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GenealogiaPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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popolo. Inoltre, non solo altri scrittori biblici, ma anche lo stesso Gesù Cristo, fecero riferimento a molti di loro come a personaggi reali. (Isa 54:9; Ez 14:14, 20; Mt 24:38; Gv 8:56; Ro 5:14; 1Co 15:22, 45; 1Tm 2:13, 14; Eb 11:4, 5, 7, 31; Gc 2:25; Gda 14) Contraddire tutte queste testimonianze equivarrebbe ad accusare l’Iddio di verità di essere bugiardo o di dover ricorrere a qualche artificio o espediente per rendere più credibile la sua Parola. Negherebbe inoltre l’ispirazione della Bibbia.
Come dice l’apostolo, “tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per riprendere, per correggere, per disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona”. (2Tm 3:16, 17) Perciò possiamo avere piena fiducia nelle genealogie riportate nella Bibbia. Esse fornivano importanti dati statistici non solo per l’epoca in cui furono scritte, ma anche per noi oggi. Ci danno la chiara conferma genealogica che Gesù Cristo è il promesso e lungamente atteso Seme di Abraamo. Ci sono di grande aiuto per stabilire la cronologia fino ad Adamo, cronologia che non si trova in alcun’altra fonte. Sappiamo che Dio “ha fatto da un solo uomo ogni nazione degli uomini, perché dimorino sull’intera superficie della terra”. (At 17:26) Vediamo che realmente “quando l’Altissimo diede alle nazioni un’eredità, quando separò l’uno dall’altro i figli di Adamo, egli fissava la linea di confine dei popoli rispetto al numero dei figli d’Israele” (De 32:8), e comprendiamo che relazione c’è fra le varie nazioni.
Conoscendo l’origine del genere umano, che Adamo era stato in origine “figlio di Dio” e che tutti discendiamo da lui (Lu 3:38), possiamo capire chiaramente la dichiarazione: “Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. (Ro 5:12) Inoltre tale conoscenza rende comprensibile come Gesù Cristo possa essere “l’ultimo Adamo” e il “Padre eterno” e come possa avvenire che “come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi”. (Isa 9:6; 1Co 15:22, 45) Possiamo meglio capire il proposito di Dio di ridare agli uomini ubbidienti la condizione di “figli di Dio”. (Ro 8:20, 21) Osserviamo che l’amorevole benignità di Geova viene espressa per “mille generazioni” a coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti. (De 7:9) Notiamo la sua veracità quale Dio fedele ai patti, che ha preservato con cura un documento storico su cui possiamo sicuramente basare la nostra fede. La genealogia, come anche altri aspetti della Bibbia, dimostra che Dio ha fatto scrivere e ha preservato per noi preziose informazioni storiche. — Vedi GENEALOGIA DI GESÙ CRISTO.
Consigli di Paolo circa le genealogie. L’apostolo Paolo, verso il 61-64 E.V., scrisse a Timoteo di non prestare attenzione “a false storie e a genealogie, che finiscono nel nulla, ma che forniscono motivi di ricerca anziché la dispensazione di alcuna cosa da Dio riguardo alla fede”. (1Tm 1:4) Si può apprezzare meglio l’importanza di questo consiglio sapendo a quali estremi giunsero poi gli ebrei nel fare ricerche genealogiche, e con quale meticolosità indagavano sulle possibili discrepanze. Infatti il Talmud babilonese (Pesachim 62b) afferma che “tra ‘Azel’ e ‘Azel’ [1 Cronache 8:38–9:44, una parte della Bibbia che contiene genealogie] esistevano interpretazioni esegetiche pari al carico di quattrocento cammelli”. — Hebrew-English Edition of the Babylonian Talmud, trad. di H. Freedman, Londra, 1967.
Era inutile impegnarsi nello studio e nella discussione di cose del genere, e tanto più all’epoca in cui Paolo scrisse a Timoteo. Infatti non era più indispensabile avere una documentazione genealogica, poiché nella congregazione cristiana Dio non faceva ormai alcuna distinzione fra ebrei e gentili. (Gal 3:28) Inoltre la genealogia aveva già dimostrato la discendenza di Cristo dalla famiglia di Davide. E non molto tempo dopo che Paolo aveva dato questi consigli, Gerusalemme sarebbe stata distrutta, insieme a tutte le registrazioni degli ebrei. Dio non le preservò. Perciò Paolo si preoccupava che Timoteo e le congregazioni potessero essere indotti a dedicare tempo a ricerche e controversie per questioni relative a genealogie personali, che non aggiungevano nulla alla fede cristiana. La genealogia fornita dalla Bibbia è sufficiente a dimostrare che Gesù è il Messia, la questione genealogica di primaria importanza per i cristiani. Le altre genealogie bibliche sono una testimonianza dell’autenticità delle Scritture, poiché dimostrano chiaramente che la Bibbia è un vero documento storico.
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Genealogia di Gesù CristoPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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GENEALOGIA DI GESÙ CRISTO
Nel primo capitolo di Matteo troviamo la genealogia di Gesù da Abraamo in poi. In Luca capitolo 3 la genealogia risale fino ad “Adamo, figlio di Dio”. Quella di Gesù è l’unica genealogia riportata nelle Scritture Greche Cristiane. Parte della sua genealogia, da Adamo attraverso Salomone e Zorobabele, compare in 1 Cronache capitoli da 1 a 3. I libri di Genesi e Rut insieme forniscono la discendenza da Adamo a Davide.
Questi ultimi tre elenchi (Genesi/Rut, 1 Cronache e Luca) concordano pienamente da Adamo ad Arpacsad, con piccole differenze in certi nomi, come Chenan che è “Cainan” in Luca 3:37. La genealogia di Cronache concorda con quella di Genesi/Rut fino a Davide, mentre Luca inserisce un altro “Cainan” fra Arpacsad e Sela. — Lu 3:35, 36.
Da Salomone a Zorobabele, Cronache e Matteo sono generalmente d’accordo, anche se quest’ultimo omette alcuni nomi. Di queste differenze e di quelle dell’elenco da Davide a Gesù in Luca parleremo più avanti.
Alla voce GENEALOGIA è stato spiegato che oltre a molte registrazioni private di proprietà delle famiglie, gli ebrei tenevano registrazioni genealogiche pubbliche che i cronisti, come Esdra, potevano consultare per compilare i loro elenchi; e inoltre che i pubblici registri esistevano ancora nel I secolo, evidentemente fino al 70 E.V. La questione della discendenza del Messia da Abraamo, e attraverso Davide, era per loro di primaria importanza. Perciò possiamo essere certi che sia Matteo che Luca consultarono queste tavole genealogiche.
Attendibilità delle genealogie dei Vangeli. Uno dei problemi posti è perché Matteo ometta alcuni nomi riportati negli elenchi di altri cronisti. Prima di tutto, per provare la propria discendenza non era necessario menzionare per nome ogni anello di congiunzione. Per esempio Esdra, nel provare la propria discendenza sacerdotale, in Esdra 7:1-5, omise diversi nomi riportati nell’elenco della discendenza sacerdotale in 1 Cronache 6:1-15. Ovviamente non era necessario che menzionasse tutti i suoi antenati per convincere gli ebrei della sua discendenza sacerdotale. Lo stesso vale per Matteo: egli senza dubbio consultò il registro ufficiale e copiò da esso, se non ogni nome, almeno quelli necessari a dimostrare la discendenza di Gesù da Abraamo e Davide. Aveva accesso anche alle Scritture Ebraiche, che consultò insieme alle registrazioni ufficiali. — Cfr. Ru 4:12, 18-22 e Mt 1:3-6.
Gli elenchi di Matteo e di Luca contenevano nomi pubblicamente riconosciuti autentici dagli ebrei dell’epoca. Sia gli scribi e i farisei che i sadducei erano acerrimi nemici del cristianesimo, e sarebbero ricorsi a qualsiasi argomento possibile per screditare Gesù, ma va notato che non misero mai in dubbio queste genealogie. Se la genealogia di Gesù in Matteo o in Luca fosse stata errata, sarebbe stato facile per quegli oppositori dimostrarlo dato che fino al 70 E.V. essi avevano libero accesso alle registrazioni genealogiche pubbliche e alle Scritture.
Lo stesso vale per i pagani del I secolo nemici del cristianesimo, molti dei quali, come gli ebrei, erano uomini dotti che non avrebbero esitato ad addurre qualsiasi prova che gli elenchi di Matteo e di Luca non erano autentici e si contraddicevano. Ma non si ha notizia che i primi nemici pagani abbiano attaccato i cristiani su questo punto.
Inoltre sia Matteo che Luca raggiunsero il loro obiettivo, e questo era tutto ciò che occorreva. Per dimostrare che Gesù era discendente di Abraamo e di Davide non era necessario compilare una nuova genealogia. Non dovettero far altro che copiare le tavole genealogiche pubbliche, che la nazione accettava pienamente, relative alla discendenza di Davide e del sacerdozio e a qualsiasi altro aspetto per cui fosse richiesto di dimostrare la propria discendenza. (Vedi Lu 1:5; 2:3-5; Ro 11:1). Anche se in queste tavole c’era qualche omissione, ciò non sminuiva quanto gli scrittori evangelici si prefiggevano di fare e fecero, cioè presentare la prova, legalmente e pubblicamente riconosciuta, della discendenza di Gesù il Messia.
Problemi nella genealogia di Matteo. Matteo divide la genealogia da Abraamo a Gesù in tre parti di 14 generazioni ciascuna. (Mt 1:17) Questa divisione può essere stata fatta come ausilio mnemonico. Tuttavia nel contare i nomi si riscontra che sono 41 e non 42. Un’ipotesi sul modo di contarli è la seguente: da Abraamo a Davide, ci sono 14 nomi; poi si inizia il secondo gruppo di 14 nomi da Davide per finire con Giosia; infine si inizia la terza serie di 14 nomi con Ieconia (Ioiachin) terminando con Gesù. Si noti che Matteo ripete il nome di Davide alla fine dei primi 14 nomi e all’inizio dei successivi 14. Poi ripete l’espressione “deportazione in Babilonia” collegandola con Giosia e i suoi figli. — Mt 1:17.
Come si è già detto, Matteo può aver copiato esattamente la sua genealogia dal registro ufficiale da lui consultato, oppure può di proposito avere omesso alcuni nomi perché fosse più facile ricordarla. Comunque è stata avanzata l’ipotesi che l’omissione dei tre re della discendenza di Davide fra Ieoram e Uzzia (Azaria) sia dovuta al fatto che Ieoram aveva sposato la malvagia Atalia della casa di Acab, figlia di Izebel, introducendo così quel ramo condannato da Dio nella discendenza dei re di Giuda. (1Re 21:20-26; 2Re 8:25-27) Matteo menziona Ieoram, che si era imparentato con quei malvagi, ma omette i nomi dei successivi tre re fino alla quarta generazione, cioè Acazia, Ioas e Amazia, frutto di tale unione. — Cfr. Mt 1:8 con 1Cr 3:10-12.
Matteo indica che Zorobabele è figlio di Sealtiel (Mt 1:12), e questo coincide con altri versetti biblici. (Esd 3:2; Ne 12:1; Ag 1:14; Lu 3:27) Tuttavia in 1 Cronache 3:19 Zorobabele è definito figlio di Pedaia. Evidentemente Zorobabele era in effetti figlio di Pedaia ma legalmente era figlio di Sealtiel a motivo del matrimonio del cognato; oppure dopo la morte di suo padre Pedaia, Zorobabele fu allevato da Sealtiel come un figlio ed era perciò legalmente riconosciuto come figlio di Sealtiel.
Un problema nella genealogia di Luca. Manoscritti del Vangelo di Luca inseriscono un secondo “Cainan” fra Arpacsad (Arfacsad) e Sela. (Lu 3:35, 36; cfr. Ge 10:24; 11:12; 1Cr 1:18, 24). Quasi tutti gli studiosi ritengono che si tratti di un errore di copiatura. Nelle Scritture Ebraiche, “Cainan” non si trova in questa posizione negli elenchi genealogici del testo ebraico o del Pentateuco samaritano, né in alcuno dei Targumim o versioni tranne la Settanta greca. E sembra che non ci fosse neanche nelle copie più antiche della Settanta, perché Giuseppe Flavio, che di solito segue la Settanta, elenca subito dopo Sela figlio di Arfacsad (Arpacsad). (Antichità giudaiche, I, 146 [vi, 4]) Scrittori cristiani dei primi secoli quali Ireneo, Giulio Africano, Eusebio e Girolamo escludono il secondo “Cainan” dal testo del Vangelo di Luca considerandolo un’interpolazione. — Vedi CAINAN n. 2.
Perché la genealogia di Gesù Cristo riportata da Matteo differisce da quella di Luca?
La differenza che si riscontra in quasi tutti i nomi della genealogia di Luca in paragone con quella di Matteo è semplicemente dovuta al fatto che Luca seguì la discendenza di Davide dal figlio Natan, invece che da Salomone come fece Matteo. (Lu 3:31; Mt 1:6, 7) Luca evidentemente elenca gli antenati di Maria, indicando così la discendenza naturale di Gesù da Davide, mentre Matteo dimostra il diritto legale di Gesù al trono di Davide quale discendente di Salomone per mezzo di Giuseppe, che legalmente era il padre di Gesù. Sia Matteo che Luca sottolineano che Giuseppe non era l’effettivo padre di Gesù, ma solo il padre adottivo, che gli dava il diritto legale. Quando arriva a Gesù, Matteo si discosta dallo stile seguito in tutta la genealogia, dicendo: “Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo”. (Mt 1:16) Notate che non dice che ‘Giuseppe generò Gesù’, ma che era “il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù”. Luca è ancora più specifico quando, dopo avere spiegato che Gesù era effettivamente il Figlio di Dio nato da Maria (Lu 1:32-35), aggiunge: “Gesù . . . essendo figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli”. — Lu 3:23.
Dal momento che Gesù non era realmente figlio di Giuseppe, ma era il Figlio di Dio, la genealogia di Gesù compilata da Luca vuole dimostrare che, per nascita umana, egli era veramente figlio di Davide attraverso la sua madre naturale Maria. A proposito delle genealogie di Gesù riportate in Matteo e Luca, F. L. Godet scrive: “Lo studio minuzioso del testo ci porta in questo modo ad ammettere: 1. Che la tavola genealogica di Luca sia quella di Eli, nonno di Gesù; 2. Che, facendo discendere volutamente Gesù da Eli, in contrasto con l’attribuzione della sua paternità a Giuseppe, il documento che [Luca] ha preservato per noi non possa secondo lui essere altro che la genealogia di Gesù per mezzo di Maria. Ma perché Luca non menziona Maria, e perché passa immediatamente da Gesù al nonno? Anticamente non si ammetteva che la madre potesse costituire un anello di congiunzione. Presso i greci uno era figlio di suo padre, non di sua madre; e presso gli ebrei c’era il detto: ‘Genus matris non vocatur genus [“Il discendente della madre non è chiamato (suo) discendente”]’ (‘Baba bathra’, 110, a)”. — Commentary on Luke, 1981, p. 129.
Entrambe le genealogie (sia in Matteo che in Luca) indicano la discendenza da Davide, per mezzo di Salomone e per mezzo di Natan. (Mt 1:6; Lu 3:31) Esaminando gli elenchi di Matteo e di Luca riscontriamo che, dopo essersi separate con Salomone e Natan, le due linee discendenti si ricongiungono con due personaggi: Sealtiel e Zorobabele. Questo si può spiegare come segue: Sealtiel era figlio di Ieconia; forse sposando la figlia di Neri diventò suo genero, e perciò è chiamato “figlio di Neri”. È anche possibile che Neri non abbia avuto figli, e che quindi Sealtiel fosse considerato suo “figlio” anche per questa ragione. Zorobabele, che in effetti era figlio di Pedaia, era legalmente riconosciuto come figlio di Sealtiel, come si è detto sopra. — Cfr. Mt 1:12; Lu 3:27; 1Cr 3:17-19.
Gli elenchi indicano poi che Zorobabele ebbe due figli, Resa e Abiud, e a questo punto le linee si separano di nuovo. (Questi potevano essere discendenti e non figli veri e propri, oppure almeno uno poteva essere suo genero. Cfr. 1Cr 3:19). (Lu 3:27; Mt 1:13) Sia la genealogia di Gesù di Matteo che quella di Luca si discostano qui da quella di 1 Cronache capitolo 3. Questo può essere dovuto al fatto che alcuni nomi furono di proposito omessi da Matteo e forse anche da Luca. Ma si dovrebbe tenere presente che molto probabilmente le differenze che si riscontrano negli elenchi genealogici di Matteo e Luca erano già presenti nei registri genealogici allora in uso e pienamente accettati dagli ebrei, e non si tratta quindi di cambiamenti fatti da Matteo e Luca.
Possiamo dunque concludere che i due elenchi di Matteo e di Luca uniscono le due verità, cioè (1) che Gesù era effettivamente Figlio di Dio, e l’erede naturale del Regno mediante la nascita miracolosa dalla vergine Maria, discendente di Davide, e (2) che Gesù era anche l’erede legale della discendenza maschile di Davide e Salomone per mezzo del padre adottivo Giuseppe. (Lu 1:32, 35; Ro 1:1-4) Se ci fu qualche accusa da parte di ebrei ostili che consideravano illegittima la nascita di Gesù, il fatto stesso che Giuseppe, a cui erano note le circostanze, sposò Maria dandole la protezione del suo buon nome e della sua discendenza reale, confuta questa calunnia.
[Prospetto alle pagine 1011-1012]
GENEALOGIA DI GESÙ
Genesi e Rut
Adamo
Adamo
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Adamo
Set
Set
—
Set
Enos
Enos
—
Enos
Chenan
Chenan
—
Cainan
Maalalel
Maalalel
—
Maalaleel
Iared
Iared
—
Iared
Enoc
Enoc
—
Enoc
Metusela
Metusela
—
Metusela
Lamec
Lamec
—
Lamec
Noè
Noè
—
Noè
Sem
Sem
—
Sem
Arpacsad
Arpacsad
—
Arpacsad
—
—
—
Cainan
Sela
Sela
—
Sela
Eber
Eber
—
Eber
Peleg
Peleg
—
Peleg
Reu
Reu
—
Reu
Serug
Serug
—
Serug
Nahor
Nahor
—
Nahor
Tera
Tera
—
Tera
Abramo (Abraamo)
Abraamo
Abraamo
Abraamo
Isacco
Isacco
Isacco
Isacco
Giacobbe (Israele)
Giacobbe
Giacobbe
Giacobbe
Giuda (e Tamar)
Giuda
Giuda (e Tamar)
Giuda
Perez
Perez
Perez
Perez
Ezron
Ezron
Ezron
Ezron
Ram
Ram
Ram
Arni (Ram?)
Amminadab
Amminadab
Amminadab
Amminadab
Naasson
Naasson
Naasson
Naasson
Salmon
Salmon (Salma, 1Cr 2:11)
Salmon (e Raab)
Salmon
Boaz (e Rut)
Boaz
Boaz (e Rut)
Boaz
Obed
Obed
Obed
Obed
Iesse
Iesse
Iesse
Iesse
Davide
Davide
Davide (e Betsabea)
Davide
—
Salomone
Salomone
Natan1
Mattata
Menna
Melea
Eliachim
Ionam
Giuseppe
Giuda
Simeone
Levi
Mattat
Iorim
Eliezer
Gesù
Er
Elmadam
Cosam
Addi
Melchi
Neri
—
Roboamo
Roboamo
—
Abia
Abia
—
Asa
Asa
—
Giosafat
Giosafat
—
Ieoram
Ieoram
—
Acazia
—
—
Ioas
—
—
Amazia
—
—
Azaria (Uzzia)
Uzzia (Azaria)
—
Iotam
Iotam
—
Acaz
Acaz
—
Ezechia
Ezechia
—
Manasse
Manasse
—
Amon
Amon
—
Giosia
Giosia
—
Ioiachim
—
—
Ieconia (Ioiachin)
Ieconia
—
Sealtiel (Pedaia)2
Sealtiel
Sealtiel3
—
Zorobabele4
Zorobabele
Zorobabele
Resa
Ioanan
Ioda
Iosec
Semein
Mattatia
Maat
Naggai
Esli
Naum
Amos
Mattatia
Giuseppe
Iannai
Melchi
Levi
Mattat
Eli (padre di Maria)
—
—
Abiud
—
—
Eliachim
—
—
Azor
—
—
Zadoc
—
—
Achim
—
—
Eliud
—
—
Eleazaro
—
—
Mattan
—
—
Giacobbe
—
—
Giuseppe
Giuseppe (genero di Eli)
—
—
Gesù (figlio adottivo)
Gesù (figlio di Maria)
1 Da Natan, Luca prosegue la genealogia di Gesù seguendo la linea materna, mentre Matteo continua seguendo quella paterna.
2 Zorobabele era evidentemente figlio effettivo di Pedaia e legalmente di Sealtiel per il matrimonio del cognato; oppure fu allevato da Sealtiel dopo la morte di suo padre Pedaia e fu riconosciuto legalmente come figlio di Sealtiel. — 1Cr 3:17-19; Esd 3:2; Lu 3:27.
3 Sealtiel figlio di Ieconia forse era genero di Neri. — 1Cr 3:17; Lu 3:27.
4 Le due linee si congiungono con Sealtiel e Zorobabele, per poi divergere. La divergenza può dipendere dall’aver seguito due diversi discendenti di Zorobabele, oppure Resa, o Abiud, poteva essere suo genero.
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Generare, PartorirePerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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GENERARE, PARTORIRE
Il verbo ebraico yalàdh significa “partorire; produrre; generare”. (Ge 4:1, 2; 16:15; 30:39; 1Cr 1:10) Termini affini sono yèledh (fanciullo [Ge 21:8]), mohlèdheth (nascita; casa; parenti [Ge 31:13, nt.]) e tohledhòhth (storia; origini storiche; generazioni; genealogia [Ge 2:4, nt.; Mt 1:1, nt.]). Il verbo ebraico chil (o chul), anche se di solito si riferisce al provare dolori di parto, in Giobbe 39:1 è reso generare. (Cfr. Isa 26:17, 18; vedi DOGLIE). Il verbo greco gennào significa “generare; partorire; nascere”. (Mt 1:2; Lu 1:57; Gv 16:21; Mt 2:1) Anche tìkto è reso “partorire”. — Mt 1:21.
C’è “un tempo per nascere”, disse Salomone, e normalmente negli esseri umani si verifica circa 280 giorni dopo il concepimento. (Ec 3:2) Per i genitori il giorno della nascita del loro bambino è un giorno di grande gioia, anche se per ciascun individuo, secondo il saggio re Salomone, il giorno della morte, se ci si lascia dietro una vita meritoria e ci si è fatti un buon nome presso Dio, è ancor meglio del giorno della nascita. — Lu 1:57, 58; Ec 7:1.
Sin dall’antichità levatrici assistevano al parto. Per aiutare la madre durante il travaglio e agevolare la levatrice che l’assisteva durante il parto si usavano sgabelli speciali. Potevano essere due pietre o mattoni su cui la partoriente si chinava o si accovacciava. (Eso 1:16) Il termine ebraico reso in Esodo “sgabello per il parto” (ʼovnàyim) è affine al termine ebraico per “pietra” e ricorre solo un’altra volta nella Bibbia (Ger 18:3), dove è reso “ruote da vasaio”. L’International Standard Bible Encyclopedia afferma: “Il termine è usato entrambe le volte al duale, il che indica senza dubbio che la ruota del vasaio era formata da due dischi, e fa pensare che anche lo sgabello usato per il parto fosse doppio”. (1979, vol. 1, p. 516) Antichi geroglifici confermano che sgabelli del genere erano usati in Egitto.
L’assistenza postnatale, spesso prestata dalla levatrice, è menzionata in Ezechiele 16:4, anche se in senso figurato. Si tagliava il cordone ombelicale e il neonato veniva lavato, strofinato con sale e poi fasciato. Il sale poteva servire ad asciugare e irrobustire la pelle. Il neonato veniva avvolto in fasce dalla testa ai piedi, come si fece con Gesù (Lu 2:7); questo, pur facendolo assomigliare a una mummia, serviva a tenerlo caldo e diritto; si dice che passandogli la fascia sotto il mento e sopra la testa il bambino imparava a respirare dal naso. Questo modo di avere cura dei neonati è molto antico, infatti Giobbe conosceva bene le fasce. — Gb 38:9.
Soddisfatti i primi bisogni della madre e del bambino, il neonato veniva presentato al padre, o veniva data la notizia della nascita, e il padre riconosceva il bambino come suo. (Ger 20:15) Anche quando una schiava aveva un bambino al posto della padrona sterile, generato dal marito di lei, il neonato era riconosciuto come se fosse stato della padrona. (Ge 16:2) Questo intendeva Rachele quando chiese che la sua schiava Bila ‘partorisse sulle sue ginocchia’ per poter avere “figli da lei”. (Ge 30:3) Il parto non dovette avvenire letteralmente sulle ginocchia di Rachele, ma lei poté cullare il bambino sulle ginocchia come se fosse suo. — Cfr. Ge 50:23.
Al momento della nascita, o quando veniva circonciso otto giorni dopo, uno dei genitori dava il nome al bambino. Se c’erano divergenze d’opinione circa il nome, la decisione spettava al padre. (Ge 16:15; 21:3; 29:32-35; 35:18; Lu 1:59-63; 2:21) Normalmente il bambino veniva allattato dalla madre (Ge 21:7; Sl 22:9; Isa 49:15; 1Ts 2:7), anche se a volte si ricorreva a una nutrice. (Eso 2:7) Di solito il bambino non veniva svezzato prima dei due o tre anni, o anche più tardi. Isacco, sembra, aveva cinque anni; e nel suo caso l’avvenimento venne festeggiato. — Ge 21:8; 1Sa 1:22, 23.
Sotto la Legge mosaica la donna che partoriva un maschio era cerimonialmente impura per 7 giorni, e altri 33 giorni erano richiesti per la sua purificazione. Se nasceva una femmina, la madre era considerata impura per 14 giorni, e la purificazione richiedeva altri 66 giorni. Alla fine del periodo di purificazione si facevano per lei un olocausto e un’offerta per il peccato: un giovane montone e una tortora o un giovane piccione, oppure due tortore o due piccioni, a seconda delle condizioni economiche dei genitori. (Le 12:1-8; Lu 2:24) Il primogenito si doveva redimere col pagamento di cinque sicli d’argento. — Nu 18:15, 16; vedi PRIMOGENITO, PRIMO NATO.
Molte volte nelle Scritture termini relativi alla nascita letterale ricorrono in senso figurato. (Sl 90:2; Pr 27:1; Isa 66:8, 9; Gc 1:15) La violenza delle doglie ben descrive l’inevitabile sofferenza dovuta ad altre cause. (Sl 48:6; Ger 13:21; Mic 4:9, 10; Gal 4:19; 1Ts 5:3) In senso spirituale, Gesù disse che per entrare nel Regno dei cieli bisogna ‘nascere d’acqua e di spirito’. Questo richiede che
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