PORTA
“Ingresso” (ebr. pèthach; Ge 19:11) di una stanza, di una casa o altro edificio, o di una città. Consiste di: (1) un architrave, o “parte superiore della porta” (ebr. mashqòhf; Eso 12:7), cioè la trave orizzontale di legno o di pietra che delimita in alto il vano della porta e sostiene il peso della struttura sovrastante; (2) due stipiti verticali (ebr. mezuzòth; Eso 12:7), uno per parte, su cui poggia l’architrave; (3) la porta stessa (ebr. dèleth; gr. thỳra); (4) la “soglia” (ebr. saf [Gdc 19:27]).
L’architrave e gli stipiti delle porte delle case israelite in Egitto furono ubbidientemente aspersi col sangue della vittima pasquale come segno affinché l’angelo di Dio oltrepassasse quelle case e non uccidesse i primogeniti. (Eso 12:7, 22, 23) Secondo la Legge, se uno schiavo o una schiava voleva rimanere stabilmente al servizio del suo proprietario, veniva fatto da questi accostare alla porta o allo stipite e gli veniva forato l’orecchio con una lesina. (Eso 21:5, 6; De 15:16, 17) La parola ebraica per stipite (mezuzàh) finì per indicare un piccolo contenitore in cui gli ebrei ortodossi mettono un rettangolino di pergamena contenente il testo di Deuteronomio 6:4-9 e 11:13-21, e che poi inchiodano allo stipite. — Vedi MEZUZAH.
La porta era generalmente di legno, e di solito girava su cardini inseriti in un apposito incavo praticato nell’architrave e nella soglia. (Pr 26:14) I cardini spesso erano di legno, ma gli egiziani a volte fissavano alle estremità superiore e inferiore della porta cerniere metalliche munite di sporgenze che venivano inserite nei cardini. I cardini delle porte del tempio di Salomone erano d’oro. — 1Re 7:48, 50.
Generalmente le porte delle case erano piccole e disadorne. L’entrata del tempio di Salomone ne aveva invece due, di legno di ginepro e a due battenti, e due porte di legno d’albero oleifero conducevano al Santissimo; tutte queste porte, rivestite d’oro, erano decorate con sculture di cherubini, palme e fiori. (1Re 6:31-35) Anche altrove erano in uso grandi porte munite di battenti. Per esempio, Geova fece in modo che le porte di rame, gli “usci a due battenti”, di Babilonia rimanessero aperte per far entrare Ciro. — Isa 45:1, 2.
La soglia era generalmente di legno o di pietra. Tuttavia le soglie della “casa di Geova” edificata da Salomone erano rivestite d’oro. — 2Cr 3:1, 7.
Le porte delle case e delle città potevano essere rinforzate con sbarre o travi trasversali di legno o di ferro (Isa 45:2; De 3:5; 2Cr 8:5; 14:7), di solito fissate in modo da poter scorrere in appositi incavi praticati negli stipiti. Le porte cittadine avevano a volte sbarre e chiavistelli. (Ne 3:3; 7:3) Il chiavistello poteva consistere in un’asta o bastone che veniva spinto in un foro praticato nella soglia dal lato interno della porta. Alcune città avevano porte munite di serrature (De 33:25), come certe abitazioni. — 2Sa 13:17, 18; vedi SERRATURA.
Esistevano anche battiporta metallici, ma la Bibbia non dice specificamente che gli ebrei li usassero. Per farsi sentire da chi era in casa, si bussava alla porta di casa o dell’androne. — Ca 5:2; At 12:13.
La Bibbia menziona vari tipi di porte: (1) Porte dell’accampamento (Eso 32:26, 27); (2) porte della città (Ger 37:13); (3) porta del cortile del tabernacolo (Eso 38:18); (4) “porte del Castello che appartiene alla casa” (Ne 2:8); (5) porte del tempio (At 3:10) e (6) porte di abitazioni (At 12:13, 14).
Le porte delle città. Le città di solito avevano il minor numero possibile di porte, dato che questi erano i punti più vulnerabili delle fortificazioni. Dove c’erano mura interne ed esterne, c’erano naturalmente porte in entrambe le mura. Le porte più antiche avevano un ingresso a forma di L per impedire l’accesso al nemico. In seguito, dopo l’introduzione dei carri da guerra (XVIII secolo a.E.V. ca.), le porte delle città avevano un ingresso rettilineo e diretto. In alcune rovine sono state scoperte porte cittadine costituite da un ingresso fiancheggiato da torri quadrangolari, il quale immetteva in un vestibolo lungo 15-20 m. Il passaggio attraverso il vestibolo era fiancheggiato da ben sei pilastri, che restringevano il passaggio in tre punti. In alcuni casi gli androni più profondi avevano due o tre porte successive. Piccoli locali ricavati all’interno delle pareti del vestibolo servivano come posti di guardia. Le porte del tempio visto in visione da Ezechiele avevano simili “camere della guardia”. (Ez 40:6, 7, 10, 20, 21, 28, 29, 32-36) A volte le porte della città avevano un vestibolo coperto, anche a più piani, com’è evidente dalle scale rinvenute all’interno. — Cfr. 2Sa 18:24, 33.
Sono state scoperte antiche città fortificate che avevano porticine laterali. Queste a volte si trovavano alla base dei bastioni e in tempo di pace consentivano agli abitanti di entrare comodamente in città. Durante un assedio a quanto pare erano usate dai difensori per fare sortite contro gli assedianti, sotto la protezione del tiro dei compagni sulle mura.
Di solito le porte cittadine erano di legno rivestito di lastre metalliche; altrimenti il nemico avrebbe potuto appiccarvi il fuoco. Alcune potevano anche essere di ferro, come ai giorni degli apostoli. (At 12:10) Le Scritture dicono che le mura di Babilonia avevano porte di rame con sbarre di ferro. (Isa 45:2; cfr. Sl 107:2, 16). Alcune porte venivano sprangate con sbarre di legno. (Na 3:13) Ai giorni di Salomone, nella regione di Argob, in Basan, c’erano “sessanta grandi città con mura e sbarre di rame”. (1Re 4:13) In Siria sono state rinvenute massicce porte cittadine costituite da un’unica spessa lastra di pietra alta circa 3 m, che girava su cardini fissati sopra e sotto. Tenendo conto di ciò, non fu davvero impresa da poco quella di Sansone, che divelse i battenti della porta di Gaza, con relativi stipiti e sbarra, e li portò fin sulla cima del “monte che è di fronte a Ebron”. Naturalmente poté farlo grazie alla forza infusagli dallo spirito di Geova. — Gdc 16:3.
Loro funzione. Le “porte” di una città potevano indicare la città stessa, dato che gran parte delle attività ufficiali si svolgevano presso le porte e lì avvenivano le transazioni commerciali (De 16:11, 14, nt.; Ru 4:10; Sl 87:2; 122:2); nella capitale gli affari si sbrigavano spesso alla porta del palazzo reale. (Est 3:2, 3; 5:9, 13; 6:10, 12) Quando le porte o gli ingressi della città giacevano desolati, significava che era scomparsa anche la gloria. (Isa 3:26; 14:31; Ger 14:2; La 1:4) Le porte erano il punto sul quale gli assedianti concentravano i loro sforzi. Una volta impadronitisi delle porte, avrebbero avuto facile accesso alla città. Così ‘prendere possesso delle porte’ di una città significava espugnarla. (Ge 22:17; 24:60) Quando fu aperta una breccia nelle mura di Gerusalemme, i principi del re di Babilonia diressero le operazioni di conquista da una posizione nei pressi di una delle porte cittadine. — Ger 39:2, 3.
Le porte della città erano i luoghi in cui si svolgeva la vita pubblica e si tenevano assemblee. Presso le porte c’erano di solito ampi piazzali, come la pubblica piazza davanti alla Porta delle Acque a Gerusalemme. (Ne 8:1) Le porte della città erano centri di informazione, non solo per l’arrivo di viaggiatori e mercanti, ma anche perché quasi tutti i lavoratori entravano e uscivano ogni giorno dalla porta, specie quelli che lavoravano nei campi. Quindi la porta era un luogo d’incontro. (Ru 4:1; 2Sa 15:2) Vi si tenevano mercati; alcune porte di Gerusalemme (ad esempio la Porta dei Pesci) presero evidentemente nome dai generi che vi si vendevano. — Ne 3:3.
Alle porte sedevano in giudizio gli anziani della città. (De 16:18; 21:18-20; 22:15; 25:7) Persino i re a volte vi tenevano udienze, anche giudiziarie. (2Sa 19:8; 1Re 22:10; Ger 38:7) Poiché i giudici, i notabili, i mercanti, gli uomini d’affari e molta altra gente stavano di solito alla porta, spesso i profeti andavano lì a pronunciare i loro messaggi. Da lì i messaggi si sarebbero diffusi molto più rapidamente. (1Re 22:10; Ger 17:19) Alle porte si facevano anche altri annunci importanti e proclami ufficiali. (2Cr 32:6-8) Esdra lesse la Legge nella pubblica piazza davanti alla Porta delle Acque. (Ne 8:1-3) La sapienza viene rappresentata mentre grida all’ingresso delle porte perché tutti gli abitanti della città odano i suoi consigli. (Pr 1:20, 21; 8:1-3) Dal momento che la porta della città era un centro di notizie, lì sarebbero divenute note le opere buone o cattive degli abitanti. — Pr 31:31.
Sembra che i pagani usassero offrire sacrifici alle porte della città. (At 14:13) Questa usanza errata aveva preso piede anche in Giuda, ma fu eliminata dal re Giosia. — 2Re 23:8.
Le persone condannate a morte dai giudici venivano portate fuori delle porte cittadine per essere giustiziate. (1Re 21:10-13; At 7:58) I corpi morti degli animali offerti in sacrificio per l’espiazione dei peccati nel giorno di espiazione venivano portati fuori della città e bruciati. (Le 16:27, 28) Gesù Cristo, quindi, l’offerta per l’espiazione del peccato dell’umanità, fu messo a morte fuori della porta di Gerusalemme. — Eb 13:11, 12.
Viste le importanti attività che si svolgevano alle porte della città, era un grande onore sedere lì con gli anziani locali. (Gb 29:7; Pr 31:23) Non era il posto adatto per uno stolto. (Pr 24:7) Davide, quando era perseguitato, considerò una faccenda seria che quelli che sedevano alle porte si occupassero di lui, specialmente in senso sfavorevole. (Sl 69:12) “Schiacciare l’afflitto alla porta” era indice di corruzione del potere giudiziario, dato che lì si dibattevano le cause. (Gb 5:4; Pr 22:22; Am 5:12) ‘Odiare alla porta chi riprende’ significava odiare il giudice che impartiva correzione o infliggeva la pena. (Am 5:10) Quelli che ‘tendevano l’esca a chi riprende alla porta’ erano individui che mediante corruzione o altre pressioni cercavano di indurre i giudici a pervertire il giudizio o che tentavano di adescare un profeta che stava presso la porta per riprenderli. — Isa 29:19-21.
Le porte dell’accampamento nel deserto. Le ‘porte’ dell’accampamento di Israele erano le sue vie di accesso, sicuramente ben custodite. Il tabernacolo si trovava al centro del campo, e i leviti si accampavano nelle sue immediate adiacenze; le dodici tribù, tre per lato, erano più distanti. Grazie a questa disposizione il campo era ben protetto. — Eso 32:26, 27; Nu 3; vedi PORTIERE, PORTINAIO.
Le porte di Gerusalemme. A proposito delle porte di Gerusalemme è bene ricordare che, dal tempo della conquista da parte di Davide, la città ebbe notevole sviluppo ed espansione, così che furono costruite diverse mura o ne furono aggiunte delle parti. Qui ci interesseremo principalmente delle porte menzionate nel libro di Neemia, che ce ne fornisce la descrizione o l’elenco più completo. Le porte nominate da Neemia sono quelle delle mura costruite prima dell’VIII secolo a.E.V. e delle mura che cingevano il “secondo quartiere”. (2Re 22:14; 2Cr 34:22; Sof 1:10) Il “secondo quartiere”, situato nella parte N della città, era delimitato a O e in parte a N dalle mura di Ezechia (2Cr 32:5), a cui si congiungevano le mura di Manasse, che proseguivano a NE e ad E. (2Cr 33:14) Esso si trovava a N della parte più antica della città e delle sue mura, ma sembra che non si estendesse a O quanto le mura precedenti.
Le mura di Neemia. Nel descrivere la ricostruzione delle mura cittadine (Ne 3), Neemia comincia dalla Porta delle Pecore e procede in senso antiorario. Nell’elenco che segue adotteremo lo stesso criterio, inserendo le porte non menzionate nel racconto della ricostruzione ma nominate nella descrizione della processione inaugurale (Ne 12) e altre porte menzionate in vari passi biblici, alcune delle quali sono le stesse elencate da Neemia ma con un altro nome.
Porta delle Pecore. La Porta delle Pecore fu ricostruita dal sommo sacerdote Eliasib e dagli altri sacerdoti. (Ne 3:1, 32; 12:39) Questo fa ritenere che si trovasse vicino all’area del tempio, probabilmente nelle mura del secondo quartiere, quelle costruite da Manasse (vedi “Porta dei Pesci”, più avanti), all’estremità NE della città o nelle vicinanze. Può darsi che questa porta fosse così chiamata perché vi passavano pecore e capre destinate ai sacrifici o forse a un vicino mercato. La “porta delle pecore” menzionata in Giovanni 5:2 probabilmente è la stessa porta o una corrispondente d’epoca più tarda, dato che si trovava nella stessa zona, presso la piscina di Betzata.
Porta dei Pesci. Pare che Ezechia avesse fatto costruire una parte delle mura che cingevano il secondo quartiere fino alla Porta dei Pesci. (2Cr 32:5; 33:14) Nella descrizione della ricostruzione e della processione inaugurale ai giorni di Neemia, la Porta dei Pesci è collocata a O della Porta delle Pecore, forse vicino all’estremità N della valle del Tiropeon. (Ne 3:3; 12:39) In Sofonia 1:10 è menzionata insieme al secondo quartiere. Il suo nome potrebbe derivare dalla vicinanza del mercato dove i tiri vendevano il pesce. — Ne 13:16.
Porta della Città Vecchia. La Porta della Città Vecchia si trovava sul lato NO della città, fra la Porta dei Pesci e la Porta di Efraim. (Ne 3:6; 12:39) In ebraico è chiamata semplicemente “Porta della Vecchia”, e il termine “città” viene aggiunto dai traduttori. È stata avanzata l’ipotesi che il nome derivi dal fatto che era l’ingresso principale a N della città vecchia. Può darsi che fosse situata nel punto in cui si incontravano il Muro Largo (che cingeva a N la città vecchia) e l’estremità S del muro occidentale del secondo quartiere. Alcuni pensano che questa porta sia la “Prima Porta” menzionata da Zaccaria. Sembra che egli si riferisca ai confini E-O della città quando dice “[1] dalla Porta di Beniamino fino al luogo [2] della Prima Porta, fino [3] alla Porta dell’Angolo”, e ai confini N-S quando dice “dalla Torre di Ananel fino ai tini del re”. (Zac 14:10) Altri metterebbero in relazione la Porta della Città Vecchia con la “Porta di Mezzo” menzionata in Geremia 39:3. Alcuni chiamano questa Porta della Città Vecchia la “Porta Mishneh” e la collocano lungo il muro occidentale del secondo quartiere.
Porta di Efraim. La Porta di Efraim si apriva nel Muro Largo, 400 cubiti (178 m) a E della Porta dell’Angolo. (2Re 14:13; 2Cr 25:23) Da essa si usciva a N in direzione del territorio di Efraim. Alcuni ricercatori la identificano con la Porta di Mezzo (Ger 39:3), altri con la Prima Porta. (Zac 14:10) Si pensa che corrispondesse alla Porta Gennath o Porta del Giardino di cui parla lo storico ebreo Giuseppe Flavio. (Guerra giudaica, V, 146 [iv, 2]) Presso la Porta di Efraim c’era una pubblica piazza in cui all’epoca di Neemia la popolazione eresse capanne per celebrare la festa delle capanne. (Ne 8:16) Questa porta non è nominata nel brano di Neemia relativo alla ricostruzione, probabilmente perché non aveva avuto bisogno di estesi restauri.
Porta dell’Angolo. Questa porta era evidentemente situata all’angolo NO delle mura della città, a O della Porta di Efraim. (2Re 14:13; 2Cr 25:23) Si trovava sul versante E della valle di Innom, pare nel muro occidentale della città vecchia là dove esso si congiungeva con il Muro Largo. Presso questa porta Uzzia eresse una torre; non è specificato se si trattasse della Torre dei Forni o no. (2Cr 26:9) Sia Geremia che Zaccaria sembrano collocare la Porta dell’Angolo all’estremità O della città. — Ger 31:38; Zac 14:10.
Non risulta che ci fossero altre porte nel muro occidentale tra la Porta dell’Angolo e la Porta della Valle, situata nel tratto SO delle mura, senza dubbio perché il ripido pendio della valle di Innom rendeva inutile l’apertura di altre porte. Neemia non menziona la Porta dell’Angolo; ancora una volta la ragione potrebbe essere che questa porta non aveva avuto bisogno di estesi restauri. La narrazione accenna comunque al restauro della Torre dei Forni, che sembra facesse parte della Porta dell’Angolo o sorgesse lì vicino. — Ne 3:11.
Porta della Valle. La Porta della Valle immetteva nella valle di Innom nel tratto SO delle mura cittadine. Può darsi che la “Porta degli Esseni” menzionata da Giuseppe Flavio si trovasse qui o nelle vicinanze. (Guerra giudaica, V, 145 [iv, 2]) Uzzia, nel programma di fortificazione della città, costruì una torre presso questa porta. (2Cr 26:9) Dalla Porta della Valle Neemia uscì per il suo giro d’ispezione alle mura diroccate, dirigendosi a E lungo la valle di Innom e risalendo poi la valle del Chidron, per rientrare infine nella città dalla stessa porta. (Ne 2:13-15) Pur non essendo menzionata per nome, sembra che la Porta della Valle fosse il punto di partenza della processione inaugurale: un corteo si diresse verso la Porta dei Mucchi di Cenere marciando sulle mura in senso antiorario, e l’altro in senso orario verso la Porta dell’Angolo e la Torre dei Forni. — Ne 12:31-40.
Porta dei Mucchi di Cenere. Questa porta è nota anche come Porta dei Cocci, ma in molte Bibbie viene chiamata Porta del Letame, in base alla Settanta greca e alla Vulgata latina. (Ne 2:13; 12:31; Ger 19:2) Secondo la descrizione di Neemia era situata 1.000 cubiti (445 m) a E della Porta della Valle. (Ne 3:13, 14) Si trovava all’angolo SE delle mura della città, e immetteva nella valle di Innom vicino al punto in cui questa si congiungeva con la valle del Tiropeon. Da questa porta gli idolatri che bruciavano i loro figli nel fuoco a Baal raggiungevano Tofet nella valle di Innom. (Ger 19:1-6) Era anche la porta attraverso la quale Geremia condusse alcuni anziani e sacerdoti di Israele e annunciò la calamità di Gerusalemme, rompendo una fiasca di terracotta per illustrare ciò che Dio avrebbe fatto al popolo che serviva altri dèi. — Ger 19:1-3, 10, 11.
Il nome “Porta dei Cocci” potrebbe essere dovuto al fatto che frammenti di vasellame venivano buttati come rifiuti nelle vicinanze, o perché vi venivano macinati frammenti di ceramica che, ridotti in polvere, servivano per intonacare le cisterne (come si faceva in epoca più recente vicino a una piscina all’estremità SO della città). Presso questa porta poteva anche esserci qualche bottega di vasaio, data la presenza di argilla nella vicina valle di Innom e di acqua all’imbocco della valle del Tiropeon e presso la sorgente di En-Roghel. (Cfr. Ger 18:2; 19:1, 2). A partire dal IV secolo E.V. il “campo del vasaio” (Mt 27:7, 8) è stato tradizionalmente identificato con un luogo situato sul versante S della valle di Innom.
Porta della Fonte. Porta così chiamata perché da essa si accedeva a una vicina fonte o sorgente, forse En-Roghel, che si trovava sotto il punto d’incontro della valle del Chidron con la valle di Innom. Probabilmente la porta era all’estremità S della collina orientale della città (cioè all’estremità S della “Città di Davide”). (Ne 2:14; 3:15; 12:37) La Porta della Fonte permetteva a coloro che vivevano nella Città di Davide di raggiungere comodamente En-Roghel, mentre la Porta dei Mucchi di Cenere, poco più a SO, che pure portava a En-Roghel, era probabilmente un’uscita migliore per gli abitanti del Tiropeon e della collina sudoccidentale della città.
Porta delle Acque. Il nome di questa porta può essere dovuto alla vicinanza, o almeno alla facilità d’accesso, alla sorgente di Ghihon situata circa a metà del lato E della città. Questa porta si trovava vicino all’Ofel, non lontano dall’area del tempio. (Ne 3:26) Dalla Porta delle Acque uno dei cortei della processione inaugurale lasciò le mura per dirigersi verso il tempio, dove si riunì con l’altro corteo, senza percorrere a quanto sembra il tratto delle mura cittadine a E del tempio. (Ne 12:37-40) Davanti a questa porta c’era una piazza in cui tutta la popolazione si radunò per udire Esdra leggere la Legge, e dove in seguito si eressero capanne per celebrare la festa delle capanne. — Ne 8:1-3, 16.
Porta dei Cavalli. I lavori di ricostruzione sopra la Porta dei Cavalli furono compiuti dai sacerdoti, il che fa pensare che si trovasse vicino al tempio. (Ne 3:28) Alcuni ritengono che la Porta dei Cavalli permettesse il passaggio fra le due parti del quartiere in cui sorgevano il tempio e il palazzo reale. Questa ipotesi si basa sulla descrizione dell’esecuzione capitale di Atalia che, condotta fuori del tempio dai soldati, giunse “all’entrata della porta dei cavalli della casa del re”. (2Cr 23:15; 2Re 11:16) Probabilmente però questo era solo un ingresso del recinto del palazzo reale e non la Porta dei Cavalli per la quale passavano i cavalli che entravano e uscivano dalla città. Neemia include chiaramente la Porta dei Cavalli nella descrizione dei lavori di ricostruzione, indicando che era una porta delle mura della città. Probabilmente si trovava a SE dell’area del tempio. (Ne 3:28; Ger 31:40) La Porta dei Cavalli non è menzionata nella descrizione della processione inaugurale, evidentemente perché i due cortei lasciarono le mura rispettivamente alla Porta delle Acque e alla Porta della Guardia, senza percorrere il tratto delle mura a E del tempio, dove si trovavano la Porta dei Cavalli e la Porta dell’Ispezione. — Ne 12:37-40.
Porta dell’Ispezione. La Porta dell’Ispezione (ebr. hammifqàdh) è chiamata da alcuni porta della Sorveglianza o porta della Rassegna. (Ne 3:31, ATE; CEI; Ga) In Ezechiele 43:21 mifqàdh (lo stesso vocabolo ebraico senza l’articolo ha) è tradotto “luogo stabilito”. Secondo alcuni si trattava della Porta della Guardia. Il fatto che sia menzionata da Neemia nel descrivere la ricostruzione sembrerebbe avallare l’ipotesi che si trattasse di una porta delle mura a E della città di fronte all’area del tempio e a N della Porta dei Cavalli. (Ne 3:27-31) Neemia accenna a un angolo nelle mura oltre la Porta dell’Ispezione, il che collocherebbe questa porta lungo il muro orientale, a S del punto in cui esso voltava (probabilmente in direzione NO).
Neemia afferma che furono eseguiti lavori di riparazione “di fronte alla Porta dell’Ispezione”. Alcuni hanno inteso queste parole nel senso che i lavori avrebbero interessato un settore delle mura cittadine di fronte a una porta del tempio così chiamata. Questa spiegazione però non sembra esatta, perché la stessa espressione è usata in relazione alla Porta delle Acque, riconosciuta come una porta nelle mura cittadine. (Ne 3:26, 31) La Porta dell’Ispezione non è nominata nella descrizione della processione, evidentemente perché i partecipanti non percorsero il tratto di mura a E del tempio.
Porta della Guardia. Da questa porta uno dei cortei della processione inaugurale lasciò le mura per dirigersi verso il tempio. — Ne 12:39, 40.
Porta di Mezzo. Quando i babilonesi aprirono una breccia nelle mura di Gerusalemme, i loro comandanti militari si insediarono alla Porta di Mezzo. (Ger 39:3) Molto probabilmente si trattava della Porta della Città Vecchia, dato che questa porta, trovandosi alla convergenza del Muro Largo, delle mura settentrionali della città vecchia e del muro occidentale del secondo quartiere, era in una posizione centrale o dominante. Le opinioni però differiscono, e c’è chi propone di identificarla con la Porta di Efraim o con la Porta dei Pesci.
Porta di Beniamino. Alcuni identificano la Porta di Beniamino con la Porta delle Pecore. Questa ubicazione corrisponderebbe alla descrizione della tentata sortita di Geremia verso il territorio di Beniamino, evidentemente per recarsi ad Anatot, a NE di Gerusalemme. (Ger 37:11-13) Sedechia sedeva alla Porta di Beniamino quando fu avvicinato da Ebed-Melec che gli rivolse una supplica a favore di Geremia. (Ger 38:7, 8) È ragionevole pensare che durante l’assedio dei babilonesi il re si trovasse nel punto più critico. La Porta delle Pecore, nella parte N della città, sarebbe stata la più gravemente minacciata dagli attaccanti babilonesi. C’è però chi ritiene che la Porta di Beniamino fosse la Porta dell’Ispezione.
Altre porte. Quando il re Sedechia fuggì per sottrarsi ai babilonesi, uscì “per la via della porta fra le doppie mura che è presso il giardino del re”. (Ger 52:7, 8; 39:4) C’è molta incertezza sull’identità di queste “doppie mura”. Ma, a quanto si sa, sia la Porta dei Mucchi di Cenere che la Porta della Fonte potrebbero corrispondere alle circostanze descritte nelle Scritture, essendo entrambe vicine al giardino del re. — 2Re 25:4, 5.
In 2 Re 23:8 si parla di “alti luoghi delle porte che erano all’ingresso della porta di Giosuè, capo della città, che era a sinistra di chi entrava nella porta della città”. Qui la “porta di Giosuè” non è il nome di una porta della città, bensì di una porta all’interno delle mura cittadine che portava alla residenza del governatore, a sinistra di chi entrava per la porta della città.
Porte del tempio. Porta Orientale. Nel descrivere i lavori di ricostruzione Neemia dice che vi prese parte il custode della Porta Orientale. (Ne 3:29) La Bibbia però non dice che la Porta Orientale fosse una delle porte delle mura di Gerusalemme, come qualcuno ha pensato. La Porta Orientale poteva trovarsi più o meno alla stessa altezza della Porta dell’Ispezione nelle mura cittadine. Questa dev’essere la porta che in 1 Cronache 9:18 è chiamata “porta del re ad est”, essendo la porta dalla quale il re entrava o usciva dal tempio.
Porta del Fondamento. Porta del tempio, di ubicazione incerta. — 2Re 11:6; 2Cr 23:5.
“Porta superiore della casa di Geova”. Questa poteva essere una porta che immetteva nel cortile interno, forse la “nuova porta di Geova”, dove fu processato Geremia; lì inoltre Baruc, segretario di Geremia, lesse il rotolo davanti al popolo. (Ger 26:10; 36:10) Può darsi che Geremia l’abbia chiamata “nuova porta” perché non era antica come le altre; forse si trattava della “porta superiore della casa di Geova” costruita dal re Iotam. — 2Re 15:32, 35; 2Cr 27:3.
“Porta Superiore di Beniamino, che era nella casa di Geova”. Probabilmente una porta che immetteva nel cortile interno, sul lato N del tempio. — Ger 20:2; cfr. Ez 8:3; 9:2.
Porta Bella. Porta del tempio ricostruito da Erode il Grande; qui Pietro guarì un uomo zoppo dalla nascita. (At 3:1-10) Una tradizione identifica questa porta con la Porta d’Oro tuttora esistente nelle mura della città, ma può darsi che la Porta Bella fosse una porta interna dell’area del tempio, forse corrispondente all’antica “Porta Orientale”. Secondo alcuni poteva essere una delle porte a E dell’edificio stesso del tempio, che si apriva sul cortile delle donne, porta che secondo Giuseppe Flavio era alta 50 cubiti (22 m) e aveva battenti in bronzo di Corinto.
Altre porte menzionate sono la “porta dietro i corrieri” e la “porta dei corrieri”. Queste sono porte del tempio, di ubicazione incerta. — 2Re 11:6, 19.
Parlando del tempio ricostruito da Erode il Grande, la Mishnàh ebraica (Middoth 1:3) menziona solo cinque porte da cui si accedeva al Monte del Tempio, cioè situate lungo il muro che circondava l’intera area quadrangolare del tempio: le due Porte di Hulda a S, la Porta di Coponius a O, la Porta di Tadi (Teri) a N e la Porta Orientale, sulla quale era raffigurato il palazzo di Susa. Giuseppe Flavio menziona invece quattro porte a O. (Antichità giudaiche, XV, 410 [xi, 5]) Scavi archeologici hanno ora permesso di identificare queste quattro porte. Da S a N, sono: la porta sopra l’Arco di Robinson che conduce ai gradini che scendono giù nella valle del Tiropeon; la Porta di Barclay al livello della strada; la porta che dà sopra l’Arco di Wilson, che reggeva un viadotto sulla valle del Tiropeon; e la Porta di Warren, pure al livello stradale. La Porta di Coponius potrebbe corrispondere o a quella di Barclay o a quella sopra l’Arco di Wilson.
La Mishnàh aggiunge che c’erano sette porte che davano sul cortile che circondava immediatamente il tempio. — Middoth 1:4; vedi TEMPIO.
Usi figurativi. In Salmo 118:19, 20 si parla di “porte della giustizia” e della “porta di Geova” in cui entrano i giusti. — Cfr. Mt 7:13, 14.
Quando uno moriva si diceva che passava per le “porte della morte”. (Sl 9:13; 107:18) Andava nella comune tomba di tutto il genere umano e quindi passava per le porte dello Sceol o Ades. (Isa 38:10; Mt 16:18) Poiché Gesù Cristo ha le chiavi della morte e dell’Ades (Ri 1:18), ai componenti della sua congregazione è assicurato che questi nemici non li terranno schiavi per sempre. L’apostolo Paolo spiegò che tutti costoro muoiono, vanno nella morte e nell’Ades, come vi andò anche Cristo che Dio liberò dalle doglie della morte e non lasciò nell’Ades. (At 2:24, 31) Grazie alla risurrezione, la morte e l’Ades non riportano la vittoria finale sulla congregazione di Cristo. — 1Co 15:29, 36-38, 54-57.
Poiché il popolo di Dio, una volta ristabilito in Sion, vi avrebbe ripristinato la pura adorazione, le sue porte sarebbero state chiamate Lode. Le porte di Sion sarebbero state tenute aperte di continuo perché vi affluissero le risorse delle nazioni, senza timore che la città potesse cadere in mano nemica. — Isa 60:11, 18.
Ezechiele vide in visione una città che sarebbe stata chiamata “Geova stesso è lì”, città con dodici porte recanti i nomi delle dodici tribù d’Israele. (Ez 48:30-35) Egli descrive nei particolari anche la visione di un tempio con le sue varie porte. — Ez 40–44.
La città santa, la “Nuova Gerusalemme”, è raffigurata con 12 porte di perla, e con un angelo a guardia di ciascuna porta. Queste porte sono sempre aperte, dato che non esiste la notte per cui si debba chiuderle. La gloria e l’onore delle nazioni entrano per le porte della città. Benché queste siano aperte, non vi possono entrare coloro che praticano cose malvage, impure o disgustanti. Solo quelli che si mantengono puri, i vincitori che diventano re e sacerdoti con Cristo, possono entrare passando davanti ai custodi angelici. (Ri 21:2, 12, 21-27; 22:14, 15; 2:7; 20:4, 6) I popoli delle nazioni della terra che camminano alla luce della città sono benedetti.
Gesù Cristo incoraggiò a perseverare, dicendo: “Continuate a bussare, e vi sarà aperto”. (Mt 7:7) In Rivelazione 3:20 Cristo dichiara che egli ‘sta alla porta e bussa’, promettendo benefìci spirituali a chi apre la porta, lo accoglie in casa e gode così della sua compagnia.
Se la Sulamita fosse stata instabile nell’amore e nella virtù, come una porta che gira sui cardini, i suoi fratelli l’avrebbero ‘rafforzata con una tavola di cedro’, sprangando così la “porta” e impedendo che si aprisse cedendo alle pressioni di qualcuno indegno. — Ca 8:8, 9.
Leviatan, con la sua doppia mascella, è descritto come se avesse delle “porte” sul muso. (Gb 41:1, 13, 14) Descrivendo la vecchiaia, il congregatore osservò che “le porte sulla strada si sono chiuse”, forse a significare che le due porte della bocca si aprono di rado o non si aprono affatto per esprimere ciò che è nella “casa” corporea. — Ec 12:1, 4.
Gesù Cristo esortò a sforzarsi con vigore per ottenere la salvezza, “per entrare dalla porta stretta”. (Lu 13:23, 24; Flp 3:13, 14; cfr. Mt 7:13, 14). In un’altra occasione si paragonò alla porta di un simbolico ovile, in quanto egli è il vero Pastore che conduce il suo “piccolo gregge” in una relazione con Geova sulla base del nuovo patto convalidato dal sangue di Gesù stesso. (Lu 12:32; Gv 10:7-11) Che Gesù si paragonasse a una porta è in armonia col fatto che tramite lui, grazie al suo sacrificio di riscatto, persone simili a pecore possono avvicinarsi a Dio, essere salvate e ottenere la vita. — Gv 14:6.
Fu Geova a stabilire che venisse aperta alle nazioni “la porta della fede”. (At 14:27) Paolo rimase per qualche tempo a Efeso perché gli era stata aperta “una grande porta che conduce ad attività” per dichiararvi la buona notizia. — 1Co 16:8, 9; At 19:1-20; cfr. 2Co 2:12, 13; Col 4:3, 4.
Giovanni vide in visione “una porta aperta in cielo”, che gli permise di vedere cose future e di entrare, per così dire, alla presenza di Geova. — Ri 4:1-3.