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Anna, una donna che trovò conforto nella preghieraLa Torre di Guardia 1979 | 1° novembre
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Anna, una donna che trovò conforto nella preghiera
ANNA, una donna senza figli, viveva in un tempo in cui le donne consideravano la sterilità una terribile maledizione. I loro sentimenti erano simili a quelli di Rachele, che, in preda alla disperazione, disse al marito Giacobbe: “Dammi dei figli, altrimenti sarò una donna morta”. (Gen. 30:1) Anche Anna pensava che la sua femminilità fosse incompleta perché non aveva figli. Il problema era aggravato dal fatto che lei non era l’unica moglie di Elcana. Egli aveva sposato anche Peninna, dalla quale invece aveva avuto figli e figlie.
Quando Elcana e la famiglia si recavano al santuario di Silo per adorare, Peninna approfittava della situazione per umiliare Anna, tormentandola con riferimenti alla sua sterilità. Anna si abbandonava al pianto e non mangiava la sua porzione del pasto sacrificale. Allora il marito cercava di confortarla, dicendo: “Anna, perché piangi, e perché non mangi, e perché il tuo cuore si sente male? Non ti sono io meglio di dieci figli?” — 1 Sam. 1:2-8.
Infine Anna confidò tutte le sue preoccupazioni a Geova Dio. Trovandosi a Silo in una certa occasione, lasciò la tavola e “pregava Geova e piangeva grandemente”. (1 Sam. 1:9, 10) Con vero fervore Anna supplicò: “O Geova . . . se guarderai senza fallo l’afflizione della tua schiava ed effettivamente ti ricorderai di me, e non dimenticherai la tua schiava ed effettivamente darai alla tua schiava una progenie maschia, io la dovrò dare a Geova per tutti i giorni della sua vita, e nessun rasoio verrà sulla sua testa”. — 1 Sam. 1:11.
Siccome Anna muoveva solo le labbra mentre confidava intimamente la sua angustia a Geova Dio, il sommo sacerdote Eli pensò erroneamente che fosse ubriaca, e la rimproverò. Ma Anna si affrettò a spiegare: “No, mio signore! Sono una donna dallo spirito molto depresso; e non ho bevuto vino né bevanda inebriante, ma verso la mia anima dinanzi a Geova. Non fare della tua schiava una donna buona a nulla, poiché fino ad ora ho parlato dall’abbondanza della mia preoccupazione e della mia vessazione”. — 1 Sam. 1:15, 16.
Riconoscendo il suo errore, egli le augurò la benedizione di Dio, dicendo: “Va in pace, e l’Iddio d’Israele esaudisca la richiesta che tu gli hai fatta”. — 1 Sam. 1:17.
Che effetto ebbero su Anna la sua preghiera e le parole di Eli? Anna trovò vero conforto. Riprese a mangiare e “la sua faccia non fu più preoccupata”. (1 Sam. 1:18) Avendo messo la questione nelle mani di Geova Dio, fu liberata dal profondo dolore interiore. Anna capì che l’Altissimo si interessava di lei come persona e confidò nel suo aiuto. Pur non sapendo esattamente quale sarebbe stato l’esito, Anna si sentì intimamente in pace. Dovette pensare che la sua sterilità sarebbe cessata o che Geova Dio avrebbe in qualche altro modo colmato il vuoto che ne derivava.
La fiducia di Anna nell’Altissimo non era certamente malriposta. Diede alla luce un bambino e lo chiamò Samuele. Dopo averlo svezzato, Anna portò Samuele al santuario perché vi prestasse servizio. (1 Sam. 1:19-28) Dal momento che la Bibbia menziona una registrazione genealogica dei leviti “dai tre anni d’età in su”, può darsi che il bambino avesse a quel tempo almeno tre anni. — 2 Cron. 31:16.
Riconoscente per la benignità che Geova le aveva mostrato, Anna fece una preghiera di ringraziamento. Questa preghiera glorificava Geova come Colui che è senza pari. Anna disse: “Nessuno è santo come Geova, poiché non c’è nessuno eccetto te; e non c’è nessuna roccia simile al nostro Dio”. (1 Sam. 2:2) Nel suo proprio caso, Anna aveva visto che l’Altissimo è come una ferma roccia. Su di lui si può davvero fare affidamento.
Per Anna erano in serbo ulteriori benedizioni. Una volta, recatasi con il marito a Silo, Eli li benedisse entrambi dicendo: “Geova ti assegni una progenie da questa donna in luogo della cosa prestata [Samuele], che è stata prestata a Geova”. (1 Sam. 2:20) Anna ebbe la gioia di veder realizzata quella benedizione. Infine divenne madre di altri tre ragazzi e due ragazze. — 1 Sam. 2:21.
Come Anna trovò conforto nella preghiera, anche noi possiamo trovare incoraggiamento se mettiamo tutti i nostri problemi nelle mani di Geova Dio. Egli risponderà a ogni richiesta che è in armonia col suo proposito. Per cui, quando apriamo il nostro cuore al nostro Padre celeste, sia concesso anche a noi, come ad Anna, di ‘non essere più preoccupati’, fiduciosi che egli eliminerà il nostro peso, qualunque sia, o ci metterà in condizione di poterlo sopportare.
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Buoni risultati della gentilezzaLa Torre di Guardia 1979 | 1° novembre
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Buoni risultati della gentilezza
Mentre dichiarava la “buona notizia” di casa in casa, una testimone di Geova di El Salvador parlò con molta gentilezza a due ragazzine. Quando la madre tornò a casa, le figlie le raccontarono ciò che aveva detto la gentile visitatrice. La madre apparteneva a una religione evangelica e credeva nelle guarigioni per fede, perché pensava che suo figlio fosse stato guarito grazie alle preghiere. Non aveva mai ascoltato i Testimoni, ma decise di farlo alla prossima occasione per il fatto che una Testimone aveva trattato con tale gentilezza le sue figliole.
Perciò, quando venne un’altra Testimone, la donna la invitò ad entrare e fece molte domande. Questo portò a uno studio biblico e presto la donna assisteva alle adunanze cristiane. Nel frattempo continuava a frequentare la sua chiesa. Poi il figlio si ammalò di nuovo, e lei si domandò: “Devo portarlo in chiesa perché sia guarito, o no?” Per strada le capitò di incontrare un Testimone al quale spiegò il suo problema. Egli la incoraggiò a non continuare a ‘zoppicare su due differenti opinioni’. (1 Re 18:21) La donna non portò il figlio in chiesa perché fosse guarito, ma egli guarì lo stesso. Oggi quella donna è una cristiana battezzata. La gentilezza con cui una proclamatrice del Regno parlò a delle ragazzine produsse infine buoni risultati.
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