Samoa
LE INCANTEVOLI isole Samoa, situate fra le Hawaii e la Nuova Zelanda, sembrano risplendere come gioielli nelle azzurre acque tropicali dell’Oceano Pacifico. Cime montuose avvolte dalle nuvole, lussureggianti foreste tropicali e spiagge orlate di palme: queste isole di origine vulcanica offrono un paesaggio di squisita bellezza. Le lagune cristalline ospitano un vero paradiso marino, con circa 200 varietà di coralli e almeno 900 specie di pesci. Non stupisce che i primi missionari europei abbiano annoverato queste isole che profumano di frangipane fra le più belle del Pacifico meridionale.
Sembra che i primi a insediarsi nelle Samoa, circa dieci secoli prima della nascita di Cristo, siano stati i lapita, un popolo di esploratori coraggiosi ed esperti navigatori.a Questi antichi polinesiani evidentemente abbandonarono le regioni dell’Asia sud-orientale avventurandosi nelle acque del Pacifico. Utilizzando grandi piroghe a doppio scafo sfruttarono i venti e le correnti oceaniche per percorrere distanze mai superate prima. Nel cuore del Pacifico meridionale scoprirono un piccolo arcipelago, che chiamarono Samoa.
Nel corso dei secoli, i loro discendenti attraversarono il Pacifico spingendosi verso est fino a Tahiti. Raggiunsero poi le Hawaii a nord, la Nuova Zelanda a sud-ovest e l’Isola di Pasqua a sud-est. Oggi questa estesa regione triangolare si chiama Polinesia, che significa “molte isole”, e gli abitanti si chiamano polinesiani. Le Samoa si possono perciò definire la “culla della Polinesia”.
Nei tempi moderni molti coraggiosi samoani hanno intrapreso un viaggio ancora più importante, spinti dal desiderio di una vita migliore, proprio come i loro antenati che solcarono l’oceano. Non stiamo parlando di un’esplorazione geografica ma del “viaggio” che ha permesso loro di lasciarsi alle spalle l’oscurità spirituale per raggiungere la luce. La meta di questo viaggio è l’adorazione approvata dal vero Dio, Geova. — Giov. 4:23.
In queste pagine riportiamo la storia dei testimoni di Geova nelle isole Samoa,b Samoa Americane e Tokelau. Le Samoa Occidentali sono uno stato indipendente dal 1962, mentre le Samoa Americane sono territorio degli Stati Uniti. L’arcipelago delle Samoa è quindi suddiviso in Samoa e Samoa Americane.
LA LUCE DELLA VERITÀ COMINCIA A RISPLENDERE
La buona notizia del Regno di Dio arrivò nelle Samoa nel 1931, quando furono distribuiti più di 470 libri e opuscoli a persone interessate sparse in tutto l’arcipelago. A farlo fu probabilmente Sydney Shepherd, un Testimone zelante che in quegli anni diffondeva la buona notizia in varie zone della Polinesia.
Sette anni più tardi, il messaggio del Regno raggiunse le Samoa Americane quando Joseph F. Rutherford, della sede mondiale dei testimoni di Geova a Brooklyn, fece tappa sull’isola di Tutuila mentre viaggiava in nave dall’Australia agli Stati Uniti. Rutherford e i suoi compagni di viaggio approfittarono di quella breve sosta per distribuire pubblicazioni in tutta la città portuale di Pago Pago.
Due anni dopo, nel 1940, giunse nelle Samoa Americane Harold Gill, che aveva servito come pioniere in vari paesi dell’Asia e del Pacifico. Portava con sé 3.500 copie dell’opuscolo Dove sono i morti?, la prima pubblicazione tradotta in samoano dai testimoni di Geova.c
Harold si recò poi sull’isola di Upolu, nelle Samoa, una traversata di otto o dieci ore. “La notizia del mio arrivo deve avermi preceduto”, scrisse in seguito, “infatti trovai ad aspettarmi un poliziotto, il quale mi disse che non avevo il permesso di sbarcare. Esibii il mio passaporto e lessi l’altisonante preambolo dove si invitava chi di dovere a concedere al suddito di Sua Maestà il ‘libero passaggio, senza alcun impedimento, fornendo ogni aiuto e protezione’. Fu sufficiente per ottenere un colloquio con il governatore, che mi permise di rimanere altri cinque giorni, fino a quando sarebbe salpata la prossima nave. Noleggiai una bicicletta e feci il giro dell’isola, distribuendo gli opuscoli in lungo e in largo”.
Harold ottenne buoni risultati con la sua spedizione nelle Samoa, ma poi dovette tornare in Australia. Tuttavia una delle pubblicazioni finì nelle mani di un impiegato, Pele Fuaiupolu.d Il messaggio contenuto nell’opuscolo sarebbe rimasto nel cuore di Pele fino a quando un Testimone avrebbe annaffiato il seme della verità facendolo germogliare. — 1 Cor. 3:6.
Dodici anni più tardi, nel 1952, un Testimone dell’Inghilterra di nome John Croxford arrivò ad Apia, la capitale delle Samoa, sull’isola di Upolu. Fu assunto nello stesso ufficio di Pele. John era un uomo amichevole e desideroso di dare testimonianza. Notando l’interesse di Pele per la Bibbia, un sabato sera John decise di andarlo a visitare a casa. Pele scrive: “Facemmo le ore piccole chiacchierando. Gli feci molte domande, e ogni volta che rispondeva leggeva la risposta nella Bibbia. Mi convinsi al di là di ogni dubbio che questa era la verità che avevo cercato”. Lo stesso anno, Pele e sua moglie Ailua dedicarono la loro vita a Geova e si battezzarono, divenendo così i primi Testimoni samoani.
Pele sapeva che avrebbe dovuto rendere conto della decisione di abbandonare la religione dei suoi antenati. Per questo motivo studiava molto e pregava fervidamente per ricevere l’aiuto di Geova. Quando fu convocato dal capo supremo della famiglia per partecipare a una riunione nel suo villaggio natale, Faleasiu, circa 19 chilometri a ovest di Apia, Pele e un altro parente interessato alla verità dovettero affrontare l’ostilità di un gruppo composto da sei capi, tre oratori, dieci pastori, due insegnanti di teologia, il capo supremo che presiedeva la riunione e donne e uomini anziani della famiglia.
“Ci maledissero e ci condannarono per avere disonorato il nome della famiglia e la chiesa dei nostri padri”, ricorda Pele. Il capo supremo propose un dibattito, che durò fino alle quattro del mattino.
“Anche se alcuni gridavano: ‘Metti via quella Bibbia! Lascia da parte la Bibbia!’, risposi a tutte le loro domande con la Bibbia e confutai i loro argomenti”, continua Pele. “Infine tutto tacque. Tenevano la testa china. Quindi il capo supremo disse con voce debole: ‘Hai vinto, Pele’”.
Pele racconta come rispose: “Mi scusi, ma non ho vinto io. Questa sera lei ha udito il messaggio del Regno. Spero sinceramente che lo ascolterà”.
Grazie al fatto che Pele confidava umilmente in Geova e nella sua Parola, la Bibbia, il seme della verità stava mettendo radice a Upolu.
LE PRIME ADUNANZE
La notizia della nuova religione di Pele si diffuse rapidamente nella comunità dell’isola. Proprio come gli ateniesi del I secolo a cui predicò Paolo, alcuni abitanti erano incuriositi da questo “nuovo insegnamento” e desideravano saperne di più. (Atti 17:19, 20) Un giovane di nome Maatusi Leauanae venne a sapere che gli interessati a questa nuova religione si incontravano tutte le settimane nella casa del dottore, che si trovava nel terreno dell’ospedale. Decise di dare un’occhiata, ma una volta arrivato al cancello dell’ospedale non ebbe il coraggio di proseguire. Stava per andarsene, ma John Croxford arrivò appena in tempo per invitarlo a unirsi al gruppetto radunato quella sera. Lo studio del libro “Sia Dio riconosciuto verace” piacque molto a Maatusi, che si propose di ritornare. Anche se all’inizio assisteva alle adunanze solo saltuariamente, col tempo prese a cuore la verità e nel 1956 si battezzò.
I nuovi che si associavano al gruppo capirono ben presto l’importanza di parlare ad altri di quello che avevano imparato. Nel giro di soli cinque mesi dall’arrivo del fratello Croxford ad Apia, dieci persone si erano unite a lui nell’opera di predicazione. Dopo altri quattro mesi, il numero era salito a 19. Questi nuovi ottennero buoni risultati predicando a parenti e amici.
Uno di questi proclamatori diede testimonianza a suo cugino, Sauvao Toetu, che viveva a Faleasiu. Col tempo Sauvao e suo cognato, Finau Feomaia, cominciarono a frequentare le adunanze con le loro famiglie e si schierarono dalla parte della verità.
Nel gennaio del 1953 ci fu un evento memorabile nelle Samoa per quanto riguarda la vera adorazione. Dato che a quel tempo assistevano alle adunanze circa 40 persone, la filiale australiana dei testimoni di Geova approvò la formazione della prima congregazione nelle Samoa, ad Apia. Quando in seguito il fratello Croxford tornò in Inghilterra fu compito di Pele, che si era appena battezzato, prendersi cura della congregazione. I proclamatori erano intrepidi e zelanti, ma spiritualmente non erano maturi e avevano poca esperienza. Molti dovevano imparare a presentare il messaggio del Regno con più tatto e in modo gradevole. (Col. 4:6) Altri avevano bisogno di aiuto per rivestire completamente la nuova personalità. (Efes. 4:22-24) Questo aiuto non sarebbe tardato. — Efes. 4:8, 11-16.
AIUTO DALL’ESTERO
Nel maggio del 1953 Ronald (Ron) e Olive (Dolly) Sellars, una coppia di pionieri australiani, arrivarono ad Apia per sostenere la congregazione. “La filiale australiana aveva temporaneamente perso i contatti con i fratelli e la cosa era preoccupante”, scrive Ron. “Visto che avevamo dato la nostra disponibilità per servire nell’area del Pacifico, ci fu chiesto di andare nelle Samoa per servire come pionieri speciali nella nuova congregazione”.
Mentre erano diretti alle Samoa a bordo di un idrovolante, Ron e Dolly si preparavano psicologicamente ad affrontare le difficoltà che spesso caratterizzano il servizio missionario in luoghi sperduti. “Che sorpresa ci attendeva!”, ricorda Ron. “L’isola era ricoperta da una lussureggiante vegetazione tropicale. Incontravamo ovunque persone sorridenti, felici e dall’aspetto sano. I bambini giocavano allegramente attorno alle tipiche abitazioni prive di pareti con tetti di paglia e pavimenti di corallo. Nessuno aveva fretta o si preoccupava del passare del tempo. Ci sembrava di essere arrivati in paradiso”.
Ospitati dalla famiglia di Pele, i Sellars si misero subito al lavoro. “Mi incontravo con i fratelli quasi tutte le sere per rispondere alle loro numerose domande”, spiega Ron. “Presto mi resi conto che, anche se conoscevano gli insegnamenti biblici primari, dovevano fare parecchi cambiamenti per soddisfare i requisiti di Dio. Per aiutarli durante quel periodo difficile, io e Dolly ci sforzammo di essere estremamente pazienti e di mostrare ancora più amore”. Purtroppo alcuni non accettarono questa amorevole correzione scritturale e gradualmente si allontanarono dalla congregazione. Altri invece si dimostrarono umili e reagirono bene all’addestramento e all’incoraggiamento. Col tempo maturarono spiritualmente e la congregazione ne risultò purificata e rafforzata.
Ron e Dolly presero anche l’iniziativa nella predicazione di casa in casa. Fino ad allora quasi tutti i fratelli si erano limitati a dare testimonianza informale ad amici e vicini di casa. Ma dopo aver iniziato a predicare di porta in porta insieme ai Sellars si resero conto che c’era molto interesse per il messaggio. “Un giorno”, scrive Ron, “fummo invitati nel villaggio di un capo che aveva mostrato interesse e che desiderava saperne di più sul Regno. Al pasto seguì un’animata conversazione su argomenti biblici. Nel giro di un’ora la conversazione era diventata praticamente un discorso pubblico, con almeno 50 presenti. Tutto questo senza che avessimo fatto nessun tipo di pubblicità!” Ai proclamatori capitava spesso di condurre studi biblici con 2 o 3 persone che attiravano da 10 a 40 spettatori incuriositi dall’opera dei testimoni di Geova.
Tutta questa attività non sfuggì però all’attenzione del clero della cristianità. Quando le autorità si rifiutarono di rinnovare il visto turistico di Ron e Dolly, Ron chiese spiegazioni all’alto commissario. “Ci spiegò che alcuni ecclesiastici si erano lamentati della nostra opera di predicazione con le autorità governative”, ricorda Ron. “Di conseguenza, l’alto commissario disse che avrebbe rinnovato i nostri visti solo a una condizione: dovevamo promettere che non avremmo più assistito la congregazione nelle attività di predicazione. Mi rifiutai di fare una cosa del genere. Gli dissi anche che nessuno avrebbe potuto fermare l’opera di Dio e che avrebbe fatto bene a tenere presente questo fatto. Ridendo, ribatté: ‘Vedremo cosa succederà quando ve ne sarete andati!’”
Da quel momento in poi le autorità fecero il possibile per impedire che altri Testimoni stranieri entrassero nel paese. Tuttavia nel 1953 Theodore Jaracz, che a quel tempo serviva presso la filiale australiana e che ora è membro del Corpo Direttivo, riuscì a entrare nelle Samoa senza dare nell’occhio per incoraggiare la congregazione. “La sua visita ci rafforzò moltissimo e ci confermò che spiritualmente ci stavamo muovendo nella giusta direzione”, spiega Ron.
Poco dopo il loro visto scadde, e Ron e Dolly si trasferirono nelle Samoa Americane. Comunque sia, durante gli otto mesi di permanenza nelle Samoa avevano fatto molto per rafforzare i fratelli locali e dare loro stabilità. Anche se le autorità non lo sapevano, altri Testimoni sarebbero presto arrivati per sostituire i Sellars.
CRESCITA AD APIA
Nel maggio del 1954 arrivò ad Apia Richard Jenkins, un ventitreenne australiano appena battezzato e pieno di entusiasmo. Lui stesso racconta: “Prima di lasciare l’Australia mi consigliarono di non associarmi con i fratelli del posto finché non avessi trovato un lavoro stabile. Dopo alcuni mesi, però, cominciai a sentirmi molto solo e spiritualmente vulnerabile. Decisi quindi di contattare con molta discrezione il fratello Pele Fuaiupolu”. I due si incontrarono a tarda notte, protetti dall’oscurità.
“Pele mi spiegò che non avrebbe usato il mio vero nome per timore che le autorità mi collegassero alla congregazione e che fossi espulso”, ricorda Richard. “Decise di darmi il nome di suo figlio appena nato, Uitinese, la parola inglese per ‘testimone’ pronunciata alla samoana. Tutt’oggi i fratelli samoani mi chiamano così”.
Con le dovute precauzioni, Richard mantenne i contatti con i fratelli usando questo nuovo pseudonimo. Diede anche testimonianza informale e cominciò diversi studi biblici. Uno dei suoi studenti, Mufaulu Galuvao, un giovane ispettore sanitario, in seguito fu chiamato a far parte del Comitato di Filiale delle Samoa. Nel corso del tempo anche un altro studente biblico, Falema‘a Tuipoloa, divenne Testimone insieme a vari membri della sua famiglia.
Il giovane Siemu Taase, che pure studiava la Bibbia con Richard, era il capo di una banda di ladri che rubava merce dal dipartimento dei lavori pubblici. Prima che potesse progredire spiritualmente, Siemu si ritrovò a fare i conti con il passato e fu imprigionato per i reati commessi. Per nulla scoraggiato, Richard ottenne dal direttore il permesso di continuare a studiare con Siemu. Lo studio si teneva all’ombra di un albero di mango, circa 100 metri fuori dalle mura della prigione. In seguito diversi detenuti si unirono allo studio.
“Anche se non eravamo sorvegliati”, ricorda Richard, “nessuno dei prigionieri tentò mai di fuggire e alcuni accettarono la verità”. Siemu fu poi rilasciato e col tempo fu nominato anziano.
Nel 1955 Richard sposò Gloria Green, una pioniera australiana. Insieme rimasero nelle Samoa per 15 anni e aiutarono 35 persone a conoscere la verità, dopo di che tornarono in Australia. Oggi vivono a Brisbane e fanno parte della congregazione di lingua samoana, nella quale Richard serve come anziano.
In quel periodo fu di grande aiuto anche un’altra coppia australiana, William (Bill) e Marjorie (Girlie) Moss. Bill, un anziano dallo spiccato senso pratico, e Girlie, una pioniera con 24 anni di esperienza, arrivarono ad Apia nel 1956. A quel tempo nella congregazione di Apia c’erano 28 proclamatori, ed erano stati organizzati gruppi di studio di libro ad Apia e a Faleasiu. Nel corso dei successivi nove anni, Bill e Girlie furono instancabili nel sostenere la congregazione. Quando nel 1965 furono costretti a tornare in Australia a causa dei problemi di salute sempre più gravi di Girlie, il gruppo di Faleasiu era già diventato congregazione.
In quegli anni il governo samoano respingeva sistematicamente le richieste di ingresso nel paese da parte dei missionari. A quanto pare le autorità e il clero speravano che i testimoni di Geova svanissero nel nulla. In realtà accadde il contrario. I Testimoni aumentavano ed erano attivi e zelanti. Non avevano nessuna intenzione di scomparire!
CRESCITA NELLE SAMOA AMERICANE
Nel 1954, prima che scadesse il loro visto per le Samoa, Ron decise di fare domanda per risiedere nelle Samoa Americane invece di tornare in Australia. “Mi rivolsi al procuratore generale delle Samoa Americane”, spiega Ron. “Quando apprese che la nostra domanda di visto era stata respinta dal governo samoano per motivi religiosi, questi disse: ‘Signor Sellars, nelle Samoa Americane c’è libertà di religione e farò in modo che voi otteniate il visto’”.
Ron e Dolly arrivarono a Pago Pago, nelle Samoa Americane, il 5 gennaio 1954. Il procuratore generale concesse a Ron l’ingresso nel paese a condizione che lui si recasse regolarmente nel suo ufficio per fargli conoscere meglio i testimoni di Geova. Ne seguirono varie conversazioni interessanti su temi spirituali.
Quello stesso mese Ron e Dolly furono invitati a cena a casa del procuratore generale. Dato che erano stati invitati anche il prete cattolico locale e il pastore della London Missionary Society, ne scaturì una conversazione piuttosto vivace su argomenti biblici. “Alla fine della serata”, ricorda Ron, “il procuratore generale ci ringraziò di essere venuti e aggiunse: ‘Credo che i signori Sellars abbiano avuto la meglio nella conversazione di stasera’. Poco tempo dopo ricevemmo il visto che ci autorizzava a rimanere permanentemente. Il procuratore generale ci fece poi sapere che il governo avrebbe accettato di buon grado altre richieste di ingresso da parte di missionari Testimoni. Non esitai a dare la notizia alla filiale australiana”.
Il primo a dedicare la sua vita a Geova nelle Samoa Americane fu il diciannovenne Ualesi (Wallace) Pedro, nativo di Tokelau. Lydia Pedro, una sua parente che serviva come pioniera speciale nelle Figi, aveva lasciato una copia del libro “Sia Dio riconosciuto verace” al fratello maggiore di Wallace quando era stata in visita da loro nel 1952. Il giovane Wallace trovò il libro a casa di suo fratello e lo studiò attentamente.
Dopo aver conosciuto la famiglia Pedro nel 1954, Ron e Dolly studiarono con il fratello e la sorella maggiori di Wallace. Anche se credeva in Geova Dio, sulle prime Wallace era restio a partecipare allo studio a motivo della sua diffidenza verso la religione. Col tempo comunque si convinse che i testimoni di Geova hanno la verità e cominciò a frequentare regolarmente le adunanze a Fagatogo. Il suo progresso spirituale fu rapido e il 30 aprile 1955 Wallace si battezzò nel porto di Pago Pago.
Nel gennaio del 1955, solo un anno dopo l’arrivo di Ron e Dolly, sette persone frequentavano le adunanze nella loro modesta casa a Fagatogo. La casa era a malapena arredata e quindi tutti stavano seduti sul pavimento. Non molto tempo dopo, tre dei nuovi interessati cominciarono ad accompagnare Ron e Dolly nel servizio di campo. Questo era solo l’inizio: presto ci sarebbero stati sviluppi straordinari.
ARRIVANO I MISSIONARI DI GALAAD
Il 4 febbraio 1955 arrivarono nelle Samoa Americane due coppie di missionari dagli Stati Uniti. Erano Paul e Frances Evans e Gordon e Patricia Scott. Si sistemarono nella casa missionaria di Fagatogo, che si affacciava su un quartiere piuttosto pittoresco. Leonard (Len) Helberg, il sorvegliante di circoscrizione che quell’anno visitò Pago Pago, fa questa descrizione:
“La casa missionaria era un appartamento spazioso situato sopra una vecchia drogheria. Da un lato, sulla riva opposta di un ruscelletto, c’era un bar dove i marinai andavano a divertirsi la sera. A volte le risse scoppiate nel bar continuavano in strada e il capo della polizia, un uomo di bassa statura ma ben piazzato, si faceva largo nella mischia con il sigaro stretto tra i denti e si metteva a dare pugni a destra e a sinistra per domare la folla. Sermoni apocalittici riecheggiavano dalla chiesa che si trovava proprio dietro il cortile. Dalla veranda si poteva osservare la gente che una volta al mese si accalcava fuori dalla banca, il giorno in cui il governo pagava gli stipendi. I missionari della chiesa arrivavano da tutta l’isola e passavano al setaccio la folla per raccogliere le decime prima che i fedeli spendessero il denaro”.
Questo ambiente vivace si dimostrò un terreno spiritualmente fertile. “Un missionario”, racconta Len, “iniziava la giornata conducendo uno studio biblico alle sei del mattino nel negozio del barbiere, dall’altro lato della piazza, prima che aprisse. Più tardi, dopo aver studiato con il fornaio, portava a casa il pane per la colazione. Nel corso della giornata questo fratello studiava nella piazza principale con un gruppo di detenuti della prigione locale”. Alla fine dell’anno, i missionari conducevano circa 60 studi biblici con più di 200 persone.
“STASERA FILM! INGRESSO GRATUITO”
Uno dei fattori che contribuirono a suscitare tutto questo interesse fu la proiezione del film La Società del Nuovo Mondo all’opera.e Questo film, il primo prodotto dall’organizzazione dopo circa 40 anni dalla presentazione del “Fotodramma della Creazione”, descriveva l’opera di predicazione e di stampa a livello mondiale e spiegava come sono organizzati i testimoni di Geova. Durante la sua visita di quattro settimane nelle Samoa Americane nel 1955, Len proiettò il film 15 volte. Alle proiezioni assisterono in tutto 3.227 persone, una media di circa 215 per volta.
“Prima della proiezione”, ricorda Len, “facevamo pubblicità al film attraversando in auto i villaggi e lanciando volantini a tutti i passanti. Intanto gridavamo: ‘Stasera film! Ingresso gratuito’, e poi il nome del villaggio dove lo avremmo proiettato”.
L’effetto del film sulla popolazione fu notevole. Dopo ogni proiezione il pubblico voleva saperne di più sui testimoni di Geova e sui loro insegnamenti. Invece di aspettare che i Testimoni tornassero a visitarli, molti interessati si recavano di persona alla casa missionaria. Gli studi si conducevano in diverse parti della casa contemporaneamente. Quando un gruppo se ne andava ne arrivava un altro. “Anni dopo”, ricorda Ron Sellars, “le persone continuavano ad associare i testimoni di Geova alle cose meravigliose viste in quel film”.
PREDICARE CON COSTANZA PRODUCE RISULTATI
Due mesi dopo la visita di Len Helberg, a Fagatogo fu formata la prima congregazione dei testimoni di Geova nelle Samoa Americane. Nel giro di un anno il numero di proclamatori salì da 14 a 22. In quel periodo arrivarono dall’Australia altri due pionieri speciali, Fred e Shirley Wegener, per sostenere la congregazione in crescita. Oggi Fred fa parte del comitato che soprintende all’opera nelle Samoa.
I proclamatori, i pionieri e i missionari erano “ferventi nello spirito”. (Rom. 12:11) “Grazie alla costanza dei proclamatori”, scrive Len, “e all’interesse per la Bibbia che caratterizzava la comunità, a metà degli anni ’60 non c’era casa nel villaggio di Fagatogo in cui prima o poi non si fosse tenuto uno studio biblico. In quegli anni inoltre tutte le case dell’isola venivano visitate una vola al mese”.
Questa capillare campagna di predicazione ebbe una profonda influenza su quello che la gente credeva in merito a vari insegnamenti biblici. “Era ormai noto a tutti che si vivrà per sempre sulla terra”, dice Len, “che l’inferno non esiste e che i morti non sono consci di nulla. Le persone avevano appreso queste verità basilari dai testimoni di Geova, non dalle loro chiese. Tutto questo fu possibile perché parlavamo con loro individualmente e utilizzavamo la loro Bibbia per spiegare i vari argomenti”.
I legami familiari e religiosi, tuttavia, impedirono alla maggioranza di agire sulla base di ciò che aveva appreso. Alcuni preferirono i liberi costumi tollerati dalle chiese alle elevate norme morali del vero cristianesimo. Nondimeno ci furono persone sincere che, proprio come il commerciante viaggiatore dell’illustrazione di Gesù, compresero che la verità era una perla di grande valore e non se la lasciarono sfuggire. Molte di loro presero coraggiosamente posizione per la verità. — Matt. 13:45, 46.
TESTIMONIANZA ALLA SAMOANA
“Era una vera gioia predicare durante quei primi anni”, ricorda Caroline Pedro, una pioniera canadese che nel 1960 sposò Wallace Pedro. “Quasi in ogni casa incontravamo qualcuno disposto a parlare della Bibbia. Era facile cominciare studi biblici, a cui spesso partecipava l’intera famiglia.
“È impossibile dimenticare la predicazione nei villaggi fuori mano. I bambini di solito ci accompagnavano di casa in casa, ascoltando attentamente la nostra presentazione. Poi correvano alla casa successiva per avvertire del nostro arrivo, dicendo persino di cosa parlavamo e quali scritture usavamo! Per stare al passo con i bambini del villaggio preparavamo quindi varie presentazioni”.
Mentre partecipavano all’opera di testimonianza, i fratelli erano sempre attenti a rispettare le buone maniere e i costumi locali. (1 Cor. 9:20-23) L’ex missionario Charles Pritchard, che oggi serve nel Comitato di Filiale della Nuova Zelanda, scrive: “A motivo del caldo clima tropicale, le fale (case) del villaggio sono prive di pareti e quindi era facile capire se c’era qualcuno in casa. Parlare rimanendo in piedi o prima di essere ufficialmente invitati a entrare in casa era visto come il massimo della maleducazione. Perciò ci avvicinavamo all’abitazione e aspettavamo in silenzio di essere notati dal padrone di casa, che a questo punto stendeva una stuoia pulita sul pavimento di ghiaia. Era un invito a toglierci le scarpe, a entrare in casa e a sederci a gambe incrociate sulla stuoia”. Rimanere seduti a lungo in quella posizione era un’esperienza dolorosa per molti missionari. Meno male che le usanze locali permettevano di stendere le gambe, coprendo i piedi con una stuoia per discrezione. Puntare i piedi scoperti verso un padrone di casa samoano sarebbe stato infatti un grave insulto.
“Con mille convenevoli, il padrone di casa ci dava il benvenuto e ci spiegava che l’avevamo onorato portando il messaggio biblico nella sua umile dimora”, spiega John Rhodes, che ha servito come missionario nelle Samoa e nelle Samoa Americane per 20 anni. “La conversazione passava poi alla sfera personale: Da dove venite? Avete figli? Dove vive la vostra famiglia?”
Helen, la moglie di John, aggiunge: “Ci rivolgevamo sempre al padrone di casa con appellativi usati di norma nelle occasioni ufficiali. Questo linguaggio rispettoso conferiva dignità al padrone di casa e al messaggio biblico che portavamo”.
“Presentarsi in questo modo permetteva a noi di conoscere bene le persone con cui parlavamo e le loro famiglie”, spiega Caroline Pedro, “e a loro di conoscere noi. Eravamo quindi in grado di soddisfare più efficacemente i loro bisogni spirituali”.
Dopo questi convenevoli, i proclamatori potevano presentare il messaggio del Regno. “Per consuetudine, il padrone di casa ci ascoltava e ci lasciava parlare quanto volevamo”, ricorda l’ex missionario Robert Boies. “Poi ci ripeteva molte delle cose che avevamo detto per dimostrare che considerava importante il nostro messaggio”.
Dato che le persone avevano molta familiarità con la Bibbia, non era insolito intavolare lunghe conversazioni su insegnamenti biblici. “Queste conversazioni contribuirono ad affinare il mio intendimento di vari argomenti scritturali”, spiega Caroline Pedro. La maggioranza dei padroni di casa accettava volentieri le pubblicazioni. Con l’esperienza, i proclamatori impararono a distinguere i semplici curiosi da quelli che avevano sincero interesse per le cose spirituali.
Molti nuovi interessati che avevano cominciato a frequentare le adunanze erano ansiosi di partecipare anche al ministero di campo. “I samoani hanno una naturale inclinazione per l’oratoria”, spiega John Rhodes, “e molti nuovi riuscivano a esprimersi con una certa sicurezza quando parlavano della propria fede ad altri, anche con pochissimo addestramento. Ad ogni modo li incoraggiavamo ad avvalersi dei suggerimenti per la predicazione contenuti nelle pubblicazioni e a ragionare con le persone sulle Scritture anziché limitarsi a fare affidamento sulla loro naturale eloquenza”. Grazie a questo ottimo addestramento molti divennero abili evangelizzatori.
L’EFFETTO DELLE PUBBLICAZIONI IN SAMOANO
Anche se molti samoani parlano bene l’inglese, ci sono alcuni che non lo parlano affatto. Per raggiungere il cuore di quelli che non parlavano inglese ma amavano la verità, nel 1954 Pele Fuaiupolu tradusse quattro volantini in lingua samoana. Per molti anni Pele fu usato dall’organizzazione come principale traduttore. Spesso lavorava fino a tarda notte, dattilografando il testo con una vecchia macchina da scrivere, alla luce di una lampada a cherosene.
Oltre a svolgere il lavoro di traduzione, Pele si prendeva cura di sua moglie e dei suoi otto figli, soprintendeva alle attività della congregazione e lavorava cinque giorni e mezzo alla settimana come ispettore nelle piantagioni di cacao dell’isola. “Durante quegli anni di alacre attività”, scrive Len Helberg, “Pele non ricercò mai la gloria o il riconoscimento personale. Al contrario era estremamente grato per il privilegio di essere usato da Geova. La sua lealtà, la sua umiltà e il suo zelo fecero di lui un Testimone straordinario. Era apprezzato e amato da tutti noi”.
Nel 1955 i proclamatori distribuirono 16.000 copie dell’opuscolo di 32 pagine “Questa buona notizia del regno” tradotto in samoano. Questo opuscolo utilizzava un linguaggio semplice e presentava gli insegnamenti biblici basilari in modo facilmente comprensibile. Era quindi lo strumento ideale per iniziare e condurre studi biblici a domicilio. Richard Jenkins scrive: “Dopo aver studiato l’opuscolo un paio di volte, i nuovi erano pronti per il battesimo. Era fantastico!” Poco dopo furono pubblicati altri opuscoli in samoano.
L’edizione della Torre di Guardia in samoano iniziò a essere pubblicata nel 1958. Fred Wegener, tipografo di professione, produceva le riviste pinzando insieme singoli fogli di carta ciclostilati. Edizioni successive furono stampate negli Stati Uniti e in Australia. Molte delle nostre pubblicazioni furono tradotte e pubblicate a dispense mensili nella Torre di Guardia in samoano. A partire dall’inizio degli anni ’70 si cominciarono a pubblicare libri completi in samoano e questo diede molto impulso all’opera di predicazione.
I libri rilegati dell’organizzazione sono stati distribuiti estesamente nelle isole Samoa. Nel 1955 quasi tutte le famiglie delle Samoa Americane ricevettero una copia del libro Potete sopravvivere ad Armaghedon per entrare nel nuovo mondo di Dio. “Anche se le persone leggevano la Bibbia, molte di loro non avevano mai sentito parlare di Armaghedon”, scrive Wallace Pedro. “Ma dopo che le famiglie avevano letto il libro, i bambini spesso annunciavano il nostro arrivo nel villaggio con il grido: ‘Arriva Armaghedon!’ Alcuni genitori addirittura diedero ai figli il nome Armaghedon”.
Il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna in samoano, pubblicato nel 1972, sortì un effetto simile. Nei primi tempi la maggioranza dei missionari distribuiva ogni mese due o più scatoloni di questi libri a lettori ansiosi di leggerli. “Le persone ci avvicinavano al mercato”, ricorda Fred Wegener, “e si sporgevano addirittura dal finestrino dell’autobus per chiedere una copia del libro Verità”.
RAFFORZATI DALLE ASSEMBLEE
Nel giugno del 1957 c’era grande aspettativa tra i fratelli per la prima assemblea di circoscrizione che si sarebbe tenuta a Pago Pago, nelle Samoa Americane. Per assistere al programma erano arrivati in barca anche proclamatori dalle Samoa. Desiderosi di estendere l’invito alla popolazione, i fratelli fecero grande pubblicità all’assemblea, sia in inglese che in samoano. I 60 proclamatori delle Samoa e Samoa Americane furono felicissimi di iniziare l’assemblea, il venerdì, con 106 presenti.
Durante la pausa pranzo ci fu anche qualche imprevisto dovuto alla cultura samoana e alla curiosità dei passanti. “I pasti sono un aspetto importante della cultura locale”, spiega Ron Sellars, “ed è costume che le persone invitino chi è di passaggio a unirsi a loro per il pasto. Ma quando i fratelli invitarono un gran numero di persone incuriosite a mangiare con loro durante la pausa, il reparto ristoro fu preso alla sprovvista, dato che era stato preparato cibo sufficiente solo per i fratelli riuniti in assemblea”.
Comunque sia, le pause pranzo permisero di dare un’ottima testimonianza. L’usanza samoana prevede che nelle occasioni speciali gli uomini mangino prima delle donne e dei bambini. Generalmente gli stranieri e i ministri religiosi rimangono appartati dagli altri e ricevono il cibo migliore. Ma all’assemblea le persone notarono che i missionari stranieri e le famiglie del posto mangiavano gioiosamente insieme, senza alcuna distinzione. Tutti potevano vedere l’amore e l’unità del popolo di Geova.
Assemblee come queste furono utili non solo per incoraggiare e istruire i proclamatori, ma anche per prepararli alle dure prove che presto avrebbero dovuto affrontare.
APOSTASIA AD APIA
Nonostante l’incoraggiante crescita, era chiaro che nelle Samoa stavano sorgendo problemi. Varie persone, capeggiate da un uomo molto determinato che era un matai (capofamiglia), non accettavano la direttiva teocratica e stavano creando difficoltà nella congregazione di Apia. Dato che le adunanze si tenevano nella casa di quest’uomo, le tensioni all’interno della congregazione continuavano a crescere.
Infine, nel 1958, i ribelli si staccarono dalla congregazione per formare il proprio gruppo di studio. Douglas Held, che serviva presso la filiale australiana e che in quel periodo stava visitando le Figi, si recò nelle Samoa per cercare di aiutare gli scontenti. I suoi maturi consigli scritturali incoraggiarono molto i componenti fedeli della congregazione, ma un quarto di coloro che frequentavano le adunanze finì per schierarsi con i ribelli. Vittime del loro orgoglio e della loro intransigenza, alcune di queste persone dovettero poi essere disassociate.
Fu presto evidente dove operava lo spirito di Geova. Il gruppo di ribelli cominciò a frammentarsi per poi dissolversi nel nulla. Quell’anno la congregazione di Apia registrò invece un aumento del 35 per cento nel numero dei proclamatori. La congregazione si radunò per qualche tempo a casa di Richard e Gloria Jenkins, vicino all’ospedale di Apia, e poi si trasferì nella casa di Maatusi Leauanae a Faatoia (Apia). Tra i proclamatori regnava ora un ottimo spirito di amore e cooperazione. La prima Sala del Regno di Apia fu costruita successivamente sul terreno di Maatusi, con l’aiuto finanziario di una congregazione di Sydney.
INCORAGGIATI DALL’ASSOCIAZIONE FRATERNA
La congregazione di Apia fu ulteriormente rafforzata nel 1959, quando il governo samoano permise a cinque missionari provenienti dalle Samoa Americane di assistere alla prima assemblea di circoscrizione tenuta ad Apia. Furono tutti molto felici di avere 288 presenti e 10 battezzati. Due anni più tardi, la congregazione tenne la prima assemblea di distretto in un vecchio edificio che era stato un ospedale tedesco, vicino alla pensione White Horse Inn. I delegati arrivarono fin dalla Nuova Zelanda per assistere a quella memorabile assemblea.
Queste furono occasioni preziose per addestrare i fratelli a organizzare assemblee. In seguito, quando il governo samoano negò l’ingresso ai sorveglianti viaggianti e ai missionari, i fratelli furono in grado di organizzare le assemblee autonomamente. Nel 1967 misero in scena perfino un dramma biblico in costume della durata di un’ora, il primo nelle Samoa. Quel dramma, incentrato sul provvedimento divino delle città di rifugio nell’antico Israele, fu ricordato a lungo dai presenti.
In quegli anni, i proclamatori delle Samoa beneficiarono inoltre delle assemblee tenute nelle Samoa Americane e nelle Figi a cui erano invitati anche i fratelli delle isole vicine. Essere presenti però richiedeva molti sforzi e sacrifici. Ad esempio, per partecipare alle assemblee nelle Figi era necessario rimanere lontani dalle Samoa anche per un mese, oltre a sostenere i costi del viaggio e del cibo.
PROGRESSO NELLE SAMOA AMERICANE
Nel 1966 i fratelli delle Samoa Americane furono entusiasti di tenere a Pago Pago l’assemblea di distretto “Figli di libertà di Dio”. A questa assemblea storica parteciparono 372 delegati suddivisi in otto gruppi linguistici e provenienti da Australia, Figi, Niue, Nuova Caledonia, Nuova Zelanda, Samoa (allora Samoa Occidentali), Tahiti, Tonga e Vanuatu (allora Nuove Ebridi). Con questo variegato gruppo multilingue, nella città dell’assemblea la proporzione fra Testimoni e abitanti arrivò a 1 su 35, anche se a quel tempo i proclamatori della congregazione locale erano solo 28.
Come avrebbe potuto questo esiguo numero di proclamatori ospitare così tanti visitatori? “Non fu difficile trovare alloggi per tutti i delegati”, ricorda Fred Wegener. “La gente del posto si dimostrò molto ospitale e accolse di buon grado i fratelli, con il disappunto degli esponenti religiosi”.
Questa assemblea ebbe un ottimo effetto sulla congregazione di Pago Pago. Nel giro di sei mesi, i presenti alle adunanze aumentarono del 59 per cento e molti nuovi divennero idonei come proclamatori della buona notizia. “La congregazione si sentì inoltre motivata a costruire un edificio più adatto in cui tenere le adunanze”, scrive Ron Sellars. Anche se il terreno edificabile scarseggiava sull’isola di Tutuila, dove si trova Pago Pago, un proclamatore locale concesse benignamente alla congregazione di usare per 30 anni un appezzamento a ovest della città, a Tafuna.
“L’appezzamento si trovava sotto il livello del mare”, spiega Fred Wegener, “e per tre mesi la congregazione lavorò duramente raccogliendo roccia lavica per alzare il livello del terreno su cui costruire le fondamenta”.
Quando fu il momento di fare la gettata per il pavimento, il prete cattolico del posto, che leggeva regolarmente le riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi!, diede in prestito ai fratelli la betoniera della chiesa. “In seguito”, scrive Ron Sellars, “questo prete lesse un articolo di Svegliatevi! sul matrimonio e lasciò subito il sacerdozio per sposarsi”.
Fratelli di altri paesi contribuirono generosamente per la costruzione di questa Sala del Regno. Gordon e Patricia Scott, che erano stati tra i primi missionari assegnati alle Samoa Americane ma che poi avevano fatto ritorno negli Stati Uniti, donarono le sedie della loro congregazione perché fossero usate nella nuova sala. “Vendendo le sedie in eccedenza a un cinema locale”, ricorda Ron Sellars, “fummo in grado di coprire i costi per fare arrivare tutte le sedie sull’isola”. La Sala del Regno di Tafuna, con 130 posti a sedere, fu completata e dedicata nel 1971. Al piano superiore in seguito furono costruiti alloggi per i missionari.
APERTURA NELLE SAMOA
Fino al 1974 l’opera nelle Samoa era stata intralciata dalle restrizioni imposte dal governo per impedire l’ingresso dei missionari Testimoni nel paese. Quell’anno i fratelli locali responsabili si rivolsero direttamente al primo ministro per parlare della questione. Uno di questi fratelli, Mufaulu Galuvao, scrive: “Durante la conversazione scoprimmo che un funzionario del governo aveva istituito un comitato non autorizzato allo scopo di esaminare tutte le domande dei missionari. Questo comitato, formato dai nostri nemici religiosi, respingeva automaticamente le nostre domande di visto, senza nemmeno informare il primo ministro.
“Il primo ministro era all’oscuro di tutto e ordinò immediatamente al responsabile dell’ufficio immigrazione di portargli la pratica dei testimoni di Geova. Poi, proprio davanti a noi, sciolse il comitato fittizio e concesse a Paul e Frances Evans un visto di tre anni, rinnovabile alla scadenza”. Che notizia emozionante! Dopo 19 anni di ripetuti tentativi erano riusciti a entrare ufficialmente nelle Samoa come missionari!
Paul e Frances vissero inizialmente con Mufaulu Galuvao e la sua famiglia, ma nel 1977, quando arrivarono John ed Helen Rhodes, si trasferirono insieme a loro nella nuova casa missionaria presa in affitto a Vaiala (Apia). Arrivarono poi altri missionari, tra cui Robert e Betty Boies nel 1978, David e Susan Yoshikawa nel 1979, e Russell e Leilani Earnshaw nel 1980.
LA VITA SU UN’ISOLA RICHIEDE ADATTAMENTO
I Testimoni stranieri che nel corso degli anni si trasferirono nelle Samoa scoprirono ben presto che anche la vita in tale paradiso comporta difficoltà. Una di queste è spostarsi da un luogo all’altro. “Durante i nostri primi due anni di servizio missionario ad Apia”, scrive John Rhodes, “percorrevamo spesso lunghe distanze a piedi per assistere alle adunanze e per predicare. Ci servivamo anche dei variopinti autobus locali, molto utilizzati dalla gente del posto”.
Questi furgoni colorati di solito hanno una cabina di legno montata sul retro. I passeggeri, stipati all’interno della cabina, trasportano di tutto: da attrezzi per lavorare la terra a prodotti agricoli. Musica a tutto volume e passeggeri che cantano allegramente contribuiscono all’atmosfera festosa. Fermate, orari e percorsi sono decisamente flessibili. Come si legge su una guida turistica, “l’autobus per Vava‘u è sempre puntuale: arriva quando arriva”.
“Se volevamo comprare qualcosa lungo la strada”, spiega John, “bastava chiedere all’autista di fermarsi. Dopo aver acquistato ciò che ci serviva, salivamo nuovamente a bordo e continuavamo il viaggio. Nessuno si preoccupava del ritardo”.
Se l’autobus era pieno, i passeggeri appena saliti si accomodavano sulle ginocchia di chi era già seduto. I missionari impararono presto a tenere sulle ginocchia la propria moglie. Alla fine del viaggio, i bambini e gli adulti spesso pagavano il biglietto con una monetina che estraevano dall’orecchio: un portamonete davvero pratico!
Per spostarsi tra le varie isole, i missionari e i proclamatori utilizzavano l’aereo o piccole imbarcazioni. I viaggi potevano essere piuttosto pericolosi e i ritardi erano inevitabili. “Dovemmo imparare a essere pazienti e sviluppare il senso dell’umorismo”, spiega Elizabeth Illingworth, che ha accompagnato per molti anni il marito Peter nell’opera di circoscrizione nel Pacifico meridionale.
Le forti piogge possono rendere difficoltoso viaggiare sulle isole, specie durante la stagione dei cicloni. Mentre cercava di attraversare un torrente in piena per recarsi allo studio di libro di congregazione, il missionario Geoffrey Jackson scivolò e cadde nelle acque tumultuose. Riemerse bagnato fradicio e infangato, ma proseguì il cammino. La famiglia presso cui si teneva lo studio lo aiutò ad asciugarsi e gli fece indossare un lungo lavalava nero (una sorta di pareo, un telo polinesiano annodato a mo’ di gonnellino). Non fu facile trattenere le risate quando un interessato presente all’adunanza lo scambiò per un prete cattolico! Il fratello Jackson serve ora come membro del Corpo Direttivo.
I nuovi arrivati dovevano affrontare anche altre difficoltà. Per esempio, dovevano imparare la lingua, adattarsi alle perenni temperature tropicali, affrontare problemi di salute prima sconosciuti, abituarsi alla scarsità di comfort moderni ed evitare le punture di una selva di insetti. “I missionari si spesero completamente per noi”, scrive Mufaulu Galuvao, “e in segno di riconoscenza, molti genitori diedero ai loro figli il nome di questi cari fratelli che ci avevano aiutato amorevolmente”.
LA BUONA NOTIZIA ARRIVA A SAVAII
Rivolgiamo ora l’attenzione all’isola di Savaii, la più grande dell’arcipelago samoano e quella più incontaminata. L’isola è in gran parte disabitata ed è caratterizzata da alte montagne, una cresta vulcanica frastagliata con circa 450 crateri, foreste quasi impenetrabili e campi di lava accidentati. La maggioranza della popolazione vive nei piccoli villaggi lungo la costa. La buona notizia raggiunse Savaii per la prima volta nel 1955, quando Len Helberg e un gruppo di proclamatori provenienti dall’isola di Upolu vi si recarono per proiettare il film La Società del Nuovo Mondo all’opera.
Sei anni più tardi due missionarie furono invitate a trasferirsi a Savaii dalle Samoa Americane. Erano Tia Aluni, la prima samoana diplomatasi a Galaad, e la sua compagna Ivy Kawhe. Le due sorelle arrivarono nel 1961 e trovarono ospitalità presso un’anziana coppia di Fogapoa, un villaggio sulla costa orientale dell’isola. Per qualche tempo si unì a loro una pioniera speciale che in passato aveva già vissuto a Savaii. Per incoraggiare e sostenere questo nuovo gruppo, che contava da sei a otto persone, una volta al mese i fratelli di Apia venivano in visita e pronunciavano un discorso pubblico. Queste adunanze si tenevano in una piccola fale a Fogapoa.
Tia e Ivy rimasero a Savaii fino al 1964, anno in cui furono invitate a servire su un’altra isola. Nei successivi dieci anni l’attività spirituale sull’isola fu scarsa. A partire dal 1974, però, varie famiglie si trasferirono a Savaii per dare impulso all’opera. Tra queste c’erano Risati e Mareta Segi, Happy e Maota Goeldner-Barnett, Faigaai Tu, Palota Alagi, Kumi Falema‘a (in seguito Thompson) e Ron e Dolly Sellars, che si erano trasferiti dalle Samoa Americane. Inizialmente il piccolo gruppo formatosi a Fogapoa si radunava nella fale dei Segi, vicino alla spiaggia; poi furono costruite nelle vicinanze una casa missionaria e una Sala del Regno. In seguito fu formato un altro gruppo a Taga, un villaggio situato sulla costa occidentale di Savaii.
A partire dal 1979 arrivarono a Savaii altre coppie di missionari per aiutare i proclamatori locali. Tra queste c’erano Robert e Betty Boies, John ed Helen Rhodes, Leva e Tenisia Faai‘u, Fred e Tami Holmes, Brian e Sue Mulcahy, Matthew e Debbie Kurtz e Jack e Mary Jane Weiser. Con i missionari in prima linea, l’opera a Savaii continuava a progredire.
Purtroppo le tradizioni e i legami familiari condizionavano molto gli abitanti di Savaii. In un terzo dei villaggi l’opera di predicazione dei testimoni di Geova fu vietata e a questo riguardo ci furono addirittura annunci alla radio. Aiutare i nuovi a progredire richiedeva quindi tanto tempo e pazienza. Molti comunque accettarono la verità e tra questi ci furono anche persone con gravi problemi di salute.
SERVONO GEOVA NONOSTANTE I PROBLEMI DI SALUTE
Metusela Neru, che all’età di 12 anni cadde da cavallo fratturandosi la schiena, è uno di questi. “Da quando ebbe l’incidente”, ricorda una missionaria, “camminò curvo e fu afflitto da dolori incessanti”. Metusela cominciò a studiare la Bibbia all’età di 19 anni e fu risoluto nell’affrontare l’opposizione della famiglia. A motivo della sua menomazione, quella che sarebbe stata una camminata di cinque minuti per andare alle adunanze di congregazione diventava invece un supplizio di 45 minuti. Nonostante tutto questo, Metusela fece un ottimo progresso e si battezzò nel 1990. In seguito cominciò a servire a tempo pieno come pioniere regolare e fu nominato anziano. Da allora, più di 30 suoi parenti hanno frequentato le adunanze a Faga e molti si sono battezzati. Nonostante continui a soffrire fisicamente, oggi Metusela è noto per il suo sorriso e la sua personalità gioviale.
Anche Saumalu Taua‘anae progredì spiritualmente nonostante i gravi problemi di salute. Saumalu era rimasto orribilmente sfigurato dalla lebbra e viveva nello sperduto villaggio di A‘opo. Dato che questo villaggio era così isolato, all’inizio studiò la Bibbia per corrispondenza con Ivan Thompson. Successivamente continuò a studiare con Asa Coe, un pioniere speciale che si era trasferito a Savaii. Per assistere alla sua prima adunanza nel 1991, Saumalu dovette fare un viaggio in auto di due ore fino a Taga, un villaggio dalla parte opposta dell’isola.
Saumalu si vergognava talmente del suo aspetto che quando andò per la prima volta all’assemblea speciale di un giorno rimase in macchina ad ascoltare il programma. Durante la pausa pranzo, però, i fratelli e le sorelle lo avvicinarono amorevolmente per dargli un sincero benvenuto e questo lo commosse. Pieno di gratitudine, accettò il loro invito a seguire il resto del programma insieme all’uditorio.
Ben presto Saumalu e sua moglie, Torise, cominciarono a frequentare le adunanze a Faga, viaggiando per più di un’ora sia all’andata che al ritorno. Saumalu si battezzò nel 1993 e in seguito fu nominato servitore di ministero. Anche dopo aver subìto l’amputazione di una gamba, continuò a guidare l’auto per andare alle adunanze. Nel loro villaggio l’opera di predicazione dei testimoni di Geova è stata vietata, ma Saumalu e Torise continuano a predicare zelantemente in modo informale e per telefono.
Oggi vivono ad Apia, dove Saumalu riceve regolarmente assistenza medica per i suoi numerosi problemi di salute. Invece di provare risentimento, Saumalu è conosciuto per il suo atteggiamento positivo e il suo ottimismo. Lui e la moglie sono molto rispettati per la loro forte fede.
PROVE A TOKELAU
A Tokelau, un arcipelago che comprende tre sperduti atolli a nord delle Samoa, il messaggio del Regno fu predicato per la prima volta nel 1974. Un medico, Ropati Uili, tornò quell’anno a Tokelau dopo essersi laureato in medicina nelle Figi. Ropati aveva studiato per un breve periodo con i testimoni di Geova nelle Figi, mentre la moglie Emmau era una Testimone battezzata.f
A Tokelau, Ropati scoprì che anche un altro medico, Iona Tinielu, e sua moglie Luisa erano Testimoni battezzati. Incontrò anche un altro interessato, Nanumea Foua, che aveva alcuni parenti Testimoni. I tre uomini organizzarono adunanze bibliche e discorsi pubblici su base regolare, e in breve tempo la media dei presenti arrivò a 25. Insieme alle loro famiglie, i tre cominciarono inoltre a dare testimonianza informale.
Ma questa attività teocratica non piaceva a tutti. Su istigazione di un pastore della London Missionary Society, il consiglio degli anziani dell’isola convocò i tre capifamiglia. “Ci ordinarono di non tenere più le adunanze”, ricorda Ropati, “e dissero che se avessimo disubbidito ci avrebbero bruciati vivi nelle nostre case, o messi su una zattera e spinti alla deriva. Cercammo di farli ragionare sulla base delle Scritture, ma erano irremovibili. Esigevano che la loro autorità fosse rispettata a ogni costo”. Dopo questo ultimatum le famiglie decisero di continuare a tenere le adunanze con discrezione, per non dare nell’occhio.
Questa opposizione fu solo l’inizio. Dodici anni più tardi, quando la sorella e il cognato di Ropati accettarono la verità e lasciarono la loro chiesa, gli anziani del villaggio misero al bando i testimoni di Geova dal villaggio. “Quella notte”, scrive Ropati, “ogni famiglia raccolse i propri averi, li caricò su piccole imbarcazioni e fuggì nel villaggio principale dell’isola. Le loro case e le loro piantagioni furono saccheggiate dai vicini”.
Nonostante la persecuzione i proclamatori continuarono intrepidi a riunirsi per adorare Geova. “Le famiglie partivano in barca il sabato mattina come se andassero in gita”, ricorda Ropati, “remavano fino a un isolotto lontano e tornavano la domenica sera, dopo aver tenuto l’adunanza”. In quel periodo molte famiglie di Tokelau affrontavano anche lunghi e difficili viaggi via mare per assistere alle assemblee di distretto che si tenevano ogni anno nelle Samoa.
A motivo dell’implacabile opposizione, però, queste famiglie decisero infine di emigrare in Nuova Zelanda. Nel 1990 in tutto l’arcipelago non c’era quindi nemmeno un Testimone. Ivan Thompson comunque, che a quel tempo serviva come pioniere ad Apia, studiava per corrispondenza con Lone Tema, un giovane che viveva a Tokelau. Lone fece un buon progresso spirituale e oggi serve come anziano in Australia.
Negli anni successivi alcuni proclamatori tornarono a Tokelau. Geoffrey Jackson, che a quel tempo serviva presso la filiale samoana, desiderava esporre al commissario neozelandese per gli affari tokelauani i problemi che i testimoni di Geova stavano affrontando sugli atolli, ma non riuscì a contattarlo. “Tuttavia mi fu concesso di visitare Tokelau in qualità di linguista”, scrive Geoffrey. “Durante il viaggio, il capitano della nave mi invitò nella sala degli ufficiali a bere qualcosa insieme a lui e a un altro passeggero. Quell’uomo era proprio il commissario che avevo cercato di contattare! Parlammo per più di un’ora. Alla fine della conversazione mi ringraziò e promise che avrebbe fatto il possibile per alleggerire le pressioni esercitate sui nostri fratelli a Tokelau”.
Oggi a Tokelau le autorità continuano a opporsi all’opera dei testimoni di Geova. Quando nel 2006 morì il figlio minore di Fuimanu e Hatesa Kirifi e Fuimanu pronunciò il discorso funebre basato sulle Scritture, il consiglio degli anziani minacciò di bandire tutta la famiglia dall’isola. In un’altra occasione Fuimanu fu minacciato dopo essersi rifiutato di fare dei lavori nella chiesa locale e sia lui che la moglie subirono pressioni perché partecipassero ad attività politiche. Nonostante tutto questo, lui e la sua famiglia rimasero fermi nella fede. Anzi, tale fede ne risultò rafforzata. “Abbiamo imparato a fare affidamento su Geova nelle prove”, dice Fuimanu. (Giac. 1:2-4) Constatarono che Geova non abbandona i suoi servitori fedeli. — Deut. 31:6.
GEOVA BENEDICE LA CRESCITA SPIRITUALE
Da quando la buona notizia è arrivata nelle Samoa, l’opera del Regno è stata diretta da filiali diverse. Oggi un comitato composto da quattro zelanti fratelli soprintende all’opera nel paese sotto la direttiva della filiale australiana. Nel corso degli anni i fratelli nelle Samoa hanno fatto grandi sforzi per portare il messaggio del Regno anche nelle zone più remote. Le campagne di predicazione svolte regolarmente nelle Samoa Americane hanno permesso di raggiungere la lontana isola di Swains e le isole Manua, situate rispettivamente circa 320 chilometri a nord e 100 chilometri a est dell’isola di Tutuila. Nel corso di queste visite i proclamatori hanno lasciato centinaia di libri e opuscoli e hanno cominciato decine di studi biblici con gli interessati. Altri proclamatori si sono impegnati per espandere il loro territorio predicando a persone che parlano una lingua straniera.
AUMENTA IL LAVORO DI TRADUZIONE
Insieme al numero dei proclamatori aumentava anche il fabbisogno di pubblicazioni in samoano. Per soddisfare questa necessità, nel 1985 Geoffrey Jackson e sua moglie Jenny, che a quel tempo erano missionari a Tuvalu, furono trasferiti alla filiale samoana. Geoffrey fu incaricato di soprintendere al lavoro di traduzione in samoano, svolto da due traduttrici. “All’inizio”, ricorda Geoffrey, “le traduttrici usavano i tavoli della sala da pranzo della Betel. Tutte le mattine, dopo colazione, dovevano ripulire i tavoli per cominciare a tradurre. Poi, poco prima di mezzogiorno, mettevano via il materiale usato per la traduzione e apparecchiavano i tavoli per il pranzo. Alla fine sparecchiavano e ricominciavano a tradurre”.
Le continue interruzioni influivano negativamente sulla produttività. Inoltre il metodo di traduzione era laborioso e portava via molto tempo. “Il testo veniva perlopiù scritto a mano e poi battuto a macchina”, ricorda Geoffrey. “Ogni manoscritto veniva dattilografato, controllato e corretto più volte, finché il testo era pronto per andare in stampa”. Nel 1986, quando la filiale acquistò il primo computer, molte di queste operazioni ripetitive furono ridotte o eliminate. Da allora, altri strumenti informatici hanno accelerato il processo di traduzione e stampa.
Si è data la priorità alla traduzione e alla stampa delle riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi! Dal gennaio del 1993 La Torre di Guardia in samoano viene stampata simultaneamente all’edizione inglese, e per di più in quadricromia! Nel 1996 si è cominciata a produrre l’edizione trimestrale di Svegliatevi! in samoano. “La pubblicazione di Svegliatevi!”, ricorda Geoffrey, “fu annunciata non solo dai giornali e alla radio, ma anche dai telegiornali della rete nazionale”.
Oggi il gruppo di traduttori è in grado di soddisfare il fabbisogno di pubblicazioni in samoano. Come gli altri team di traduzione in tutto il mondo, questi volenterosi traduttori hanno frequentato corsi approfonditi allo scopo di affinare le tecniche di traduzione e le proprie competenze linguistiche, migliorando così la qualità e l’accuratezza della traduzione.
LA FILIALE DEV’ESSERE AMPLIATA
Quando nel 1986 Milton G. Henschel visitò le Samoa come sorvegliante di zona, la casa missionaria di Sinamoga era evidentemente troppo piccola per soddisfare le crescenti esigenze della filiale. Di conseguenza il Corpo Direttivo inviò nelle Samoa alcuni fratelli del Reparto Progetti/Costruzioni di Brooklyn e dell’Ufficio Progetti di Zona dell’Australia perché valutassero quanto spazio fosse necessario. Ecco quale fu la loro raccomandazione: acquistare un terreno di tre ettari a Siusega, a circa cinque chilometri da Sinamoga, verso l’interno, per costruire i nuovi edifici della Betel. Una volta completati i lavori, la casa Betel di Sinamoga sarebbe stata demolita per fare spazio a una nuova Sala delle Assemblee.
La costruzione della nuova filiale iniziò nel 1990 e fu un’impresa davvero internazionale. Un totale di 44 servitori internazionali, 69 volontari internazionali, 38 volontari locali a tempo pieno e molti volontari part time lavorarono insieme alla realizzazione del progetto. Improvvisamente però, proprio quando i lavori di costruzione erano a buon punto, accadde un fatto terribile.
COLPITI DAL DISASTRO
Il ciclone Val, uno dei più distruttivi che abbiano mai colpito il Pacifico meridionale, si abbatté con violenza sull’arcipelago delle Samoa il 6 dicembre 1991. I forti venti, che arrivavano fino a 260 chilometri orari, flagellarono queste piccole isole per cinque giorni, defogliando il 90 per cento della vegetazione e causando danni per 380 milioni di dollari. Sedici persone purtroppo persero la vita.
“La filiale mise in moto rapidamente le operazioni di soccorso”, ricorda John Rhodes. Nel giro di pochi giorni la filiale delle Figi inviò un container carico di aiuti umanitari. Presto anche altre filiali del Pacifico inviarono fondi.
“Ci concentrammo anzitutto sulle necessità immediate”, scrive Dave Stapleton, un servitore internazionale che lavorava nel cantiere della nuova filiale di Siusega. “Distribuimmo ai fratelli in difficoltà acqua potabile, teli cerati, cherosene e medicinali. Quindi rendemmo nuovamente agibile la Betel di Sinamoga e riparammo gli edifici danneggiati nel cantiere. Poi rimettemmo in sesto o ricostruimmo le Sale del Regno danneggiate, le case missionarie e le case dei Testimoni. Ci vollero mesi per ultimare i lavori”.
Successivamente il governo concesse sovvenzioni a tutte le denominazioni religiose, inclusi i testimoni di Geova, per riparare le loro strutture. I fratelli restituirono il denaro e allegarono una lettera in cui spiegarono che tutti i danni erano già stati riparati e che quel denaro poteva essere impiegato per ripristinare gli edifici del governo. I ministri del governo ne furono grati e in seguito ridussero la tassa sulle importazioni del materiale edile utilizzato nel cantiere, con notevoli risparmi per la filiale.
“PIÙ DI QUANTO POTESSIMO IMMAGINARE”
Una volta rimediato ai danni causati dal ciclone, i lavori di costruzione della nuova filiale progredirono rapidamente. Un anno e mezzo dopo, nel maggio del 1993, la famiglia Betel lasciò Sinamoga per trasferirsi finalmente nei nuovi edifici di Siusega.
Nel settembre del 1993 arrivò nelle Samoa un gruppo di Testimoni composto da 85 esperti edili, provenienti da Australia, Hawaii, Nuova Zelanda e Stati Uniti, per costruire la Sala delle Assemblee di Sinamoga. Tutti viaggiarono a spese proprie. “Nel cantiere si usavano termini tecnici e sistemi di misura diversi”, scrive Ken Abbott, responsabile del gruppo australiano, “ma lo spirito di Geova ci aiutò a superare tutti i problemi con serenità”.
“Vedere in prima persona la fratellanza internazionale all’opera”, osservò Abraham Lincoln, che faceva parte del gruppo delle Hawaii, “ebbe un effetto positivo su tutti”.
Grazie agli sforzi congiunti, questa squadra internazionale completò la Sala delle Assemblee in soli dieci giorni. Lavorare insieme a questi fratelli permise ai proclamatori locali di acquisire preziose competenze tecniche e di ottenere benefìci sul piano spirituale. Infatti una volta completati i lavori alcuni proclamatori iniziarono a servire come pionieri o beteliti.
La filiale e la Sala delle Assemblee furono dedicate il 20 e il 21 novembre 1993. Il fratello John Barr, del Corpo Direttivo, pronunciò i discorsi di dedicazione. Interpretando i sentimenti di molti presenti, Paul Evans, missionario da diversi anni, disse: “Geova ci ha benedetti più di quanto potessimo immaginare”.
LA VERITÀ TRASFORMA LE PERSONE
Quando la verità della Parola di Dio raggiunge il cuore, le persone sono spinte a conformare la loro vita alle elevate norme di Geova. Molti samoani hanno visto che la Parola di Dio ha avuto il potere di trasformarli. — Efes. 4:22-24; Ebr. 4:12.
Per esempio, Ngongo e Maria Kupu “vivevano nell’oscurità”, per usare un’espressione samoana, cioè convivevano senza essere sposati. “Studiavamo con Ngongo e Maria già da tempo”, spiega Fred Wegener, “ma non ci eravamo resi conto che non erano sposati. Poi un giorno ci mostrarono orgogliosi il certificato di matrimonio appena emesso. Si battezzarono poco dopo. Anche se Ngongo è venuto a mancare, Maria serve ancora come pioniera regolare nelle Samoa Americane”.
Un’altra prova che i nuovi devono affrontare nelle Samoa riguarda la santità del sangue. In queste zone è comune strangolare i maiali e i polli per poi cucinarli, ma questa è una pratica che la Parola di Dio proibisce. (Gen. 9:4; Lev. 17:13, 14; Atti 15:28, 29) Una giovane donna delle Samoa Americane fu sorpresa di leggere nella sua Bibbia gli espliciti comandi di Dio a questo proposito. “Anche se la sua famiglia andava in chiesa e leggeva la Bibbia regolarmente”, spiega Julie-Anne Padget, “lei aveva mangiato carne non dissanguata fin da bambina. Eppure accettò immediatamente il comando biblico e decise che non avrebbe più mangiato carne non dissanguata”. Oggi la posizione dei testimoni di Geova in relazione alla santità del sangue è ben conosciuta in tutto l’arcipelago delle Samoa e il personale medico è generalmente disposto a rispettare la nostra volontà in merito alle trasfusioni di sangue.
GIOVANI CHE LODANO IL CREATORE
Nelle Samoa i genitori insegnano ai figli ancora piccoli a cucinare, a pulire, a curare l’orto e a occuparsi dei fratellini. Questo tipo di addestramento, impartito fin dalla tenera età, potrebbe essere un motivo per cui tanti bambini samoani decidono di accettare così presto anche responsabilità spirituali. Alcuni di loro si schierano dalla parte di Geova senza il sostegno dei familiari.
Ane Ropati aveva 13 anni quando i suoi genitori smisero di frequentare le adunanze. Tutte le settimane percorreva otto chilometri fino alla Sala del Regno, portando con sé alle adunanze i suoi due fratelli e sua sorella. In seguito Ane servì come pioniera e lavorò nel cantiere della filiale a Siusega. “I missionari”, scrive Ane, “influirono molto sulla mia vita e mi aiutarono a maturare spiritualmente”. Nel cantiere incontrò Steve Gauld, un volontario australiano. Dopo essersi sposati hanno prestato servizio come servitori internazionali in vari cantieri nel Sud-Est asiatico, in Africa e in Russia, per poi fare ritorno alla filiale delle Samoa. Oggi servono presso la filiale australiana.
ISTRUZIONE BIBLICA ALLA RADIO
Nel corso degli anni i testimoni di Geova si sono avvalsi di vari mezzi per diffondere la buona notizia del Regno. Un mezzo che si è dimostrato particolarmente efficace è la radio. Nel gennaio del 1996 una stazione privata di Apia invitò i testimoni di Geova a presentare un programma radiofonico settimanale intitolato: “Risposte alle vostre domande bibliche”.
Queste trasmissioni erano preparate e presentate da Leva Faai‘u e Palota Alagi della filiale samoana. “Durante la prima trasmissione”, spiega Leva, “il fratello Alagi sollevò varie domande, tra cui: Ai giorni di Noè ci fu davvero un diluvio? Da dove proveniva tutta l’acqua? Dove finì poi quest’acqua? Nell’arca c’era sufficiente spazio per tutti gli animali? Risposi alle domande utilizzando le nostre pubblicazioni. Alla fine del programma annunciammo l’argomento della settimana successiva e invitammo gli ascoltatori che avevano ulteriori domande a contattare i testimoni di Geova locali. Le altre trasmissioni risposero a domande come queste: Perché Salomone aveva tante mogli mentre i cristiani possono averne solo una? Un Dio di amore tormenterebbe per sempre le persone in un inferno di fuoco? La Bibbia proviene da Dio o dagli uomini?”
Il programma radiofonico andò in onda per oltre un anno e generò molto interesse. “Molti ci dicevano che apprezzavano il programma e che lo seguivano regolarmente”, ricorda Ivan Thompson. “Alcuni ammisero di non sapere che la Bibbia rispondeva a domande tanto interessanti”.
SERVONO ALTRE SALE DEL REGNO
Negli anni ’90 quasi tutte le congregazioni delle Samoa e delle Samoa Americane si riunivano in case private o in strutture costruite con materiali ricavati dalla foresta. “Questi luoghi di adunanza spesso venivano disprezzati dalla gente del posto”, spiega Stuart Dougall, che dal 2002 al 2007 ha servito nel comitato che soprintende all’opera nelle Samoa. Anche la Sala del Regno costruita 25 anni prima a Tafuna, nelle Samoa Americane, mostrava ormai i segni del tempo. Era arrivato il momento di sostituire la vecchia struttura con una nuova.
Tuttavia per costruire una nuova Sala del Regno c’era bisogno di un terreno più ampio, e questo è un bene raro sulla piccola isola di Tutuila. I fratelli si rivolsero a una donna cattolica molto in vista che era proprietaria di un terreno libero a Petesa, non lontano da dove si trovava la Sala del Regno. Quando la donna seppe che i fratelli intendevano costruire un luogo di culto, promise di parlarne con la figlia, che voleva usare quel terreno per costruire edifici commerciali. Le preghiere dei fratelli furono esaudite quando tre giorni più tardi la donna disse che era disposta a vendere loro il terreno perché, per usare le sue parole, “Dio viene prima di tutto”.
Wallace Pedro scrive: “Ci fece persino avere l’atto di proprietà prima di ricevere il pagamento e ci disse: ‘So che siete onesti e che pagherete tutto l’importo’. Ovviamente saldammo il debito”. Su questo terreno fu costruita una bella Sala del Regno, con 250 posti e dotata di aria condizionata, che fu dedicata nel 2002.
Nel 1999 i testimoni di Geova istituirono un nuovo programma per costruire Sale del Regno nei paesi con risorse limitate. Nell’arcipelago samoano, la prima di queste sale fu costruita a Lefaga, un villaggio isolato sulla costa meridionale dell’isola di Upolu. In precedenza la congregazione di Lefaga, composta da dieci Testimoni, si riuniva sotto una tettoia di paglia davanti alla casa di un proclamatore.
Il responsabile della costruzione era Jack Sheedy, un australiano che aveva servito nelle isole Tonga insieme alla moglie, Coral, per sette anni. “La squadra di lavoratori, composta da contadini, pescatori e casalinghe”, scrive Jack, “lavorava instancabilmente nel cantiere, che da lontano sembrava un grande formicaio”.
La Sala del Regno con 60 posti fu ultimata nel 2001 e piacque molto agli abitanti del villaggio. “La bellezza delle vostre sale sta nella loro semplicità e dignità”, dicevano. “Che differenza rispetto alle nostre chiese, così elaborate e stracolme di arredi da sembrare disordinate e sporche”. Anche i presenti alle adunanze aumentarono drasticamente. Nel 2004, alla Commemorazione della morte di Cristo che si tenne in questa nuova sala assisterono 205 persone.
Alla fine del 2005, grazie al programma di costruzione per i paesi con risorse limitate, nell’arcipelago samoano erano state costruite quattro Sale del Regno e ne erano state ristrutturate altre tre. Era stata inoltre rinnovata la Sala delle Assemblee di Sinamoga, ad Apia. Come accade in altri luoghi dove le risorse sono limitate, i proclamatori locali apprezzano molto il sostegno amorevole provveduto dai loro fratelli cristiani di altre parti del mondo. — 1 Piet. 2:17.
AL PASSO CON I TEMPI
Molti samoani sono emigrati all’estero. Oggi l’Australia, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti, soprattutto le Hawaii, ospitano comunità di samoani piuttosto consistenti. In questi paesi ci sono 11 congregazioni e 2 gruppi di lingua samoana a cui appartengono più di 700 Testimoni. Altri proclamatori samoani servono in congregazioni di lingua inglese nei paesi in cui sono emigrati.
Alcuni Testimoni samoani sono andati all’estero per ricevere addestramento spirituale, per poi tornare nelle Samoa e nelle Samoa Americane e mettere a frutto tale addestramento. Nel corso degli anni ’90, per esempio, Talalelei Leauanae, Sitivi Paleso‘o, Casey Pita, Feata Sua, Andrew Coe e Sio Taua hanno frequentato la Scuola di Addestramento per il Ministero in Australia. In seguito sono tornati nelle Samoa per promuovere l’opera del Regno. Oggi Andrew e sua moglie Fotuosamoa servono alla Betel samoana. Sio ha servito nella circoscrizione per alcuni anni insieme alla moglie Ese e al loro bambino, El-Nathan. Oggi Sio è membro del comitato che soprintende all’opera nelle Samoa. Altri diplomati servono fedelmente come anziani, pionieri o proclamatori nelle rispettive congregazioni.
Qual è stato il risultato di questa grande attività? Nel 2008 le 12 congregazioni delle Samoa e delle Samoa Americane hanno registrato un massimo di 620 proclamatori. Nel 2008 più di 2.300 persone hanno assistito alla Commemorazione. Nell’arcipelago samoano ci sono quindi prospettive di ulteriore crescita.
PROSEGUONO INSIEME ALL’ORGANIZZAZIONE DI GEOVA
Nel corso degli anni, molte persone sincere nelle Samoa hanno risposto favorevolmente alla buona notizia del Regno di Dio. (Matt. 24:14) I loro antenati erano intrepidi navigatori. Mostrando lo stesso spirito, questi samoani moderni hanno superato molte difficoltà per lasciarsi alle spalle il vecchio mondo di Satana e raggiungere una nuova dimora spirituale, all’interno dell’organizzazione guidata dallo spirito di Geova. Opposizione dei familiari, allontanamento dalla comunità, propaganda del clero, restrizioni governative, tentazioni carnali e altri ostacoli non hanno impedito loro di continuare a servire il vero Dio, Geova. (1 Piet. 5:8; 1 Giov. 2:14) Come risultato, oggi prosperano in un vero paradiso spirituale. — Isa. 35:1-10; 65:13, 14, 25.
Il loro viaggio però non si è ancora concluso. La destinazione finale, ormai vicina, è il paradiso sulla terra sotto il giusto dominio del Regno di Dio. (Ebr. 11:16) Guidati dalla Parola di Dio e dal suo potente spirito santo, i testimoni di Geova dell’arcipelago samoano proseguono intrepidi, e insieme a tutta la fratellanza mondiale sono determinati a raggiungere la meta.
[Note in calce]
a Il nome lapita deriva dal sito scoperto in Nuova Caledonia, dove fu rinvenuto per la prima volta il vasellame tipico di questo popolo.
b Dal 1997 lo stato delle Samoa Occidentali si chiama semplicemente Samoa. In tutta la narrazione verrà usato il nome Samoa.
c Molti discendenti di Taliutafa Young, l’uomo che ospitò il fratello Harold, col tempo divennero testimoni di Geova. Suo nipote Arthur Young serve attualmente nella congregazione di Tafuna, nelle Samoa Americane, come anziano e pioniere. Una delle cose a cui Arthur tiene di più è la Bibbia che Harold Gill regalò alla sua famiglia.
d I samoani hanno un nome proprio, per esempio Pele, e un cognome. Pele aveva il cognome di suo padre, Fuaiupolu. Inoltre i samoani possono aver diritto a un titolo che denota il loro grado di autorità. Alcuni testimoni di Geova rinunciano a un simile titolo o si rifiutano di accettarne uno perché ritengono che abbia implicazioni politiche o mondane. In questa narrazione utilizzeremo in genere il nome proprio seguito dal cognome più conosciuto, come nel caso di Pele Fuaiupolu.
e Questo film è stato riprodotto in inglese su videocassetta nel 1995 ed è ora disponibile anche in arabo, ceco, cinese (cantonese e mandarino), coreano, danese, finlandese, francese, giapponese, greco, italiano, norvegese, olandese, portoghese (brasiliano ed europeo), spagnolo, svedese e tedesco.
f Ropati si battezzò successivamente in Nuova Zelanda.
[Testo in evidenza a pagina 77]
“Questa sera lei ha udito il messaggio del Regno. Spero sinceramente che lo ascolterà”
[Testo in evidenza a pagina 98]
“I bambini spesso annunciavano il nostro arrivo nel villaggio con il grido: ‘Arriva Armaghedon!’”
[Testo in evidenza a pagina 108]
“L’autobus per Vava‘u è sempre puntuale: arriva quando arriva”
[Riquadro/Immagine alle pagine 69 e 70]
La religione nelle Samoa: ieri e oggi
Le antiche religioni samoane univano elementi di politeismo, animismo, spiritismo e culto degli antenati, ma non avevano templi, idoli o un sacerdozio organizzato. La religione permeava ogni sfaccettatura della vita. Perché dunque i samoani parvero pronti al cambiamento religioso quando i missionari della London Missionary Society arrivarono nel 1830?
Un’antica leggenda samoana prediceva che un’importante nuova religione avrebbe messo fine al dominio degli dèi precedenti. I capi samoani (matai) conclusero che i missionari rappresentavano proprio questa nuova religione. Il re Malietoa decise di adorare il Dio dei cristiani, Geova, e ordinò ai suoi sudditi di fare lo stesso.
I missionari cattolici, metodisti, mormoni e della London Missionary Society ebbero largo seguito e oggi praticamente tutti gli abitanti delle isole samoane appartengono a una chiesa. Entrambi i governi samoani hanno un motto religioso: “Samoa: fondate su Dio” e “Samoa, Dio prima di tutto”. I programmi televisivi di carattere religioso sono molto diffusi.
L’influenza della religione si sente soprattutto nei villaggi. Infatti il capo locale spesso decide a quale confessione religiosa devono aderire gli abitanti. Alcuni vengono perfino sottoposti a pressioni perché donino oltre il 30 per cento del loro reddito per mantenere i pastori locali e sovvenzionare la chiesa, un onere che sempre più abitanti fanno fatica a sopportare. Ci sono anche vere e proprie gare per determinare chi è il donatore più generoso. Alcune chiese annunciano i nomi dei vincitori che hanno donato la somma di denaro più cospicua.
In molti villaggi le attività vengono bruscamente interrotte ogni giorno per il sa, un periodo di 10 o 15 minuti dedicato alla preghiera nel villaggio. Giovani muniti di bastone si dispongono a intervalli regolari lungo le strade per accertarsi che questa usanza venga rispettata. I trasgressori possono essere ammoniti, multati fino a 100 dollari oppure obbligati a sfamare gli anziani del consiglio o il villaggio. In casi estremi possono essere picchiati o persino banditi.
Un giorno, il sorvegliante di circoscrizione John Rhodes e sua moglie Helen arrivarono nel villaggio di Salimu, a Savaii, dopo un viaggio faticoso. Dato che il sa era appena cominciato, le guardie chiesero loro di aspettare fuori dal villaggio. I Rhodes ubbidirono e attesero che il sa fosse finito prima di dirigersi verso il loro alloggio.
Quando venne a sapere che John ed Helen erano stati trattenuti, il capo del villaggio si scusò con chi li ospitava. Disse che i Testimoni erano ospiti d’onore e diede ordine alle guardie di lasciar entrare i Rhodes nel villaggio in qualsiasi momento, anche durante il sa. A cosa era dovuto questo trattamento speciale? Il giovane figlio del capo, Sio, stava studiando la Bibbia con i Testimoni e stava progredendo bene spiritualmente. Oggi Sio Taua fa parte del comitato che soprintende all’opera nelle Samoa.
[Immagine]
John ed Helen Rhodes
[Riquadro a pagina 72]
Samoa, Samoa Americane e Tokelau — INFORMAZIONI GENERALI
Paese
Lo stato delle Samoa è formato da due isole principali — Upolu e Savaii, separate da uno stretto di 18 chilometri — e da alcune isole minori abitate. Le Samoa Americane, situate circa 100 chilometri a sud-est delle Samoa, comprendono un’isola principale, Tutuila, e le isole Manua, l’isola di Swains, Aunu‘u e l’atollo disabitato di Rose. Tokelau comprende tre atolli corallini pianeggianti situati circa 480 chilometri a nord delle Samoa.
Popolazione
Le Samoa sono abitate da più di 214.000 persone e le Samoa Americane da circa 57.000. A Tokelau ci sono circa 1.400 abitanti. La popolazione è composta per il 90 per cento da polinesiani; il resto si suddivide in asiatici, europei e polinesiani meticci.
Lingua
La lingua principale è il samoano, anche se la maggior parte della popolazione parla l’inglese come seconda lingua. A Tokelau si parla il tokelauano, una lingua simile al samoano.
Risorse economiche
Le attività principali sono l’agricoltura, il turismo, la pesca del tonno e l’industria conserviera del pesce.
Alimentazione
Il taro, ricco di amido, le banane verdi e il frutto dell’albero del pane mischiato al latte di cocco sono alimenti base. I pasti possono includere anche maiale, pollo o pesce. Abbondano frutti tropicali come papaie, ananas e manghi.
Clima
Data la vicinanza all’equatore, il clima è caldo e umido per la maggior parte dell’anno. A Pago Pago, sull’isola di Tutuila nelle Samoa Americane, cadono circa 5.000 millimetri di pioggia all’anno.
[Riquadro a pagina 75]
“Libro molto buono”
Il fratello Harold Gill portò con sé 3.500 copie dell’opuscolo Dove sono i morti? in samoano, per distribuirle nelle Samoa Americane. Quando presentò l’opuscolo al governatore, questi suggerì ad Harold di farlo esaminare da tutti gli esponenti religiosi, in modo che potessero indicare al procuratore generale se era adatto alla distribuzione. Ma come avrebbero reagito questi esponenti religiosi?
Il curato della London Missionary Society fu amichevole e non fece opposizione. Agli avventisti del settimo giorno non importava cosa avrebbe fatto Harold, a patto che non rubasse nessuna pecorella del loro gregge. Il cappellano della marina militare si dimostrò un po’ sarcastico, ma non ostile. Un curioso avvenimento, però, risparmiò ad Harold l’incontro con il prete cattolico. Harold aveva dato una copia dell’opuscolo al poliziotto samoano che lo aveva scortato dal governatore. Alcuni giorni più tardi chiese al poliziotto se gli era piaciuto l’opuscolo.
Il poliziotto rispose nel suo inglese stentato: “Mio capo [il procuratore generale] detto: ‘Vai da tuo sacerdote [cattolico] e chiedi se questo libro è buono’. Io vado sotto albero e leggo libro. Io penso: ‘Questo libro molto buono, ma se porto a sacerdote, lui dice: “Libro non buono”’. Allora io dico a mio capo: ‘Capo, mio sacerdote dice: “Libro molto buono”’”.
In seguito il procuratore generale invitò Harold nel suo ufficio. Mentre il procuratore sfogliava l’opuscolo, Harold ne illustrava il contenuto. Poi il procuratore alzò la cornetta e fece una telefonata per autorizzare la distribuzione dell’opuscolo. Come risultato, quasi tutti gli opuscoli di Harold furono distribuiti nelle isole.
[Riquadro a pagina 76]
La cultura samoana tradizionale
Nel 1847 George Pratt, un missionario della London Missionary Society, descrisse i samoani come “il popolo più attento all’etichetta di tutta la Polinesia, se non di tutto il mondo”. La cultura samoana tradizionale, definita faa Samoa (alla samoana) è un codice di comportamento molto articolato che regola ogni aspetto della vita dei samoani.
Come spiega un libro, mostrare “rispetto, persino venerazione, verso coloro che sono considerati ‘superiori’” è della massima importanza. (Samoan Islands) Questo rispetto si manifesta con le buone maniere, un linguaggio appropriato e lealtà alla propria famiglia e al proprio villaggio. Per molti è impensabile voltare le spalle alle usanze e alla religione dei propri antenati.
I capifamiglia (matai), custodi di questa tradizione, si occupano delle questioni giornaliere di uno o più gruppi familiari imparentati e li rappresentano nel consiglio del villaggio. Esigono assoluta ubbidienza e fanno valere la loro autorità con multe, punizioni corporali e persino con l’espulsione dal villaggio. Per esempio, un matai multò un ministro religioso che aveva incitato dei ragazzini a prendere a sassate i testimoni di Geova.
In un villaggio possono esserci da 10 a 50 matai. Di solito vengono eletti dalla famiglia estesa (aiga), ma alcuni ereditano l’incarico automaticamente. I titoli sono classificati in base a una gerarchia ben definita. Ciascun villaggio ha un capo supremo (alii) che presiede il consiglio del villaggio. Il portavoce ufficiale (tulafale) cura le questioni cerimoniali. Ma non tutti i matai ricoprono incarichi politici o religiosi. Alcuni si limitano a gestire le questioni familiari, fungendo per esempio da amministratori dei terreni della famiglia e riservandosi l’autorità di deciderne l’utilizzo.
[Riquadro/Immagine a pagina 79]
“L’uomo di Geova”
SAUVAO TOETU
NATO 1902
BATTEZZATO 1954
PROFILO Il primo abitante di Faleasiu che accettò la verità. Sul suo terreno fu poi costruita una Sala del Regno. Narrato dal figlio Tafiga Sauvao
NEL 1952 un cugino di mio padre che viveva ad Apia venne a Faleasiu per visitare la nostra famiglia. Frequentava i testimoni di Geova e voleva parlare della Bibbia con mio padre. Molti dei nostri parenti decisero di ascoltare. Rimasero a parlare da sabato mattina fino a lunedì pomeriggio, concedendosi solo un’ora di pausa per dormire. Lo stesso accadde nei successivi quattro fine settimana, dopo di che mio padre dichiarò: “La mia curiosità è stata soddisfatta. Ho trovato la verità”. Mio padre e suo cognato Finau Feomaia accettarono la verità, insieme alle rispettive famiglie.
Mio padre iniziò subito a dare testimonianza. I parenti erano scioccati, perché lo avevano sempre considerato un devoto avventista del settimo giorno. Per schernirlo lo chiamavano “l’uomo di Geova”. Che complimento era quello in realtà! Mio padre era basso di statura, ma era un uomo intrepido, aveva le idee chiare e sapeva parlare in modo persuasivo. Riusciva quindi a difendere con abilità la sua nuova fede. Gradualmente il nostro piccolo gruppo crebbe fino a diventare una congregazione, la seconda formata nelle Samoa.
[Riquadro/Immagine a pagina 83]
Fedele nonostante i problemi di salute
FAGALIMA TUATAGALOA
NATO 1903
BATTEZZATO 1953
PROFILO Rinunciò a diventare un importante matai e intraprese il servizio di pioniere regolare.
IN SEGUITO, nonostante i problemi alla vista e una malformazione al piede, Fagalima servì per anni come pioniere speciale in vari luoghi delle Samoa. Un giorno, predicando con lui di casa in casa, il sorvegliante di circoscrizione notò che leggeva accuratamente le scritture senza occhiali e gli chiese se la sua vista stesse migliorando. Fagalima rispose che aveva perso gli occhiali e che in realtà citava i versetti a memoria.
Dato che desiderava assistere a un’assemblea nelle Figi, per quattro settimane raccolse noci di cocco tutto solo dall’altra parte dell’isola di Upolu. Nonostante il problema al piede, ne trasportava una quindicina per volta fino a un luogo distante tre chilometri, dove le sgusciava e ne asportava la polpa, o copra, che metteva a seccare. Dopo aver venduto la copra si recò ad Apia a comprare il biglietto per le Figi, solo per scoprire che il prezzo era aumentato e che il denaro non bastava. Ma invece di lamentarsi, scoraggiarsi o chiedere aiuto, tornò al lavoro e ricavò altra copra per guadagnare il denaro extra. Fece tutto questo per assistere a un’assemblea che, a quanto sapeva, doveva essere tenuta in due lingue che non conosceva. Al suo arrivo nelle Figi fu felice di scoprire che quasi tutto il programma sarebbe stato presentato nella sua lingua.
[Riquadro/Immagine a pagina 87]
‘Ho vissuto giorni davvero felici’
RONALD SELLARS
NATO 1922
BATTEZZATO 1940
PROFILO Con la moglie Olive (Dolly) è arrivato nelle Samoa come pioniere speciale nel 1953. Si è diplomato alla Scuola di Galaad nel 1961. È ancora pioniere speciale nelle Samoa Americane.
QUANDO il governo samoano si rifiutò di rinnovare il nostro visto, io e Dolly ci trasferimmo nelle Samoa Americane. Arrivammo in nave nel porto deserto di Pago Pago alle tre del mattino. Eravamo gli unici proclamatori del paese e avevamo in tasca solo 12 dollari. Qualche ora dopo il padre di un uomo che aveva studiato la Bibbia si offrì gentilmente di ospitarci. La sua casa consisteva di un unico ambiente e noi dormivamo in un angolo, con una tenda come divisorio. Avremmo voluto cercare subito un alloggio per conto nostro, ma cominciammo a predicare partendo dalla casa a fianco.
Dopo varie settimane affittammo un appartamento spazioso sopra una drogheria nel villaggio di Fagatogo. La vista sul pittoresco porto di Pago Pago era straordinaria, ma l’appartamento era vuoto. Il fratello Knorr ci aveva detto: “Nelle isole del Pacifico non avrete molte comodità. Per avere un letto forse dovrete appiattire gli scatoloni di letteratura e metterli sul pavimento”. Lo prendemmo in parola! Passarono mesi prima che avessimo il denaro per costruire un vero letto, un tavolo e delle sedie. Ma eravamo felici di avere una casa tutta nostra.
Anche se la mia amata moglie è venuta a mancare nel 1985, io continuo a uscire in servizio quasi tutti i giorni. Ripensando agli oltre 50 anni in cui ho servito come pioniere e missionario, posso affermare in tutta sincerità di aver vissuto giorni davvero felici.
[Riquadro/Immagine a pagina 88]
“Hanno instillato in me l’amore per Geova”
WALLACE PEDRO
NATO 1935
BATTEZZATO 1955
PROFILO Fu il primo a battezzarsi nelle Samoa Americane. Lui e sua moglie Caroline hanno servito come pionieri e poi hanno cresciuto i figli. Oggi servono a Seattle, negli Stati Uniti.
STUDIAVO la Bibbia e avevo cominciato a predicare quando la mia famiglia mi buttò fuori di casa con i soli vestiti che avevo addosso. Quella notte fui costretto a dormire sulla spiaggia. Pregai Geova per avere il coraggio di servirlo qualsiasi cosa succedesse.
Il giorno seguente, mentre ero nella biblioteca della scuola, entrò inaspettatamente il fratello Paul Evans. Intuendo che qualcosa non andava, mi disse: “Andiamo nella casa missionaria e parliamone”. I missionari mi permisero amorevolmente di vivere con loro; nel corso di quell’anno mi battezzai.
Una volta terminate le scuole superiori servii come pioniere insieme ai missionari. In seguito sposai Caroline Hinsche, una zelante pioniera canadese che aveva servito nelle Figi, e insieme prestammo servizio come pionieri speciali nelle Samoa Americane.
A poco a poco l’atteggiamento dei miei genitori si ammorbidì: prima della sua morte mio padre iniziò a studiare la Bibbia, mentre mia madre si battezzò a 72 anni. Sono riconoscente a quei missionari per il loro esempio. Hanno instillato in me l’amore per Geova che mi ha sostenuto fino a oggi.
[Riquadro/Immagini alle pagine 91 e 92]
La costanza viene ricompensata
PAUL EVANS
NATO 1917
BATTEZZATO 1948
PROFILO Lui e la moglie Frances hanno servito come missionari nelle Samoa e nelle Samoa Americane per oltre 40 anni.
NEL 1957, quando io e mia moglie iniziammo il servizio nella circoscrizione, non era facile entrare nelle Samoa. Il governo stava infatti cercando di impedire che i Testimoni locali ricevessero aiuto dall’esterno. Ai turisti e agli altri stranieri che entravano nel paese veniva richiesto di firmare una dichiarazione in cui si impegnavano a non fare proselitismo durante il loro soggiorno. La prima volta che mi recai nelle Samoa come sorvegliante di circoscrizione chiesi al funzionario dell’ufficio immigrazione di spiegarmi cosa significava fare proselitismo. Sembrò confuso, quindi continuai:
“Supponiamo che un cattolico visiti un altro paese e vada in chiesa. Se gli venisse chiesto di alzarsi per pronunciare un discorso, potrebbe farlo?”
“Si dovrebbe essere liberi di fare una cosa del genere”, rispose.
“Ok”, continuai, “lei saprà che i testimoni di Geova vanno a casa delle persone per portare il messaggio biblico. Se i miei amici mi chiedessero di accompagnarli durante quest’opera, sarei autorizzato a farlo?”
“Probabilmente sì”, rispose.
“E se il padrone di casa mi facesse una domanda potrei rispondere?”, chiesi.
“Io non ci vedrei niente di male”, disse.
“Va bene. Almeno so come comportarmi”, conclusi.
Quando eravamo in procinto di lasciare il paese, dopo aver completato la visita alla circoscrizione, chiesi allo stesso funzionario se aveva ricevuto lamentele in merito alla nostra visita.
“Nessuna lamentela”, rispose. “È tutto a posto”.
“Cosa mi dice allora dei nostri permessi per la prossima visita?”, chiesi.
“Non rivolgetevi all’ufficio immigrazione”, rispose. “Scrivete direttamente a me e vi farò ottenere il permesso”.
Con questo sistema riuscimmo a fare parecchie visite.
Purtroppo i funzionari che nel corso del tempo sostituirono quest’uomo imparziale non si dimostrarono altrettanto disposti a cooperare e non autorizzarono più l’ingresso del sorvegliante di circoscrizione nelle Samoa. Questa situazione continuò fino al 1974, quando il governo concesse a me e a Frances lo status di missionari. Alla fine la nostra pazienza e la nostra costanza furono ricompensate.
[Immagine]
Frances e Paul Evans
[Riquadro a pagina 97]
La lingua ideale per gli oratori
La lingua samoana ha un suono melodioso e cadenzato. Ma come osserva Fred Wegener, “dato che molte parole non sembrano altro che un miscuglio di vocali, per imparare la lingua i missionari hanno bisogno di molto esercizio (faata‘ita‘iga) e incoraggiamento (faalaeiauina)”.
L’abilità oratoria e l’uso di espressioni proverbiali sono molto importanti nella cultura samoana. I capi (matai) e gli oratori (tulafale, o portavoce ufficiali) si dilettano a citare passi biblici e ricorrono a un linguaggio elaborato nelle occasioni formali. La cortesia tipica dei samoani è particolarmente evidente nel linguaggio formale e solenne che usano in modo meticoloso quando le circostanze lo richiedono. La lingua samoana prevede una forma “aristocratica” molto elaborata (tautala lelei) per rivolgersi a Dio, ai capi, alle persone autorevoli o ai visitatori stranieri e anche per fare riferimento a questi nel corso della conversazione. Per gli argomenti di tutti i giorni o per parlare di se stessi esiste invece un linguaggio colloquiale, che permette di esprimersi in modo meno formale (tautala leaga).
La forma “aristocratica” e rispettosa del samoano prevede espressioni ad hoc particolarmente dignitose che vengono utilizzate per evitare di offendere quando si trattano questioni ufficiali e cerimoniali o si parla della Bibbia. “Dato che la cortesia e il rispetto contraddistinguono la lingua samoana nella sua interezza”, spiega Geoffrey Jackson, un membro del Corpo Direttivo che ha servito come missionario nelle Samoa, “durante l’opera di testimonianza è importante rivolgersi ai samoani con la cortesia di solito riservata alla nobiltà, seguendo allo stesso tempo l’usanza di usare umilmente parole più comuni per parlare di se stessi”.
[Riquadro/Immagine a pagina 99]
‘Ce ne andammo con le lacrime agli occhi’
ROBERT BOIES
NATO 1942
BATTEZZATO 1969
PROFILO Lui e sua moglie Elizabeth (Betty) hanno servito come missionari nell’arcipelago delle Samoa dal 1978 al 1986.
FIN dal nostro arrivo riscontrammo che gli abitanti delle Samoa Americane apprezzavano gli sforzi che facevamo per imparare il samoano e non davano peso ai nostri numerosi errori. Una volta usai la scrittura di Rivelazione 12:9 per parlare dell’influenza che Satana esercita sul mondo. Purtroppo le parole samoane per diavolo (tiapolo) e limone (tipolo) hanno un suono molto simile. Confusi le due parole e spiegai che il “limone” era stato scacciato dai cieli e stava sviando l’intera terra abitata. Aggiunsi comunque che Geova avrebbe presto stritolato il “limone” e gli avrebbe posto fine. Il padrone di casa e il missionario che mi accompagnava si fecero ovviamente una bella risata.
Un’altra volta, durante l’opera di casa in casa, ripetei a una donna samoana una presentazione che avevo imparato a memoria. Venni poi a sapere che l’unica cosa che aveva capito era l’accenno a Rivelazione 21:4. Intuendo che il mio messaggio doveva essere importante, la donna entrò subito in casa per leggere il versetto dalla sua Bibbia. Quella scrittura la toccò profondamente; in seguito iniziò a studiare la Bibbia e accettò la verità insieme ai suoi figli.
Alla fine riuscimmo a imparare il samoano e avemmo molte belle esperienze. Quando fummo costretti a tornare negli Stati Uniti per problemi di salute, ce ne andammo dalle Samoa con le lacrime agli occhi.
[Riquadro/Immagine alle pagine 101 e 102]
‘C’era tutta la città’
Uno dei funerali con il maggior numero di presenti nella storia di Apia fu quello di Fred Williams, negli anni ’50 del secolo scorso. Questo vecchio lupo di mare, che tutti chiamavano il Capitano, era un ex marinaio dal carattere forte ed era sposato con una testimone di Geova. Aveva solcato i sette mari ed era ben conosciuto in tutto il Pacifico meridionale. In una delle sue imprese più eclatanti, il Capitano riuscì a portare in salvo il suo equipaggio, navigando per un migliaio di chilometri a bordo di una scialuppa di salvataggio e con pochissimi viveri, dopo aver fatto naufragio su un banco di scogli in pieno oceano.
Il Capitano riteneva che in genere le persone religiose non fossero sincere. Eppure questo ex marinaio cominciò a studiare la Bibbia con Bill Moss, e da accanito bevitore di whisky e giocatore di poker divenne un Testimone zelante. Quando si battezzò era praticamente cieco e confinato a letto, ma non smise mai di parlare della sua nuova fede a tutti coloro che andavano a trovarlo, inclusi molti esponenti religiosi.
Nel testamento il Capitano aveva disposto che il suo funerale fosse celebrato dai testimoni di Geova e che il suo corpo fosse sepolto in mare. “Sembrava che al funerale ci fosse tutta la città”, scrive Girlie Moss. “La sua morte fu annunciata alla radio e le aziende di Apia ammainarono la bandiera a mezz’asta in segno di rispetto”. Oltre ai Testimoni erano presenti avvocati, insegnanti, esponenti religiosi e molti uomini d’affari.
Tutti ascoltarono rapiti l’oratore, Bill Moss, che usò molti passi biblici per spiegare la speranza del Capitano, cioè la risurrezione su una terra paradisiaca. “In quel momento provai grande affetto per il Capitano”, spiega Girlie, “perché aveva preparato le cose in modo che al suo funerale fosse data testimonianza a molte persone che non potevano essere contattate facilmente nell’opera di casa in casa. Ripensai ad Abele che ‘benché morto, parla ancora’”. (Ebr. 11:4) “Grazie al suo funerale, quel giorno il Capitano riuscì a dare un’ottima testimonianza”.
Dopo il discorso funebre, tenuto a casa del Capitano, un corteo di 50 auto si diresse verso il porto. “Il pontile era così affollato”, scrive Girlie, “che la polizia fu costretta a tenere aperto il passaggio tra la gente per permetterci di raggiungere la barca. Poi, insieme ai familiari, all’alto commissario e a persone importanti della città salpammo a bordo dello yacht Aolele (Nuvola volante)”. Questo nome si dimostrò davvero appropriato! Le onde sballottavano con forza lo yacht e Bill era costretto a rimanere aggrappato all’albero, mentre il vento che imperversava lo strattonava e faceva svolazzare i suoi vestiti e le pagine della Bibbia. Infine Bill lesse la promessa biblica secondo la quale ‘il mare darà i morti che sono in esso’ e pronunciò una preghiera. (Riv. 20:13) Il corpo del Capitano, avvolto in un telo e zavorrato, fu calato nelle acque tempestose del suo amato Oceano Pacifico. Le persone parlarono a lungo del funerale e questo permise di dare ulteriore testimonianza.
[Immagine]
Fred Williams, detto il Capitano, prima del suo battesimo
[Riquadro/Immagine alle pagine 109 e 110]
‘Siamo tornati più volte’
FRED WEGENER
NATO 1933
BATTEZZATO 1952
PROFILO Serve alla Betel delle Samoa con la moglie Shirley. È membro del comitato che soprintende all’opera nel paese.
CI TRASFERIMMO dall’Australia alle Samoa Americane subito dopo le nozze, nel 1956, per servire come pionieri speciali. Inizialmente ci assegnarono a Lauli‘i, un piccolo villaggio situato all’ingresso orientale del porto di Pago Pago. Lì trovammo alloggio in una baracca abbandonata, che non aveva porte, finestre, soffitto e nemmeno acqua corrente. L’avevamo appena sistemata quando si aggiunse alla famiglia un nuovo componente, Wallace Pedro, un ragazzo del posto. Wallace, cacciato di casa dai genitori che gli facevano opposizione, si trasferì da noi e iniziò il servizio di pioniere.
Due anni dopo frequentammo la Scuola di Galaad e partimmo come missionari per Tahiti, ma il nostro soggiorno fu breve. Il governo respinse la nostra domanda d’ingresso come missionari e ci informò per lettera che eravamo cortesemente invitati a lasciare il paese con il primo volo in partenza. Tornati nelle Samoa Americane, servimmo insieme a Paul e Frances Evans e Ron e Dolly Sellars. Vivevamo con loro a Pago Pago, nella casa missionaria di Fagatogo, dove io stampavo La Torre di Guardia e Il ministero del Regno in samoano utilizzando un vecchio ciclostile piazzato sul tavolo della sala da pranzo. Nel 1962 io e Shirley fummo invitati a intraprendere l’opera nella circoscrizione. La nostra prima circoscrizione comprendeva gran parte del Pacifico meridionale, tra cui Figi, Isole Cook, Kiribati, Niue, Samoa, Samoa Americane, Tonga, Tuvalu e Vanuatu.
Otto anni più tardi nacque nostro figlio Darryl, così ci stabilimmo nelle Samoa Americane, dove io servivo come pioniere speciale e mia moglie dedicava quasi tutto il suo tempo a tradurre le pubblicazioni bibliche in samoano.
Più o meno in quel periodo, per arrotondare, lavoravo con un fratello che era pescatore di conchiglie. Una volta il motore fuoribordo della nostra barca si guastò mentre eravamo al largo. Ci vollero quattro giorni prima che arrivassero i soccorsi, e nel frattempo eravamo andati alla deriva per centinaia di chilometri, eravamo sopravvissuti a una violenta burrasca, avevamo avvistato 32 imbarcazioni e per poco non eravamo stati investiti da una nave portacontainer. Dopo non molto io e Shirley scoprimmo che era in arrivo un altro bebè, per cui nel 1974 decidemmo nostro malgrado di tornare in Australia, dove nacque nostra figlia Tamari.
Negli anni che seguirono pensammo spesso di tornare nel luogo in cui avevamo servito con gioia come missionari. Immaginate la nostra euforia quando nel 1995 fummo invitati a tornare nelle Samoa insieme a Tamari per servire alla Betel! Un anno dopo fummo invitati a riprendere l’opera nella circoscrizione: avevamo smesso da 26 anni! Fu un vero piacere incontrare tanti fratelli di vecchia data con cui avevamo servito anni prima nelle Samoa, nelle Samoa Americane e nelle Tonga. — 3 Giov. 4.
Oggi io e Shirley serviamo alla Betel delle Samoa insieme a Tamari e al marito, Hideyuki Motoi. Siamo felici di essere tornati più volte.
[Riquadro/Immagine alle pagine 113 e 114]
“Geova ha esaudito le mie preghiere”
FAIGAAI TU
NATA 1932
BATTEZZATA 1964
PROFILO Ha servito come pioniera dal 1965 al 1980 sulle isole di Upolu e Savaii. Ora vive a Savaii.
SONO nata con i piedi deformi. La pianta di entrambi i piedi è piegata all’indietro, verso il tallone, quindi camminare mi riesce molto difficile.
La verità fece breccia nel mio cuore appena la udii. Volevo assistere a tutte le adunanze, ma sembrava un’impresa impossibile a causa della strada sassosa e accidentata che dovevo percorrere. A poco a poco imparai a fabbricarmi da sola delle scarpe adatte, modificando dei sandali di gomma, che mi permettevano di camminare meglio.
Cominciai a fare la pioniera poco dopo il battesimo. Prestai servizio sull’isola di Upolu per nove anni, poi mi trasferii con mia sorella e mio cognato a Savaii, dove c’era bisogno di proclamatori del Regno. Qui servii come pioniera speciale insieme a mia nipote, Kumi Falema‘a.
Ogni settimana io e Kumi andavamo con l’autobus da Faga a Lata, un piccolo villaggio sulla costa occidentale di Savaii. A Lata studiavamo con una donna, quindi percorrevamo a piedi gli otto chilometri che ci separavano dal villaggio di Taga e lì studiavamo con un’altra donna. La sera ci fermavamo da questa donna e dalla sua famiglia, e il mattino seguente facevamo ritorno a Faga con l’autobus. Continuammo così per circa due anni. Sono felice di dire che entrambe le donne e i loro familiari diventarono col tempo zelanti Testimoni.
Quando i miei parenti lasciarono Savaii, io decisi di rimanere per prendermi cura del gruppetto di sorelle e di interessate di Faga. Tenevo ogni settimana lo studio Torre di Guardia e lo studio di libro di congregazione; inoltre accompagnavo le sorelle nel ministero di casa in casa. Una domenica al mese veniva a tenere l’adunanza un anziano di Apia. Dato che il capo del villaggio ci aveva proibito di cantare i cantici del Regno, ne leggevamo il testo ad alta voce. Cinque anni dopo Leva e Tenisia Faai‘u, una coppia di missionari provenienti dalla Nuova Zelanda, vennero ad aiutare il nostro piccolo gruppo. In seguito se ne aggiunsero altri. Oggi sull’isola di Savaii ci sono due fiorenti congregazioni, una a Faga e l’altra a Taga.
Non mi sono mai sposata, ma amo i bambini e mi è sempre piaciuto stare insieme a loro. Ho anche ospitato in casa mia alcuni bambini per un certo periodo. Vedere che i miei “figli” spirituali sono cresciuti e si sono schierati dalla parte di Geova mi ha dato una grande gioia.
Adesso sono anziana e non riesco più ad andare di porta in porta. Studio con le persone a casa mia e do testimonianza alla gente che incontro all’ospedale. In passato mi sono sentita frustrata per via dei miei limiti, così ho pregato Geova di aiutarmi a fare di più. I missionari della mia congregazione mi hanno insegnato a dare testimonianza per telefono. Ripensando alla mia vita, posso senz’altro dire che Geova ha esaudito le mie preghiere.
[Riquadro/Diagramma a pagina 118]
Ieri, oggi e domani
L’orologio dei samoani e quello dei tongani segna la stessa ora, ma il calendario di Tonga è avanti di un giorno. Com’è possibile? Tra le Samoa e le Tonga passa la linea internazionale del cambiamento di data. Le Tonga si trovano a ovest della linea e le Samoa a est. Perciò, anche se i due paesi sono relativamente vicini, gli abitanti delle Tonga sono tra i primi a celebrare ogni anno la Commemorazione della morte di Cristo, mentre gli abitanti delle Samoa sono tra gli ultimi.
[Diagramma]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
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\
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\ SAMOA
| 19,00
| mercoledì
|
|
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TONGA |
19,00 | OCEANO PACIFICO MERIDIONALE
giovedì |
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Linea internazionale | del cambiamento di data
|
| NIUE
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[Riquadro/Immagini alle pagine 123 e 124]
Una traduzione della Bibbia che rende onore al nome di Dio
Nel 1884 i missionari della cristianità redassero una traduzione della Bibbia in samoano che riportava il nome Geova in tutte le Scritture Ebraiche. La forma abbreviata del nome divino compariva quattro volte anche nelle Scritture Greche Cristiane nella parola Aleluia, che significa “lodate Iah”. (Riv. 19:1-6) Ma nella versione riveduta del 1969 il nome Geova scomparve da tutti i versetti tranne uno: un’apparente svista dei traduttori. (Eso. 33:14) Le autorità ecclesiastiche eliminarono il nome divino anche dai loro libri di inni e scoraggiarono i fedeli dall’usare il nome di Geova.
Nel novembre del 2007, però, tutti coloro che amano la Bibbia hanno accolto con grande entusiasmo la presentazione della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane in samoano. Questa traduzione, accurata e facile da capire, ripristina fedelmente il nome divino nel testo ispirato. Geoffrey Jackson, ex missionario nelle Samoa e ora membro del Corpo Direttivo, ha presentato questa nuova versione in occasione di una speciale assemblea, tenuta ad Apia, a cui erano invitati abitanti di diverse isole.
La notizia è stata data anche alla televisione, suscitando molto interesse da parte del pubblico. Alcuni hanno telefonato alla Betel delle Samoa per chiedere copie di questa traduzione. Un importante funzionario governativo ne ha chieste dieci per il suo entourage. Un preside ne ha chieste cinque: sarebbero state il premio di fine anno per gli studenti migliori della scuola.
Ci sono stati molti commenti positivi in merito all’accuratezza di questa traduzione, che permette di comprendere meglio il senso del testo originale. Grazie alla Traduzione del Nuovo Mondo, i samoani stanno riscoprendo l’importanza di usare il nome di Dio. Finau Finau, pioniere speciale a Vailele, sull’isola di Upolu, ha usato la preghiera modello insegnata da Gesù per far ragionare una signora su questo aspetto.
Dopo aver letto Matteo 6:9, Finau le ha chiesto: “Secondo lei, quale nome dev’essere santificato?”
“Il nome del Signore”, ha replicato la donna.
“Ma 1 Corinti 8:5 dice che ci sono molti ‘dèi’ e molti ‘signori’”, ha continuato Finau. “Com’è possibile che il nome di Dio sia ‘Signore’ quando ci sono molti falsi dèi che vengono chiamati così?”
Poi le ha fatto vedere il nome Geova e le ha spiegato che la cristianità aveva tolto quel nome dalle sue versioni bibliche. Arrivando al nocciolo del ragionamento, ha aggiunto: “Supponiamo che qualcuno voglia cancellare o cambiare il nome del matai della sua famiglia. Come reagirebbe?”
“Mi arrabbierei”, ha risposto la donna.
“Giusto”, ha replicato Finau, “ed è proprio così che reagisce Geova quando qualcuno cerca di togliere il suo nome dalla sua Parola”.
[Immagine]
La “Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane” in samoano
[Riquadro/Immagini alle pagine 126 e 127]
‘Geova mi ha benedetta oltremisura’
LUMEPA YOUNG
NATA 1950
BATTEZZATA 1989
PROFILO Figlia di un ex primo ministro. Serve come pioniera regolare ad Apia.
SONO cresciuta sull’isola di Savaii. Mio padre era un politico e un uomo d’affari molto affermato. Dato che possedeva un’immensa piantagione di cacao con circa 200 dipendenti, i giornali samoani lo avevano soprannominato “Barone del cacao”. Per anni fu primo ministro nelle Samoa.
Eravamo 11 figli. Papà non era molto religioso, ma la mamma ci insegnò i concetti basilari della Bibbia. Dopo la sua morte, lei mi mancava terribilmente. Perciò quando Judy Pritchard, una missionaria, mi diede testimonianza e mi parlò della speranza della risurrezione fui felicissima di sapere che avrei rivisto mia madre.
Subissai Judy di domande, a ognuna delle quali rispose con la Bibbia. Ben presto iniziai a studiare la Bibbia con lei e, dopo qualche tempo, ad assistere alle adunanze dei Testimoni.
All’inizio mio marito Steve, che era un importante diacono della chiesa del villaggio, fece opposizione. Mi portò da diversi pastori perché mi convincessero a smettere di andare alle adunanze dei Testimoni, ma non ascoltai. Allora mi portò da mio padre, che si limitò a suggerirmi di continuare lo studio, ma di farlo fuori casa. I miei fratelli e le mie sorelle carnali, invece, mi schernirono per aver cambiato religione. Ma non avevo intenzione di smettere di imparare la verità biblica.
In seguito diventai proclamatrice, e la prima casa che visitai nell’opera di predicazione apparteneva a un ministro che faceva parte del governo di mio padre. Aveva spesso partecipato a riunioni politiche tenute in casa di mio padre e mi conosceva bene. Ero così agitata che mi nascosi dietro la mia compagna! Quando le persone mi vedevano predicare rimanevano stupefatte e mi chiedevano: “Cosa ne pensa tuo padre?” Ma mio padre era un uomo ragionevole e difendeva la mia nuova fede. Per di più, da tempo leggeva con piacere le riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi!
Alla fine ho vinto il timore dell’uomo e ora sono pioniera regolare. Mi piace tenere studi biblici e ho sempre un elenco di circa 50 potenziali studenti, nel caso si aprisse uno spiraglio nel mio programma. Tuttavia la mia gioia più grande è stata insegnare la verità ai miei quattro figli. Oggi mia figlia Fotuosamoa e suo marito Andrew, come anche mio figlio Stephen e sua moglie Ana, servono alla Betel delle Samoa. Ho anche aiutato mia sorella Manu a conoscere la verità. Perfino Steve, mio marito, che all’inizio si era opposto, ha iniziato a studiare la Bibbia e ad assistere alle adunanze. Geova mi ha davvero benedetta oltremisura!
[Immagini]
A sinistra: Fotuosamoa e Andrew Coe; a destra: Ana e Stephen Young
[Riquadro/Immagine alle pagine 129 e 130]
Ho dovuto scegliere tra Geova e lo sport
LUSI LAFAITELE
NATO 1938
BATTEZZATO 1960
PROFILO Decise di intraprendere il servizio di pioniere anziché diventare un giocatore di golf professionista.
QUANDO avevo 18 anni, venni a sapere che la famiglia che viveva dall’altra parte della strada aveva abbracciato una religione chiamata “testimoni di Geova”. La cosa mi incuriosì, perciò andai dal capofamiglia, Siemu Taase, a chiedere come mai facevano questo uso del nome di Dio, Geova. I suoi modi gentili e i suoi ragionamenti scritturali mi colpirono, tanto che iniziai a studiare la Bibbia con lui e ad assistere alle adunanze. Quando mio padre lo seppe, mi minacciò. Io lo supplicai di lasciarmi andare alle adunanze, ma lui non volle sentire ragioni: dovevo smettere di frequentare i testimoni di Geova. Il giorno seguente, però, scoprii con stupore che mio padre aveva cambiato idea. Mia zia in seguito mi rivelò: “Mentre dormivi continuavi a gridare ‘Geova, ti prego, aiutami!’” Probabilmente stavo sognando e parlavo nel sonno. Le mie grida fecero ammorbidire mio padre.
Dall’altro lato della strada c’era anche l’unico campo da golf di tutte le Samoa, ed io guadagnavo qualche soldo recuperando e poi rivendendo le palline perse. In seguito lavorai come caddie per il re Malietoa, allora sovrano delle Samoa. Il re pensava che avessi la stoffa per diventare un buon giocatore di golf e mi regalò il suo vecchio set di mazze; dispose inoltre che due uomini d’affari del posto mi facessero da sponsor perché giocassi da professionista. Era certo che il mio talento avrebbe reso famose le Samoa. Ero al settimo cielo! Ma ben presto il golf cominciò a distrarmi dal servire Geova e questo turbava la mia coscienza.
La questione si fece spinosa quando vinsi gli open di Samoa, battendo una folta schiera di giocatori professionisti di vari paesi. Il re era molto soddisfatto e voleva che, alla cena di premiazione che si sarebbe tenuta quella sera, conoscessi un importante giocatore americano. Mi sentivo a disagio e dissi tra me: ‘È arrivato il momento di decidere: o il golf o Geova’. Quella sera, invece di andare alla cena, andai alle prove dell’assemblea di circoscrizione.
Ovviamente il re si infuriò. Quando mio padre mi chiese spiegazioni, parlammo a lungo e io gli spiegai con la Bibbia perché servire Geova era così importante per me. Con mia sorpresa, scoppiò a piangere, quindi mi disse: “Quando avevi cinque anni ti sei ammalato gravemente e ti hanno dato per morto. Ti stavamo adagiando nella fossa per seppellirti, ma un’ape ti ha punto sul viso. All’improvviso, e appena in tempo, hai gridato e ti sei messo a piangere. Ora so che sei stato salvato per diventare un testimone di Geova Dio”. Da allora non mi fece mai più opposizione.
Andai a vivere in Nuova Zelanda e servii per dieci anni come pioniere regolare e poi come pioniere speciale. Mi sposai con Robyn, anche lei pioniera speciale, e avemmo tre figli. Ci trasferimmo in Australia, dove per mantenere la famiglia lavorai a tempo pieno per 30 anni, nel corso dei quali aiutai molti parenti ad accettare la verità. Spesso pregavo Geova di aiutarmi a riprendere il servizio di pioniere. Che gioia ho provato quando, dopo essere andato in pensione nel 2004, ho raggiunto la mia meta. Sono felice di aver scelto di servire Geova invece di diventare un giocatore di golf professionista.
[Riquadro/Immagine a pagina 135]
L’educazione data dai genitori sortisce buoni risultati
PANAPA LUI
NATO 1967
BATTEZZATO 1985
PROFILO Lui e la moglie Mareta servono come pionieri speciali nelle Samoa.
QUANDO abbiamo iscritto nostro figlio Sopa alle elementari, ho dato al direttore una copia dell’opuscolo I testimoni di Geova e l’istruzione e gli ho spiegato la nostra posizione in merito alle attività legate alla religione e al nazionalismo.
Il giorno dopo, però, Sopa ci ha detto che il direttore aveva radunato i bambini e gli insegnanti, aveva strappato l’opuscolo davanti a loro e aveva ordinato ai bambini Testimoni di cantare un inno religioso. Quando si erano rifiutati, li aveva fatti stare in piedi davanti a tutti e aveva ordinato che cantassero uno dei loro cantici religiosi. Era convinto che si sarebbero spaventati e avrebbero ceduto. Invece Sopa aveva detto agli altri bambini Testimoni: “Cantiamo ‘Ti ringraziamo, Geova’”, e li aveva guidati nel canto.
Il direttore era rimasto molto colpito e aveva lodato Sopa per il suo coraggio. In seguito sia lui che altri insegnanti hanno mostrato interesse per la verità. Ogni volta che lo incontriamo, il direttore ci chiede di Sopa e gli manda i suoi saluti. Sopa ha continuato a progredire spiritualmente e nel 2005 si è battezzato.
[Riquadro/Immagine alle pagine 138 e 139]
‘Non dobbiamo camminare molto per andare alle adunanze’
VALU LOTONUU
NATA 1949
BATTEZZATA 1995
PROFILO Insieme ai sei figli, percorreva 22 chilometri a piedi attraversando le montagne per andare alle adunanze.
NEL 1993, quando i testimoni di Geova vennero a casa mia a Lefaga, accettai uno studio biblico. Non molto tempo dopo io e i miei figli cominciammo ad assistere alle adunanze cristiane a Faleasiu, distante 22 chilometri, dall’altra parte dell’isola.
Nei giorni dell’adunanza andavo a prendere i bambini a scuola prima della fine delle lezioni. All’inizio alcuni insegnanti minacciarono di espellere i bambini, ma poi spiegai loro che assistere alle adunanze era molto importante per la nostra spiritualità. Ogni bambino portava con sé una borsa di plastica con i vestiti per l’adunanza, la Bibbia, il cantico e la pubblicazione di studio. A volte passava un autobus e riuscivamo a salire, ma in genere percorrevamo questi 22 chilometri a piedi.
Quando finalmente raggiungevamo la Sala del Regno di Faleasiu, i Testimoni locali ci accoglievano e ci sfamavano. Ci permettevano anche di fare la doccia e di cambiarci. Dopo l’adunanza cominciava la nostra lunga camminata verso casa. Ci fermavamo in cima al monte che divide l’isola e i bambini facevano un sonnellino. Io rimanevo sveglia per vedere se passavano veicoli che avrebbero potuto darci un passaggio. Solitamente arrivavamo a casa dopo mezzanotte. Il mattino successivo mi svegliavo alle cinque e prendevo il primo autobus per tornare a Faleasiu a predicare.
Un giorno fui convocata davanti a un’assemblea di matai, presieduta dal capo supremo del villaggio. Volevano sapere perché andavo fino a Faleasiu e non frequentavo invece una delle chiese del villaggio, soprattutto quella che era stata fondata da mio nonno. Alla fine mi ordinarono di smettere di frequentare le adunanze a Faleasiu. Ma non avrei permesso a niente e a nessuno di impedirmi di andare alle adunanze. Ero determinata a ubbidire a Dio anziché agli uomini. — Atti 5:29.
La situazione giunse al culmine quando non mi presentai al toonai del villaggio (una festa domenicale a cui partecipavano ministri della chiesa, diaconi e matai del villaggio). Il consiglio mi multò: mi costrinse a consegnare cinque grossi maiali. Questo era un grave onere economico, dato che ero una madre sola con sei bambini. Alla fine comunque pagai la multa con alcuni dei miei maiali. Con il passare del tempo gli abitanti del villaggio cominciarono a rispettare la nostra posizione e smisero di ostacolarci.
Nel corso degli anni, recarsi alle adunanze ha richiesto grandi sforzi, ma ne è valsa la pena. Tutti i miei figli sono Testimoni attivi. Uno di loro è servitore di ministero.
Io e i miei figli continuiamo ad andare alle adunanze a piedi, ma non dobbiamo più camminare per 22 chilometri fino a Faleasiu, basta andare in fondo alla strada! Nel 2001 è stata costruita una meravigliosa Sala del Regno proprio nel nostro villaggio. Oggi questa sala ospita una bella congregazione. Quindi nemmeno adesso dobbiamo camminare molto per andare alle adunanze!
[Prospetto/Grafico alle pagine 132 e 133]
Samoa — CRONOLOGIA
1930
1931 La buona notizia giunge nelle Samoa.
1940
1940 Harold Gill distribuisce l’opuscolo Dove sono i morti?, la prima pubblicazione in samoano.
1950
1953 Formata la prima congregazione ad Apia.
1955 Nelle Samoa Americane arrivano i missionari di Galaad.
1955 Il film La Società del Nuovo Mondo all’opera viene proiettato in lungo e in largo nelle Samoa Americane.
1957 Prima assemblea di circoscrizione nelle Samoa Americane.
1958 Si inizia a tradurre in samoano La Torre di Guardia.
1959 Prima assemblea di circoscrizione nelle Samoa Occidentali.
1960
1970
1974 Nelle Samoa arrivano i missionari. Inizia l’opera a Tokelau.
1980
1984 La casa missionaria a Sinamoga, Apia, diventa la filiale.
1990
1991 Il ciclone Val devasta le isole.
1993 La Torre di Guardia in samoano viene pubblicata simultaneamente all’inglese. Dedicate la nuova casa Betel e la nuova Sala delle Assemblee.
1996 Va in onda alla radio la trasmissione settimanale “Risposte alle vostre domande bibliche”.
1999 Viene dato impulso alla costruzione di Sale del Regno.
2000
2007 Presentata la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane in samoano.
2010
[Grafico]
(Vedi l’edizione stampata)
Totale proclamatori
Totale pionieri
700
400
100
1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
[Immagine]
Frances e Paul Evans
[Cartine a pagina 73]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
HAWAII
AUSTRALIA
NUOVA ZELANDA
TOKELAU
Isola Swains
SAMOA
SAMOA AMERICANE
Isole Manua
Atollo Rose
OCEANO PACIFICO MERIDIONALE
NIUE
Linea internazionale del cambiamento di data mercoledì
‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐
giovedì
TONGA
SAMOA AMERICANE
Tutuila
PAGO PAGO
Petesa
Tafuna
Fagatogo
Lauli‘i
Aunu‘u
SAMOA
Savaii
A‘opo
Lata
Taga
Faga
Salimu
Fogapoa
Upolu
APIA
Faleasiu
Siusega
Vailele
Lefaga
Vava‘u
APIA
Vaiala
Faatoia
Sinamoga
[Immagine a tutta pagina a pagina 66]
[Immagine a pagina 74]
Pele e Ailua Fuaiupolu furono i primi samoani a dedicare la loro vita a Geova
[Immagine a pagina 81]
Nel 1953 Ron e Dolly Sellars si trasferirono nelle Samoa per servire dove c’era più bisogno
[Immagine a pagina 84]
Richard e Gloria Jenkins il giorno del loro matrimonio nel gennaio del 1955
[Immagine a pagina 85]
Girlie e Bill Moss in viaggio verso le Samoa
[Immagine a pagina 95]
Una tipica casa samoana
[Immagine a pagina 100]
La prima Sala del Regno costruita nelle Samoa, ad Apia
[Immagine a pagina 107]
La prima Sala del Regno di Tafuna, Samoa Americane
[Immagine a pagina 115]
Metusela Neru
[Immagine a pagina 116]
Saumalu Taua‘anae
[Immagine a pagina 131]
Ane Ropati (ora Gauld) si schierò dalla parte di Geova fin da giovane
[Immagini a pagina 141]
Casa Betel e ufficio delle Samoa
Comitato che soprintende all’opera nelle Samoa: Hideyuki Motoi, Fred Wegener, Sio Taua e Leva Faai‘u