Capitolo sedici
Un messaggio di speranza per i prigionieri scoraggiati
1. Descrivete la condizione degli ebrei esiliati a Babilonia.
FU UN periodo triste della storia di Giuda. Il popolo del patto di Dio era stato allontanato a viva forza dal suo paese e ora languiva in cattività a Babilonia. È vero che agli esiliati era concessa una certa libertà per svolgere le attività quotidiane. (Geremia 29:4-7) Alcuni acquisirono capacità professionali o si impegnarono in attività commerciali.a (Neemia 3:8, 31, 32) Comunque per i prigionieri ebrei la vita non era facile. Erano schiavi sia fisicamente che spiritualmente. Vediamo in che senso.
2, 3. Come influì l’esilio sull’adorazione che gli ebrei rendevano a Geova?
2 Quando distrussero Gerusalemme nel 607 a.E.V. gli eserciti babilonesi non si limitarono a devastare una nazione, infersero un duro colpo anche alla vera adorazione. Spogliarono il tempio di Geova, lo distrussero e paralizzarono la disposizione sacerdotale prendendo prigionieri alcuni della tribù di Levi e mettendone a morte altri. Senza casa di adorazione, senza altare e senza sacerdozio organizzato, per gli ebrei era impossibile offrire sacrifici al vero Dio come prescriveva la Legge.
3 Gli ebrei fedeli potevano tuttavia conservare la loro identità religiosa praticando la circoncisione e seguendo per quanto possibile la Legge. Per esempio, potevano astenersi dai cibi proibiti e osservare il sabato. Così facendo, però, rischiavano di essere scherniti dai babilonesi che li avevano catturati, perché costoro consideravano insensati i loro riti religiosi. Lo scoraggiamento degli esuli è evidente dalle parole del salmista: “Presso i fiumi di Babilonia, là sedemmo. Anche piangemmo quando ci ricordammo di Sion. Ai pioppi in mezzo a lei appendemmo le nostre arpe. Poiché là quelli che ci tenevano prigionieri ci chiesero le parole di un canto, e quelli che ci beffeggiavano, allegrezza: ‘Cantateci uno dei canti di Sion’”. — Salmo 137:1-3.
4. Perché sarebbe stato vano per gli ebrei contare su altre nazioni per essere liberati, ma a chi potevano rivolgersi per avere aiuto?
4 A chi potevano dunque rivolgersi i prigionieri ebrei per avere conforto? Da chi sarebbe venuta la salvezza? Certo da nessuna delle nazioni circostanti! Queste erano tutte impotenti contro gli eserciti babilonesi e molte erano ostili agli ebrei, ma la situazione non era disperata. Geova, contro cui si erano ribellati quando erano un popolo libero, estese benignamente loro un rincorante invito, benché fossero in esilio.
“Venite alle acque”
5. Qual è il significato delle parole: “Venite alle acque”?
5 Tramite Isaia, Geova parla profeticamente agli ebrei prigionieri a Babilonia: “Ehi là, voi tutti che siete assetati! Venite alle acque. E quelli che non hanno denaro! Venite, comprate e mangiate. Sì, venite, comprate vino e latte pure senza denaro e senza prezzo”. (Isaia 55:1) Queste parole hanno un profondo significato simbolico. Considerate, ad esempio, l’invito: “Venite alle acque”. Senza acqua la vita è impossibile. Senza questo liquido prezioso noi esseri umani non possiamo rimanere in vita più di una settimana. È dunque appropriato che Geova usi metaforicamente l’acqua per indicare l’effetto che avranno le sue parole sui prigionieri ebrei. Il suo messaggio li ristorerà, come una bevanda fresca in una giornata calda. Li solleverà dall’abbattimento, placando la loro sete di verità e giustizia. E infonderà in loro la speranza di essere liberati dalla cattività. Per trarne beneficio gli esiliati ebrei dovranno ascoltare il messaggio divino, prestarvi attenzione e agire di conseguenza.
6. Quali benefìci avranno gli ebrei se compreranno “vino e latte”?
6 Geova offre anche “vino e latte”. Il latte fortifica e fa crescere i bambini. Similmente le parole di Geova fortificheranno spiritualmente gli ebrei e permetteranno loro di consolidare la relazione con lui. Ma che dire del vino? Spesso il vino è usato in occasione di feste. Nella Bibbia viene associato a prosperità e allegrezza. (Salmo 104:15) Dicendo agli ebrei di ‘comprare vino’, Geova assicura loro che ritornando di tutto cuore alla vera adorazione saranno senz’altro ‘gioiosi’. — Deuteronomio 16:15; Salmo 19:8; Proverbi 10:22.
7. Perché la compassione di Geova verso gli esuli è degna di nota, e cosa ci insegna questo riguardo a lui?
7 Quanto è misericordioso Geova offrendo questo ristoro spirituale agli ebrei in esilio! La sua compassione è ancora più degna di nota se si tiene conto del loro passato di caparbietà e ribellione. Non meritano certo la sua approvazione. Comunque secoli prima il salmista Davide aveva scritto: “Geova è misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità. Non continuerà a trovar da ridire per ogni tempo, né proverà risentimento a tempo indefinito”. (Salmo 103:8, 9) Anziché stroncare il suo popolo, Geova fa il primo passo verso la riconciliazione. È davvero un Dio che “prova diletto nell’amorevole benignità”. — Michea 7:18.
Fiducia malriposta
8. In chi hanno riposto fiducia molti ebrei, nonostante quale avvertimento?
8 Finora molti ebrei non hanno riposto piena fiducia in Geova per avere la salvezza. Prima della caduta di Gerusalemme, per esempio, i suoi governanti avevano cercato il sostegno di nazioni potenti, prostituendosi, per così dire, sia con l’Egitto che con Babilonia. (Ezechiele 16:26-29; 23:14) A ragione Geremia li avvertì: “Maledetto è l’uomo robusto che confida nell’uomo terreno e realmente fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana da Geova stesso”. (Geremia 17:5) Eppure è proprio quello che fece il popolo di Dio!
9. In che modo molti ebrei non fanno che “pagare denaro per ciò che non è pane”?
9 Ora sono schiavi di una delle nazioni in cui avevano riposto fiducia. Hanno imparato la lezione? Forse molti no, poiché Geova chiede: “Perché continuate a pagare denaro per ciò che non è pane, e perché la vostra fatica è per ciò che non dà sazietà?” (Isaia 55:2a) Se gli ebrei prigionieri confidano in chiunque fuorché in Geova, non fanno che “pagare denaro per ciò che non è pane”. Non otterranno certo la liberazione da Babilonia con la sua politica di non lasciar mai tornare a casa i prigionieri. In realtà con il suo imperialismo, il suo commercio e la sua falsa adorazione Babilonia non ha niente da offrire agli ebrei in esilio.
10. (a) Se lo ascoltano, in che modo Geova ricompenserà gli ebrei in esilio? (b) Che patto aveva fatto Geova con Davide?
10 Geova implora gli ebrei: “Ascoltatemi attentamente, e mangiate ciò che è buono, e la vostra anima provi il suo squisito diletto nello stesso grasso. Porgete il vostro orecchio e venite a me. Ascoltate, e la vostra anima continuerà a vivere, e concluderò prontamente con voi un patto di durata indefinita rispetto alle amorevoli benignità promesse a Davide, che sono fedeli”. (Isaia 55:2b, 3) Per queste persone spiritualmente malnutrite l’unica speranza è in Geova, che adesso parla loro profeticamente tramite Isaia. La loro stessa vita dipende dal prestare ascolto al messaggio, poiché Dio dichiara che così facendo la loro “anima continuerà a vivere”. Che dire del “patto di durata indefinita” che concluderà con coloro che lo ascoltano? Questo patto riguarda le “amorevoli benignità promesse a Davide”. Secoli prima Geova aveva promesso a Davide che il suo trono sarebbe stato “fermamente stabilito a tempo indefinito”. (2 Samuele 7:16) Quindi il “patto di durata indefinita” menzionato qui è attinente al governo.
L’erede permanente di un Regno eterno
11. Perché l’adempimento della promessa che Dio aveva fatto a Davide potrebbe sembrare inverosimile agli esuli a Babilonia?
11 Certo l’idea di un governo nella discendenza di Davide potrebbe sembrare inverosimile a quegli esuli ebrei. Hanno perso il loro paese e non sono più neanche una nazione! Ma non sarà sempre così. Geova non ha dimenticato il patto fatto con Davide. Per quanto sembri improbabile dal punto di vista umano, il proposito di Dio relativo a un Regno eterno nella discendenza di Davide si adempirà. Ma come e quando? Nel 537 a.E.V. Geova libera il suo popolo dalla cattività babilonese e lo fa tornare in patria. Questo porta forse all’istituzione di un regno di durata indefinita? No, gli ebrei rimangono soggetti a un altro impero pagano, la Media-Persia. “I tempi fissati” perché le nazioni abbiano un loro governo non sono ancora scaduti. (Luca 21:24) Senza un re in Israele, la promessa che Geova aveva fatto a Davide sarebbe rimasta inadempiuta ancora per secoli.
12. Che passo fece Geova verso l’adempimento del patto del Regno stipulato con Davide?
12 Oltre 500 anni dopo la liberazione di Israele dalla cattività babilonese, Geova fece un passo importante verso l’adempimento del patto del Regno trasferendo la vita del suo Figlio primogenito, l’inizio della sua opera creativa, dalla gloria celeste nel grembo della vergine ebrea Maria. (Colossesi 1:15-17) Nell’annunciare quell’evento a Maria, l’angelo di Geova disse: “Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e del suo regno non ci sarà fine”. (Luca 1:32, 33) Perciò Gesù era della discendenza reale di Davide ed ereditò il diritto di regnare. Una volta intronizzato, Gesù avrebbe regnato “a tempo indefinito”. (Isaia 9:7; Daniele 7:14) Così ora era aperta la via per l’adempimento della promessa, fatta da Geova secoli prima, di dare al re Davide un erede permanente.
“Comandante ai gruppi nazionali”
13. In che senso Gesù fu “testimone ai gruppi nazionali” sia durante il suo ministero che dopo la sua ascensione?
13 Cosa farà quel futuro re? Geova dice: “Ecco, l’ho dato come testimone ai gruppi nazionali, come condottiero e comandante ai gruppi nazionali”. (Isaia 55:4) Da adulto, Gesù fu il rappresentante di Geova Dio sulla terra, il suo testimone alle nazioni. Durante il suo ministero terreno si rivolse “alle pecore smarrite della casa d’Israele”. Ma poco prima di ascendere al cielo, Gesù disse ai suoi seguaci: “Andate dunque e fate discepoli di persone di tutte le nazioni . . . Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”. (Matteo 10:5, 6; 15:24; 28:19, 20) Quindi col tempo il messaggio del Regno fu portato ai non ebrei, e alcuni di loro ebbero una parte nell’adempimento del patto stipulato con Davide. (Atti 13:46) Così, anche dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo, Gesù continuò a essere ‘testimone di Geova ai gruppi nazionali’.
14, 15. (a) In che modo Gesù dimostrò di essere “condottiero e comandante”? (b) Nel I secolo, che prospettiva avevano i seguaci di Gesù?
14 Gesù doveva essere anche “condottiero e comandante”. Fedele a questa descrizione profetica, quando era sulla terra Gesù si assunse pienamente le responsabilità che gli competevano e prese l’iniziativa sotto ogni aspetto, attirando grandi folle, insegnando loro parole di verità e indicando quali benefìci ne traggono coloro che seguono la sua guida. (Matteo 4:24; 7:28, 29; 11:5) Addestrò efficacemente i discepoli, preparandoli per la campagna di predicazione che li attendeva. (Luca 10:1-12; Atti 1:8; Colossesi 1:23) In soli tre anni e mezzo Gesù pose il fondamento di una congregazione internazionale unita, formata da migliaia di persone di razze diverse. Solo un vero “condottiero e comandante” poteva portare a termine un compito così colossale.b
15 Nel I secolo coloro che si univano alla congregazione cristiana erano unti con lo spirito santo di Dio e avevano la prospettiva di diventare coeredi di Gesù nel Regno celeste. (Rivelazione 14:1) Ma la profezia di Isaia va oltre i primordi del cristianesimo. Ci sono prove che Gesù Cristo non cominciò a governare come Re del Regno di Dio fino al 1914. Poco dopo i cristiani unti sulla terra si trovarono in una situazione che aveva molte analogie con quella degli ebrei in esilio nel VI secolo a.E.V. Infatti ciò che accadde a questi cristiani costituisce un adempimento maggiore della profezia di Isaia.
Odierna cattività e liberazione
16. Che afflizione seguì l’intronizzazione di Gesù nel 1914?
16 L’intronizzazione di Gesù nel 1914 fu contrassegnata da afflizione mondiale senza precedenti. Perché? Perché appena diventato Re, Gesù scacciò dal cielo Satana e le altre creature spirituali malvage. Una volta relegato nelle vicinanze della terra, Satana cominciò a far guerra ai restanti santi, il rimanente dei cristiani unti. (Rivelazione 12:7-12, 17) Questa guerra raggiunse il culmine nel 1918 quando l’opera di predicazione pubblica praticamente si fermò e funzionari responsabili della Watch Tower Society vennero imprigionati con la falsa accusa di sedizione. Così i servitori di Geova moderni vennero a trovarsi in una condizione di cattività spirituale, simile alla cattività letterale in cui si erano trovati gli ebrei nell’antichità. Un grande disonore incombeva su di loro.
17. Come la condizione degli unti si capovolse nel 1919, e in che modo furono rafforzati?
17 Tuttavia la cattività degli unti servitori di Dio non durò a lungo. Il 26 marzo 1919 i funzionari imprigionati furono rimessi in libertà e in seguito tutte le accuse contro di loro furono lasciate cadere. Geova versò spirito santo sui suoi servitori liberati, rinvigorendoli per l’opera che li attendeva. Con gioia essi accettarono l’invito a ‘prendere l’acqua della vita gratuitamente’. (Rivelazione 22:17) Comprarono “vino e latte pure senza denaro e senza prezzo” e furono rafforzati spiritualmente per la straordinaria espansione che si profilava all’orizzonte, quale l’unto rimanente non aveva previsto.
Una grande folla corre dagli unti di Dio
18. Quali due gruppi esistono fra i discepoli di Gesù Cristo, e cosa formano oggi?
18 Ai discepoli di Gesù sono offerte due speranze diverse. Prima è stato radunato il “piccolo gregge” formato da 144.000 cristiani unti sia ebrei che gentili, i quali costituiscono l’“Israele di Dio” e hanno la speranza di governare insieme a Gesù nel suo Regno celeste. (Luca 12:32; Galati 6:16; Rivelazione 14:1) In un secondo tempo, negli ultimi giorni, si è manifestata “una grande folla” di “altre pecore”, che hanno la speranza di vivere per sempre su una terra paradisiaca. Prima dello scoppio della grande tribolazione questa moltitudine, il cui numero non è preordinato, serve al fianco del piccolo gregge, ed entrambi i gruppi formano “un solo gregge” sotto “un solo pastore”. — Rivelazione 7:9, 10; Giovanni 10:16.
19. In che modo “una nazione” prima sconosciuta accolse l’invito dell’Israele di Dio?
19 Il radunamento di questa grande folla si può discernere dalle seguenti parole della profezia di Isaia: “Ecco, chiamerai una nazione che non conosci, e quelli di una nazione che non ti hanno conosciuto correranno fino a te, per amore di Geova tuo Dio, e per il Santo d’Israele, perché egli ti avrà abbellito”. (Isaia 55:5) Negli anni che seguirono la liberazione dalla cattività spirituale, l’unto rimanente non comprese subito che prima di Armaghedon sarebbe stato impiegato per invitare una grande “nazione” ad adorare Geova. Con il passare del tempo, però, molte persone sincere che non avevano la speranza celeste cominciarono a unirsi agli unti e a servire Geova con lo stesso zelo. Questi nuovi venuti constatarono che i suoi servitori erano ‘abbelliti’, riconoscendo che Geova era in mezzo a loro. (Zaccaria 8:23) Negli anni ’30 gli unti compresero la vera identità di questo gruppo, che diveniva sempre più numeroso. Capirono che si doveva ancora compiere una grande opera di radunamento. La grande folla accorreva per unirsi al popolo del patto di Dio, e a ragione.
20. (a) Nei nostri giorni perché è urgente ‘ricercare Geova’, e come lo si fa? (b) Come agirà Geova nei confronti di coloro che lo cercano?
20 Ai giorni di Isaia fu esteso l’invito: “Ricercate Geova mentre si può trovare. Invocatelo mentre mostra d’esser vicino”. (Isaia 55:6) Nei nostri giorni queste parole sono rivolte sia a coloro che formano l’Israele di Dio sia alla crescente grande folla. La benedizione di Geova non è incondizionata né l’invito sarà esteso all’infinito. Questo è il momento di ricercare il suo favore. Quando arriverà il tempo fissato per il giudizio sarà troppo tardi. Perciò Isaia dice: “Lasci il malvagio la sua via, e l’uomo dannoso i suoi pensieri; e torni a Geova, che avrà misericordia di lui, e al nostro Dio, poiché egli perdonerà in larga misura”. — Isaia 55:7.
21. Come ha dimostrato la nazione di Israele di non aver tenuto fede alla dichiarazione fatta dai suoi antenati?
21 La frase “torni a Geova” indica che chi deve pentirsi aveva già una relazione con lui. L’espressione ci ricorda che molti aspetti di questa parte delle profezie di Isaia si riferiscono in primo luogo agli ebrei prigionieri a Babilonia. Secoli prima i loro antenati avevano espresso la loro determinazione di ubbidire a Geova dicendo: “È impensabile, da parte nostra, lasciare Geova per servire altri dèi”. (Giosuè 24:16) La storia mostra che l’“impensabile” avvenne effettivamente, e più volte! A motivo della loro mancanza di fede, gli ebrei sono in esilio a Babilonia.
22. Perché Geova dice che i suoi pensieri e le sue vie sono più alti di quelli degli esseri umani?
22 Cosa accadrà se si pentono? Tramite Isaia, Geova promette che “perdonerà in larga misura”. E aggiunge: “‘Poiché i vostri pensieri non sono i miei pensieri, né le mie vie sono le vostre vie’, è l’espressione di Geova. ‘Poiché come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie, e i miei pensieri dei vostri pensieri’”. (Isaia 55:8, 9) Geova è perfetto, e i suoi pensieri e le sue vie sono irraggiungibilmente alti. Anche la sua misericordia raggiunge un livello a cui noi esseri umani non possiamo mai sperare di arrivare. Riflettete: Quando perdoniamo qualcuno, si tratta sempre di un peccatore che perdona un altro peccatore. Ci rendiamo conto che presto o tardi avremo bisogno che qualcuno perdoni noi. (Matteo 6:12) Geova, invece, pur non avendo mai bisogno di essere perdonato, perdona “in larga misura”! È davvero un Dio di grande amorevole benignità. E, nella sua misericordia, apre le cateratte dei cieli, riversando benedizioni su coloro che tornano a lui con tutto il cuore. — Malachia 3:10.
Benedizioni per coloro che tornano a Geova
23. Con quale illustrazione Geova assicura che la sua parola si adempirà sicuramente?
23 Geova promette al suo popolo: “Proprio come scende il rovescio di pioggia, e la neve, dai cieli e non vi torna, a meno che non saturi realmente la terra e la faccia produrre e germogliare, e si dia realmente seme al seminatore e pane a chi mangia, così sarà la mia parola che esce dalla mia bocca. Non tornerà a me senza risultati, ma certamente farà ciò di cui mi son dilettato, e avrà sicuro successo in ciò per cui l’ho mandata”. (Isaia 55:10, 11) Tutto quello che Geova dice si adempirà di sicuro. Proprio come la pioggia e la neve che cadono dai cieli adempiono il loro scopo, che è quello di saturare la terra e produrre frutto, così la parola che esce dalla bocca di Geova è completamente degna di fiducia. Quello che egli promette, adempirà, e con assoluta certezza. — Numeri 23:19.
24, 25. Quali benedizioni sono in serbo per gli esuli ebrei che agiscono in base al messaggio di Geova trasmesso da Isaia?
24 Perciò, se gli ebrei presteranno attenzione alle parole pronunciate profeticamente per loro tramite Isaia, otterranno sicuramente la salvezza che Geova ha promesso. Di conseguenza proveranno una grande gioia. Geova dice: “Andrete con allegrezza, e sarete condotti con pace. I monti e i colli stessi si rallegreranno davanti a voi con grida di gioia, e tutti i medesimi alberi del campo batteranno le mani. Invece del cespuglio di spine verrà su il ginepro. Invece della pungente ortica verrà su il mirto. E deve divenire per Geova qualcosa di famoso, un segno a tempo indefinito che non sarà stroncato”. — Isaia 55:12, 13.
25 Nel 537 a.E.V. gli esuli ebrei partono effettivamente da Babilonia con allegrezza. (Salmo 126:1, 2) Quando arrivano a Gerusalemme, trovano un paese soffocato da spine e ortiche: ricordate, il paese è rimasto desolato per decenni. Ma il rimpatriato popolo di Dio ora può contribuire ad attuare una piacevole trasformazione! Alberi maestosi come il ginepro e il mirto cresceranno al posto delle spine e delle ortiche. La benedizione di Geova diventa subito evidente appena il suo popolo lo serve “con grida di gioia”. È come se il paese stesso si rallegrasse.
26. Quale splendida condizione ha oggi il popolo di Dio?
26 Nel 1919 il rimanente dei cristiani unti è stato liberato dalla cattività spirituale. (Isaia 66:8) Ora, insieme alla grande folla di altre pecore, serve Dio con allegrezza in un paradiso spirituale. Eliminata ogni traccia di influenza babilonica, hanno una condizione privilegiata, che per Geova è diventata “qualcosa di famoso”. La loro prosperità spirituale glorifica il suo nome e lo esalta quale Dio di vera profezia. Quello che Geova ha fatto per loro è una dimostrazione della sua Divinità e una prova della sua fedeltà alla parola data e della sua misericordia verso chi si pente. Si rallegrino servendolo per sempre tutti coloro che continuano a ‘comprare vino e latte pure senza denaro e senza prezzo’!
[Note in calce]
a In antichi documenti commerciali babilonesi sono stati trovati molti nomi ebraici.
b Gesù continua a soprintendere all’opera di fare discepoli. (Rivelazione 14:14-16) Oggi i cristiani, uomini e donne, considerano Gesù il Capo della congregazione. (1 Corinti 11:3) E al tempo stabilito da Dio, Gesù agirà come “condottiero e comandante” in un altro modo, dirigendo la battaglia decisiva contro i nemici di Dio nella guerra di Armaghedon. — Rivelazione 19:19-21.
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Gli ebrei spiritualmente assetati sono invitati a ‘venire alle acque’ e a ‘comprare vino e latte’
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Gesù si dimostrò “condottiero e comandante” ai gruppi nazionali
[Immagini alle pagine 244 e 245]
“Lasci il malvagio la sua via”