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Preghiere pubbliche fatte con cuore umileLa Torre di Guardia 1986 | 15 maggio
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Paolo menzionò un altro principio importante, scrivendo: “Se io prego in lingua, il mio dono dello spirito prega, ma la mia mente è infruttuosa. . . . Se tu offri lodi con un dono dello spirito, come colui che occupa il posto della persona comune dirà Amen al tuo rendimento di grazie, giacché non conosce ciò che dici?” (I Corinti 14:14-16) Al tempo di Paolo alcuni cristiani avevano ricevuto il dono miracoloso delle lingue e, a quanto pare, alcuni di loro pregavano in queste lingue in rappresentanza della congregazione. Ma, come indicò Paolo, gli altri componenti della congregazione non li capivano.
Oggi non abbiamo questo dono miracoloso. I cristiani che pregano in pubblico, però, dovrebbero farlo in modo tale da essere capiti. Per esempio, prima di un discorso pubblico invitiamo i presenti a unirsi a noi in preghiera. In un’occasione del genere è senza dubbio meglio evitare di usare nella preghiera parole o argomenti che i nuovi farebbero fatica a capire.
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Preghiere pubbliche fatte con cuore umileLa Torre di Guardia 1986 | 15 maggio
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[Riquadro a pagina 22]
È giusto che chi ascolta dica “Amen” in modo udibile alla fine di una preghiera pubblica?
Sì, se lo desidera o se si sente spinto a farlo. Paolo disse che coloro che ascoltavano una preghiera dicevano “Amen”, anche se non specificò se lo pronunciavano in modo udibile, o in silenzio nel cuore. (I Corinti 14:16) Tuttavia, sotto la Legge mosaica, c’era un’occasione in cui agli israeliti era stato specificamente comandato di dire “Amen!” ad alta voce. (Deuteronomio 27:14-26) Pertanto, quando colui che prega indica di aver terminato la preghiera dicendo “Amen”, è giusto che gli ascoltatori dicano “Amen” nel loro cuore o in modo udibile a bassa voce. I genitori dovrebbero insegnare ai figli a mostrare il giusto apprezzamento dicendo “Amen” in tono sommesso.
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