TOBIA
(Tobìa).
[1, 2: buono è Iah]
1. Antenato di alcuni reduci dall’esilio che non furono in grado di dimostrare la loro genealogia israelita. — Esd 2:1, 59, 60; Ne 7:61, 62.
2. Avversario di Neemia. Tobia era “il servitore”, probabilmente un funzionario alle dipendenze del re di Persia. (Ne 2:19) Sia lui che suo figlio Ieoanan avevano sposato donne ebree, e Tobia era pure imparentato col sommo sacerdote Eliasib. Questo metteva Tobia in una posizione di vantaggio per minare l’autorità di Neemia, in quanto molti ebrei lo stimavano molto e parlavano bene di lui. — Ne 6:17-19; 13:4.
Quando Neemia giunse a Gerusalemme, Tobia e i suoi compagni non videro di buon occhio la migliorata situazione di Israele. (Ne 2:9, 10) In un primo momento si limitarono a deridere e schernire gli ebrei (Ne 2:19; 4:3), ma quando videro che la ricostruzione delle mura procedeva, si adirarono moltissimo. Comunque, sia vari complotti per sterminare gli ebrei (Ne 4:7-9, 11, 14, 15) che un tentativo per indurre Neemia a violare la santità del tempio (Ne 6:1, 10-13) fallirono tutti. Anche dopo che la ricostruzione delle mura era stata ultimata, Tobia, tramite uno scambio di lettere con i suoi simpatizzanti a Gerusalemme, cercò di intimorire Neemia. (Ne 6:16-19) Giustamente Neemia chiese a Geova di ricordarsi delle molte cattive azioni di Tobia e dei suoi alleati. (Ne 6:14) Quando tornò per la seconda volta da Babilonia, Neemia trovò nel cortile del tempio una sala da pranzo riservata a Tobia e prontamente scaraventò fuori tutto quello che gli apparteneva. — Ne 13:4-9.
[3, 4: grafia ebraica diversa dai precedenti; buono è Geova]
3. Uno dei leviti che nel 934 a.E.V. furono inviati da Giosafat nelle città di Giuda a insegnare la legge di Geova. — 2Cr 17:7-9.
4. Uno degli ebrei tornati dall’esilio dai quali furono presi oro e argento per fare una corona per il sommo sacerdote Giosuè. — Zac 6:10, 11, 14.