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Venuta di Gesù o presenza di Gesù?La Torre di Guardia 1996 | 15 agosto
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Venuta di Gesù o presenza di Gesù?
“Quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” — MATTEO 24:3.
1. Che ruolo ebbero le domande nel ministero di Gesù?
MEDIANTE l’abile uso di domande, Gesù induceva i suoi ascoltatori a riflettere e anche a vedere le cose da una prospettiva diversa. (Marco 12:35-37; Luca 6:9; 9:20; 20:3, 4) Possiamo pure essere grati che rispondesse a varie domande. Le sue risposte fanno luce su verità che altrimenti non avremmo potuto conoscere o comprendere. — Marco 7:17-23; 9:11-13; 10:10-12; 12:18-27.
2. A quale domanda dovremmo ora rivolgere la nostra attenzione?
2 In Matteo 24:3 troviamo una delle domande più importanti a cui Gesù abbia mai risposto. La sua vita terrena volgeva al termine e Gesù aveva appena avvertito che il tempio di Gerusalemme sarebbe stato distrutto, cosa che avrebbe posto fine al sistema giudaico. Il racconto di Matteo aggiunge: “Mentre sedeva sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si accostarono privatamente, dicendo: ‘Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza [“venuta”, CEI] e del termine del sistema di cose?’” — Matteo 24:3.
3, 4. Quale differenza significativa c’è nel modo in cui le traduzioni bibliche rendono una parola chiave in Matteo 24:3?
3 Milioni di lettori della Bibbia si sono chiesti: ‘Perché i discepoli fecero questa domanda, e in che modo la risposta che diede Gesù influisce su di me?’ Nella sua risposta Gesù disse che dall’aspetto delle foglie di un albero si può capire che l’estate “è vicina”. (Matteo 24:32, 33) Perciò secondo ciò che insegnano molte chiese gli apostoli stavano chiedendo un segno della “venuta” di Gesù, il segno dell’imminenza del suo ritorno. Credono che la “venuta” sia il momento in cui Gesù porterà i cristiani in cielo e poi recherà la fine del mondo. Pensate che questa spiegazione sia giusta?
4 Invece di “venuta”, alcune traduzioni della Bibbia, fra cui la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, usano la parola “presenza”. È possibile che ciò a cui si riferivano i discepoli nella loro domanda e Gesù nella sua risposta sia diverso da ciò che insegnano le chiese? Su cosa verteva realmente la domanda? E cosa rispose Gesù?
Cosa stavano chiedendo?
5, 6. Cosa possiamo concludere riguardo a ciò che avevano in mente gli apostoli quando fecero la domanda riportata in Matteo 24:3?
5 Alla luce di ciò che Gesù disse riguardo al tempio, è probabile che i discepoli avessero in mente il sistema giudaico quando chiesero ‘un segno della sua presenza [o “venuta”] e del termine del sistema di cose [letteralmente “dell’età”]’. — Confronta “mondo” in Galati 1:4, CEI.
6 In quel tempo gli apostoli avevano solo un intendimento limitato degli insegnamenti di Gesù. In precedenza avevano immaginato che “il regno di Dio stesse per manifestarsi istantaneamente”. (Luca 19:11; Matteo 16:21-23; Marco 10:35-40) E anche dopo la conversazione avvenuta sul Monte degli Ulivi, ma prima di essere unti con lo spirito santo, chiesero a Gesù se intendeva ristabilire allora il regno di Israele. — Atti 1:6.
7. Perché era ragionevole che gli apostoli chiedessero a Gesù informazioni sul suo ruolo futuro?
7 In effetti però sapevano che se ne sarebbe andato, perché poco tempo prima aveva detto: “La luce sarà fra voi ancora per poco tempo. Camminate mentre avete la luce”. (Giovanni 12:35; Luca 19:12-27) È quindi del tutto possibile che si siano chiesti: ‘Se Gesù deve andare via, come riconosceremo il suo ritorno?’ Quando era apparso come Messia, la maggioranza non lo aveva riconosciuto. E dopo più di un anno c’era ancora chi si chiedeva se avrebbe compiuto tutto ciò che il Messia doveva fare. (Matteo 11:2, 3) Perciò gli apostoli avevano ragione di fare domande circa il futuro. Ma, di nuovo, stavano chiedendo un segno dell’imminenza della sua venuta o di qualcos’altro?
8. In che lingua probabilmente gli apostoli parlavano con Gesù?
8 Immaginate di essere un uccellino e di aver sentito la conversazione sul Monte degli Ulivi. (Confronta Ecclesiaste 10:20). Probabilmente avreste udito Gesù e gli apostoli parlare in ebraico. (Marco 14:70; Giovanni 5:2; 19:17, 20; Atti 21:40) È probabile comunque che conoscessero anche il greco.
Cosa scrisse Matteo, in greco
9. Su cosa si basa la maggioranza delle traduzioni moderne di Matteo?
9 Secondo fonti che risalgono al II secolo E.V. Matteo scrisse il suo Vangelo prima in ebraico. In seguito a quanto pare lo scrisse in greco. Molti manoscritti in greco sono giunti fino ai nostri giorni e in base ad essi il suo Vangelo è stato tradotto nelle lingue di oggi. Cosa scrisse Matteo in greco descrivendo quella conversazione avvenuta sul Monte degli Ulivi? Cosa scrisse in merito alla “venuta” o “presenza” oggetto della domanda dei discepoli e della risposta di Gesù?
10. (a) Quale termine greco tradotto “venire” usa spesso Matteo, e quali significati può avere? (b) Quale altra parola greca ci interessa?
10 Nei primi 23 capitoli di Matteo ricorre più di 80 volte un comune verbo greco, èrchomai, tradotto “venire”. Spesso esprime l’idea di avvicinarsi, come in Giovanni 1:47: “Gesù vide venire verso di sé Natanaele”. Secondo il contesto, il verbo èrchomai può significare “arrivare”, “andare”, “entrare” o “giungere”. (Matteo 2:8, 11; 8:28; Giovanni 4:25, 27, 45; 20:4, 8; Atti 8:40; 13:51) Ma in Matteo 24:3, 27, 37, 39, Matteo usò una parola diversa, un sostantivo che non ricorre in nessun altro punto dei Vangeli: parousìa. Dato che fu Dio a ispirare la stesura della Bibbia, perché spinse Matteo a scegliere questa parola greca nei suindicati versetti quando scrisse il suo Vangelo in greco? Cosa significa questa parola e perché dovrebbe interessarci?
11. (a) Cosa significa parousìa? (b) In che modo esempi tratti dagli scritti di Giuseppe Flavio avvalorano il nostro intendimento di parousìa? (Vedi nota in calce).
11 Parousìa significa precisamente “presenza”. Un dizionario dei termini neotestamentari dice: “PAROUSIA, . . . let[teralmente], presenza, para, con, e ousia, l’essere (da eimi, io sono) indica sia un arrivo che una successiva presenza. Per esempio, in una lettera papiracea una signora parla della necessità della sua parousia in un luogo al fine di occuparsi di faccende relative alla sua proprietà”. (W. E. Vine, Expository Dictionary of New Testament Words) Altri lessici spiegano che parousìa indica ‘la visita di un governante’. Perciò non si riferisce semplicemente al momento dell’arrivo, ma a una presenza che si estende dall’arrivo in poi. Fatto interessante, è in questo senso che lo storico ebreo Giuseppe Flavio, contemporaneo degli apostoli, usò parousìa.a
12. In che modo la Bibbia stessa ci conferma il significato di parousìa?
12 Anche se il significato “presenza” è chiaramente attestato nella letteratura antica, ai cristiani interessa in particolare sapere com’è usato parousìa nella Parola di Dio. La risposta è la stessa: presenza. Lo dimostrano alcuni esempi tratti dalle lettere di Paolo. Per esempio, ai filippesi scrisse: “Nel modo in cui avete sempre ubbidito, non solo durante la mia presenza, ma ora ancor più prontamente durante la mia assenza, continuate a operare la vostra salvezza”. Parlò anche di dimorare con loro affinché potessero esultare ‘mediante la sua presenza [parousìa] di nuovo con loro’. (Filippesi 1:25, 26; 2:12) Altre traduzioni hanno: “Per la mia presenza di nuovo in mezzo a voi” (Versione Riveduta), “per la mia presenza di nuovo tra voi” (La Nuova Diodati), “quando sarò di nuovo fra voi” (Jerusalem Bible; New English Bible) e “quando mi avrete di nuovo fra voi”. (Twentieth Century New Testament) In 2 Corinti 10:10, 11, Paolo contrappone la “sua presenza personale” alla sua ‘assenza’. In questi esempi è evidente che non stava parlando del suo avvicinarsi o del suo arrivo; usò parousìa nel senso di essere presente.b (Confronta 1 Corinti 16:17). Che dire, comunque, dei riferimenti alla parousìa di Gesù? Hanno il senso di “venuta” o indicano una presenza che dura nel tempo?
13, 14. (a) Perché dobbiamo concludere che una parousìa è qualcosa che si estende nel tempo? (b) Cosa si può dire circa la durata della parousìa di Gesù?
13 Ai giorni di Paolo i cristiani unti con lo spirito erano interessati alla parousìa di Gesù. Ma Paolo li avvertì di non essere ‘scossi dalla loro ragione’. Prima doveva comparire “l’uomo dell’illegalità”, che è risultato essere il clero della cristianità. Paolo scrisse che “la presenza dell’illegale è secondo l’operazione di Satana con ogni opera potente, e segni e portenti di menzogna”. (2 Tessalonicesi 2:2, 3, 9) È ovvio che la parousìa, o presenza, dell’“uomo dell’illegalità” non era un semplice arrivo momentaneo: si sarebbe estesa nel tempo, durante il quale sarebbero stati prodotti segni di menzogna. Perché questo è degno di nota?
14 Considerate il versetto immediatamente precedente: “Sarà rivelato l’illegale, che il Signore Gesù sopprimerà con lo spirito della sua bocca e ridurrà a nulla mediante la manifestazione della sua presenza”. Proprio come la presenza dell’“uomo dell’illegalità” si sarebbe protratta per un periodo di tempo, così la presenza di Gesù avrebbe avuto una certa durata e sarebbe culminata con la distruzione dell’illegale, il “figlio della distruzione”. — 2 Tessalonicesi 2:8.
In ebraico
15, 16. (a) Quale particolare termine è usato in molte traduzioni ebraiche di Matteo? (b) Com’è usato bohʼ nelle Scritture?
15 Come si è detto, risulta che Matteo abbia scritto il suo Vangelo prima in ebraico. Quale parola ebraica usò dunque in Matteo 24:3, 27, 37, 39? Le versioni di Matteo tradotte in ebraico moderno usano una forma del verbo bohʼ, sia nella domanda degli apostoli che nella risposta di Gesù. La traduzione potrebbe essere: “Quale sarà il segno della tua [bohʼ] e del termine del sistema di cose?” e: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la [bohʼ] del Figlio dell’uomo”. Qual è il significato di bohʼ?
16 Pur avendo vari significati, il verbo ebraico bohʼ significa basilarmente “venire”. Il Grande Lessico dell’Antico Testamento dice: ‘Ricorrendo 2532 volte bohʼ è uno dei verbi più usati nell’Antico Testamento ed è il primo di quelli che esprimono un movimento’.c (Genesi 7:1, 13; Esodo 12:25; 28:35; 2 Samuele 19:30; 2 Re 10:21; Salmo 65:2; Isaia 1:23; Ezechiele 11:16; Daniele 9:13; Amos 8:11) Se Gesù e gli apostoli avessero usato una parola con una tale vasta gamma di significati, il senso si presterebbe a varie interpretazioni. Ma fu questa la parola che usarono?
17. (a) Perché molte traduzioni ebraiche moderne di Matteo potrebbero non rispecchiare ciò che Gesù e gli apostoli dissero effettivamente? (b) Dove possiamo trovare un altro indizio sulla parola che Gesù e gli apostoli possono aver usato, e per quale altra ragione questo è fonte di interesse per noi? (Vedi nota in calce).
17 Tenete presente che le versioni ebraiche moderne sono traduzioni, le quali potrebbero non rispecchiare con esattezza ciò che Matteo scrisse in ebraico. Gesù può benissimo aver usato una parola diversa da bohʼ, una che corrispondesse al senso di parousìa. Lo si comprende da un libro pubblicato nel 1995 dal prof. George Howard sul Vangelo di Matteo in ebraico. (Hebrew Gospel of Matthew) Il libro prende in esame un trattato polemico anticristiano scritto nel XIV secolo dal medico ebreo Shem-Tob ben Isaac Ibn Shaprut. Quest’opera contiene un testo ebraico del Vangelo di Matteo. Si ha motivo di ritenere che, anziché essere una retroversione dal latino o dal greco fatta all’epoca di Shem-Tob, questo testo di Matteo sia molto antico e sia stato scritto sin dall’inizio in ebraico.d Potrebbe quindi portarci più vicino a ciò che fu detto sul Monte degli Ulivi.
18. Quale interessante parola ebraica usa Shem-Tob, e cosa significa?
18 In Matteo 24:3, 27, 39, nel testo di Matteo di Shem-Tob non c’è il verbo bohʼ. C’è il sostantivo affine biʼàh. Nelle Scritture Ebraiche questo sostantivo si trova solo in Ezechiele 8:5, dove significa “ingresso”. Anziché esprimere l’azione del venire, in questo versetto biʼàh si riferisce all’entrata di un edificio: se uno è nell’ingresso o sulla soglia, è nell’edificio. Anche testi religiosi extrabiblici che si trovano fra i Rotoli del Mar Morto spesso usano biʼàh per indicare l’arrivo o l’inizio dei turni sacerdotali. (Vedi 1 Cronache 24:3-19; Luca 1:5, 8, 23). E una traduzione ebraica del 1986 dell’antica Pescitta siriaca (o aramaica) usa biʼàh in Matteo 24:3, 27, 37, 39. Si ha dunque ragione di pensare che anticamente il significato del sostantivo biʼàh potesse essere alquanto diverso da quello del verbo bohʼ usato nella Bibbia. Che importanza ha questo?
19. Se Gesù e gli apostoli usarono biʼàh, cosa potremmo concludere?
19 È possibile che gli apostoli nella loro domanda e Gesù nella sua risposta abbiano usato il sostantivo biʼàh. Anche se gli apostoli avevano in mente solo il futuro arrivo di Gesù Cristo, egli può aver usato biʼàh per includere qualcosa di più ampio di quello che pensavano loro. Gesù potrebbe essersi riferito al suo arrivo per intraprendere un nuovo incarico; il suo arrivo sarebbe stato l’inizio del suo nuovo ruolo. Questo corrisponderebbe al senso di parousìa, termine usato in seguito da Matteo. Come si può comprendere, tale uso di biʼàh sosterrebbe ciò che da tempo insegnano i testimoni di Geova, e cioè che il “segno” composito dato da Gesù sarebbe servito a rendere evidente che egli era presente.
Attendiamo il culmine della sua presenza
20, 21. Cosa possiamo capire da ciò che Gesù disse circa i giorni di Noè?
20 Lo studio della presenza di Gesù dovrebbe influire direttamente sulla nostra vita e sulle nostre aspettative. Gesù esortò i suoi seguaci a essere vigilanti. Diede un segno per poter riconoscere la sua presenza, anche se la maggioranza non se ne sarebbe accorta: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo. Poiché come in quei giorni prima del diluvio mangiavano e bevevano, gli uomini si sposavano e le donne erano date in matrimonio, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si avvidero di nulla finché venne il diluvio e li spazzò via tutti, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo”. — Matteo 24:37-39.
21 Ai giorni di Noè la maggioranza delle persone di quella generazione continuava a svolgere i normali affari della vita. Gesù predisse che la stessa cosa sarebbe avvenuta al tempo della “presenza del Figlio dell’uomo”. I contemporanei di Noè forse pensavano che non sarebbe successo nulla. Come sapete, le cose andarono diversamente. Quei giorni, che si estesero per un certo periodo di tempo, giunsero al culmine allorché “venne il diluvio e li spazzò via tutti”. Luca fa una narrazione simile, in cui Gesù paragona “i giorni del Figlio dell’uomo” ai “giorni di Noè”. Gesù avvertì: “La stessa cosa avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato”. — Luca 17:26-30.
22. Perché la profezia di Gesù riportata nel capitolo 24 di Matteo dovrebbe interessarci particolarmente?
22 Tutto questo ha per noi un significato speciale perché viviamo in un tempo in cui vediamo avverarsi gli avvenimenti predetti da Gesù: guerre, terremoti, pestilenze, penuria di viveri e persecuzione dei suoi discepoli. (Matteo 24:7-9; Luca 21:10-12) Queste cose sono state evidenti fin dal conflitto che cambiò il corso della storia e che fu significativamente chiamato prima guerra mondiale, benché la maggioranza delle persone le consideri come normali fatti storici. I veri cristiani, però, colgono il significato di questi avvenimenti di grande importanza, proprio come le persone deste capiscono che l’estate è vicina quando un fico mette le foglie. Gesù avvertì: “Così anche voi, quando vedrete avvenire queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”. — Luca 21:31.
23. Per chi le parole di Gesù riportate nel capitolo 24 di Matteo hanno un significato particolare, e perché?
23 Gran parte della risposta di Gesù sul Monte degli Ulivi era rivolta ai suoi seguaci. Erano loro quelli che dovevano compiere la salvifica opera di predicare la buona notizia in tutta la terra prima che venisse la fine. Sarebbero stati loro a discernere “la cosa disgustante che causa desolazione . . . stabilita in un luogo santo”. Sarebbero stati loro a reagire ‘fuggendo’ prima della grande tribolazione. E su di loro in particolare avrebbero influito le ulteriori parole di Gesù: “A meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne sarebbe salvata; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati”. (Matteo 24:9, 14-22) Sono parole che fanno riflettere, ma cosa significano esattamente? E perché si può dire che ci aiutano a provare ora accresciuta felicità, fiducia e zelo? Il seguente studio di Matteo 24:22 risponderà a queste domande.
[Note in calce]
a Esempi tratti da Giuseppe Flavio: Al monte Sinai, tuoni e lampi “dichiararono che Dio era lì presente [parousìa]”. La miracolosa manifestazione nel tabernacolo “rivelava la presenza [parousìa] di Dio”. Mostrando al servitore di Eliseo i carri che stavano tutt’intorno, Dio rese “manifesta al suo servitore la sua potenza e presenza [parousìa]”. Quando il funzionario romano Petronio cercò di placare gli ebrei, Giuseppe Flavio dice che ‘Dio manifestò in effetti la sua presenza [parousìa] a Petronio’ facendo piovere. Giuseppe Flavio non usò il termine parousìa per indicare un semplice avvicinarsi o un evento momentaneo come un arrivo. Lo usò nel senso di presenza, di qualcosa che dura nel tempo, anche invisibile. (Esodo 20:18-21; 25:22; Levitico 16:2; 2 Re 6:15-17) — Confronta Antichità giudaiche, Libro III, v, 2 [80]; viii, 5 [203]; Libro IX, iv, 3 [55]; Libro XVIII, viii, 6 [284].
b Ethelbert W. Bullinger spiega che parousìa significa ‘l’essere o il divenire presente, quindi presenza, arrivo; una venuta che include l’idea di dimorare stabilmente da tale venuta in poi’. — A Critical Lexicon and Concordance to the English and Greek New Testament.
c A cura di G. J. Botterweck e H. Ringgreen, vol. I, col. 1083, ed. italiana a cura di A. Catastini e R. Contini, Paideia, Brescia, 1988.
d Una prova è che contiene 19 volte l’espressione ebraica “Il Nome”, scritta per esteso o abbreviata. Il professor Howard scrive: “La presenza del Nome Divino in un documento cristiano citato da un polemista ebreo è degna di nota. Se questa fosse la traduzione ebraica di un documento cristiano in greco o in latino, ci si aspetterebbe di trovare nel testo adonai [Signore], non un simbolo del nome divino ineffabile, YHWH. . . . Sarebbe inspiegabile se fosse stato lui ad aggiungere il nome ineffabile. Ci sono validi motivi per ritenere che Shem-Tob abbia ricevuto la sua copia di Matteo col Nome Divino già nel testo e che probabilmente abbia deciso di conservarlo piuttosto che incorrere nella colpa di toglierlo”. La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti si avvale del testo di Matteo di Shem-Tob (J2) come sostegno per usare il nome divino nelle Scritture Greche Cristiane.
Cosa rispondereste?
◻ Perché è importante capire la differenza fra i vari modi in cui le traduzioni bibliche rendono Matteo 24:3?
◻ Qual è il significato di parousìa, e perché ci interessa?
◻ Quale corrispondenza potrebbe esistere fra il greco e l’ebraico di Matteo 24:3?
◻ Quale fattore relativo al tempo dobbiamo conoscere per comprendere il capitolo 24 di Matteo?
[Immagine a pagina 10]
Il Monte degli Ulivi, da cui si vede Gerusalemme
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Sarete salvati quando Dio agirà?La Torre di Guardia 1996 | 15 agosto
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Sarete salvati quando Dio agirà?
“A meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne sarebbe salvata; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati”. — MATTEO 24:22.
1, 2. (a) Perché è normale interessarsi del proprio futuro? (b) A quali importanti domande può aver dato luogo questo interesse naturale?
QUANTO vi interessate di voi stessi? Oggi molti vanno agli estremi nel badare ai propri interessi, divenendo egocentrici. Tuttavia la Bibbia non condanna l’avere un interesse appropriato per ciò che ci riguarda. (Efesini 5:33) Questo include l’interessarsi del proprio futuro. Sarebbe quindi normale se voleste conoscere cosa vi riserva il futuro. Vi interessa saperlo?
2 Possiamo essere certi che gli apostoli di Gesù si interessavano del loro futuro. (Matteo 19:27) Probabilmente questa fu una delle ragioni per cui quattro di loro rivolsero a Gesù delle domande sul Monte degli Ulivi. Gli chiesero: “Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno quando tutte queste cose saranno destinate a giungere al termine?” (Marco 13:4) Gesù non fu insensibile al naturale interesse per il futuro, sia da parte loro che da parte nostra. Più volte spiegò quale effetto avrebbero avuto gli eventi futuri sui suoi seguaci e quale sarebbe stato l’esito finale.
3. Cosa ci induce a mettere in relazione la risposta di Gesù con il nostro tempo?
3 Rispondendo, Gesù pronunciò una profezia che ha l’adempimento principale nel nostro tempo. Lo si può vedere dalle guerre mondiali e dagli altri conflitti del nostro secolo, dai terremoti che mietono innumerevoli vittime, dalla penuria di viveri che provoca malattie e morte, e dalle pestilenze: a cominciare dalla pandemia di influenza spagnola nel 1918 fino all’odierno flagello dell’AIDS. Tuttavia gran parte della risposta di Gesù ebbe anche un adempimento che portò alla distruzione di Gerusalemme per opera dei romani nel 70 E.V. e la incluse. Gesù mise in guardia i discepoli: “Prestate attenzione a voi stessi; vi consegneranno ai tribunali locali, e sarete battuti nelle sinagoghe e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, in testimonianza a loro”. — Marco 13:9.
Ciò che Gesù predisse e ciò che si verificò
4. Quali sono alcuni avvertimenti inclusi nella risposta di Gesù?
4 Gesù non si limitò a predire come sarebbero stati trattati i suoi discepoli. Disse pure ciò che avrebbero dovuto fare. Per esempio: “Quando scorgerete la cosa disgustante che causa desolazione stabilita dove non deve (il lettore usi discernimento), allora quelli che sono nella Giudea fuggano ai monti”. (Marco 13:14) Il racconto parallelo di Luca 21:20 dice: “Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti accampati”. Come si avverò questo nel primo adempimento?
5. Cosa si verificò fra gli ebrei della Giudea nel 66 E.V.?
5 Un’enciclopedia biblica dice: “I giudei erano sempre più insofferenti della dominazione romana e i procuratori erano sempre più violenti, crudeli e disonesti. Nel 66 d.C. si arrivò alla ribellione aperta. . . . La guerra cominciò quando gli zeloti si impadronirono di Masada e poi, al comando di Menahem, marciarono su Gerusalemme. Contemporaneamente dei giudei vennero massacrati a Cesarea, sede del governatore, e la notizia di queste atrocità si diffuse in tutto il paese. Vennero coniate nuove monete, con su inciso Anno I (della rivolta), ecc., fino ad Anno V”. — The International Standard Bible Encyclopedia, 1982.
6. Come reagirono i romani alla rivolta giudaica?
6 Dalla Siria si mise in marcia la XII legione romana, al comando di Cestio Gallo, che devastò la Galilea e la Giudea e poi attaccò la capitale, arrivando ad occupare la parte alta di “Gerusalemme, la città santa”. (Neemia 11:1; Matteo 4:5; 5:35; 27:53) Riassumendo tali sviluppi, un libro dice: “Per cinque giorni i romani tentarono di dare la scalata al muro, ma ogni volta vennero respinti. Alla fine i difensori, sopraffatti dal gran numero di dardi, si ritirarono. Formando la testuggine — metodo consistente nel tenere gli scudi alti sulla testa e serrati in posizione orizzontale per proteggersi — i soldati romani scalzarono il muro e tentarono di incendiare la porta. I difensori furono presi da un terribile panico”. (The Roman Siege of Jerusalem) All’interno della città i cristiani, ricordando le parole di Gesù, poterono discernere che una cosa disgustante era stabilita in un luogo santo.a Ma in che modo, con la città circondata, quei cristiani sarebbero potuti fuggire per ubbidire all’avvertimento di Gesù?
7. Nel 66 E.V., quando avevano già la vittoria a portata di mano, cosa fecero i romani?
7 Lo storico Giuseppe Flavio narra: “Cestio [Gallo], non accorgendosi né della disperazione degli assediati, né della favorevole disposizione del popolo, all’improvviso richiamò i soldati e, rinunciando nel modo più assurdo ai suoi piani senza aver subito alcuna sconfitta, sloggiò dalla città”.b Perché Gallo si ritirò? Qualunque sia stata la ragione, la sua ritirata permise ai cristiani di ubbidire al comando di Gesù e di mettersi in salvo fuggendo sui monti.
8. Quale fu la seconda fase della repressione romana contro Gerusalemme, e a cosa andarono incontro i superstiti?
8 L’ubbidienza salvò loro la vita. Presto i romani tornarono per sedare la rivolta. La campagna condotta dal generale Tito culminò con l’assedio di Gerusalemme, che durò dall’aprile all’agosto del 70 E.V. La descrizione fatta da Giuseppe Flavio delle sofferenze dei giudei fa gelare il sangue. Oltre a quelli che trovarono la morte combattendo contro i romani, altri furono massacrati da bande rivali di giudei, e la fame portò al cannibalismo. Quando i romani riportarono la vittoria, 1.100.000 giudei avevano perso la vita.c Dei 97.000 superstiti, alcuni furono subito giustiziati, altri vennero ridotti in schiavitù. Giuseppe Flavio spiega: “Tutti [quelli] di età superiore ai diciassette anni, li mandò in catene a lavorare in Egitto, ma moltissimi Tito ne inviò in dono nelle varie province a dar spettacolo nei teatri morendo di spada o dilaniati dalle belve feroci”. (Op. cit., VI, 418) Solo durante questa cernita, 11.000 prigionieri morirono di fame.
9. Perché i cristiani non subirono la sorte degli ebrei, ma quali domande restano?
9 I cristiani poterono essere grati di aver ubbidito all’avvertimento del Signore e di essere fuggiti dalla città prima che tornasse l’esercito romano. In questo modo furono salvati da una parte di quella che Gesù definì ‘grande tribolazione come non era accaduta dal principio del mondo fino ad allora, né sarebbe accaduta più’ a Gerusalemme. (Matteo 24:21) Gesù aggiunse: “Infatti, a meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne sarebbe salvata; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati”. (Matteo 24:22) Cosa significò questo allora e cosa significa oggi?
10. In precedenza, come abbiamo spiegato Matteo 24:22?
10 Nel passato è stato spiegato che la ‘carne che doveva essere salvata’ erano gli ebrei che sopravvissero alla tribolazione che si abbatté su Gerusalemme nel 70 E.V. Essendo i cristiani già fuggiti, Dio poté lasciare che i romani eseguissero rapidamente la distruzione. In altre parole, a motivo del fatto che gli “eletti” erano al sicuro, i giorni della tribolazione poterono essere abbreviati, permettendo così a della “carne” ebraica di salvarsi. Si pensava che gli ebrei superstiti prefigurassero coloro che sarebbero sopravvissuti alla grande tribolazione che verrà nel nostro tempo. — Rivelazione 7:14.
11. Perché sembra opportuno riconsiderare la spiegazione di Matteo 24:22?
11 Ma questa spiegazione concorda con ciò che accadde nel 70 E.V.? Gesù disse che la “carne” umana doveva essere “salvata” dalla tribolazione. Direste che i 97.000 superstiti furono ‘salvati’, visto che di lì a poco migliaia di loro morirono di fame o vennero trucidati nei teatri? A proposito del teatro di Cesarea, Giuseppe Flavio dice: “Furono piú di duemila e cinquecento quelli che caddero nei combattimenti contro le fiere o duellando gli uni contro gli altri o perirono tra le fiamme”. (Op. cit., VII, 38) Anche se non morirono nell’assedio, è un po’ difficile dire che furono ‘salvati’. E Gesù li avrebbe forse paragonati ai felici superstiti della veniente “grande tribolazione”?
Carne salvata: Come?
12. Nel I secolo, chi erano gli “eletti” che Dio aveva a cuore?
12 Nel 70 E.V. Dio non considerava più i giudei naturali come suo popolo eletto. Gesù indicò che Dio aveva rigettato quella nazione e che avrebbe lasciato che la sua capitale, il suo tempio e il suo sistema di adorazione avessero fine. (Matteo 23:37–24:2) Dio scelse una nuova nazione, l’Israele spirituale. (Atti 15:14; Romani 2:28, 29; Galati 6:16) Era composto di uomini e donne scelti da tutte le nazioni e unti con lo spirito santo. (Matteo 22:14; Giovanni 15:19; Atti 10:1, 2, 34, 35, 44, 45) Alcuni anni prima dell’attacco di Cestio Gallo, Pietro scrisse “agli eletti secondo la prescienza di Dio Padre, con la santificazione mediante lo spirito”. Tali cristiani unti con lo spirito erano “una razza eletta, un regal sacerdozio, una nazione santa”. (1 Pietro 1:1, 2; 2:9) Dio avrebbe portato in cielo quegli eletti per farli regnare con Gesù. — Colossesi 1:1, 2; 3:12; Tito 1:1; Rivelazione 17:14.
13. Quale può essere stato il senso delle parole di Gesù riportate in Matteo 24:22?
13 Questa identificazione degli eletti è utile, perché Gesù predisse che i giorni della tribolazione sarebbero stati abbreviati “a motivo degli eletti”. La parola greca tradotta “a motivo di”, “a causa di”, “per”, può anche essere resa “per amore di”. (Marco 2:27; Giovanni 12:30; 1 Corinti 8:11; 9:10, 23; 11:9; 2 Timoteo 2:10; Rivelazione 2:3) Perciò il senso delle parole di Gesù può essere stato: ‘A meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne sarebbe salvata; ma per amore degli eletti quei giorni saranno abbreviati’.d (Matteo 24:22) Avvenne qualcosa che risultò a beneficio o ‘per amore degli’ eletti cristiani intrappolati a Gerusalemme?
14. In che modo della “carne” fu salvata nel 66 E.V. quando all’improvviso l’esercito romano si ritirò da Gerusalemme?
14 Ricorderete che nel 66 E.V. i romani attraversarono il paese, occuparono la parte alta di Gerusalemme e cominciarono a scalzare il muro. Giuseppe Flavio osserva: “Se [Cestio Gallo] avesse insistito ancora un poco nell’assedio, avrebbe occupato ben presto la città”. (Op. cit., II, 539) Chiedetevi: ‘Perché il potente esercito romano abbandonò all’improvviso le operazioni e “nel modo più assurdo” si ritirò?’ Rupert Furneaux, esperto interprete di storia militare, afferma: “Nessuno storico è riuscito a fornire una spiegazione ragionevole della strana e disastrosa decisione di Gallo”. A prescindere dal motivo, il risultato fu che la tribolazione venne abbreviata. I romani si ritirarono incalzati dagli ebrei. Che dire degli “eletti”, i cristiani unti che si trovavano intrappolati nella città? La fine dell’assedio significò che erano salvi dalla minaccia del massacro incombente durante la tribolazione. Perciò la “carne” salvata menzionata in Matteo 24:22 furono i cristiani che trassero beneficio dal fatto che nel 66 E.V. la tribolazione venne abbreviata.
Cosa ci riserva il futuro?
15. Secondo voi, perché oggi il capitolo 24 di Matteo dovrebbe interessarci in modo particolare?
15 Qualcuno potrebbe chiedere: ‘Perché questo intendimento più chiaro delle parole di Gesù dovrebbe interessarmi in modo particolare?’ Ebbene, ci sono validi motivi per ritenere che la profezia di Gesù doveva avere un adempimento più grande, che va oltre ciò che accadde fino al 70 E.V. incluso.e (Confronta Matteo 24:7; Luca 21:10, 11; Rivelazione 6:2-8). Da decenni i testimoni di Geova predicano che l’adempimento principale, che ha luogo nel nostro tempo, dimostra che è imminente una “grande tribolazione” su vasta scala. Durante tale tribolazione, come si adempiranno le parole profetiche di Matteo 24:22?
16. Quale fatto incoraggiante menziona Rivelazione riguardo alla veniente grande tribolazione?
16 Circa due decenni dopo la tribolazione che si abbatté su Gerusalemme, l’apostolo Giovanni scrisse il libro di Rivelazione, o Apocalisse, confermando che ci sarebbe stata una grande tribolazione futura. Poiché siamo interessati a tutto ciò che influisce su di noi, possiamo sentirci sollevati apprendendo che Rivelazione ci assicura profeticamente che della carne umana sopravvivrà a questa veniente grande tribolazione. Giovanni predisse che ci sarebbe stata “una grande folla . . . di ogni nazione e tribù e popolo e lingua”. Di chi si tratta? Una voce dal cielo risponde: “Questi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione”. (Rivelazione 7:9, 14) Sì, sono i superstiti! Rivelazione ci aiuta anche a capire come si svolgeranno gli eventi durante la grande tribolazione futura e come si adempirà Matteo 24:22.
17. Cosa includerà la fase iniziale della grande tribolazione?
17 La fase iniziale di questa tribolazione consisterà in un attacco contro una prostituta simbolica chiamata “Babilonia la Grande”. (Rivelazione 14:8; 17:1, 2) Essa rappresenta l’impero mondiale della falsa religione, di cui la cristianità è la parte più riprensibile. Secondo le parole di Rivelazione 17:16-18, Dio metterà nel cuore dell’elemento politico la volontà di attaccare questa meretrice simbolica.f Immaginate come ciò potrebbe apparire agli unti “eletti” di Dio e ai loro compagni, la “grande folla”. Man mano che quel devastante attacco contro la religione procederà, potrà sembrare che tutte le organizzazioni religiose siano spazzate via, compreso il popolo di Geova.
18. Perché potrebbe sembrare che nessuna “carne” si salvi attraverso la parte iniziale della grande tribolazione?
18 Sarà allora che le parole di Gesù riportate in Matteo 24:22 si adempiranno su vasta scala. Come gli eletti che erano a Gerusalemme sembravano in pericolo, così potrà sembrare che i servitori di Geova rischino di essere eliminati durante l’attacco contro la religione, come se tale attacco stesse per spazzare via ogni “carne” del popolo di Dio. Ma ricordiamo ciò che avvenne nel 66 E.V. La tribolazione causata dai romani fu abbreviata, e questo diede agli unti eletti di Dio ampie opportunità di fuggire e rimanere in vita. Possiamo quindi essere certi che non sarà permesso che il distruttivo attacco contro la religione stermini la congregazione mondiale dei veri adoratori. Esso avrà luogo rapidamente, come “in un sol giorno”. Comunque, in qualche modo sarà abbreviato, non sarà permesso che raggiunga completamente il suo obiettivo, affinché il popolo di Dio possa essere ‘salvato’. — Rivelazione 18:8.
19. (a) Dopo la prima parte della grande tribolazione, cosa si noterà? (b) A cosa porterà questo?
19 Dopo ciò altri elementi dell’organizzazione terrena di Satana il Diavolo continueranno a esistere per qualche tempo, piangendo la perdita dei rapporti che intrattenevano con la loro vecchia amante religiosa. (Rivelazione 18:9-19) A un certo punto noteranno che i veri servitori di Dio sono ancora lì e “che dimorano al sicuro, che dimorano tutti senza mura”: sembreranno loro una facile preda. Che sorpresa li attende! Reagendo a una reale o minacciata aggressione contro i suoi servitori, Dio sorgerà in giudizio contro i suoi nemici in quella che sarà la parte finale della grande tribolazione. — Ezechiele 38:10-12, 14, 18-23.
20. Perché la seconda fase della grande tribolazione non metterà in pericolo il popolo di Dio?
20 Questa seconda fase della grande tribolazione corrisponderà a ciò che accadde a Gerusalemme e ai suoi abitanti nel secondo attacco dei romani, sferrato nel 70 E.V. Sarà una “grande tribolazione come non è accaduta dal principio del mondo fino ad [allora], no, né accadrà più”. (Matteo 24:21) Possiamo essere certi, però, che gli eletti di Dio e i loro compagni non si troveranno nella zona di pericolo, dove rischierebbero di essere uccisi. Non saranno fuggiti in una particolare località geografica. Nel I secolo i cristiani di Gerusalemme poterono fuggire da quella città per trovare scampo nella regione montuosa, per esempio a Pella oltre il Giordano. Nel futuro, però, i fedeli Testimoni di Dio si troveranno in tutto il mondo, per cui la salvezza e la protezione non dipenderanno dal trovarsi in una determinata località geografica.
21. Chi combatterà nella battaglia finale, e con quale risultato?
21 La distruzione non avverrà per mano degli eserciti di Roma né di qualsiasi altro strumento umano. Secondo il libro di Rivelazione, le forze che la eseguiranno verranno dal cielo. Sì, quella parte finale della grande tribolazione non avverrà per opera di qualche esercito umano, ma della “Parola di Dio”, il Re Gesù Cristo, coadiuvato dagli ‘eserciti che sono nel cielo’, compresi i cristiani unti risuscitati. La distruzione eseguita dal “Re dei re e Signore dei signori” sarà di gran lunga più radicale di quella compiuta dai romani nel 70 E.V. Essa eliminerà tutti gli oppositori umani di Dio: re, comandanti militari, uomini liberi e schiavi, piccoli e grandi. Anche le organizzazioni umane del mondo di Satana cesseranno di esistere. — Rivelazione 2:26, 27; 17:14; 19:11-21; 1 Giovanni 5:19.
22. In quale ulteriore senso della “carne” sarà salvata?
22 Ricordate che della “carne”, sia degli unti che della “grande folla”, sarà già stata salvata in occasione del rapido e totale annientamento di Babilonia la Grande nella prima parte della tribolazione. Similmente, nella parte finale della tribolazione, la “carne” che sarà fuggita schierandosi dalla parte di Geova sarà salvata. Che differenza rispetto alla sorte dei giudei ribelli nel 70 E.V.!
23. Che futuro avrà la “carne” superstite?
23 Pensando al futuro vostro e a quello dei vostri cari, notate ciò che promette Rivelazione 7:16, 17: “Non avranno più fame né sete, né li colpirà più il sole né ardore alcuno, perché l’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascerà e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. Questo vorrà dire per certo essere ‘salvati’ in modo meraviglioso e permanente!
[Note in calce]
a Vedi La Torre di Guardia del 1º giugno 1996, pagine 14-19.
b La guerra giudaica, II, 540, a cura di G. Vitucci, 3ª ed., Mondadori, Milano, 1982.
c Giuseppe Flavio dice: “Tito, entrato nella città, ne ammirò le fortificazioni . . . ‘Veramente abbiamo combattuto con l’aiuto di dio’, disse, ‘e fu dio che fece uscire i giudei da queste fortezze; infatti contro queste torri che cosa possono mani di uomo o macchine?’”. — Op. cit., VI, 409, 411.
d Fatto interessante, il testo di Matteo di Shem-Tob usa la parola ebraica ʽavùr, che significa “per amore di, a motivo di, allo scopo di”. — Vedi l’articolo precedente, pagina 13.
e Vedi La Torre di Guardia del 15 febbraio 1994, pagine 11 e 12, e la tabella alle pagine 14 e 15, contenente una sinossi della risposta profetica di Gesù riportata nei capitoli 24 di Matteo, 13 di Marco e 21 di Luca.
f Vedi Rivelazione: Il suo grandioso culmine è vicino! pagine 235-58, edito in Italia nel 1988 dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
Cosa rispondereste?
◻ In quali due fasi si articolò l’attacco dell’esercito romano contro Gerusalemme?
◻ Perché è improbabile che la “carne” menzionata in Matteo 24:22 fossero i 97.000 ebrei sopravvissuti nel 70 E.V.?
◻ Come furono abbreviati i giorni della tribolazione di Gerusalemme, e in tal modo come fu salvata della “carne”?
◻ Nella veniente grande tribolazione, come saranno abbreviati i giorni e come sarà salvata della “carne”?
[Immagine a pagina 16]
Moneta ebraica coniata dopo la rivolta. I caratteri ebraici significano “Anno due”, cioè il 67 E.V., secondo anno dell’autonomia ebraica
[Fonte]
Pictorial Archive (Near Eastern History) Est.
[Immagine a pagina 17]
Moneta romana coniata nel 71 E.V. A sinistra un soldato romano armato; a destra un’ebrea in lutto. Le parole IVDAEA CAPTA significano “Giudea conquistata”
[Fonte]
Pictorial Archive (Near Eastern History) Est.
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