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State imparando dal vostro grande Insegnante?La Torre di Guardia 1994 | 15 settembre
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Egli mostrò straordinaria pazienza quando Abraamo continuava a fargli domande circa l’imminente giudizio di Sodoma e Gomorra. “Realmente spazzerai via il giusto col malvagio?”, chiese Abraamo. “Supponiamo che ci siano cinquanta giusti in mezzo alla città”, supplicò Abraamo. “Li spazzerai dunque via e non perdonerai al luogo per amore dei cinquanta giusti che vi sono dentro?” La risposta di Geova incoraggiò Abraamo a continuare a supplicarlo finché il numero non fu ridotto a dieci. Geova sapeva che solo la famiglia di Lot meritava di essere risparmiata, e aveva già preso provvedimenti in tal senso. Ma permise pazientemente ad Abraamo di continuare a fargli domande finché questi non comprese la portata della misericordia di Geova. — Genesi 18:20-32.
Geova tenne conto della limitata comprensione di Abraamo e della sua preoccupazione per gli altri. Anche noi, se comprendiamo i limiti della persona che studia con noi, mostreremo pazienza quando fa fatica a capire una particolare dottrina o a liberarsi di un’abitudine radicata.
Continuate a imparare da Geova
Geova Dio è senza dubbio il più grande Insegnante. Mediante illustrazioni, domande e lezioni pratiche impartisce con pazienza intendimento. Nella misura in cui imiteremo i suoi metodi di insegnamento noi stessi diverremo insegnanti migliori.
Dato che chi insegna ad altri non deve dimenticarsi di insegnare a se stesso, dobbiamo continuare a essere ‘ammaestrati da Geova’. (Isaia 54:13) Isaia scrisse: “I tuoi occhi dovranno divenire occhi che vedono il tuo grande Insegnante. E i tuoi propri orecchi udranno dietro a te una parola dire: ‘Questa è la via. Camminate in essa’, nel caso che andiate a destra o nel caso che andiate a sinistra”. (Isaia 30:20, 21) Continuando a camminare nella via di Geova e aiutando altri a fare altrettanto potremo avere per sempre lo straordinario privilegio di imparare dal nostro grande Insegnante.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1994 | 15 settembre
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Domande dai lettori
In questi tempi di difficoltà economiche sempre più persone e ditte dichiarano fallimento. È scritturalmente appropriato che un cristiano presenti istanza di fallimento?
La risposta a questa domanda ben illustra la guida pratica che la Parola di Dio ci dà anche in questioni legate alla vita moderna. In molti paesi ci sono leggi che regolano le procedure fallimentari. Queste variano da paese a paese, e non spetta alla congregazione cristiana offrire consulenza legale in merito. Ma esaminiamo in breve la disposizione legale del fallimento.
Una ragione per cui lo stato permette a singoli individui e alle aziende di dichiarare fallimento è quella di tutelare in certa misura coloro che prestano denaro o fanno credito (i creditori) nei confronti di singoli o ditte che prendono denaro in prestito o contraggono debiti (i debitori) e poi non pagano. Ai creditori può sembrare che la loro unica possibilità sia quella di rivolgersi al tribunale affinché il debitore sia dichiarato fallito e i suoi beni possano così essere ripartiti fra loro a parziale saldo del debito.
Dall’altro lato, il fallimento agisce da rete di protezione per quei debitori che, in tutta onestà, non riescono a restituire il denaro ai creditori. Al debitore può essere permesso di presentare istanza di fallimento, dopo di che i creditori potranno entrare in possesso di alcuni suoi beni. La legge, comunque, può consentirgli di conservare la casa o certi beni primari affinché possa rifarsi una vita senza la continua minaccia che gli ex creditori gli portino via tutto.
È evidente, quindi, che queste leggi hanno lo scopo di tutelare entro certi limiti entrambe le parti che hanno rapporti finanziari o commerciali. Notiamo però quali utili consigli dà la Bibbia.
Sarebbe difficile leggere la Bibbia da cima a fondo senza accorgersi che non incoraggia a fare debiti. Troviamo avvertimenti come quello di Proverbi 22:7: “Il ricco è quello che domina su chi ha pochi mezzi, e chi prende a prestito è servitore dell’uomo che fa il prestito”.
Ricordate inoltre l’illustrazione di Gesù, riportata in Matteo 18:23-34, in cui si parla di uno schiavo che aveva un enorme debito. “Il suo signore ordinò di vendere lui e sua moglie e i suoi figli e tutto ciò che aveva”, ma poi questo signore, un re, si placò ed ebbe misericordia di lui. Quando in seguito lo schiavo si mostrò spietato, il re ordinò che venisse ‘consegnato ai carcerieri, finché non avesse pagato tutto ciò che doveva’. Ovviamente la cosa migliore, la condotta raccomandabile, è evitare di prendere denaro in prestito.
Nell’antico Israele i servitori di Dio avevano rapporti d’affari e a volte chiedevano o davano denaro in prestito. Geova cosa disse loro di fare? Se qualcuno voleva un prestito per mettersi in affari o per allargare la sua attività, era lecito e normale per un ebreo fargli pagare un interesse. Tuttavia Dio esortò i suoi servitori a non essere egoisti se facevano un prestito a un israelita bisognoso; non dovevano approfittare del suo stato di bisogno facendogli pagare un interesse. (Esodo 22:25) Deuteronomio 15:7, 8 dice: “Nel caso che qualcuno dei tuoi fratelli divenga povero . . . , devi aprirgli generosamente la mano e in ogni modo prestargli su pegno quanto gli occorre, di cui ha bisogno”.
Un analogo spirito di benignità o considerazione era evidente nelle norme che vietavano ai creditori di portare via al debitore oggetti indispensabili come la macina a mano della famiglia o una veste di cui aveva bisogno per riscaldarsi di notte. — Deuteronomio 24:6, 10-13; Ezechiele 18:5-9.
Naturalmente non tutti gli ebrei accettavano e applicavano lo spirito di queste leggi amorevoli che avevano ricevuto dal loro grande Giudice e Legislatore. (Isaia 33:22) Alcuni, avidi, trattavano molto aspramente i loro fratelli. Anche oggi certi creditori possono essere aspri e assillanti, anche verso un cristiano sincero che al momento non è in grado di pagare a causa di qualche avvenimento imprevisto. (Ecclesiaste 9:11) Con la loro continua e inflessibile insistenza, i creditori mondani potrebbero costringere un debitore che si trovi in tali condizioni a fare qualcosa per tutelarsi. Che cosa? In certi casi l’unico modo per placare i creditori è l’avvio di una procedura fallimentare. Perciò un cristiano, che non è stato avido o negligente riguardo ai suoi debiti, potrebbe presentare istanza di fallimento.
Dovremmo comunque tener conto dell’altra faccia della medaglia. Il cristiano può trovarsi indebitato semplicemente perché non ha usato padronanza di sé negli acquisti o nelle spese o perché non è stato ragionevolmente previdente nelle decisioni d’affari. Dovrebbe essere indifferente nei confronti del debito e cercare una facile via d’uscita dichiarando fallimento e danneggiando così altri per colpa del suo scarso giudizio? La Bibbia non approva chi agisce in modo così irresponsabile in campo finanziario. Esorta il servitore di Dio a fare in modo che il suo sì significhi sì. (Matteo 5:37) Ricordate, inoltre, le parole di Gesù circa il calcolare la spesa prima di mettersi a costruire una torre. (Luca 14:28-30) In armonia con ciò, prima di accollarsi un debito il cristiano dovrebbe valutare attentamente le possibili conseguenze negative. Una volta contratto un debito, dovrebbe sentire la responsabilità di restituire il dovuto alle persone o alle società creditrici. Se fossero in molti a considerare un cristiano irresponsabile o poco fidato, egli potrebbe aver macchiato la buona reputazione che aveva cercato di farsi e non avere più un’eccellente testimonianza da parte di quelli di fuori. — 1 Timoteo 3:2, 7.
Ricordate ciò che dice Salmo 15:4 circa il tipo di persone che Geova gradisce. Leggiamo: “[Colui che Dio approva] ha giurato a ciò che è cattivo per lui stesso, eppure non cambia”. Sì, Dio si aspetta che i cristiani trattino i loro creditori come vorrebbero essere trattati loro. — Matteo 7:12.
Riassumendo, quindi, la Bibbia non esclude la possibilità che, in una situazione estrema, il cristiano si avvalga della protezione offerta da Cesare attraverso le leggi fallimentari. Comunque, i cristiani dovrebbero essere persone di ineccepibile onestà e fidatezza. Dovrebbero pertanto essere esemplari nel desiderare sinceramente di onorare i propri impegni finanziari.
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