Cosa dice la Bibbia riguardo a Dio e a Gesù?
LEGGENDO la Bibbia da cima a fondo senza preconcetti, si arriverebbe da soli alla conclusione che esiste una Trinità? Assolutamente no.
Ciò che risalta chiaramente agli occhi del lettore imparziale è che soltanto Dio è l’Onnipotente, il Creatore, separato e distinto da chiunque altro, e che Gesù, anche nella sua esistenza preumana, è pure un essere separato e distinto, creato, subordinato a Dio.
Dio è uno, non tre
L’INSEGNAMENTO biblico che Dio è uno è definito monoteismo. E Levi Leonard Paine, docente di storia ecclesiastica, indicò che il monoteismo nella sua forma più pura non è compatibile con la Trinità: “L’Antico Testamento è strettamente monoteistico. Dio è un singolo essere, una sola persona. L’idea che esso accenni a una trinità . . . è assolutamente priva di fondamento”. — A Critical History of the Evolution of Trinitarianism, Boston e New York 1900, p. 4.
Il monoteismo subì forse qualche modifica in seguito alla venuta di Gesù sulla terra? Paine risponde: “Sotto questo aspetto non c’è nessuna frattura tra l’Antico e il Nuovo Testamento. La tradizione monoteistica continua. Gesù era un ebreo, allevato da genitori ebrei secondo le scritture dell’Antico Testamento. Il suo insegnamento era intrinsecamente ebraico; un nuovo vangelo, è vero, ma non una nuova teologia. . . . Ed egli accettava pienamente la grande professione di fede del monoteismo ebraico: ‘Ascolta, Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è unico’”. — Ibid.
Queste parole si trovano in Deuteronomio 6:4. Una versione biblica cattolica (Mar) traduce: “Ascolta, Israele: Jahve è il nostro Dio, Jahve è uno solo”.a Grammaticalmente parlando, nel versetto non c’è nulla che induca a ritenere che “uno solo” significhi più di uno.
Nemmeno l’apostolo Paolo, dopo la venuta di Gesù in terra, indicò che la natura di Dio aveva subìto qualche mutamento. Egli scrisse: “Dio è uno solo”. — Galati 3:20; vedi anche 1 Corinti 8:4-6.
Migliaia di volte in tutta la Bibbia si parla di Dio come di un’unica persona. Quando egli parla, parla come singolo individuo. La Bibbia non potrebbe essere più chiara al riguardo. Dio dichiara: “Io sono Geova. Questo è il mio nome; e non darò a nessun altro la mia propria gloria”. (Isaia 42:8) “Io sono Jahve, Dio tuo . . . Tu non avrai altri dèi di fronte a me”. (Il corsivo è nostro). — Esodo 20:2, 3, Mar.
Perché mai tutti gli ispirati scrittori biblici avrebbero dovuto parlare di Dio come di un’unica persona se in realtà erano tre? A che cosa sarebbe servito, se non a confondere le idee? Sicuramente se in Dio ci fossero tre persone egli avrebbe fatto sì che gli scrittori biblici lo evidenziassero in maniera inequivocabile. Come minimo lo avrebbero fatto gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane, che furono personalmente a contatto col Figlio di Dio. Ma non lo fecero.
Al contrario, ciò che gli scrittori biblici resero più che evidente è che Dio è un’unica Persona: un unico Essere indiviso e senza uguali: “Io sono Geova, e non c’è nessun altro. Eccetto me, non c’è nessun Dio”. (Isaia 45:5) “Tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. — Salmo 83:18.
Non un Dio in più persone
GESÙ chiamò Dio “il solo vero Dio”. (Giovanni 17:3) Non parlò mai di Dio come di una divinità in più persone. Per questo nella Bibbia nessun altro all’infuori di Geova è chiamato Onnipotente. Altrimenti la parola “onnipotente” non avrebbe senso. Né Gesù né lo spirito santo sono mai definiti onnipotenti, perché solo Geova è il Supremo. In Genesi 17:1 egli dichiara: “Io sono Dio Onnipotente”. E in Esodo 18:11 si legge: “Geova è più grande di tutti gli altri dèi”.
Nelle Scritture Ebraiche la parola ʼelòhah (dio) ha due forme plurali, cioè ʼelohìm (dèi) ed ʼelohèh (dèi di). Queste forme plurali si riferiscono generalmente a Geova, nel qual caso sono tradotte “Dio”, al singolare. Queste forme plurali indicano forse una Trinità? No. Un dizionario biblico spiega: “Oggi l’idea fantasiosa che [ʼelohìm] si riferisca a una trinità di persone in seno alla Divinità non ha molto credito fra gli studiosi. Si tratta di quello che i grammatici chiamano plurale di maestà oppure denota la pienezza della forza divina, la somma dei poteri manifestati da Dio”. — William Smith, A Dictionary of the Bible, riveduto da F. N. ed M. A. Peloubet, 1948, p. 220.
Riguardo a ʼelohìm si legge: “Si costruisce quasi invariabilmente con un predicato verbale singolare e prende un attributo aggettivale singolare”. (The American Journal of Semitic Languages and Literatures, vol. XXI, 1905, p. 208) Per esempio, il titolo ʼelohìm ricorre da solo 35 volte nel racconto della creazione, e ogni volta il verbo che descrive ciò che Dio disse o fece è al singolare. (Genesi 1:1–2:4) La summenzionata pubblicazione quindi conclude: “[ʼElohìm] dev’essere piuttosto spiegato come un plurale intensivo, che denota grandezza e maestà”.
ʼElohìm non significa “persone”, ma “dèi”. Perciò quelli secondo i quali questo termine sottintenderebbe una Trinità si rendono politeisti, adoratori di più dèi. Perché? Perché ciò indicherebbe l’esistenza di tre dèi nella Trinità. Ma quasi tutti i trinitari respingono l’idea che la Trinità sia formata da tre dèi.
La Bibbia usa i termini ʼelohìm ed ʼelohèh anche in riferimento a una pluralità di falsi dèi idolatrici. (Esodo 12:12; 20:23) Altre volte questi termini possono riferirsi a un singolo falso dio, come quando i filistei menzionano “Dagon loro dio [ʼelohèh]”. (Giudici 16:23, 24) Baal è chiamato “un dio [ʼelohìm]”. (1 Re 18:27) Il termine è usato anche con riferimento a uomini. (Salmo 82:1, 6) A Mosè fu detto che doveva servire quale “Dio” [ʼelohìm] per Aaronne e Faraone. — Esodo 4:16; 7:1.
Ovviamente il fatto che i titoli ʼelohìm ed ʼelohèh fossero usati in riferimento a falsi dèi e addirittura a uomini non indicava che ciascuno di essi fosse una pluralità di dèi. Allo stesso modo, nemmeno l’uso di ʼelohìm ed ʼelohèh in relazione a Geova significa che egli sia più di una persona, specialmente se si tiene conto della testimonianza del resto della Bibbia a questo riguardo.
Gesù, una creatura distinta
MENTRE era sulla terra, Gesù era un uomo, anche se perfetto perché Dio stesso aveva trasferito la forza vitale di Gesù nel seno di Maria. (Matteo 1:18-25) Ma non fu allora che ebbe inizio la sua vita. Egli stesso dichiarò che era “disceso dal cielo”. (Giovanni 3:13) Era quindi normale che in seguito dicesse ai suoi seguaci: “Che direste, dunque, se vedeste il Figlio dell’uomo [Gesù] ascendere dov’era prima?” — Giovanni 6:62.
Gesù ebbe quindi un’esistenza celeste prima di venire sulla terra. Ma la ebbe come una delle persone di un’onnipotente ed eterna Divinità trina? No, perché la Bibbia afferma chiaramente che il Gesù preumano era un essere spirituale creato, così come gli angeli erano esseri spirituali creati da Dio. Né gli angeli né Gesù esistevano prima di essere creati.
Gesù, nella sua esistenza preumana, fu “il primogenito di tutta la creazione”. (Colossesi 1:15, versione cattolica di Fulvio Nardoni) Fu “il principio della creazione di Dio”. (Apocalisse [Rivelazione] 3:14, La Bibbia Concordata [Con]) “Principio” [greco archè] non può correttamente interpretarsi nel senso di ‘principiatore’ o originatore della creazione di Dio. Nei suoi scritti biblici Giovanni usa più di 20 volte la parola archè, e sempre nel comune significato di “principio”. Sì, Gesù fu creato da Dio come principio della creazione invisibile di Dio.
Notate la stretta affinità che c’è fra i summenzionati riferimenti all’origine di Gesù e le espressioni della “Sapienza” personificata contenute nel libro biblico di Proverbi: “Jahve mi creò fin dall’inizio del suo potere, prima delle sue opere, fin d’allora. . . . Prima che i monti avessero fondamenta, prima delle colline io ero nata; quando non aveva ancora fatto né terra né campagne né i primi elementi della polvere del mondo”. (Proverbi 8:12, 22, 25, 26, versione cattolica a cura di Salvatore Garofalo [Ga]) Qui la “Sapienza” è usata per simboleggiare colui che Dio creò, e la maggioranza degli studiosi è concorde nel dire che in realtà essa rappresenta Gesù come creatura spirituale prima della sua esistenza umana.
In qualità di “Sapienza” nella sua esistenza preumana, Gesù aggiunge: “Io stavo accanto a [Dio] come architetto”. (Proverbi 8:30, Ga) A conferma del suo ruolo di architetto o artefice, Colossesi 1:16 dice di Gesù che “per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra”. — CEI.
Fu quindi per mezzo di questo artefice subordinato che l’Iddio Onnipotente creò tutte le altre cose. La Bibbia riassume la cosa in questi termini: “Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale provengono tutte le cose . . . e un solo Signore, Gesú Cristo, per mezzo del quale esistono tutte le cose”. (Il corsivo è nostro). — 1 Corinti 8:6, Con.
Fu senz’altro a questo artefice che Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”. (Genesi 1:26) Secondo alcuni l’uso del plurale (“facciamo” e “nostra”) rivelerebbe una Trinità. Ma se voi diceste: ‘Facciamo qualcosa per noi’, nessuno normalmente penserebbe che dentro di voi coesistano più persone. Semplicemente intendete dire che collaborerete con uno o più altri nel fare qualcosa. Così anche Dio, quando disse “facciamo” e “nostra”, si stava semplicemente rivolgendo a un’altra persona, alla sua prima creatura spirituale, il suo architetto o artefice, il Gesù preumano.
Dio può essere tentato?
IN MATTEO 4:1 si legge che Gesù fu “tentato dal Diavolo”. Dopo aver mostrato a Gesù “tutti i regni del mondo e la loro gloria”, Satana disse: “Ti darò tutte queste cose se ti prostri e mi fai un atto di adorazione”. (Matteo 4:8, 9) Satana stava cercando di indurre Gesù a essere sleale nei confronti di Dio.
Ma che prova di lealtà sarebbe stata quella se Gesù fosse stato Dio? Poteva Dio ribellarsi a se stesso? No. Ma angeli e uomini potevano ribellarsi a Dio, come infatti fecero. La tentazione di Gesù ha senso solo se egli non era Dio, ma un essere distinto da lui e dotato di libero arbitrio, che se avesse voluto avrebbe potuto essere sleale, come un angelo o un uomo.
Del resto è impensabile che Dio potesse peccare ed essere sleale a se stesso. “La sua attività è perfetta . . . Un Dio di fedeltà, . . . egli è giusto e retto”. (Deuteronomio 32:4) Perciò, se Gesù fosse stato Dio, non avrebbe potuto essere tentato. — Giacomo 1:13.
Non essendo Dio, Gesù avrebbe potuto divenire sleale. Ma rimase fedele, dicendo: “Va via, Satana! Poiché è scritto: ‘Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio’”. — Matteo 4:10.
Il valore del riscatto
UNA delle ragioni principali per cui Gesù venne sulla terra è pure strettamente correlata con l’argomento della Trinità. La Bibbia afferma: “C’è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso come riscatto corrispondente per tutti”. — 1 Timoteo 2:5, 6.
Gesù, né più né meno che un uomo perfetto, divenne un riscatto che compensò esattamente ciò che Adamo aveva perso: il diritto alla vita umana perfetta sulla terra. Giustamente Gesù poté quindi essere definito “l’ultimo Adamo” dall’apostolo Paolo, che nello stesso contesto dice: “Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi”. (1 Corinti 15:22, 45) La perfetta vita umana di Gesù fu il “riscatto corrispondente” richiesto dalla giustizia divina: né più né meno. Un principio fondamentale anche della giustizia umana è che il risarcimento dev’essere equivalente al danno.
Se però Gesù avesse fatto parte della Divinità, il prezzo di riscatto sarebbe stato infinitamente più alto di ciò che richiedeva la stessa Legge di Dio. (Esodo 21:23-25; Levitico 24:19-21) Non era stato Dio a peccare in Eden, ma soltanto un uomo perfetto, Adamo. Perciò il riscatto, per essere davvero conforme alla giustizia di Dio, doveva essere un esatto equivalente: un uomo perfetto, “l’ultimo Adamo”. Così, quando Dio mandò Gesù sulla terra come riscatto, fece in modo che Gesù divenisse quanto richiesto dalla giustizia: non un’incarnazione, non un uomo-dio, ma un uomo perfetto, “inferiore agli angeli”. (Ebrei 2:9; confronta Salmo 8:5, 6). Come avrebbe potuto una parte di una Divinità onnipotente — Padre, Figlio o spirito santo — essere mai inferiore agli angeli?
‘Figlio unigenito’: in che senso?
LA BIBBIA chiama Gesù l’“unigenito Figlio” di Dio. (Giovanni 1:14; 3:16, 18; 1 Giovanni 4:9) I trinitari dicono che essendo Dio eterno, anche il Figlio di Dio è eterno. Ma come può uno essere figlio e nello stesso tempo coetaneo del padre?
I trinitari affermano che nel caso di Gesù “unigenito” non abbia il senso che i vocabolari attribuiscono a “generare”, e cioè quello di “procreare”, “far nascere”. Dicono che nel caso di Gesù abbia “il senso di relazione senza principio”, estranea a qualsiasi dimensione temporale. (W. E. Vine, An Expository Dictionary of New Testament Words, Londra 1973, vol. III, p. 140) Vi sembra logico? Può un uomo divenire padre di un figlio senza procrearlo, senza dargli la vita?
Inoltre, come mai la Bibbia usa la stessa parola greca resa “unigenito” (come Vine ammette senza alcuna spiegazione) per descrivere la relazione esistente fra Isacco e Abraamo? Ebrei 11:17 parla di Isacco come del figlio “unigenito” di Abraamo. Non possono esserci dubbi che Isacco fosse unigenito nel senso comune del termine, non uguale al padre in quanto a età o posizione.
Sia nel caso di Gesù che in quello di Isacco la parola greca tradotta “unigenito” è monogenès, che deriva da mònos, “unico”, e gìnomai, “generare”, “divenire (venire all’esistenza)”. (James Strong, The Exhaustive Concordance of the Bible, New York 1890) Monogenès è quindi definito “unico nato, unigenito, cioè figlio unico”. — Edward Robinson, A Greek and English Lexicon of the New Testament, New York 1850.
Il Grande Lessico del Nuovo Testamento di Kittel dice: “[Monogenès], dunque, significa unico discendente, cioè senza fratelli né sorelle”. E aggiunge che in Giovanni 1:18; 3:16, 18 e 1 Giovanni 4:9 “la relazione di Gesù con Dio non è soltanto paragonata a quella di un figlio unigenito con suo padre: è quella del Figlio unigenito con il Padre”. — Brescia 1971, vol. VII, coll. 468, 474.
Gesù, il Figlio unigenito, ebbe dunque un principio. E l’Iddio Onnipotente può essere giustamente chiamato il suo Genitore, o Padre, nello stesso senso di un padre terreno, come Abraamo, che genera un figlio. (Ebrei 11:17) Perciò, quando la Bibbia parla di Dio come del “Padre” di Gesù, intende proprio questo, e cioè che si tratta di due individui distinti. Dio è il maggiore, Gesù è il minore, sia sotto l’aspetto temporale che in quanto a posizione, potenza e conoscenza.
Se si tiene conto che Gesù non fu l’unico figlio spirituale di Dio a essere creato in cielo, si comprende perché sia chiamato ‘Figlio unigenito’. Innumerevoli altre creature spirituali, gli angeli, sono pure chiamate “figli di Dio”, nello stesso senso in cui lo era Adamo, perché la loro forza vitale ebbe origine da Geova Dio, la Fonte della vita. (Giobbe 38:7; Salmo 36:9; Luca 3:38) Ma questi furono tutti creati per mezzo dell’“unigenito Figlio”, l’unico generato direttamente da Dio. — Colossesi 1:15-17.
Gesù era considerato Dio?
MENTRE nella Bibbia Gesù è spesso chiamato il Figlio di Dio, nessuno nel I secolo pensò mai che egli fosse Dio il Figlio. Persino i demoni, i quali ‘credono che c’è un solo Dio’, sapevano per esperienza — vivendo nel reame spirituale — che Gesù non era Dio. Infatti gli si rivolsero chiamandolo correttamente “Figlio di Dio”, distinguendolo quindi da Dio. (Giacomo 2:19; Matteo 8:29) E quando Gesù morì, i soldati romani pagani lì presenti riconobbero che ciò che avevano udito dire dai suoi seguaci doveva essere vero, e cioè che Gesù ‘era certamente il Figlio di Dio’, non che era Dio. — Matteo 27:54.
Perciò l’espressione “Figlio di Dio” si riferisce a Gesù come essere creato a sé stante, non come parte di una Trinità. Come Figlio di Dio non poteva essere Dio egli stesso, poiché Giovanni 1:18 dice: “Dio nessuno l’ha mai visto”. — CEI.
I discepoli consideravano Gesù come il “solo mediatore fra Dio e gli uomini”, non come Dio stesso. (1 Timoteo 2:5) Poiché per definizione il mediatore dev’essere persona diversa da chi necessita della mediazione, sarebbe stato illogico che Gesù fosse nello stesso tempo anche una delle due parti che doveva riconciliare. Altrimenti avrebbe preteso di essere ciò che non è.
La Bibbia è chiara e coerente nell’esporre la relazione che c’è fra Dio e Gesù. Geova Dio è il solo Onnipotente. Egli creò direttamente Gesù nella sua esistenza preumana. Gesù ebbe quindi un principio e non può essere uguale a Dio in potenza o eternità.
[Nota in calce]
a Il nome di Dio è reso “Jahve” o “Yahweh” in alcune traduzioni, “Geova” in altre.
[Testo in evidenza a pagina 14]
Essendo stato creato da Dio, Gesù è inferiore a lui in quanto a tempo, potenza e conoscenza
[Immagine a pagina 15]
Gesù disse di aver avuto un’esistenza preumana, essendo stato creato da Dio come il principio della creazione invisibile di Dio