GLORIA
Nelle Scritture Ebraiche, la parola resa più spesso “gloria” è kavòhdh, che fondamentalmente significa “pesantezza”. (Cfr. Na 2:9, dove kavòhdh è reso “gran quantità”, e 1Sa 4:18, dove l’aggettivo kavèdh è reso “pesante”). Quindi gloria può riferirsi a ciò che sembra far acquistare peso o imponenza a una persona o a una cosa, come ricchezza materiale (Sl 49:16), posizione o reputazione (Ge 45:13). L’equivalente greco di kavòhdh è dòxa, che in origine significava “opinione; reputazione”, ma nelle Scritture Greche Cristiane ha assunto il significato di “gloria”. Può significare anche fama o “onore” (Lu 14:10), splendore (Lu 2:9; 1Co 15:40), e ciò che reca onore al suo proprietario o fattore (1Co 11:7).
Spesso le Scritture menzionano la gloria in relazione a Geova Dio. A proposito del significato che la parola assume in questi casi, un lessico spiega: “Riferito all’uomo, [kavòhdh] è ciò che gli dà prestigio — sia quanto possiede materialmente, sia la sua evidente gravitas che postula un riconoscimento — riferito a Dio il termine può parimenti definire quanto in lui è appariscente per l’uomo, l’imponenza del suo manifestarsi”. (G. Kittel, Grande Lessico del Nuovo Testamento, Brescia, 1966, vol. II, col. 1361) Quindi la gloria può riferirsi a un’imponente manifestazione dell’onnipotenza di Dio. Infatti i visibili corpi celesti “dichiarano la gloria di Dio”. (Sl 19:1) Sul monte Sinai la “gloria di Geova” fu resa evidente da terribili manifestazioni quali “un fuoco divoratore”. — Eso 24:16-18; cfr. 16:7, 10; 40:34.
A proposito del primo miracolo di Gesù, la Bibbia dice che egli “rese la sua gloria manifesta”. (Gv 2:11) Qui la gloria si riferisce a una notevole dimostrazione del potere miracoloso che identificava Gesù come Messia promesso. (Cfr. Gv 11:40-44). In un’altra occasione Gesù pregò: “Padre, glorificami presso te stesso con la gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse”. (Gv 17:5) Qui Gesù usò questo termine per indicare l’eccelsa posizione che aveva in cielo prima di venire sulla terra. In risposta a questa preghiera, Geova “ha glorificato il suo Servitore, Gesù”, risuscitandolo e riportandolo in cielo. (At 3:13-15) Alla trasfigurazione di Gesù gli apostoli presenti “videro la sua gloria”. (Lu 9:29-32) Ciò ha a che fare con la “magnificenza” regale che Gesù avrebbe ricevuto alla sua “presenza” nel potere del Regno. — 2Pt 1:16.
I servitori di Dio sono esortati a fare “ogni cosa alla gloria di Dio”. (1Co 10:31) La gloria di Dio è resa manifesta dall’onore o dalla lode che gli sono tributati. Il comportamento di qualcuno può indurre altri a ‘dare gloria a Dio’. (Mt 5:16; 1Pt 2:12) I cristiani che si lasciano veramente guidare da Geova sono “trasformati . . . di gloria in gloria”, continuando a fare progresso nel riflettere la gloria di Dio. (2Co 3:18) Bisogna invece evitare di cercare la gloria dagli uomini, come facevano alcuni nel I secolo. (Gv 12:42, 43) Sia Gesù che l’apostolo Paolo diedero un ottimo esempio non cercando né accettando la gloria dagli uomini. — Gv 5:41; 8:50; 1Ts 2:5, 6.