GIUDA, LETTERA DI
Lettera ispirata delle Scritture Greche Cristiane scritta da Giuda, fratello di Giacomo e quindi fratellastro di Gesù Cristo. (Vedi GIUDA n. 12). Indirizzata “ai chiamati che sono amati in relazione con Dio Padre e conservati per Gesù Cristo”, questa lettera era evidentemente rivolta a tutti i cristiani. — Gda 1.
“Giuda, schiavo di Gesù Cristo, ma fratello di Giacomo”. Così si presenta lo scrittore di questa lettera ispirata. A quanto pare non si tratta di “Giuda il figlio di Giacomo”, uno degli undici fedeli apostoli di Gesù Cristo. (Lu 6:16) Infatti egli si definisce uno “schiavo”, non un “apostolo”, di Gesù Cristo, e inoltre parla degli apostoli in terza persona. — Gda 1, 17, 18.
Le Scritture Greche Cristiane menzionano altri personaggi di nome Giuda, perciò lo scrittore della lettera si distingue menzionando il nome del proprio fratello. Da ciò si può desumere che suo fratello Giacomo fosse ben noto ai cristiani. Solo una persona di nome Giacomo sembra avere avuto notevole preminenza; l’apostolo Paolo ne parla come di una delle “colonne” della congregazione di Gerusalemme e come del “fratello del Signore”. (Gal 1:19; 2:9; vedi anche At 12:17; 15:13-21). Perciò questo Giuda era evidentemente un fratellastro di Gesù Cristo. (Mt 13:55; Mr 6:3) Eppure umilmente non cerca di approfittare della sua parentela carnale con il Figlio di Dio, ma si definisce “schiavo di Gesù Cristo”.
Dopo la risurrezione, Gesù apparve al suo fratellastro Giacomo. (1Co 15:7) Senza dubbio ciò convinse non solo Giacomo, ma anche Giuda e gli altri fratelli, che Gesù era senz’altro il Messia. Perciò, ancor prima della Pentecoste del 33 E.V., essi insieme agli undici apostoli fedeli e ad altri perseveravano in preghiera in una stanza al piano superiore di una casa a Gerusalemme. Sembra che fossero anche fra i 120 radunati quando venne scelto a sorte Mattia per prendere il posto dell’infedele Giuda Iscariota. (At 1:14-26) In questo caso avrebbero ricevuto anche loro lo spirito santo il giorno di Pentecoste. — At 2:1-4.
Quando Giuda scrisse la sua lettera si delineava una situazione minacciosa. Uomini immorali, animaleschi, si erano insinuati fra i cristiani e trasformavano ‘l’immeritata benignità di Dio in una scusa per seguire una condotta dissoluta’. Per questa ragione Giuda non scrisse, come avrebbe voluto fare in un primo tempo, a proposito della salvezza che hanno in comune i cristiani chiamati a far parte del celeste Regno di Dio. Invece, guidato dallo spirito di Dio, rivolse un’esortazione per aiutare i compagni di fede a resistere con successo alle influenze corruttrici all’interno della congregazione. Giuda li esortò “a combattere strenuamente per la fede” resistendo a individui immorali, attenendosi alla pura adorazione, avendo una condotta eccellente e “pregando con spirito santo”. (Gda 3, 4, 19-23) Portando come esempio gli angeli che peccarono, gli abitanti di Sodoma e Gomorra, Caino, Balaam e Cora, Giuda mostrò con vigore che il giudizio di Geova sarebbe stato certamente eseguito sugli empi come lo era stato sugli angeli infedeli e sugli uomini malvagi dell’antichità. Smascherò inoltre la bassezza di coloro che cercavano di contaminare i cristiani. — Gda 5-16, 19.
Informazioni esclusive. Benché breve, la lettera di Giuda contiene informazioni che non si trovano in nessun’altra parte della Bibbia. Solo qui sono menzionate la disputa dell’arcangelo Michele con il Diavolo circa il corpo di Mosè e la profezia pronunciata secoli prima da Enoc. (Gda 9, 14, 15) Non si sa se Giuda ricevette queste informazioni per rivelazione diretta o da fonte fidata (orale o scritta). In quest’ultimo caso, si spiegherebbe la presenza di un simile riferimento alla profezia di Enoc nel libro apocrifo che porta il nome di Enoc (scritto probabilmente durante il II-I secolo a.E.V.). Una fonte comune poteva essere alla base della dichiarazione contenuta sia nella lettera ispirata che nel libro apocrifo.
Dove e quando fu scritta. Giuda scrisse la sua lettera probabilmente dalla Palestina, poiché non si ha notizia che abbia mai lasciato questo paese. È possibile arrivare a una data approssimativa della stesura in base al contenuto della lettera stessa. Il fatto che Giuda non menzioni l’attacco di Cestio Gallo contro Gerusalemme (66 E.V.) né la resa della città ai romani al comando di Tito (70 E.V.), fa pensare che l’abbia scritta prima del 66 E.V. Se anche solo una parte della profezia di Gesù relativa alla distruzione di Gerusalemme si fosse adempiuta (Lu 19:43, 44), Giuda senza dubbio avrebbe incluso questa esecuzione del giudizio di Dio quale altro esempio ammonitore. Poiché sembra che Giuda citi la seconda lettera di Pietro a proposito degli schernitori che sarebbero apparsi “nell’ultimo tempo” (cfr. 2Pt 3:3 con Gda 18), si può desumere che abbia scritto la sua lettera dopo, forse verso il 65 E.V.
Autenticità. La canonicità del libro biblico di Giuda era riconosciuta dai primi compilatori di cataloghi delle Scritture. Fra questi, dal II al IV secolo E.V., figurano Clemente di Alessandria, Tertulliano, Origene, Eusebio, Cirillo di Gerusalemme, Atanasio, Epifanio, Gregorio di Nazianzo, Filastrio, Girolamo e Agostino. La lettera è inclusa anche nel Frammento Muratoriano (ca. 170 E.V.).
[Riquadro a pagina 1161]
SCHEMA DELLA LETTERA DI GIUDA
Conciso e vigoroso avvertimento contro i malvagi che s’insinuano nella congregazione
Scritta probabilmente verso il 65 E.V., più di 30 anni dopo la morte e risurrezione di Cristo
Situazione che richiede perseveranza (vv. 1-4)
Uomini empi si sono insinuati nella congregazione cristiana e usano l’immeritata benignità di Dio come scusa per seguire una condotta dissoluta
I cristiani devono combattere strenuamente per la fede
Atteggiamenti, comportamenti e persone da cui guardarsi (vv. 5-16)
Non va dimenticato che gli israeliti salvati dall’Egitto che poi mancarono di fede furono distrutti
Gli angeli che abbandonarono la loro posizione originale furono puniti
Per la loro immoralità Sodoma e Gomorra subirono il giudizio del fuoco eterno
Nonostante questi esempi, alcuni cercano di introdurre pratiche simili nella congregazione
Michele non usò termini offensivi, neanche parlando con il Diavolo; questi uomini invece “parlano ingiuriosamente dei gloriosi”
Essi seguono il cattivo esempio di Caino, Balaam e Cora
Costituiscono un pericolo simile a quello di scogli nascosti sott’acqua; come nubi senz’acqua e alberi morti, sradicati, non producono nulla di utile
Enoc predisse il giudizio di Dio contro empi peccatori del genere
Costoro sono mormoratori, lamentatori, egocentrici e anche adulatori
I cristiani devono resistere a questa cattiva influenza (vv. 17-25)
Devono ricordare che gli apostoli hanno predetto che “nell’ultimo tempo” ci sarebbero stati uomini del genere
Devono dimostrare di essere diversi, edificando se stessi sul fondamento della fede, pregando con spirito santo, rimanendo nell’amore di Dio, aspettando che sia manifestata la misericordia di Gesù
Devono anche aiutare altri, mostrare misericordia a coloro che hanno dubbi, salvarli strappandoli dal fuoco