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La controversia sulla morte di GesùLa Torre di Guardia 1991 | 15 febbraio
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La controversia sulla morte di Gesù
IL GIORNO di Pasqua del 33 E.V. ebbe luogo una triplice esecuzione capitale. I tre condannati furono portati in un luogo fuori delle mura di Gerusalemme e messi a morte in uno dei modi più crudeli e umilianti: appendendoli a dei pali di legno. Esecuzioni del genere erano comuni ai tempi dell’antica Roma, per cui si potrebbe pensare che tale episodio fosse stato ormai dimenticato da tempo. Uno degli uccisi, però, era Gesù Cristo. La sua morte ha determinato importanti cambiamenti e controversie sul piano religioso.
Sono passati quasi duemila anni da quell’avvenimento, per cui può darsi che tendiate a considerarlo solo come storia antica. Ma sapevate che la controversia sorta è tutt’altro che risolta?
Come saprete, milioni di persone sostengono che Gesù sia morto per loro. Sono fermamente convinti che la morte di Cristo sia la chiave per ottenere la redenzione e il perdono dei peccati, che la fede nella sua morte sia la strada della salvezza. Tuttavia, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, un articolo pubblicato su una rivista religiosa (Anglican Theological Review) riferisce che questo insegnamento caro a tante persone è “in difficoltà”. E la fonte delle “difficoltà” sono i capi religiosi.
Questa rivista spiega: “La dottrina dell’espiazione nel pensiero cristiano è in difficoltà perché le sue basi bibliche sono messe in dubbio, la sua formulazione è divenuta sovraccarica di nozioni effimere . . . , e la sua espressione nella spiritualità popolare ha assunto la forma dell’emotività individuale e dell’autogiustificazione acritica”. In effetti i teologi, sia protestanti che cattolici, non hanno raggiunto alcun accordo riguardo a che cosa significa la morte di Gesù Cristo, se pure significa qualcosa.
Può darsi che abbiate l’impressione che queste siano solo diatribe tra pochi specialisti di teologia, che tutto ciò non influisca in alcun modo sulla vostra vita. Ma pensate per un momento: Se la morte di Gesù ha davvero a che fare con la vostra posizione dinanzi a Dio e con le vostre prospettive di vita futura (in cielo o da qualsiasi altra parte), in tal caso questa controversia esige la vostra attenzione.
Come mai i teologi stanno ancora discutendo sull’argomento? Prendete, ad esempio, la Chiesa Cattolica. Essa ha dogmi ben definiti sull’immortalità dell’anima e sulla Trinità. Tuttavia, la chiesa è curiosamente indecisa riguardo alla redenzione mediante la morte di Cristo. La New Catholic Encyclopedia ammette: “Sono stati sviluppati molti sistemi diversi per spiegare in che modo l’uomo è liberato dal male del peccato e restituito alla grazia . . . Ma nessuno di questi sistemi è stato del tutto soddisfacente. . . . La teologia della Redenzione è in alcune parti incompiuta e continua a porsi come problema in teologia”.
Non dovreste quindi sorprendervi se, di tutti i milioni di persone che sostengono fervidamente che Gesù è morto per loro, solo pochi hanno le idee chiare su ciò che questo significa realmente. La rivista religiosa menzionata sopra esprime la questione in questi termini: “Se è messo alle strette . . . il cristiano credente spesso non è in grado di citare le basi bibliche della dottrina, o di spiegarla”. Per i fedeli delle chiese, che si trovano di fronte a un insegnamento che non afferrano e non sono in grado di spiegare, non è affatto facile capire in che modo la morte di Cristo influisce sulla loro vita.
Non essendo riuscita a formulare una chiara dottrina della redenzione, la cristianità è venuta meno anche nei suoi sforzi di portare il messaggio cristiano a ebrei, indù, buddisti e altri. Anche se molti di questi ammirano e rispettano molti insegnamenti di Gesù, la confusione che circonda la morte di Cristo e il suo significato è un ostacolo che impedisce loro di avere fede.
Il significato della morte di Cristo è forse un mistero che trascende la comprensione umana? O esiste una spiegazione ragionevole basata sulla Bibbia? Sono domande che vale la pena di considerare, perché la Bibbia fa questa sorprendente affermazione riguardo a Cristo: ‘Chiunque esercita fede in lui non sarà distrutto ma avrà vita eterna’. — Giovanni 3:16.
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Il riscatto: la dottrina dimenticata dalla cristianitàLa Torre di Guardia 1991 | 15 febbraio
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Il riscatto: la dottrina dimenticata dalla cristianità
IL RISCATTO, l’insegnamento secondo cui Gesù morì per redimere l’umanità peccatrice, è una dottrina fondamentale del vero cristianesimo. Tuttavia, per molto tempo questo insegnamento è stato criticato e disprezzato dai teologi della cristianità.
Come mai? Non disse forse Gesù stesso in Marco 10:45: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio di molti”?
Secondo alcuni Gesù non avrebbe mai pronunciato queste parole, che sarebbero frutto di una falsificazione posteriore alla sua morte dovuta all’influenza dell’apostolo Paolo. Altri sostengono che qui “riscatto” sia solo una figura retorica, o che la dottrina provenga dalla mitologia greca! Così il riscatto è praticamente scomparso dagli insegnamenti della chiesa.
Tuttavia, potreste giustamente chiedervi in che modo i primi cristiani consideravano la morte di Gesù. In 2 Corinti 5:14, 15 Paolo ci dice: “L’amore che ha Cristo ci costringe, perché questo è ciò che abbiamo giudicato, che un solo uomo morì per tutti . . . affinché quelli che vivono vivano non più per se stessi, ma per colui che morì per loro e fu destato”. Che dottrina semplice ed esplicita, del tutto libera dalle complesse modificazioni che avrebbe subìto in seguito per mano dei teologi della chiesa!
È possibile che Paolo si sia inventato questa dottrina? No, poiché in 1 Corinti 15:3 egli spiega: “Vi ho trasmesso, fra le prime cose, ciò che anch’io ho ricevuto, che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture”. È chiaro che, molto prima che Paolo scrivesse le sue epistole, i cristiani sapevano già che la morte di Gesù aveva valore sacrificale, che era un vero e proprio prezzo pagato per redimere l’umanità peccatrice, un riscatto. Inoltre, come indica Paolo, essi comprendevano che la morte di Cristo adempiva “le Scritture”, cioè profezie delle Scritture Ebraiche, o “Antico Testamento”, come il Salmo 22 e Isaia 53.
Interrogativi senza risposta
Se provate a indagare sui fatti per conto vostro, riscontrerete che già in epoca vicina a quella apostolica si infiltrarono nel cristianesimo insegnamenti apostati. (Atti 20:29, 30; 2 Timoteo 4:3, 4) Ma la credenza nel sacrificio di riscatto di Cristo resistette, come attestano gli scritti degli antichi Padri della Chiesa. In seguito, però, ad alcuni teologi che investigarono a fondo la dottrina del riscatto si presentarono difficili interrogativi, come: A chi fu pagato il riscatto? E perché era necessario pagarlo?
Nel IV secolo E.V. Gregorio Nisseno e altri sostenevano che il riscatto fosse stato pagato a Satana il Diavolo! Essi argomentavano che, siccome Satana aveva autorità sull’uomo, per liberare l’umanità era stato pagato un riscatto a lui. Ma un loro contemporaneo, Gregorio Nazianzeno, si accorse che questa teoria non reggeva: implicava che Dio fosse in debito verso il Diavolo, il che era senz’altro assurdo! Ad ogni modo, l’idea di un riscatto pagato al Diavolo prese piede e sopravvisse per secoli.
Poteva darsi che il riscatto fosse stato pagato a Dio stesso? Gregorio Nazianzeno riteneva che anche questa idea presentasse dei problemi. Visto che ‘non eravamo in schiavitù nei confronti di [Dio]’, che bisogno c’era di pagargli un riscatto? Inoltre, ‘poteva il Padre provare diletto nella morte del suo Figlio’ esigendo un riscatto? All’apparenza si trattava di interrogativi difficili, che sembravano mettere in dubbio il riscatto stesso.
Morte del riscatto
La vostra indagine sull’argomento potrebbe poi portarvi all’inizio del XII secolo. Anselmo d’Aosta, arcivescovo di Canterbury, tentò di rispondere a questi interrogativi nel suo libro Cur Deus Homo (Perché Dio si fece uomo). Il libro insegnava che la morte di Cristo serviva come mezzo per soddisfare la giustizia divina, ma non come riscatto. Secondo Anselmo, perdonare il peccato mediante un riscatto senza soddisfare la giustizia equivaleva a lasciare il peccato non corretto. “Ma Dio giustamente non può lasciare nulla di non corretto nel Suo Regno”, diceva Anselmo. In che modo, dunque, Dio corresse le cose?
Partendo dal presupposto che ‘il peccato disonora Dio’, Anselmo diceva che non sarebbe bastato “semplicemente restituire ciò che era stato tolto” con il peccato di Adamo. Visto che Dio era stato insultato, nessun riscatto, nemmeno il sacrificio di un uomo perfetto, sarebbe stato sufficiente. “In considerazione dell’ingiuria arrecata”, ragionava l’ecclesiastico, “bisognava restituire più di ciò che era stato tolto”. (Il corsivo è nostro). Secondo il ragionamento di Anselmo questo richiedeva la morte di uno che fosse “sia Dio che uomo”!
In qualunque modo li consideriate, gli insegnamenti di Anselmo convinsero i suoi contemporanei e continuano a esercitare la loro influenza fino ad oggi. In un colpo solo Anselmo aveva rafforzato la dottrina della Trinità e inferto un colpo mortale al riscatto, perlomeno nella cristianità! La parola d’ordine per i teologi divenne “soddisfazione”, mentre il termine “riscatto” cominciò gradualmente a cadere in disuso. Tuttavia, le teorie di Anselmo erano basate quasi interamente su una logica capziosa, non sulla Bibbia. E col passare del tempo, studiosi come Tommaso d’Aquino cominciarono a intaccare la teoria della “soddisfazione” elaborata da Anselmo con i propri ragionamenti ingegnosi. La speculazione filosofica divenne la norma. Le teorie sulla redenzione si moltiplicarono, e il dibattito si allontanò ulteriormente dalle Scritture addentrandosi sempre più nel campo del ragionamento umano, della filosofia e del misticismo.
La Riforma e il riscatto
Ma veniamo a tempi un po’ più recenti. Quando nel XVI secolo scoppiò la tempesta della Riforma protestante, nacque un gruppo estremista, i sociniani.a Essi negavano che la morte di Gesù avesse in qualche modo “meritato la salvezza per noi”, definendo tale credenza “fallace, errata e molto pericolosa . . . , inconciliabile sia con la Scrittura che con la ragione”. (Catechismo Racoviano) Visto che Dio perdona liberamente, non era necessaria alcuna soddisfazione della giustizia. Secondo loro, la morte di Cristo redimeva in quanto spingeva gli uomini a imitare il suo perfetto esempio.
Di fronte a queste e ad altre eresie, la Chiesa Cattolica lanciò un contrattacco convocando il Concilio di Trento (dal 1545 al 1563 E.V.). Ma pur prendendo posizione su molte questioni dottrinali, il concilio rimase vago sul tema della redenzione, non pronunciandosi in maniera chiara. Parlò del ‘merito di Gesù Cristo’ e usò il termine “soddisfazione”, ma evitò con attenzione il termine “riscatto”. Di conseguenza, la chiesa non assunse alcuna chiara posizione scritturale. In questo modo rimaneva ampio spazio alla speculazione filosofica.
Perché i capi religiosi hanno fallito
Dal Concilio di Trento in poi i teologi, sia cattolici che protestanti, hanno sviluppato innumerevoli teorie sulla redenzione. (Vedi il riquadro a pagina 7). Tuttavia, non si intravede alcun accordo sul significato della morte di Cristo. I teologi sono concordi solo nel rigettare il termine scritturale “riscatto”, preferendo ignorarlo, minimizzarlo o accantonarlo con le proprie spiegazioni. Il significato della morte di Cristo viene spiegato con termini specialistici, con ragionamenti complicati quanto fallaci e con parole altisonanti, come “influsso fisico-morale” e “soddisfazione vicaria”. Anziché incoraggiare a riporre fede nella morte di Cristo, il clero della cristianità ha fatto del suo palo di tortura un motivo di confusione e una pietra d’inciampo.
A cosa è dovuto questo colossale fallimento? Il teologo cattolico Boniface A. Willems lo attribuisce al fatto che i teologi vengono “istruiti in un ben custodito isolamento”, troppo lontani dai veri bisogni della gente.b Non viene anche a voi da pensare che le cose stiano così? Ma Geremia 8:9 si spinge più in là, e indica la vera causa del problema: “Ecco, hanno rigettato la medesima parola di Geova, e quale sapienza hanno?”
È vero che la dottrina del riscatto può far sorgere alcuni difficili interrogativi. (2 Pietro 3:16) Ma anziché cercare le risposte nelle Scritture, i teologi si sono valsi della sapienza e della logica umana. (1 Corinti 1:19, 20; 2:13) Hanno avuto la presunzione di rigettare qualsiasi brano della Bibbia non si conformasse alle loro fantasie, o teorie. (2 Timoteo 3:16) Hanno promosso insegnamenti antiscritturali, come la dottrina della Trinità. (Giovanni 14:28) E il loro più grande fallimento è che hanno attribuito capitale importanza alla salvezza dell’uomo, ignorando contese più importanti relative al nome e al Regno di Dio. — Matteo 6:9, 10.
Una sostenitrice del riscatto
Ora, nella vostra indagine, arrivate alla fine del secolo scorso. Un uomo timorato di Dio di nome Charles Taze Russell si distaccò dalla teologia tradizionale e cominciò a pubblicare questa stessa rivista, La Torre di Guardia. “Dal principio”, ricordava Russell, essa “è stata una speciale sostenitrice del riscatto”.
La Torre di Guardia continua ad esserlo tuttora. Da ben più di cento anni essa presenta validi motivi scritturali per credere nel riscatto, e risponde in maniera ragionevole e scritturale alle sfide dei critici. Perciò vi invitiamo a esaminare ulteriormente ciò che la Bibbia ha da dire sulla morte di Gesù e sul suo significato.
[Note in calce]
a Vedi “I sociniani: Perché negavano la Trinità?”, nella nostra rivista Svegliatevi! del 22 novembre 1988.
b Nota, comunque, la teoria di Willems stesso nel riquadro riportato sopra.
[Riquadro a pagina 7]
ALCUNE TEORIE SULLA REDENZIONE
◻ TEORIA DELLA REGGENZA, O DEL GOVERNO: Il teologo olandese Ugo Grozio la sviluppò nel XVII secolo per confutare le teorie dei sociniani. Grozio considerava la morte di Cristo “come una specie di transazione legale, in cui Dio ricopriva il ruolo di Reggente o Governatore e l’uomo quello dell’imputato”. — Hastings, Encyclopædia of Religion and Ethics.
◻ TEORIA DELL’ESPIAZIONE VITALE: Fu proposta nel 1946 dal teologo protestante Clarence H. Hewitt. Secondo lui l’opera di Cristo non servì a pagare qualche sanzione legale, bensì a ‘liberarci dal dominio della legge del peccato e della morte e a indurci al pentimento e alla tristezza secondo Dio, portandoci così in una condizione perdonabile dinanzi a Dio’.
◻ REDENZIONE MEDIANTE LA FRATELLANZA CRISTIANA: Il teologo cattolico Boniface A. Willems (1970) identifica la “redenzione” con il “rinunciare al nostro egoismo e spalancare il cuore gli uni verso gli altri”. E aggiunge: “La nozione cristiana di sostituzione o sofferenza vicaria è quella del riconoscersi legati in un vincolo di solidarietà alla razza umana devastata dal peccato. . . . La Chiesa è quindi la fratellanza di coloro che sono pronti a vivere in un servizio speciale per amore degli altri”.
◻ TEORIA DEL CAPRO ESPIATORIO: Il teologo cattolico Raymund Schwager l’ha proposta nel 1978. Egli rigettava l’idea che Dio ‘pretendesse occhio per occhio’. Secondo lui il sacrificio di Cristo sarebbe una specie di catarsi (purificazione) che permette alla società umana di dar sfogo alle sue innate tendenze violente, così da liberarsene.
◻ REDENZIONE SOCIO-POLITICA: Il teologo battista Thorwald Lorenzen ha scritto nel 1985: “Dio non cerca solamente il perdono religioso per i peccatori ma anche la liberazione politica per i poveri e gli oppressi. . . . La morte di Gesù, quindi, rivela un Dio che si preoccupa di sanare tutte le dimensioni della vita umana”.
[Immagine a pagina 5]
Teologi protestanti e cattolici hanno sviluppato numerose teorie sulla redenzione e sul riscatto, ma cosa insegna la Bibbia?
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“Certamente questo era il Figlio di Dio”La Torre di Guardia 1991 | 15 febbraio
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La vita e il ministero di Gesù
“Certamente questo era il Figlio di Dio”
NON è passato molto tempo da quando Gesù è stato messo al palo che, a mezzogiorno, scendono delle tenebre misteriose che durano per tre ore. Non si tratta di un’eclissi solare, poiché le eclissi si verificano solo quando c’è la luna nuova, mentre al tempo della Pasqua la luna è piena. Inoltre, le eclissi solari durano solo pochi minuti. Queste tenebre, perciò, sono di origine divina! Probabilmente esse rendono perplessi quelli che deridono Gesù, e forse fanno anche cessare i loro scherni.
Se questo fenomeno misterioso si verifica prima che uno dei malfattori rimproveri l’altro e chieda a Gesù di ricordarsi di lui, può darsi che contribuisca al suo pentimento. Forse è durante queste tenebre che quattro donne, cioè la madre di Gesù, la sorella di lei Salome, Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo il Minore, si avvicinano al palo di tortura. Lì, oltre a loro, c’è anche Giovanni, il diletto apostolo di Gesù.
Il cuore della madre di Gesù è ‘trafitto’ quando essa vede appeso al palo e agonizzante il figlio che ha allevato e cresciuto. Nonostante tutto, Gesù non pensa al proprio dolore, ma al benessere di lei. Con grande sforzo, fa cenno col capo a Giovanni e dice a sua madre: “Donna, ecco tuo figlio!” Poi, facendo cenno a Maria, dice a Giovanni: “Ecco tua madre!”
In questo modo Gesù affida la madre, che ora è evidentemente vedova, all’apostolo per il quale ha speciale affetto. Fa questo perché gli altri figli di Maria non hanno ancora manifestato fede in lui. In questo modo Gesù dà un ottimo esempio provvedendo non soltanto ai bisogni fisici di sua madre, ma anche a quelli spirituali.
Verso le tre del pomeriggio Gesù dice: “Ho sete”. Poi, sentendo che il Padre suo ha, per così dire, ritirato da lui la protezione affinché la sua integrità possa essere messa alla prova fino al limite, grida ad alta voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Udendo questo, alcuni degli astanti esclamano: “Vedi, chiama Elia”. Immediatamente uno di loro corre a dargli da bere, usando una spugna inzuppata di vino acido tenuta su un ramo di issopo. Altri, però, dicono: “Lasciate stare! Vediamo se Elia viene a calarlo giù”.
Quando riceve il vino acido, Gesù grida: “È compiuto!” Sì, egli ha portato a termine tutto ciò che il Padre suo l’ha mandato a fare sulla terra. Infine dice: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. In questo modo Gesù affida a Dio la sua forza vitale, fiducioso che Dio gliela restituirà. Poi china la testa e muore.
Nel momento in cui Gesù esala l’ultimo respiro ha luogo un violento terremoto, tale da spaccare i massi di roccia. La scossa è così potente che le tombe commemorative nei dintorni di Gerusalemme si aprono, e ne vengono gettati fuori dei cadaveri. Alcuni passanti vedono i corpi morti venuti alla luce e, una volta entrati in città, riferiscono la notizia.
Inoltre, nel momento in cui Gesù muore l’imponente cortina che nel tempio di Dio divide il Santo dal Santissimo si squarcia in due, da cima a fondo. Sembra che questa cortina meravigliosamente decorata sia alta circa 18 metri e sia molto pesante! Il miracolo sorprendente non solo dimostra che Dio è adirato con coloro che hanno ucciso il Figlio suo, ma indica che ora, grazie alla morte di Gesù, è possibile accedere al Santissimo, al cielo stesso.
Quando la gente sente il terremoto e vede ciò che succede, prova moltissimo timore. L’ufficiale dell’esercito incaricato dell’esecuzione dà gloria a Dio, e dichiara: “Certamente questo era il Figlio di Dio”. Probabilmente egli era presente al processo di Gesù, quando davanti a Pilato si era discussa l’affermazione secondo cui Gesù era figlio di Dio. Ora egli è convinto che Gesù è il Figlio di Dio, sì, che è davvero il più grande uomo che sia mai esistito.
Anche altri sono confusi da questi avvenimenti miracolosi, e se ne tornano a casa battendosi il petto, in segno di profondo dolore e di vergogna. A distanza, molte donne che sono discepole di Gesù assistono alla scena, profondamente turbate da questi avvenimenti importantissimi. Anche l’apostolo Giovanni è presente. Matteo 27:45-56; Marco 15:33-41; Luca 23:44-49; 2:34, 35; Giovanni 19:25-30.
◆ Perché le tre ore di tenebre non possono essere provocate da un’eclissi solare?
◆ Quale ottimo esempio dà Gesù poco prima di morire a coloro che hanno genitori anziani?
◆ Quali sono le ultime quattro frasi che Gesù dice prima di morire?
◆ Qual è un effetto del terremoto, e che significato ha il fatto che la cortina del tempio si squarci in due?
◆ Che effetto hanno i miracoli sull’ufficiale dell’esercito incaricato dell’esecuzione?
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Un riscatto corrispondente per tuttiLa Torre di Guardia 1991 | 15 febbraio
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Un riscatto corrispondente per tutti
“Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto in cambio di molti”. — MATTEO 20:28.
1, 2. (a) Perché si può dire che il riscatto è il più grande dono che Dio ha fatto all’umanità? (b) Quale beneficio si ha prendendo in esame il soggetto del riscatto?
IL RISCATTO è il più grande dono che Dio ha fatto all’umanità. Grazie alla “liberazione per riscatto” possiamo avere “il perdono dei nostri falli”. (Efesini 1:7) Sul riscatto si basa la speranza della vita eterna, o in cielo o su una terra paradisiaca. (Luca 23:43; Giovanni 3:16) E grazie ad esso i cristiani possono avere fin d’ora una condizione pura dinanzi a Dio. — Rivelazione 7:14, 15.
2 Il riscatto perciò non è qualcosa di vago o di astratto. Esso trova un fondamento giuridico nei princìpi divini, e può portare benefìci reali e concreti. Può darsi che alcuni aspetti di questa dottrina siano “difficili a capirsi”. (2 Pietro 3:16) Ma riscontrerete che vale senz’altro la pena di esaminare accuratamente il soggetto del riscatto, poiché esso riflette l’impareggiabile amore che Dio ha per l’umanità. Chi capisce il significato del riscatto comprende un aspetto fondamentale dell’insondabile ‘ricchezza e sapienza e conoscenza di Dio’. — Romani 5:8; 11:33.
Contese da risolvere
3. Come sorse la necessità del riscatto, e perché Dio non poteva semplicemente scusare la condizione di peccato in cui erano gli uomini?
3 La necessità del riscatto sorse a motivo del peccato del primo uomo, Adamo, il quale trasmise alla sua progenie un’eredità futile fatta di malattie, infermità, sofferenze e dolore. (Romani 8:20) A causa dell’imperfezione ereditata, tutti i discendenti di Adamo sono “figli d’ira”, meritevoli di morte. (Efesini 2:3; Deuteronomio 32:5) Dio non poteva cedere al sentimentalismo e semplicemente perdonare con leggerezza l’umanità. La sua stessa Parola dice che “il salario che il peccato paga è la morte”. (Romani 6:23) Per scusare la condizione di peccato in cui gli uomini si trovavano, Dio avrebbe dovuto ignorare le sue giuste norme, rendere nullo il proprio codice di giustizia! (Giobbe 40:8) Tuttavia, ‘giustizia e giudizio sono lo stabilito luogo del trono di Dio’. (Salmo 89:14) Se egli deviasse dal fare ciò che è giusto non farebbe che incoraggiare l’illegalità e minare la sua posizione di Sovrano universale. — Confronta Ecclesiaste 8:11.
4. Quali contese furono sollevate dalla ribellione di Satana?
4 Dio doveva anche risolvere altre contese che Satana aveva sollevato con la sua ribellione, contese di gran lunga più importanti dei problemi dell’umanità. Satana aveva infangato il buon nome di Dio accusando Geova di essere un bugiardo e un dittatore crudele che priva le sue creature della conoscenza e della libertà. (Genesi 3:1-5) Oltre a ciò, frustrando apparentemente il proposito di Dio di riempire la terra di esseri umani giusti, Satana aveva fatto passare Dio per un fallito. (Genesi 1:28; Isaia 55:10, 11) Satana aveva avuto anche la sfrontatezza di calunniare i leali servitori di Dio, accusandoli di servire Dio solo per motivi egoistici. A sentire Satana, nessuno di loro, se messo alle strette, sarebbe rimasto leale a Dio! — Giobbe 1:9-11.
5. Perché Dio non poteva ignorare le sfide di Satana?
5 Queste sfide non si potevano ignorare. Se fossero state lasciate senza risposta, a lungo andare la fiducia nel dominio di Dio e la lealtà ad esso ne sarebbero risultate intaccate. (Proverbi 14:28) Se la legge e l’ordine fossero stati compromessi, tutto l’universo sarebbe finito in preda al caos. Perciò Dio, per rispetto verso se stesso e verso la sua giustizia, doveva rivendicare la propria sovranità. E per rispetto verso i suoi fedeli servitori doveva dare loro l’opportunità di dimostrare la loro incrollabile lealtà a lui. Questo significava porre rimedio alla triste sorte dell’umanità peccatrice in modo tale da dare la precedenza alle contese fondamentali. In seguito Dio disse a Israele: “Io, io sono Colui che cancello le tue trasgressioni per amore di me stesso”. — Isaia 43:25.
Il riscatto: un prezzo che copre
6. Quali sono alcuni termini che la Bibbia usa per descrivere il mezzo con cui Dio reca la salvezza all’umanità?
6 In Salmo 92:5 leggiamo: “Come sono grandi le tue opere, o Geova! Molto profondi sono i tuoi pensieri”. È dunque necessario uno sforzo da parte nostra per comprendere ciò che Dio ha fatto per l’umanità. (Confronta Salmo 36:5, 6). Possiamo essere contenti che la Bibbia ci aiuti a comprendere le cose usando vari termini per descrivere o illustrare le grandiose opere di Dio sotto diverse angolazioni. La Bibbia parla del riscatto in termini di acquisto, di riconciliazione, di propiziazione, di redenzione e di espiazione. (Salmo 49:8; Daniele 9:24; Galati 3:13; Colossesi 1:20; Ebrei 2:17) Ma probabilmente l’espressione che meglio riassume la questione è quella che usò Gesù stesso in Matteo 20:28: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima come riscatto [greco, lỳtron] in cambio di molti”.
7, 8. (a) Cosa impariamo dal termine greco e da quello ebraico che significano riscatto? (b) Illustrate in che modo un riscatto dev’essere qualcosa di corrispondente.
7 Che cos’è un riscatto? Il termine greco lỳtron deriva da un verbo che significa “sciogliere”, ed era usato per indicare il prezzo pagato per riscattare i prigionieri di guerra. Nelle Scritture Ebraiche, invece, il termine che significa riscatto, kòfer, deriva da un verbo che significa “coprire”. Ad esempio, Dio comandò a Noè di coprire (kafàr) l’arca di catrame. (Genesi 6:14) Da questo punto di vista, dunque, riscattare o espiare i peccati significa coprirli. — Salmo 65:3.
8 Un dizionario teologico (Theological Dictionary of the New Testament) osserva che kòfer “indica sempre qualcosa di equivalente”, di corrispondente. Ad esempio, il coperchio (kappòreth) dell’arca del patto corrispondeva all’arca stessa nella forma. Analogamente, per espiare il peccato, o riscattare, la giustizia divina esige “anima per anima, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. (Deuteronomio 19:21) A volte, però, si può soddisfare la giustizia offrendo qualcosa di equivalente al posto della rigida punizione. Facciamo un esempio: Esodo 21:28-32 parla di un toro che cozza contro una persona e la uccide. Se il padrone sapeva che il toro aveva l’abitudine di cozzare e ciò nonostante non aveva preso le debite precauzioni, poteva essere costretto a coprire, o pagare, il valore della vita dell’ucciso con la propria vita! Ma che dire se il proprietario era responsabile solo in parte? Aveva bisogno di un kòfer, di qualcosa che coprisse il suo errore. I giudici costituiti potevano imporgli un riscatto, o multa, come prezzo di redenzione.
9. In che modo un episodio relativo ai primogeniti d’Israele illustra che il prezzo di redenzione dev’essere esatto?
9 Un altro termine ebraico legato all’idea di “riscattare” è padhàh, verbo che significa fondamentalmente “redimere”. Numeri 3:39-51 illustra quanto doveva essere esatto il prezzo di redenzione. Avendo Dio risparmiato la vita ai primogeniti israeliti il giorno della Pasqua del 1513 a.E.V., tali primogeniti appartenevano a lui. Egli avrebbe quindi potuto esigere che ogni primogenito maschio in Israele gli prestasse servizio nel tempio. Invece, Dio accettò un “prezzo di redenzione” (pidhyòhm, sostantivo che deriva da padhàh), decretando: “Devi prendere per me i leviti . . . in luogo di tutti i primogeniti tra i figli d’Israele”. Ma tale prezzo doveva essere esatto. Fu fatto un censimento della tribù di Levi: 22.000 maschi. Poi furono censiti tutti i primogeniti d’Israele: 22.273 maschi. I 273 primogeniti in più poterono essere redenti, esentati dal servizio al tempio, solo pagando un “prezzo di riscatto” di cinque sicli a testa.
Un riscatto corrispondente
10. Come mai i sacrifici animali non potevano coprire adeguatamente i peccati degli uomini?
10 Da quanto abbiamo detto è chiaro che un riscatto dev’essere l’equivalente di ciò che sostituisce, o copre. I sacrifici animali offerti da uomini fedeli, da Abele in poi, in realtà non potevano coprire i peccati degli uomini, visto che gli esseri umani sono superiori alle bestie. (Salmo 8:4-8) Paolo poté quindi scrivere che “non è possibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati”. Tali sacrifici potevano coprire i peccati solo in maniera illustrativa, o simbolica, in attesa del riscatto che doveva venire. — Ebrei 10:1-4.
11, 12. (a) Perché non era necessario che miliardi di uomini sacrificassero la loro vita per coprire la condizione peccaminosa dell’umanità? (b) Solo chi poteva servire come “riscatto corrispondente”, e a cosa serve la sua morte?
11 Questo riscatto prefigurato doveva essere l’esatto equivalente di Adamo, visto che la pena di morte che Dio inflisse giustamente ad Adamo portò alla condanna di tutta la razza umana. “In Adamo tutti muoiono”, dice 1 Corinti 15:22. Perciò non era necessario che miliardi di singoli uomini sacrificassero la loro vita per corrispondere a ciascun componente della progenie di Adamo. “Per mezzo di un solo uomo [Adamo] il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato”. (Romani 5:12) E “siccome la morte è per mezzo di un uomo”, anche la redenzione dell’umanità poteva avvenire “per mezzo di un uomo”. — 1 Corinti 15:21.
12 Colui che poteva servire da riscatto doveva essere un uomo perfetto di carne e sangue, l’esatto equivalente di Adamo. (Romani 5:14) Una creatura spirituale o un “uomo-Dio” non avrebbero soddisfatto la bilancia della giustizia. Solo un essere umano perfetto, libero dalla condanna della morte adamica, poteva offrire un “riscatto corrispondente”, cioè tale da corrispondere perfettamente ad Adamo. (1 Timoteo 2:6)a Sacrificando volontariamente la propria vita, questo “ultimo Adamo” poteva pagare il “salario” del peccato del “primo uomo Adamo”. — 1 Corinti 15:45; Romani 6:23.
13, 14. (a) Adamo ed Eva beneficiano del riscatto? Spiegate. (b) In che modo il riscatto reca beneficio ai discendenti di Adamo? Illustrate.
13 Tuttavia, né Adamo né Eva beneficiano del riscatto. La Legge mosaica conteneva questo principio: “Non dovete prendere riscatto per l’anima di un assassino che merita di morire”. (Numeri 35:31) Adamo non fu ingannato, per cui il suo peccato fu volontario, deliberato. (1 Timoteo 2:14) Fu come se Adamo avesse assassinato i suoi discendenti, poiché essi avrebbero ereditato la sua imperfezione così da venirsi a trovare sotto la condanna di morte. È chiaro che Adamo meritava di morire, poiché quale uomo perfetto aveva scelto deliberatamente di disubbidire alla legge di Dio. Geova sarebbe venuto meno ai suoi giusti princìpi se avesse applicato il riscatto a favore di Adamo. Tuttavia, pagando il salario del peccato di Adamo si annulla davvero la pena di morte che incombe sui discendenti di Adamo! (Romani 5:16) In senso giuridico, il potere distruttivo del peccato è stroncato alla radice. Il riscattatore ‘gusta la morte per ogni uomo’, subendo le conseguenze del peccato per tutti i figli di Adamo. — Ebrei 2:9; 2 Corinti 5:21; 1 Pietro 2:24.
14 Facciamo un esempio. Immaginate una grande fabbrica con centinaia di dipendenti. Un dirigente disonesto manda in fallimento la fabbrica, che è costretta a chiudere i battenti. Ora centinaia di persone sono disoccupate e non sono in grado di far fronte alle proprie spese. I loro coniugi, i loro figli e anche i loro creditori soffrono tutti a motivo della corruzione di quell’unico uomo! Ma ecco che arriva un ricco benefattore che salda il debito della società e riapre la fabbrica. Saldando quell’unico debito, di riflesso, egli reca sollievo ai molti dipendenti, alle loro famiglie e ai creditori. Ma l’ex dirigente beneficia forse della nuova prosperità? No, egli è in prigione e quindi escluso per sempre dal suo lavoro! In maniera analoga, saldando l’unico debito di Adamo si reca beneficio a milioni di suoi discendenti, ma non ad Adamo.
Chi provvede il riscatto?
15. Chi poteva provvedere un riscatto per l’umanità, e perché?
15 Il salmista osservò tristemente: “Nessuno di loro può in alcun modo redimere sia pure un fratello, né dare a Dio un riscatto per lui (e il prezzo di redenzione della loro anima è così prezioso che è cessato a tempo indefinito)”. La Bibbia Concordata dice che il prezzo di riscatto era talmente alto che ‘nessuno mai sarebbe arrivato a pagarlo’. (Salmo 49:7, 8) Chi, dunque, avrebbe provveduto il riscatto? Solo Geova poteva provvedere il perfetto “Agnello . . . che toglie il peccato del mondo”. (Giovanni 1:29) Dio non mandò qualche angelo a liberare l’umanità. Fece il supremo sacrificio di mandare il suo unigenito Figlio, “colui del quale egli specialmente si deliziava”. — Proverbi 8:30; Giovanni 3:16.
16. (a) In che modo il Figlio di Dio poté nascere come uomo perfetto? (b) Come avrebbe potuto chiamarsi Gesù in senso giuridico?
16 Conformandosi volontariamente al piano divino, il Figlio di Dio “vuotò se stesso” della sua natura celeste. (Filippesi 2:7) Geova trasferì la forza vitale e le caratteristiche della personalità del suo primogenito Figlio celeste nel seno di una vergine giudea di nome Maria. Lo spirito santo quindi ‘la coprì con la sua ombra’, facendo sì che il bambino che essa portava in grembo fosse santo, del tutto esente dal peccato. (Luca 1:35; 1 Pietro 2:22) Come uomo sarebbe stato chiamato Gesù, ma in senso giuridico avrebbe potuto chiamarsi ‘il secondo Adamo’, perché corrispondeva perfettamente ad Adamo. (1 Corinti 15:45, 47) Gesù poté pertanto offrire se stesso in sacrificio come “un agnello senza difetto e immacolato”, quale riscatto per l’umanità peccatrice. — 1 Pietro 1:18, 19.
17. (a) A chi è pagato il riscatto, e perché? (b) Visto che Dio allo stesso tempo provvede e riceve il riscatto, perché mai viene fatto questo scambio?
17 Ma a chi andava pagato quel riscatto? Per secoli i teologi della cristianità hanno sostenuto che fosse stato pagato a Satana il Diavolo. È vero che l’umanità è stata ‘venduta sotto’ il peccato e così si è venuta a trovare sotto il controllo di Satana. (Romani 7:14; 1 Giovanni 5:19) Ma è Geova, non Satana, a ‘esigere la punizione’ per la trasgressione. (1 Tessalonicesi 4:6) Perciò, come afferma esplicitamente Salmo 49:7, il riscatto va pagato “a Dio”. È Geova a provvedere il riscatto, ma dopo che l’Agnello di Dio è stato sacrificato, il valore del suo riscatto dev’essere pagato a Dio. (Confronta Genesi 22:7, 8, 11-13; Ebrei 11:17). Questo non riduce il riscatto a uno scambio inutile e meccanico, come quando si prende del denaro da una tasca e lo si mette in un’altra. Il riscatto non implica tanto uno scambio materiale quanto una transazione giudiziaria. Esigendo il pagamento di un riscatto, anche a costo di pagare di persona un caro prezzo, Geova ha dimostrato la sua incrollabile adesione ai giusti princìpi. — Giacomo 1:17.
“È compiuto!”
18, 19. Perché era necessario che Gesù soffrisse?
18 Nella primavera del 33 E.V. era tempo che il riscatto fosse pagato. Gesù Cristo fu arrestato sulla base di false accuse, giudicato colpevole e messo a morte essendo inchiodato a un palo. Egli supplicò Dio con “forti grida e lacrime” a motivo dell’intenso dolore e dell’umiliazione che provava. (Ebrei 5:7) Era necessario che Gesù soffrisse tanto? Sì, perché rimanendo “leale, semplice, incontaminato, separato dai peccatori” sino alla fine, Gesù diede una risposta definitiva alla contesa relativa all’integrità dei servitori di Dio. — Ebrei 7:26.
19 Le sofferenze di Cristo servirono anche a perfezionarlo in vista del suo ruolo di Sommo Sacerdote a favore dell’umanità. In quanto tale, egli non sarebbe stato un burocrate freddo e distaccato. “Poiché in ciò che egli stesso ha sofferto essendo messo alla prova, può venire in aiuto di quelli che sono messi alla prova”. (Ebrei 2:10, 18; 4:15) Nell’esalare l’ultimo respiro, Gesù poté gridare in trionfo: “È compiuto!” (Giovanni 19:30) Non solo aveva dimostrato la propria integrità, ma era riuscito a porre le basi per la salvezza dell’umanità e, cosa ancora più importante, per la rivendicazione della sovranità di Geova.
20, 21. (a) Perché Cristo fu destato dai morti? (b) Perché Gesù Cristo fu “reso vivente nello spirito”?
20 Ma in che maniera il riscatto sarebbe stato effettivamente applicato all’umanità peccatrice? Quando? Come? Questi aspetti non furono lasciati al caso. Il terzo giorno dopo la morte, Geova destò Cristo dai morti. (Atti 3:15; 10:40) Con questo atto importantissimo, che ebbe centinaia di testimoni oculari, Geova non solo ricompensò suo Figlio per il suo fedele servizio, ma gli permise anche di completare la sua opera di redenzione. — Romani 1:4; 1 Corinti 15:3-8.
21 Gesù fu “reso vivente nello spirito”, mentre le sue spoglie terrene furono eliminate in qualche maniera non rivelata. (1 Pietro 3:18; Salmo 16:10; Atti 2:27) Come persona spirituale, il risuscitato Gesù poteva ora tornare trionfante in cielo. Che immensa gioia ci dev’essere stata in cielo in quell’occasione! (Confronta Giobbe 38:7). Gesù non tornò in cielo solo per godere di questo benvenuto. Ci andò per compiere altro lavoro; tra le altre cose, doveva mettere l’intera razza umana in condizione di beneficiare del suo riscatto. (Confronta Giovanni 5:17, 20, 21). Il prossimo articolo spiegherà come ha fatto questo e cosa significa tutto ciò per l’umanità.
[Nota in calce]
a Il termine greco usato qui, antìlytron, non compare in alcun’altra parte della Bibbia. Esso è legato al termine che Gesù usò per riscatto (lỳtron) in Marco 10:45. Tuttavia, un dizionario teologico (The New International Dictionary of New Testament Theology) osserva che antìlytron ‘pone l’accento sul concetto di scambio’. Appropriatamente, la Traduzione del Nuovo Mondo rende questo termine “riscatto corrispondente”.
Domande di ripasso
◻ Quali contese erano ancora più importanti della salvezza dell’umanità?
◻ Cosa significa “riscattare” dei peccatori?
◻ A chi doveva corrispondere Gesù, e perché?
◻ Chi provvede il riscatto, e a chi è pagato?
◻ Perché era necessario che Cristo fosse destato dai morti come persona spirituale?
[Immagine a pagina 13]
I sacrifici animali non potevano coprire adeguatamente i peccati umani; essi raffiguravano il più grande sacrificio che doveva venire
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“Siete stati comprati a prezzo”La Torre di Guardia 1991 | 15 febbraio
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“Siete stati comprati a prezzo”
“Siete stati comprati a prezzo. A tutti i costi, glorificate Dio nel vostro corpo”. — 1 CORINTI 6:20.
1, 2. (a) Che cosa ha aperto “le vie d’uscita dalla morte”? (b) Cosa si doveva fare affinché il sacrificio di Cristo avesse valore legale, e che cosa lo prefigurava?
“IL VERO Dio è per noi un Dio di atti di salvezza”, disse il salmista, “e a Geova il Sovrano Signore appartengono le vie d’uscita dalla morte”. (Salmo 68:20) Il sacrificio di Gesù Cristo ha aperto quelle “vie d’uscita”. Ma perché quel sacrificio avesse valore legale, Cristo doveva comparire di persona dinanzi a Dio stesso.
2 Questo era ciò che prefigurava il sommo sacerdote quando entrava nel Santissimo il giorno di espiazione. (Levitico 16:12-15) “Comunque”, scrisse l’apostolo Paolo, “quando Cristo venne come sommo sacerdote . . . , entrò una volta per sempre nel luogo santo, no, non con sangue di capri e di giovani tori, ma col proprio sangue, e ottenne per noi una liberazione eterna. Poiché Cristo entrò non in un luogo santo fatto con mani, che è una copia della realtà, ma nel cielo stesso, per comparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi”. — Ebrei 9:11, 12, 24.
Il valore del sangue
3. (a) In che modo gli adoratori di Geova considerano il sangue, e perché? (b) Cosa indica che il sangue ha legalmente la capacità di espiare i peccati?
3 Che ruolo ha il sangue di Cristo nella nostra salvezza? Sin dal tempo di Noè, i veri adoratori considerano il sangue sacro. (Genesi 9:4-6) Il sangue è importante per la vita, poiché la Bibbia dice “l’anima [o vita] della carne è nel sangue”. (Levitico 17:11) Conformemente, la Legge mosaica richiedeva che quando si sacrificava un animale se ne versasse il sangue davanti a Geova. In certe occasioni si metteva del sangue anche sui corni dell’altare. È chiaro che il valore espiatorio di un sacrificio stava nel suo sangue. (Levitico 8:15; 9:9) “Quasi tutte le cose sono purificate col sangue secondo la Legge, e se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono”. — Ebrei 9:22.
4. (a) Quale scopo conseguì Dio limitando l’uso del sangue? (b) Cosa è significativo riguardo al modo in cui Gesù fu messo a morte?
4 Non c’è dunque da meravigliarsi che sotto la Legge ogni uso errato del sangue fosse punibile con la morte! (Levitico 17:10) Sappiamo tutti che quando una cosa diventa rara, o il suo uso è rigidamente limitato, il suo valore aumenta. Limitando l’uso del sangue, Geova fece sì che esso non fosse considerato di valore comune, ma prezioso, di grande valore. (Atti 15:29; Ebrei 10:29) Questo era in armonia con il nobile scopo a cui doveva servire il sangue di Cristo. Appropriatamente, il modo in cui Gesù morì fu tale che il suo sangue venne versato. Così fu evidente che Cristo non sacrificò solo il suo corpo umano, ma versò la sua anima, sacrificando la sua stessa vita come uomo perfetto! (Isaia 53:12) Visto che Cristo non perse il diritto legale a quella vita a motivo dell’imperfezione, il suo sangue versato aveva grande valore e poteva essere presentato a Dio per l’espiazione dei peccati dell’umanità.
5. (a) Che cosa portò in cielo Cristo, e perché? (b) Come divenne evidente che Dio aveva accettato il sacrificio di Cristo?
5 Cristo non poteva portare in cielo il suo sangue letterale. (1 Corinti 15:50) Egli portò invece ciò che quel sangue simboleggiava: il valore legale della sua vita umana perfetta offerta in sacrificio. Al cospetto di Dio, egli poté presentare formalmente tale vita come riscatto in cambio dell’umanità peccatrice. Che Geova accettasse quel sacrificio divenne evidente alla Pentecoste del 33 E.V., quando lo spirito santo scese su 120 discepoli riuniti a Gerusalemme. (Atti 2:1-4) Ora Cristo, per così dire, possedeva la razza umana per diritto d’acquisto. (Galati 3:13; 4:5; 2 Pietro 2:1) Perciò, i benefìci del riscatto potevano essere estesi all’umanità.
I primi a beneficiare del riscatto
6. Quali disposizioni ha preso Dio per applicare i benefìci del riscatto di Cristo?
6 Questo, però, non significava che all’umanità sarebbe stata concessa istantaneamente la perfezione fisica, poiché a meno che non si fosse eliminata la natura peccaminosa dell’uomo, la perfezione fisica non sarebbe stata possibile. (Romani 7:18-24) Quando e come si sarebbe vinta la tendenza a peccare? Dio dispose in primo luogo che 144.000 ‘sacerdoti al nostro Dio regnassero sulla terra’ dal cielo insieme a Cristo Gesù. (Rivelazione 5:9, 10; 7:4; 14:1-3) Mediante loro i benefìci del riscatto saranno gradualmente applicati all’umanità nel corso di mille anni. — 1 Corinti 15:24-26; Rivelazione 21:3, 4.
7. (a) Che cos’è il nuovo patto, chi sono le parti contraenti, e a quale scopo serve? (b) Perché qualcuno doveva morire per rendere possibile il nuovo patto, e che ruolo ha il sangue di Cristo?
7 A tal fine, i 144.000 re-sacerdoti sono “comprati di fra il genere umano”. (Rivelazione 14:4) Questo avviene mediante un “nuovo patto”, che è un patto fra Geova Dio e l’Israele spirituale di Dio perché i membri di quest’ultimo prestino servizio come re e sacerdoti. (Geremia 31:31-34; Galati 6:16; Ebrei 8:6-13; 1 Pietro 2:9) Ma com’è possibile che venga stipulato un patto fra Dio e l’uomo imperfetto? Paolo spiega: “Dove c’è un patto [fra Dio e l’uomo imperfetto], è necessario che abbia luogo la morte dell’uomo che ha fatto il patto. Poiché il patto è valido alla morte delle vittime, giacché non ha vigore in nessun tempo mentre vive l’uomo che ha fatto il patto”. — Ebrei 9:16, 17.
8, 9. Che relazione c’è fra il riscatto e il nuovo patto?
8 Pertanto, il sacrificio di riscatto è di fondamentale importanza per il nuovo patto, di cui Gesù è il Mediatore. Paolo scrisse: “C’è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso come riscatto corrispondente per tutti; questo bisogna testimoniare nei suoi propri tempi particolari”. (1 Timoteo 2:5, 6) Queste parole si applicano in special modo ai 144.000, con i quali viene stipulato il nuovo patto.
9 Quando Dio stipulò un patto con l’Israele carnale, esso non entrò legalmente in vigore fino a che non fu sparso il sangue dei sacrifici animali. (Ebrei 9:18-21) In maniera analoga, perché il nuovo patto divenisse operativo Cristo dovette versare il “sangue del patto”. (Matteo 26:28; Luca 22:20) Mentre Cristo svolge le funzioni sia di Sommo Sacerdote che di “mediatore di un nuovo patto”, Dio applica il valore del sangue di Gesù a quelli che vengono introdotti nel nuovo patto, considerandoli legalmente giusti quali esseri umani. (Ebrei 9:15; Romani 3:24; 8:1, 2) Dio può quindi introdurli nel nuovo patto perché siano re-sacerdoti celesti! Come loro Mediatore e Sommo Sacerdote, Gesù li aiuta a mantenere una condizione pura dinanzi a Dio. — Ebrei 2:16; 1 Giovanni 2:1, 2.
Raccolte le cose sulla terra
10, 11. (a) In che modo il riscatto non si applica solo ai cristiani unti? (b) Chi sono quelli che formano la grande folla, e come li considera Dio?
10 Sono solo i cristiani unti a poter essere liberati mediante riscatto e perdonati dei loro peccati? No, Dio riconcilia a sé tutte le altre cose facendo la pace mediante il sangue sparso sul palo di tortura, come indica Colossesi 1:14, 20. Questo include le cose nei cieli (i 144.000) come pure le cose sulla terra. Queste ultime sono coloro che hanno la speranza della vita terrena, esseri umani che vivranno nella perfezione nel Paradiso sulla terra. Specialmente dal 1935 in poi c’è stato uno sforzo concertato per raccogliere queste persone. Rivelazione 7:9-17 le descrive come “una grande folla” che deve la propria salvezza a Dio e all’Agnello. Queste persone devono ancora sopravvivere alla “grande tribolazione” ed essere ‘guidate alle fonti delle acque della vita’, poiché Rivelazione 20:5 mostra che diverranno del tutto vive, ottenendo la vita umana perfetta, solo alla fine del Regno millenario di Cristo. Quelli che allora, come uomini perfetti, supereranno una prova finale saranno dichiarati giusti per vivere per sempre sulla terra. — Rivelazione 20:7, 8.
11 Nondimeno, in via preliminare, coloro che compongono la grande folla hanno già “lavato le loro lunghe vesti e le hanno rese bianche nel sangue dell’Agnello”. (Rivelazione 7:14) Cristo non agisce quale Mediatore del nuovo patto nei loro confronti, tuttavia essi beneficiano di questo patto mediante l’operato del Regno di Dio. Ad ogni modo, Cristo agisce ugualmente come Sommo Sacerdote nei loro confronti, e per mezzo di lui Geova può applicare e in effetti applica il riscatto in misura tale che essi ora vengono dichiarati giusti come amici di Dio. (Confronta Giacomo 2:23). Durante il Millennio, essi saranno gradualmente ‘resi liberi dalla schiavitù della corruzione’ così che alla fine avranno “la gloriosa libertà dei figli di Dio”. — Romani 8:21.
12. Su quale base Dio trattò con gli uomini fedeli nei tempi precristiani?
12 Quanto alla condizione della grande folla davanti a Dio, potrebbe sembrare che differisca poco da quella degli adoratori dei tempi precristiani. Tuttavia, Dio trattò con questi ultimi in funzione del futuro provvedimento del riscatto. (Romani 3:25, 26) Essi furono perdonati dei loro peccati solo in maniera provvisoria. (Salmo 32:1, 2) Anziché liberarli completamente dalla “consapevolezza dei peccati”, i sacrifici animali avevano l’effetto di ‘ricordare i peccati’. — Ebrei 10:1-3.
13. Quali vantaggi abbiamo rispetto ai servitori di Dio dei tempi precristiani?
13 Ben diversa è la condizione dei veri cristiani odierni. Essi adorano in base a un riscatto che è stato pagato! Mediante il loro Sommo Sacerdote, ‘si accostano con libertà di parola al trono dell’immeritata benignità’. (Ebrei 4:14-16) La riconciliazione con Dio non è una speranza futura, ma una realtà presente! (2 Corinti 5:20) Quando commettono un errore, possono essere perdonati davvero. (Efesini 1:7) La loro coscienza è veramente purificata. (Ebrei 9:9; 10:22; 1 Pietro 3:21) Queste benedizioni sono solo un piccolo anticipo della gloriosa libertà dei figli di Dio di cui i servitori di Geova godranno in futuro!
La profondità della sapienza e dell’amore di Dio
14, 15. In che modo il riscatto sottolinea l’insondabile sapienza di Geova, come pure la sua giustizia e il suo amore?
14 Che dono meraviglioso ci ha fatto Geova provvedendo il riscatto! È un provvedimento facile da capire e allo stesso tempo sufficientemente profondo da ispirare riverenza anche nelle menti più brillanti. Con ciò che abbiamo detto dei vari aspetti del riscatto abbiamo solamente scalfito la superficie. Tuttavia, anche noi come l’apostolo Paolo esclamiamo: “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie!” (Romani 11:33) La sapienza di Geova è evidente in quanto egli è stato in grado di liberare l’umanità e allo stesso tempo rivendicare la sua sovranità. Per mezzo del riscatto, “la giustizia di Dio è stata resa manifesta . . . Dio lo ha stabilito [Cristo] come offerta per la propiziazione mediante la fede nel suo sangue”. — Romani 3:21-26.
15 Non si può muovere a Dio nessuna critica per aver perdonato i peccati che commisero gli adoratori precristiani. Né si può muovere a Geova una critica per aver dichiarato giusti gli unti come suoi figli e la grande folla come suoi amici. (Romani 8:33) Pagando di persona un alto prezzo, Dio ha agito in maniera perfettamente legale e retta, confutando completamente la menzognera pretesa di Satana secondo cui Geova sarebbe un governante ingiusto! Allo stesso tempo, è stato dimostrato oltre ogni dubbio l’altruistico amore che Dio ha per le sue creature. — Romani 5:8-11.
16. (a) In che modo il riscatto ha fornito una risposta esauriente alla contesa sull’integrità dei servitori di Dio? (b) In che modo il riscatto ci dà un fondamento per riporre fede in un giusto nuovo mondo?
16 Con il modo in cui ha provveduto il riscatto, Dio ha anche risolto le contese che implicano l’integrità dei suoi servitori. Per conseguire questo risultato bastò la sola ubbidienza di Gesù. (Proverbi 27:11; Romani 5:18, 19) Ma aggiungete a ciò la vita di 144.000 cristiani che, nonostante l’opposizione di Satana, rimangono fedeli sino alla morte! (Rivelazione 2:10) Il riscatto permette loro di ricevere come ricompensa l’immortalità, la vita che non può essere distrutta! (1 Corinti 15:53; Ebrei 7:16) Questo smentisce completamente l’insinuazione di Satana secondo cui i servitori di Dio non sarebbero degni di fiducia! Il riscatto ci ha dato anche un solido fondamento per riporre fede nelle promesse di Dio. Possiamo contemplare un piano di salvezza “legalmente stabilito” mediante il sacrificio di riscatto. (Ebrei 8:6) Questo ci dà la garanzia di un giusto nuovo mondo! — Ebrei 6:16-19.
Non venite meno al suo scopo
17. (a) In che modo alcuni mostrano di essere venuti meno allo scopo del riscatto? (b) Cosa ci può indurre a rimanere moralmente puri?
17 Per beneficiare del riscatto è necessario acquistare conoscenza, esercitare fede e vivere seguendo le norme della Bibbia. (Giovanni 3:16; 17:3) Ma sono relativamente pochi quelli disposti a farlo. (Matteo 7:13, 14) Anche tra i veri cristiani, alcuni possono “accettare l’immeritata benignità di Dio venendo meno al suo scopo”. (2 Corinti 6:1) Ad esempio, nel corso degli anni migliaia sono stati disassociati per trasgressioni di natura sessuale. Che vergogna, dopo tutto ciò che Geova e Cristo hanno fatto per noi! L’apprezzamento per il riscatto non dovrebbe forse indurci a evitare di divenire ‘dimentichi della purificazione dai nostri peccati di un tempo’? (2 Pietro 1:9) È quindi appropriato ciò che Paolo ricorda ai cristiani: “Siete stati comprati a prezzo. A tutti i costi, glorificate Dio nel vostro corpo”. (1 Corinti 6:20) Se ricorderemo questo avremo un potente incentivo per rimanere moralmente puri! — 1 Pietro 1:14-19.
18. In che modo un cristiano che commette un grave peccato può ancora valersi del riscatto?
18 E se si è già commesso un grave peccato? In tal caso bisogna valersi del perdono che il riscatto rende possibile, ricevendo l’aiuto di sorveglianti amorevoli. (Giacomo 5:14, 15) Anche se dev’essere severamente disciplinato, il cristiano pentito non dovrebbe venir meno quando viene corretto. (Ebrei 12:5) Nella Bibbia abbiamo questa meravigliosa assicurazione: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni ingiustizia”. — 1 Giovanni 1:9.
19. In che modo un cristiano può considerare gli errori che ha commesso prima di conoscere la verità?
19 A volte i cristiani si scoraggiano indebitamente a motivo di errori passati. “Prima di conoscere la verità”, ha scritto un fratello scoraggiato, “mia moglie ed io abbiamo contratto l’herpes genitale. A volte ci sentiamo impuri, come se fossimo ‘fuori luogo’ nella pura organizzazione di Geova”. È vero che anche dopo essere divenuti cristiani alcuni possono mietere un certo grado di sofferenze a motivo di errori passati. (Galati 6:7) Ma non c’è alcun motivo di sentirsi impuri agli occhi di Geova se ci si è pentiti. “Il sangue del Cristo” è in grado di ‘purificare la nostra coscienza dalle opere morte’. — Ebrei 9:14.
20. In che modo la fede nel riscatto può liberare un cristiano da sensi di colpa inutili?
20 Sì, la fede nel riscatto ci può aiutare a liberarci da sensi di colpa inutili. Una giovane sorella ha ammesso: “Sono più di 11 anni che combatto l’impura pratica della masturbazione. C’è stato un momento in cui stavo per lasciare la congregazione, convinta che Geova non avrebbe mai voluto che una persona così disgustosa contaminasse la sua congregazione”. Dobbiamo però ricordare che Geova è “buono e pronto a perdonare” a patto che noi da parte nostra combattiamo coscienziosamente l’ingiustizia senza arrenderci! — Salmo 86:5.
21. Come dovrebbe influire il riscatto sul modo in cui consideriamo quelli che ci offendono?
21 Il riscatto dovrebbe influire anche sul modo in cui trattiamo gli altri. Ad esempio, come reagite quando un altro cristiano vi offende? Manifestate liberamente la qualità cristiana del perdono? (Luca 17:3, 4) Siete ‘teneramente compassionevoli, perdonando liberalmente gli altri, come anche Dio vi ha liberalmente perdonati mediante Cristo’? (Efesini 4:32) Oppure tendete a serbare rancore, a nutrire risentimento? Non c’è dubbio che far questo significherebbe venir meno allo scopo del riscatto. — Matteo 6:15.
22, 23. (a) Come dovrebbe influire il riscatto sulle nostre mete e sul nostro modo di vivere? (b) Cosa dovrebbero essere decisi a fare tutti i cristiani riguardo al riscatto?
22 Da ultimo, l’apprezzamento per il riscatto dovrebbe influire profondamente sulle nostre mete e sul nostro modo di vivere. Paolo disse: “Foste comprati a prezzo; smettete di divenire schiavi degli uomini”. (1 Corinti 7:23) Le necessità materiali — la casa, il lavoro, il cibo, il vestiario — sono ancora le cose più importanti della vostra vita? Oppure state cercando prima il Regno, riponendo fede nella promessa di Dio di provvedere ai vostri bisogni? (Matteo 6:25-33) Potrebbe essere che siete schiavi del vostro datore di lavoro e non riservate abbastanza spazio alle attività teocratiche? Ricordate, Cristo “diede se stesso per noi, per . . . purificare per sé un popolo particolarmente suo, zelante nelle opere eccellenti”. — Tito 2:14; 2 Corinti 5:15.
23 “Grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo” per questo dono ineguagliabile, il riscatto! (Romani 7:25) Ci sia consentito di non venire mai meno allo scopo del riscatto, ma di permettere che esso operi concretamente nella nostra vita. Sia con i pensieri che con le parole e le azioni, ci sia sempre concesso di rendere gloria a Dio, ricordando con riconoscenza che siamo stati comprati a prezzo.
Domande di ripasso
◻ Perché il sangue è considerato sacro, e in che modo il sangue di Cristo fu presentato davanti a Geova in cielo?
◻ Che ruolo ebbe il sangue di Cristo nel ratificare il nuovo patto?
◻ In che modo il riscatto reca beneficio agli unti e alla grande folla?
◻ Come possiamo mostrare di non venir meno allo scopo del riscatto?
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Il valore espiatorio di un sacrificio sta nel suo sangue
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Chi apprezza il perdono di Dio è disposto a perdonare gli altri
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Un modo complicato per accostarsi a DioLa Torre di Guardia 1991 | 15 febbraio
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Un modo complicato per accostarsi a Dio
“IO SONO la via e la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, disse Gesù Cristo. E aggiunse: “Verissimamente vi dico: Se chiederete al Padre qualche cosa egli ve la darà nel mio nome”. — Giovanni 14:6; 16:23.
Per secoli, comunque, le religioni della cristianità, particolarmente la Chiesa Cattolica, con le sue dottrine dell’inferno, del purgatorio e della Trinità, hanno confuso “la via”. Gesù è stato raffigurato non come un intercessore volontario a favore degli uomini peccatori, ma come un bambino in fasce o come un temibile giudice, più incline a condannare e punire i peccatori che a salvarli. Come può dunque un peccatore accostarsi a Dio?
Il libro Le glorie di Maria (scritto nel 1750) lo spiega. Paragonando Gesù all’ardente sole della giustizia, nel XIII secolo papa Innocenzo III dichiarò che chi “si trova caduto in questa notte della colpa . . . si rivolga alla luna, preghi Maria”. Con Maria, madre di Gesù, fu inventata un’altra interceditrice. Forse per mezzo della sua presunta influenza materna, si poteva ottenere un favore da Gesù e da Dio. Così, per citare le parole di Lorenzo Giustiniani, ecclesiastico del XV secolo, Maria divenne “scala del paradiso, porta del cielo, e mediatrice verissima fra Dio e gli uomini”. — Alfonso M. De Liguori, Le glorie di Maria, Edizioni “Marianum”, 1944, pp. 141, 189.
Con tutta l’adulazione di cui fu fatta oggetto, col tempo la “Vergine Maria” non fu più considerata solo tale, ma divenne “Regina e Madre di misericordia”, definita così immacolata ed eccelsa che anch’essa era troppo sacra per potercisi accostare direttamente. Si poteva trovare qualche altro intercessore? Che dire della madre di lei? — Le glorie di Maria, cit. p. 222.
Dato che la Bibbia non dice nulla in proposito, si cercò la risposta altrove. Il Protovangelo di Giacomo, un libro apocrifo, narra la storia di Anna, moglie di Gioacchino, che rimase senza figli per molti anni dopo le nozze. Infine le apparve un angelo il quale le annunciò che sarebbe rimasta incinta. A suo tempo, si asserì, Anna divenne la madre della “Vergine Maria”.
Nacque così il culto di “Sant’”Anna. In suo onore vennero costruiti templi e chiese. La venerazione di “Sant’”Anna si diffuse in tutta l’Europa nel XIV secolo.
“Com’era diventata complicata la religione!”, afferma un libro (The Story of the Reformation). “I fedeli pregavano Anna che intercedeva presso Maria che intercedeva presso suo Figlio che intercedeva presso Dio a favore degli uomini peccatori. Per quanto strano fosse, quello era il tipo di credo superstizioso con cui venivano alimentate le anime degli uomini”. Ecco dunque un altro caso a cui si applicano appropriatamente queste parole di Gesù: “Rendete la parola di Dio senza valore con la vostra tradizione”. — Marco 7:13.
[Fonte dell’immagine a pagina 21]
The Metropolitan Museum of Art. Lascito di Benjamin Altman, 1913. (14.40.633)
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