Gli ebrei, i cristiani e la speranza messianica
“Credo con fede assoluta che il Messia verrà, e anche se indugiasse, pure ogni giorno attenderò la sua venuta”.1— Maimonide.a
IL MESSIA! Per secoli gli ebrei avevano nutrito la convinzione che un giorno sarebbe arrivato. Eppure, quando venne Gesù di Nazaret, la maggioranza degli ebrei alla fine non lo accettò come Messia. Secondo l’idea ebraica Gesù non fu all’altezza delle aspettative.
“Messia” significa “unto”. Per gli ebrei il termine finì per indicare un discendente del re Davide che avrebbe dato inizio ad un regno glorioso. (2 Samuele 7:12, 13) Ai giorni di Gesù erano ormai secoli che gli ebrei soffrivano sotto una serie di spietati sovrani gentili. Desideravano ardentemente un liberatore politico.2 Perciò, quando Gesù di Nazaret si presentò come il Messia lungamente atteso, fu naturale che all’inizio riscuotesse molto entusiasmo. (Luca 4:16-22) Ma, con gran delusione degli ebrei, Gesù non fu un eroe politico. Al contrario, egli affermò che il suo Regno ‘non faceva parte del mondo’. (Giovanni 18:36) Inoltre Gesù non diede inizio alla gloriosa era messianica predetta dal profeta Isaia. (Isaia 11:4-9) E quando Gesù venne messo a morte come un criminale, la nazione nel suo insieme perse ogni interesse per lui.
Per nulla scoraggiati da questi avvenimenti, i seguaci di Gesù continuarono a proclamare che egli era il Messia. A cosa era dovuto il loro grande zelo? Alla convinzione che la morte di Gesù adempiva le profezie, in particolare la profezia di Isaia 52:13–53:12. Questa dice in parte: “Ecco il Mio servo prospererà, sarà elevato, esaltato . . . È salito come un germoglio davanti a Lui, come una radice da terra arida . . . Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolori, esperto di sofferenze, come colui dinanzi a cui ciascuno nasconde la propria faccia, disprezzato e non lo avevamo stimato e preso in considerazione. Invero egli ha sopportato le nostre malattie ed ha sofferto i nostri dolori . . . è stato colpito per le nostre colpe, abbattuto per i nostri peccati, il castigo su di lui è pace per noi, e la sua ferita guarigione per noi. Tutti eravamo come pecore, ognuno si è volto verso la propria via . . . È stato oppresso ed egli si è umiliato, e non ha aperto bocca, come la pecora portata al macello, . . . è stato reciso dal paese dei viventi. . . . Egli avrebbe dovuto avere comune la tomba con gli empi”. — ATE.b
Un Messia sofferente?
Isaia stava predicendo un Messia sofferente, morente? La maggioranza dei moderni commentatori ebrei dice di no. Alcuni sostengono che il Servo sofferente fosse la stessa nazione di Israele durante l’esilio in Babilonia. Altri collegano la sofferenza con periodi come quello delle Crociate o dell’Olocausto nazista.3 Ma questa spiegazione regge a un attento esame? È vero che in qualche contesto Isaia parla effettivamente di Israele come del “servo” di Dio. Ma parla di Israele come di un servitore ostinato, peccatore! (Isaia 42:19; 44:21, 22) L’Encyclopaedia Judaica infatti fa questo contrasto: “Il vero Israele è peccatore e il Servo [di Isaia 53], senza peccato”.4
Alcuni, perciò, sostengono che il Servo rappresenti una ‘élite giusta’ di Israele che soffrì a favore degli ebrei peccatori.5 Ma Isaia non parlò mai di una élite del genere. Al contrario, profetizzò che tutta la nazione sarebbe stata peccatrice! (Isaia 1:5, 6; 59:1-4; confronta Daniele 9:11, 18, 19). Inoltre, durante i periodi di afflizione, gli ebrei soffrirono sia che fossero giusti o no.
Un altro problema: Per chi soffrì il Servo? La nota in calce della Bibbia rabbinica dice “per la malvagità e le colpe degli altri popoli”. Se fosse così, chi confessò che il Servo soffrì “per le nostre colpe”? (Isaia 53:5) È ragionevole credere che qualche nazione pagana avrebbe fatto questa sorprendente ammissione: che gli ebrei soffrivano a loro favore?6
È interessante che alcuni rabbini del I secolo (e anche alcuni in seguito) identificarono il Servo sofferente con il Messia.7 (Vedi riquadro a pagina 11). Migliaia di ebrei finirono per trovare innegabili paralleli tra il Servo sofferente e Gesù di Nazaret. Come quel Servo, Gesù era di umile origine. Alla fine fu disprezzato ed evitato. Benché non abbia riportato vittorie politiche, egli sopportò le sofferenze degli altri, sanò miracolosamente le loro malattie. Benché innocente, morì a causa di un errore giudiziario, destino che accettò senza protestare.
Un Messia morente?
Perché il Messia sarebbe dovuto morire? Isaia 53:10 spiega: “E il Signore volle che la malattia lo piagasse, quando egli offrì la sua persona come sacrificio per la colpa; (egli) vedrà la discendenza, si prolungheranno i suoi giorni, e il volere del Signore si compirà per mezzo suo”. (ATE) Questo alludeva alla consuetudine levitica di immolare vittime animali per espiare il peccato o la colpa. Il Messia avrebbe subìto una morte ignominiosa ma, come una vittima sacrificale, la sua morte avrebbe avuto merito espiatorio.
Però, morendo, come avrebbe potuto il Messia adempiere le profezie relative al suo regno glorioso e ‘avere una discendenza e prolungare i suoi giorni’? Logicamente, mediante la risurrezione. (Confronta 1 Re 17:17-24). La risurrezione del Messia avrebbe risolto anche l’apparente contraddizione fra Daniele 7:13, che prediceva che il Messia sarebbe venuto in trionfo sulle nuvole dei cieli, e Zaccaria 9:9, che diceva che sarebbe arrivato umilmente cavalcando un asino. Il Talmud ha cercato di spiegare questo paradosso asserendo: “Se essi [il popolo ebraico] saranno meritevoli, verrà con le nuvole del cielo; se no, umile e cavalcando un asino”. (Sanhedrin 98a)8 Questo avrebbe significato che o la profezia di Daniele 7:13 o quella di Zaccaria 9:9 sarebbe rimasta inadempiuta. Eppure la risurrezione avrebbe permesso al Messia di adempiere entrambe le profezie. Prima, sarebbe venuto umilmente per soffrire e morire. Dopo la risurrezione, sarebbe tornato in gloria per dare inizio al celeste regno messianico.
Centinaia di testimoni oculari ebrei attestarono l’avvenuta risurrezione di Gesù. (1 Corinti 15:6) Si può passar sopra a queste testimonianze?
L’ebraismo e Gesù
La maggioranza degli ebrei del I secolo non accettò Gesù quale Messia. Eppure egli ebbe un impatto notevole sull’ebraismo. Benché Gesù sia appena menzionato nel Talmud, quel poco che viene detto di lui cerca “di sminuire la figura di Gesù attribuendogli una nascita illegittima, magia e una morte ignominiosa”.c — The Jewish Encyclopedia.9 10
Lo studioso ebreo Joseph Klausner ammette che queste storie “sembrano volutamente tese a contraddire gli avvenimenti descritti nei Vangeli”.11 E con buona ragione! La chiesa cattolica con il suo antisemitismo aveva esacerbato l’avversione ebraica per Gesù. Aveva ulteriormente allontanato gli ebrei affermando che Gesù fosse un presunto ‘Dio il Figlio’ — parte di un’incomprensibile Trinità — in diretta contraddizione con gli insegnamenti stessi di Gesù. In Marco 12:29 Gesù citò la Torà, dicendo: “Ascolta, Israele: Il Signore Iddio nostro è l’unico Signore”. — Versione Riveduta; Deuteronomio 6:4.
Per quanto l’ebraismo abbia resistito alla conversione, “il cristianesimo ha influito notevolmente sull’ebraismo. Ha costretto i rabbini a cambiare tono e in alcuni casi a modificare le loro idee”.12 I rabbini di precedenti generazioni credevano che la speranza messianica permeasse le Scritture. Vedevano bagliori di quella speranza in passi biblici come Genesi 3:15 e 49:10. Il Targum palestinese applicava l’adempimento del primo versetto “al giorno del Re Messia”.13 Il Midrash Rabbah diceva del secondo versetto: “Questo allude al Messia regale”.14 Anche il Talmud applicava al Messia certe profezie di Isaia, Daniele e Zaccaria.15 “Tutti i profeti hanno profetizzato solo per i giorni del Messia”. — Talmud, Sanhedrin 99a.16
Ma sotto la pressione dei tentativi di conversione da parte della cristianità, il pensiero ebraico assunse una nuova impostazione. Molti passi biblici che per tanto tempo erano stati applicati al Messia furono interpretati in modo diverso.17 Agli albori dei tempi moderni, sotto l’influenza della critica letteraria della Bibbia, alcuni studiosi ebrei conclusero che la speranza messianica non compare affatto nella Bibbia.18
La speranza messianica però ebbe una specie di rinascita con la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Harold Ticktin scrisse: ‘La maggior parte dei gruppi ebraici ritiene che la comparsa dello Stato di Israele sia un grande evento profetico’.19 Comunque il problema di quando deve arrivare il Messia lungamente atteso rimane insoluto nel pensiero ebraico. Il Talmud dice: “Quando vedrai una generazione sommersa da molti guai come da un fiume, attendi [il Messia]”. (Sanhedrin 98a)20 Tuttavia il Messia ebraico non giunse durante la notte buia dell’Olocausto né durante la tumultuosa nascita dello Stato di Israele. Viene naturale chiedersi: ‘Quali altri guai deve ancora subire il popolo ebraico prima che venga il Messia?’
La ricerca del Messia
La speranza messianica nacque e crebbe con gli ebrei. Eppure per loro questa speranza si è affievolita. La sua luce è stata quasi estinta da secoli di sofferenze e di delusioni. Colmo dell’ironia, milioni di persone fra le nazioni, cioè i gentili, hanno ricercato e alla fine accettato un Messia. È solo una coincidenza che Isaia abbia detto del Messia: “[Lo] ricercheranno le nazioni”? (Isaia 11:10, ATE) Non dovrebbero ricercare il Messia anche gli stessi ebrei? Perché dovrebbero negarsi la tanto accarezzata speranza?
È inutile, però, cercare un Messia futuro. Se dovesse venire, come potrebbe dimostrare di essere un autentico discendente del re Davide? Le registrazioni genealogiche non andarono distrutte insieme al secondo tempio? Benché queste registrazioni esistessero ai giorni di Gesù, la sua affermazione di essere un legittimo discendente di Davide non fu mai messa seriamente in dubbio.d 21 Qualche futuro pretendente messianico potrebbe mai produrre credenziali del genere? Bisogna perciò ricercare il Messia venuto in passato.
Questo richiede che si guardi Gesù in modo nuovo, mettendo da parte ogni preconcetto. L’effeminato asceta dei dipinti religiosi assomiglia ben poco al vero Gesù. I Vangeli — scritti da ebrei — lo ritraggono come un uomo vigoroso, energico, un rabbi straordinariamente saggio. (Giovanni 3:2) In realtà Gesù supera ogni sogno che gli ebrei abbiano mai fatto di un liberatore politico. Come Re vittorioso, egli darà inizio non a qualche fragile stato politico ma all’invincibile Regno celeste che riporterà il Paradiso su tutta la terra e sotto il quale “dimorerà il lupo con l’agnello”. — Isaia 11:6, ATE; Rivelazione 19:11-16.
Sarete in vita in quell’era messianica? Maimonide esortò semplicemente gli ebrei ad ‘attendere la venuta del Messia’.22 I nostri tempi, però, sono troppo critici per rischiare di lasciarsi sfuggire il suo ritorno. Tutto il genere umano ha terribilmente bisogno di un Messia, che lo liberi dai problemi che affliggono questo pianeta. È dunque tempo di cercarlo, cercarlo intensamente, attivamente. I testimoni di Geova sono ansiosi di aiutarvi a far questo. Ricordate, cercare il Messia non significa tradire la propria origine ebraica, poiché la speranza messianica è parte integrante dell’ebraismo. E ricercando il Messia, potreste benissimo scoprire che è già venuto.
Riferimenti bibliografici
1. Nathan Ausubel, The Book of Jewish Knowledge, 1964, pagina 286; Encyclopaedia Judaica, 1971, volume 11, pagina 754.
2. Julius H. Greenstone, The Messiah Idea in Jewish History, 1973 (pubblicato per la prima volta nel 1906), pagina 75.
3. Encyclopaedia Judaica, 1971, volume 9, pagina 65; Soncino Books of the Bible—Isaiah, a cura di A. Cohen, 1949, pagina 260; Samuel Lavine, You Take Jesus, I’ll Take God, 1980, pagina 25.
4. Encyclopaedia Judaica, 1971, volume 9, pagina 65.
5. Encyclopaedia Judaica, 1971, volume 9, pagina 65; Christopher R. North, The Suffering Servant in Deutero-Isaiah, 1ª edizione, 1948, pagine 9, 202-3.
6. Antico Testamento, Bibbia rabbinica, Torino, Marietti, 1964-1978, vol. III, p. 66.
7. The Book of Isaiah, commentario di Amos Chakham, 1984, pagina 575; The Targum of Isaiah, a cura di J. F. Stenning, 1949, pagina 178; Christopher R. North, The Suffering Servant in Deutero-Isaiah, 1ª edizione, 1948, pagine 11-15; Encyclopaedia Judaica, 1971, volume 9, pagina 65.
8. The Babylonian Talmud, traduzione inglese di H. Freedman, 1959, volume II, pagina 664.
9. The Jewish Encyclopedia, 1910, volume VII, pagina 170.
10. Pinchas Lapide, Israelis, Jews, and Jesus, 1979, pagine 73-4.
11. Joseph Klausner, Jesus of Nazareth—His Life, Times, and Teaching, 1947 (pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna nel 1925), pagina 19.
12. Jakób Jocz, The Jewish People and Jesus Christ, 1954 (pubblicato per la prima volta nel 1949), pagina 153.
13. Neophyti 1, Targum palestinese, Ms della Biblioteca Vaticana, Genesi, a cura di A. Díez Macho, 1968, volume I, pagine 503-4; Samson H. Levey, The Messiah: An Aramaic Interpretation, 1974, pagine 2-3.
14. Midrash Rabbah, a cura di H. Freedman e Maurice Simon, 1961 (1ª edizione, 1939), volume II, pagina 956; Chumash With Targum Onkelos, Haphtaroth and Rashi’s Commentary, traduzione inglese di A. M. Silbermann e M. Rosenbaum, 1985, pagine 245-6.
15. The Babylonian Talmud, traduzione inglese di H. Freedman, 1959, volume II, pagine 663-5, 670-1 (Sanhedrin 98a, 98b).
16. New Edition of the Babylonian Talmud, a cura di Michael L. Rodkinson, 1903, IV parte, volume VIII, pagina 312 (Sanhedrin); The Babylonian Talmud, traduzione inglese di H. Freedman, 1959, volume II, pagina 670 (Sanhedrin 99a).
17. Christopher R. North, The Suffering Servant in Deutero-Isaiah, 1ª edizione, 1948, pagina 18; Jakób Jocz, The Jewish People and Jesus Christ, 1954 (pubblicato per la prima volta nel 1949), pagine 205-7, 282; The Pentateuch and Haftorahs, a cura di J. H. Hertz, 1929-36; volume I, pagina 202; Werner Förster, Palestinian Judaism in New Testament Times, traduzione inglese di Gordon E. Harris, 1964, pagine 199-200.
18. Encyclopaedia Judaica, 1971, volume 11, pagina 1407; U.S. Catholic, dicembre 1983, pagina 20.
19. U.S. Catholic, dicembre 1983, pagina 21; Emil L. Fackenheim, What Is Judaism?, 1987, pagine 268-9.
20. The Babylonian Talmud, traduzione inglese di H. Freedman, 1959, volume II, pagina 663.
21. The Works of Josephus, traduzione inglese di William Whiston, 1987, “La vita di Giuseppe Flavio”, 1:1-6, e “Giuseppe Flavio contro Apione”, nota in calce su 7:31, 32.
22. Nathan Ausubel, The Book of Jewish Knowledge, 1964, pagina 286.
23. The Targum of Isaiah, a cura di J. F. Stenning, 1949, pagine vii, 178; Samson H. Levey, The Messiah: An Aramaic Interpretation, 1974, pagine 63, 66-7; Christopher R. North, The Suffering Servant in Deutero-Isaiah, 1ª edizione, 1948, pagina 11.
24. S. R. Driver e A. Neubauer, The Fifty-Third Chapter of Isaiah—According to the Jewish Interpreters, 1969, volume II, pagina 7; New Edition of the Babylonian Talmud, a cura di Michael L. Rodkinson, 1903, IV parte, volume VIII, pagina 310.
25. S. R. Driver e A. Neubauer, The Fifty-Third Chapter of Isaiah—According to the Jewish Interpreters, 1969, volume II, pagine 374-5.
26. S. R. Driver e A. Neubauer, The Fifty-Third Chapter of Isaiah—According to the Jewish Interpreters, 1969, volume II, pagine x, 99-100.
[Note in calce]
a Maimonide (1135-1204) è noto anche con l’abbreviazione Rambam, una sigla di Rabbi Mosheh ben Maymon.
b Tutte le citazioni delle Scritture Ebraiche sono prese da Antico Testamento, Bibbia rabbinica, Torino, Marietti, 1964-1978.
c Lo studioso israeliano Pinchas Lapide dice: “I brani talmudici su Gesù . . . furono mutilati, distorti o cancellati dai censori ecclesiastici”. Quindi è “più che probabile che Gesù in origine avesse avuto sulla letteratura rabbinica un impatto molto maggiore di quanto attestino i frammenti pervenutici”. — Israelis, Jews, and Jesus.10
d Vedi La vita di Giuseppe Flavio, 1:1-6.21
[Riquadro a pagina 11]
Il Servo sofferente negli scritti rabbinici
Nel corso dei secoli diverse autorevoli fonti ebraiche hanno applicato al Messia la profezia di Isaia 52:13–53:12:
Il Targum di Gionata ben ʽUzziel (I secolo E.V.). Nella sua versione di Isaia 52:13, il Talmud dice: “Ecco, il mio servo, l’Unto (o, il Messia) prospererà”.23
Il Talmud babilonese (Sanhedrin 98b) (ca. III secolo E.V.): “Il Messia: qual è il suo nome? . . . Il Rabbi dice: Il Lebbroso [; quelli] della casa del Rabbi [dicono, Il Malato], come è detto: ‘Invero egli ha sopportato le nostre malattie’” — Confronta Isaia 53:4.24
Maimonide (Rambam) (XII secolo): “Quale sarà la maniera dell’avvento del Messia, e quale sarà il luogo della sua prima apparizione? . . . Con le parole di Isaia [52:15], nel descrivere la maniera in cui i re gli presteranno ascolto: Davanti a lui i re chiuderanno la bocca”.25
Mosè ibn Crispin Cohen (XIV secolo): “Sono lieto di interpretare [Isaia 53], in armonia con l’insegnamento dei nostri Rabbi, del Re Messia, e avrò cura, per quanto ne sia capace, di attenermi al significato letterale: così, forse, non incorrerò nelle interpretazioni forzate e stravaganti di cui si sono resi colpevoli altri [commentatori ebrei]”.26
[Immagini a pagina 10]
La maggioranza degli ebrei non accettò l’idea di un “Messia sofferente”. Era contraria alle loro aspettative di un Re vittorioso
[Immagine a pagina 12]
Solo il Messia potrà portare le splendide condizioni predette da Isaia