ISTRUZIONE
Conferimento o acquisizione di conoscenza e capacità; norma o direttiva da seguire. Il verbo ebraico yaràh significa “istruire; dare istruzioni; insegnare”. Il termine ebraico lèqach (istruzione) significa basilarmente “un prendere”. (De 32:2; cfr. Ger 9:20, dove il relativo verbo ricorre nella frase “il vostro orecchio riceva [prenda] la parola della sua bocca”). Lo stesso termine è reso “persuasione” in Proverbi 16:21. Il greco paidèuo significa “istruire; educare; castigare; disciplinare”, mentre katechèo significa “insegnare oralmente; istruire”. L’istruzione si impartisce, e si ottiene, mediante (1) spiegazione e ripetizione; (2) disciplina e addestramento amorevoli (Pr 1:7; Eb 12:5, 6); (3) osservazione personale (Sl 19:1-3; Ec 1:12-14); (4) riprensione e rimprovero (Sl 141:5; Pr 9:8; 17:10).
Geova Dio è il più grande Insegnante ed Educatore: nessuno è simile a lui. Egli è il “grande Insegnante” del suo popolo (Gb 36:22; Sl 71:17; Isa 30:20), e quelli che vengono da lui istruiti sono tenuti ad agire di conseguenza: ‘certamente cammineranno nei suoi sentieri’ e “dovranno fare delle loro spade vomeri e delle loro lance cesoie per potare”. (Isa 2:3, 4; Mic 4:2, 3) Comprendendo il valore dell’istruzione di Geova e desiderando conformarsi ad essa, i suoi servitori pregano: “Istruiscimi, o Geova, intorno alla tua via. Camminerò nella tua verità. Unifica il mio cuore per temere il tuo nome”. — Sl 86:11; 27:11; 119:33.
Adamo, figlio terreno di Dio, fu creato con la capacità di parlare una lingua. (Ge 2:19, 20, 23) Fu inoltre istruito in merito alla creazione (Ge capp. 1, 2) e a ciò che Dio richiedeva da lui. — Ge 1:28-30; 2:15-17.
Si può essere istruiti anche dagli animali domestici e dalla terra, come si legge in Giobbe 12:7-10. (Pr 6:6) Osservandoli, si vede l’opera delle mani di Dio e si nota che ogni forma di vita dipende da lui. Gli uomini che non tengono conto di queste abbondanti testimonianze sono, dice l’apostolo Paolo, “inescusabili”. — Ro 1:20.
Nella società patriarcale. In tutta la Bibbia il compito di provvedere all’istruzione o educazione è affidato principalmente alla famiglia. Nelle società antiche il padre era il capo della famiglia e dell’intera casa, che poteva essere una comunità abbastanza numerosa, come quella di Abraamo. Il capofamiglia era responsabile dell’istruzione dei componenti della sua casa. (Ge 18:19) Giuseppe mostrò di essere stato ben addestrato, il che indica che Isacco e Giacobbe avevano seguito l’esempio del loro padre Abraamo nell’istruire i figli. (Ge 39:4, 6, 22; 41:40, 41) Giobbe, abitante del paese di Uz e lontano parente di Abraamo, mostrò di avere una certa dimestichezza con le nozioni scientifiche e i processi industriali del suo tempo, e ricevette da Geova una lezione di storia naturale. — Gb 9:1, 9; capp. 28, 38–41.
Gli egiziani dell’epoca possedevano cognizioni avanzate di astronomia, matematica, geometria, architettura, edilizia e di altre arti e scienze. Mosè, oltre a essere stato istruito dalla madre nell’adorazione di Geova (Eso 2:7-10), “fu istruito in tutta la sapienza degli egiziani. Infatti, era potente in parole e in opere”. (At 7:22) Gli israeliti, pur essendo stati schiavi in Egitto, sapevano leggere e scrivere e sapevano educare i propri figli. Poco prima di entrare nella Terra Promessa, ricevettero l’ordine di scrivere, figurativamente parlando, i comandi di Dio sugli stipiti delle loro case e sulle loro porte, e di insegnare ai figli la legge di Dio. L’istruzione veniva naturalmente impartita in lingua ebraica. — De 6:6-9; cfr. De 27:3; Gsè 8:32.
Sotto la Legge prima dell’esilio. I genitori continuarono ad essere gli insegnanti principali, responsabili dell’istruzione dei figli. (Eso 12:26, 27; De 4:9; 6:7, 20, 21; 11:19-21) Fin dall’inizio della loro storia, l’educazione spirituale, morale e mentale dei figli sin dall’infanzia fu considerata dagli ebrei uno dei principali doveri dei genitori. Manoa, padre di Sansone, chiese in preghiera a Dio la guida per educare il figlio. (Gdc 13:8) Il padre era l’insegnante principale, ma anche la madre faceva la sua parte, specialmente incoraggiando i figli a seguire l’istruzione e la disciplina paterna. (Pr 1:8; 4:1; 31:26, 27) I genitori si rendevano conto che il buon addestramento ricevuto dai figli in gioventù li avrebbe aiutati a comportarsi bene negli anni successivi. — Pr 22:6.
I figli dovevano avere il massimo rispetto per i genitori. La verga dell’autorità parentale veniva esercitata con fermezza. (Pr 22:15) La disciplina andava impartita con amore, ma se il figlio era disubbidiente doveva essere severa, e in tal caso la verga era letterale. (Pr 13:24; 23:13, 14) Il figlio che malediceva i genitori o li percuoteva poteva essere messo a morte. (Le 20:9; Eso 21:15) Se un figlio grande si mostrava incorreggibilmente ribelle, doveva essere lapidato. (De 21:18-21) In effetti il primo comandamento con una promessa era il quinto dei Dieci Comandamenti: “Onora tuo padre e tua madre, . . . perché i tuoi giorni siano prolungati e ti vada bene sul suolo che Geova tuo Dio ti dà”. — De 5:16; Ef 6:2, 3.
L’educazione impartita dai genitori doveva essere regolare e costante — a casa, sul lavoro o in viaggio — e non doveva limitarsi all’aspetto orale e disciplinare, ma doveva anche includere l’esempio, poiché i genitori dovevano essere guidati dalla legge di Dio in ogni attività della vita. Il fatto di doversi recare a Gerusalemme tre volte all’anno in occasione delle festività forniva lo spunto per insegnare ai figli nozioni di geografia e nello stesso tempo permetteva loro di fare conoscenza con altri israeliti provenienti da tutto il territorio di Israele. — De 16:16.
Oltre alla religione, ai giovani veniva insegnato il mestiere del padre o qualche altro lavoro. Con l’aiuto dello spirito di Dio, Bezalel e Ooliab, esperti artigiani, furono in grado di insegnare ad altri durante la costruzione del tabernacolo nel deserto. (Eso 35:34) Alle ragazze si insegnava l’economia domestica e anche ad avere profondo rispetto per il marito, secondo l’esempio di Sara. (Ge 18:12; 1Pt 3:5, 6) Come si legge in Proverbi capitolo 31, la buona moglie aveva molte capacità, esperienza e responsabilità.
Sembra che ai giovani di entrambi i sessi si insegnasse la musica. C’erano donne che suonavano e cantavano. (1Sa 18:6, 7) Fra i leviti c’erano compositori, poeti, musicisti e cantori. — Sl 87:sopr; 88:sopr; 1Cr 25.
Dio appartò inoltre l’intera tribù di Levi come gruppo preposto all’insegnamento della religione. Il sacerdozio, insediato nel 1512 a.E.V., aveva tra i compiti principali quello di istruire il popolo nella legge di Dio. Il levita Mosè, in qualità di mediatore, insegnava necessariamente al popolo la legge di Dio (Eso 18:16, 20; 24:12), e i sacerdoti, insieme ai leviti non sacerdoti, avevano la responsabilità di accertarsi che il popolo capisse tutte le disposizioni impartite da Geova mediante Mosè. (Le 10:11; 14:57; De 17:10, 11; 2Cr 15:3; 35:3) I leviti dovevano leggere la Legge al popolo. Questo veniva fatto pubblicamente davanti a tutto il popolo in occasione della festa delle capanne durante l’anno sabatico, senza alcuna discriminazione di età o sesso: tutto il popolo, vecchi e giovani, incluso il residente forestiero che abitava dentro le porte e tutti quelli in grado di capire, venivano radunati per ascoltare la lettura. (De 31:9-13) Il re Giosafat, nel terzo anno del suo regno, diede il via a una campagna di insegnamento in Giuda, inviando principi, sacerdoti e leviti in tutto il paese di Giuda a insegnare al popolo la legge di Dio. — 2Cr 17:9.
Sottolineando l’importanza di conformarsi alle istruzioni trasmesse tramite il canale sacerdotale, Mosè aveva detto: “Devi fare secondo la parola che ti avranno dichiarato da quel luogo che Geova sceglierà; e devi aver cura di fare secondo tutto ciò che ti insegneranno. Devi fare secondo la legge che ti indicheranno e secondo la decisione giudiziaria che ti diranno. Non devi deviare dalla parola che ti dichiareranno, né a destra né a sinistra”. — De 17:10, 11; 24:8.
Una notevole porzione delle Scritture Ebraiche consiste di brani poetici, che, dal punto di vista didattico, sono un valido aiuto mnemonico. La poesia ebraica non usava la rima, ma il parallelismo dei pensieri, una specie di ritmo concettuale. Si ricorreva anche a vigorose metafore tratte dalla creazione naturale, cose che tutti, persino i bambini, conoscevano. Si usavano acrostici alfabetici, in cui le iniziali dei versi coincidono con le lettere dell’alfabeto nella debita successione. (Sl 25, 34, 37, 111, 112, 119; Pr 31:10-31; La 1–4) A volte parecchi versi iniziavano con la medesima lettera: per esempio, nel 119º Salmo otto versi iniziano con la lettera ebraica ʼàlef, otto con la lettera behth, e via dicendo, per un totale di 176 versetti suddivisi secondo le 22 lettere dell’alfabeto ebraico.
Dopo la restaurazione. Dopo il ritorno da Babilonia e la ricostruzione del tempio, il bisogno maggiore era quello di istruire il popolo nella vera adorazione. Lo scriba Esdra, dotto copista biblico (Esd 7:1, 6), compilò numerosi documenti, copiò le Scritture Ebraiche e contribuì a fissarne il canone. Intraprese inoltre un programma di istruzione generale per insegnare alla nazione di Israele la legge di Dio. Così facendo assolveva i suoi doveri di sacerdote levita. (Esd 7:11, 12, 25) Organizzò i sacerdoti e i leviti tornati da Babilonia attuando un programma educativo che contribuì a ripristinare la vera adorazione fra gli israeliti rimpatriati e i loro figli. (Ne 8:4-9) I copisti ebrei, o scribi (soferim), erano uomini versati nella Legge e, benché non tutti fossero leviti, ebbero una parte rilevante nell’istruire il popolo. Col passar del tempo, però, introdussero molte tradizioni e corruppero il vero insegnamento della Parola di Dio. — Vedi SCRIBA.
L’istruzione nel I secolo E.V. I genitori continuavano ad essere responsabili in prima persona dell’istruzione dei figli, specialmente negli anni dell’infanzia. (2Tm 1:5; 3:14, 15) Leggiamo che Gesù fu allevato a Nazaret dal padre adottivo e dalla madre e che continuò a crescere e progredire in forza fisica e sapienza. All’età di 12 anni stupì i maestri del tempio con il suo intendimento e le sue risposte. (Lu 2:41, 46-52) Gli scribi continuavano ad essere i principali insegnanti pubblici e nelle scuole sinagogali. (Vedi SINAGOGA). Venivano insegnate le scienze fisiche, la Legge e gli insegnamenti rabbinici che erano stati aggiunti alla Legge. I genitori erano tenuti ad insegnare ai figli anche un mestiere.
Gesù fu l’insegnante per eccellenza. Anche i suoi contemporanei lo consideravano un insegnante di eccezionale efficacia e popolarità. I suoi discepoli lo chiamavano “Rabbi”, che vuol dire “maestro”, “insegnante”. (Mr 9:5; vedi RABBI). In un’occasione persino i suoi oppositori riconobbero le sue eccellenti qualità oratorie, e una volta certi ufficiali che erano stati inviati dai farisei per arrestarlo, quando fu chiesto loro perché fossero tornati a mani vuote, risposero: “Nessun altro uomo ha mai parlato così”. — Gv 7:46; Lu 20:39, 40; Mr 12:32, 34.
Innanzi tutto Gesù, come diceva lui stesso, non parlava di propria iniziativa ma era venuto nel nome del Padre e diceva le cose che aveva imparato dal Padre. (Gv 5:19, 30, 43; 6:38; 10:25) Conosceva intimamente Geova Dio, essendo il Figlio unigenito venuto dai cieli, e ciò lo rendeva il miglior insegnante delle qualità, delle opere e dei propositi del Padre suo. (Mt 11:27) Possedeva poi un’altra qualità indispensabile per essere un buon insegnante: amava le persone alle quali insegnava. (Mr 10:21; Gv 13:1, 34; 15:9, 12) Pochi insegnanti hanno amato i discepoli al punto di dare la vita per loro, come fece Gesù. (Gv 15:13) Egli sapeva cosa pensavano i suoi ascoltatori. (Gv 2:25) Aveva profondo discernimento. (Lu 6:8) Dietro il suo insegnamento non si celavano motivi egoistici, perché in lui non c’era né peccato né inganno. (Eb 7:26) Nell’insegnare non usava le espressioni filosofiche degli scribi, ma illustrazioni tratte dalla realtà quotidiana. Per questo i suoi insegnamenti sono comprensibili ancora oggi. Insegnava facendo largo uso di illustrazioni. — Vedi ILLUSTRAZIONI.
Coloro che divennero discepoli di Gesù Cristo lo chiamavano “Insegnante”, riconoscendo così la sua autorità e la loro responsabilità di seguirne la direttiva. (Lu 5:5; 9:33) Un gruppo di dieci lebbrosi che implorarono Gesù di avere misericordia di loro gli si rivolsero con lo stesso appellativo. — Lu 17:13.
L’insegnamento di Gesù includeva riprensioni e disciplina. (Mr 8:33) Egli insegnava con la parola e con l’esempio; infatti intraprese personalmente una vigorosa campagna di predicazione e insegnamento. Parlava con un’autorevolezza che nessuno degli scribi poteva uguagliare; a tutto ciò si aggiungeva lo spirito santo di Dio, che dava ai suoi insegnamenti il sostegno celeste, così che egli poteva, con autorità e potenza, ordinare ai demoni di uscire da quelli che ne erano posseduti. (Mr 1:27; Lu 4:36) Era schietto e intrepido nel denunciare i falsi maestri che avrebbero voluto impedire ad altri di ascoltare i suoi insegnamenti. — Mt 23.
Nella congregazione cristiana. I discepoli di Gesù seguirono le sue orme nel compiere l’opera di istruzione cristiana, con un successo simile al suo. Non si limitarono a predicare ovunque la buona notizia del Regno di Dio, ma insegnavano a chi era disposto ad ascoltare. (At 2:42) Come Gesù, anch’essi parlavano con franchezza e autorità. (At 4:13, 19, 20; 5:29) Lo spirito di Dio conferì loro potenza e rese evidente che il loro insegnamento aveva l’approvazione divina. Insegnavano nel tempio, nelle sinagoghe e di casa in casa. (At 5:16, 21; 13:14-16; 20:20) Si radunavano con altri cristiani per essere ammaestrati e per incitarsi all’amore e alle opere eccellenti. — At 20:7, 8; Eb 10:24, 25.
L’apostolo Paolo descrisse i vari incarichi che uomini maturi, fra cui maestri, ricoprivano in seno alla congregazione e le attività che svolgevano. Spiegò che tutte queste attività erano finalizzate all’istruzione, in vista dell’addestramento dei santi, per l’opera di ministero, per l’edificazione del corpo del Cristo. (Ef 4:11-16) Come si nota da 1 Corinti capitolo 14, la congregazione provvedeva un regolare programma di istruzione basato sulla Parola di Dio. Tutti i componenti della congregazione cristiana, comprese le donne, dovevano essere maestri: dovevano fare discepoli delle persone del mondo. (At 18:26; Eb 5:12; Ro 12:7) Ma all’interno della congregazione la sorveglianza era affidata a uomini maturi, come Timoteo e Tito. (1Tm 2:12) Questi uomini dovevano essere qualificati per insegnare alla congregazione e correggere secondo il bisogno. Dovevano prestare la massima attenzione affinché il loro insegnamento fosse sano e accurato. — 1Tm 4:16; 2Tm 4:2, 3; Tit 2:1.
Ai componenti della congregazione cristiana l’apostolo Paolo scrisse: “Tutte le cose che furono scritte anteriormente furono scritte per nostra istruzione, affinché per mezzo della nostra perseveranza e per mezzo del conforto delle Scritture avessimo speranza”. (Ro 15:4) È dunque nel nostro interesse ricercare i comandamenti, afferrare i princìpi fondamentali e imparare bene le lezioni che si trovano in tutta l’ispirata Parola di Dio e quindi conformare la nostra vita ad essi. — Vedi PUBBLICO INSEGNANTE.
Benché l’istruzione richieda ubbidienza e non sia un semplice passatempo, può essere impartita in maniera ristoratrice. Geova comandò a Mosè di insegnare a Israele un cantico in cui diceva: “La mia istruzione gocciolerà come la pioggia, il mio detto stillerà come la rugiada, come piogge leggere sull’erba”. (De 32:2) Al sorvegliante cristiano Timoteo, Paolo scrisse di ‘istruire con mitezza quelli che non sono favorevolmente disposti, se mai Dio conceda loro il pentimento che conduce all’accurata conoscenza della verità’. (2Tm 2:25) L’istruzione, però, può anche includere disciplina sotto forma di castigo. Questa disciplina non sempre è gradevole, ma, se viene accettata di buon grado, “produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia”. — Eb 12:7-11.
Non sempre l’istruzione è impartita da persone mosse da giusti motivi né il fine è necessariamente benefico per chi la riceve. “Mosè fu istruito in tutta la sapienza degli egiziani”, ma all’età di 40 anni si schierò apertamente con gli ebrei e si lasciò alle spalle quella che avrebbe potuto essere la sua eredità alla corte d’Egitto. (At 7:22) Isaia parlò di profeti che in Israele davano “istruzione falsa”, e Michea scrisse di sacerdoti che istruivano “solo per un prezzo”. (Mic 3:11; Isa 9:15) Alcuni per ricevere istruzione si rivolgevano stoltamente a immagini di metallo fuso. (Aba 2:18) I soldati che avevano montato la guardia davanti alla tomba di Gesù furono istruiti a mentire su ciò che era accaduto al suo corpo, e lo fecero, dopo essersi lasciati corrompere. — Mt 28:12-15.
In quanto all’educazione fisica, la Bibbia non ha molto da dire a parte ciò che consiglia l’apostolo Paolo: “L’addestramento corporale è utile per un poco; ma la santa devozione è utile per ogni cosa, giacché ha la promessa della vita d’ora e di quella avvenire”. (1Tm 4:8) L’energica attività di predicazione e insegnamento, che è incoraggiata, comporta comunque un certo esercizio fisico. Gesù camminava molto. Altrettanto fecero i suoi discepoli; il ministero di Paolo, ad esempio, lo portò a compiere molti viaggi, cosa che all’epoca significava camminare molto.
La Bibbia non parla molto di istruzione secolare. Avverte i cristiani di non addentrarsi nelle filosofie umane e di non dedicare tempo a questioni stolte e inutili. Dà energici consigli contro il condividere la mentalità di quelli che non credono in Dio e nella sua Parola. (1Tm 6:20, 21; 1Co 2:13; 3:18-20; Col 2:8; Tit 3:9; 1:14; 2Tm 2:16; Ro 16:17) I cristiani riconobbero che erano obbligati davanti a Dio a provvedere il necessario alla propria famiglia. Spesso il lavoro secolare richiedeva una certa istruzione o un addestramento professionale. (1Tm 5:8) Ma dalla storia del cristianesimo primitivo notiamo che i cristiani erano primariamente interessati a qualsiasi metodo lecito per predicare la “buona notizia”, all’istruzione biblica per sé e per chiunque volesse ascoltarli. (1Co 9:16) In un suo libro (Christianity Goes to Press, 1940, p. 111), E. J. Goodspeed afferma:
“I cristiani, dal momento in cui si resero conto delle possibilità editoriali per divulgare il loro vangelo in tutto il mondo, se ne avvalsero pienamente, non solo pubblicando nuovi libri, ma andando anche alla ricerca di vecchi testi da pubblicare, e questo genio editoriale non li ha mai abbandonati. È un errore pensare che sia iniziato con l’invenzione della stampa; fu una caratteristica del cristianesimo dal 70 d.C. in poi, e andò acquistando impulso man mano che la praticità del metodo diventava evidente. Nemmeno le invasioni barbariche e il Medio Evo riuscirono a fermarli. E ciò è una chiara prova del dinamismo che animava l’intera vita dei primi cristiani, i quali, non solo con parole e opere, ma con tutte le tecniche editoriali più avanzate cercavano di portare il vangelo, nella sua pienezza e senza risparmio, a tutta l’umanità”. — Vedi SCUOLA; TUTORE.