CAPITOLO DIECI
Vi chiedete ogni giorno: “Dov’è Geova?”
1, 2. (a) Qual era la condizione spirituale degli ebrei ai giorni di Geremia? (b) Vista la situazione, come avrebbero dovuto agire gli abitanti di Giuda?
GEREMIA era in lacrime, scosso sia dalla condizione del popolo che da quello che Dio gli aveva predetto per il futuro. Avrebbe voluto che la sua testa fosse una sorgente e gli occhi fontane da cui il pianto potesse sgorgare all’infinito. Aveva ragione a essere addolorato per la condizione del popolo. (Ger. 9:1-3; leggi Geremia 8:20, 21). Gli ebrei continuavano a rigettare la legge divina e a disubbidire alla voce di Geova, quindi la calamità era inevitabile. — Ger. 6:19; 9:13.
2 Purtroppo gli abitanti di Giuda, che preferivano sentirsi dire ‘va tutto bene’ dai capi religiosi, non erano sinceramente interessati a quello che Geova pensava della loro condotta. (Ger. 5:31; 6:14) Erano come un paziente che cerca un medico che gli dia rassicurazioni ignorando i sintomi gravi. Se fossimo seriamente malati, non vorremmo che ci fosse fatta una diagnosi precisa in modo da essere curati per tempo? Analogamente, gli ebrei ai giorni di Geremia avrebbero dovuto desiderare che la loro condizione spirituale fosse attentamente esaminata. Avrebbero dovuto chiedere: “Dov’è Geova?” — Ger. 2:6, 8.
3. (a) Alla domanda “dov’è Geova?”, come avrebbero potuto rispondere gli ebrei? (b) Qual era un modo in cui gli ebrei potevano cercare Geova?
3 Nel caso degli ebrei, chiedere “dov’è Geova?” avrebbe comportato cercare la guida divina nel prendere decisioni, piccole e grandi. All’epoca gli ebrei non lo fecero. Anche dopo la desolazione di Gerusalemme e il ritorno da Babilonia avrebbero dovuto ‘cercare Geova’, o ‘ricercarlo’. In quella maniera sarebbero riusciti a trovarlo e a conoscere le sue vie. (Leggi Geremia 29:13, 14). Come potevano farlo? Un modo consisteva nell’accostarsi a Dio e chiedere la sua guida con preghiere sincere. Era questo l’atteggiamento del re Davide, che chiese: “Fammi conoscere le tue proprie vie, o Geova; insegnami i tuoi propri sentieri”. (Sal. 25:4) Notate quale invito rivolse l’Uditore di preghiera per mezzo di Geremia nel decimo anno del re Sedechia: “Chiamami, e io ti risponderò e ti dichiarerò prontamente cose grandi e incomprensibili che non hai conosciuto”. (Ger. 33:3) Se il re e quella nazione ribelle l’avessero ‘chiamato’, Dio avrebbe rivelato cose “incomprensibili” per loro in merito alla desolazione di Gerusalemme e alla sua restaurazione dopo 70 anni.
4, 5. In quali altri modi il popolo poteva cercare Geova?
4 Un altro modo in cui gli ebrei avrebbero potuto cercare Geova era ripercorrendo la propria storia e riflettendo su come egli aveva agito con il suo popolo. Così sarebbero stati in grado di ricordare quali cose avevano permesso di avere il favore di Dio e quali avevano provocato la sua ira. Potevano contare sugli scritti di Mosè e su diversi resoconti storici ispirati, nonché sugli annali dei re di Israele e di Giuda. Meditando su questi scritti e ascoltando i veri profeti di Dio, gli ebrei contemporanei di Geremia avrebbero potuto afferrare la risposta alla domanda “dov’è Geova?”
5 C’era un terzo modo in cui gli ebrei avrebbero potuto cercare Geova: imparando per esperienza, sia diretta che indiretta. Non che dovessero apprendere ogni cosa procedendo per tentativi; tuttavia sarebbe stato utile riflettere su come avevano agito nel passato e su come Geova aveva considerato le loro azioni. Se fossero stati buoni osservatori sarebbero riusciti a capire cosa pensava Dio della loro condotta. — Prov. 17:10.
6. Quale incoraggiamento possiamo trarre dall’esempio di Giobbe?
6 Riportiamo questo ragionamento ai nostri giorni. Vi chiedete “dov’è Geova?” ogni volta che dovete fare una scelta o decidere quale condotta tenere? Alcuni si rendono conto di non essere stati abbastanza scrupolosi al riguardo. Se in qualche modo questo è il vostro caso, non scoraggiatevi. Anche il fedele patriarca Giobbe dovette combattere in merito. Quand’era sotto pressione si concentrò troppo su se stesso. Eliu dovette richiamare la sua attenzione su questa tendenza umana, dicendogli: “Nessuno ha detto: ‘Dov’è Dio il mio grande Fattore?’” (Giob. 35:10) Eliu incoraggiò Giobbe: “Mostrati attento alle meravigliose opere di Dio”. (Giob. 37:14) Giobbe doveva soffermarsi sulle potenti opere divine osservando la creazione che lo circondava e il modo in cui Geova si prendeva cura degli esseri umani. Per esperienza personale Giobbe comprese le vie di Geova. Dopo aver superato il suo dramma e aver visto Geova all’opera, disse: “Ho parlato, ma non comprendevo cose troppo meravigliose per me, che non conosco. Per sentito dire ho udito di te, ma ora il mio proprio occhio veramente ti vede”. — Giob. 42:3, 5.
7. Cosa considereremo in questo capitolo? (Vedi la figura a pagina 116).
7 Quanto a Geremia, continuò a cercare Geova e riuscì a trovarlo. A differenza dei suoi connazionali, in tutti i decenni in cui prestò fedelmente servizio, Geremia continuò a chiedere: “Dov’è Geova?” Partendo dal suo esempio, questo capitolo ci aiuterà a capire come possiamo cercare Geova e trovarlo per mezzo della preghiera, dello studio e dell’esperienza personale. — 1 Cron. 28:9.
Cosa significa chiedere “dov’è Geova?”, e in che modo gli ebrei al tempo di Geremia avrebbero potuto fare questa domanda?
GEREMIA SI RIVOLSE A GEOVA IN PREGHIERA
8. In quali circostanze Geremia si rivolgeva a Dio in preghiera?
8 Per anni Geremia prestò servizio quale portavoce di Dio alla nazione di Giuda. In quel periodo cercò Geova pregando fervidamente. Si rivolse a lui per avere sostegno quando doveva proclamare messaggi impopolari, quando pensava di non poter andare avanti e quando aveva domande sul motivo per cui accadevano certe cose. Dio gli rispondeva indicandogli come procedere. Facciamo qualche esempio.
9. (a) In base a Geremia 15:15, 16, come si espresse il profeta, e in che modo Geova gli rispose? (b) Perché è importante esprimere i propri sentimenti in preghiera?
9 Una volta, quando doveva proclamare un messaggio di denuncia, Geremia ebbe la sensazione che tutti invocassero il male su di lui. Così chiese a Dio di ricordarsi di lui. Riflettiamo sulla sua preghiera, che possiamo leggere in Geremia 15:15, 16, nella quale egli esterna anche i suoi sentimenti in relazione alla risposta divina. (Leggi). In quella preghiera Geremia espresse tutta la sua angoscia. Quando però trovò le parole di Dio e, per così dire, se le mise in bocca, divenne gioioso. Geova lo aiutò a essere grato del privilegio di portare il suo nome e proclamare il suo messaggio. Geremia poteva capire chiaramente ‘dov’era Geova’. Cosa possiamo imparare da questo?
10. Quale fu la risposta di Geova quando il profeta disse che non avrebbe più parlato nel Suo nome?
10 In un’altra occasione, dopo che Pasur, il sacerdote figlio di Immer, lo aveva colpito, Geremia disse che non avrebbe più parlato nel nome di Geova. Come reagì Dio quando Geremia si espresse in quel modo? (Leggi Geremia 20:8, 9). La Bibbia non indica che Dio rispondesse a Geremia parlandogli dal cielo. La Sua parola divenne però come un fuoco ardente chiuso nelle ossa del profeta, tanto che questi non poté trattenersi dal dichiararla. Senza dubbio Geremia si espresse in modo onesto dinanzi a Dio e lasciò che le informazioni che aveva in merito alla Sua volontà lo motivassero: questo lo spinse a continuare a fare quello che Dio richiedeva da lui.
11, 12. In che modo Geremia ottenne risposta alla sua domanda in merito all’apparente prosperità dei malvagi?
11 Vedendo che ai malvagi le cose andavano bene, Geremia fece una domanda spinosa. (Leggi Geremia 12:1, 3). Anche se non metteva assolutamente in discussione la giustizia di Geova, il profeta voleva una risposta che placasse il suo “lamento”. La sua schiettezza ci fa capire quanto fosse forte il legame che aveva con Dio, più o meno come quello che ha un figlio con il padre che ama. Il punto è che Geremia non capiva perché molti ebrei prosperassero pur essendo malvagi. La risposta che ottenne fu soddisfacente? Geova gli assicurò che avrebbe sradicato i malvagi. (Ger. 12:14) Geremia vide come andarono a finire le cose di cui aveva parlato a Dio in preghiera e questo avrà rafforzato ulteriormente la sua fiducia nella giustizia divina. Perciò avrà rivolto preghiere sempre più intense, esprimendo i suoi sentimenti al Padre.
12 Verso la fine del regno di Sedechia, quando Gerusalemme era assediata dai babilonesi, Geremia parlò di Geova come di Colui “i cui occhi sono aperti su tutte le vie dei figli degli uomini, per dare a ciascuno secondo le sue vie e secondo il frutto delle sue azioni”. (Ger. 32:19) Geremia poteva capire da che parte stava Geova in fatto di giustizia: Egli osservava davvero le azioni di ogni persona e ascoltava le preghiere sincere dei suoi servitori. Di conseguenza sarebbe stato sempre più evidente per loro che Dio dà “a ciascuno secondo le sue vie e secondo il frutto delle sue azioni”.
13. Perché abbiamo fiducia nell’adempimento della volontà di Dio?
13 Forse pensiamo di non dubitare affatto della giustizia e della sapienza con cui Dio compie, e compirà, la sua volontà. Tuttavia ci può essere utile riflettere su quello che capitò a Geremia e menzionare i nostri sentimenti in preghiera. Esprimendoci in questo modo possiamo rafforzare la nostra fiducia in Geova e nel fatto che la sua volontà si adempirà sicuramente. Anche se non comprendiamo pienamente perché al momento le cose vadano in un certo modo, o perché la volontà divina si realizzi secondo una certa tabella di marcia, possiamo esprimere in preghiera la nostra fiducia in Geova, che ha il pieno controllo della situazione. La sua volontà si compirà nei modi e nei tempi che lui sa essere migliori. Questo è garantito, non abbiamo alcuna ragione di dubitare. Pertanto, continuiamo a chiedere “dov’è Geova?”, cioè a cercare per mezzo della preghiera di comprendere la sua volontà e il modo in cui essa si adempie. — Giob. 36:5-7, 26.
In relazione al cercare Geova in preghiera, quale fiducia infondono in noi le vicende di Geremia?
GEREMIA NUTRÌ IL CUORE CON LA CONOSCENZA
14. Come sappiamo che Geremia fece ricerche sulla storia del popolo di Dio?
14 A proposito della domanda “dov’è Geova?”, Geremia era ben consapevole dell’importanza di ‘avere conoscenza di Geova’. (Ger. 9:24) Nel mettere per iscritto i libri che oggi chiamiamo 1 e 2 Re avrà studiato la storia del popolo di Dio. Non a caso menzionò specificamente il “libro dei fatti di Salomone”, il “libro dei fatti dei giorni dei re d’Israele” e il “libro dei fatti dei giorni dei re di Giuda”. (1 Re 11:41; 14:19; 15:7) Di conseguenza venne a sapere come aveva agito Geova in varie situazioni. Geremia poté comprendere cosa faceva piacere a Geova e come egli considerava le decisioni prese dal suo popolo. Ebbe anche la possibilità di consultare gli scritti ispirati allora disponibili, come quelli di Mosè, Giosuè, Samuele, Davide e Salomone. Senza dubbio aveva pure molte informazioni in merito ai profeti vissuti prima di lui e a quelli suoi contemporanei. In che modo Geremia avrà tratto beneficio dallo studio personale?
15. Che beneficio potrebbe aver tratto Geremia dallo studio di una profezia di Elia?
15 Geremia mise per iscritto quello che accadde a Izebel, la malvagia moglie di Acab, re di Samaria. Nel suo resoconto incluse la dichiarazione di Elia secondo cui Izebel sarebbe stata mangiata dai cani nel pezzo di terra di Izreel. (1 Re 21:23) In armonia con le parole riportate da Geremia, sappiamo che circa 18 anni dopo Izebel era stata scaraventata da una finestra, calpestata dal cavallo di Ieu e mangiata dai cani. (2 Re 9:31-37) Fare ricerche sulla profezia di Elia e sul modo dettagliato in cui si era adempiuta avrà rafforzato la fede di Geremia nella parola di Dio. Di sicuro alla base della sua perseveranza in qualità di profeta c’era la fede edificata sullo studio delle passate attività di Geova.
16, 17. Secondo voi, cosa permise a Geremia di continuare ad avvertire i re malvagi dell’epoca?
16 Facciamo un altro esempio. Cosa permise a Geremia di continuare ad avvertire re malvagi come Ioiachim e Sedechia, nonostante la persecuzione? Uno dei fattori principali fu che Geova lo aveva reso “una città fortificata e una colonna di ferro e mura di rame” nei confronti dei re di Giuda. (Ger. 1:18, 19) Ma non sottovalutiamo un altro elemento: Geremia aveva condotto estese ricerche in relazione al dominio dei re che in precedenza si erano seduti sul trono di Giuda e di Israele. Aveva stilato un resoconto delle vicende di Manasse, che aveva edificato “altari a tutto l’esercito dei cieli in due cortili della casa di Geova”, aveva sacrificato nel fuoco il suo stesso figlio e aveva sparso molto sangue innocente. (2 Re 21:1-7, 16; leggi Geremia 15:4). Geremia avrà però anche saputo che, quando Manasse si era umiliato pregando Geova, ‘Egli si era lasciato supplicare da lui’ e gli aveva restituito il trono. — Leggi 2 Cronache 33:12, 13.
17 Nei suoi scritti Geremia non menziona la misericordia di Geova nei confronti di Manasse. Questi però era morto solo una quindicina di anni prima che Geremia iniziasse il suo servizio. Quindi il profeta avrà saputo cos’era successo quando il re si era pentito dei suoi atti di malvagità. Fare ricerche sull’orribile condotta di Manasse, ma anche su come erano andate a finire le cose per lui, avrà aiutato Geremia a comprendere l’importanza di esortare re come Sedechia a cercare la misericordia e l’amorevole benignità di Geova. Perfino un monarca tristemente noto per l’idolatria e gli omicidi poteva pentirsi ed essere perdonato. Se fossimo stati al posto di Geremia, le vicende di Manasse ci avrebbero incoraggiato e dato la forza di perseverare durante il dominio di altri re malvagi?
IMPARIAMO DALL’ESPERIENZA
18. Cosa poté imparare Geremia dall’esperienza di Urija, e perché rispondiamo così?
18 Negli anni in cui prestò servizio come profeta, senza dubbio Geremia imparò osservando come agivano i suoi contemporanei in varie situazioni. Tra loro c’era Urija, che profetizzò contro Gerusalemme e Giuda durante il regno di Ioiachim. Purtroppo, terrorizzato dal re, Urija fuggì in Egitto. In seguito Ioiachim incaricò degli uomini di riportare in patria il profeta. Alla fine Urija fu messo a morte. (Ger. 26:20-23) Secondo voi Geremia imparò qualcosa dall’esperienza di Urija? Il fatto che continuasse ad avvertire gli ebrei dell’imminente calamità, perfino nell’area del tempio, dimostra che aveva imparato una lezione. Geremia continuò a essere coraggioso, e Geova non lo abbandonò. Evidentemente fu Lui a spingere Aicam, figlio di Safan, a proteggere la vita del coraggioso Geremia. — Ger. 26:24.
19. Cosa avrà imparato Geremia dal fatto che Geova continuava a inviare profeti al popolo?
19 Geremia inoltre imparò dall’esperienza acquisita mentre Geova lo impiegava per avvertire il popolo. Nel quarto anno del regno di Ioiachim, Geova disse a Geremia di mettere per iscritto tutte le parole che Lui gli aveva pronunciato dal tempo di Giosia. La ragione di questo comando divino? Incoraggiare ciascuno a volgersi dal male per ottenere il perdono. (Leggi Geremia 36:1-3). Geremia, che si alzava presto al mattino per diffondere i messaggi di Dio, arrivò a implorare il popolo di abbandonare le pratiche detestabili. (Ger. 44:4) Non è evidente che aveva imparato per esperienza che Dio inviava i profeti mosso dalla compassione per il suo popolo? E questo non avrà fatto nascere anche in lui sentimenti di compassione? (2 Cron. 36:15) Non è difficile capire perché, quando sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme, Geremia poté dire: “È per gli atti di amorevole benignità di Geova che non siamo pervenuti alla nostra fine, perché le sue misericordie certamente non finiranno. Si rinnovano ogni mattina”. — Lam. 3:22, 23.
Come avranno influito su Geremia le ricerche fatte sui passati atti di Dio, nonché la meditazione sulle esperienze proprie e altrui? Cosa possiamo imparare da questo?
E NOI? CI CHIEDIAMO OGNI GIORNO: “DOV’È GEOVA?”
20. Come possiamo cercare Geova a imitazione di Geremia?
20 Ogni giorno, nel prendere decisioni, ci poniamo l’obiettivo di chiedere “dov’è Geova?”, cioè di capire qual è la volontà divina? (Ger. 2:6-8) A differenza degli ebrei suoi contemporanei, Geremia chiese sempre aiuto all’Onnipotente per capire quale strada intraprendere. Senza dubbio, a imitazione di Geremia, la cosa più saggia che possiamo fare ogni giorno prima di prendere una decisione è cercare di capire qual è il punto di vista di Geova.
21. In che modo la preghiera può aiutarci in relazione al ministero, ad esempio quando qualcuno ci tratta in modo scortese?
21 Non deve trattarsi necessariamente di decisioni fondamentali o di scelte che determineranno una svolta nella vita. Per esempio, che dire della decisione di uscire in servizio nel giorno stabilito? Forse ci svegliamo al mattino e vediamo un cielo nuvoloso, di quelli che fanno passare la voglia di uscire. Magari il territorio in cui dobbiamo predicare di casa in casa è stato percorso diverse volte, e ci ricordiamo pure di alcuni che ci hanno trattato con finta gentilezza o in modo apertamente sgarbato. Quello potrebbe essere il momento adatto per chiedere in preghiera: “Dov’è Geova?” Così potremmo essere aiutati a ripensare a quanto è bello il messaggio che portiamo e a percepire più chiaramente che Dio vuole che dichiariamo tale messaggio. La parola di Geova potrebbe diventare per noi fonte di gioia ed esultanza, come avvenne nel caso di Geremia. (Ger. 15:16, 20) Se poi nel ministero incontriamo qualcuno che è molto scortese o che arriva perfino a minacciarci, possiamo nuovamente esprimere a Dio i nostri sentimenti in preghiera. Lo faremo? Non dimentichiamo che lui può darci spirito santo così da permetterci di reagire nel modo appropriato. Alla fine il nostro desiderio di parlare del messaggio di Dio scaccerà qualsiasi sentimento negativo. — Luca 12:11, 12.
22. Perché a volte le preghiere potrebbero essere impedite?
22 È bene ricordare che a volte le preghiere possono essere ostacolate, o impedite. (Leggi Lamentazioni 3:44). Geova non ascoltò le preghiere dei ribelli ebrei perché ‘distoglievano l’orecchio’ da lui e continuavano a praticare l’illegalità. (Prov. 28:9) Il concetto doveva essere chiaro per Geremia, e anche per noi: se una persona non agisce in armonia con le sue preghiere, Dio può esserne addolorato e alla fine può smettere di ascoltarle. È senz’altro qualcosa che vogliamo evitare a tutti i costi.
23, 24. (a) Quale elemento è essenziale per conoscere la volontà di Geova? (b) Come possiamo rendere più profittevole lo studio personale?
23 Oltre a pregare con sincerità per avere la guida divina, abbiamo bisogno di perseverare nello studio personale, un elemento essenziale per conoscere la volontà di Geova. In questo siamo avvantaggiati rispetto a Geremia: noi abbiamo la Bibbia al completo. Come lui, che effettuò ricerche approfondite per preparare il suo ispirato resoconto storico, possiamo scavare a fondo nella Parola di Dio e cercare la guida divina, chiedendoci “dov’è Geova?” Se ci sforziamo di conoscere la sua volontà, riporremo fede in lui e “certamente [diverremo] come un albero piantato presso le acque, che emette le sue radici proprio presso il corso d’acqua”. — Leggi Geremia 17:5-8.
24 Mentre leggiamo le Sacre Scritture e meditiamo su di esse, cerchiamo di capire cosa dovremmo fare nelle varie situazioni dal punto di vista di Geova. Possiamo andare alla ricerca di princìpi che vogliamo ricordare e applicare nella vita. Leggendo nella Parola di Dio resoconti storici, comandi divini, sacri princìpi e saggi consigli, riflettiamo su come i vari brani scritturali dovrebbero influire sulle nostre decisioni quotidiane. In risposta alla domanda “dov’è Geova?”, Lui stesso può rivelarci per mezzo della sua Parola scritta come affrontare anche la più complessa delle situazioni. Potremmo davvero scorgere nella Bibbia ‘cose incomprensibili che non abbiamo conosciuto’, cioè che non abbiamo mai considerato da una certa angolazione. — Ger. 33:3.
25, 26. In che modo possiamo trarre beneficio dalle esperienze?
25 Inoltre possiamo riflettere sulle esperienze nostre e altrui. Per esempio, sappiamo che alcuni, come Urija, smisero di fare assegnamento su Geova. (2 Tim. 4:10) Possiamo imparare dalla loro condotta ed evitare le stesse tragiche conseguenze. Riportiamo spesso alla mente gli atti di amorevole benignità di Geova nei nostri confronti, ricordando che anche Geremia gli era grato per la sua misericordia e compassione. Al di là di quanto possa essere difficile la nostra situazione, non pensiamo mai che l’Altissimo non si interessi di noi. Tutt’altro, ha cura di noi come nel caso di Geremia.
26 Meditando sul modo in cui Geova agisce con ciascuno, capiremo che ogni giorno egli provvede guida in vari modi. Aki, una giovane sorella che viveva in Giappone, non si sentiva degna di essere cristiana. Un giorno, durante la predicazione, espresse i suoi sentimenti alla moglie del sorvegliante di circoscrizione. Disse che aveva la sensazione che Geova non fosse contento del suo servizio e che prima o poi l’avrebbe rigettata, anche se lei era determinata a continuare a fare del suo meglio. La moglie del sorvegliante la rassicurò dicendole che le era sempre sembrata una sorella zelante. Aki rifletté su quel pensiero incoraggiante, ragionando che in effetti non aveva nessun motivo di ritenere che Geova fosse insoddisfatto del suo servizio. In seguito pregò Geova: “Andrò ovunque tu vorrai. Fa di me quello che desideri”. Più o meno in quel periodo visitò un paese straniero in cui c’era un piccolo gruppo di lingua giapponese che aveva bisogno di qualcuno che parlasse la lingua e potesse fermarsi per servire lì. Si dà il caso che Aki fosse nata in quella nazione, così per lei fu più semplice trasferirsi per dare una mano. Ma dove avrebbe abitato? Una sorella le offrì la stanza della figlia, che era appena andata a vivere altrove. “Fu come se i tasselli di un mosaico andassero a posto: Geova aveva aperto la via per me”, concluse Aki.
27. Perché la domanda “dov’è Geova?” dovrebbe motivarci?
27 Molti fratelli e sorelle possono raccontare episodi in cui hanno sentito personalmente che Dio li stava guidando, forse per mezzo della lettura biblica o dello studio personale. Anche noi avremo avuto esperienze simili. Quando questo accade, il nostro legame con Geova diventa più forte e ci sentiamo spinti ad avvicinarci a lui in preghiera più spesso e con maggiore intensità. Una cosa è certa: se ogni giorno continuiamo a chiedere “dov’è Geova?” lui ci indicherà la via. — Isa. 30:21.
Come possiamo conoscere la risposta alla domanda “dov’è Geova?”, e in quali modi possiamo ricercare la sua guida?