Libro biblico numero 43: Giovanni
Scrittore: Apostolo Giovanni
Dove fu scritto: Efeso, o nei pressi
Quando fu completato: ca. 98 E.V.
Tempo a cui si riferisce: Dopo il prologo, 29–33 E.V.
1. Cosa mostrano le Scritture in quanto alla stretta relazione che Giovanni aveva con Gesù?
I VANGELI di Matteo, Marco e Luca circolavano da oltre 30 anni ed erano grandemente stimati dai cristiani del I secolo come opera di uomini ispirati dallo spirito santo. Ora, mentre si avvicinava la fine del secolo e il numero di quelli che erano stati con Gesù diminuiva, poteva ben sorgere la domanda: C’era ancora qualcosa da dire? C’era ancora qualcuno che dai suoi ricordi personali potesse aggiungere preziosi particolari del ministero di Gesù? Sì, c’era. L’anziano Giovanni era stato straordinariamente benedetto nella sua associazione con Gesù. A quanto sembra era stato fra i primi discepoli di Giovanni il Battezzatore ad essere presentati all’Agnello di Dio e uno dei primi quattro che erano stati invitati dal Signore a unirsi a lui nel ministero a tempo pieno. (Giov. 1:35-39; Mar. 1:16-20) Continuò ad avere una stretta relazione con Gesù per tutto il suo ministero e fu il discepolo che ‘Gesù amava’, quello che durante l’ultima Pasqua giaceva davanti al seno di Gesù. (Giov. 13:23; Matt. 17:1; Mar. 5:37; 14:33) Fu presente alla straziante scena dell’esecuzione, quando Gesù affidò alle sue cure la propria madre carnale, e fu lui a superare Pietro in velocità mentre correvano verso la tomba per appurare se era vera la notizia che Gesù era risorto. — Giov. 19:26, 27; 20:2-4.
2. In che modo Giovanni fu preparato e stimolato a scrivere il suo Vangelo, e a che scopo?
2 Temprato da quasi 70 anni di ministero attivo e rafforzato dalle visioni e dalle meditazioni della sua recente e solitaria prigionia nell’isola di Patmos, Giovanni era ben preparato per scrivere le cose che aveva lungamente serbato nel proprio cuore. Lo spirito santo stimolò ora la sua mente perché ricordasse e mettesse per iscritto molte di quelle preziose e vivificanti parole affinché chiunque le leggesse ‘credesse che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, avesse la vita per mezzo del nome di Gesù’. — 20:31.
3, 4. Quali prove esterne e interne ci sono (a) della canonicità di questo Vangelo, e (b) che lo scrittore fu Giovanni?
3 I cristiani degli inizi del II secolo accettarono Giovanni come lo scrittore di questo racconto e inoltre considerarono questo scritto come parte indiscussa del canone delle Scritture ispirate. Clemente Alessandrino, Ireneo, Tertulliano e Origene, tutti vissuti tra la fine del II e l’inizio del III secolo, attestano che lo scrittore fu Giovanni. Per di più, ciò è indicato da numerose prove interne al libro stesso. È ovvio che lo scrittore era ebreo e che conosceva bene le abitudini dei giudei e il loro paese. (2:6; 4:5; 5:2; 10:22, 23) Il carattere intimo stesso della narrazione rivela che egli non solo era un apostolo, ma doveva anche essere uno dei tre della cerchia più ristretta — Pietro, Giacomo e Giovanni — che accompagnò Gesù in occasioni speciali. (Matt. 17:1; Mar. 5:37; 14:33) Di questi, Giacomo (figlio di Zebedeo) è escluso perché fu martirizzato da Erode Agrippa I verso il 44 E.V., molto prima che fosse scritto questo libro. (Atti 12:2) Pietro è escluso perché viene menzionato insieme allo scrittore in Giovanni 21:20-24.
4 In questi versetti conclusivi si fa riferimento allo scrittore come al discepolo “che Gesù amava”; questa ed espressioni simili sono usate parecchie volte nel racconto, benché il nome dell’apostolo Giovanni non sia mai menzionato. Qui viene riferito che Gesù disse di lui: “Se è mia volontà che egli rimanga finché io venga, che te ne importa?” (Giov. 21:20, 22) Questo fa pensare che il discepolo di cui si stava parlando sarebbe sopravvissuto a lungo a Pietro e agli altri apostoli. Tutto questo si addice all’apostolo Giovanni. È interessante che Giovanni, dopo aver ricevuto nella Rivelazione la visione della venuta di Gesù, termina quella rimarchevole profezia con le parole: “Amen! Vieni, Signore Gesù”. — Riv. 22:20.
5. Quando si ritiene che Giovanni abbia scritto il suo Vangelo?
5 Nonostante che di per sé gli scritti di Giovanni non forniscano nessuna specifica informazione in merito, in genere si ritiene che Giovanni abbia scritto il suo Vangelo dopo il ritorno dall’esilio nell’isola di Patmos. (Riv. 1:9) L’imperatore romano Nerva (96-98 E.V.) richiamò molti che erano stati esiliati alla fine del regno del suo predecessore, Domiziano. Si pensa che Giovanni, dopo aver scritto il suo Vangelo verso il 98 E.V., sia morto in pace a Efeso nel terzo anno dell’imperatore Traiano, ovvero nel 100 E.V.
6. Cosa indica che il Vangelo di Giovanni fu scritto fuori della Palestina, a Efeso o nei pressi?
6 In quanto a Efeso o ai pressi come luogo in cui fu scritto il Vangelo di Giovanni, lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 260-ca. 340 E.V.) cita queste parole di Ireneo: “Giovanni, discepolo del Signore, colui che riposò sul suo petto, pubblicò egli stesso il proprio Vangelo, mentre viveva ad Efeso, in Asia”.a Che il libro sia stato scritto fuori della Palestina è confermato dal fatto che spesso fa riferimento agli oppositori di Gesù con l’espressione generica “i giudei”, anziché con termini specifici come “farisei”, “capi sacerdoti”, e via dicendo. (Giov. 1:19; 12:9) Inoltre, il Mar di Galilea è indicato anche con il suo nome romano, mare di Tiberiade. (6:1; 21:1) Per amore dei non ebrei, Giovanni fornisce utili spiegazioni sulle feste giudaiche. (6:4; 7:2; 11:55) Il luogo del suo esilio, Patmos, era vicino a Efeso, e la sua conoscenza di Efeso, come anche delle altre congregazioni dell’Asia Minore, è evidente dai capitoli 2 e 3 di Rivelazione.
7. Quale importanza riveste il papiro Rylands 457?
7 A sostegno dell’autenticità del Vangelo di Giovanni ci sono importanti manoscritti scoperti nel XX secolo. Uno è un frammento del Vangelo di Giovanni rinvenuto in Egitto, ora noto come papiro Rylands 457 (P52), che contiene Giovanni 18:31-33, 37, 38, ed è conservato nella Biblioteca John Rylands di Manchester, in Inghilterra.b In quanto al modo in cui esso sostiene la tradizione secondo cui questo Vangelo fu scritto da Giovanni alla fine del I secolo, il defunto Frederic Kenyon scrisse: “Piccolo per quanto sia, basta a provare che un manoscritto di questo Vangelo circolava, presumibilmente nella provincia d’Egitto dove fu trovato, verso il 130-150 d.C. Anche ammettendo che ci sia voluto pochissimo tempo perché l’opera si diffondesse dal suo luogo d’origine, ciò riporterebbe la data di composizione così vicino alla data tradizionale dell’ultimo decennio del I secolo, che non c’è più nessuna ragione per mettere in dubbio la validità della tradizione”.c
8. (a) Che cos’ha di particolare l’introduzione del Vangelo di Giovanni? (b) Quale prova fornisce questo Vangelo che il ministero di Gesù durò tre anni e mezzo?
8 Il Vangelo di Giovanni si distingue per la sua introduzione, la quale rivela che la Parola, che era “in principio con Dio”, è Colui per mezzo del quale vennero all’esistenza tutte le cose. (1:2) Dopo aver fatto conoscere la preziosa relazione che c’è fra il Padre e il Figlio, Giovanni passa a narrare in modo magistrale le opere e i discorsi di Gesù, in particolare sotto l’aspetto del profondo amore che unisce intimamente ogni cosa nella grande disposizione di Dio. Questo racconto della vita terrena di Gesù abbraccia il periodo 29-33 E.V., e fa accuratamente menzione delle quattro Pasque a cui Gesù assisté durante il suo ministero, fornendo così uno degli elementi di prova che il suo ministero durò tre anni e mezzo. Tre di queste Pasque sono menzionate come tali. (2:13; 6:4; 12:1; 13:1) A una di esse si fa riferimento come a “una festa dei giudei”, ma il contesto la pone subito dopo le parole di Gesù secondo cui mancavano ‘ancora quattro mesi alla mietitura’, indicando così che la festa era la Pasqua, che si celebrava verso il principio della mietitura. — 4:35; 5:1.d
9. Cosa mostra che il Vangelo di Giovanni è supplementare rispetto agli altri tre Vangeli? Nondimeno, menziona esso tutti i particolari del ministero di Gesù?
9 La buona notizia “secondo Giovanni” è in gran parte supplementare rispetto agli altri tre Vangeli, poiché per il 92 per cento contiene informazioni che essi non trattano. Ciò nonostante, Giovanni conclude con le parole: “Ci sono, in effetti, molte altre cose che Gesù fece, le quali, se fossero scritte nei minimi particolari, suppongo che il mondo stesso non potrebbe contenere i rotoli scritti”. — 21:25.
CONTENUTO DI GIOVANNI
10. Che cosa dice Giovanni della “Parola”?
10 Prologo: Presentazione della “Parola” (1:1-18). Con molta semplicità Giovanni dichiara che in principio “la Parola era con Dio”, che la vita stessa fu per mezzo di lui, che egli divenne “la luce degli uomini” e che Giovanni (il Battezzatore) rese testimonianza riguardo a lui. (1:1, 4) La luce era nel mondo, ma il mondo non lo ha conosciuto. Quelli che lo hanno ricevuto sono diventati figli di Dio, nascendo da Dio. Come la Legge fu data per mezzo di Mosè, così “l’immeritata benignità e la verità son venute per mezzo di Gesù Cristo”. — 1:17.
11. In che modo Giovanni il Battezzatore identifica Gesù, e cosa riconoscono riguardo a Gesù i discepoli di Giovanni?
11 “L’Agnello di Dio” è presentato agli uomini (1:19-51). Giovanni il Battezzatore confessa di non essere lui il Cristo, ma dice che dopo di lui viene uno a cui non è degno di sciogliere il legaccio del sandalo. Il giorno dopo, mentre Gesù viene verso di lui, Giovanni lo identifica come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. (1:27, 29) Presenta poi a Gesù due suoi discepoli, uno dei quali, Andrea, conduce da lui suo fratello Pietro. Anche Filippo e Natanaele accettano Gesù come ‘il Figlio di Dio, il Re d’Israele’. — 1:49.
12. (a) Qual è il primo miracolo di Gesù? (b) Che cosa fa egli una volta salito a Gerusalemme per la prima Pasqua del suo ministero?
12 I miracoli di Gesù dimostrano che egli è “il Santo di Dio” (2:1–6:71). Gesù compie il suo primo miracolo a Cana di Galilea, mutando acqua nel miglior vino a una festa nuziale. Questo è il ‘principio dei suoi segni, . . . e i suoi discepoli ripongono fede in lui’. (2:11) Gesù sale a Gerusalemme per la Pasqua. Avendo trovato nel tempio venditori ambulanti e cambiamonete, prende una sferza e li scaccia con tale vigore che i suoi discepoli riconoscono l’adempimento della profezia: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. (Giov. 2:17; Sal. 69:9) Egli predice che il tempio del suo proprio corpo sarà abbattuto e poi rialzato in tre giorni.
13. (a) Cosa indica Gesù che è necessario fare per ottenere la vita? (b) Come si definisce Giovanni il Battezzatore rispetto a Gesù?
13 Il timoroso Nicodemo va da Gesù di notte. Riconosce che Gesù è stato inviato da Dio, e Gesù gli dice che per entrare nel Regno di Dio si deve nascere d’acqua e di spirito. Credere nel Figlio dell’uomo disceso dal cielo è necessario per ottenere la vita. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. (Giov. 3:16) La luce che è venuta nel mondo è in conflitto con le tenebre, “ma chi fa ciò che è vero viene alla luce”, conclude Gesù. Giovanni il Battezzatore viene quindi informato dell’attività che Gesù svolge in Giudea e dichiara che, sebbene egli stesso non sia il Cristo, “l’amico dello sposo . . . prova molta gioia a motivo della voce dello sposo”. (3:21, 29) Ora Gesù deve crescere e Giovanni deve diminuire.
14. Cosa spiega Gesù alla samaritana presso Sichar, e qual è il risultato della sua predicazione lì?
14 Gesù parte di nuovo per la Galilea. Lungo il cammino, impolverato e “stanco del viaggio”, si mette a sedere per riposarsi presso la fonte di Giacobbe a Sichar, intanto che i suoi discepoli sono in città a comprare da mangiare. (4:6) È mezzogiorno, la sesta ora. Una samaritana si avvicina per attingere acqua, e Gesù le chiede da bere. Quindi, per quanto stanco, comincia a parlarle dell’“acqua” che ristora veramente, impartendo vita eterna a quelli che adorano Dio “con spirito e verità”. I discepoli tornano e lo esortano a mangiare, ma egli dichiara: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e finire la sua opera”. Trascorre altri due giorni nella zona, col risultato che molti samaritani credono che “quest’uomo è veramente il salvatore del mondo”. (4:24, 34, 42) Giunto a Cana di Galilea, Gesù sana il figlio di un nobile senza nemmeno avvicinarsi al suo letto.
15. Quali accuse vengono rivolte a Gesù a Gerusalemme, ma come risponde egli a chi lo critica?
15 Gesù sale di nuovo a Gerusalemme per la festa dei giudei. Sana un malato in giorno di sabato, e questo suscita un coro di aspre critiche. Gesù controbatte: “Il Padre mio ha continuato a operare fino ad ora, e io continuo a operare”. (5:17) I capi giudei ora asseriscono che Gesù abbia aggiunto al reato di violazione del sabato la bestemmia, facendosi uguale a Dio. Gesù risponde che il Figlio non può fare una sola cosa di propria iniziativa, ma dipende interamente dal Padre. Egli fa la meravigliosa dichiarazione che “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori” alla risurrezione. Ma al suo uditorio senza fede Gesù dice: “Come potete credere, quando accettate la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dal solo Dio?” — 5:28, 29, 44.
16. (a) Cosa insegna Gesù circa il cibo e la vita? (b) Come esprime Pietro la convinzione degli apostoli?
16 Quando Gesù dà miracolosamente da mangiare a 5.000 uomini con cinque pani e due pesciolini, la folla vorrebbe afferrarlo per farlo re, ma egli si ritira su un monte. In seguito, li riprende perché cercano “il cibo che perisce”. Dovrebbero invece operare “per il cibo che rimane per la vita eterna”. Indica che esercitare fede in lui quale Figlio significa mangiare del pane della vita, e aggiunge: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi”. A ciò molti suoi discepoli si offendono e lo abbandonano. Gesù chiede ai dodici: “Non ve ne volete andare anche voi, vero?”, e Pietro risponde: “Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. (6:27, 53, 67-69) Comunque, Gesù, sapendo che Giuda lo tradirà, dice che uno di loro è un calunniatore.
17. Che effetto ha l’insegnamento di Gesù nel tempio alla festa dei tabernacoli?
17 “La luce” è in conflitto con le tenebre (7:1–12:50). Gesù sale in segreto a Gerusalemme, e si presenta in pubblico quando la festa dei tabernacoli è per metà passata, insegnando apertamente nel tempio. Il popolo si chiede se egli sia realmente il Cristo. Gesù dice loro: “Io non sono venuto di mia propria iniziativa, ma colui che mi ha mandato è reale, . . . ed Egli mi ha mandato”. In un’altra occasione grida alla folla: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva”. Gli ufficiali mandati ad arrestare Gesù tornano a mani vuote e riferiscono ai sacerdoti: “Nessun altro uomo ha mai parlato così”. Infuriati, i farisei rispondono che nessuno dei governanti ha creduto in lui e che nessun profeta dev’essere suscitato dalla Galilea. — 7:28, 29, 37, 46.
18. In che modo i giudei avversano Gesù, e come risponde egli?
18 In un altro discorso Gesù dice: “Io sono la luce del mondo”. Alle perfide accuse che egli sia un falso testimone, che sia un figlio illegittimo, che sia un samaritano e che sia posseduto da un demonio, Gesù vigorosamente risponde: “Se io glorifico me stesso, la mia gloria non è nulla. È il Padre mio che mi glorifica”. Quando dichiara: “Prima che Abraamo venisse all’esistenza, io ero”, i giudei fanno un altro vano attentato alla sua vita. (8:12, 54, 58) Frustrati, in seguito interrogano un uomo la cui vista è stata miracolosamente ristabilita da Gesù, e lo cacciano fuori.
19. (a) Cosa dice Gesù della sua relazione col Padre e della sua cura per le pecore? (b) Come risponde egli ai giudei che lo minacciano?
19 Di nuovo Gesù parla ai giudei, questa volta in merito al pastore eccellente che chiama le sue pecore per nome e che cede la sua anima a favore delle pecore ‘affinché abbiano la vita in abbondanza’. Egli aggiunge: “Ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diverranno un solo gregge, un solo pastore”. (10:10, 16) Gesù dice ai giudei che nessuno può portare via le pecore dalla mano del Padre suo, e che lui e il Padre sono uno. Di nuovo essi cercano di lapidarlo. Rispondendo alla loro accusa di bestemmia, Gesù rammenta loro che nel libro dei Salmi si fa riferimento a certi potenti della terra come a “dèi”, mentre egli si è definito Figlio di Dio. (Sal. 82:6) Li esorta a credere almeno alle sue opere. — Giov. 10:34.
20. (a) Quale straordinario miracolo compie quindi Gesù? (b) A che cosa dà luogo questo?
20 Da Betania, presso Gerusalemme, giunge la notizia che Lazzaro, fratello di Maria e Marta, è malato. Quando Gesù arriva sul posto, Lazzaro è morto ed è nella tomba già da quattro giorni. Gesù compie lo stupendo miracolo di richiamare in vita Lazzaro, così che molti ripongono fede in lui. Per questa ragione il Sinedrio convoca d’urgenza una riunione, nel corso della quale il sommo sacerdote Caiafa è costretto a profetizzare che Gesù è destinato a morire per la nazione. Mentre i capi sacerdoti e i farisei tengono consiglio per ucciderlo, Gesù si ritira temporaneamente dalla scena pubblica.
21. (a) Come reagiscono il popolo e i farisei all’ingresso di Gesù a Gerusalemme? (b) Come illustra Gesù la sua morte e lo scopo d’essa, e che cosa esorta gli uditori a fare?
21 Sei giorni prima della Pasqua Gesù, diretto a Gerusalemme, si ferma di nuovo a Betania ed è ospitato dalla famiglia di Lazzaro. Quindi, il giorno dopo il sabato, il 9 nisan, seduto su un asinello, entra a Gerusalemme fra le acclamazioni di una grande folla; i farisei si dicono l’un l’altro: “Non ne cavate assolutamente nulla. Vedete, il mondo gli è andato dietro”. Con l’illustrazione del granello di grano Gesù fa capire che egli deve essere seminato nella morte affinché si produca frutto per la vita eterna. Invoca il Padre perché glorifichi il Suo nome, e dal cielo si ode una voce: “L’ho glorificato e lo glorificherò di nuovo”. Gesù esorta i suoi uditori a evitare le tenebre e a camminare nella luce, sì, a divenire “figli della luce”. Mentre le forze delle tenebre lo accerchiano, egli lancia un vigoroso appello pubblico perché ripongano fede in lui ‘come una luce che è venuta nel mondo’. — 12:19, 28, 36, 46.
22. Quale esempio dà Gesù al pasto pasquale, e quale nuovo comandamento enuncia?
22 Ultimi consigli di Gesù agli apostoli fedeli (13:1–16:33). Durante la cena pasquale insieme ai dodici, Gesù si alza e, toltesi le vesti, prende un asciugatoio e un bacino per i piedi e si accinge a lavare i piedi ai discepoli. Pietro protesta, ma Gesù gli dice che anche lui deve farsi lavare i piedi. Gesù esorta i discepoli a seguire il suo esempio di umiltà, poiché “lo schiavo non è maggiore del suo signore”. Egli parla del traditore e quindi manda via Giuda. Dopo che Giuda è uscito, Gesù comincia a parlare in tono affettuoso con gli altri. “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amati io, che anche voi vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. — 13:16, 34, 35.
23. Per confortare i suoi seguaci, di quale speranza e di quale soccorritore parla Gesù?
23 In quest’ora critica, Gesù pronuncia meravigliose parole di conforto per i suoi seguaci. Essi devono esercitare fede in Dio, e anche in lui. Nella casa del Padre suo ci sono molte dimore, ed egli verrà di nuovo e li riceverà a casa presso di sé. “Io sono la via e la verità e la vita”, dice Gesù. “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. In maniera confortante dice ai suoi seguaci che, esercitando fede, essi faranno opere più grandi di quelle che ha fatto lui, e che egli concederà qualunque cosa chiederanno nel suo nome, affinché il Padre sia glorificato. Promette loro un altro soccorritore, “lo spirito della verità”, che insegnerà loro tutte le cose e farà loro ricordare tutto ciò che egli ha detto loro. Dovrebbero rallegrarsi che egli se ne vada al Padre, poiché, dice, “il Padre è maggiore di me”. — 14:6, 17, 28.
24. Cosa dice Gesù della relazione degli apostoli con lui stesso e col Padre, accompagnata da quali benedizioni per loro?
24 Gesù definisce se stesso la vera vite e il Padre suo il coltivatore. Li esorta a rimanere uniti a lui, dicendo: “Il Padre mio è glorificato in questo, che continuiate a portare molto frutto e vi dimostriate miei discepoli”. (15:8) E in che modo la loro gioia può essere resa piena? Amandosi gli uni gli altri come li ha amati lui. Li chiama amici. Che preziosa relazione! Il mondo li odierà come ha odiato lui, e li perseguiterà, ma Gesù manderà il soccorritore perché renda testimonianza di lui e guidi i suoi discepoli in tutta la verità. Il loro attuale dolore cederà il posto all’allegrezza quando egli li vedrà di nuovo, e nessuno toglierà loro la loro gioia. Consolanti sono le sue parole: “Il Padre stesso ha affetto per voi, perché voi avete avuto affetto per me e avete creduto che sono uscito come rappresentante del Padre”. Sì, saranno dispersi, ma, dice Gesù, “vi ho detto queste cose affinché per mezzo di me abbiate pace. Nel mondo avete tribolazione, ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo”. — 16:27, 33.
25. (a) Cosa riconosce Gesù rivolgendosi in preghiera al Padre? (b) Cosa chiede egli riguardo a se stesso, ai suoi discepoli e a quelli che eserciteranno fede per mezzo della loro parola?
25 Preghiera di Gesù per i suoi discepoli (17:1-26). Rivolgendosi in preghiera al Padre, Gesù riconosce: “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. Avendo finito l’opera che gli era stata data da fare sulla terra, Gesù chiede ora di essere glorificato presso il Padre con la gloria che aveva prima che il mondo fosse. Egli ha reso manifesto ai discepoli il nome del Padre e chiede al Padre di vigilare su di loro ‘a motivo del Suo nome’. Chiede al Padre non di toglierli dal mondo, ma di proteggerli dal malvagio e di santificarli mediante la Sua parola di verità. Gesù amplia la sua preghiera in modo da abbracciare tutti quelli che eserciteranno fede dopo aver udito la parola dei suoi discepoli, “affinché siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me ed io sono unito a te, anche loro siano uniti a noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Chiede che questi pure partecipino con lui alla sua gloria celeste, poiché ha fatto conoscere loro il nome del Padre, affinché il Suo amore dimori in loro. — 17:3, 11, 21.
26. Cosa dice il racconto circa l’arresto e il processo di Gesù?
26 Cristo viene processato e messo al palo (18:1–19:42). Gesù e i suoi discepoli vanno ora in un giardino oltre la valle del Chidron. È qui che Giuda arriva con un manipolo di soldati e tradisce Gesù, il quale si sottomette con mitezza. Comunque, Pietro lo difende con una spada, ma viene così ripreso: “Il calice che il Padre mi ha dato, non dovrei io berlo ad ogni costo?” (18:11) Gesù è quindi condotto legato da Anna, il suocero del sommo sacerdote Caiafa. Giovanni e Pietro lo seguono da vicino, e Giovanni ottiene per entrambi l’accesso al cortile del sommo sacerdote, dove Pietro nega tre volte di conoscere Cristo. Gesù viene prima interrogato da Anna e quindi condotto dinanzi a Caiafa. Dopo ciò è portato davanti al governatore romano Pilato, mentre i giudei ne invocano a gran voce la condanna a morte.
27. (a) Quali domande fa Pilato in quanto alla regalità e all’autorità, e cosa risponde Gesù? (b) Quale posizione assumono i giudei riguardo alla regalità?
27 Alla domanda di Pilato: “Sei tu re?”, Gesù risponde: “Tu stesso dici che io sono re. Per questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità”. (18:37) Pilato, non avendo trovato nessuna colpa in Gesù, si offre di rilasciarlo, giacché c’era l’usanza di liberare qualche prigioniero alla Pasqua, ma al suo posto i giudei chiedono che sia liberato il ladrone Barabba. Pilato fa flagellare Gesù, e di nuovo cerca di liberarlo, ma i giudei gridano: “Al palo! Al palo! . . . perché si è fatto figlio di Dio”. Quando Pilato dice a Gesù che ha l’autorità di metterlo al palo, Gesù risponde: “Non avresti contro di me nessuna autorità se non ti fosse stata concessa dall’alto”. Di nuovo i giudei gridano: “Toglilo di mezzo! Toglilo di mezzo! Mettilo al palo! . . . Non abbiamo altro re che Cesare”. A ciò Pilato lo consegna perché sia messo al palo. — 19:6, 7, 11, 15.
28. Cosa accade sul Golgota, e quali profezie vi si adempiono?
28 Gesù è condotto al “cosiddetto Luogo del Teschio, che in ebraico si chiama Gòlgotha”, ed è messo al palo fra due altri. Sopra di lui Pilato fa porre il titolo “Gesù il Nazareno, il re dei giudei”, scritto in ebraico, latino e greco, perché tutti lo vedano e lo capiscano. (19:17, 19) Gesù affida sua madre alle cure di Giovanni e, dopo aver ricevuto del vino acido, esclama: “È compiuto!” Quindi china la testa e spira. (19:30) In adempimento delle profezie, i soldati gettano le sorti sulle sue vesti, si astengono dal rompergli le gambe e gli forano il fianco con una lancia. (Giov. 19:24, 32-37; Sal. 22:18; 34:20; 22:17; Zacc. 12:10) In seguito Giuseppe di Arimatea e Nicodemo preparano il corpo per la sepoltura e lo pongono in una tomba commemorativa nuova situata nelle vicinanze.
29. (a) Quali apparizioni fa il risuscitato Gesù ai discepoli? (b) Quali pensieri esprime Gesù nelle esortazioni finali che rivolge a Pietro?
29 Apparizioni del Cristo risuscitato (20:1–21:25). La serie di prove che Giovanni presenta riguardo al Cristo termina con la felice notizia della risurrezione. Maria Maddalena trova la tomba vuota, e Pietro e un altro discepolo (Giovanni) corrono sul posto ma vedono solo le bende e il panno per la testa. Maria, che è rimasta presso la tomba, parla con due angeli e infine con quello che le sembra l’ortolano. Quando egli risponde “Maria!”, lei riconosce immediatamente che è Gesù. Gesù si manifesta poi ai suoi discepoli chiusi in una stanza con le porte serrate, e parla loro della potenza che riceveranno per mezzo dello spirito santo. Più tardi Tommaso, che non era presente, non vuole credere, ma otto giorni dopo Gesù appare di nuovo e gli dà la prova che è lui, al che Tommaso esclama: “Mio Signore e mio Dio!” (20:16, 28) Giorni dopo, Gesù incontra di nuovo i discepoli, presso il mare di Tiberiade; concede loro una pesca miracolosa, dopo di che fa colazione con loro. Tre volte chiede a Pietro se lo ama. Mentre Pietro ribadisce il suo amore per lui, Gesù gli dice chiaramente: “Pasci i miei agnelli”, “Abbi cura delle mie pecorelle”, “Pasci le mie pecorelle”. Predice quindi con quale sorta di morte Pietro glorificherà Dio. Pietro lo interroga riguardo a Giovanni, e Gesù dice: “Se è mia volontà che egli rimanga finché io venga, che te ne importa?”. — 21:15-17, 22.
PERCHÉ È UTILE
30. Quale particolare enfasi dà Giovanni alla qualità dell’amore?
30 Vigorosa per il suo linguaggio schietto, e convincente per la sua intima e commovente descrizione della Parola, che divenne Cristo, la buona notizia “secondo Giovanni” ci offre un’immagine a distanza ravvicinata di questo unto Figlio di Dio, del suo modo di parlare e di agire. Benché lo stile e il linguaggio di Giovanni siano semplici, tali da farlo definire uomo ‘illetterato e comune’, nelle sue parole c’è una forza straordinaria. (Atti 4:13) Il suo Vangelo raggiunge altezze sublimi, facendo conoscere l’intimo amore che esiste fra il Padre e il Figlio, nonché la benedetta e amorevole relazione che si gode se si è uniti a loro. Giovanni usa le parole “amore” e “amato” più spesso degli altri tre Vangeli messi insieme.
31. Quale relazione è messa in risalto in tutto il Vangelo di Giovanni, e dove raggiunge essa il culmine?
31 Che meravigliosa relazione esisteva in principio fra la Parola e Dio Padre! Nella provvidenza di Dio, “la Parola è divenuta carne e ha risieduto fra noi, e abbiamo visto la sua gloria, una gloria tale che appartiene a un figlio unigenito da parte di un padre; ed [egli] era pieno di immeritata benignità e verità”. (Giov. 1:14) Quindi, in tutto il Vangelo di Giovanni, Gesù sottolinea che la sua è una relazione di sottomissione e di assoluta ubbidienza alla volontà del Padre. (4:34; 5:19, 30; 7:16; 10:29, 30; 11:41, 42; 12:27, 49, 50; 14:10) La sua espressione di questa intima relazione culmina splendidamente nella commovente preghiera riportata nel capitolo 17 di Giovanni, dove Gesù comunica al Padre di aver portato a termine l’opera che gli aveva dato da compiere sulla terra e aggiunge: “E ora, Padre, glorificami presso te stesso con la gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse”. — 17:5.
32. Con quali espressioni Gesù indica la relazione che ha con i discepoli e mostra che egli è l’unico canale mediante cui il genere umano sarà benedetto con la vita?
32 Che dire della relazione esistente fra Gesù e i suoi discepoli? È posto di continuo in evidenza il ruolo di Gesù quale unico canale mediante cui le benedizioni di Dio sono elargite ai discepoli e a tutto il genere umano. (14:13, 14; 15:16; 16:23, 24) Egli è definito “l’Agnello di Dio”, “il pane della vita”, “la luce del mondo”, “il pastore eccellente”, “la risurrezione e la vita”, “la via e la verità e la vita”, “la vera vite”. (1:29; 6:35; 8:12; 10:11; 11:25; 14:6; 15:1) Mediante questa illustrazione della “vera vite” Gesù fa conoscere la meravigliosa unità che esiste non solo fra i suoi veri seguaci e lui stesso, ma anche col Padre. Portando molto frutto essi glorificheranno il Padre suo. “Come il Padre ha amato me e io ho amato voi, rimanete nel mio amore”, consiglia Gesù. — 15:9.
33. Quale scopo del proprio ministero esprime Gesù in preghiera?
33 Con quanto fervore egli prega poi Geova perché tutti questi che ama, e anche ‘quelli che riporranno fede in lui per mezzo della loro parola’, siano uno col Padre suo e con lui stesso, santificati dalla parola di verità! In effetti l’intero scopo del ministero di Gesù è meravigliosamente espresso nelle ultime parole della preghiera che egli rivolge al Padre: “Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, affinché l’amore col quale mi hai amato sia in loro e io unito a loro”. — 17:20, 26.
34. Quali utili consigli diede Gesù su come vincere il mondo?
34 Anche se stava per lasciare i suoi discepoli nel mondo, Gesù non li avrebbe lasciati senza un soccorritore, “lo spirito della verità”. Per giunta diede loro opportuni consigli sulla loro relazione col mondo, mostrando come avrebbero potuto vincere in qualità di “figli della luce”. (14:16, 17; 3:19-21; 12:36) “Se rimanete nella mia parola, siete realmente miei discepoli”, disse Gesù, “e conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”. Ai figli delle tenebre invece disse: “Voi siete dal padre vostro il Diavolo e desiderate compiere i desideri del padre vostro. Egli . . . non si attenne alla verità, perché in lui non c’è verità”. Siamo dunque determinati a mantenerci sempre saldi nella verità, sì, ad ‘adorare il Padre con spirito e verità’ e a trarre forza dalle parole di Gesù: “Fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo”. — 8:31, 32, 44; 4:23; 16:33.
35. (a) Quale dichiarazione fa Gesù riguardo al Regno di Dio? (b) Perché il Vangelo di Giovanni dà motivo di provare felicità e gratitudine?
35 Tutto questo ha pure relazione con il Regno di Dio. Mentre era sotto processo Gesù dichiarò: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. Quindi, rispondendo alla domanda di Pilato, disse: “Tu stesso dici che io sono re. Per questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla parte della verità ascolta la mia voce”. (18:36, 37) Felici sono in realtà quelli che ascoltano e ‘nascono di nuovo’ per “entrare nel regno di Dio” unitamente al Re. Felici sono le “altre pecore” che ascoltano la voce di questo Re-Pastore e ottengono la vita. C’è davvero motivo di essere grati che sia stato provveduto il Vangelo di Giovanni, in quanto esso fu scritto “affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate la vita per mezzo del suo nome”. — 3:3, 5; 10:16; 20:31.
[Note in calce]
a Storia ecclesiastica, V, VIII, 4.
c The Bible and Modern Scholarship, 1949, p. 21.