Capitolo XII
Fine del permesso della malvagità
1. Invece di seguire nel suo tempio semplici formalità religiose, che cosa avrebbe dovuto fare la nazione d’Israele per avere le benedizioni di Geova secondo il suo patto?
L’ANTICA nazione d’Israele aveva in Gerusalemme il bel simbolo della pura adorazione del solo vivente e vero Dio. Era il suo sacro tempio riedificato. Ma la nazione avrebbe dovuto più che semplicemente seguire il programma delle osservanze cerimoniali in quel centro di adorazione. L’eletta nazione d’Israele, col suo riedificato tempio dell’adorazione di Geova in Gerusalemme, avrebbe dovuto vivere quotidianamente quella religione in tutto il paese che Dio le aveva dato. Quindi la loro religione non sarebbe stata solo una pia formalità, ma sarebbe stata un’esperienza vivente. Non avrebbe dato luogo alla profanazione della sacra casa dell’adorazione di Geova. Non avrebbe recato sul nome di Dio derisione e biasimo. Quindi egli avrebbe potuto lietamente benedire gli abitanti del paese che gli rendevano adorazione secondo la promessa del suo solenne patto con la nazione. Non sarebbe stato costretto a mandare una mortifera maledizione su quelli che non vivevano secondo il patto.
2. (a) Da parte degli adoratori di Geova dovrebbe esserci odio per che cosa, secondo Salmo 97:10, 11? (b) In armonia con quale proposito di Dio non dovrebbero tollerare nessuna malvagità nel paese che Dio ha dato loro?
2 Da parte dei Suoi sinceri adoratori, deve esserci genuino odio per la malvagità. In tal senso l’ispirato salmista li esorta: “O voi che amate Geova, odiate ciò che è male. Egli guarda le anime dei suoi leali; li libera dalla mano dei malvagi. La luce stessa ha brillato per il giusto, e l’allegrezza pure per i retti di cuore”. (Salmo 97:10, 11) Non si dovrebbe tollerare nessuna malvagità dove risiedono gli amanti di Geova, nel paese che Dio ha dato loro. Nel suo proprio tempo, a cui egli strettamente si attiene, porrà fine a ogni malvagità in tutta la terra insieme a tutte le sue terribili conseguenze. Non permetterà più la malvagità. Venga quel felice tempo per tutto il genere umano dalla disposizione retta!
3. In armonia con tale tema, quale visione fu ora mostrata, e per incoraggiamento di chi fu narrata?
3 In armonia con questa dilettevole prospettiva è il tema della sesta visione mostrata al profeta Zaccaria il ventiquattresimo giorno dell’undicesimo mese lunare (Sebat) nell’anno 519 a.E.V. Affinché fosse preservata per nostro incoraggiamento in questo tempo del suo completo adempimento, egli fu ispirato a narrarla.
SESTA VISIONE
4, 5. (a) All’angelo dell’interpretazione, che cosa riferì Zaccaria d’aver visto? (b) Come quel rotolo avanzava nell’aria, e quanta superficie scritta aveva, per quale specie di messaggio?
4 Zaccaria scrive: “Quindi alzai di nuovo gli occhi e vidi; ed ecco, un rotolo volante. Dunque [l’angelo dell’interpretazione] mi disse: ‘Che cosa vedi?’ A mia volta dissi: ‘Vedo un rotolo volante, la cui lunghezza è di venti cubiti, e la cui ampiezza è di dieci cubiti’”. — Zaccaria 5:1, 2.
5 Il rotolo si svolge. Con la superficie piana si libra nell’aria come con le ali di un aeroplano. È un rotolo grande, poiché è lungo venti cubiti ed è largo dieci cubiti, formando una superficie di duecento cubiti quadri o di circa quaranta metri quadri. E se si erano usati entrambi i lati per scrivere, essa ammontava a ottanta metri quadri di superficie scritta. Risultò che vi era stato scritto da entrambe le parti. Questo gli avrebbe permesso di trasmettere un messaggio rimarchevolmente grande. Era il messaggio favorevole per il paese o sfavorevole? Questo avrebbe indicato ciò che il rotolo volante significava. Zaccaria ebbe il desiderio di conoscerlo. Noi pure.
6. Che cosa spiegò l’angelo dell’interpretazione che il rotolo volante significava?
6 Che cosa disse l’angelo dell’interpretazione? “Quindi mi disse: ‘Questa è la maledizione che esce sulla superficie di tutta la terra, perché ognuno che ruba, a norma d’esso da un lato, non è stato punito; e ognuno che fa una dichiarazione giurata, a norma d’esso dall’altro, non è stato punito’”. — Zaccaria 5:3.
7, 8. Quali domande sorgono riguardo al ladro e allo spergiuro che fa un falso giuramento nel nome di Geova, e cosa dice Geova che la maledizione farà?
7 Che cosa deve accadere, dunque, a questi malfattori che finora l’han fatta franca? Secondo ciò che è scritto da una parte del rotolo, quale maledizione dev’essere eseguita su chi finora ha rubato senza esser punito? E secondo ciò che è scritto sull’altro lato del rotolo, quale maledizione dev’essere eseguita su chi è colpevole d’aver fatto una dichiarazione giurata? Anche a noi interessa oggi saperlo, perché attualmente tutta la terra abbonda di ladri e di individui che non osservano le loro dichiarazioni giurate. Che cosa ha da dirci l’angelo dell’interpretazione? Questo:
8 “‘L’ho fatta uscire’, è l’espressione di Geova degli eserciti, ‘e deve entrare nella casa del ladro e nella casa di chi fa una dichiarazione giurata in mio nome falsamente; e deve albergare in mezzo alla sua casa e sterminare essa e il suo legname e le sue pietre’”. — Zaccaria 5:4.
9. Fino a che punto doveva giungere lo sterminio, fino alle case soltanto?
9 Il ladro e chi faceva una dichiarazione giurata nel nome di Geova con falsità eran maledetti per la distruzione. Non solo se ne dovevano sterminare le case, il legname, le pietre e tutto il resto, ma si dovevano sterminare i ladri e gli spergiuri. Si doveva cancellare dal paese lo stesso luogo della loro residenza, ed essi dovevano essere spazzati via con la loro abitazione. Una maledizione davvero terribile! Drastica!
10. A quale paese si applicava questo, e perché questo fatto rese il ladrocinio e il falso giuramento ancor più gravi?
10 Dobbiamo tener presente che questo si applicava al paese occupato dal rimanente dei Giudei un tempo esiliati ch’erano stati liberati da Babilonia ed eran tornati nel paese di Giuda allo scopo di riedificare il tempio di Geova in Gerusalemme. Questo rendeva le cose ancor più serie. Sotto i Dieci Comandamenti, com’erano stati dati per mezzo del profeta Mosè, quei circoncisi Giudei naturali erano sotto il comando divino di non rubare, di non giurare il falso o di non recare falsa testimonianza. Quindi, rubando all’eletto popolo di Dio, il ladro rubava in realtà a Geova. Giurando falsamente nel santo nome di Geova, lo spergiuro mentiva non solo a colui al quale la dichiarazione giurata doveva servire da assicurazione o garanzia, ma anche a Geova. Era un errato uso del Suo nome, l’uso del Suo nome in modo indegno. (Esodo 20:7, 15, 16) Benché i ladri e gli spergiuri scampassero per un tempo alla punizione per mano di quelli che avrebbero dovuto far rispettare la legge di Dio, tuttavia la Sua maledizione sarebbe stata applicata a quei violatori e a suo tempo avrebbe avuto su di loro vigore.
SPECIE DI LADROCINI
11. La fame rendeva forse il ladrocinio scusabile, o quali conseguenze il ladrocinio avrebbe recato secondo Salomone e il proverbialista Agur?
11 Non importa quale potesse essere il motivo del furto e quanto il furto potesse sembrare scusabile date le circostanze, esso era ciò nondimeno un peccato e meritava d’esser punito conforme alla legge di Dio. L’ispirato saggio re Salomone disse: “Non si disprezza il ladro solo perché commette ladrocinio per riempire la sua anima quando ha fame. Ma, quando è trovato, renderà sette volte tanto; darà tutte le cose di valore della sua casa”. (Proverbi 6:30, 31) Il proverbialista Agur figlio di Iache non desiderò trovarsi nelle circostanze in cui si sarebbe sentito costretto a rubare, poiché vedeva che il suo Dio vi sarebbe stato implicato o ne avrebbe subìto le conseguenze. Pertanto pregò Dio: “Allontana da me ciò che non è veritiero e la parola menzognera. Non mi dare né povertà né ricchezze. Fammi divorare il cibo prescrittomi, affinché io non mi sazi e in effetti non ti rinneghi e dica: ‘Chi è Geova?’ e affinché io non sia ridotto in povertà e in effetti non rubi e non inveisca contro il nome del mio Dio”. (Proverbi 30:1, 8, 9) In che modo mediante il ladrocinio avrebbe inveito egli contro il nome del suo Dio?
12. (a) In che modo, alla luce dei Dieci Comandamenti, il ladrocinio, anche per fame, è un inveire contro il nome di Dio? (b) Che cosa dice su ciò l’apostolo Paolo?
12 Perché il ladrocinio è un’espressione di idolatria. Il ladro idoleggia se stesso o la cosa che ruba. Concupisce ciò a cui non ha diritto ma che appartiene a un altro. Allo scopo di sfuggire alla punizione per il ladrocinio, prende la cosa concupita quando il proprietario o quelli che sono preposti a far rispettare la legge non osservano. Poiché il comandamento contro il ladrocinio fu dato nel nome di Dio, Geova, il ladro non ha riguardo per il nome di Dio e inveisce contro di esso come se non avesse nessuna forza o importanza. Il cristiano apostolo Paolo scrisse ai cristiani eredi del celeste regno di Dio: “Nessun fornicatore o persona impura o persona avida — che significa essere idolatra — ha alcuna eredità nel regno del Cristo e di Dio”. (Efesini 5:5) Egli scrisse anche: “Fate morire perciò le membra del vostro corpo che sono sulla terra rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza, che è idolatria”. (Colossesi 3:5) Paolo poté riferirsi alla profezia di Zaccaria quando scrisse: “Il ladro non rubi più, ma piuttosto fatichi, facendo con le sue mani ciò che è buon lavoro, onde abbia qualche cosa da distribuire a qualcuno nel bisogno”. — Efesini 4:28, 25.
13. (a) Come la “maledizione” influisce sul dedicato, battezzato cristiano che commetta ladrocinio? (b) Quale ladrocinio è più grave che rubare cose materiali a qualche creatura?
13 Se un dedicato, battezzato cristiano ripete qualsiasi ladrocinio che commise prima della sua conversione o comincia a rubare, egli inveisce contro il nome del suo Dio. Poiché come ladro non può ereditare il messianico regno di Dio, viene sotto la maledizione divina. Questo significherà la sua distruzione, poiché se non può entrare nel regno a cui è chiamato, non gli rimane nient’altro. Per esser ladro, non occorre rubare necessariamente cose materiali a un’altra persona. Di più gravi conseguenze è il ladrocinio delle parole di Dio. Dio è contro tale ladrocinio.
14. Che cosa dice Geova, in Geremia 23:30-32, di quelli che rubano le Sue parole?
14 “‘Perciò, ecco, io sono contro i profeti’, è l’espressione di Geova, ‘quelli che rubano le mie parole, ciascuno dal suo compagno’. ‘Ecco, io sono contro i profeti’, è l’espressione di Geova, ‘quelli che impiegano la loro lingua per esprimere: “Un’espressione!”’ ‘Ecco, io sono contro i profeti di sogni falsi’, è l’espressione di Geova, ‘che li narrano e fanno errare il mio popolo a causa delle loro falsità e a causa del loro vanto’. ‘Ma io stesso non li mandai né comandai loro. Non recheranno dunque nessun beneficio a questo popolo’, è l’espressione di Geova”. — Geremia 23:30-32
15. (a) Che dire se si rubano le parole del proprio compagno quando si fanno ad altri citazioni della Bibbia? (b) Come i falsi profeti dei giorni di Geremia rubarono le parole di Dio al loro compagno?
15 Che si rubino le parole di Geova al proprio compagno è una questione seria. Come si fa questo? Rubiamo le parole di Geova al profeta quando citiamo le parole che Egli ispirò a dire? No, poiché diamo il credito dovuto all’ispirato profeta le cui parole citiamo a nostro sostegno o a prova di un insegnamento. Invitiamo le persone a rivolgersi al libro, capitolo e versetto della Bibbia che citiamo. Non facciamo come i falsi profeti del giorno di Geremia. Quei profeti prendevano la profezia dell’uomo che Geova aveva ispirato a proferire la profezia e davano poi a credere che quella profezia fosse la loro. E, certo, quando ampliavano quella profezia che avevan rubata, non avevano la guida divina. Ne risultava che essi non la spiegavano in modo corretto o vi facevano non autorizzate aggiunte loro proprie, o adulteravano, torcevano, annacquavano la profezia. In questo modo usavano la profezia sottratta per loro propri fini egoistici.
16. Come quelli che pretendevano d’essere profeti ispirati o che narravano semplici sogni rubavano il nome di Dio?
16 Essi assumono l’aspetto di profeti, dicendo come se fossero sotto ispirazione: “Un’espressione!” Quindi rubano in realtà il nome di Geova, attribuendolo alla loro propria “espressione” a cui non appartiene. Sognano falsi sogni per il futuro per influenzare il popolo contro i veri portavoce di Geova. A causa dei loro falsi sogni e delle loro pretese riguardo al futuro, sviano religiosamente e spiritualmente il popolo e lo lasciano impreparato per i veri avvenimenti che lo sovrastano. Geova non li mandò o non comandò loro, per cui non hanno diritto di rubare il nome di Dio dal suo giusto posto e di usarlo per i loro scopi ingannevoli. Tali ladri non recano beneficio a nessuno.
17. Che cosa preavvertì Geova che si avvicinava, e come i profeti che non stavano nel Suo intimo gruppo erano responsabili della condotta del popolo?
17 “Poiché chi è stato nell’intimo gruppo di Geova per vedere e udire la sua parola? Chi ha prestato attenzione alla sua parola per udirla? Ecco, il turbine di Geova, il furore stesso, per certo uscirà, pure una tempesta turbinosa. Turbinerà sulla testa dei malvagi. L’ira di Geova non si stornerà finché egli non abbia eseguito e finché non abbia fatto avverare le idee del suo cuore. Nella parte finale dei giorni lo prenderete in considerazione con intendimento. Io non mandai i profeti, eppure essi stessi corsero. Non parlai loro, eppure essi stessi profetizzarono. Ma se fossero stati nel mio intimo gruppo, avrebbero fatto udire al mio popolo le mie proprie parole, e li avrebbero fatti volgere dalla loro cattiva via e dalla malizia delle loro azioni”. — Geremia 23:18-22.
18. Come gli ecclesiastici della cristianità han fatto ciò che Rivelazione 22:19 ci avverte di non fare, e come hanno rubato le parole del loro compagno?
18 Quanto precede corrisponde a ciò che si dice dei dedicati, battezzati cristiani nell’ultimo libro della Bibbia: “E se alcuno toglie qualche cosa dalle parole del rotolo di questa profezia, Dio toglierà la sua parte dagli alberi della vita e dalla città santa, dalle cose che sono scritte in questo rotolo”. (Rivelazione 22:19) Insegnando che il libro di Rivelazione non abbia nessun valore profetico o che la Bibbia sia piena di miti e leggende e cose impossibili, il clero della cristianità ha per certo tolto molto alla Parola di Dio, sottraendola così al popolo non sospettoso. Quanto spesso durante le campagne politiche e in tempo di guerra il clero della cristianità si è appropriato per proprio uso egoistico di una scrittura della Bibbia e se ne è servito come di un pretesto per parlare alle proprie congregazioni della politica mondana, dei progetti di riforma sociale e della propaganda bellica! Non è questo rubare la parola di Geova al proprio compagno?
19. Come possiamo noi, a somiglianza dell’apostolo Paolo, evitare la maledizione di Dio per aver rubato le parole di Dio a quelli che ne avevano bisogno?
19 In contrasto con il ladrocinio di qualsiasi parte della Parola di Dio a danno di quelli che meritano di udirla, dovremmo imitare l’esempio dell’apostolo Paolo che disse: “Non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa. Ma ho completamente reso testimonianza a Giudei e Greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù. In questo giorno vi invito quindi a testimoniare che son puro del sangue di tutti gli uomini, poiché non mi sono trattenuto dal dirvi tutto il consiglio di Dio”. (Atti 20:19-21, 26, 27) Come Paolo, non vogliamo essere maledetti per il ladrocinio spirituale.
FALSO GIURAMENTO NEL NOME DI DIO
20. Il profeta Zaccaria e i suoi conservi Giudei potevano ben ricordare quale notevole caso di falso giuramento fatto in Giuda nel nome di Dio?
20 Zaccaria e il resto dei ristabiliti Giudei del suo giorno potevano ben ricordare un notevole caso della storia che aveva mostrato quanto Dio si risentisse per un falso giuramento fatto nel Suo nome. Questo caso fu quello del loro ultimo re sul trono di Gerusalemme, cioè quello del re Sedechia figlio di Giosia. Egli morì cieco in una prigione di Babilonia prima che il fedele rimanente giudeo fosse liberato dall’esilio babilonese. Perché? Il racconto di II Cronache 36:12, 13 lo spiega, dicendo: “Continuò a fare ciò che era male agli occhi di Geova suo Dio. Egli non si umiliò a motivo di Geremia il profeta per ordine di Geova. E si ribellò perfino contro il re Nabucodonosor che gli aveva fatto giurare su Dio; e continuò a irrigidire il suo collo e a indurire il suo cuore per non tornare a Geova l’Iddio d’Israele”.
21. Secondo Ezechiele 17:16-20, quale decisione prese Geova riguardo all’infedele re Sedechia?
21 Riguardo al giuramento con cui il re Sedechia giurò al re Nabucodonosor nel nome di Geova, Ezechiele 17:16-20 (NW) espone questa decisione di Geova:
“‘Come io vivo’, e l’espressione del Sovrano Signore Geova, ‘in luogo del re [Nabucodonosor] il quale mise come re colui che disprezzò il suo giuramento e infranse il suo patto, con lui in mezzo a Babilonia egli morrà. . . . Ed egli ha disprezzato un giuramento infrangendo un patto, ed ecco, aveva dato la sua mano e ha fatto perfino tutte queste cose. Egli non troverà scampo’. ‘Perciò il Sovrano Signore Geova ha detto questo: “Come io vivo, il mio giuramento che egli ha disprezzato e il mio patto che ha infranto, sicuramente lo recherò pure sulla sua testa. E di sicuro stenderò su di lui la mia rete, e senz’altro sarà preso nella mia rete da caccia; e di sicuro lo farò andare a Babilonia e lì verrò in giudizio con lui rispetto alla sua infedeltà con la quale ha agito contro di me”’”.
22. Come lo stesso re Sedechia spergiurò, e contro il consiglio di chi?
22 Poiché il re Sedechia aveva fatto al re Nabucodonosor un giuramento nel nome del Sovrano Signore Geova, aveva verso Dio l’obbligo di rispettare il suo giuramento e di adempiere il suo patto d’essere un re vassallo del re di Babilonia. Mancando di riguardo per l’ispirato consiglio del profeta Geremia, egli spergiurò, violò il giuramento e si ribellò, rivolgendosi per aiuto militare al Faraone d’Egitto. — Ezechiele 17:11-15, 17; Isaia 31:1-3.
23. A somiglianza di Sedechia, come le nazioni della cristianità e il loro clero sono andati in cerca d’aiuto e hanno infranto il loro patto?
23 Simili al re Sedechia, che fu nel patto della Legge con Dio per mezzo del mediatore Mosè, le nazioni della cristianità sono scese per aiuto nel simbolico Egitto, sì, nel mondo con il suo equipaggiamento militare. Gli ecclesiastici religiosi della cristianità hanno seguìto le loro rispettive nazioni e hanno benedetto i loro eserciti, pregando per loro, per le loro armi militari e per le loro manovre belliche. In questa maniera le nazioni della cristianità e il loro clero, che asseriscono di essere nel nuovo patto con Dio per mezzo di Cristo quale mediatore, hanno infranto il loro patto con Dio. Il clero religioso ha violato la neutralità verso i conflitti del mondo alla quale tutti i cristiani devono attenersi.
24. (a) Come hanno agito gli ecclesiastici della cristianità verso i voti o giuramenti fatti al momento dell’ordinazione per il ministero? (b) Che accadrà loro quando Dio eseguirà la “maledizione” del rotolo volante nella “grande tribolazione” avvenire?
24 Qualsiasi voto o giuramento il settario clero della cristianità abbia fatto a Dio al momento dell’ordinazione per il ministero nelle sue rispettive denominazioni religiose, l’ha infranto. Han fatto questo con la loro condotta mondana, ben sapendo che “l’amicizia del mondo è inimicizia con Dio” e che “chi perciò vuol essere amico del mondo si costituisce nemico di Dio”. (Giacomo 4:4) Che dire della “maledizione” che fu rappresentata dal rotolo volante insolitamente grande che uscì sulla superficie di tutta la terra? Entrerà esso nelle case di quei ladri spirituali o religiosi? Sterminerà essi e tutte le loro case religiose nel tempo in cui Dio eseguirà quella maledizione? Senza fallo, sì! Quegli ecclesiastici e le loro sedicenti nazioni cristiane sono “falsi negli accordi” rispetto a Dio, benché debbano conoscere molto bene “il giusto decreto di Dio, che quelli che praticano tali cose sono meritevoli di morte”. (Romani 1:31, 32) Guai a loro nella “grande tribolazione” avvenire quando quella maledizione del “rotolo volante” sarà eseguita da Dio. — Matteo 24:21, 22.
25, 26. (a) Da ultimo dove si dovrà porre fine a quelle specie di malvagità specificate nel rotolo volante? (b) Mediante quale condotta i dedicati, battezzati cristiani scamperanno alla “maledizione” del rotolo volante?
25 Come nella visione mostrata a Zaccaria la maledizione doveva porre fine al ladrocinio e al falso giuramento nel nome di Geova in tutto il paese del Suo popolo, così dovrà porsi fine a tali cose in tutta la terra. Specialmente ora ciò deve avvenire nel paese spirituale del restaurato rimanente dell’Israele spirituale di Geova. Tali specie di malvagità non dovranno più essere consentite, tollerate e lasciate impunite su questa terra, la quale appartiene al suo Creatore, il Sovrano Signore Geova. Per scampare allo sterminio avvenire tutti i cristiani pienamente dedicati e battezzati hanno l’obbligo scritturale di ‘non far parte di questo mondo’, d’attenersi inseparabilmente alla neutralità teocratica verso le egoistiche dispute di questo mondo. Siccome il restaurato rimanente degli Israeliti spirituali fa questo, si adempie su di loro ciò che predice Rivelazione 22:3-5:
26 “E non vi sarà più alcuna maledizione. Ma il trono di Dio e dell’Agnello sarà nella città, e i suoi schiavi gli renderanno sacro servizio; e vedranno la sua faccia, e il suo nome sarà sulle loro fronti. E la notte non vi sarà più, e non han bisogno di luce di lampada né hanno la luce del sole, perché Geova Dio diffonderà luce su di loro, e regneranno nei secoli dei secoli”.
LA MALVAGITÀ È PORTATA A BABILONIA
27. (a) Nella settima visione, Zaccaria che cosa vide uscire? (b) Quale domanda viene fatta riguardo alla “loro apparenza in tutta la terra”?
27 Poiché non ci dev’essere nessuna maledizione da Dio, non ci dev’essere più nessuna malvagità. Che la malvagità non dovesse più essere permessa nella e sulla proprietà che appartiene al divino Creatore, la settima visione che fu mostrata al profeta Zaccaria lo indica con interessanti simboli. Rivolgiamo gli occhi della nostra mente al quadro che Zaccaria fa per noi con le parole: “Quindi l’angelo che parlava con me uscì e mi disse: ‘Alza gli occhi, ti prego, e vedi che cos’è questo che esce’. Dunque dissi: ‘Che cos’è?’ A sua volta disse: ‘Questa è la misura d’efa che esce’. E continuò a dire: ‘Questa è la loro apparenza in tutta la terra’”. (Zaccaria 5:5, 6) Secondo la lingua usata dall’angelo, vale a dire l’ebraico, l’espressione ‘la loro apparenza” è letteralmente “il loro occhio”. In maniera simile a questa, in Numeri 11:7 “il suo occhio” (cioè, della manna che avevano trovata da poco tempo) è tradotto “il suo aspetto”. Comunque, la versione greca dei Settanta di Zaccaria 5:6 differentemente dice: “Questa è la loro ingiustizia in tutta la terra”. Sarà ingiusta l’“apparenza” o l’“aspetto” d’essi tutti?
28. Che cosa indica il fatto che il recipiente era una determinata misura di capacità riguardo a quelli che sono “in tutta la terra”?
28 Ebbene, dovremo vedere cosa c’è dentro quella misura d’efa volante, la quale, vedremo, ha su di essa un coperchio di piombo. Un’efa conteneva ventidue litri o più di mezzo bushel. Siccome misura ciò che contiene, pare che dica di misurare o di prendere la misura di ciò che è dentro la simbolica efa e che perciò presenti l’“apparenza” o l’“aspetto” di tutti quelli che sono nel paese o sulla terra. È essa ingiusta, come fa pensare il modo in cui la rende la versione greca dei Settanta?
29. Che cosa fu mostrato che era dentro l’efa, e quale nome le fu dato?
29 “Ed ecco”, dice Zaccaria, “il coperchio circolare di piombo fu sollevato; e questa è una certa donna che siede in mezzo all’efa. Dunque disse: ‘Questa è Malvagità’. E la gettava di nuovo in mezzo all’efa, dopo di che gettò il peso di piombo sulla sua bocca”. — Zaccaria 5:7, 8.
30. (a) Quindi che cosa raffigurò la “donna” che vi stava dentro, e che cosa fa pensare il fatto che era confinata nell’efa? (b) Che il recipiente fosse un’efa usata negli scambi commerciali limitava forse le malvagità simboleggiata, ma in ogni caso a quale luogo apparteneva?
30 Quindi la malvagità di tutti gli abitanti del paese è simboleggiata da una donna. Ma ora questa “malvagità” è stata confinata come la donna dentro la misura dell’efa. Essa stessa è stata misurata, e il tempo che le è permesso di stare nel paese è stato pure misurato dal Sovrano Signore Geova. E per tenerla confinata, un pesante coperchio circolare di piombo è stato messo sulla bocca della misura dell’efa. L’efa, essendo una misura usata in commercio, potrebbe far pensare a qualche cosa di commerciale e, in maniera corrispondente, contenere malvagità commerciale, cattive trattative d’affari. Ma non necessariamente! Una misura può anche prendersi da ogni campo dei rapporti e delle attività umani, e pare che questo sia il modo in cui si debba considerare la “malvagità” qui simboleggiata. La malvagità di qualsiasi specie non ha posto in nessun luogo del paese o nella condizione spirituale del dedicato popolo di Geova. Si dovrebbe mettere in un recipiente e mandarla fuori, in piena misura, al luogo a cui appartiene. Non le si dovrebbe permettere di restare.
31. Zaccaria che cosa vide quindi accadere alla misura dell’efa?
31 Che la “malvagità” sia in tal modo portata via e trasferita è proprio ciò che questa settima visione mostrata a Zaccaria raffigura. Possiamo rallegrarci con lui mentre ci narra: “Quindi alzai gli occhi e vidi, ed ecco, c’erano due donne che uscivano, e nelle loro ali era il vento. E avevano ali come le ali della cicogna. E gradualmente sollevarono l’efa fra la terra e i cieli. Dissi dunque all’angelo che parlava con me: ‘Dove portano l’efa?’” — Zaccaria 5:9, 10.
32. Come queste due donne sono messe in contrasto con la donna dentro l’efa, e a che cosa fa pensare il fatto che avevano il vento nelle loro ali?
32 Due donne simboliche sono impiegate per trasportare la confinata “malvagità” con mezzo rapido come per via aerea nei tempi moderni. Questo è un buon uso dei simboli. Così le donne sono impiegate non solo per simboleggiare la malvagità; la malvagità non è limitata alle donne, ma esse pure possono esser virtuose e utili nel servizio di Geova. E qui in questa visione sono impiegate per simboleggiare gli agenti del Sovrano Signore Dio, che odia la malvagità. Come Lui, queste due donne simboliche odiano la malvagità e sono liete d’essere da lui impiegate per liberarne il paese. Qui abbiamo dunque un bell’equilibrio dell’impiego delle donne come simboli. E poiché “nelle loro ali era il vento”, ciò mostra che avevano l’aiuto celeste per liberare rapidamente dalla malvagità.
33. Quali caratteristiche della cicogna resero appropriato che queste due donne simboliche avessero ali di cicogna a questo proposito?
33 Osserviamo che le loro ali sono “le ali della cicogna”. Com’è appropriato che a queste due donne simboliche siano date tali specie di ali, poiché la parola ebraica per “cicogna” (hha·si·dahʹ) deriva evidentemente dalla parola ebraica (hheʹsed) che significa “amorevole benignità” e “lealtà”, qualità che contrassegnano le donne. È noto che la cicogna è rimarchevolmente tenera verso i piccoli che alleva e anche leale verso il suo compagno per tutta la vita. Ma, certo, non dev’esserci nessuna tenerezza nel trattare la “malvagità”. Dato che le cicogne sono uccelli migratori e si rendono conto per istinto del tempo della loro migrazione, queste due donne simboliche con ali di cicogna avrebbero conosciuto il tempo fissato da Geova per portare via la “malvagità”. (Geremia 8:7) Avendo le cicogne un’apertura d’ali di oltre due metri (sette piedi), possono volare in alto e anche sollevare grossi carichi. Con ali di cicogna le due donne simboliche dovrebbero poter sollevare e portare il grave carico della “malvagità”. (Giobbe 39:13; Salmo 104:17) Con Zaccaria domandiamo: “Dove portano l’efa?”
34. Dove l’angelo disse che le donne alate portavano il carico dell’efa?
34 L’angelo che parlava con Zaccaria ci narra: “A sua volta mi disse: ‘Per edificarle una casa nel paese di Sinar; e dev’essere fermamente stabilita, e vi dev’essere depositata nel suo proprio luogo’”. — Zaccaria 5:11.
35. Che cosa del “paese di Sinar” ne faceva il luogo adatto in cui trasportare la “malvagità” per metterla nel suo “proprio luogo”?
35 Perché depositando la “malvagità” nel “paese di Sinar” si metteva nel suo “proprio luogo”? Perché fu lì, anche ai giorni del profeta Zaccaria, che si trovava la città di Babilonia. Lì era stata fondata Babilonia da Nimrod il “potente cacciatore in opposizione a Geova”. Lì, con la città di Babilonia come suo centro, era stata organizzata la malvagia ribellione contro il Sovrano Signore Geova. Lì era stata fondata anche la falsa religione organizzata, così che la città di Babilonia divenne il centro mondiale della falsa religione. Essa divenne la sede di “Babilonia la Grande”, l’impero mondiale della falsa religione, impero religioso che permane fino a questo giorno. (Genesi 10:8-10; 11:1-9; Rivelazione 14:8; 17:1-18) Or dunque, nel “paese di Sinar”, che simboleggiava il luogo della ribellione contro la sovranità universale di Geova Dio e anche il luogo della falsa religione babilonica, lì doveva porsi e mantenersi la “malvagità”, come in una casa fermamente stabilita sul suo “proprio luogo” quale base.
36. Con la riedificazione del tempio in Gerusalemme, il paese che Dio aveva dato all’eletto popolo di Geova non era un luogo adatto per che cosa, come indicò anche Paolo in II Corinti 6:14-16?
36 Il paese che Dio aveva dato all’eletto popolo di Geova era, in realtà, non un luogo per la malvagità di alcuna specie, sia idolatria, furto, corrotte pratiche commerciali, false dichiarazioni giurate nel nome di Dio, che qualsiasi altra cosa malvagia. Questo doveva avvenire specialmente con la riedificazione del tempio di Geova in Gerusalemme per la sua pura, incontaminata adorazione con tutta l’anima. Come il cristiano apostolo Paolo scrisse alla congregazione della pagana città di Corinto: “Quale partecipazione hanno la giustizia e l’illegalità? O quale associazione ha la luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia vi è fra Cristo e Belial? O qual parte ha il fedele con l’incredulo? E quale accordo ha il tempio di Dio con gli idoli?” (2 Corinti 6:14-16) Assolutamente nessuno! Riguardo a chiunque pratica ciò che è sbagliato entro la congregazione del dedicato, battezzato popolo di Geova, Paolo dice: “Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi”. — 1 Corinti 5:13.
37. In questo “tempo della fine”, che cosa si dovrebbe fare con la “malvagità” rispetto al paese spirituale che Dio ha dato agli adoratori di Geova?
37 In questo “tempo della fine”, in questo “termine del sistema di cose”, la malvagità d’ogni specie sia tolta dal paese spirituale che Dio ha dato agli adoratori di Geova. Sia tenuta e confinata nel reame di Babilonia la Grande e dei suoi sostenitori politici, militari e commerciali. Lì stia fissa, come se risiedesse in una casa fermamente stabilita. Noi non vogliamo avere nessuna compagnia e associazione con questa simbolica donna Malvagità. Lasciatela alla sua distruzione insieme a Babilonia la Grande e a tutti i ribelli contro la sovranità universale di Geova “nel paese di Sinar”.
38. Da che fu iniziata dunque l’edificazione della pura adorazione nel tempio di Geova nel 1919 E.V., che cosa si è andata togliendo, e come Gesù predisse una tal cosa nella sua parabola del grano e delle zizzanie?
38 Già da che fu iniziata nel 1919 E.V. la restaurazione e riedificazione della pura adorazione di Geova nel suo tempio spirituale, si è andata togliendo la malvagità come mediante due donne dalle ali di cicogna. Avviene proprio come Gesù Cristo predisse per questo “termine del sistema di cose”, dicendo: “La mietitura è il termine di un sistema di cose, e i mietitori sono gli angeli. Perciò, come le zizzanie sono raccolte e bruciate col fuoco, così avverrà al termine del sistema di cose. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno fuori del suo regno tutte le cose che causano inciampo e le persone che fanno illegalità, e le lanceranno nella fornace ardente. Ivi saranno il loro pianto e lo stridor dei loro denti”. (Matteo 13:39-42) Quando Babilonia la Grande e i suoi amanti mondani saranno stati distrutti come col fuoco nella prossima “grande tribolazione”, il loro pianto e lo stridor dei loro denti cesseranno nella loro distruzione. — Matteo 24:21, 22; 25:41, 46.
39. Qual è, dunque, il corso della lealtà nel quale dovremmo persistere, mentre prendiamo a cuore Salmo 145:20?
39 Tutti noi che abbiamo lasciato Babilonia la Grande e i suoi amanti mondani nel babilonico “paese di Sinar” non abbiamo nessuna ragione di tornare a quella “malvagità” che appartiene a quel luogo in cui ebbe inizio. Il nostro corso di lealtà verso Geova quale Sovrano Signore e solo vero Dio consiste nel persistere nella sua pura, incontaminata adorazione presso il suo tempio spirituale sotto il suo Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. Prendiamo a cuore ciò che il suo ispirato salmista scrisse: “Geova guarda tutti quelli che lo amano, ma annienterà tutti i malvagi”. — Salmo 145:20.