AMORE
Sentimento di forte attaccamento o profondo affetto, per un amico, per un genitore, per un figlio, ecc.; profonda tenerezza o simpatia per qualcuno; anche benevolo affetto di Dio verso le sue creature o riverente affetto da loro mostrato a Dio; come pure vicendevole affetto giustamente manifestato dalle creature di Dio; forte o appassionato affetto per una persona di sesso opposto che costituisce l’incentivo emotivo all’unione coniugale. Uno dei sinonimi di amore è “devozione”.
Oltre a questi significati, le Scritture parlano anche di amore guidato da un principio, come l’amore per la giustizia o persino l’amore per i propri nemici, per i quali si può non provare affetto. Questo aspetto o espressione dell’amore è una devozione altruistica alla giustizia e un sincero interesse per il durevole benessere altrui, accompagnati da una sua espressione attiva per il loro bene.
Il verbo ʼahèv o ʼahàv (“amare”) e il sostantivo ʼahavàh (“amore”) sono i più usati in ebraico per indicare l’amore nei suddetti significati, ed è il contesto a determinarne il senso e il grado.
Nelle Scritture Greche Cristiane ricorrono soprattutto forme dei nomi agàpe e filìa, e due termini derivati da storgè (mentre èros, amore sensuale, non è mai usato). Agàpe ricorre più spesso degli altri termini.
Del nome agàpe e del verbo agapào, un dizionario biblico dice: “L’amore si può riconoscere solo dalle azioni che determina. L’amore di Dio si vede nel dono di Suo Figlio, I Giov. 4:9, 10. Ma ovviamente questo non è l’amore dovuto a compiacimento, o affetto, vale a dire, non era derivato dal merito di chi ne era oggetto, Rom. 5:8. Era esercizio della volontà divina nella scelta deliberata, fatta senza motivo apparente salvo quello insito nella natura di Dio stesso, cfr. Deut. 7:7, 8”. — Vine’s Expository Dictionary of Old and New Testament Words, 1981, vol. 3, p. 21.
A proposito del verbo filèo (o philèo), Vine osserva: “[Lo] si deve distinguere da agapao in questo, che phileo rappresenta più strettamente tenero affetto. . . . Inoltre, amare (phileo) la vita, per un eccessivo desiderio di preservarla, dimentichi del vero scopo della vita, ha la disapprovazione del Signore, Giov. 12:25. Al contrario, amare (agapao) la vita com’è usato in I Piet. 3:10, significa rispettare i veri interessi della vita. Qui il termine phileo sarebbe del tutto fuori luogo”. — Op. cit., vol. 3, pp. 21, 22.
Nel dizionario greco di cui è corredata la sua concordanza (Exhaustive Concordance of the Bible, 1890, pp. 75, 76), sotto filèo, James Strong osserva: “Essere amico di (avere un debole per [una persona o una cosa]), cioè avere affetto per (indicando attaccamento personale, in materia di sentimento o simpatia; mentre [agapào] è più ampio, abbracciando spec. il giudizio e il deliberato consenso della volontà in materia di principio, dovere e correttezza . . . )”. — Vedi AFFETTO, AFFEZIONE.
Agàpe ha spesso il senso di amore guidato, o governato, da un principio. Di solito include affetto e simpatia. Che agàpe possa includere affetto e calore è evidente da molti brani. In Giovanni 3:35 Gesù disse: “Il Padre ama [agapài] il Figlio”. In Giovanni 5:20 disse: “Il Padre ha affetto per [filèi] il Figlio”. Certo l’amore di Dio per Gesù Cristo è accompagnato da molto affetto. Gesù spiegò inoltre: “Chi ama [agapòn] me sarà amato [agapethèsetai] dal Padre mio, e io lo amerò [agapèso]”. (Gv 14:21) Questo amore del Padre e del Figlio è accompagnato da tenero affetto per le persone amorevoli. Gli adoratori di Geova devono amare Lui e suo Figlio, e anche amarsi l’un l’altro, allo stesso modo. — Gv 21:15-17.
Quindi, pur distinguendosi per il rispetto dei princìpi, l’amore cristiano non è privo di sentimento; altrimenti non sarebbe diverso dalla fredda giustizia. Però non si lascia dominare da simpatia o sentimento; non ignora mai i princìpi. I cristiani giustamente manifestano amore anche verso persone per le quali non provano particolare affetto o simpatia, facendolo per il loro bene. (Gal 6:10) Pur non provando particolare affetto per loro, provano compassione e sincero interesse, nella misura e nel modo consentiti e dettati dai giusti princìpi.
Comunque, anche se l’agàpe cristiano si riferisce all’amore governato da un principio, si potrebbe esprimere agàpe in modo sbagliato, per ragioni di interesse. Per esempio Gesù disse: “Se amate [agapàte] quelli che vi amano, quale merito ne avete? Poiché anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, realmente quale merito ne avete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate senza interesse a coloro dai quali sperate di ricevere, quale merito ne avete? Anche i peccatori prestano senza interesse ai peccatori per ricevere altrettanto”. (Lu 6:32-34) Il principio su cui si basano è questo: ‘Fa del bene a me e io farò del bene a te’.
Di uno che aveva lavorato al suo fianco l’apostolo Paolo disse: “Dema mi ha abbandonato, perché ha amato [agapèsas] il presente sistema di cose”. (2Tm 4:10) Dema a quanto pare amava il mondo per motivi egoistici, forse per i benefìci materiali che ne derivavano. Gesù disse: “Gli uomini hanno amato [egàpesan] le tenebre piuttosto che la luce, perché le loro opere erano malvage. Poiché chi pratica cose vili odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprese”. (Gv 3:19, 20) Poiché le tenebre contribuiscono a nascondere le loro opere malvage, essi le amano.
Gesù comandò: ‘Amate [agapàte] i vostri nemici’. (Mt 5:44) Come dice l’apostolo Paolo, Dio stesso stabilì il principio: “Dio ci raccomanda il suo proprio amore [agàpen] in quanto, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi. . . . Poiché se, quando eravamo nemici, fummo riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto di più, ora che siamo stati riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”. (Ro 5:8-10) Un notevole esempio di tale amore è quello mostrato da Dio a Saulo di Tarso, divenuto poi l’apostolo Paolo. (At 9:1-16; 1Tm 1:15) Nell’amare i nostri nemici dovremmo dunque essere guidati dal principio stabilito da Dio e manifestare amore in ubbidienza ai suoi comandamenti, sia esso accompagnato o no da calore o affetto.
Dio. L’apostolo Giovanni scrive: “Dio è amore”. (1Gv 4:8) Dio è la personificazione stessa dell’amore, che è la sua qualità dominante. Non è comunque vero il contrario, cioè che ‘l’amore (la qualità astratta) sia Dio’. Dio si rivela nella Bibbia come Persona, e figurativamente dice di avere “occhi”, “mani”, “cuore”, “anima”, ecc. Ha pure altri attributi, fra cui giustizia, potenza e sapienza. (De 32:4; Gb 36:22; Ri 7:12) Inoltre ha la capacità di odiare, qualità che è proprio l’opposto dell’amore. Il suo amore per la giustizia esige che odii la malvagità. (De 12:31; Pr 6:16) L’amore include il sentimento e l’espressione di sentito affetto personale, che solo una persona può provare, o che si può manifestare solo verso una persona. Ad esempio, Gesù Cristo il Figlio di Dio, che non è di certo una qualità astratta, parlò di essere col Padre suo, di lavorare con lui, di piacergli, di ascoltarlo, e di angeli che vedono la faccia del Padre suo, cose impossibili nel caso il Padre fosse stato una semplice qualità astratta. — Mt 10:32; 18:10; Gv 5:17; 6:46; 8:28, 29, 40; 17:5.
Prove del suo amore. Vi sono ampie prove che Geova, il Creatore e Dio dell’universo, è amore. Lo si può vedere dalla stessa creazione fisica. Con quale straordinaria cura è stata fatta per la salute, il piacere e il benessere dell’uomo! L’uomo è fatto non semplicemente per esistere, ma per provare il gusto di mangiare, la gioia di vedere i colori e la bellezza del creato, di godere la compagnia degli animali e specialmente dei suoi simili, di comunicare con loro, e di fare innumerevoli altre cose che rendono piacevole la vita. (Sl 139:14, 17, 18) Ma ancor di più Geova ha manifestato il suo amore facendo l’uomo a sua immagine e somiglianza (Ge 1:26, 27), con la capacità di mostrare amore e spiritualità, e rivelandosi all’uomo mediante la sua Parola e il suo spirito santo. — 1Co 2:12, 13.
L’amore di Geova verso il genere umano è quello di un Padre verso i suoi figli. (Mt 5:45) Non risparmia nulla che sia per il loro bene, per quanto gli costi; il suo amore trascende ogni cosa che possiamo provare o esprimere. (Ef 2:4-7; Isa 55:8; Ro 11:33) La più grande manifestazione di amore, la cosa più amorevole che un genitore possa fare, è ciò che egli ha fatto per il genere umano: dare la vita del suo stesso fedele, unigenito Figlio. (Gv 3:16) L’apostolo Giovanni scrive: “In quanto a noi, amiamo, perché egli per primo amò noi”. (1Gv 4:19) Egli è dunque la Fonte dell’amore. Un altro apostolo, Paolo, scrive: “Difficilmente qualcuno morirà per un uomo giusto; in realtà, per un uomo buono forse qualcuno osa anche morire. Ma Dio ci raccomanda il suo proprio amore in quanto, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi”. — Ro 5:7, 8; 1Gv 4:10.
L’amore di Dio è eterno. L’amore di Geova per i suoi fedeli servitori è eterno; non viene meno né diminuisce, a prescindere dalle circostanze, buone o cattive, in cui si trovano i suoi servitori, o dagli ostacoli, grandi o piccoli, che possono incontrare. L’apostolo Paolo affermò: “Sono convinto che né morte né vita né angeli né governi né cose presenti né cose avvenire né potenze né altezza né profondità né alcun’altra creazione potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore”. — Ro 8:38, 39.
La sovranità di Dio si basa sull’amore. Geova si gloria del fatto che la sua sovranità e la lealtà delle sue creature sono basate principalmente sull’amore. Egli desidera solo coloro che amano la sua sovranità a motivo delle sue eccellenti qualità e perché è giusta, coloro che preferiscono la sua sovranità a qualunque altra. (1Co 2:9) Essi scelgono di servire sotto la sua sovranità anziché cercare di essere indipendenti: ciò a motivo della conoscenza che hanno di lui e del suo amore, della sua giustizia e della sua sapienza, infinitamente superiori ai loro. (Sl 84:10, 11) In questo il Diavolo ha fallito, cercando egoisticamente la propria indipendenza, come fecero Adamo ed Eva. Infatti il Diavolo mise in dubbio il modo di governare di Dio, dicendo in effetti che non era amorevole e giusto (Ge 3:1-5), e che le creature di Dio non Lo servivano per amore, ma per egoismo. — Gb 1:8-12; 2:3-5.
Geova Dio permise al Diavolo di vivere e di mettere alla prova i suoi servitori, persino il suo unigenito Figlio, fino alla morte. Dio predisse che Gesù Cristo sarebbe stato fedele. (Isa 53) Come poté far questo, mettendo l’attendibilità della sua parola nelle mani del Figlio? A motivo dell’amore. Geova conosceva suo Figlio e conosceva l’amore che suo Figlio aveva per Lui e per la giustizia. (Eb 1:9) Conosceva il Figlio nel modo più intimo e pieno. (Mt 11:27) Aveva completa fede e fiducia nella fedeltà del Figlio. Inoltre ‘l’amore è un perfetto vincolo d’unione’. (Col 3:14) Il perfetto amore che unisce indissolubilmente il Padre e il Figlio è il più potente vincolo dell’universo. Per ragioni simili, Dio poteva aver fiducia nell’organizzazione dei suoi servitori, sapendo che l’amore avrebbe reso la maggioranza di loro irremovibilmente fedeli a lui nelle prove e che l’organizzazione delle sue creature nel suo insieme non si sarebbe mai allontanata da lui. — Sl 110:3.
Gesù Cristo. Essendo stato per un tempo incalcolabile così intimamente vicino al Padre suo, la Fonte dell’amore, e conoscendolo così profondamente, Gesù Cristo poté ben dire: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. (Gv 14:9; Mt 11:27) L’amore di Gesù è dunque completo, perfetto. (Ef 3:19) Ai suoi discepoli disse: “Nessuno ha amore più grande di questo, che qualcuno ceda la sua anima a favore dei suoi amici”. (Gv 15:13) Infatti aveva detto loro: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amati io, che anche voi vi amiate gli uni gli altri”. (Gv 13:34) Questo comandamento era nuovo in quanto la Legge, che Gesù e i suoi discepoli in quel tempo dovevano osservare, ordinava: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Le 19:18; Mt 22:39) Richiedeva di amare gli altri come se stessi, ma non di mostrare un amore altruistico tale da dare la propria vita per gli altri. La vita e la morte di Gesù sono un esempio dell’amore richiesto da questo nuovo comandamento. Oltre a fare il bene quando se ne presenta l’occasione, il seguace di Cristo deve prendere l’iniziativa, sotto la guida di Cristo, per aiutare altri spiritualmente e in altri modi. Deve operare attivamente per il loro bene. Predicare e insegnare la buona notizia ad altri, alcuni dei quali potrebbero essere ostili, è una delle maggiori espressioni di amore, poiché come risultato potrebbero ricevere la vita eterna. Il cristiano deve ‘impartire non solo la buona notizia di Dio, ma anche la propria anima’ aiutando quelli che accettano la buona notizia e lavorando con loro. (1Ts 2:8) E dovrebbe essere pronto a cedere la sua anima (vita) a loro favore. — 1Gv 3:16.
Come si impara ad amare. Mediante lo spirito santo il primo uomo e la prima donna furono dotati in una certa misura di questo principale attributo di Dio, l’amore, e della capacità di manifestarlo, accrescerlo e arricchirlo. L’amore è un frutto dello spirito di Dio. (Gal 5:22) Questo amore non è una qualità che si ha senza sapere perché, come certe doti fisiche o mentali, quali la bellezza fisica o il talento musicale, e simili qualità innate. L’amore per Dio non può esistere senza che si conosca e si serva Dio o senza che si mediti e si mostri apprezzamento. Solo coltivando l’amore si può diventare imitatori di Dio, la Fonte dell’amore. (Sl 77:11; Ef 5:1, 2; Ro 12:2) Adamo non coltivò l’amore per Dio; non progredì verso la perfezione dell’amore. Questo è indicato dal fatto che non era unito, legato a Dio da quel perfetto vincolo d’unione. Adamo comunque, benché imperfetto e peccatore, trasmise alla sua progenie, generata “a sua immagine”, la possibilità e la capacità di amare. (Ge 5:3) Gli esseri umani generalmente esprimono amore, ma spesso in maniera sbagliata, confusa e distorta.
L’amore può essere fuorviato. Per queste ragioni è evidente che il vero amore, dovutamente orientato, può scaturire solo dal ricercare e seguire lo spirito di Dio e la conoscenza che deriva dalla Sua Parola. Per esempio, un genitore può avere affetto per suo figlio. Ma può lasciare che tale amore sia offuscato o fuorviato dal sentimentalismo, dando tutto al figlio e non negandogli nulla. Può non esercitare l’autorità paterna mancando di impartire la disciplina e talvolta un castigo. (Pr 22:15) Questo presunto amore può in effetti essere orgoglio familiare, cioè egoismo. La Bibbia dice che un genitore simile non manifesta amore, ma odio, perché non segue la condotta che salverà la vita di suo figlio. — Pr 13:24; 23:13, 14.
Questo non è l’amore che viene da Dio. Il vero amore spinge a fare ciò che è bene e utile per gli altri. “L’amore edifica”. (1Co 8:1) L’amore non è sentimentalismo. È deciso, forte, guidato da santa sapienza, soprattutto aderente a ciò che è casto, giusto. (Gc 3:17) Dio lo dimostrò agli israeliti, che punì severamente per il loro bene eterno perché erano stati disubbidienti. (De 8:5; Pr 3:12; Eb 12:6) L’apostolo Paolo dice ai cristiani: “È per la disciplina che perseverate. Dio vi tratta come figli. Poiché qual è il figlio che il padre non disciplina? . . . Inoltre, avevamo i padri che erano della nostra carne per disciplinarci, e mostravamo loro rispetto. Non ci sottoporremo molto di più al Padre della nostra vita spirituale e vivremo? Poiché essi ci disciplinavano per pochi giorni secondo ciò che sembrava loro bene, ma egli lo fa per il nostro profitto affinché partecipiamo alla sua santità. Veramente, nessuna disciplina al presente sembra essere gioiosa, ma dolorosa; tuttavia a quelli che ne sono stati addestrati produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia”. — Eb 12:7-11.
La conoscenza dà il giusto indirizzo all’amore. Prima, e più di tutti, si deve amare Dio. Altrimenti l’amore sarà malriposto e potrà anche indurre ad adorare una creatura o una cosa. È essenziale conoscere i propositi di Dio, perché così uno sa cosa è meglio per il proprio bene e per quello altrui e saprà come esprimere amore nel modo giusto. Bisogna amare Dio con ‘tutto il cuore, la mente, l’anima e le forze’. (Mt 22:36-38; Mr 12:29, 30) Non dev’essere semplicemente una manifestazione esteriore, ma un amore che rispecchia tutto il proprio intimo. L’amore coinvolge i sentimenti. (1Pt 1:22) Ma se la mente non è a conoscenza di cos’è il vero amore e di come agisce, l’amore può essere indirizzato nella direzione sbagliata. (Ger 10:23; 17:9; cfr. Flp 1:9). La mente deve conoscere Dio e le sue qualità, i suoi propositi e il modo in cui Egli esprime amore. (1Gv 4:7) In armonia con tutto questo, e dal momento che l’amore è la qualità più importante, la dedicazione è fatta alla persona di Geova Dio stesso (in cui l’amore è la qualità dominante) e non a un’opera o a una causa. Quindi si deve manifestare amore con l’anima, con ogni fibra del proprio organismo, e in ciò si devono impegnare tutte le proprie forze.
L’amore è espansivo. Il vero amore, un frutto dello spirito di Dio, è espansivo. (2Co 6:11-13) Non è gretto, limitato o circoscritto. Per essere completo dev’essere espresso. Prima si deve amare Dio (De 6:5) e suo Figlio (Ef 6:24), poi l’intera associazione dei fratelli cristiani in tutto il mondo (1Pt 2:17; 1Gv 2:10; 4:20, 21). L’uomo deve amare la moglie, e lei il marito. (Pr 5:18, 19; Ec 9:9; Ef 5:25, 28, 33) Si devono amare i propri figli. (Tit 2:4) Si deve amare tutta l’umanità, perfino i propri nemici, e compiere a loro favore opere cristiane. (Mt 5:44; Lu 6:32-36) La Bibbia, a proposito dei frutti dello spirito, il primo dei quali è l’amore, dice: “Contro tali cose non c’è legge”. (Gal 5:22, 23) Non c’è legge che possa limitare questo amore. Lo si può manifestare in ogni tempo o luogo, e in qualsiasi misura, verso coloro a cui è dovuto. Infatti, l’unico debito che i cristiani dovrebbero avere fra loro è l’amore. (Ro 13:8) Questo amore reciproco è un segno che identifica i veri cristiani. — Gv 13:35.
Come agisce il vero amore. L’amore, come del resto Dio, è così meraviglioso che è difficile definirlo. È più facile dire come agisce. Nell’esaminare questa splendida qualità, si considererà ciò che concerne i cristiani. L’apostolo Paolo, scrivendo al riguardo, prima mette in risalto com’è essenziale per il credente cristiano, poi descrive più dettagliatamente come agisce in modo altruistico: “L’amore è longanime e benigno. L’amore non è geloso, non si vanta, non si gonfia, non si comporta indecentemente, non cerca i propri interessi, non si irrita. Non tiene conto del male. Non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Copre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa”. — 1Co 13:4-7.
“L’amore è longanime e benigno”. Sopporta condizioni sfavorevoli ed errori altrui, e questo con l’obiettivo di operare per l’eventuale salvezza di coloro che sbagliano o di altri che vi siano implicati, e anche di rivendicare infine la sovranità di Geova. (2Pt 3:15) L’amore è benigno, qualunque sia la provocazione. Il cristiano non approderebbe a nulla essendo sgarbato o aspro nei confronti di altri. Tuttavia l’amore può essere deciso e agire rettamente a favore della giustizia. Coloro che hanno autorità possono disciplinare i trasgressori, ma anche in questo caso devono usare benignità. L’animosità non sarebbe utile né al consigliere duro né a chi ha sbagliato, anzi potrebbe ancor più allontanare quest’ultimo dal pentimento e dalle opere giuste. — Ro 2:4; Ef 4:32; Tit 3:4, 5.
“L’amore non è geloso”. Non è invidioso delle cose buone che altri possono avere. Si rallegra nel vedere altri ricevere un incarico di maggiore responsabilità. Non invidia neanche i propri nemici. È generoso. Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. (Mt 5:45) I servitori di Dio che hanno amore sanno accontentarsi (1Tm 6:6-8) e stare al loro posto, non si sottraggono alle proprie responsabilità né ambiscono egoisticamente la posizione di un altro. Per egoismo e invidia Satana il Diavolo non rimase al suo posto, al punto di voler essere adorato da Gesù Cristo. — Lu 4:5-8.
L’amore “non si vanta, non si gonfia”. Non cerca il plauso e l’ammirazione delle creature. (Sl 75:4-7; Gda 16) Chi ha amore non sminuirà gli altri per apparire più grande. Piuttosto esalterà Dio ed edificherà e incoraggerà sinceramente gli altri. (Ro 1:8; Col 1:3-5; 1Ts 1:2, 3) Sarà felice di vedere un altro cristiano fare progresso. E non si vanterà di quello che intende fare. (Pr 27:1; Lu 12:19, 20; Gc 4:13-16) Si rende conto che tutto quello che fa dipende dalla forza che viene da Geova. (Sl 34:2; 44:8) Geova disse a Israele: “Chi si vanta si vanti a causa di questa medesima cosa, di avere perspicacia e di avere conoscenza di me, che io sono Geova, Colui che esercita amorevole benignità, diritto e giustizia sulla terra; poiché in queste cose in effetti provo diletto”. — Ger 9:24; 1Co 1:31.
L’amore “non si comporta indecentemente”. Non ha cattive maniere. Non tiene un comportamento indecente, quale immoralità sessuale o condotta scandalosa. Non è villano, volgare, scortese, insolente, sguaiato o irrispettoso. Chi ha amore eviterà di fare cose che, per l’impressione che danno o per la loro natura, turbano i fratelli cristiani. Paolo ordinò alla congregazione di Corinto: “Ogni cosa abbia luogo decentemente e secondo disposizione”. (1Co 14:40) L’amore spingerà a comportarsi in maniera onorevole anche di fronte a quanti non sono credenti cristiani. — Ro 13:13; 1Ts 4:12; 1Tm 3:7.
L’amore “non cerca i propri interessi”. Segue questo principio: “Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui”. (1Co 10:24) Così si manifesta vero interesse per il bene eterno degli altri. Questo sincero interesse per gli altri è una delle più forti motivazioni dell’amore e anche una delle più efficaci e benefiche. Chi ha amore non pretende che si faccia tutto a modo suo. Paolo disse: “Ai deboli divenni debole, per guadagnare i deboli. Son divenuto ogni cosa a persone di ogni sorta, per salvare a tutti i costi alcuni. Ma faccio tutto per amore della buona notizia, per divenirne partecipe con altri”. (1Co 9:22, 23) L’amore non rivendica neanche i suoi “diritti”; si preoccupa maggiormente del benessere spirituale altrui. — Ro 14:13, 15.
L’amore “non si irrita”. Non cerca l’occasione o la scusa per arrabbiarsi. Non è incline agli accessi d’ira, che sono un’opera della carne. (Gal 5:19, 20) Chi ha amore non si offende facilmente per ciò che altri dicono o fanno. Non ha paura che possa essere ferita la sua “dignità”.
L’amore “non tiene conto del male”. Non si reputa danneggiato e quindi non tiene conto del danno come se fosse qualcosa per cui ‘fare i conti’, da definire o liquidare a suo tempo, troncando nel frattempo ogni rapporto tra il danneggiato e chi ne è la causa. Questo sarebbe uno spirito vendicativo, condannato dalla Bibbia. (Le 19:18; Ro 12:19) L’amore non attribuirà ad altri motivi errati ma sarà pronto a fare concessioni e ad accordare loro il beneficio del dubbio. — Ro 14:1, 5.
L’amore “non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità”. L’amore si rallegra della verità anche se questa sconvolge convinzioni o dichiarazioni precedenti. Si attiene alla verace Parola di Dio. Sostiene sempre ciò che è giusto, non provando piacere nel male, nelle menzogne o in alcuna forma di ingiustizia, chiunque ne sia vittima, anche un nemico. Tuttavia, se una cosa è sbagliata o induce in errore, non ha paura di parlare chiaro nell’interesse della verità e di altri. (Gal 2:11-14) Inoltre preferisce subire un torto piuttosto che commettere un altro torto nel tentativo di sistemare la cosa. (Ro 12:17, 20) Ma se qualcuno viene giustamente corretto da chi ne ha l’autorità, la persona amorevole non prenderà sentimentalmente le sue parti e non troverà da ridire sulla correzione o su chi l’ha impartita. Un comportamento del genere non sarebbe amorevole. Potrebbe far piacere a chi è stato corretto, ma gli nuocerebbe invece di aiutarlo.
L’amore “copre ogni cosa”. È disposto a sopportare, a soffrire per amore della giustizia. La persona amorevole ci penserà due volte prima di rivelare ad altri chi gli ha fatto un torto. Se questo non è troppo grave, ci passerà sopra. Altrimenti, quando è il caso, farà i passi raccomandati da Gesù in Matteo 18:15-17. In questi casi, se l’altro chiede perdono dopo che gli si è fatto notare l’errore in privato, e rimedia al danno, chi ha amore mostrerà che il suo perdono è sincero, che ha coperto completamente la cosa, come fa Dio. — Pr 10:12; 17:9; 1Pt 4:7, 8.
L’amore “crede ogni cosa”. L’amore ha fede nelle cose che Dio ha detto nella sua Parola di verità, anche se le apparenze sono contrarie e il mondo incredulo schernisce. Questo amore, specie nei confronti di Dio, è un riconoscimento della sua veracità, basato sulla sua riconosciuta fedeltà e affidabilità, così come conosciamo e amiamo un amico vero, fedele, e non abbiamo dubbi anche quando ci dice qualcosa di cui non abbiamo prove. (Gsè 23:14) L’amore crede a tutto quello che Dio dice, anche se non riesce ad afferrarlo completamente, ed è disposto ad aspettare con pazienza finché la cosa verrà spiegata più dettagliatamente o finché se ne avrà un chiaro intendimento. (1Co 13:9-12; 1Pt 1:10-13) L’amore confida inoltre che Dio dirige la congregazione cristiana e i suoi servitori nominati, e sostiene le loro decisioni basate sulla Parola di Dio. (1Tm 5:17; Eb 13:17) Comunque l’amore non è credulone, ma segue il consiglio della Parola di Dio di ‘provare le espressioni ispirate per vedere se hanno origine da Dio’, e prova ogni cosa servendosi della Bibbia come unità di misura. (1Gv 4:1; At 17:11, 12) L’amore genera fiducia nei propri fedeli fratelli cristiani; il cristiano non sospetterà di loro e non mancherà di prestare loro fede a meno che non abbia la prova certa che sono in errore. — 2Co 2:3; Gal 5:10; Flm 21.
L’amore “spera ogni cosa”. Ripone speranza in tutto ciò che Geova ha promesso. (Ro 12:12; Eb 3:6) Continua a lavorare, attendendo con pazienza che Geova faccia crescere. (1Co 3:7) Chi ha amore spera il meglio per i suoi fratelli cristiani in qualunque situazione si trovino, anche se alcuni potrebbero essere deboli nella fede. Si renderà conto che se Geova ha pazienza con i deboli, certamente dovrebbe avere pazienza anche lui. (2Pt 3:15) E continuerà ad aiutare quelli che studiano la verità, sperando e aspettando che lo spirito di Dio li spinga a servirlo.
L’amore “sopporta ogni cosa”. Per rimanere leale a Geova Dio il cristiano deve nutrire amore. Qualunque cosa il Diavolo faccia per mettere alla prova la solidità della devozione e della fedeltà del cristiano a Dio, l’amore sopporterà permettendogli di serbare la propria integrità. — Ro 5:3-5; Mt 10:22.
“L’amore non viene mai meno”. Non finirà né cesserà mai di esistere. Nuova conoscenza e intendimento potrebbero rettificare cose che un tempo credevamo; la speranza cambia man mano che ciò in cui si spera si realizza, e nascono nuove speranze; ma l’amore rimane sempre nella sua pienezza e si rafforza sempre più. — 1Co 13:8-13.
“Un tempo per amare”. L’amore viene negato solo a coloro che Geova ritiene indegni, cioè coloro che si ostinano in una condotta malvagia. L’amore è esteso a tutti finché non dimostrano di odiare Dio. Allora è tempo di non manifestare più amore verso di loro. Sia Geova Dio che Gesù Cristo amano la giustizia e odiano l’illegalità. (Sl 45:7; Eb 1:9) Coloro che odiano intensamente il vero Dio non sono persone a cui si deve manifestare amore. Certo non servirebbe continuare ad amarli, perché quelli che odiano Dio saranno insensibili al suo amore. (Sl 139:21, 22; Isa 26:10) Perciò Dio giustamente li odia e ha stabilito un tempo per agire contro di loro. — Sl 21:8, 9; Ec 3:1, 8.
Ciò che non si deve amare. L’apostolo Giovanni scrive: “Non amate il mondo né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto ciò che è nel mondo — il desiderio della carne e il desiderio degli occhi e la vistosa ostentazione dei propri mezzi di sostentamento — non ha origine dal Padre, ma ha origine dal mondo”. (1Gv 2:15, 16) Poi aggiunge: “Tutto il mondo giace nel potere del malvagio”. (1Gv 5:19) Perciò quelli che amano Dio odiano ogni via malvagia. — Sl 101:3; 119:104, 128; Pr 8:13; 13:5.
La Bibbia spiega che marito e moglie dovrebbero amarsi a vicenda, e che questo amore include anche i rapporti coniugali (Pr 5:18, 19; 1Co 7:3-5), ma fa notare com’è sbagliato, carnale, mondano l’amore sensuale per qualcuno che non sia il proprio coniuge. (Pr 7:18, 19, 21-23) Un’altra cosa mondana è il materialismo, “l’amore del denaro” (filargyrìa, lett. “affetto per l’argento” [Int]), che è la radice di ogni sorta di cose nocive. — 1Tm 6:10; Eb 13:5.
Gesù Cristo esortò a non cercare la gloria degli uomini. Denunciò severamente gli ipocriti capi religiosi ebrei che solevano pregare in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle ampie vie per farsi vedere dagli uomini, e che amavano i posti preminenti ai pasti serali e di prima fila nelle sinagoghe. Fece notare che avevano già ricevuto appieno la loro ricompensa, ciò che amavano e desideravano, cioè onore e gloria dagli uomini; perciò non avrebbero avuto alcuna ricompensa da Dio. (Mt 6:5; 23:2, 5-7; Lu 11:43) La Bibbia dice: “Molti anche dei governanti riposero effettivamente fede in [Gesù], ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; poiché amavano la gloria degli uomini più della gloria di Dio”. — Gv 12:42, 43; 5:44.
Parlando ai discepoli, Gesù disse: “Chi ha affetto [filòn, forma di filèo] per la sua anima la distrugge, ma chi odia la sua anima in questo mondo la salvaguarderà per la vita eterna”. (Gv 12:23-25) Chi preferisse proteggere la sua vita d’ora, anziché essere disposto a rinunciarvi quale seguace di Cristo, perderebbe la vita eterna, ma chi considera di secondaria importanza la sua vita in questo mondo, e ama sopra ogni altra cosa Geova e Cristo e la loro giustizia, riceverà la vita eterna.
Dio odia i bugiardi, perché non amano la verità. In visione all’apostolo Giovanni egli dichiarò: “Fuori [della città santa, la Nuova Gerusalemme] i cani e quelli che praticano lo spiritismo e i fornicatori e gli assassini e gli idolatri e chiunque prova piacere [filòn] nella menzogna e la pratica”. — Ri 22:15; 2Ts 2:10-12.
L’amore può raffreddarsi. Parlando di cose future ai discepoli, Gesù Cristo indicò che l’amore (agàpe) di molti che professavano di credere in Dio si sarebbe raffreddato. (Mt 24:3, 12) L’apostolo Paolo menzionò fra le caratteristiche dei tempi difficili avvenire che gli uomini sarebbero stati “amanti del denaro”. (2Tm 3:1, 2) È dunque chiaro che uno potrebbe non osservare più i giusti princìpi, e allora l’amore che aveva un tempo potrebbe affievolirsi. Questo sottolinea l’importanza di esercitare e accrescere costantemente l’amore meditando sulla Parola di Dio e modellando la propria vita secondo i Suoi princìpi. — Ef 4:15, 22-24.