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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1953 | 1° gennaio
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tali adunanze, o che partecipano a dimostrazioni, o narrano esperienze o rispondono a domande dall’uditorio, non hanno bisogno di mettere un tal copricapo.
Le sorelle che dicono la preghiera nelle adunanze della congregazione dovrebbero tenere il capo coperto. I capelli della donna non bastano per coprire il capo. Se così fosse, la questione non sarebbe mai stata sollevata.
Ma quando una sorella trova degli interessati nel campo, li rivisita e stabilisce un suo proprio studio biblico, ella non diviene per questo conduttrice di un’adunanza della congregazione. Soltanto se è presente suo marito deve coprirsi il capo quando prega, poiché la presenza di lui mette in causa il secondo principio, quello di mostrare sottomissione al capo della sua famiglia. Naturalmente, se il marito è nella verità dovrebbe pregare lui, e fatto ciò la sorella, sua moglie, può condurre quindi l’adunanza senza coprirsi il capo.
In quanto alla preghiera all’ora dei pasti, la dovrebbe fare il capo della famiglia. S’egli per un motivo o l’altro non la fa, e invita sua moglie a farla, la sua testa dovrebbe esser coperta per mostrare riconoscimento del principio teocratico della direttiva dell’uomo nei rapporti familiari. Se suo marito non è presente, ella potrebbe pregare a capo scoperto, come fa nelle sue preghiere personali pronunziate privatamente. Se la sorella che prega al tempo dei pasti è nubile, non avendo un marito come suo capo, ella non ha bisogno di mettere alcun copricapo, sia che si trovi nella propria casa o in casa d’amici o in una casa missionaria. S’intende, in ogni caso se c’è un fratello presente deve pregare lui.
Così la questione si risolve in questo modo: È un’adunanza della congregazione dove la sorella presiede o prega? In tal caso essa dovrebbe avere il capo coperto. Se non è un’adunanza della congregazione, esiste una relazione coniugale per cui ella debba mostrare riconoscimento del suo capo, se egli è presente? In caso affermativo, ella dovrebbe avere il capo coperto. Ella non dovrebbe mostrare questo segno di sottomissione verso il marito di un’altra donna. Né una sorella nubile o vedova dovrebbe mostrare questo segno di sottomissione verso il marito di un’altra donna. Queste sorelle non maritate non hanno alcun capo maschile come l’ha una donna maritata. L’unico caso in cui la sorella nubile dovrebbe preoccuparsi di coprire la sua testa è quando viene a trovarsi in circostanze della congregazione che lo esigono.
A questo è stato risposto in modo esauriente, dato che viene sottoposto spesso negli Stati Uniti. Questo non riguarda molti paesi, dove abitualmente le donne vanno a capo coperto o velate. In considerazione di tutto quello che è stato detto su questo soggetto, suggeriamo che ogni sorella d’ora innanzi decida da se stessa quando è necessario il copricapo, facendo ciò che coscienziosamente crede sia giusto nelle situazioni non specificamente esposte qui, ma che possono essere determinate sulla base dei principi qui esposti. Se ella è in dubbio e turbata nella coscienza in una particolare situazione, dovrebbe mettere il copricapo per essere sicura e sentirsi tranquillizzata nella mente e nella coscienza.
Conoscendo ora i princìpi relativi, dimostriamo maturità cristiana e applichiamoli per nostro conto, coscienziosamente, senza dover interpellare altri in ogni situazione immaginabile. La Società dovrebbe presto compilare una serie di regolamenti tanto voluminosi quanto il Talmud se cercasse di prescrivere regole specifiche per ogni diverso caso. Nell’uomo caduto sotto l’influenza di Satana c’è sempre la tendenza di sostituire regole ai princìpi. È molto più facile conformare la condotta a una regola che non uniformare l’intera vita a un principio. Mosè prescrisse delle regole; Cristo inculcò dei princìpi. Le regole sono per i fanciulli; i princìpi per gli uomini e le donne mature nella crescita cristiana. Ora dunque mostrate maturità applicando i princìpi qui indicati riguardo al coprire la testa, prendendo le vostre decisioni coscienziosamente, e non sarete appropriatamente criticati da altri.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1953 | 1° gennaio
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Domande dai lettori
◆ Luce (Secondo Volume) dice che il legamento e l’inabissamento di Satana riferito in Apocalisse 20:2, 3 significa la sua morte. “Questo significa vita eterna” (inglese), a pagina 271, parla di Satana e dei suoi demoni che sono “scagliati nell’abisso della totale inattività simile alla morte”. Perché quest’ultimo libro ne parla in questo modo? — R. S., California.
“La verità vi farà liberi” paragona l’abisso di Apocalisse 20:3, nel quale Satana è gettato, all’abisso di Romani 10:7 (NW), in cui Gesù giacque morto per tre giorni. Quindi conclude: “L’abisso in cui Satana il Diavolo sarà gettato per mille anni è il medesimo luogo o la condizione dove fu messo Cristo Gesù per tre giorni, e cioè, nella morte”. (Pagine 353, 354) È un fatto che Satana è completamente fuori dell’esistenza durante il suo millenniale legamento nell’abisso, ma la più recente espressione su questo punto com’è esposto nel libro “Questo significa vita eterna” lascia una maggiore ampiezza di significato. Dicendo che Satana è “scagliato nell’abisso della totale inattività simile alla morte” si fa pensare che il corpo di Satana possa non essere interamente dissolto, ma si dà adito alla possibilità che esso possa essere preservato in qualche maniera appropriata per i corpi spirituali, come noi possiamo conservare un corpo di carne e sangue in un refrigerante o, sotto gelo. La creatura Satana è, naturalmente, morta per quanto la concerne, essendo del tutto senza vita e incosciente, e non solamente in una specie di coma durante il quale i processi della vita continuano. Il corpo di quella creatura spirituale potrebbe facilmente esser preservato da Dio e solo risuscitato alla fine dei mille anni, per il predetto “po’ di tempo”. A proposito, il corpo umano di Gesù non vide la corruzione quando andò nell’abisso, ma Geova Dio ne dispose miracolosamente. (Sal. 16:10; Atti 2:31) Il metodo specifico
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