto, egli ha, da quando assunse il potere regale, diretto la sua attenzione alla nostra terra, e così vi è stato presente. Le nazioni hanno rifiutato di riconoscere la sua presenza, di rinunziare alla loro pretesa al dominio sul mondo e di cedergli la loro sovranità. In tutti questi anni, da quando incominciò a regnare in mezzo ai suoi nemici politici, commerciali e religiosi, egli è andato manifestando la sua presenza o parousía in modo tale da condurre molta gente al ravvedimento, attraendola dalla parte e protezione del regno di Dio mediante Cristo Gesù.
4-6. Che cosa ci sprona a fare la rivelazione della sua presenza?
4 Ma oggi la sua presenza con misericordia e pazienza sta raggiungendo il suo culmine. Tosto, nella battaglia universale di Harmaghedon, egli rivelerà la sua presenza in modo che tutte le nazioni ostili capiranno e sentiranno. Questo avverrà con la loro totale distruzione in un tempo d’afflizione come il mondo non ha mai conosciuto, per illustrare il quale può solo servire il diluvio universale dei giorni di Noè. Nel pronunziare la sua profezia sul segno della fine di questo mondo e la sua propria parousìa Gesù si servì del diluvio per illustrare l’istantaneità con la quale la sua presenza avrebbe raggiunto il culmine nella battaglia di Harmaghedon. Ripetiamo le sue parole, come si leggono in Matteo 24:36-39:
5 “Quant’è a quel giorno ed a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli dei cieli, neppure il Figliuolo, ma il Padre solo. E come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Infatti, come ne’ giorni innanzi al diluvio si mangiava e si beveva, si prendea moglie e s’andava a marito, sino al giorno che Noè entrò nell’arca, e di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta [presenza, Young] del Figliuol dell’uomo”.
6 È dunque necessario che noi studiamo quali sono le prove della sua presenza e che approfittiamo della misericordiosa pazienza del Re dominante cercando rifugio e salvezza al suo lato, nello stesso modo in cui la famiglia di Noè cercò rifugio nell’arca.
L’UNO PRESO E L’ALTRO LASCIATO
7. Oltre al diluvio, di quale illustrazione si servì Gesù?
7 Molti saranno lasciati al destino che hanno scelto della distruzione nella battaglia di Harmaghedon. Gesù lo mostrò nella sua profezia. Oltre a paragonare i giorni della sua presenza a quelli della presenza di Noè, egli diede un’altra illustrazione della subitaneità e distruttività con cui la sua presenza sarà rivelata e alcuni saranno preservati passando incolumi al giusto nuovo mondo mentre altri saranno distrutti. Citiamo le sue parole quali sono state tramandate da Luca: “Come avvenne a’ giorni di Noè, così pure avverrà a’ giorni del Figliuol dell’uomo. Si mangiava, si beveva, si prendea moglie, s’andava a marito, fino al giorno che Noè entrò nell’arca, e venne il diluvio che li fece tutti perire. Nello stesso modo che avvenne ai giorni di Lot; si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si edificava; ma nel giorno che Lot uscì di Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece tutti perire. Lo stesso avverrà nel giorno che il Figliuol dell’uomo sarà manifestato. In quel giorno, chi sarà sulla terrazza ed avrà la sua roba in casa, non scenda a prenderla; e parimente, chi sarà nei campi non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la sua vita, la perderà; ma chi la perderà, la preserverà”. — Luca 17:26-33.
8, 9. Quale esempio ci offre l’esperienza di Lot a Sodoma?
8 Quando si fu separato da suo zio Abramo per motivi economici, Lot prese dimora con la sua famiglia nella città di Sodoma, vicino a Gomorra. Fu dimostrato che non vi erano neppure dieci uomini retti in Sodoma, per non parlare di Gomorra e delle città circonvicine della pianura. Perciò Iddio distrusse tutte quelle città corrotte. Preavvertito, Lot con le sue due figlie scampò fuggendo al monte oltre la piccola città di Tsoar.
9 Con la presenza di Lot in Sodoma quella città era pervenuta a un tempo di giudizio. Quell’uomo rispettava Geova Dio; l’apostolo Pietro lo chiama “il giusto Lot” e dice che “per quanto vedeva e udiva si tormentava ogni giorno l’anima giusta a motivo delle loro inique opere”. (2 Piet. 2:6-8) Lot fu un testimonio di Geova e prima che gli angeli lo conducessero insieme alla sua famiglia fuori della località condannata, aveva dato l’avvertimento di Geova. Come il popolo dei giorni di Noè aveva riso del suo avvertimento che sarebbe venuto un diluvio globale d’acqua dal cielo, così gli abitanti di Sodoma si fecero beffe dell’avvertimento che la città sarebbe stata distrutta da una pioggia di fuoco che sarebbe caduto dal cielo. Mentre albeggiava il giorno della distruzione, Lot e la sua famiglia furono portati fuori dalla zona pericolosa poco prima dell’ora in cui cominciò l’infuocata pioggia; ma gli scellerati e libidinosi schernitori furono abbandonati alla loro sorte. Gli angeli liberatori dissero a Lot: “Salvati la vita! non guardare indietro, e non ti fermare in alcun luogo della pianura; salvati al monte, che tu non abbia a perire!” Mentre fuggivano, la moglie di Lot mostrò disposizione a rimpiangere le comodità di vita che lasciava a Sodoma, guardò indietro, e perciò fu arrestata nella sua marcia e distrutta, ma Lot, dopo breve dimora in Tsoar, andò dove gli angeli lo avevano diretto. “Lot salì da Tsoar e dimorò sul monte insieme con le sue due figliuole”. (Gen. 19:1-30) La salvezza consiste nell’ubbidire al Signore Iddio”. “Il Signore sa trarre i pii dalla tentazione e riserbare gli ingiusti ad essere puniti nel giorno del giudizio”. Tale è il commento fatto da Pietro su questa misericordiosa liberazione di Lot. L’esperienza di Lot procura un esempio per tutti quelli di buona volontà d’oggi, affinché lo seguano senza indugio. — 2 Piet. 2:9.
10, 11. Come illustrò Gesù due opposti destini alla fine?
10 La presenza di Noè nel “mondo d’allora” raggiunse il suo culmine quando sopravvenne il diluvio. I membri della sua famiglia furono accolti nell’arca preservatrice: “Poi l’Eterno lo chiuse dentro l’arca”. Ma il “mondo degli empi” che aveva messo in ridicolo la testimonianza di Noè relativamente all’esecuzione del giudizio di Geova fu lasciato fuori per essere distrutto. (Gen. 7:16) Ora, nel fare i suoi commenti sui giorni di Noè, Gesù richiamò l’attenzione su due diversi destini che toccano agli uomini quando viene per la distruzione di questo mondo. Egli disse: “Così avverrà alla venuta [presenza, Young] del Figliuol dell’uomo. Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato; due donne macineranno al mulino; l’una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perchè non sapete in qual giorno il Signore sia per venire”. — Matt. 24:39-42.
11 Dopo avere illustrato gli sviluppi della fine di questo mondo prendendo l’avventura di Lot come esempio, Gesù fece questo consimile commento ai suoi discepoli: “Io vi dico che in quella notte due saranno in un letto; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. Due donne macineranno insieme; l’una sarà presa, e l’altra lasciata. Due saranno nella campagna; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. E i discepoli, rispondendo, gli dissero: Dove, Signore? Ed egli disse loro: Dove sarà il carname, quivi ancora si accoglieranno le aquile.” — Luca 17:34-37, Diodati.
12, 13. A che cosa corrisponde esser presi, e che cosa significa?
12 Con questo rimane ancora senza risposta la domanda: chi, precisamente, è preso, e dove? e su quale base è preso? Secondo l’uso della stessa parola greca in altri casi, il termine tradotto “accogliere” e “preso” esprime l’idea di essere preso accanto a qualcuno, e questo è esattamente l’opposto di quello che disse Gesù quando affermò che il diluvio portò via tutte le persone mondane. La stessa espressione si riscontra dove Giuseppe è esortato a prendere seco la vergine Maria in moglie, e dove si legge che Gesù prese seco Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse sopra l’alto monte della trasfigurazione. È la parola adoperata da Gesù quando disse ai suoi discepoli nell’adunanza di congedo che ebbe con loro: “Nella casa del Padre mio ci son molte dimore; se no, ve l’avrei detto; io vo a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò e V’ACCOGLIERÒ presso di me, affinché dove son io, siate anche voi”. — Matt. 1:20, 24; 17:1; Giov. 14:2, 3.
13 Esser preso insieme o accolto corrisponde, dunque, all’entrata di Noè e la sua famiglia nell’arca e come gli angeli presero per mano Lot per condurlo con la sua famiglia fuori di Sodoma affinché fuggissero al monte. È espressione che significa salvezza dal mondo e dalla sua sorte e accoglimento nel favore di Cristo Gesù, per la venuta del quale i suoi seguaci sono esortati a rimaner vigilanti. Nell’apprendere la notizia della sua seconda venuta e del proposito per cui avviene, essi coltivano amore per essa e ne rimangono in vigilante ed ansiosa attesa. Oggi si rallegrano di sapere che la sua seconda presenza, la sua parousía quale Re è in progresso, e che sta per venire la guerra universale di Harmaghedon affin di combattere per la rivendicazione della sovranità universale e il santo nome di Geova. Egli sarà vittorioso nella lotta e farà della bestiale organizzazione del mondo di Satana un cadavere.
14, 15. Perché sono essi presi, e dove?
14 Poiché questi seguaci esercitano la fede nella sua presenza e nella sua venuta per la vittoria e quindi abbandonano questo mondo, Cristo li accoglie nel luogo sicuro sotto la sua protezione, raffigurato dall’arca di Noè e dal monte al quale gli angeli avviarono Lot. Solo quelli che accoglie in tal modo nel suo favore hanno qualche speranza di essere liberati dalla distruzione riservata a questo mondo, preservati e portati in salvo attraverso ad esso nel nuovo mondo. Per merito della loro fede e saviezza celeste essi hanno una vista acuta, sono veloci, come le aquile. Invece di giustiziarli nella battaglia di Harmaghedon, egli distrugge il loro nemico, questo mondo, riducendolo un cadavere, una carcassa. Così essi banchettano con questa carcassa rallegrandosi della sua vittoria su di essa ad Harmaghedon, poiché significa rivendicazione di Geova Dio. Egli li prende oggi con sè nella sua opera di rivendicazione di Geova. Li fa suoi collaboratori nella proclamazione del Regno, e nella prossima distruzione di tutta l’organizzazione di Satana, visibile ed invisibile. Serbando la loro integrità mediante la fedele partecipazione in quest’opera di testimonianza, essi ricevono il gradito privilegio di assistere alla vittoria di Cristo il Re ad Harmaghedon in cui la potente organizzazione nemica viene ridotta allo stato di carcassa insepolta destinata ad essere divorata dagli uccelli rapaci. Questo è il convito al quale si riferisce simbolicamente Apocalisse 19:16-18 con le seguenti parole:
15 “E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei re, Signor dei signori. Poi vidi un angelo che stava in piè nel sole, ed egli gridò con gran voce, dicendo a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: Venite, adunatevi per il gran convito di Dio, per mangiar carni di re e carni di capitani e carni di prodi e carni di cavalli e di cavalieri, e carni d’ogni sorta d’uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi”. I versetti che seguono descrivono la distruzione di tutte queste forze visibili schierate dalla parte del Diavolo. — Apoc. 19:16-21; Ezech. 39:17-20.
16. perché sono gli altri lasciati, e a che cosa?
16 Tuttavia, vediamo ciò che è riservato a quelli che Gesù predisse saranno “lasciati”. Questa parola dà regolarmente l’idea di chi è lasciato indietro, abbandonato, rigettato, ceduto, messo in disparte, e così vien tradotta in altri versetti della Bibbia italiana. Poco prima di pronunziare la sua profezia sulla fine del mondo Gesù disse alla nazione giudaica: “Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta”. A quanto sembra egli intendeva qui alludere al loro tempio di Gerusalemme; e a questo riguardo disse ai suoi discepoli: “Non sarà lasciata qui pietra sopra pietra che non sia diroccata”. (Matt. 23:38 fino a 24:2) Questo avvenne perchè Gerusalemme e i suoi reggitori religiosi rifiutarono di riceverlo. Egli era veramente venuto in casa sua, e i suoi non l’avevano ricevuto come Messia. Oggi la cristianità costituisce la parte principale e più potente di questo empio mondo. Smentendo nel modo più assoluto la sua professione di cristianesimo, essa ha rifiutato di accettare la più evidente prova, il segno della presenza di Cristo, e di rallegrarsi che il Re di Geova è venuto. Per il suo proprio rigetto, essa ha indotto questo mondo a rifiutare il legittimo Re della terra durante tutti questi anni della sua presenza reale. Essa si oppone con furore a che egli assuma il dominio di questa terra. Per questo, la sua organizzazione religiosa che pretende sia la casa di Dio le è stata lasciata desolata alla presenza e al favore di Dio e ad Harmaghedon sarà ridotta in desolata rovina. Tutti quelli che si stringono alla falsa cristianità e al suo alleato, questo mondo, saranno rigettati da Cristo, il Re dominante e lasciati in abbandono per essere distrutti con essa ad Harmaghedon.
17. Che cos’è illustrato dalla separazione di quelli che vivono in tale intimità?
17 È dunque oggi il tempo della divisione nella causa della sovranità universale di Geova mediante il Suo regno. Potete esser membri di una stessa famiglia o d’una stessa parentela, dormire insieme in uno stesso letto, macinare insieme alla stessa macina di famiglia, ma una divisione può aver luogo su questo importantissimo problema, sia fra gli uomini, sia fra le donne. Potete esser compagni di lavoro, coltivare lo stesso campo come membri della stessa famiglia o come lavoratori e datori di lavoro, andare pacificamente d’accordo in ogni altra cosa, ma quando si presenta questo problema di capitale importanza si produce una divisione e ognuno può scegliere il proprio destino. In quest’ora nella quale si manifesta la presenza o parousía del Re con lo sfolgorante balenare del lampo che su tutto risplende da oriente ad occidente, alcuni si rallegrano di questa luce e sono radunati alla parte del Re per essere preservati attraverso Harmaghedon e per partecipare al convito di gioia per la sua vittoria. Altri ignorano di proposito e rigettano la luce che mostra la venuta del Messia. Questi persistono nella loro ostinata ignoranza e sono abbandonati alla loro sorte con questo mondo. Quando verrà il giorno e l’ora in cui Harmaghedon si scatenerà con furore i loro cadaveri cadranno insieme a quello della loro amica e alleata, la sedicente cristianità. — Matt. 24:27, 28; Luca 12:51-53.
RISURREZIONE DI QUELLI CHE GLI APPARTENGONO
18. Quali saranno i raccolti per primi durante la sua parousìa? Visibilmente?
18 Naturalmente, i primi ad essere raccolti durante la sua parousía o presenza reale devono essere i suoi fedeli seguaci, unti con lo spirito di Dio e che aspettano “la manifestazione del Signor nostro Gesù Cristo”. (1 Cor. 1:7) Questi appartengono a Gesù Cristo, perchè sono stati comprati col suo prezioso sangue e sono membri del suo corpo, la congregazione degli unti. Egli pregò Iddio che essi siano con lui dov’egli è e possano contemplare la sua gloria celeste, e disse loro che se andava alla casa del Padre suo sarebbe ritornato e li avrebbe accolti con sè. Ma prima di essere ricevuti al suo ritorno nel reame celeste, gran parte dei membri del corpo dei suoi unti sarebbero caduti addormentati nella morte, come Stefano, ed avrebbero fatto del sepolcro il loro letto. L’apostolo Paolo scrisse che fin d’allora alcuni di quelli che avevano visto Gesù risuscitato “ancora dormono”. (Diodati) Poiché questi sono seminati nella morte “corpo naturale” ma sono risuscitati dalla morte “corpo spirituale” e poiché è impossibile che occhio umano veda un corpo spirituale, l’accoglimento di questi presso Gesù sarebbe stato invisibile a tutti i vivi sulla terra durante la sua parousía.
19. Perciò in base alle Scritture, quale avvenimento possiamo credere che ha luogo?
19 Poiché oggi noi discerniamo la presenza del Re, possiamo altresì credere che ha avuto luogo l’avvenimento ad essa strettamente connesso, la risurrezione dei membri dormenti del corpo di Cristo alla vita immortale nel reame dello spirito per essere dov’egli è e contemplare la sua gloria. Questa non è religiosa immaginazione. Nella sua mirabile trattazione sulla risurrezione della congregazione cristiana l’apostolo rende per noi certa questa speranza con le seguenti parole: “Ma ora, Cristo è risvegliato d’infra i morti, primizia di coloro che dormono. — Perciocchè, come per mezzo di un uomo è la morte, così ancora per mezzo di un uomo è il risorgimento dei morti. — Poiché come in Adamo tutti muoiono, così ancora nel Cristo tutti saranno vivificati, — ma ciascuno nel suo proprio ordine: la primizia Cristo; poi quelli che son di Cristo, [quando?] alla sua presenza”. — 1 Cor. 15:6, 20-23, Cocorda, margine.
20, 21. Perché non cominciò egli ad accogliere la sua sposa proprio dal 1914?
20 Ha questo accoglimento dei membri addormentati del corpo avuto luogo immediatamente dopo la sua venuta nel Regno l’anno 1914, anno in cui ebbe inizio la sua parousía? Le Scritture indicano che avvenne altrimenti. In Apocalisse 12:1-13 è rivelato che immediatamente dopo la nascita del Regno nel 1914 il Re mosse guerra contro l’invisibile organizzazione del Diavolo nei cieli e la sconfisse facendola precipitare sulla terra. Mentre era impegnato in questa guerra, il nuovo Re si sarebbe difficilmente impegnato in uno sposalizio, poiché secondo la regola fissata da Geova, quando un Israelita atto al servizio militare si sposava, non poteva essere subito chiamato al servizio di guerra: “Sarà libero per un anno di starsene a casa, e farà lieta la moglie che ha sposata”. — Deut. 20:7; 24:5.
21 Era dunque logico che il Re non avrebbe incominciato ad accogliere la sua congregazione, la sua sposa, presso di sè fino a quando la “guerra nel cielo” sarebbe terminata ed egli avrebbe interrotto ogni altra operazione fino ad Harmaghedon, abbreviando in questo modo i giorni d’afflizione sull’organizzazione del Diavolo. (Matt. 24:21, 22) I fatti, esaminati in base alle Scritture, indicano che questo avvenne nella primavera del 1918, ossia tre anni e mezzo dopo ch’egli ebbe assunto il potere del Regno ed ebbe inizio la sua presenza reale. Ne abbiamo un parallelo nella vita di Gesù diciannove secoli or sono.
22. Come furono gli edificatori giudei del regno costretti a prendere una decisione?
22 Nell’autunno dell’anno 29 Gesù, uomo perfetto, adempì la profezia: “Eccomi, vengo! Sta scritto di me nel rotolo del libro. Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà, e la tua legge è dentro al mio cuore”. (Sal. 40:7, 8; Ebr. 10:5-9) Come simbolo, Gesù si sottomise al battesimo in acqua. Immediatamente dopo fu unto con lo spirito di Dio per esser Re. Questo lo autorizzò a predicare: “Il regno dei cieli è vicino”. Si presentò allora la questione davanti alla nazione d’Israele: desideravano essi il regno? Gesù quale unto Erede del Regno si trovava davanti a loro, a somiglianza di una pietra, della pietra di cui gli edificatori avevano necessità per completare l’edifizio reale. Per tre anni e mezzo Gesù fu allora presente come unta Pietra reale. Quando entrò cavalcando a Gerusalemme secondo l’uso degli antichi re che andavano a ricevere l’incoronazione, i capi religiosi indussero il popolo a rigettarlo. Egli entrò nel tempio, ma le autorità giudaiche non lo incoronarono Messia d’Israele. Manifestando la sua autorità di sacerdote e Re a somiglianza di Melchisedec, ripulì il tempio di quelli che lo contaminavano con i loro traffici commerciali. Egli pronunziò più tardi nel tempio una parabola per far presente ai reggitori religiosi ch’essi avrebbero continuato a rigettarlo quale Erede del Regno, e sarebbero anche arrivati al punto di ucciderlo. Quindi disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella ch’è divenuta pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri? Perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti”. — Matt. 21:1-43; Sal. 118:22, 23.
23. Come rivelano i fatti paralleli che la risurrezione è cominciata nel 1918?
23 Così nella primavera dell’anno 33 Gesù fu ucciso. Ma Iddio lo fece risorgere dai morti e lo innalzò alla sua destra nel cielo quale Erede del Regno. Cosicchè la Pietra Messianica, rigettata dagli edificatori israeliti fu fatta principale pietra angolare da Geova. Questo avvenne tre anni e mezzo dopo la sua unzione per essere Re. Concordemente, alla nascita del regno di Dio verso la fine del 1914, Cristo Gesù fu nominato Re e incominciò la sua parousía. Per tre anni e mezzo i testimoni di Geova sulla terra avevano proclamato il suo regno e la fine dei tempi dei Gentili. Quindi, nella primavera del 1918, le nazioni della cristianità in guerra mostrarono di aver rigettato Cristo Gesù quale Re allora insediato. In che modo? Con i loro maggiori sforzi per sopprimere i testimoni di Geova e proponendo una Lega di Nazioni che avesse la signoria sul mondo. Quella fu l’ora fissata da Geova per sconvolgere l’azione degli edificatori terrestri per il dominio mondiale, e per fare della sua Pietra da essi rigettata la principale Pietra Angolare in Sion, sua organizzazione capitale. Egli fece questo dando a Cristo la vittoria sull’organizzazione di Satana nella “guerra nel cielo”. (Apoc. 12:1-13) Come parallelo alla risurrezione di Gesù e al suo innalzamento alla destra di Dio, quella doveva essere l’ora nella quale i coeredi di Cristo che erano addormentati nella morte sarebbero stati ridestati e innalzati al cielo con lui. Pertanto la primavera del 1918 fu il tempo di questo avvenimento.
24. In modo corrispondente, come ebbe il rimanente una risurrezione simbolica?
24 In ulteriore armonia con l’innalzamento del rigettato Cristo Gesù onde diventasse la principale Pietra Angolare in Sion, Geova Iddio rianimò l’opera dei suoi testimoni sulla terra nel 1919. Quell’anno ebbe inizio la più grande campagna di pubblicazione del regno di Geova che la storia umana abbia mai visto, con cui fu annunziato Cristo Gesù quale dominante Re. Questo ravvivamento dell’opera dei testimoni di Geova che era stata praticamente uccisa dai nemici politici e religiosi nel 1918 fu nella profezia dell’undicesimo capitolo di Apocalisse paragonato ad una risurrezione. Dopo aver descritto l’uccisione dei testimoni per quanto si riferiva alla loro pubblica testimonianza, Apocalisse 11:11, 12 dice: “E in capo ai tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro, ed essi si drizzarono in piè e grande spavento cadde su quelli che li videro. Ed essi udirono una gran voce dal cielo che diceva loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nella nuvola, e i loro nemici li videro”. Così li vedono oggi i nemici!
25. Quale tromba allora sonò? Da che cosa sarebbe accompagnata?
25 Dopo questo si fa sentire il messaggio culminante, il settimo: “Ed il settimo angelo sonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad essere del Signor nostro [Geova] e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli dei secoli”. Allora, per mostrare che doveva avvenire la risurrezione degli addormentati coeredi di Cristo, l’Apocalisse dice: “Le nazioni s’erano adirate, ma l’ira tua è giunta, ed è giunto il tempo di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servitori, i profeti, ed ai santi”. (Apoc. 11:3-18) D’allora in poi, quando un membro del rimanente dei coeredi di Cristo sulla terra muore senza venir meno alla sua fedeltà, non è più necessario che rimanga addormentato nella morte. No; essi sono, come dice l’apostolo Paolo, mutati da uomini mortali in spiriti immortali, “in un momento, in un batter d’occhio, al suon dell’ultima tromba.”Perché la tromba sonerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità, e che questo mortale rivesta immortalità”. — 1 Cor. 15:51-53; Apoc. 14:13.
I VIVENTI E RIMASTI
26. Vuoi forse negare il sopravvivere del rimanente che i santi addormentati sono stati risuscitati? Perchè?
26 Durante la sua prima parousía Cristo risuscitò alcuni morti. Egli può farlo nuovamente durante la sua seconda parousía. Vi è ancora un rimanente di coeredi di Cristo in vita sulla terra. Gesù dichiarò che per amor di questi eletti i giorni d’afflizione sulla organizzazione di Satana sarebbero stati abbreviati, e questo affinché potessero dispensare la testimonianza del Regno a tutte le nazioni prima che la fine completa dell’afflizione sopraggiunga ad Harmaghedon. Poiché rimane ancora sulla terra questo rimanente, vorrebbe questo negare che non ha avuto luogo la risurrezione spirituale, invisibile, dei coeredi di Cristo? No. L’apostolo Paolo dichiara esplicitamente che la risurrezione di quegli addormentati coeredi deve precedere la morte e risurrezione del rimanente che è ancora in vita durante la reale presenza o parousía di Cristo Gesù. Per mostrare l’ordine in cui si verificano gli avvenimenti parla come se egli stesso fosse un membro del rimanente e dice: “Perciocchè se crediamo che Gesù morì e risorse, così ancora quelli che si sono addormentati. Iddio, per mezzo di Gesù li addurrà a sè.— Questo vi diciamo con una parola del Signore, che noi i viventi, i rimasti per la presenza del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati; — perchè il Signore stesso, con grido di comando, con voce d’arcangelo e con tromba di Dio, scenderà dal cielo ed i morti in Cristo risorgeranno primieramente”. E dopo, che avverrà? “Quindi noi i viventi, i rimasti, saremo insieme con loro rapiti sulle nuvole; all’incontro del Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore”. — 1 Tess. 4:14-17, Cocorda, margine.
27. Deve il Signore scendere personalmente? Illustrate.
27 Per dare esecuzione a queste meraviglie non è necessario che il Signore Gesù Cristo discenda letteralmente in persona dal cielo sulla terra. Non è necessario, visto che egli ha tutta l’occorrente potenza nel cielo e sulla terra per eseguire il proposito divino. Egli può essere presente sulla terra semplicemente rivolgendo la sua attenzione ad essa ed esercitandovi la sua potenza, oppure anche mandando gli angeli che sono al suo seguito. Ricordiamo ora che nella parte ebraica della Bibbia l’espressione “per la presenza del Signore” significa letteralmente “dalla faccia del Signore”. Per esempio in Sofonia 1:7 si legge: “Silenzio, per la presenza del Signore Iddio; conciossiachè il giorno del Signore sia vicino”. (Diodati) L’apostolo Pietro adoperò alla lettera tale espressione quando disse ai Giudei nel tempio: “Fate adunque penitenza e convertitevi, affinché siano cancellati i vostri peccati, e possa venire il tempo della consolazione dalla faccia del Signore ed egli mandi quel Gesù Cristo che vi fu predicato”. (Atti 3:19, 20, Tintori) Quando Pietro, al comando di Dio, era andato a visitare in casa il centurione italiano Cornelio, in quella famiglia aveva predicato l’evangelo a persone che non erano dei Giudei, ma Gentili, e il santo spirito di Dio era sceso su loro, quindi, Giacomo disse: “Dio ha primieramente visitato i gentili, per trarre da questi un popolo per il suo nome”. (Atti 15:13, 14) Ma Iddio non visitò personalmente i Gentili; lo fece l’apostolo come suo rappresentante e Iddio irradiò la sua energia attiva ossia il suo spirito sopra questi Gentili per la loro credenza. Così avviene alla discesa di Cristo dal cielo.
28. In che modo discende il Signore, e accompagnato da chi?
28 Come nuovo Re insediato nel 1914, Cristo Gesù sul trono celeste chiede al Padre suo le nazioni come sua eredità e le estremità della terra per suo possesso. Quindi volge la sua attenzione ad esse e in questo senso egli discende. Egli fa risonare ‘un grido di comando’ per tutte le nazioni della terra ordinando loro di cedergli la loro sovranità e chiede a tutti i popoli di giurargli fedeltà come al legittimo Re. Poiché è il reale messaggero di Geova, ha degli angeli ai suoi ordini, parla con la voce del Capo Messaggero o “arcangelo”. Quando veniva incoronato un nuovo re si sonava la tromba, come infatti si fece quando fu incoronato Salomone: “Sonaron la tromba, e tutto il popolo disse: ’Viva il re Salomone!”’ (1 Re 1:39) La tromba è quindi simbolo di solenne proclamazione pubblica relativamente al Regno. La proclamazione reale è chiamata “tromba di Dio” perchè Egli ordina che sia fatta sonare e adopera i suoi testimoni sulla terra per far risonare intrepidamente la proclamazione a tutte le nazioni. Questa è “l’ultima tromba”, perchè è la proclamazione concernente il Regno che mette fine all’organizzazione mondiale di Satana e rivendica la sovranità universale di Geova. — Apoc. 11:15; 12:10.
29. In qual senso è l’insieme con lui” e nelle “nuvole” che il rimanente ha oggi la sua esperienza?
29 È sotto tale circostanza che i “morti in Cristo risusciteranno i primi”. La loro risurrezione per essere riuniti con lui nel cielo non aspetta che il rimanente ancora in vita sulla terra termini la loro proclamazione del Regno come testimonianza prima che venga la fine del mondo di Satana. Tuttavia, “insiem con loro” ossia durante lo stesso periodo della parousía di Cristo, questi membri del rimanente ancora in vita sono “rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria”. La profezia di Daniele e le parole stesse di Gesù dichiarano che egli quale “Figliuol dell’uomo” sarebbe venuto con le nuvole. (Dan. 7:13, 14; Matt. 24:30; 26:64; Apoc. 1:7) Le nuvole rivelano la sua presenza, invisibile, con un uragano di devastazione e distruzione che si abbatterà sulle nazioni, e con abbondanti piogge di benedizioni per il suo rimanente consacrato e per tutti i loro compagni di buona volontà.
30. In qual senso pertanto il rimanente è stato “rapito”?
30 È di fra questo mondo condannato ch’essi sono “rapiti per il fatto che ne sono totalmente separati. Pur essendo ancora in questo mondo, essi non ne fanno parte. Il loro destino è la gloria celeste; quello del mondo è la distruzione ad Harmaghedon. Poiché i giorni d’afflizione sull’organizzazione di Satana furono abbreviati per amor di questo rimanente di eletti, essi sono stati risparmiati dalla distruzione con esso. Per questo motivo furono strappati dal potere del nemico e affrancati dalla mortale condizione di cattività in Babilonia, nell’organizzazione di Satana, a partire dalla primavera del 1919. Furono affrancati per la grande proclamazione del Regno, la più grande proclamazione che mai vi sia stata. Appropriatamente Geova parla del suo rimanente affrancato chiamandolo “un tizzone strappato dal fuoco”. (Zacc. 3:2) Così, come fu predetto da Gesù, questi sono coloro che vengono presi per entrare nel suo favore e sotto la sua protezione, in intima unità con lui, mentre gli avversari del Regno sono lasciati, abbandonati alla loro condanna. La ripresa della loro opera di testimonianza nel 1919 fu paragonata alla loro risurrezione dai morti, dopo la quale ebbero il più alto invito al grande privilegio di proclamare il regno di Dio stabilito. Dunque essi furono raffigurati in atto di ascendere al cielo in una nuvola, con cui veniva mostrata la loro ascesa a questo grande privilegio. Così oggi essi godono della unità attiva col loro Re.
31. In qual senso è “nell’aria” che incontrano il Signore per essere per sempre con lui?
31 Cristo Gesù non entra personalmente in contatto immediato con la nostra terra, come fece, al suo primo avvento sotto forma umana. Nella sua discesa consistente nel rivolgere la sua attenzione alla terra, egli può trovarsi ancora “nell’aria”. Ai giorni suoi Paolo chiamò Satana il Diavolo “il principe della potestà dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli”. (Efes. 2:2) Ma poiché la “guerra nel cielo” ha confinato il Diavolo e le sue orde di demoni a questa terra, Cristo Gesù è “nell’aria” e ne ha la potestà come spirito immortale. È per entrare in unità con lui in quella eccelsa posizione che il rimanente viene rapito o preso oggi. Per merito della loro fedeltà fino alla morte, essi avranno una risurrezione spirituale istantanea quando morranno nella carne e allora saranno uniti personalmente con lui “nell’aria”. È quivi che regneranno con lui mille anni, e non letteralmente sulla terra sotto forma umana. In tal modo con una condotta d’integrità e fedeltà fino alla fine della loro opera terrena, essi saranno “sempre col Signore”.
32. Per chi valgono dunque le parole di Apocalisse 14:13, e perchè?
32 Questi sono i beati che non devono più dormire nella morte in attesa della parousía del Re; per loro valgono le seguenti parole scritte: “Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo spirito, essendo che si riposano dalle loro fatiche, poiché le loro opere li seguono”. (Apoc. 14:13) Così possiamo discernere come ogni cosa concorda con l’affermazione che i coeredi di Cristo che erano addormentati furono ridestati nella primavera del 1918 dopo ch’egli era stato confermato in Sion principale Pietra angolare, e che il rimanente ancora in vita non precede i fedeli addormentati relativamente alla risurrezione.