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Il cristianesimo primitivo e lo StatoLa Torre di Guardia 1996 | 1° maggio
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Rendere a Cesare ‘ciò che gli è dovuto’
Gesù enunciò una formula che avrebbe regolato il comportamento del cristiano nei confronti dello Stato romano e, in effetti, di qualsiasi altro governo, quando dichiarò: “Rendete . . . a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matteo 22:21) Questo consiglio che Gesù diede ai suoi seguaci si distingueva nettamente dall’atteggiamento di molti ebrei nazionalisti che mal sopportavano la dominazione romana e contestavano la legittimità del pagare le tasse a una potenza straniera.
In seguito Paolo disse ai cristiani di Roma: “C’è quindi una ragione impellente per sottoporvi, non solo a motivo di tale ira, ma anche a motivo della vostra coscienza. Poiché per questo anche pagate le tasse; poiché essi [le “autorità superiori” governative] sono pubblici servitori di Dio che servono costantemente a questo stesso scopo. Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo”. (Romani 13:5-7) Pur non facendo parte del mondo, i cristiani erano tenuti a essere cittadini onesti e a pagare le tasse, in cambio dei servizi resi dallo Stato. — Giovanni 17:16.
Ma le parole di Gesù si riferiscono solo al pagamento delle tasse? Dal momento che Gesù non definì esattamente ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio, ci sono casi limite che vanno valutati alla luce del contesto o secondo il nostro intendimento dell’intera Bibbia. In altre parole, decidere quali cose il cristiano poteva rendere a Cesare avrebbe a volte chiamato in causa la sua coscienza illuminata dai princìpi biblici.
Delicato equilibrio fra due richieste antitetiche
Molti hanno la tendenza a dimenticare che dopo aver detto di rendere a Cesare le cose di Cesare, Gesù aggiunse: “Ma [rendete] a Dio le cose di Dio”. L’apostolo Pietro spiegò cosa aveva la priorità per i cristiani. Immediatamente dopo aver esortato a essere sottomessi al “re”, o imperatore, e ai suoi “governatori”, Pietro scrisse: “Siate come persone libere, eppure mantenendo la vostra libertà non come un manto per la malizia, ma come schiavi di Dio. Onorate uomini di ogni sorta, abbiate amore per l’intera associazione dei fratelli, abbiate timore di Dio, mostrate onore al re”. (1 Pietro 2:16, 17) L’apostolo indicò che i cristiani sono schiavi di Dio, non di un governante umano. Benché debbano mostrare il dovuto onore e rispetto ai rappresentanti dello Stato, devono farlo nel timore di Dio, le cui leggi sono supreme.
Anni prima, Pietro non aveva lasciato dubbi sul fatto che la legge di Dio viene prima di quella dell’uomo. Il Sinedrio ebraico era un corpo amministrativo a cui i romani riconoscevano un’autorità sia civile che religiosa. Quando esso ordinò ai seguaci di Gesù di smettere di insegnare nel nome di Cristo, Pietro e gli altri apostoli risposero rispettosamente, ma con fermezza: “Dobbiamo ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”. (Atti 5:29) È chiaro che i primi cristiani dovevano mantenere un delicato equilibrio fra ubbidienza a Dio e debita sottomissione alle autorità umane. Nel III secolo E.V. Tertulliano fece questa riflessione: “Se tutto è di Cesare, cosa rimarrà a Dio?” — De Idololatria, XV.
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Dio e CesareLa Torre di Guardia 1996 | 1° maggio
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Dio e Cesare
“Senz’altro rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. — LUCA 20:25.
1. (a) Qual è l’elevata posizione di Geova? (b) Cosa dobbiamo rendere a Dio che non potremo mai dare a Cesare?
QUANDO Gesù Cristo diede queste istruzioni, sicuramente non aveva dubbi sul fatto che ciò che Dio richiede dai Suoi servitori ha la precedenza su tutto ciò che può chiedere loro Cesare, lo Stato. Gesù conosceva meglio di chiunque altro la veridicità della preghiera che il salmista rivolse a Geova: “Il tuo regno è un regno per tutti i tempi indefiniti, e il tuo dominio [la tua sovranità]a è per tutte le successive generazioni”. (Salmo 145:13) Quando il Diavolo offrì a Gesù autorità su tutti i regni della terra abitata, Gesù rispose: “È scritto: ‘Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio’”. (Luca 4:5-8) Non si sarebbe mai potuto rendere adorazione a “Cesare”, sia che Cesare fosse l’imperatore romano, qualche altro governante umano o lo Stato stesso.
2. (a) Che posizione ha Satana rispetto a questo mondo? (b) Col permesso di chi Satana occupa questa posizione?
2 Gesù non negò che i regni del mondo fossero nelle mani di Satana. In seguito chiamò Satana “il governante di questo mondo”. (Giovanni 12:31; 16:11) Verso la fine del I secolo E.V. l’apostolo Giovanni scrisse: “Noi sappiamo che abbiamo origine da Dio, ma tutto il mondo giace nel potere del malvagio”. (1 Giovanni 5:19) Questo non significa che Geova abbia rinunciato alla sua sovranità sulla terra. Ricordate che Satana, nell’offrire a Gesù il dominio sui regni politici, dichiarò: “Ti darò tutta questa autorità . . . perché mi è stata consegnata”. (Luca 4:6) Satana esercita autorità sui regni del mondo solo col permesso di Dio.
3. (a) Che posizione hanno i governi delle nazioni dinanzi a Geova? (b) Perché possiamo dire che essere sottomessi ai governi di questo mondo non significa essere sottomessi a Satana, il dio di questo mondo?
3 Similmente lo Stato esercita la propria autorità solo perché Dio, quale Governante Supremo, glielo consente. (Giovanni 19:11) Perciò si può dire che “le autorità esistenti sono poste nelle loro rispettive posizioni da Dio”. Rispetto alla suprema autorità di Geova quale Sovrano, la loro è di sicuro un’autorità inferiore. Tuttavia esse sono ‘ministri di Dio’, “pubblici servitori di Dio” nel senso che provvedono servizi necessari, mantengono la legge e l’ordine e puniscono i malfattori. (Romani 13:1, 4, 6) Perciò i cristiani devono capire che, anche se l’invisibile governante di questo mondo, o sistema, è Satana, essi non si stanno sottomettendo a lui quando riconoscono la loro sottomissione relativa allo Stato. Stanno ubbidendo a Dio. A tutt’oggi, nel 1996, lo Stato politico fa ancora parte della “disposizione di Dio”, una disposizione temporanea la cui esistenza Dio permette e che deve essere riconosciuta come tale dai servitori di Geova sulla terra. — Romani 13:2.
I servitori di Geova e lo Stato nell’antichità
4. Perché Geova permise che Giuseppe avesse un ruolo di primo piano nel governo dell’Egitto?
4 In epoca precristiana Geova permise che alcuni suoi servitori ricoprissero importanti cariche di governo in alcuni Stati. Per esempio, nel XVIII secolo a.E.V., Giuseppe divenne primo ministro dell’Egitto, secondo solo al faraone regnante. (Genesi 41:39-43) Gli eventi successivi resero evidente che Geova aveva guidato le cose affinché Giuseppe potesse servire come strumento per preservare il ‘seme di Abraamo’, i suoi discendenti, per la realizzazione dei propositi divini. Naturalmente occorre ricordare che Giuseppe era stato venduto schiavo in Egitto e che visse in un periodo in cui i servitori di Dio non avevano né la Legge mosaica né “la legge del Cristo”. — Genesi 15:5-7; 50:19-21; Galati 6:2.
5. Perché agli ebrei esiliati fu comandato di ‘cercare la pace’ di Babilonia?
5 Secoli dopo, il fedele profeta Geremia fu ispirato da Geova a dire agli ebrei esiliati di sottomettersi ai governanti durante l’esilio a Babilonia e addirittura di pregare per la pace di quella città. Nella lettera che inviò loro scrisse: “Questo è ciò che ha detto Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, a tutti gli esiliati, . . . ‘Cercate anche la pace della città alla quale vi ho fatto andare in esilio, e pregate Geova in suo favore, poiché nella sua pace ci sarà pace per voi stessi’”. (Geremia 29:4, 7) I servitori di Geova hanno sempre motivo di ‘cercare la pace’ per se stessi e per la nazione in cui vivono, in modo da avere la libertà di adorare Geova. — 1 Pietro 3:11.
6. Benché fossero concesse loro alte cariche governative, in quali modi Daniele e i suoi tre compagni si rifiutarono di fare compromesso riguardo alla Legge di Geova?
6 Durante l’esilio babilonese Daniele e altri tre ebrei fedeli, che erano prigionieri in schiavitù a Babilonia, si sottoposero all’addestramento provveduto dallo Stato e divennero alti funzionari civili in Babilonia. (Daniele 1:3-7; 2:48, 49) Tuttavia, anche durante il loro addestramento, assunsero una posizione ferma in questioni dietetiche che avrebbero potuto far infrangere loro la Legge che il loro Dio, Geova, aveva dato tramite Mosè. Per questo furono benedetti. (Daniele 1:8-17) Quando il re Nabucodonosor fece erigere un’immagine dello Stato, i tre ebrei compagni di Daniele furono a quanto pare costretti ad assistere alla cerimonia insieme agli altri amministratori dello Stato. Nondimeno si rifiutarono di ‘prostrarsi e adorare’ l’idolo dello Stato. Ancora una volta Geova li ricompensò per la loro integrità. (Daniele 3:1-6, 13-28) Similmente oggi i testimoni di Geova rispettano la bandiera della nazione in cui vivono, ma non compiranno alcun atto di adorazione verso di essa. — Esodo 20:4, 5; 1 Giovanni 5:21.
7. (a) Nonostante occupasse un’alta posizione nella struttura governativa di Babilonia, quale eccellente atteggiamento assunse Daniele? (b) Quali cambiamenti ci furono in epoca cristiana?
7 Dopo la caduta della dinastia neobabilonese, a Daniele fu affidata un’alta carica governativa sotto il nuovo regime medo-persiano che aveva sostituito quello babilonese. (Daniele 5:30, 31; 6:1-3) Ma egli non lasciò che la sua alta carica gli facesse perdere l’integrità. Quando fu emanata una legge statale per obbligarlo ad adorare Dario anziché Geova, Daniele si rifiutò di farlo. Per questa ragione fu gettato in pasto ai leoni, ma Geova lo liberò. (Daniele 6:4-24) Naturalmente questo avveniva in epoca precristiana. Quando fu formata la congregazione cristiana, i servitori di Dio vennero a trovarsi “sotto la legge verso Cristo”. Molte cose che erano permesse sotto il sistema giudaico sarebbero state considerate in maniera diversa, secondo il modo in cui ora Geova trattava col suo popolo. — 1 Corinti 9:21; Matteo 5:31, 32; 19:3-9.
L’atteggiamento di Gesù verso lo Stato
8. Quale episodio dimostra che Gesù era deciso a non farsi coinvolgere politicamente?
8 Quand’era sulla terra, Gesù Cristo stabilì norme più elevate per i suoi seguaci, e rifiutò qualsiasi coinvolgimento nelle questioni politiche o militari. Dopo che Gesù ebbe miracolosamente sfamato migliaia di persone con pochi pani e due pesciolini, i giudei volevano afferrarlo e farlo re in senso politico. Ma Gesù si sottrasse loro ritirandosi subito sui monti. (Giovanni 6:5-15) A proposito di questo episodio, un commentario dice: “Fra gli ebrei di quel periodo c’erano accesi sentimenti nazionalistici e indubbiamente molti di coloro che videro quel miracolo pensarono a lui come a un condottiero con credenziali divine, proprio la persona ideale per guidarli contro i romani. Così decisero di farlo re”. (The New International Commentary on the New Testament) Il commentario aggiunge che Gesù “respinse recisamente” questa proposta di leadership politica. Cristo non diede il minimo appoggio ai tentativi di insurrezione degli ebrei contro la dominazione romana. Anzi, predisse quale sarebbe stato l’esito della rivolta che sarebbe scoppiata dopo la sua morte: indicibili guai per gli abitanti di Gerusalemme e la distruzione della città. — Luca 21:20-24.
9. (a) Come descrisse Gesù la relazione che c’è fra il suo Regno e il mondo? (b) Quali indicazioni diede Gesù ai suoi seguaci circa i loro rapporti con i governi del mondo?
9 Poco prima di morire Gesù disse allo speciale rappresentante dell’imperatore di Roma in Giudea: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. (Giovanni 18:36) Finché il suo Regno non porrà fine al dominio dei governi politici, i discepoli di Cristo seguiranno il suo esempio. Ubbidiscono alle autorità costituite ma non interferiscono nelle loro attività politiche. (Daniele 2:44; Matteo 4:8-10) Gesù fornì delle indicazioni ai discepoli, dicendo: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matteo 22:21) In precedenza, nel Sermone del Monte, Gesù aveva detto: “Se qualcuno che ha autorità ti costringe a prestare servizio per un miglio, va con lui per due miglia”. (Matteo 5:41) Nel contesto di questo sermone, Gesù stava illustrando il principio della sottomissione spontanea a richieste legittime, sia nella sfera dei rapporti umani che in quella delle richieste governative che sono in armonia con la legge di Dio. — Luca 6:27-31; Giovanni 17:14, 15.
I cristiani e Cesare
10. Secondo uno storico, quale atteggiamento coscienzioso avevano i primi cristiani verso Cesare?
10 Queste concise istruzioni dovevano regolare i rapporti fra i cristiani e lo Stato. Lo storico Ernest William Barnes scrisse: “Ogni qualvolta, nei secoli successivi, il cristiano sarebbe stato in dubbio circa i propri doveri verso lo Stato, si sarebbe rivolto all’autorevole insegnamento di Cristo. Avrebbe pagato le tasse: potevano essere pesanti — prima del crollo dell’impero d’Occidente divennero insopportabili — ma il cristiano le avrebbe pagate. Avrebbe accettato similmente tutti gli altri obblighi imposti dallo Stato, purché non fosse chiamato a rendere a Cesare le cose che appartenevano a Dio”. — The Rise of Christianity.
11. Cosa disse Paolo ai cristiani circa il comportamento da tenere verso i governanti mondani?
11 Fu in armonia con questo principio che, poco più di 20 anni dopo la morte di Cristo, l’apostolo Paolo disse ai cristiani di Roma: “Ogni anima sia sottoposta alle autorità superiori”. (Romani 13:1) Una decina di anni dopo, poco prima che venisse imprigionato per la seconda volta e messo a morte a Roma, Paolo scrisse a Tito: “Continua a ricordare loro [ai cristiani cretesi] di essere sottoposti e di essere ubbidienti ai governi e alle autorità come governanti, di essere pronti per ogni opera buona, di non parlare ingiuriosamente di nessuno, di non essere bellicosi, di essere ragionevoli, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini”. — Tito 3:1, 2.
Intendimento progressivo circa “le autorità superiori”
12. (a) Secondo Charles Taze Russell, qual era per il cristiano il corretto atteggiamento da tenere nei confronti delle autorità governative? (b) Per quanto concerne il prestare servizio nelle forze armate, quali diversi atteggiamenti assunsero i cristiani unti durante la prima guerra mondiale?
12 Già nel 1886 Charles Taze Russell, nel libro Il Divin Piano delle Età, scriveva: “Gesù ed i suoi Apostoli non si opposero in alcun modo ai potenti della terra. . . . Essi insegnarono alla Chiesa a obbedire alle leggi e a onorare coloro che sono al potere a cagione delle loro funzioni, . . . vollero che si pagassero le tasse imposte e che non si opponesse resistenza alcuna alle leggi stabilite (Atti IV, 19; V, 29), salvo in ciò che sarebbero in contraddizione colle leggi di Dio (Rom. XIII, 1-7; Matt. XXII, 21). Il Signor Gesù, gli apostoli e la Chiesa primitiva, furono tutti sottomessi alla legge, ma essi si tennero a distanza dai governi di questo mondo e non vi presero parte alcuna”. Questo libro identificava correttamente “le potestà superiori”, cioè “le autorità superiori” menzionate dall’apostolo Paolo, con le autorità governative umane. (Romani 13:1, “Bibbia del Re Giacomo”) Nel 1904 il libro inglese La nuova creazione dichiarò che i veri cristiani “dovrebbero essere fra coloro che rispettano maggiormente la legge nel tempo presente: non essere né agitatori né litigiosi né criticoni”. Questo fu inteso da alcuni nel senso di totale sottomissione alle autorità governative, al punto che accettarono di prestare servizio nelle forze armate durante la prima guerra mondiale. Per altri invece tale comportamento era contrario alla dichiarazione di Gesù: “Tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. (Matteo 26:52) Era evidente che c’era bisogno di un intendimento più chiaro circa la sottomissione del cristiano alle autorità superiori.
13. Quale diversa spiegazione dell’identità delle “potestà superiori” fu data nel 1929, e in che senso risultò utile?
13 Nel 1929, in un periodo in cui le leggi di vari governi cominciavano a vietare cose che Dio comanda o a richiedere cose che le leggi di Dio vietano, si pensò che “le potestà superiori” dovessero essere Geova Dio e Gesù Cristo.b Fu questo l’intendimento che i servitori di Geova ebbero nel periodo cruciale prima e durante la seconda guerra mondiale e all’inizio della guerra fredda, col suo equilibrio del terrore e la sua preparazione militare. A posteriori, dobbiamo dire che questa veduta, che esaltava la supremazia di Geova e del suo Cristo, aiutò i servitori di Dio a mantenere un atteggiamento neutrale senza compromessi per tutto quel difficile periodo.
Sottomissione relativa
14. In che modo nel 1962 fu fatta ulteriore luce su Romani 13:1, 2 e altri passi attinenti?
14 Nel 1961 fu completata la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture in inglese. La sua preparazione aveva richiesto uno studio testuale approfondito delle lingue delle Scritture. La traduzione accurata dei termini che compaiono non solo nel capitolo 13 di Romani, ma anche in passi come Tito 3:1, e 1 Pietro 2:13, 17, rese evidente che l’espressione “autorità superiori” non si riferiva all’Autorità Suprema, Geova, e a suo Figlio, Gesù, ma alle autorità governative umane. Alla fine del 1962 furono pubblicati nella Torre di Guardia inglese articoli che davano una spiegazione accurata del capitolo 13 di Romani e inoltre presentavano una veduta più chiara di quella che si aveva al tempo di Charles T. Russell. Quegli articoli indicavano che la sottomissione del cristiano alle autorità non può essere totale. Dev’essere relativa, in quanto non può spingere i servitori di Dio a violare le leggi di Dio. Ulteriori articoli della Torre di Guardia hanno ribadito questo punto fondamentale.c
15, 16. (a) A quale punto di vista più equilibrato portò il nuovo intendimento di Romani capitolo 13? (b) A quali domande resta da rispondere?
15 Questa chiave di lettura, che consente di comprendere correttamente il capitolo 13 di Romani, ha permesso ai servitori di Geova di trovare l’equilibrio fra il rispetto dovuto alle autorità politiche e un atteggiamento senza compromessi sui fondamentali princìpi scritturali. (Salmo 97:11; Geremia 3:15) Ha permesso loro di avere il giusto punto di vista sulla relazione che hanno con Dio e i loro rapporti con lo Stato. Ha fatto sì che, nel rendere a Cesare le cose di Cesare, non trascurino di rendere a Dio le cose di Dio.
16 Ma quali sono esattamente le cose di Cesare? Quali richieste legittime lo Stato può fare al cristiano? L’articolo che segue prenderà in esame queste domande.
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Rendete a Cesare le cose di CesareLa Torre di Guardia 1996 | 1° maggio
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Rendete a Cesare le cose di Cesare
“Rendete a tutti ciò che è dovuto”. — ROMANI 13:7.
1, 2. (a) Secondo Gesù, in che modo i cristiani dovrebbero bilanciare i loro obblighi verso Dio e verso Cesare? (b) Qual è la cosa più importante per i testimoni di Geova?
SECONDO GESÙ ci sono cose che dobbiamo rendere a Dio e cose che dobbiamo rendere a Cesare, cioè allo Stato. Gesù disse: “Rendete a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. Con queste poche parole egli disorientò i suoi nemici e riassunse in modo conciso l’atteggiamento equilibrato che dobbiamo avere nella nostra relazione con Dio e nei nostri rapporti con lo Stato. Non c’è da stupirsi che i suoi ascoltatori ‘si meravigliassero di lui’! — Marco 12:17.
2 Naturalmente la cosa più importante per i servitori di Geova Dio è quella di rendere a Dio le cose di Dio. (Salmo 116:12-14) Nel far questo, però, non dimenticano che Gesù disse che devono rendere certe cose a Cesare. La loro coscienza addestrata secondo la Bibbia richiede che considerino in preghiera fino a che punto possono rendere a Cesare quello che chiede. (Romani 13:7) Nei tempi moderni molti giuristi hanno riconosciuto che il potere statale ha dei limiti e che in ogni luogo persone e governi sono soggetti alla legge naturale.
3, 4. Quali commenti interessanti sono stati fatti sulla legge naturale, la legge rivelata e la legge umana?
3 L’apostolo Paolo accennò a questa legge naturale quando scrisse riguardo alle persone del mondo: “Quello che si può conoscere di Dio è manifesto fra loro, poiché Dio lo ha reso loro manifesto. Poiché le sue invisibili qualità, perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte, così che sono inescusabili”. Se questi non credenti si mostrano sensibili alla legge naturale, essa influirà anche sulla loro coscienza. Per questo Paolo aggiunse: “Tutte le volte che quelli delle nazioni che non hanno legge fanno per natura le cose della legge, questi, benché non abbiano legge, sono legge a se stessi. Essi sono i medesimi che dimostrano come la sostanza della legge sia scritta nei loro cuori, mentre la loro coscienza rende testimonianza con loro”. — Romani 1:19, 20; 2:14, 15.
4 Nel XVIII secolo il famoso giurista inglese William Blackstone scrisse: “Questa legge della natura [legge naturale], essendo coeva [avendo la stessa età] al genere umano e dettata da Dio stesso, è, naturalmente, superiore per obbligo a qualsiasi altra. È vincolante in tutto il globo, in tutti i paesi, e in ogni tempo: nessuna legge umana ha alcuna validità, se contraria a questa”. Blackstone parlò poi della “legge rivelata”, quella che si trova nella Bibbia, e disse: “Da questi due fondamenti, la legge della natura e la legge della rivelazione, dipendono tutte le leggi umane; cioè non si dovrebbe permettere a nessuna legge umana di contraddire queste”. Ciò è in armonia con quello che Gesù disse riguardo a Dio e a Cesare, come riportato in Marco 12:17. È chiaro che ci sono campi in cui Dio limita ciò che Cesare può richiedere dal cristiano. Il Sinedrio sconfinò proprio in uno di tali campi quando ordinò agli apostoli di smettere di predicare riguardo a Gesù. Per questo gli apostoli risposero correttamente: “Dobbiamo ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”. — Atti 5:28, 29.
“Le cose di Dio”
5, 6. (a) Visto che nel 1914 fu istituito il Regno, a cosa dovrebbero prestare ancor più attenzione i cristiani? (b) In che modo il cristiano dimostra di essere un ministro?
5 Specialmente dal 1914, quando Geova Dio, l’Onnipotente, cominciò a regnare tramite il Regno messianico di Cristo, i cristiani hanno dovuto stare attenti a non dare a Cesare le cose di Dio. (Rivelazione [Apocalisse] 11:15, 17) Ora più che mai la legge di Dio richiede che i cristiani ‘non facciano parte del mondo’. (Giovanni 17:16) Essendo dedicati a Dio, il loro Datore di vita, devono dimostrare chiaramente che non appartengono più a se stessi. (Salmo 100:2, 3) Come scrisse Paolo, “apparteniamo a Geova”. (Romani 14:8) Inoltre, al battesimo, il cristiano viene ordinato quale ministro di Dio, così che può dire con Paolo: “Dio . . . in realtà ci ha resi adeguatamente qualificati per essere ministri”. — 2 Corinti 3:5, 6.
6 L’apostolo Paolo scrisse pure: “Glorifico il mio ministero”. (Romani 11:13) Di sicuro dovremmo voler fare altrettanto. Sia che compiamo il ministero a tempo pieno o no, teniamo presente che Geova stesso ci ha assegnato il nostro ministero. (2 Corinti 2:17) Dato che alcuni possono mettere in dubbio la nostra posizione, ogni cristiano dedicato e battezzato dev’essere pronto a fornire prove chiare e certe che è davvero un ministro della buona notizia. (1 Pietro 3:15) Il suo ministero dovrebbe riflettersi anche nella sua condotta. Quale ministro di Dio, il cristiano dovrebbe promuovere e praticare la purezza morale, sostenere l’unità della famiglia, essere onesto e mostrare rispetto per la legge e l’ordine. (Romani 12:17, 18; 1 Tessalonicesi 5:15) La relazione del cristiano con Dio e il ministero che Egli gli ha affidato sono le cose più importanti nella sua vita. Non può rinunciare ad esse dietro richiesta di Cesare. È chiaro che queste fanno parte delle “cose di Dio”.
“Le cose di Cesare”
7. Che reputazione hanno i testimoni di Geova come contribuenti?
7 I testimoni di Geova sanno di dover essere ‘sottoposti alle autorità superiori’, i governanti. (Romani 13:1) Perciò quando Cesare, lo Stato, fa delle richieste legittime, la loro coscienza addestrata secondo la Bibbia consente loro di soddisfare tali richieste. Per esempio, i veri cristiani sono fra i contribuenti più esemplari che esistano. Un giornale tedesco disse dei testimoni di Geova: “Sono i contribuenti più onesti e più puntuali della Repubblica Federale”. (Münchner Merkur) In Italia il quotidiano La Stampa disse: “[I testimoni di Geova] sono i cittadini più leali che si conoscano: non frodano il fisco, non eludono per tornaconto personale leggi scomode”. I servitori di Geova fanno questo ‘a motivo della loro coscienza’. — Romani 13:5, 6.
8. Ciò che dobbiamo rendere a Cesare si limita forse alle tasse in denaro?
8 “Le cose di Cesare” si limitano al pagamento delle tasse? No. Paolo menzionò altre cose, come il timore e l’onore. Lo studioso tedesco Heinrich Meyer scrisse: “Per [cose di Cesare] . . . non dobbiamo intendere soltanto la tassa civile, ma tutto ciò a cui Cesare aveva diritto in virtù del suo ruolo legittimo”. (Critical and Exegetical Hand-Book to the Gospel of Matthew) Lo storico E. W. Barnes osservò che il cristiano avrebbe pagato le tasse dovute e “accettato similmente tutti gli altri obblighi imposti dallo Stato, purché non fosse chiamato a rendere a Cesare le cose che appartenevano a Dio”. — The Rise of Christianity.
9, 10. Perché un cristiano potrebbe esitare a rendere a Cesare ciò che gli è dovuto, ma quali fatti dovrebbe tenere presenti?
9 Quali cose lo Stato potrebbe richiedere senza sconfinare nelle cose che giustamente appartengono a Dio? Alcuni hanno pensato di poter legittimamente dare a Cesare del denaro sotto forma di tasse, ma niente di più. Si sarebbero sicuramente sentiti a disagio se avessero dovuto dare a Cesare qualcosa che poteva sottrarre loro del tempo che potevano dedicare ad attività teocratiche. Ciò nonostante, pur essendo vero che dobbiamo ‘amare Geova nostro Dio con tutto il cuore, l’anima, la mente e la forza’, Geova in effetti si aspetta che dedichiamo del tempo a cose diverse dal sacro servizio. (Marco 12:30; Filippesi 3:3) Per esempio, al cristiano sposato è consigliato di dedicare del tempo per ottenere l’approvazione del coniuge. Queste attività non sono errate, ma l’apostolo Paolo le definisce “cose del mondo”, non “cose del Signore”. — 1 Corinti 7:32-34; confronta 1 Timoteo 5:8.
10 Inoltre Cristo autorizzò i suoi seguaci a pagare le tasse, e questo sicuramente richiede che usiamo del tempo dedicato a Geova, dato che tutta la nostra vita è dedicata a Dio. Se in un paese le tasse corrispondono in media al 33 per cento del reddito (in alcuni paesi sono più alte), questo significa che ogni anno il lavoratore medio paga all’erario l’equivalente di quattro mesi di salario. Per dirla in altro modo, alla fine il lavoratore medio avrà dedicato circa 15 anni della sua vita lavorativa a guadagnare il denaro per pagare le tasse richieste da “Cesare”. Considerate anche la questione dell’istruzione scolastica. Nella maggioranza dei paesi la legge richiede che i genitori facciano frequentare ai figli la scuola dell’obbligo. Il numero di anni dell’istruzione scolastica obbligatoria varia da paese a paese. Nella maggioranza dei luoghi è un periodo abbastanza lungo. È vero che generalmente tale istruzione è utile, ma è Cesare che decide quanta parte della vita di un ragazzo debba essere spesa in questo modo, e i genitori cristiani si conformano alla decisione di Cesare.
Servizio militare obbligatorio
11, 12. (a) Cosa richiede Cesare in molti paesi? (b) In che modo i primi cristiani consideravano il servizio militare?
11 Un’altra richiesta che Cesare fa in alcuni paesi è il servizio militare obbligatorio. Nel XX secolo è stato istituito dalla maggioranza delle nazioni in tempo di guerra e da alcune anche in tempo di pace. In Francia per molti anni questo obbligo fu definito ‘imposta di sangue’, nel senso che tutti i giovani dovevano essere disposti a dare la vita per lo Stato. Questo è qualcosa che quelli dedicati a Geova possono coscienziosamente rendere? Come consideravano la cosa i cristiani del I secolo?
12 Benché i primi cristiani si sforzassero di essere buoni cittadini, la loro fede impediva loro di togliere la vita ad altri o di sacrificare la propria vita per lo Stato. Un’enciclopedia delle religioni afferma: “I primi padri della chiesa, fra cui Tertulliano e Origene, sostenevano che ai cristiani era vietato uccidere un essere umano, principio che impediva loro di far parte dell’esercito romano”. (The Encyclopedia of Religion, a cura di Mircea Eliade) Il prof. Cecil J. Cadoux scrive: “Almeno fino al tempo di Marco Aurelio [161-180 E.V.], nessun cristiano avrebbe fatto il soldato dopo il battesimo”. — The Early Church and the World.
13. Perché la maggioranza dei membri della cristianità non considera il servizio militare come lo consideravano i primi cristiani?
13 Perché oggi i membri delle chiese della cristianità non vedono le cose in questo modo? A motivo di un cambiamento radicale che ebbe luogo nel IV secolo. Un’opera cattolica spiega: “Molti cristiani, . . . sotto gli imperatori pagani, avevano degli scrupoli religiosi per quanto riguarda il servizio militare, e rifiutavano categoricamente di impugnare le armi oppure disertavano. Il Sinodo [di Arles, tenuto nel 314 E.V.], in considerazione dei cambiamenti introdotti da Costantino, sancì per i cristiani l’obbligo di fare la guerra, . . . perché la Chiesa è in pace sotto un principe amichevole con i cristiani”. (C. J. Hefele, A History of the Christian Councils) Avendo così abbandonato gli insegnamenti di Gesù, da allora fino a oggi gli ecclesiastici della cristianità hanno incoraggiato i propri greggi a prestare servizio negli eserciti delle nazioni, anche se alcuni individui si sono dichiarati obiettori di coscienza.
14, 15. (a) In alcuni paesi, su che base i cristiani chiedono l’esonero dal servizio militare? (b) Laddove l’esenzione non è prevista, quali princìpi scritturali aiuteranno il cristiano a prendere una giusta decisione nella questione del servizio militare?
14 I cristiani odierni sono tenuti a seguire la maggioranza in questa questione? No. Se un cristiano dedicato e battezzato vive in un paese in cui i ministri religiosi sono esentati dal servizio militare, può valersi di questa facoltà, perché è effettivamente un ministro. (2 Timoteo 4:5) Alcuni paesi, fra cui gli Stati Uniti e l’Australia, hanno concesso l’esonero ai ministri religiosi anche in tempo di guerra. E in tempo di pace molti paesi in cui il servizio militare è obbligatorio concedono l’esonero ai testimoni di Geova quali ministri religiosi. In questo modo essi possono continuare ad aiutare la gente con il loro servizio pubblico.
15 Che dire però se il cristiano vive in un paese che non prevede l’esenzione per i ministri religiosi? In tal caso egli dovrà prendere una decisione personale seguendo la sua coscienza addestrata secondo la Bibbia. (Galati 6:5) Pur tenendo conto dell’autorità di Cesare, egli soppeserà attentamente ciò che deve rendere a Geova. (Salmo 36:9; 116:12-14; Atti 17:28) Il cristiano ricorderà che il segno che contraddistingue i veri cristiani è l’amore per tutti i fratelli, anche quelli che vivono in altri paesi o che appartengono ad altre tribù. (Giovanni 13:34, 35; 1 Pietro 2:17) Inoltre non dimenticherà i princìpi scritturali contenuti in passi come Isaia 2:2-4; Matteo 26:52; Romani 12:18; 14:19; 2 Corinti 10:4; Ebrei 12:14.
Servizio civile
16. In alcuni paesi, quale servizio non militare richiede Cesare da coloro che non accettano il servizio militare?
16 Ci sono tuttavia paesi in cui lo Stato, pur non concedendo l’esonero ai ministri religiosi, riconosce che alcuni possano fare obiezione al servizio militare. Molti di questi paesi hanno preso provvedimenti affinché costoro non siano costretti a prestare servizio militare contro la loro coscienza. In certi luoghi viene richiesto di compiere un servizio civile, ad esempio un lavoro di pubblica utilità a favore della collettività, che viene considerato come un servizio nazionale non militare. Può un cristiano dedicato svolgere un tale servizio? Anche in questo caso il cristiano dedicato e battezzato deve prendere la propria decisione in base alla sua coscienza addestrata secondo la Bibbia.
17. C’è qualche precedente biblico per il servizio civile non militare?
17 Sembra che il servizio obbligatorio esistesse anche nei tempi biblici. Un testo di storia afferma: “Oltre alle tasse e ai dazi imposti agli abitanti della Giudea, esisteva anche una corvè [una prestazione d’opera non retribuita richiesta dalle autorità pubbliche]. In Oriente questa era un’istituzione antica, che le autorità ellenistiche e romane tennero in vigore. . . . Anche il Nuovo Testamento menziona esempi di corvè in Giudea, a conferma di quanto fosse diffusa. In conformità di questa consuetudine, i soldati costrinsero Simone il Cireneo a portare la croce [il palo di tortura] di Gesù (Matteo 5:41; 27:32; Marco 15:21; Luca 23:26)”.
18. Quali tipi di servizio non militari e non religiosi a favore della collettività i testimoni di Geova spesso accettano di fare?
18 Similmente oggi in alcuni paesi lo Stato o le autorità locali richiedono che i cittadini partecipino a varie forme di servizio a favore della collettività. A volte si tratta di un compito specifico, come scavare pozzi o costruire strade; altre volte si svolge su base regolare, ad esempio partecipando ogni settimana alla manutenzione di strade, scuole o ospedali. Nei casi in cui tale servizio civile è per il bene della collettività e non ha relazione con la falsa religione né va in qualche altro modo contro la loro coscienza, spesso i testimoni di Geova accettano di farlo. (1 Pietro 2:13-15) Di solito questo dà luogo a un’eccellente testimonianza e a volte mette a tacere quelli che accusano falsamente i Testimoni di essere contro il governo. — Confronta Matteo 10:18.
19. Come dovrebbe affrontare la cosa un cristiano se Cesare gli chiede di svolgere per un certo periodo di tempo un servizio nazionale non militare?
19 Che dire, però, se lo Stato richiede che per un certo periodo di tempo il cristiano svolga un servizio civile che fa parte di un servizio nazionale sotto un’amministrazione civile? Anche in questo caso i cristiani devono prendere la propria decisione basata su una coscienza informata. “Tutti compariremo davanti al tribunale di Dio”. (Romani 14:10) Davanti a una richiesta di Cesare, i cristiani dovrebbero studiare la cosa in preghiera e meditarvi sopra.a Può essere anche saggio parlarne con cristiani maturi nella congregazione. Dopo di che occorre prendere una decisione personale. — Proverbi 2:1-5; Filippesi 4:5.
20. Quali domande e princìpi scritturali aiuteranno il cristiano a ragionare sulla questione del servizio civile nazionale non militare?
20 Nel fare tale ricerca, i cristiani considereranno alcuni princìpi biblici. Paolo disse che dobbiamo “essere ubbidienti ai governi e alle autorità come governanti, . . . pronti per ogni opera buona, . . . ragionevoli, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini”. (Tito 3:1, 2) Nello stesso tempo i cristiani faranno bene a esaminare il lavoro civile proposto. Se lo accettano, potranno mantenere la neutralità cristiana? (Michea 4:3, 5; Giovanni 17:16) Verrebbero coinvolti nelle attività di qualche falsa religione? (Rivelazione 18:4, 20, 21) Svolgere tale lavoro impedirebbe forse loro di adempiere le proprie responsabilità cristiane o li limiterebbe in misura irragionevole? (Matteo 24:14; Ebrei 10:24, 25) Dall’altro lato, sarebbero in grado di continuare a fare progresso spirituale, magari compiendo anche il ministero a tempo pieno mentre svolgono il servizio richiesto? — Ebrei 6:11, 12.
21. Qualunque sia la sua decisione, in che modo la congregazione considererà un fratello che affronta la questione del servizio civile nazionale non militare?
21 Che dire se le oneste risposte del cristiano a queste domande lo portassero a concludere che il servizio civile nazionale è un’“opera buona” che egli può compiere ubbidendo alle autorità? Questa è una decisione che deve prendere lui dinanzi a Geova. Gli anziani nominati e gli altri dovrebbero rispettare pienamente la coscienza del fratello e continuare a considerarlo un cristiano con una buona reputazione. Comunque, se un cristiano ritiene di non poter compiere questo servizio civile, anche la sua posizione dovrebbe essere rispettata. Anche lui continuerà ad avere una buona reputazione e dovrebbe ricevere amorevole sostegno. — 1 Corinti 10:29; 2 Corinti 1:24; 1 Pietro 3:16.
22. Qualsiasi situazione ci si presenti, cosa continueremo a fare?
22 Come cristiani non cesseremo di rendere a “chi chiede onore, tale onore”. (Romani 13:7) Rispetteremo il buon ordine e cercheremo di essere cittadini pacifici e ossequenti alle leggi. (Salmo 34:14) Possiamo anche pregare “riguardo a re e a tutti quelli che sono altolocati” quando questi uomini sono chiamati a prendere decisioni che influiscono sulla nostra vita e sulla nostra opera cristiana. Avendo reso a Cesare le cose di Cesare, speriamo di poter continuare a “condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà”. (1 Timoteo 2:1, 2) Soprattutto, continueremo a predicare la buona notizia del Regno quale unica speranza del genere umano, rendendo coscienziosamente a Dio le cose di Dio.
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