Cosa significa conoscere il vero Dio?
1, 2. Secondo Isaia 2:3, quale invito viene rivolto negli ultimi giorni, e a chi?
L’EMOZIONANTE profezia di Isaia sugli ultimi giorni contiene un invito che dovrebbe interessare a persone di ogni nazione. Si tratta dell’invito a conoscere personalmente il vero Dio: “Andranno molti popoli e diranno: ‘Venite che saliremo sul monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe, affinché Egli ci ammaestri sulle Sue vie, affinché procediamo nei Suoi sentieri’”.a — Isaia 2:3.
2 Questa profezia mostra che negli ultimi giorni persone di molte nazioni in tutto il mondo sarebbero state guidate a una fonte comune di istruzione per essere aiutate ad acquistare conoscenza del vero Dio. Quali sono le verità che impareranno, che le terranno unite nei legami della vera pace?
3. Quale aspetto, che riveste notevole importanza nella Bibbia, è quasi sconosciuto a causa della tradizione?
3 Un aspetto a cui si dà notevole importanza nella Bibbia, quasi sconosciuto a causa della tradizione, è quello di stabilire una relazione con Dio, il nostro Padre e Creatore celeste, una relazione così personale da poterlo chiamare per nome. Chi mai, avendo un carissimo amico, si rifiuta di usare il suo nome o addirittura di menzionarlo quando gli viene chiesto? Generalmente solo un nemico è così disprezzato da non fargli neppure l’onore di menzionare il suo nome. La speciale relazione che esisteva fra l’antico Israele e il suo Dio — grazie alla quale lo conosceva per nome — è descritta molto bene dall’antico salmista: “Poiché si è affezionato a Me lo salverò, lo esalterò perché ha riconosciuto il Mio nome”. — Salmo 91:14.
Dovremmo usare il nome divino?
4, 5. Cosa significa il nome di Dio?
4 Biblicamente non c’è mai stato nessun dubbio sul nome del vero Dio. Quando Dio parlò a Mosè, spiegando che si sarebbe servito di lui per liberare la nazione d’Israele dalla schiavitù egiziana, Mosè fece una domanda logica: “Quando io mi presenterò ai figli di Israele, e annunzierò loro: ‘Il Signore [ebraico: יהוה = YHWH = Yahweh, o, dal XIII secolo E.V., Jehova o Geova] dei padri vostri mi manda a voi’, se essi mi chiederanno qual è il nome di Lui che cosa dovrò rispondere?” Dio dichiarò: “Annunzia ai figli d’Israele che è il Signore dei vostri padri, Dio di Abraamo, Isacco, Giacobbe che m’invia a voi. Questo è il Mio nome in perpetuo, questo il modo di designarmi [memoriale, JP] attraverso le generazioni”. — Esodo 3:13, 15, il corsivo è nostro.
5 Questo è un nome pieno di significato per chi parla l’ebraico. Deriva dalla radice ebraica הוה, hwh, che significa “divenire”. Comunque, il nome è la forma causativa (hifìl) del verbo, secondo la grammatica ebraica. Perciò il suo significato basilare non ha a che fare con l’eterna esistenza di Dio ma piuttosto con il fatto che egli fa venire all’esistenza le cose o le fa avvenire. Questo può dirsi in modo particolare e unico dei suoi propositi. Egli si propose di liberare la sua nazione eletta dalla schiavitù egiziana, e lo fece avvenire. Nessuna potenza era in grado di ostacolare la sua espressa volontà. Geova è il Dio che fa adempiere i suoi propositi. Pertanto egli fa di se stesso il Realizzatore delle sue promesse. Questo poté dirsi anche del suo proposito di liberare la sua nazione dalla cattività babilonese. Altrettanto dicasi del suo proposito di portare condizioni paradisiache su questa terra. Il suo stesso nome dà un significato e una garanzia a queste promesse. — Isaia 41:21-24; 43:10-13; 46:9, 10.
6-9. (a) Come sappiamo che Dio non vieta l’uso del suo nome? (b) Come e quando il divieto di usare il nome di Dio si introdusse nell’ebraismo?
6 Ma i Dieci Comandamenti non vietano di pronunciare il nome di Dio? Tutt’altro! Sebbene molti abbiano interpretato in questo modo il terzo comandamento, si noti ciò che dice l’Encyclopaedia Judaica: “Si evitava di pronunciare il nome YHWH . . . perché il Terzo Comandamento (Eso. 20:7; Deut. 5:11) era stato frainteso e si pensava significasse ‘Non userai il nome di YHWH tuo Dio invano’, mentre in realtà significa ‘Non giurerai il falso nel nome di YHWH tuo Dio’”.5 Si noti che il testo non vieta di ‘usare’ o pronunciare il nome di Dio. Tuttavia, anche se avesse significato usare il nome di Dio “invano”, si noti ciò che dice il lessico ebraico di Koehler e Baumgartner riguardo al termine ebraico tradotto “invano” (ebraico: lashshàwʼ): “menzionare un nome senza motivo . . . usare erroneamente un nome”.6 Perciò questo comandamento non vieta di usare il nome di Dio ma, piuttosto, di farne un uso errato.
7 Ma che dire dell’argomento secondo cui il nome di Dio è “troppo sacro per essere pronunciato”? Ebbene, non è ragionevole pensare che Dio, se avesse considerato il suo nome troppo sacro per essere pronunciato dagli uomini, non lo avrebbe neppure rivelato? Il fatto stesso che nel testo originale delle Scritture Ebraiche il nome personale di Dio compare più di 6.800 volte mostra che Egli vuole che gli uomini Lo conoscano e che usino il suo nome. Lungi dal limitare l’uso del suo nome per evitare che gli si mancasse di rispetto, ripetutamente Dio incoraggia e comanda perfino ai suoi servitori di usare il suo nome e di farlo conoscere. Questo era un segno della loro stretta relazione con lui, e del loro amore per lui. (Salmo 91:14) Il profeta Isaia mostrò chiaramente qual è la volontà di Dio a questo riguardo quando disse: “Rendete omaggio al Signore [ebraico: יהוה = YHWH = Geova], invocate il Suo nome, fate conoscere fra i popoli le Sue meraviglie, fate ricordare che eccelso è il Suo nome”. — Isaia 12:4. Vedi anche Michea 4:5; Malachia 3:16; Salmo 79:6; 105:1; Proverbi 18:10.
8 Se Geova non avesse voluto che gli uomini pronunciassero il suo nome avrebbe potuto vietarlo esplicitamente. In nessun punto della Bibbia, comunque, è vietato pronunciare o usare correttamente il suo nome. Gli uomini fedeli dei tempi biblici usavano liberamente il suo nome. (Genesi 12:8; Rut 2:4; 4:11, 14) Anzi, Dio condannò più volte coloro che facevano dimenticare al suo popolo il suo santo nome. — Geremia 23:26, 27; Salmo 44:21, 22 (44:20, 21, NM).
9 Ma questo divieto come si introdusse nel pensiero ebraico, dal momento che era così chiaro che non era contenuto nella Bibbia? I commenti del dott. A. Cohen, rabbino e autore del libro Il Talmud, mostrano che questa tradizione prese piede gradualmente nel corso di parecchi secoli.b Il dott. Cohen scrive: “Sembra che nel periodo biblico non si avesse alcuno scrupolo ad usarlo nel linguaggio corrente. Il fatto stesso che, anche dopo la fine dell’esilio babilonese, persisteva fra gli Ebrei l’uso di comporre nomi propri con Jah, o Jahu, sta ad indicare che non vi era alcuna proibizione circa l’uso del Nome tetragrammato. Però, fin dagli inizi del periodo rabbinico, la pronuncia del Nome fu limitata al servizio del Tempio”. (Pagina 51) Riferendosi a ulteriori sviluppi di questo periodo, egli osserva: “Invece di JHVH il nome si pronunciava Adonai ‘mio Signore’, nel servizio sinagogale; ma esiste una tradizione secondo la quale la pronuncia originale era trasmessa periodicamente, una volta o due ogni sette anni, dai Dottori ai loro discepoli (Kid., 71 a). Più tardi anche questa pratica cessò, e il modo di pronunciare il Nome non si conosce più con certezza”.7 (Pagina 52) Questo fu l’effetto della “cosa comandata dagli uomini”. — Isaia 29:13, Lu; Deuteronomio 4:2; vedi pagina 9, paragrafi 15, 16.
Cosa si richiede da chi porta il nome
10-14. (a) Cosa richiede Dio da quelli che portano il suo nome? (b) Quali forme di purezza sono richieste da coloro che desiderano essere graditi a Dio? (c) Quale influsso pagano straniero lasciò una profonda impronta sull’ebraismo?
10 Ovviamente per ottenere l’approvazione di Dio non basta conoscere o anche usare il Suo nome. È un privilegio senza uguale portare il nome di Dio come suo vero adoratore, proprio come dichiarò il profeta Geremia: “La Tua parola fu gioia e delizia per il mio cuore, poiché portavo il Tuo nome”. (Geremia 15:16) Ma questo straordinario privilegio è accompagnato da una gravosa responsabilità. Geova disse enfaticamente a re delle nazioni gentili: “Io comincio a punire la città sulla quale è stato invocato il Mio nome”. (Geremia 25:29) Quando Geova liberò la nazione d’Israele dopo 70 anni di cattività babilonese, per mezzo del profeta Isaia aveva già dato al suo popolo questo avvertimento: “Ritiratevi, ritiratevi, uscite di là, non toccate alcuna cosa impura, purificatevi, o voi che dovete portare gli arredi del Signore [יהוה]”. (Isaia 52:11) Cosa si richiede oggi da coloro che vogliono mantenersi puri come veri adoratori che portano il nome del santissimo Dio Geova?
11 Certo, chi desidera rendere a Dio un’adorazione che gli sia gradita deve tenere una condotta pura, specie per quel che riguarda le norme morali stabilite da Dio stesso. In contrasto con le norme permissive della società d’oggi, le Scritture non lasciano spazio a dubbi né a interpretazioni di alcuna sorta quando esprimono la condanna di Dio nei confronti di menzogna, furto, fornicazione, adulterio, omosessualità, omicidio e ogni forma di inganno. (Esodo 20:12-16; 23:1, 2; Levitico 5:1; 19:35, 36; 20:13) Le Scritture non condannano solo l’azione sbagliata ma anche il pensiero sbagliato che porta al comportamento sbagliato. — Esodo 20:17; Levitico 19:17; Salmo 14:1-5; Giobbe 31:1, 9-11.
12 Da coloro che portano il nome di Geova, oltre alla purezza morale si richiede senz’altro la purezza religiosa. Geova avvertì ripetutamente l’antica nazione d’Israele di non farsi influenzare dal pensiero, dalle pratiche e dalle usanze religiose delle nazioni circonvicine, che adoravano altri dèi. Infatti potevano rimanere nella Terra Promessa solo a una condizione: che non imitassero la falsa adorazione delle nazioni. (Levitico 18:24-30; Deuteronomio 12:29-31) Non solo era chiaramente proibita l’idolatria ma era vietata anche ogni forma di pratica e credo superstizioso come astrologia, spiritismo, divinazione, magia e pregare o interrogare i morti. — Esodo 20:3-5; 22:17 (22:18, NM); Levitico 20:27; Deuteronomio 18:9-13; Isaia 8:19, 20; 47:13; Geremia 10:2.
13 La purezza religiosa è in stretta relazione con la purezza dottrinale. L’avvertimento di non imitare la morale e l’adorazione delle nazioni circonvicine non si applicò solo al tempo in cui la nazione d’Israele occupò il paese dei cananei. Geova aveva rivelato al suo popolo la verità religiosa. Solo gli israeliti adoravano il vero Dio Geova. (Esodo 19:5, 6; Deuteronomio 4:32-37; Salmo 147:19, 20) Solo loro conoscevano questo Dio personalmente e, essendo suoi testimoni, erano in grado di ammaestrare altri intorno a lui. (Isaia 43:9-12; Salmo 105:1) Al contrario le usanze e le pratiche religiose di altre nazioni rispecchiavano una sostanziale mancanza di conoscenza riguardo a Dio. — Isaia 60:2.
14 Nonostante avesse cominciato bene, la nazione d’Israele fu ripetutamente sedotta da idee religiose straniere. (Giudici 2:11-13; 1 Re 18:21; Geremia 2:11-13; Ezechiele 8:14-18) Sebbene la cultura cananea e quella babilonese lasciassero un’impronta, la più grande sfida che l’ebraismo abbia mai dovuto affrontare si presentò durante il periodo di ellenizzazione da parte dell’impero greco.c Riassumendo questo periodo di influsso della cultura greca, che si protrasse dal IV secolo a.E.V. fino ai primi secoli dell’era volgare, lo scrittore ebreo Max Dimont ha osservato: “Arricchiti del pensiero platonico, della logica aristotelica e della scienza euclidea, gli studiosi ebrei si accostarono alla Torà con nuovi strumenti. . . . Cominciarono a sovrapporre la ragione greca alla rivelazione ebraica”.
L’uomo ha un’anima immortale?
15-17. (a) Cosa insegna la Bibbia riguardo alla morte e all’anima? (Vedi riquadro, pagina 22). (b) Che speranza offre la Bibbia per quelli che sono morti?
15 Le dottrine e le credenze religiose dell’ebraismo furono influenzate in questo periodo? L’Encyclopaedia Judaica ammette francamente: “Fu probabilmente sotto l’influsso greco che la dottrina dell’immortalità dell’anima si infiltrò nell’ebraismo”.8 Le Scritture Ebraiche insegnano semplicemente e chiaramente che in origine Dio voleva che gli uomini vivessero per sempre su questa terra in perfetta salute. (Vedi le pagine 11-12, paragrafi 2-4). In Genesi 2:7 leggiamo: “Il SIGNORE Dio formava l’uomo dalla polvere del suolo, e soffiava nelle sue narici l’alito della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente”. (JP) Si noti che il versetto non dice che all’uomo fu data un’anima ma, piuttosto, che divenne un’anima. Per avere disubbidito ed essersi ribellato a Dio, il primo uomo Adamo fu condannato a morte. Perciò l’anima umana Adamo morì. Nessuna parte di lui continuò a vivere in un altro reame. Pertanto il concetto dell’anima immortale non è un insegnamento biblico.d La Bibbia dice chiaramente: “L’anima che pecca morirà”. — Ezechiele 18:4, JP.
16 Ciò che le Scritture rivelano sulla condizione dei morti è in armonia con l’insegnamento biblico secondo cui l’anima muore. In Ecclesiaste capitolo 9, versetti 5 e 10, leggiamo: “I vivi sanno che moriranno, mentre i morti non sanno nulla . . . poiché non c’è opera, non c’è ragionamento, non c’è conoscenza, non c’è sapienza là nello Sheol [la comune tomba del genere umano], dove tu te ne andrai”. (Confronta Salmo 146:3, 4). La morte fu inflitta da Dio come castigo. (Genesi 2:17) È l’opposto della vita, non un’altra forma di vita. Stando così le cose, non dovremmo sorprenderci scoprendo che in nessuna parte delle Scritture si parla di un castigo infuocato, l’inferno di fuoco (geh hinnòm). Anche questo è un concetto che deriva dalla filosofia greca e dalla dottrina pagana. Riguardo alla credenza mistica ebraica nella reincarnazione, un’enciclopedia dichiara: “Pare che l’idea abbia avuto origine in India. . . . Nella Cabala [i libri di misticismo ebraico] essa compare per la prima volta nel libro Bahir, e quindi, dallo Zohar in poi, fu comunemente accettata dai mistici, svolgendo un ruolo importante nella credenza e nella letteratura hasidica”.9
17 Dato che la morte è l’opposto della vita e l’anima non vive in un altro reame, che speranza c’è per i morti? La Parola di Dio insegna chiaramente che la maggioranza dei morti saranno riportati in vita dopo che saranno state ristabilite per l’umanità condizioni paradisiache sulla terra con l’intervento del Re messianico costituito da Dio. A questo insegnamento biblico si fa spesso riferimento come alla ‘risurrezione dei morti’. Fra i risuscitati ci saranno non solo quelli che hanno servito Dio fedelmente ma anche molti milioni, perfino miliardi, di persone che non hanno mai avuto la piena opportunità di conoscerlo e servirlo con verità. — Daniele 12:2, 13; Isaia 26:19; Giobbe 14:14, 15.
18, 19. Perché si deve voler conoscere il vero Dio e com’è possibile farlo?
18 Questa speranza biblica della risurrezione alla vita perfetta sulla terra non è forse un motivo più che sufficiente perché persone di tutte le nazioni cerchino e imparino a conoscere il vero Dio? Ma dov’è la vera fonte di istruzione da Geova in questi ultimi giorni, come dice Isaia 2:2, 3? Chi può istruire le persone nelle vie di Geova, affinché ‘procedano nei Suoi sentieri’? L’ebraismo o la cristianità possono fornire tale istruzione, sulla base delle informazioni bibliche esaminate finora?
19 Secondo la profezia ci sarebbe stato un gruppo di persone che avrebbero portato il nome di Geova in modo puro, che avrebbero veramente servito come suoi Testimoni e come sorgente di luce spirituale per le nazioni. — Isaia 60:2, 3.
[Note in calce]
a Da una lettura superficiale di questa profezia ci si potrebbe fare l’idea che negli ultimi giorni ci sarà una conversione in massa all’ebraismo. Tuttavia il contesto, come del resto gli avvenimenti attuali, mostra che questa idea non è corretta. Gli argomenti trattati in questa parte e nella prossima saranno utili anche per capire come siamo pervenuti a questa conclusione.
b Salvo diversa indicazione, tutte le citazioni del Talmud sono prese dalla traduzione di A. Toaff, 3ª edizione anastatica, Laterza, Bari, 1986.
c Dal tempo del dominio di Alessandro Magno (336-323 a.E.V.), i greci fecero uno sforzo concertato per diffondere la loro filosofia, la loro cultura e la loro lingua in tutti i paesi che facevano parte dell’impero greco. Coloro che adottarono la cultura e il pensiero greco furono considerati ellenizzati. Questo tentativo di attrarre altre culture nell’orbita di quella greca proseguì sotto l’impero romano, che, pur avendo conquistato la Grecia, ne trovò attraenti la cultura e la filosofia. Anche fra coloro che in apparenza lottarono energicamente per resistere a questa travolgente ondata di influsso greco troviamo la chiara prova che adottarono idee filosofiche, dottrine e ragionamenti greci.
d Nell’ebraico biblico la parola tradotta “anima” è nèfesh. Secondo l’ebraismo moderno, comunque, c’è una parte dell’uomo che continua a esistere dopo la morte e questa viene indicata col termine ebraico neshamàh. Ma un attento studio delle Scritture rivela che la parola neshamàh non ha mai avuto tale significato; essa designa semplicemente il processo respiratorio o una creatura che respira, uomo o animale che sia. — Genesi 7:22; Deuteronomio 20:16; Giosuè 10:39, 40; 11:11; Isaia 2:22.
[Riquadro alle pagine 20 e 21]
IL NOME DI DIO NELLA BIBBIA COSA HA DETTO DIO
“E Dio disse inoltre a Mosè: ‘Così dirai ai figli di Israele: Il SIGNORE [ebraico: יהוה = YHWH = Geova], il Dio dei vostri padri, . . . mi ha mandato da voi; questo è il Mio nome per sempre, e questo è il Mio memoriale per tutte le generazioni’”. — Esodo 3:15, JP, il corsivo è nostro.
“Ed ecco che Bòʽaz arrivò da Beth-Lèchem [Betleem] e disse ai mietitori: ‘Il Signore [יהוה] sia con voi!’ ed essi gli risposero: ‘Ti benedica il Signore [יהוה]!’” — Rut 2:4.
“Rendete omaggio al Signore [יהוה], predicate il suo nome, rendete note tra le nazioni le sue gesta; promulgate che Eccelso è il nome suo”.e — Isaia 12:4, Lu, il corsivo è nostro; Salmo 105:1.
“Quindi tramuterò la lingua dei popoli in una lingua pura, sì che invochino tutti il nome del Signore [יהוה] e Lo servano tutti indistintamente”. — Sofonia 3:9, il corsivo è nostro.
“Versa il Tuo sdegno sui popoli che non Ti conoscono e sui regni che non invocano il Tuo nome”. — Salmo 79:6, il corsivo è nostro.
IL NOME DI DIO NEL TALMUD COSA HANNO DETTO GLI UOMINI
“Si ordinò che ciascuno salutasse i suoi amici menzionando il Nome”. — Berachoth 9:5.
“Allora egli [il sommo sacerdote nel giorno di espiazione] diceva: ‘O JHVH, il Tuo popolo, la Casa d’Israel, ha commesso iniquità, ha trasgredito e peccato dinanzi a Te. Ti supplico per il Tuo nome JHVH . . . E quando i sacerdoti e il popolo che stavano nell’atrio, udivano il Nome glorioso e venerato pronunciato liberamente dalla bocca del Sommo Sacerdote in santità e purezza, piegavano le ginocchia e si prostravano e cadevano sulla loro faccia ed esclamavano: Benedetto il Suo Nome glorioso e sovrano in eterno”. — Joma 6:2.
“Nel Santuario il Nome era pronunciato come è scritto, ma fuori dei suoi confini si adoperava un Nome che lo sostituisse”. — Sotah 7:6.
“Dapprima il sommo Sacerdote aveva l’abitudine di pronunciare il Nome ad alta voce, ma, quando aumentò il numero degli uomini dissoluti, egli lo pronunciò in tono più basso”. — Talmud gerosolimitano, Joma 40d.
“Fra quelli che non avranno parte nel mondo avvenire [vi è] ‘chi pronuncia il Nome come è scritto’”. — Sanhedrin 10:1.
“Chiunque pronuncia esplicitamente il Nome è colpevole di delitto capitale”. — Pesiktà, 148a.
[Nota in calce]
e L’espressione “predicate il suo nome” (ebraico: קראו בשמו) si può anche tradurre “chiamatelo col suo nome”. (Confronta ATE). La stessa costruzione ebraica si trova in Genesi 12:8, che la Bibbia rabbinica (ATE) traduce così: ‘[Abramo] invocò il nome del Signore’.
[Riquadro a pagina 22]
LA MORTE E L’ANIMA: COSA SONO?
COSA DICONO LE SCRITTURE:
“Quindi il SIGNORE Dio formava l’uomo dalla polvere del suolo, e soffiava nelle sue narici l’alito della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente [nèfesh]”. (Genesi 2:7, JP, il corsivo è nostro). Si noti che all’uomo non fu data un’anima ma divenne un’anima.
“Non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché nel giorno in cui tu ne mangiassi, moriresti”. (Genesi 2:17) Si noti che al primo uomo Adamo fu menzionata la morte solo come castigo per la disubbidienza.
“Mangerai pane col sudore del tuo volto finché tornerai alla terra dalla quale sei stato tratto; polvere sei e alla polvere tornerai”. — Genesi 3:19.
“Delle città di questi popoli, . . . non lascerai in vita anima [neshamàh] alcuna”. — Deuteronomio 20:16, Lu.
“E la presero e la colpirono col taglio della spada, . . . tutte le anime [nèfesh] che erano in essa; non ne lasciò rimanere nessuna, . . . ma la distrusse completamente, e tutte le anime [nèfesh] che erano in essa”. — Giosuè 10:37, JP.
“Percossero a fil di spada ed esterminarono tutte le persone esistenti in essa, senza che ne rimanesse un’anima [neshamàh]”. — Giosuè 11:11, Lu.
“Ecco, tutte le anime sono Mie; come l’anima del padre, così anche l’anima del figlio è Mia; l’anima [nèfesh] che pecca morirà”. — Ezechiele 18:4, JP, il corsivo è nostro.
“I vivi sanno che moriranno, mentre i morti non sanno nulla . . . poiché non c’è opera, non c’è ragionamento, non c’è conoscenza, non c’è sapienza là nello Sheol [la comune tomba del genere umano], dove tu te ne andrai”. — Ecclesiaste 9:5, 10.
COSA HANNO DETTO I RABBINI:
“Nel settimo cielo, Araboth, sono adunati gli spiriti e le anime che devono ancora venir creati”. — Talmud, Chaghigah 12b.
“Un’anima addizionale viene data all’uomo la vigilia dello Shabbath e gli viene tolta al termine dello Shabbath”. — Talmud, Taanith 27b.
“Per 12 mesi interi [dopo la morte] il corpo continua a esistere e l’anima sale e scende”. — Talmud, Shabbath 152b.f
“I vermi sono così dolorosi per i morti come lo è un ago nella carne dei vivi”. — Talmud, Shabbath 13b.
“Se si pronuncia una frase nel nome di una persona in questo mondo dopo che è morta, essa muoverà le labbra nella tomba”. — Talmud, Sanhedrin 90b.
“Il giudaismo è ‘la religione che garantisce l’immortalità dell’anima dopo la morte del corpo’”. — Kuzari 1:103, Judah Halevi, rabbino del XII secolo.
[Nota in calce]
f Questa citazione del Talmud, e le due che seguono, sono prese dall’Encyclopaedia Judaica.
[Illustrazione a pagina 23]
Il pavimento di questa antica sinagoga di Tiberiade, in Israele, è solo un esempio dell’enorme influsso che la cultura e il pensiero greco ebbero sull’ebraismo. Si notino i segni dello zodiaco con i nomi scritti in ebraico. Al centro è raffigurato il dio-sole Elio