Capitolo sette
Quattro parole che cambiarono il mondo
1. Che grande impatto hanno avuto le quattro parole scritte su una parete tanto tempo fa?
QUATTRO semplici parole scritte su una parete intonacata. Eppure quelle quattro parole spaventarono un potente sovrano e lo sconvolsero. Annunciavano la deposizione di due re, la morte di uno di loro e la fine di una grande potenza mondiale. Quelle parole causarono l’umiliazione di un riverito ordine religioso. Soprattutto esaltarono la pura adorazione di Geova e riaffermarono la sua sovranità in un momento in cui la maggioranza della gente mostrava poca considerazione per entrambe. Quelle parole fecero perfino luce su avvenimenti mondiali odierni! Come poterono quattro parole fare tutto questo? Vediamo.
2. (a) Cosa accadde a Babilonia dopo la morte di Nabucodonosor? (b) Chi era allora al potere?
2 Erano passati decenni da che si erano verificati gli avvenimenti descritti nel 4º capitolo di Daniele. I 43 anni di regno dell’orgoglioso re Nabucodonosor a Babilonia erano terminati con la sua morte nel 582 a.E.V. Gli succedettero diversi componenti della famiglia, ma i loro regni furono di breve durata perché uno dopo l’altro morirono di morte prematura o violenta. Infine un uomo di nome Nabonedo salì al trono in seguito a una rivolta. Figlio di una grande sacerdotessa del dio-luna Sin, Nabonedo evidentemente non era consanguineo della casa reale di Babilonia. Alcune fonti autorevoli ipotizzano che sposò una figlia di Nabucodonosor per legittimare il proprio regno, fece del figlio Baldassarre il suo coreggente e più volte gli affidò per anni il governo di Babilonia. Stando così le cose, Baldassarre sarebbe stato nipote di Nabucodonosor. Dall’esperienza del nonno, aveva forse imparato che Geova è il Dio Supremo, capace di umiliare qualunque re? Niente affatto! — Daniele 4:37.
UN BANCHETTO DEGENERA
3. Com’era il banchetto di Baldassarre?
3 Il 5º capitolo di Daniele inizia con un convito. “Riguardo a Baldassarre il re, fece un grande banchetto per mille dei suoi grandi, e di fronte ai mille beveva vino”. (Daniele 5:1) Come potete immaginare, ci sarà voluta una sala immensa per far posto a tutti quegli uomini, insieme alle mogli secondarie e alle concubine del re. Un commentatore osserva: “I conviti babilonesi erano sontuosi, ma di solito finivano in una sbornia. Le tavole erano imbandite con vino importato dall’estero e ogni genere di squisitezze. La sala era pervasa di profumi; cantanti e strumentisti intrattenevano gli ospiti”. A capotavola, dove tutti potevano vederlo, Baldassarre beveva il suo vino: beveva e beveva.
4. (a) Perché potrebbe sembrare strano che i babilonesi festeggiassero la notte del 5/6 ottobre 539 a.E.V.? (b) Perché evidentemente i babilonesi si sentivano sicuri di fronte agli eserciti invasori?
4 Sembra strano che i babilonesi avessero tanta voglia di far festa quella notte, il 5/6 ottobre 539 a.E.V. La nazione era in guerra, e le cose non andavano bene. Di recente Nabonedo aveva subìto una sconfitta per mano degli eserciti invasori medo-persiani e si era rifugiato a Borsippa, a sud-ovest di Babilonia. E adesso gli eserciti di Ciro erano accampati appena fuori di Babilonia. Eppure non sembra che Baldassarre e i suoi grandi se ne dessero pensiero. Dopo tutto la loro città era l’inespugnabile Babilonia! Le mura colossali si stagliavano sopra profondi fossati riempiti dal grande fiume Eufrate che scorreva attraverso la città. In oltre un millennio nessun nemico aveva mai preso d’assalto Babilonia. Quindi perché preoccuparsi? Forse Baldassarre pensava che il frastuono della baldoria avrebbe dimostrato la loro sicurezza ai nemici di fuori e li avrebbe scoraggiati.
5, 6. Cosa fece Baldassarre sotto l’effetto del vino, e perché questo era un grave insulto a Geova?
5 In poco tempo il troppo bere fece effetto su Baldassarre. Come dice Proverbi 20:1, “il vino è schernitore”. In questo caso il vino fece davvero commettere al re una follia gravissima. Ordinò che portassero al banchetto i recipienti sacri del tempio di Geova. Questi, presi come bottino durante la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, si dovevano usare solo nella pura adorazione. Anche i sacerdoti di Israele che in passato erano autorizzati a usarli nel tempio di Gerusalemme erano stati esortati a mantenersi puri. — Daniele 5:2; confronta Isaia 52:11.
6 Ma Baldassarre aveva in mente un’azione ancora più insolente. “Il re e i suoi grandi, le sue concubine e le sue mogli secondarie . . . bevvero vino, e lodarono gli dèi d’oro e d’argento, di rame, di ferro, di legno e di pietra”. (Daniele 5:3, 4) Baldassarre voleva dunque esaltare i suoi falsi dèi al di sopra di Geova! Questo atteggiamento, pare, era tipico dei babilonesi. Essi disprezzavano gli ebrei loro prigionieri, deridevano la loro adorazione e non davano loro nessuna speranza di tornare nella patria diletta. (Salmo 137:1-3; Isaia 14:16, 17) Il monarca ubriaco pensava forse che umiliando gli esiliati e insultando il loro Dio avrebbe fatto colpo sulle sue donne e sui funzionari, dando l’impressione di essere forte.a Ma l’ebbrezza del potere se mai fu di breve durata.
LA SCRITTA SUL MURO
7, 8. Cosa interruppe il banchetto, e che effetto ebbe ciò su Baldassarre?
7 “In quel momento”, dice la descrizione ispirata, “uscirono le dita di una mano d’uomo e scrivevano di fronte al candelabro sull’intonaco del muro del palazzo del re, e il re vedeva il dorso della mano che scriveva”. (Daniele 5:5) Che scena terrificante! Una mano apparsa dal nulla, sospesa nell’aria vicino a una sezione ben illuminata della parete. Immaginate l’improvviso silenzio dei commensali che la guardavano a bocca aperta. La mano cominciò a scrivere sull’intonaco un messaggio misterioso.b Il fenomeno fu così inquietante, così memorabile, che tuttora in inglese si usa l’espressione “la scritta sul muro” per dare l’idea di sciagura imminente.
8 Quale fu l’effetto sull’orgoglioso re che aveva cercato di esaltare se stesso e i suoi dèi al di sopra di Geova? “Allora, riguardo al re, il colore della sua medesima faccia si cambiò in lui, e i suoi propri pensieri lo spaventavano, e le giunture dei suoi fianchi si scioglievano e i suoi medesimi ginocchi battevano l’uno contro l’altro”. (Daniele 5:6) Baldassarre aveva aspirato ad apparire grande e maestoso di fronte ai suoi sudditi. Invece era diventato il ritratto vivente del terrore più vile: si era sbiancato in viso, gli vacillavano i fianchi, tremava in tutto il corpo con tale violenza che gli battevano le ginocchia. Erano proprio vere le parole che Davide aveva rivolto a Geova in un cantico: “I tuoi occhi sono contro gli alteri, per abbassarli”. — 2 Samuele 22:1, 28; confronta Proverbi 18:12.
9. (a) Perché il terrore di Baldassarre non aveva niente a che fare con il santo timore? (b) Che offerta fece il re ai saggi di Babilonia?
9 Va notato che il timore di Baldassarre non era santo timore, profonda riverenza per Geova, che è il principio di ogni sapienza. (Proverbi 9:10) No, era un terrore morboso, e non produsse niente di simile alla sapienza nel monarca tremante.c Invece di implorare il perdono del Dio che aveva appena insultato, chiamò a gran voce “gli evocatori, i caldei e gli astrologi”. Arrivò persino a dichiarare: “L’uomo che leggerà questa scrittura e me ne mostrerà la medesima interpretazione sarà vestito di porpora, con una collana d’oro intorno al collo, e governerà come il terzo nel regno”. (Daniele 5:7) Il terzo governante del regno sarebbe stato davvero potente, preceduto solo dai due sovrani regnanti, Nabonedo e lo stesso Baldassarre. Un posto del genere di solito sarebbe stato riservato al figlio maggiore di Baldassarre. Tanto ansioso era il re che il messaggio miracoloso venisse spiegato!
10. Come se la cavarono i saggi nel tentativo di interpretare la scritta sul muro?
10 I saggi sfilarono nella grande sala. Non erano certo pochi, perché Babilonia era una città imbevuta di falsa religione e in cui abbondavano i templi. Di uomini che asserivano di leggere presagi e decifrare scritti misteriosi ce n’erano sicuramente molti. Quei saggi dovevano essere emozionati per l’opportunità che si presentava. Ecco l’occasione di praticare la loro arte davanti a un pubblico importante, ottenere il favore del re e accedere a una posizione di grande potere. Ma che fiasco fecero! “Non erano abbastanza competenti da leggere la scrittura stessa o da far conoscere al re l’interpretazione”.d — Daniele 5:8.
11. Perché forse i saggi di Babilonia non furono in grado di leggere la scritta?
11 Non sappiamo se i saggi di Babilonia trovassero indecifrabile la scrittura di per sé, cioè i caratteri. Se fosse così, quegli uomini privi di scrupoli si sarebbero potuti sentire autorizzati a inventare una falsa interpretazione qualunque, magari per adulare il re. Un’altra possibilità è che i caratteri fossero ben leggibili. Comunque, poiché lingue come l’aramaico e l’ebraico si scrivevano senza vocali, ciascuna parola poteva avere diversi significati. In tal caso i saggi probabilmente sarebbero stati incapaci di decidere quali parole si intendevano. Anche se ne fossero stati capaci, non avrebbero comunque saputo afferrare il senso delle parole per poterle interpretare. Ad ogni modo, una cosa è sicura: i saggi di Babilonia fecero un fiasco colossale!
12. Cosa fu dimostrato dal fallimento dei saggi?
12 Così i saggi si rivelarono dei ciarlatani e il loro venerato ordine religioso un’impostura. Che delusione! Quando vide che aveva riposto invano fiducia in quegli ipocriti religiosi, Baldassarre si spaventò e impallidì ancora di più e perfino i suoi grandi rimasero “perplessi”.e — Daniele 5:9.
CONVOCATO UN UOMO PIENO DI PERSPICACIA
13. (a) Perché la regina suggerì di chiamare Daniele? (b) Che vita conduceva Daniele?
13 In quel momento critico la regina stessa — probabilmente la regina madre — entrò nella sala del banchetto. Aveva sentito del trambusto alla festa, e sapeva chi poteva decifrare la scritta sul muro. Decenni prima suo padre, Nabucodonosor, aveva costituito Daniele sopra tutti i suoi saggi. La regina lo ricordava come un uomo che aveva “uno spirito straordinario e conoscenza e perspicacia”. Poiché sembra che Baldassarre non conoscesse Daniele, è probabile che, dopo la morte di Nabucodonosor, il profeta avesse perso la sua elevata posizione governativa. Ma a Daniele poco importava il prestigio. Probabilmente a quel tempo era ultranovantenne e serviva ancora fedelmente Geova. Nonostante i circa otto decenni di esilio in Babilonia, era ancora conosciuto con il suo nome ebraico. Anche la regina lo chiamò Daniele, senza usare il nome babilonese che gli era stato imposto. Essa esortò il re: “Si chiami lo stesso Daniele, affinché mostri la medesima interpretazione”. — Daniele 1:7; 5:10-12.
14. In che situazione si trovò Daniele quando vide la scritta sul muro?
14 Daniele fu convocato e si presentò a Baldassarre. Era imbarazzante chiedere un favore a un ebreo, il cui Dio il re aveva appena insultato. Comunque Baldassarre cercò di blandire Daniele, offrendogli la stessa ricompensa — il terzo posto nel regno — se fosse riuscito a leggere e a spiegare le parole misteriose. (Daniele 5:13-16) Daniele alzò gli occhi alla scritta sul muro e lo spirito santo gliene fece discernere il significato. Era un messaggio di condanna da parte di Geova Dio! Come poteva Daniele pronunciare proprio in faccia a questo re presuntuoso un giudizio severo, e questo di fronte alle sue mogli e ai suoi grandi? Immaginate in che situazione si trovò Daniele! Fu influenzato dalle parole adulatrici del re e dall’offerta di ricchezza e prestigio? Il profeta avrebbe addolcito la dichiarazione di Geova?
15, 16. Che importante lezione Baldassarre non aveva imparato dalla storia, e quanto è comune oggi un errore simile?
15 Daniele parlò con coraggio, dicendo: “I tuoi doni siano per te stesso, e i tuoi regali dalli effettivamente ad altri. Comunque, io leggerò la stessa scrittura al re, e gliene farò conoscere l’interpretazione”. (Daniele 5:17) Poi Daniele riconobbe la grandezza di Nabucodonosor, un re così potente che era stato in grado di uccidere, colpire, esaltare o umiliare chi voleva. Tuttavia ricordò a Baldassarre che Geova, “l’Iddio Altissimo”, aveva reso grande Nabucodonosor. Geova aveva umiliato quel potente re quando era diventato presuntuoso. E Nabucodonosor aveva imparato a sue spese che “l’Iddio Altissimo domina sul regno del genere umano, e che stabilisce su di esso chi vuole”. — Daniele 5:18-21.
16 Baldassarre ‘conosceva tutto questo’. Ma non aveva imparato dalla storia. Anzi era andato ben oltre il peccato di orgoglio ingiustificato di Nabucodonosor e aveva commesso un atto di assoluta insolenza contro Geova. Daniele mise a nudo il peccato del re. Inoltre, davanti a quell’accolta di pagani, disse intrepidamente a Baldassarre che i falsi dèi “non vedono nulla né odono nulla né conoscono nulla”. Il coraggioso profeta di Dio aggiunse che, a differenza di quegli dèi senza valore, Geova è il Dio “nella cui mano è il tuo alito”. Tuttora la gente fa di cose prive di vita degli dèi, idolatrando il denaro, la carriera, il prestigio e persino i piaceri. Ma nessuna di queste cose può dare la vita. Geova soltanto è colui al quale tutti dobbiamo la nostra stessa esistenza e da cui dipendiamo per ogni respiro che facciamo. — Daniele 5:22, 23; Atti 17:24, 25.
RISOLTO UN ENIGMA!
17, 18. Quali quattro parole erano scritte sul muro, e qual è il loro significato letterale?
17 L’anziano profeta procedette quindi facendo quello che era stato impossibile a tutti i saggi di Babilonia. Lesse e interpretò la scritta vergata sulla parete. Le parole erano “MENE, MENE, TECHEL e PARSIN”. (Daniele 5:24, 25) Cosa significano?
18 Letteralmente significano “una mina, una mina, un siclo e mezzi sicli”. Ciascuna parola corrispondeva a una unità di misura di peso con valore monetario. Che arcano! Anche se i saggi babilonesi fossero riusciti a decifrare i caratteri, non sorprende che non potessero interpretarli.
19. Qual era l’interpretazione della parola “MENE”?
19 Sotto l’influsso dello spirito santo di Dio, Daniele spiegò: “Questa è l’interpretazione della parola: MENE, Dio ha contato i giorni del tuo regno e vi ha posto fine”. (Daniele 5:26) Le consonanti della prima parola consentivano di leggere sia la parola “mina” che una forma aramaica della parola per “contato” secondo le vocali inserite dal lettore. Daniele sapeva bene che l’esilio degli ebrei stava per finire. Erano già trascorsi 68 dei predetti 70 anni della sua durata. (Geremia 29:10) Geova, Colui che stabilisce i tempi, aveva contato i giorni del dominio di Babilonia come potenza mondiale, e la fine era più vicina di quanto pensasse chiunque al banchetto di Baldassarre. Anzi il tempo era scaduto, non solo per Baldassarre, ma anche per suo padre, Nabonedo. Questa potrebbe essere la ragione per cui la parola “MENE” era scritta due volte, per annunciare la fine del regno di entrambi.
20. Qual era la spiegazione della parola “TECHEL”, e come si applicava a Baldassarre?
20 “TECHEL” viceversa ricorreva solo una volta e al singolare. Questo potrebbe indicare che riguardava principalmente Baldassarre. E sarebbe stato appropriato, dato che personalmente aveva mostrato grave mancanza di rispetto per Geova. La parola stessa significa “siclo”, ma le consonanti consentono anche di leggerla “pesato”. Infatti Daniele disse a Baldassarre: “TECHEL, sei stato pesato nella bilancia e sei stato trovato mancante”. (Daniele 5:27) Agli occhi di Geova intere nazioni sono insignificanti come il velo di polvere su una bilancia. (Isaia 40:15) Sono impotenti in quanto a frustrare i suoi propositi. Cosa poteva dunque contare un solo re arrogante? Baldassarre aveva cercato di esaltarsi al di sopra del Sovrano dell’universo. Questo semplice uomo aveva osato insultare Geova e mettere in ridicolo la pura adorazione, ma era stato “trovato mancante”. Sì, Baldassarre meritava davvero il giudizio che si avvicinava rapidamente!
21. In che modo “PARSIN” era un triplice gioco di parole, e cosa indicava questa parola per il futuro di Babilonia come potenza mondiale?
21 L’ultima parola apparsa sul muro era “PARSIN”. Daniele la lesse nella forma singolare, “PERES”, probabilmente perché si rivolgeva a un solo re mentre l’altro era assente. Questa parola coronava il grande enigma di Geova con un triplice gioco di parole. Alla lettera, “parsin” significa “mezzi sicli”. Ma i caratteri consentono anche altri due significati: “divisioni” e “persiani”. Daniele infatti predisse: “PERES, il tuo regno è stato diviso e dato ai medi e ai persiani”. — Daniele 5:28.
22. Come reagì Baldassarre alla soluzione dell’enigma, e quale sarà stata la sua speranza?
22 L’enigma era dunque risolto. La potente Babilonia stava per arrendersi agli eserciti medo-persiani. Benché mortificato da questa dichiarazione di condanna, Baldassarre mantenne la parola. Ordinò ai suoi servitori di vestire Daniele di porpora, di mettergli al collo una collana d’oro e di annunciare che era la terza autorità del regno. (Daniele 5:29) Daniele non rifiutò questi onori, riconoscendo che rispecchiavano l’onore dovuto a Geova. Può darsi che Baldassarre sperasse di mitigare il giudizio di Geova onorando il Suo profeta. Ma era troppo tardi per cavarsela così a buon mercato.
LA CADUTA DI BABILONIA
23. Quale antica profezia si stava adempiendo mentre era in corso il banchetto di Baldassarre?
23 Mentre Baldassarre e i suoi cortigiani stavano ancora brindando ai loro dèi e schernendo Geova, avvenimenti straordinari accadevano nell’oscurità fuori del palazzo. Si stava adempiendo la profezia pronunciata quasi due secoli prima tramite Isaia. Riguardo a Babilonia, Geova aveva predetto: “Ho fatto cessare ogni sospiro da lei causato”. Sì, stava per finire tutta l’oppressione del popolo eletto di Dio da parte di quella malvagia città. In che modo? La stessa profezia diceva: “Sali, o Elam! Poni l’assedio, o Media!” L’Elam divenne parte della Persia dopo i giorni del profeta Isaia. All’epoca del banchetto di Baldassarre, che pure era stato predetto nella stessa profezia di Isaia, Persia e Media si erano effettivamente alleate per ‘salire’ e ‘porre l’assedio’ contro Babilonia. — Isaia 21:1, 2, 5, 6.
24. Quali particolari relativi alla caduta di Babilonia aveva predetto Isaia?
24 Il nome stesso del comandante di quegli eserciti era stato predetto, come pure le fasi principali della sua strategia bellica. Circa 200 anni prima Isaia aveva predetto che Geova avrebbe unto un certo Ciro perché muovesse contro Babilonia. Nel corso del suo violento attacco, davanti a lui sarebbero stati appianati tutti gli ostacoli. Le acque di Babilonia si sarebbero ‘seccate’ e le sue porte formidabili sarebbero state lasciate aperte. (Isaia 44:27–45:3) E così fu. Gli eserciti di Ciro deviarono il corso dell’Eufrate, facendo abbassare il livello dell’acqua tanto che poterono avanzare lungo il letto del fiume. Le porte delle mura di Babilonia erano state lasciate aperte da guardie negligenti. Come convengono gli storici, la città fu invasa mentre gli abitanti si davano alla pazza gioia. Babilonia fu conquistata quasi senza che venisse opposta resistenza. (Geremia 51:30) Ci fu, però, almeno una morte degna di nota. Daniele riferì: “In quella medesima notte Baldassarre il re caldeo fu ucciso, e Dario il medo stesso ricevette il regno, avendo circa sessantadue anni”. — Daniele 5:30, 31.
IMPARIAMO DALLA SCRITTA SUL MURO
25. (a) Perché l’antica Babilonia è un appropriato simbolo dell’odierno sistema mondiale della falsa religione? (b) In che senso i servitori di Dio dei nostri giorni erano prigionieri in Babilonia?
25 Il contenuto ispirato di Daniele capitolo 5 è ricco di significato per noi. In quanto centro di false pratiche religiose, l’antica Babilonia è un appropriato simbolo dell’impero mondiale della falsa religione. Raffigurato in Rivelazione come una meretrice assetata di sangue, questo conglomerato mondiale di falsità viene chiamato “Babilonia la Grande”. (Rivelazione 17:5) Incurante di tutti gli avvertimenti riguardo alle sue false dottrine e pratiche che disonorano Dio, ha perseguitato coloro che predicano la verità della Parola di Dio. Come gli abitanti di Gerusalemme e di Giuda nell’antichità, il fedele rimanente dei cristiani unti era in effetti esiliato in “Babilonia la Grande” quando nel 1918 la persecuzione fomentata dal clero fece cessare quasi completamente l’opera di predicazione del Regno.
26. (a) Come “Babilonia la Grande” cadde nel 1919? (b) Quale avvertimento dobbiamo ascoltare e dare ad altri?
26 Tutto a un tratto, però, “Babilonia la Grande” cadde! Oh, fu una caduta che praticamente non fece rumore, come fece poco rumore nel 539 a.E.V. la caduta dell’antica Babilonia. Ma questa caduta simbolica fu ugualmente rovinosa. Avvenne nel 1919 quando il popolo di Geova fu liberato dalla cattività babilonica ed ebbe la benedizione e l’approvazione divina. Questo pose fine al potere di “Babilonia la Grande” sul popolo di Dio e segnò il principio della pubblica denuncia che la smascherava come un’impostura. Quella caduta si è dimostrata irreversibile, e la sua distruzione definitiva è imminente. I servitori di Geova hanno dunque fatto risuonare l’avvertimento: “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati”. (Rivelazione 18:4) Avete prestato ascolto a quell’avvertimento? Lo comunicate ad altri?f
27, 28. (a) Quale verità di vitale importanza Daniele non dimenticò mai? (b) Che prova abbiamo che presto Geova agirà contro l’odierno mondo malvagio?
27 Oggi quindi è apparsa “la scritta sul muro”, ma non solo per “Babilonia la Grande”. Ricordate la verità di vitale importanza a cui viene dato risalto nel libro di Daniele: Geova è il Sovrano universale. Lui, e lui soltanto, ha il diritto di costituire un governante sull’umanità. (Daniele 4:17, 25; 5:21) Qualsiasi cosa si opponga ai propositi di Geova sarà eliminata. È solo questione di tempo prima che Geova agisca. (Abacuc 2:3) Per Daniele questo tempo finalmente venne quando aveva quasi cento anni. Allora vide Geova eliminare una potenza mondiale: una potenza mondiale che aveva oppresso il popolo di Dio sin da quando Daniele era ragazzo.
28 Abbiamo innegabili prove che Geova Dio ha insediato su un trono celeste un Governante per l’umanità. Il fatto che il mondo ha ignorato questo Re e si è opposto al suo dominio è una chiara prova che Geova presto spazzerà via tutti gli oppositori del governo del Regno. (Salmo 2:1-11; 2 Pietro 3:3-7) State agendo in base all’urgenza dei nostri tempi e confidate nel Regno di Dio? In questo caso, avete realmente imparato dalla scritta sul muro!
[Note in calce]
a In un’antica iscrizione, il re Ciro diceva di Baldassarre: “Un debole è stato insediato come [governante] del suo paese”.
b Anche questo particolare della descrizione di Daniele si è rivelato accurato. Gli archeologi hanno scoperto che nell’antica Babilonia i muri dei palazzi erano fatti di mattoni e intonacati.
c Probabilmente le superstizioni dei babilonesi rendevano ancora più terrificante questo miracolo. Un libro (Babylonian Life and History) osserva: “Riscontriamo che oltre ad adorare numerosi dèi i babilonesi erano molto propensi a credere negli spiriti, e questo a un punto tale che le preghiere e gli incantesimi contro di essi costituiscono grandissima parte della loro letteratura religiosa”.
d Una rivista di archeologia (Biblical Archaeology Review) osserva: “Esperti babilonesi avevano catalogato migliaia di cattivi presagi. . . . Quando Baldassarre chiese di conoscere il significato della scritta sul muro, i saggi di Babilonia senza dubbio consultarono quei cataloghi di presagi. Ma si dimostrarono inutili”.
e I lessicografi fanno notare che la parola qui resa “perplessi” indica grande trambusto, come se al convegno regnasse una gran confusione.
f Vedi le pagine 205-71 del libro Rivelazione: Il suo grandioso culmine è vicino!, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
SAPRESTE SPIEGARE?
• Cosa interruppe il banchetto di Baldassarre la notte del 5/6 ottobre 539 a.E.V.?
• Qual era l’interpretazione della scritta sul muro?
• Quale profezia sulla caduta di Babilonia si stava adempiendo mentre era in corso il banchetto?
• Che significato ha per i nostri giorni l’episodio della scritta sul muro?
[Immagine a tutta pagina a pagina 98]
[Immagine a tutta pagina a pagina 103]