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Non torniamo indietro alla distruzione!La Torre di Guardia 1999 | 15 dicembre
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Non torniamo indietro alla distruzione!
“Noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione”. — EBREI 10:39.
1. Quali circostanze indussero l’apostolo Pietro a cedere al timore?
GLI apostoli saranno rimasti allibiti quando il loro diletto Signore, Gesù, disse che sarebbero stati tutti dispersi e lo avrebbero abbandonato. Come era possibile una cosa del genere proprio nel momento in cui aveva più bisogno di loro? Pietro disse con veemenza: “Anche se tutti gli altri inciamperanno, io non inciamperò”. In effetti Pietro era un uomo coraggioso, impavido. Ma quando Gesù fu tradito e arrestato, gli apostoli, compreso Pietro, si dispersero. In seguito, mentre Gesù veniva interrogato nella casa del sommo sacerdote Caiafa, Pietro si attardava ansiosamente nel cortile. Nella notte fredda Pietro probabilmente cominciò a temere che Gesù e tutti i suoi compagni potessero essere messi a morte. Quando alcuni dei presenti riconobbero in lui uno dei compagni di Gesù, Pietro fu preso dal panico. Per tre volte negò di avere avuto a che fare con Gesù. Negò addirittura di conoscerlo! — Marco 14:27-31, 66-72.
2. (a) Perché, nonostante la sua condotta timorosa la sera in cui Gesù fu arrestato, Pietro non divenne uno di “quelli che tornano indietro”? (b) Che determinazione dobbiamo avere?
2 Quello fu uno dei momenti peggiori della vita di Pietro, di cui dev’essersi rammaricato per il resto dei suoi giorni. Ma ciò che accadde quella notte fece forse di Pietro un codardo? Lo fece forse annoverare fra “quelli” menzionati dall’apostolo Paolo quando scrisse: “Ora noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione”? (Ebrei 10:39) La maggioranza di noi converrà che le parole di Paolo non si applicano a Pietro. Perché? Perché il timore di Pietro fu momentaneo, una breve parentesi in una vita caratterizzata da straordinario coraggio e fede. Similmente molti di noi hanno passato momenti che ricordano con una certa vergogna, momenti in cui la paura ci ha colti alla sprovvista impedendoci di difendere coraggiosamente la verità come avremmo voluto. (Confronta Romani 7:21-23). Possiamo essere certi che tali passi falsi momentanei non fanno di noi persone che tornano indietro alla distruzione. Nondimeno dobbiamo essere determinati a non divenire individui di tale sorta. Perché? E come possiamo evitare che succeda?
Cosa significa tornare indietro alla distruzione
3. In che modo anche i profeti Elia e Giona cedettero al timore?
3 Quando Paolo scrisse in merito a “quelli che tornano indietro” non si riferiva a chi perde momentaneamente il coraggio. Di sicuro Paolo conosceva ciò che era capitato a Pietro e altri casi simili. Una volta Elia, profeta schietto e intrepido, aveva ceduto al timore ed era fuggito per mettersi in salvo in quanto minacciato di morte dalla malvagia regina Izebel. (1 Re 19:1-4) Il profeta Giona ebbe un momento di paura più serio. Geova gli aveva ordinato di andare a Ninive, città notoriamente violenta e malvagia. In men che non si dica Giona si imbarcò su una nave diretta a Tarsis, distante 3.500 chilometri nella direzione opposta! (Giona 1:1-3) Ma nessuno di questi fedeli profeti né l’apostolo Pietro potrebbe giustamente essere definito il tipo di persona che torna indietro. Perché no?
4, 5. (a) Come ci aiuta il contesto a determinare cosa intendeva Paolo per “distruzione” in Ebrei 10:39? (b) Cosa voleva dire Paolo con l’espressione “Noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione”?
4 Si noti l’espressione completa che Paolo usò: “Ora noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione”. Cosa intendeva per “distruzione”? La parola greca usata in questo versetto indica a volte la distruzione eterna. Questa definizione ben si addice al contesto. Paolo aveva appena avvertito: “Se pratichiamo il peccato volontariamente dopo aver ricevuto l’accurata conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma c’è una certa paurosa aspettazione del giudizio e c’è un’ardente gelosia che consumerà quelli che si oppongono”. — Ebrei 10:26, 27.
5 Perciò quando Paolo disse ai compagni di fede: “Noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione”, voleva dire che lui e i suoi fedeli lettori cristiani erano decisi a non allontanarsi mai da Geova e a non smettere di servirlo. Far questo poteva portare solo alla distruzione eterna. Uno di quelli che tornarono indietro alla distruzione fu Giuda Iscariota, come altri nemici della verità che agirono deliberatamente contro lo spirito di Geova. (Giovanni 17:12; 2 Tessalonicesi 2:3) Costoro sono fra “i codardi” che subiranno la distruzione eterna nel simbolico lago di fuoco. (Rivelazione [Apocalisse] 21:8) Noi non vogliamo essere persone di tale sorta!
6. Satana il Diavolo cosa vorrebbe che facessimo?
6 Satana il Diavolo vorrebbe che tornassimo indietro alla distruzione. Esperto in “astuzie”, sa che la condotta rovinosa spesso inizia con piccole cose. (Efesini 6:11, nota in calce) Se non ottiene ciò che vuole con la persecuzione diretta, cerca di indebolire la fede dei veri cristiani con mezzi più subdoli. Vorrebbe mettere a tacere i Testimoni coraggiosi e zelanti. Vediamo quali tattiche usò con i cristiani ebrei ai quali Paolo scriveva.
Pressioni per far tornare indietro i cristiani
7. (a) Quali vicissitudini aveva attraversato la congregazione di Gerusalemme? (b) Dal punto di vista spirituale, qual era la situazione di alcuni lettori di Paolo?
7 Si ha motivo di ritenere che Paolo abbia scritto la lettera agli Ebrei verso il 61 E.V. La congregazione di Gerusalemme non aveva avuto vita tranquilla. Dopo la morte di Gesù c’era stata un’ondata di persecuzione che aveva costretto molti cristiani a lasciare la città e a disperdersi. Dopo però c’era stato un periodo di pace, grazie al quale il numero dei cristiani era aumentato. (Atti 8:4; 9:31) Col passar degli anni c’erano state altre persecuzioni e difficoltà alternate a momenti di tranquillità. Sembra che quando Paolo scrisse la lettera agli Ebrei, la congregazione stesse nuovamente attraversando un periodo di relativa pace. Tuttavia c’erano delle pressioni. Erano passati quasi tre decenni da quando Gesù aveva predetto la distruzione di Gerusalemme. Probabilmente alcuni pensavano che la fine ritardasse troppo e che forse non sarebbe giunta durante la loro vita. Altri, specialmente quelli più nuovi nella fede, non avevano ancora subìto una grave persecuzione e non si rendevano bene conto del bisogno di perseverare nella prova. (Ebrei 12:4) Di sicuro Satana cercò di approfittare di quelle circostanze. A quali “astuzie” ricorse?
8. Che atteggiamento avevano molti ebrei verso la giovane congregazione cristiana?
8 La comunità ebraica di Gerusalemme e della Giudea considerava con disprezzo la giovane congregazione cristiana. Dal tenore della lettera di Paolo possiamo farci un’idea delle critiche che gli arroganti capi religiosi giudei e i loro seguaci rivolgevano ai cristiani. Forse dicevano: ‘Noi abbiamo un grande tempio che da secoli si erge a Gerusalemme! Abbiamo un nobile sommo sacerdote che vi officia insieme ai sottosacerdoti. Vi si offrono sacrifici quotidiani. Abbiamo la Legge, trasmessa da angeli a Mosè e stabilita mediante grandi segni sul monte Sinai. Questa setta sorta dal nulla, questi cristiani che hanno apostatato dal giudaismo, non hanno niente di tutto ciò!’ Queste critiche sortivano l’effetto desiderato? A quanto pare alcuni ebrei cristiani accusavano il colpo. La lettera di Paolo arrivò proprio al momento giusto.
Perché non dovevano tornare indietro alla distruzione
9. (a) Quale tema permea l’intera lettera agli Ebrei? (b) In che senso i cristiani prestavano servizio in un tempio migliore di quello di Gerusalemme?
9 Esaminiamo due ragioni che Paolo fornì ai fratelli della Giudea per non tornare indietro alla distruzione. La prima, cioè la superiorità del sistema di adorazione cristiano, permea l’intera lettera agli Ebrei. Paolo sviluppa questo tema in tutta la sua lettera. Il tempio di Gerusalemme non era che una copia di una realtà ben più grande: il tempio spirituale di Geova, un edificio ‘non fatto con mani’. (Ebrei 9:11) Quei cristiani avevano il privilegio di prestare servizio in quella disposizione spirituale per la pura adorazione. Prestavano servizio sotto un patto migliore, il nuovo patto promesso da tanto tempo, che aveva un Mediatore più grande di Mosè, Gesù Cristo. — Geremia 31:31-34.
10, 11. (a) Perché la linea di discendenza da cui veniva Gesù non lo squalificava dal servire come Sommo Sacerdote nel tempio spirituale? (b) Sotto quali aspetti Gesù era un Sommo Sacerdote superiore a quello che prestava servizio nel tempio di Gerusalemme?
10 Quei cristiani avevano anche un Sommo Sacerdote assai migliore, Gesù Cristo. No, non era un discendente di Aaronne. Era Sommo Sacerdote “alla maniera di Melchisedec”. (Salmo 110:4) Melchisedec, la cui linea di discendenza non era nota, era sia re che sommo sacerdote dell’antica Salem. Perciò era un’appropriata figura profetica di Gesù, il cui sacerdozio non dipendeva da un’imperfetta linea di discendenza umana ma da qualcosa di molto più grande: il giuramento di Geova Dio stesso. Come Melchisedec, Gesù presta servizio non solo come Sommo Sacerdote, ma anche come Re, un re che non morirà mai. — Ebrei 7:11-21.
11 Per di più, a differenza del sommo sacerdote del tempio di Gerusalemme, Gesù non doveva offrire sacrifici anno dopo anno. Il suo sacrificio era la sua perfetta vita umana, offerta una volta per sempre. (Ebrei 7:27) Tutti i sacrifici offerti nel tempio erano soltanto ombre, prefigurazioni di ciò che aveva offerto Gesù. Il suo sacrificio perfetto ha reso possibile il vero perdono dei peccati per tutti quelli che esercitano fede in lui. È anche incoraggiante ciò che Paolo dice del fatto che questo Sommo Sacerdote è lo stesso immutabile Gesù che i cristiani di Gerusalemme avevano conosciuto: umile, benigno, in grado di “compatire le nostre debolezze”. (Ebrei 4:15; 13:8) Questi cristiani unti avevano la prospettiva di servire quali sottosacerdoti di Cristo! Come potevano anche solo pensare di tornare indietro alle cose “deboli e meschine” del giudaismo corrotto? — Galati 4:9.
12, 13. (a) Quale altra ragione per non tornare indietro fornì Paolo? (b) Perché la perseveranza che i cristiani ebrei avevano già mostrato era un incoraggiamento a non tornare indietro alla distruzione?
12 Come se non bastasse, Paolo fornì agli ebrei un’altra ragione per non tornare indietro alla distruzione: la perseveranza che avevano già mostrato. Scrisse: “Continuate a ricordare i giorni precedenti nei quali, dopo essere stati illuminati, sosteneste una grande lotta nelle sofferenze”. Paolo ricordò loro che erano stati “esposti come in un teatro” a biasimi e a tribolazioni. Alcuni erano stati imprigionati, altri avevano espresso simpatia per quelli in prigione e li avevano sostenuti. Avevano mostrato una fede e una perseveranza esemplari. (Ebrei 10:32-34) Ma perché Paolo disse loro di ‘continuare a ricordare’ tali esperienze dolorose? Non sarebbe stato scoraggiante?
13 Al contrario, “ricordare i giorni precedenti” avrebbe aiutato gli ebrei a ricordare come Geova li aveva sostenuti nelle prove. Col suo aiuto avevano già resistito a molti attacchi di Satana. Paolo scrisse: “Dio non è ingiusto da dimenticare la vostra opera e l’amore che avete mostrato per il suo nome”. (Ebrei 6:10) Geova ricordava tutte le loro opere fedeli, conservandole nella sua illimitata memoria. Ci viene in mente l’esortazione di Gesù di accumulare tesori in cielo, dove nessun ladro può rubarli né la tignola o la ruggine possono consumarli. (Matteo 6:19-21) In effetti quei tesori possono essere distrutti solo se il cristiano torna indietro alla distruzione. Ciò annullerebbe qualunque tesoro egli avesse accumulato in cielo. Che vigorosa ragione fornì Paolo ai cristiani ebrei per non intraprendere mai una condotta del genere! Perché mandare in fumo tutti i loro anni di fedele servizio? Sarebbe stato molto meglio e giusto continuare a perseverare.
Perché non dovremmo tornare indietro alla distruzione
14. Quali sfide ci si presentano che sono simili a quelle dei cristiani del I secolo?
14 Oggi i veri cristiani hanno ragioni altrettanto valide per non tornare indietro. Innanzi tutto ricordiamo che la pura forma di adorazione che Geova ci ha dato è davvero una grande benedizione. Come i cristiani del I secolo viviamo in un tempo in cui gli aderenti alle religioni più diffuse ci scherniscono e ci guardano con aria di superiorità additando i loro imponenti edifici religiosi e l’antichità delle loro tradizioni. Ma Geova ci assicura che approva la nostra forma di adorazione. Anzi, oggi godiamo di benedizioni che i cristiani del I secolo non avevano. ‘Com’è possibile?’, potreste chiedere. Dopo tutto vivevano nel tempo in cui il tempio spirituale aveva cominciato a operare. Cristo ne divenne il Sommo Sacerdote quando si battezzò nel 29 E.V. Alcuni di loro avevano visto il Figlio di Dio e i miracoli che aveva compiuto. Anche dopo la sua morte c’erano stati altri miracoli. Come predetto, però, col tempo tali doni cessarono. — 1 Corinti 13:8.
15. Durante l’adempimento di quale profezia vivono oggi i veri cristiani, e cosa significa questo per noi?
15 Noi invece viviamo durante un significativo adempimento dell’estesa profezia di Ezechiele relativa al tempio, riportata nei capitoli 40-48.a Abbiamo quindi visto la restaurazione della disposizione di Dio per la pura adorazione. Quel tempio spirituale è stato purificato da ogni forma di corruzione religiosa e idolatrica. (Ezechiele 43:9; Malachia 3:1-5) Pensate ai vantaggi che questa purificazione ha significato per noi.
16. Quale situazione scoraggiante affrontarono i cristiani del I secolo?
16 Nel I secolo il futuro dell’organizzata congregazione cristiana appariva oscuro. Gesù aveva paragonato la situazione a quella di un nuovo campo seminato a grano in cui qualcuno avrebbe seminato delle zizzanie, così che sarebbe stato praticamente impossibile distinguere il grano dalle zizzanie. (Matteo 13:24-30) E così avvenne. Prima della fine del I secolo, quando l’anziano apostolo Giovanni agiva da ultima restrizione contro la corruzione, stava già nascendo l’apostasia. (2 Tessalonicesi 2:6; 1 Giovanni 2:18) Non molto tempo dopo la morte degli apostoli sorse una classe clericale elitaria che opprimeva il gregge e portava un abito speciale. L’apostasia si diffuse come cancrena. Che situazione scoraggiante per i cristiani fedeli! Vedevano la nuova disposizione per la pura adorazione sopraffatta da una contraffazione, che si sviluppò meno di un secolo dopo che Cristo aveva istituito la congregazione.
17. In che senso l’odierna congregazione cristiana dura da più tempo della sua controparte del I secolo?
17 Per contro, oggi la pura adorazione dura già da più tempo rispetto al periodo che si concluse con la morte degli apostoli. Da che nel 1879 fu pubblicato il primo numero di questa rivista, Geova ci ha benedetti permettendoci di rendergli un’adorazione sempre più pura. Nel 1918 Geova e Cristo Gesù entrarono nel tempio spirituale allo scopo di purificarlo. (Malachia 3:1-5) Dal 1919 la disposizione per adorare Geova Dio è stata progressivamente raffinata. Il nostro intendimento delle profezie e dei princìpi biblici si è fatto più chiaro. (Proverbi 4:18) A chi va il merito di tutto questo? Non a semplici uomini imperfetti. Solo Geova, con suo Figlio quale Capo della congregazione, poteva proteggere il Suo popolo dalla corruzione in questi tempi corrotti. Non dimentichiamo mai quindi di ringraziare Geova per averci concesso di avere oggi una parte nella pura adorazione. Vogliamo essere fermamente risoluti a non tornare mai indietro alla distruzione!
18. Che ragione abbiamo per non tornare indietro alla distruzione?
18 Come quei cristiani ebrei, abbiamo un’altra ragione per rifiutarci di tornare codardamente indietro: la perseveranza che abbiamo già mostrato. Sia che abbiamo cominciato a servire Geova di recente o che lo serviamo fedelmente da decenni, abbiamo al nostro attivo le opere cristiane che abbiamo compiuto. Molti di noi sono stati perseguitati, mediante imprigionamento, bandi, violenze o perdita di beni. Molti altri hanno affrontato opposizione dei familiari, disprezzo, scherni o indifferenza. Tutti noi abbiamo perseverato, continuando a servire fedelmente Geova nonostante le sfide e le prove della vita. Abbiamo quindi alle nostre spalle un passato di perseveranza che Geova non dimenticherà, abbiamo accumulato tesori in cielo. Di sicuro, quindi, non è il tempo di tornare indietro nel corrotto vecchio sistema che ci siamo lasciati alle spalle! Perché vanificare tutte le nostre fatiche? Questo vale in special modo oggi, quando manca solo “pochissimo tempo” alla fine. — Ebrei 10:37.
19. Cosa esamineremo nel prossimo articolo?
19 Siamo quindi determinati a non essere “di quelli che tornano indietro alla distruzione”, ma “di quelli che hanno fede”! (Ebrei 10:39) Come possiamo essere sicuri di corrispondere a questa descrizione, e come possiamo aiutare i nostri conservi cristiani a fare altrettanto? Lo vedremo nel prossimo articolo.
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Vogliamo essere di quelli che hanno fedeLa Torre di Guardia 1999 | 15 dicembre
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Vogliamo essere di quelli che hanno fede
“Siamo . . . di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”. — EBREI 10:39.
1. Perché si può dire che la fede di ciascun leale servitore di Geova è preziosa?
LA PROSSIMA volta che entrate in una Sala del Regno piena di adoratori di Geova, soffermatevi a guardare quelli che vi stanno intorno. Pensate ai molti modi in cui dimostrano fede. Forse vedrete persone anziane che servono Dio da decenni, giovani che resistono ogni giorno alle pressioni dei compagni e genitori che faticano per allevare figli timorati di Dio. Ci sono anziani di congregazione e servitori di ministero che assolvono numerose responsabilità. Sì, forse vedrete fratelli e sorelle spirituali di ogni età che sormontano ogni genere di ostacoli per servire Geova. Com’è preziosa la fede di ciascuno di loro! — 1 Pietro 1:7.
2. Perché i consigli di Paolo nei capitoli 10 e 11 di Ebrei sono utili anche per noi oggi?
2 Pochi esseri umani imperfetti hanno compreso l’importanza della fede meglio dell’apostolo Paolo, il quale disse che la vera fede permette di “conservare in vita l’anima”. (Ebrei 10:39) Paolo sapeva però che in questo mondo empio la fede è soggetta ad attacchi e rischia di indebolirsi. Era molto preoccupato per i cristiani ebrei di Gerusalemme e della Giudea, che lottavano per salvaguardare la loro fede. Mentre esaminiamo alcuni brani dei capitoli 10 e 11 di Ebrei, notiamo quali metodi usò Paolo per edificare la fede di quei cristiani. Vedremo anche come possiamo rafforzare la nostra fede e quella di chi ci sta intorno.
Fiducia gli uni negli altri
3. In che modo le parole di Paolo in Ebrei 10:39 indicano che aveva fiducia nei suoi compagni di fede?
3 La prima cosa che potremmo notare è l’atteggiamento positivo di Paolo nei confronti dei suoi lettori. Scrisse: “Ora noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione, ma di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”. (Ebrei 10:39) Paolo pensava il meglio, non il peggio, dei suoi fedeli conservi cristiani. Notate pure che usò il pronome “noi”. Benché fosse un uomo giusto, Paolo non si rivolse ai suoi lettori con tono di superiorità, come se, a motivo della sua giustizia, fosse su un piano più alto di loro. (Confronta Ecclesiaste 7:16). Al contrario, si mise sul loro stesso piano. Espresse sincera fiducia che lui e i suoi fedeli lettori cristiani avrebbero affrontato i difficili ostacoli che si profilavano all’orizzonte, che avrebbero coraggiosamente rifiutato di tornare indietro alla distruzione e che avrebbero dimostrato di essere il tipo di persone che hanno fede.
4. Per quali ragioni Paolo aveva fiducia nei fratelli?
4 Come poteva Paolo avere tale fiducia? Non vedeva le manchevolezze dei cristiani ebrei? Le vedeva, tant’è vero che diede loro consigli specifici per aiutarli a colmare le loro lacune spirituali. (Ebrei 3:12; 5:12-14; 6:4-6; 10:26, 27; 12:5) Tuttavia Paolo aveva almeno due buone ragioni per nutrire fiducia nei fratelli. (1) Quale imitatore di Geova, Paolo si sforzava di vedere i servitori di Dio come li vede Lui, e cioè non tanto in termini di carenze, quanto di buone qualità e del potenziale per far meglio in futuro. (Salmo 130:3; Efesini 5:1) (2) Paolo aveva piena fede nel potere dello spirito santo. Sapeva che nessun ostacolo, nessuna debolezza umana, può impedire a Geova di impartire “potenza oltre ciò che è normale” a qualsiasi cristiano che si sforza di servirlo fedelmente. (2 Corinti 4:7; Filippesi 4:13) Perciò la fiducia che Paolo aveva nei suoi fratelli non era mal riposta, ingenua o utopistica. Poggiava su solide basi scritturali.
5. Come possiamo imitare la fiducia di Paolo, e quale sarà probabilmente il risultato?
5 Di sicuro la fiducia di Paolo era contagiosa. Per le congregazioni di Gerusalemme e della Giudea deve aver significato molto sentire Paolo che parlava loro in maniera così incoraggiante. Di fronte allo sdegnoso disprezzo e all’altezzosa indifferenza degli oppositori giudei, tali espressioni aiutarono i cristiani ebrei a determinare nel loro cuore di essere di quelli che avevano fede. Possiamo fare altrettanto gli uni per gli altri oggi? È molto facile vedere nel prossimo solo una lunga lista di difetti e stranezze. (Matteo 7:1-5) Ma possiamo aiutarci molto di più gli uni gli altri se facciamo attenzione alla straordinaria fede che ognuno possiede e l’apprezziamo. Con tale incoraggiamento è molto più facile che la fede cresca. — Romani 1:11, 12.
Abile uso della Parola di Dio
6. Cosa stava citando Paolo quando scrisse le parole di Ebrei 10:38?
6 Paolo edificò la fede dei suoi conservi anche mediante un abile uso delle Scritture. Per esempio, scrisse: “‘Ma il mio giusto vivrà per fede’, e, ‘se torna indietro, la mia anima non ha piacere in lui’”. (Ebrei 10:38) Paolo stava citando il profeta Abacuc.a Probabilmente quelle parole erano familiari ai lettori di Paolo, cristiani ebrei che conoscevano bene i libri profetici. Considerando il suo obiettivo — rafforzare la fede dei cristiani di Gerusalemme e dintorni verso il 61 E.V. — l’esempio di Abacuc fu una scelta appropriata. Perché?
7. Quando fu scritta la profezia di Abacuc, e quali condizioni c’erano in Giuda a quel tempo?
7 Sembra che Abacuc abbia scritto il suo libro solo poco più di due decenni prima della distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. In una visione il profeta vide i caldei (o babilonesi), una “nazione aspra e impetuosa”, invadere Giuda e distruggere Gerusalemme, inghiottendo popoli e nazioni. (Abacuc 1:5-11) Ma quella calamità era stata predetta fin dai giorni di Isaia, più di un secolo prima. Al tempo di Abacuc, Ioiachim succedette al buon re Giosia e la malvagità tornò a fiorire in Giuda. Ioiachim perseguitò e addirittura uccise quelli che parlavano nel nome di Geova. (2 Cronache 36:5; Geremia 22:17; 26:20-24) Non sorprende che il profeta Abacuc gridasse angosciato: “Fino a quando, o Geova?” — Abacuc 1:2.
8. Perché l’esempio di Abacuc sarà stato utile per i cristiani del I secolo come lo è per quelli dei nostri giorni?
8 Abacuc non sapeva quanto fosse vicina la distruzione di Gerusalemme. Similmente i cristiani del I secolo non sapevano quando sarebbe stato distrutto il sistema di cose giudaico. Nemmeno noi oggi conosciamo ‘il giorno e l’ora’ in cui il giudizio di Geova si abbatterà su questo sistema malvagio. (Matteo 24:36) Notiamo quindi la duplice risposta che Geova diede ad Abacuc. Primo, assicurò al profeta che la fine sarebbe arrivata esattamente al tempo giusto. “Non tarderà”, disse Dio, anche se da un punto di vista umano sarebbe potuto sembrare che tardasse. (Abacuc 2:3) Secondo, Geova rammentò ad Abacuc: “In quanto al giusto, continuerà a vivere per la sua fedeltà”. (Abacuc 2:4) Che belle, semplici verità! Quel che conta di più non è quando verrà la fine, ma se continueremo a essere persone di fede.
9. In che modo servitori di Geova ubbidienti continuarono a vivere per la loro fedeltà (a) nel 607 a.E.V.? (b) dopo il 66 E.V.? (c) Perché è essenziale che rafforziamo la nostra fede?
9 Quando nel 607 a.E.V. Gerusalemme fu saccheggiata, Geremia, il suo segretario Baruc, Ebed-Melec e i leali recabiti videro la veracità della promessa fatta da Geova ad Abacuc. ‘Continuarono a vivere’ sfuggendo alla terribile distruzione di Gerusalemme. Perché? Perché Geova li ricompensò per la loro fedeltà. (Geremia 35:1-19; 39:15-18; 43:4-7; 45:1-5) Similmente i cristiani ebrei del I secolo dovettero reagire bene ai consigli di Paolo, perché quando nel 66 E.V. gli eserciti romani attaccarono Gerusalemme e poi inspiegabilmente si ritirarono, quei cristiani seguirono fedelmente l’avvertimento di Gesù di fuggire. (Luca 21:20, 21) Continuarono a vivere per la loro fedeltà. In modo analogo anche noi continueremo a vivere se, quando verrà la fine, saremo trovati fedeli. Davvero una ragione più che valida per rafforzare la nostra fede adesso!
Far rivivere gli esempi di fede
10. Come descrisse Paolo la fede di Mosè, e come potremmo imitare Mosè a questo riguardo?
10 Paolo edificò la fede dei cristiani anche mediante l’efficace uso di esempi. Mentre leggete Ebrei capitolo 11, notate come fa rivivere quei personaggi biblici. Per esempio, dice che Mosè “rimase saldo come vedendo Colui che è invisibile”. (Ebrei 11:27) In altre parole, Geova era così reale per Mosè che era come se questi potesse vedere l’Iddio invisibile. Si può dire la stessa cosa di noi? È facile dire di avere una relazione con Geova, ma per edificarla e rafforzarla c’è da lavorare. Bisogna darsi da fare! Geova è così reale per noi che teniamo conto di lui quando dobbiamo prendere decisioni, anche quelle che non sembrano particolarmente importanti? Questo tipo di fede ci aiuterà a perseverare anche di fronte alla peggiore opposizione.
11, 12. (a) In quali condizioni la fede di Enoc fu forse messa alla prova? (b) Che incoraggiante ricompensa ricevette Enoc?
11 Considerate anche la fede di Enoc. L’opposizione che affrontò è difficile da immaginare. Enoc aveva annunciato un duro messaggio di giudizio contro i malvagi del suo tempo. (Giuda 14, 15) La persecuzione che minacciava quell’uomo di fede doveva essere così spietata, così violenta, che Geova ‘lo trasferì’ facendolo passare dalla vita al sonno della morte prima che i nemici potessero mettergli le mani addosso. Così Enoc non vide l’adempimento della profezia che aveva pronunciato. Ricevette però un dono che, per certi versi, era anche migliore. — Ebrei 11:5; Genesi 5:22-24.
12 Paolo spiega: “Prima del suo trasferimento ebbe la testimonianza d’essere stato accetto a Dio”. (Ebrei 11:5) Cosa vuol dire questo? Prima di addormentarsi nella morte, Enoc può aver avuto qualche tipo di visione, forse del Paradiso terrestre in cui presto si risveglierà. In ogni caso, Geova gli fece sapere che approvava la sua condotta fedele. Enoc aveva rallegrato il cuore di Geova. (Confronta Proverbi 27:11). Non è toccante pensare alla vita di Enoc? Vi piacerebbe vivere una simile vita di fede? Allora riflettete sull’esempio di questi personaggi; ricordate che furono persone reali. Siate determinati a vivere per fede, giorno dopo giorno. Ricordate pure che coloro che hanno fede non servono Geova Dio in vista di una data o di una scadenza in cui adempirà tutte le sue promesse. Dobbiamo essere risoluti a servire Geova per sempre! È il miglior modo di vivere in questo sistema di cose e in quello avvenire.
Come rafforzare la propria fede
13, 14. (a) Come possono aiutarci le parole di Paolo in Ebrei 10:24, 25 a fare delle nostre adunanze occasioni gioiose? (b) Qual è lo scopo principale delle adunanze cristiane?
13 Paolo indicò ai cristiani ebrei alcuni modi pratici in cui potevano rafforzare la loro fede. Consideriamone un paio. Probabilmente conoscete Ebrei 10:24, 25, in cui siamo esortati a frequentare regolarmente le adunanze cristiane. Ricordate però che queste parole ispirate non vogliono dire che alle adunanze dobbiamo essere solo osservatori passivi. Paolo descrive le adunanze come occasioni per conoscerci meglio, per spronarci a servire Dio più pienamente e per incoraggiarci a vicenda. Siamo lì per dare, non solo per ricevere. Questo contribuisce a fare delle nostre adunanze occasioni gioiose. — Atti 20:35.
14 Principalmente, però, frequentiamo le adunanze cristiane per adorare Geova Dio. Lo facciamo partecipando alla preghiera e al cantico, ascoltando attentamente e offrendo “il frutto di labbra”, espressioni di lode a Geova tramite i nostri commenti e le parti che svolgiamo alle adunanze. (Ebrei 13:15) Se teniamo presenti questi obiettivi e ci sforziamo di raggiungerli a ogni adunanza, la nostra fede sarà sicuramente edificata ogni volta.
15. Perché Paolo esortò i cristiani ebrei a tenere saldo il loro ministero, e perché lo stesso consiglio è valido oggi?
15 Un altro modo per edificare la fede è tramite l’opera di predicazione. Paolo scrisse: “Manteniamo salda la pubblica dichiarazione della nostra speranza senza vacillare, poiché colui che ha promesso è fedele”. (Ebrei 10:23) In genere si esorta qualcuno a tenersi saldamente a qualcosa quando c’è il rischio che possa arrendersi. Sicuramente Satana faceva pressione su quei cristiani ebrei perché abbandonassero il loro ministero, e fa pressione anche sugli odierni servitori di Dio. Di fronte a tali pressioni, cosa dovremmo fare? Considerate ciò che fece Paolo.
16, 17. (a) In che modo Paolo prese coraggio per il ministero? (b) Quali passi dovremmo compiere se certi aspetti del ministero cristiano ci incutono timore?
16 Ai cristiani di Tessalonica Paolo scrisse: “Dopo aver prima sofferto ed essere stati trattati insolentemente (come sapete) a Filippi, prendemmo coraggio mediante il nostro Dio per annunciarvi la buona notizia di Dio in mezzo a molte lotte”. (1 Tessalonicesi 2:2) In che senso Paolo e i suoi compagni erano stati “trattati insolentemente” a Filippi? Secondo alcuni studiosi la parola greca usata da Paolo indica un trattamento ingiurioso, oltraggioso, vergognoso. Le autorità di Filippi li avevano percossi con le verghe, gettati in prigione e messi ai ceppi. (Atti 16:16-24) Come influì su Paolo quella dolorosa esperienza? Nella successiva tappa del suo viaggio missionario, la città di Tessalonica, Paolo si tirò forse indietro per timore? No, ‘prese coraggio’. Vinse il timore e continuò a predicare intrepidamente.
17 Da dove veniva il coraggio di Paolo? Da lui stesso? No: disse di aver preso coraggio “mediante il nostro Dio”. Un’opera di consultazione per traduttori della Bibbia dice che questa frase potrebbe essere resa così: “Dio ci tolse il timore dal cuore”. Perciò se nel ministero non vi sentite molto coraggiosi o se qualche suo particolare aspetto vi incute timore, perché non chiedete a Geova di fare altrettanto per voi? Chiedetegli di togliervi il timore dal cuore. Chiedetegli di aiutarvi a prendere coraggio per compiere l’opera. Compite poi altri passi pratici. Per esempio, disponete di svolgere il ministero con qualcuno che è esperto nel tipo di testimonianza che trovate difficile. Può trattarsi del territorio commerciale, della testimonianza per le strade, della predicazione informale o di quella telefonica. Forse all’inizio sarà il vostro compagno a prendere l’iniziativa. In tal caso osservate e imparate. Ma poi fatevi coraggio e provate.
18. Quali benedizioni possiamo ricevere se ci facciamo coraggio nel ministero?
18 Pensate ai risultati che potete ottenere se vi fate coraggio. Se persistete e non vi lasciate scoraggiare, probabilmente avrete belle esperienze nell’annunciare la verità, esperienze che altrimenti potreste non avere. (Vedi pagina 25). Avrete la soddisfazione di sapere che avete rallegrato Geova facendo qualcosa che vi risulta difficile. Egli vi benedirà e vi aiuterà a vincere i vostri timori. La vostra fede diverrà più forte. In effetti non si può edificare la fede di altri senza rafforzare contemporaneamente la propria. — Giuda 20, 21.
19. Quale preziosa ricompensa è in serbo per “quelli che hanno fede”?
19 Vi sia consentito di continuare a rafforzare la vostra fede e quella di chi vi sta intorno. Potete farlo edificando voi stessi e altri mediante l’abile uso della Parola di Dio, studiando gli esempi di fede contenuti nella Bibbia e facendoli rivivere, preparandovi per le adunanze cristiane e prendendovi parte attiva, e tenendo saldo il prezioso privilegio del ministero pubblico. Facendo queste cose, potete star certi che siete “di quelli che hanno fede”. Ricordate inoltre che le persone di questa sorta hanno una meravigliosa ricompensa. Sono “di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”.b La vostra fede continui a crescere e Geova Dio vi conservi in vita per sempre!
[Note in calce]
a Paolo citò Abacuc 2:4 secondo la Settanta, che include la frase “se qualcuno torna indietro, la mia anima non ha piacere in lui”. Questa frase non compare in nessun manoscritto ebraico esistente. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che la Settanta si sia basata su manoscritti ebraici più antichi che non esistono più. In ogni caso Paolo incluse queste parole sotto la guida dello spirito santo di Dio. Perciò hanno l’approvazione divina.
b La scrittura dell’anno dei testimoni di Geova per il 2000 sarà: “Noi non siamo di quelli che tornano indietro . . . ma di quelli che hanno fede”. — Ebrei 10:39.
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