Gemme spirituali delle Scritture Greche Cristiane
La nuova Bibbia con riferimenti
NELL’EDIZIONE del 1º novembre 1988 della Torre di Guardia abbiamo preso in esame la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti, pubblicata in italiano nel 1987. È stato mostrato che in questa pubblicazione i membri dell’unto rimanente di Geova, leali al compito loro affidato di economi delle Sacre Scritture, hanno provveduto una fedele traduzione della Bibbia corredata da riferimenti da usare in un programma mondiale di istruzione spirituale. Il primo articolo ha trattato per lo più informazioni relative alle Scritture Ebraiche. Questo secondo articolo prende in esame altre preziose gemme spirituali riguardanti la traduzione delle Scritture Greche nella Bibbia con riferimenti.
Nell’Introduzione (pagina 7, prima colonna, paragrafo 4) la Bibbia con riferimenti dice: “Nel tradurre i verbi ebraici e greci si è prestata speciale cura per cogliere la semplicità, il calore, il carattere e il vigore delle espressioni originali. È stato fatto uno sforzo per conservare il sapore di quelli che erano il modo di vivere dell’epoca degli antichi ebrei e greci, il modo di pensare, ragionare e parlare della gente, i loro rapporti sociali, ecc.” Vediamone qualche esempio.
Verbi indicanti azione continua
Gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane furono attenti e precisi nella scelta delle parole. Lo dimostra il racconto del Sermone del Monte pronunciato da Gesù. Varie volte nell’originale ricorre una forma verbale indicante azione continua, che è fedelmente resa nella traduzione. Ad esempio, in Matteo 6:33 la Traduzione del Nuovo Mondo rende in questo modo le parole iniziali: “Continuate dunque a cercare prima il regno”. La nota in calce spiega: “‘Continuate . . . a cercare’: o, ‘Cercate’. Gr[eco] zetèite; la forma verbale indica un’azione continua”.
La maggioranza delle altre traduzioni bibliche non tengono conto dell’aspetto durativo di questa forma verbale. Per esempio, la versione della CEI traduce così: “Cercate prima il regno di Dio”. Questa traduzione, però, non rende con precisione il consiglio di Gesù. Egli non voleva dire di cercare il Regno una o due volte e poi dedicarsi ad altro. Dovremmo invece cercarlo di continuo. Dovrebbe essere sempre al primo posto nella nostra vita.
In Matteo 7:7 questa forma esprimente azione continua è usata tre volte nel medesimo versetto per sottolineare le parole di Gesù: “Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; continuate a bussare, e vi sarà aperto”. Questa accurata versione della Bibbia contiene gemme di verità che brillano con coerenza.
Accurato uso delle negazioni
Gli scrittori biblici furono accurati nell’uso delle negazioni. Notate nella Traduzione del Nuovo Mondo come viene accuratamente reso un altro consiglio dato da Gesù nel Sermone del Monte. In Matteo 6:16 vengono riportate queste sue parole: “Quando digiunate, smettete di fare la faccia triste come gli ipocriti”. La maggioranza delle altre traduzioni rendono questa espressione con una semplice negazione: “Quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti”. (CEI) L’idea che se ne desume è quella di ‘non cominciare a fare la faccia triste’. Qui però lo scrittore biblico fa uso di un imperativo negativo al presente (tempo dell’azione durativa). In greco questo ha un significato particolare. L’azione è in corso e deve cessare. La Traduzione del Nuovo Mondo fa rilevare questo interessante aspetto ignorato dalla maggioranza delle altre traduzioni. Ecco altri esempi di traduzione accurata: “Smettete di accumularvi tesori”. (Matteo 6:19) “Smettete di giudicare affinché non siate giudicati”. — Matteo 7:1.
Sempre in tema di negazioni, notate l’uso di comandi negativi espressi con l’aoristo dagli scrittori biblici. In greco l’uso di questo tempo indica che le azioni in questione sono vietate in qualsiasi dato momento o tempo. Quindi Gesù disse ai suoi ascoltatori: “Pertanto, non siate mai ansiosi [cioè non siate ansiosi in nessun momento] del domani”. (Matteo 6:34) Anche in questo caso quasi tutte le traduzioni usano una negazione semplice, dicendo, ad esempio: “Non affannatevi”. (CEI) Ma questa traduzione non trasmette pienamente il vigore dell’originale. L’enfatico messaggio biblico è similmente preservato per noi nella frase: “Non siate mai ansiosi, dicendo: ‘Che mangeremo?’” (Matteo 6:31) Queste sono alcune gemme di traduzione accurata.
Partecipazione alle attività cristiane
Spesso le versioni alternative dei verbi contenute nelle note in calce della Bibbia con riferimenti rivelano inedite sfumature di significato in un versetto biblico. Prendete ad esempio il consiglio dato da Paolo ai filippesi e riportato in Filippesi 1:27: “Solo comportatevi in maniera degna della buona notizia del Cristo”. Questa versione è simile a quella che si trova in altre traduzioni. Per esempio, la Versione Riveduta (revisione 1982) traduce: “Soltanto, comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo”. La versione di Salvatore Garofalo si esprime così: “Solamente, abbiate una condotta degna dell’evangelo di Cristo”. Comunque, nella Bibbia con riferimenti c’è una nota in calce alla parola “comportatevi” che permette di avere una comprensione assai più profonda di ciò che il consiglio avrebbe significato per i filippesi. La nota dà una versione alternativa di “comportatevi”: “comportatevi da cittadini”. (Confronta CEI).
La parola greca qui tradotta “comportatevi” deriva da un sostantivo che significa “cittadino”. I filippesi dovevano partecipare come “cittadini” alla proclamazione della buona notizia. Occorre ricordare che in genere i cittadini romani partecipavano attivamente agli affari dello stato, e la cittadinanza romana era altamente stimata, particolarmente in quelle città situate fuori dell’Italia, come Filippi, ai cui abitanti Roma aveva concesso la cittadinanza. Quindi, come ci aiuta a capire la nota in calce della Bibbia con riferimenti, qui Paolo sta dicendo ai cristiani di non essere inattivi, cristiani soltanto di nome. Devono anche partecipare alle attività cristiane, mostrandosi così degni della buona notizia. Questa più profonda comprensione è in armonia con le successive parole di Paolo ai filippesi: “In quanto a noi, la nostra cittadinanza esiste nei cieli”. — Filippesi 3:20.
Abraamo “tentò di offrire” Isacco
Come abbiamo già visto, un’accurata traduzione dei termini greci permette una migliore comprensione. Si prenda ad esempio l’importante passo di Ebrei 11:17. La versione della CEI lo rende in questo modo: “Abraamo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui . . . offrì il suo unico figlio”. Verrebbe da pensare che il verbo “offrì” compaia in greco nella stessa maniera in entrambi i casi.
La forma verbale greca, però, è diversa nei due casi. Nel primo caso, il verbo “offrire” è al perfetto (tempo dell’azione compiuta), mentre nel secondo “offrire” è all’imperfetto (tempo dell’azione durativa nel passato). In greco queste forme verbali hanno molte sfumature di significato, e la Traduzione del Nuovo Mondo cerca di evidenziarle traducendo così: “Abraamo, quando fu provato, fece come se offrisse Isacco, e l’uomo . . . tentò di offrire il suo unigenito”. Nel primo caso una nota in calce dà una versione alternativa: “O, ‘Abraamo, messo alla prova, ha (per così dire) offerto’”. E una nota sul secondo verbo propone un altro modo in cui si potrebbe esprimere l’imperfetto: “O, ‘si accinse a’”. Il versetto potrebbe quindi leggersi: “L’uomo . . . si accinse a offrire”. In questo modo il verbo greco indica che Abraamo aveva l’intenzione o tentò di compiere l’azione, ma non la portò a termine. Questo concorda con quanto in effetti avvenne. — Genesi 22:9-14.
Il “muro di mezzo”
Le note della Bibbia con riferimenti forniscono anche utili informazioni prese da altre opere di erudizione biblica. Prendete ad esempio l’uso che Paolo fa dell’espressione “muro di mezzo”, che troviamo in Efesini 2:14. La nota della Bibbia con riferimenti dice: “Un’allusione al muro (o barriera munita di grata) che nell’area del tempio impediva agli adoratori gentili non santificati di entrare nei cortili più interni, aperti solo agli adoratori ebrei santificati. Secondo la Mishnàh (tradotta da Danby, 1950, p. 592), la barriera era chiamata ‘il Soreg’. Pare che questo muro fosse alto 1,3 m. Vedi App. 9F”.
Paolo fa un bel ragionamento nel contesto di Efesini 2:14 spiegando che questo “muro di mezzo”, il Soreg del tempio di Erode ai giorni di Gesù, rappresentava la precedente distinzione che per legge separava giudei e gentili in virtù del patto della Legge stipulato tramite Mosè. Ma ora quel muro di separazione, il patto della Legge, era stato eliminato grazie al sacrificio di Cristo, in grado di santificare e purificare persino i gentili. (Colossesi 2:13-15) Dal 36 E.V., quando credenti gentili si unirono alla congregazione dei cristiani ebrei, quei gentili divennero unti e santificati come parte dello spirituale “Israele di Dio”. (Galati 6:16) Quei gentili, ora purificati, facevano anche parte della celeste classe del santuario, prefigurata da coloro che entravano nei cortili interni del tempio. I gentili, un tempo confinati nel cortile esterno, chiamato Cortile dei Gentili, non erano più discriminati nella loro relazione con Geova una volta divenuti cristiani.
Dichiarata la buona notizia “di casa in casa”
Molti criticano i testimoni di Geova per la loro efficace predicazione di casa in casa a livello mondiale. Nondimeno c’è un chiaro precedente stabilito dagli apostoli e dai primi cristiani. Riguardo alla loro attività, in Atti 5:42 si legge: “Ogni giorno, nel tempio e di casa in casa, continuavano senza posa a insegnare e a dichiarare la buona notizia”.
La nota in calce della Bibbia con riferimenti commenta l’espressione “di casa in casa”, dicendo: “Lett. ‘secondo [la] casa’. Gr[eco] kat’ òikon. Qui katà è usato con l’accusativo sing[olare] in senso distributivo. R. C. H. Lenski, nella sua opera The Interpretation of The Acts of the Apostles, Minneapolis (USA, 1961), osserva a proposito di At 5:42: ‘Gli apostoli non cessarono mai, neppure per un momento, la loro benedetta opera. Continuarono “ogni giorno”, e questo apertamente, “nel Tempio”, dove il Sinedrio e la polizia del Tempio li potevano vedere e udire, e, naturalmente, anche [kat’ òikon], usato in senso distributivo, “di casa in casa”, e non semplicemente in senso avverbiale, “a casa”’”.
Utili riferimenti marginali
Nel leggere le Scritture, spesso si nota che lo scrittore biblico sta citando un brano preso da un’altra parte delle Scritture, oppure sta facendo riferimento a qualche altro passo biblico. In questi casi la Bibbia con riferimenti può essere molto utile. Il suo sistema di riferimenti marginali rimanda il lettore ad altri luoghi in cui si parla dell’argomento.
Prendete il caso dell’incontro di Gesù col suo Avversario, Satana, riportato in Matteo 4:3-11. Al versetto 4 Gesù risponde alla prima tentazione di Satana dicendo: “È scritto: ‘L’uomo non deve vivere di solo pane, ma di ogni espressione che esce dalla bocca di Geova’”. Il riferimento indica che qui Gesù stava citando un passo che troviamo nelle nostre Bibbie in Deuteronomio 8:3. Satana sottopose Gesù a una seconda tentazione, e cercò di sostenerla dicendo: “È scritto: ‘Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te, ed essi ti porteranno sulle loro mani, affinché non urti mai il tuo piede contro una pietra’”. Dov’è che Satana aveva trovato quelle parole? Il riferimento marginale rimanda il lettore a Salmo 91:11, 12. Sì, Satana stava citando una scrittura, atteggiandosi ad “angelo di luce”. (2 Corinti 11:14) Gesù replicò: “È anche scritto: ‘Non devi mettere alla prova Geova il tuo Dio’”. Anche questa era una citazione scritturale, ma correttamente applicata. Da dove era citata? Il riferimento marginale ci rimanda a Deuteronomio 6:16. Quando fu tentato per la terza volta, Gesù citò di nuovo una scrittura. Da dove? Da Deuteronomio 6:13, come indica il riferimento marginale. I 125.000 riferimenti marginali della Bibbia con riferimenti risultano utili sotto molti altri aspetti simili.
Da questi esempi si può notare che la nuova Bibbia con riferimenti esalta la bellezza della Traduzione del Nuovo Mondo rivelando l’accuratezza con cui essa rende le verità spirituali.