-
Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1971 | 1° aprile
-
-
Domande dai lettori
● Come dobbiamo comprendere Isaia 7:14, che l’apostolo Matteo applicò a Gesù? Gesù non fu chiamato “Emmanuele”, non è vero? — J. G., U.S.A.
Applicando Isaia 7:14 a Gesù, l’apostolo Matteo scrisse: “Tutto questo effettivamente accadde affinché si adempisse ciò che era stato dichiarato da Geova per mezzo del suo profeta, dicendo: ‘Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figlio, e gli sarà posto nome Emmanuele’, che tradotto significa: ‘Con noi è Dio’”. — Matt. 1:22, 23.
È vero che Gesù non fu chiamato “Emmanuele”. Ma questo fatto non significa che egli non adempisse tale scrittura. Essa aveva lo scopo di dichiarare un fatto relativo alla sua missione piuttosto che dargli un nome letterale. Questo può illustrarsi con un’altra profezia d’Isaia, che si trova nel capitolo nove, versetti sei e sette: “Poiché ci è nato un fanciullo, ci è stato dato un figlio; e il dominio principesco sarà sulle sue spalle. E il suo nome si chiamerà Consigliere meraviglioso, Dio possente, Padre eterno, Principe della pace. Dell’abbondanza del dominio principesco e della pace non ci sarà fine, sul trono di Davide e sul suo regno per stabilirlo fermamente e per sostenerlo mediante il diritto e mediante la giustizia”.
Non c’è dubbio che questa profezia si applica a Gesù Cristo, il Figlio di Dio nonché di Davide. Tuttavia in nessun luogo leggiamo che qualche apostolo o discepolo di Gesù lo chiamasse con questi nomi. Ciò nondimeno, quando fu sulla terra egli fu il “Consigliere meraviglioso”, e lo sarà anche di più nel veniente sistema di cose mentre consiglierà a tutto il genere umano come ottenere la vita eterna. Dalla sua creazione in poi l’espressione “Dio possente” si applicò a lui; e dalla sua risurrezione, quando ricevette ogni autorità in cielo e sulla terra, e specialmente dalla sua ascensione al cielo, quando divenne ‘il riflesso della gloria di Dio’ e “l’esatta rappresentazione del suo stesso essere”, tale espressione è stata molto appropriata per lui. (Ebr. 1:3; Matt. 28:18) Inoltre, poiché provvederà la vita eterna all’ubbidiente genere umano per mezzo del suo sacrificio di riscatto, molto appropriatamente è chiamato “Padre eterno”. E, giacché per mezzo del suo regno recherà pace eterna al genere umano, nonché in tutto l’universo, com’è appropriato che venga chiamato “Principe della pace”.
È dunque la stessa cosa per Isaia 7:14, dove dice che “la fanciulla stessa effettivamente rimarrà incinta, e partorirà un figlio, e per certo gli metterà nome Emmanuele”. Che sia data importanza al compito che avrà Gesù si capisce dal fatto che Matteo ci dice anche il significato di Emmanuele, cioè “Con noi è Dio”.
È molto appropriato che Gesù Cristo, quale principale rappresentante che Geova Dio abbia mai avuto sulla terra, abbia il titolo “Con noi è Dio”. E questo si può dire particolarmente ricordando la risposta di Gesù alla domanda di Filippo: “Signore, mostraci il Padre, e ci basta”. Gesù disse a Filippo: “Sono stato con voi per tanto tempo, e tu, Filippo, non mi hai ancora conosciuto? Chi ha visto me ha visto anche il Padre. Come mai dici: ‘Mostraci il Padre’? Non credi che io sono unito al Padre e che il Padre è unito a me?” — Giov. 14:8-10.
Certo, considerando questi fatti possiamo capire come fu e com’è appropriato che nella profezia Gesù venisse chiamato non solo “Consigliere meraviglioso, Dio possente, Padre eterno, Principe della pace”, ma anche “Emmanuele”, che significa “Con noi è Dio”. E tutto questo, si noti, senza che fosse effettivamente chiamato con questi nomi allorché fu sulla terra.
-
-
Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1971 | 1° aprile
-
-
Domande dai lettori
● Si può appropriatamente applicare la parola “angelo” agli unti cristiani risuscitati? — R. C., U.S.A.
La Bibbia non usa la parola “angelo” parlando degli unti cristiani che sono stati risuscitati alla vita celeste. Comunque, notando il modo in cui la Bibbia usa le parole ebraica e greca che si possono tradurre “angelo” si può capire perché evidentemente non sarebbe fuori luogo applicare in senso generico il termine “angelo” a questi cristiani che diventano celesti creature spirituali.
Sia la parola ebraica (malʹakhʹ) che quella greca (agʹgelos) tradotte “angelo” nella Bibbia significano letteralmente “messaggero”. Nella Bibbia sono usate in riferimento ai messaggeri spirituali di Geova. Ma sono usate anche in riferimento a messaggeri umani. (2 Sam. 5:11; 11:25; Giac. 2:25) All’apostolo Giovanni fu detto di scrivere agli “angeli delle sette congregazioni”. (Riv. 1:20) Logicamente egli non scriveva a creature spirituali in cielo ma agli unti sorveglianti umani di sette congregazioni dell’Asia Minore. Pertanto si può vedere che le Scritture non limitano alle creature spirituali le parole ebraica e greca che si possono tradurre “angelo”.
L’esaltato Gesù Cristo e gli unti cristiani risuscitati per regnare in cielo con lui sono in effetti su un piano più alto delle creature spirituali normalmente chiamate angeli. Gesù e i suoi unti seguaci in cielo sono immortali. (1 Tim. 6:15, 16; 1 Cor. 15:51-54) In contrasto, gli angeli sono mortali, come si può vedere dal fatto che Satana e i suoi disubbidienti angeli saranno distrutti. (Riv. 20:10, 14; Luca 8:30, 31) Per di più, la Bibbia mostra che Cristo è stato elevato al di sopra degli angeli e che i suoi unti seguaci parteciperanno all’opera di giudicare gli angeli. — Ebr. 1:4; Filip. 2:9-11; 1 Cor. 6:3.
Ciò nondimeno, dopo la sua risurrezione Gesù è ancora chiamato Michele l’arcangelo. (Giuda 9; Riv. 12:7) E pare che in Rivelazione 20:1 si faccia riferimento all’esaltato Gesù come a un angelo poiché, quale re di Dio, è colui che logicamente lega Satana e i demoni. È dunque evidente che il termine “angelo” in riferimento a un incarico si può usare in senso generico per riferirsi a tutte le celesti creature spirituali.
-
-
Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1971 | 1° aprile
-
-
Domande dai lettori
● Perché fu un peccato che il re Davide facesse un censimento, com’è narrato in II Samuele capitolo 24? — M. C., U.S.A.
Dobbiamo dire francamente che non lo sappiamo con certezza, poiché la Bibbia non ci dice precisamente in che cosa questo fosse un peccato. Tuttavia, dandoci un’idea di questo episodio essa rende chiaro che Geova non fu in nessun modo ingiusto o crudele nel modo in cui lo considerò.
Il racconto dice: “L’ira di Geova si accese di nuovo contro Israele, quando uno incitò Davide contro di loro, dicendo: ‘Va, fa il conto di Israele e di Giuda’. Il re disse dunque a Gioab capo delle forze militari che era con lui: ‘. . . registrate il popolo, e per certo conoscerò il numero del popolo’. Ma Gioab disse al re: ‘Geova tuo Dio aggiunga al popolo perfino cento volte quanti sono mentre i medesimi occhi del mio signore il re lo vedono. Ma in quanto al mio signore il re, perché ha egli trovato diletto in questa cosa?’ Infine la parola del re prevalse su Gioab . . . E a Davide batteva il cuore dopo aver così contato il popolo. Davide disse di conseguenza a Geova: ‘Ho peccato assai in ciò che ho fatto’”. — 2 Sam. 24:1-10.
Fare il censimento o registrare il popolo non era una cosa proibita in Israele. Non molto tempo dopo l’esodo dall’Egitto, Dio disse a Mosè di fare “la somma dei figli d’Israele come loro censimento”. Furono così elencati tutti i maschi idonei al servizio militare, e fu presa una tassa per il servizio del tabernacolo. (Eso. 30:11-16; Num. 1:1-3) Un altro censimento fu fatto poco prima che Israele entrasse nella Terra Promessa. — Num. 26:1-4.
Comprendendo ciò, i commentatori hanno addotto varie possibili ragioni per cui Geova considerò un peccato il censimento fatto da Davide. Alcuni hanno pensato che Davide sbagliasse non riscuotendo la tassa come Dio aveva detto che si doveva fare in tali occasioni. Altri hanno pensato che il re mostrasse debolezza cercando di vedere quanto erano grandi le sue forze militari, invece di contare su Geova per la vittoria indipendentemente dalla loro grandezza. Tuttavia altri dicono che forse Davide cedette all’orgoglio umano, volendo essere in grado di vantarsi dell’importanza e della gloria di Israele.
Ma, come si è notato, non sappiamo proprio perché il censimento di Davide fu un peccato. Ciò che fece fu decisamente sbagliato, poiché fu Satana a ‘levarsi contro Israele e incitare Davide a numerare Israele’. (1 Cron. 21:1) Anche Gioab, che a volte mise le sue passioni e ambizioni prima di ciò che era giusto, riconobbe che il censimento di Davide fu una cosa cattiva. Leggiamo: “La parola del re era stata detestabile a Gioab”. (1 Cron. 21:6) Oggi siamo molto lontani dai fatti, ma se i contemporanei di Davide seppero che questo atto era assolutamente sbagliato, dovette esserci una base per trarre tale conclusione. Ricordate che anche Davide, quando ebbe finito, confessò: “Ho peccato assai in ciò che ho fatto”. — 2 Sam. 24:10.
Come punizione per questo peccato Geova portò tre giorni di pestilenza che uccise 70.000 Israeliti. (2 Sam. 24:12-16) Fu questo ingiusto? Morirono 70.000 innocenti per l’errore del re? La Bibbia mostra chiaramente che siamo tutti peccatori meritevoli di morte; solo per immeritata benignità di Dio viviamo. (Rom. 3:23; 6:23; Lam. 3:22, 23) Quelli che morirono non avevano dunque nessuno speciale “diritto” alla vita. Per di più, può alcun uomo dire oggi con certezza che quei 70.000 non furono colpevoli di qualche grave peccato non menzionato nel racconto storico?
Solo soffermatevi e riflettete su come Geova ha trattato gli uomini nel passato. Attese egli
-