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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1968 | 15 aprile
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Domande dai lettori
● Quanti anni aveva Abele, il secondo figlio di Adamo, al tempo che suo fratello Caino lo assassinò?
Il racconto biblico non ci dice l’età esatta che aveva al tempo del suo assassinio, ma si può dedurre la sua età approssimativa. Poiché il racconto biblico non riferisce nulla di storico che avvenisse fra l’espulsione di Adamo ed Eva dal giardino d’Eden e la generazione dei loro due primi figli, Caino e Abele, è ragionevole concludere che i ragazzi nacquero nel giro di pochi anni dopo la caduta dei loro genitori nel peccato. Ma in quanto agli avvenimenti riferiti successivamente, che portarono alla morte di Abele, è scritto che questi non avvennero se non “dopo qualche tempo”. (Gen. 4:3) Quanto tempo?
Ebbene, il terzo figlio menzionato di Adamo ed Eva nacque poco dopo la morte di Abele e quando Adamo aveva 130 anni. (Gen. 5:3) Al tempo della nascita di Set, Eva disse: “Dio ha costituito un altro seme al posto di Abele, perché Caino l’ha ucciso”. (Gen. 4:25) Non è affatto probabile che Eva avesse detto questo se fossero intercorsi moltissimi anni; evidentemente ella desiderò un figlio per sostituire Abele che era stato assassinato, e quindi la nascita di Set deve avere avuto luogo poco dopo la morte di Abele. È possibile, dunque, che Abele avesse fino a cento anni al tempo del suo martirio.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1968 | 15 aprile
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Domande dai lettori
● Come poteva promettere Gesù, secondo quanto riporta Giovanni 11:26, che quelli che esercitano fede in lui non sarebbero mai morti, dato che i cristiani in effetti muoiono? — M. F., U.S.A.
Secondo quanto riporta Giovanni 11:25, 26, in effetti Gesù prometteva la vita eterna. Egli disse a Marta, sorella del defunto Lazzaro; “Io sono la risurrezione e la vita. Chi esercita fede in me, benché muoia, tornerà in vita; e chiunque vive ed esercita fede in me non morrà mai”. Il significato di queste parole è simile alla sua precedente dichiarazione: “Verissimamente vi dico: Se alcuno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”. — Giov. 8:51.
Coloro che udivano Gesù, se servivano Dio fedelmente, potevano avere la speranza di regnare con Cristo in cielo. (2 Tim. 4:18; Riv. 20:4, 6) Dopo la morte e la risurrezione di Gesù cominciò la chiamata dei membri della classe del regno del cielo. Naturalmente, Gesù non poteva dire a costoro che non avrebbero mai visto la morte fisica. Se dovevano regnare con lui in cielo, il loro corpo carnale doveva morire, come egli stesso sarebbe morto. (Matt. 16:21; Rom. 6:5; 1 Cor. 15:42-50) Solo se erano fedeli fino alla morte avrebbero ricevuto l’immortalità. (Riv. 2:10) A quel tempo, quegli uditori possono non aver capito pienamente questo. Ma Gesù, “la risurrezione e la vita”, assicurava loro almeno che sarebbero ‘venuti alla vita’, o sarebbero stati risuscitati alla vita eterna.
Qual è dunque la morte che ‘non avrebbero mai visto’? Non avrebbero mai ‘visto’ o subìto la “seconda morte”. Non sarebbero morti per sempre come sarebbe accaduto ad alcuni. (Luca 12:4, 5; Riv. 21:8) Come dichiara Rivelazione 20:6 riguardo a quelli che sarebbero stati con Cristo in cielo: “Su questi non ha autorità la seconda morte”. Al tempo del cordoglio per Lazzaro, Cristo non considerò tutti i particolari circa la differenza fra la morte adamica che i suoi unti seguaci avrebbero subìto e la morte eterna o seconda morte. Tuttavia, con la sua concisa dichiarazione fece una sicura promessa di vita eterna per quelli che esercitavano fede in lui.
Benché Gesù non si riferisse specificamente alle persone viventi alla fine di questo sistema di cose che potrebbero sopravvivere ad Armaghedon, è vero che alcuni ora viventi non vedranno mai la morte nella carne. Ma anche quelli con speranze terrene che sopravvivranno ad Armaghedon dovranno mostrarsi fedeli durante tutto il millennio e nella prova finale prima di ‘venire alla vita’ effettivamente o ricevere la concessione della vita eterna. — Riv. 20:5.
Fu la ferma promessa della vita eterna, come nelle parole di Gesù in Giovanni 8:51 e 11:25, 26, che diede ai cristiani il coraggio di affrontare una morte temporanea. (2 Tim. 4:6-8; Filip. 3:8-11) Essi sapevano che non morivano per sempre, ma facevano solo un altro passo nella via verso la vita eterna.
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