C3
Versetti degli Atti degli Apostoli in cui il nome “Geova” è presente ma non all’interno di citazioni dirette o indirette
ATTI 1:24 “Geova, tu che conosci il cuore di tutti”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Spesso nelle Scritture Ebraiche a Geova Dio viene attribuita la capacità di leggere il cuore (Deuteronomio 8:2; 1 Samuele 16:7; 1 Re 8:39; 1 Cronache 28:9; Salmo 44:21; Geremia 11:20; 17:10). Nella situazione menzionata in Atti, quindi, per quei giudei di lingua ebraica sarebbe stato naturale usare il nome divino nel rivolgersi a Dio in preghiera. La parola greca kardiognòstes (lett. “conoscitore dei cuori”) ricorre solo qui e in Atti 15:8, dove è attribuita esplicitamente a Dio. Pertanto, a motivo del contesto, del forte richiamo alle Scritture Ebraiche e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale benché i manoscritti greci a disposizione usino Kỳrios.
RISCONTRI:
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 211. Commentando Atti 1:24, quest’opera afferma: “Signore, tu conosci i cuori di tutti. La comunità cristiana si rivolge a Dio interpellandolo come Kýrie [vocativo di Kỳrios], un titolo usato altrove da Luca per Jahvé dell’AT [Antico Testamento] (Lc 1,16.32.68; 4,8.12; 10,27; 19,38; 20,37.44; At 2,39; 3,22; 5,9)”. A proposito dell’espressione “conoscitore dei cuori”, questo commentario riconosce che è “un titolo attribuito a Dio che figura soltanto in scritti cristiani”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 1:24 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The Companion Bible, con note e appendici a cura di E. W. Bullinger, Kregel Publications, Grand Rapids, MI, ristampa 1999 (1ª ed. 1922). L’Appendice 98, “Nomi e titoli attribuiti a Dio nel Nuovo Testamento”, elenca Atti 1:24 alla voce “SIGNORE” sotto la specifica: “Usato in riferimento a Geova”.
Aramaic English New Testament, a cura di Andrew Gabriel Roth, 3ª ed., Netzari Press LLC, Sedro-Woolley, WA, 2008. Questa traduzione rende così la parte del versetto in esame: “Tu Signore YHWH sai cosa c’è nei cuori di tutti”. Nella nota a questo versetto si legge: “I primi talmidim invocavano il Nome di YHWH in preghiera, il quale però venne eclissato quando si iniziò a usare termini greci generici al posto del Nome Proprio di YHWH, il Nome del Patto. Questo fu fatto in violazione dei Comandamenti: non aggiungere né togliere dalla Parola (D’varim/Deut. 4:2) e non usare il Nome di YHWH invano (Sh’mot [Eso] 20:7)”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 22, 23, 29, 30, 32, 36, 44, 65, 66, 93, 96, 100, 106, 115, 125, 132, 138, 139, 145-147, 160, 164, 201, 310, 323, 324
ATTI 2:39 “per tutti quelli che Geova nostro Dio chiami a sé”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano il termine Kỳrios (“Signore”) ma, come mostra il contesto (Atti 2:33-38), “la promessa” che Pietro menziona in questo versetto si riferisce a quello che viene detto in Gioele 2:28-32 a proposito del versamento dello spirito santo. Quindi l’espressione “per tutti quelli che Geova nostro Dio chiami a sé” sembra essere un richiamo alle parole che si trovano alla fine di Gioele 2:32, versetto in cui nell’originale ebraico il nome divino compare tre volte e viene specificato che è Geova a chiamare. Inoltre la combinazione di Kỳrios (“Signore”), Theòs (“Dio”) e un pronome personale, qui resa “Geova nostro Dio”, si trova di frequente in citazioni esplicite dalle Scritture Ebraiche o in richiami meno espliciti. (Confronta le espressioni “Geova tuo Dio” in Luca 4:8, 12; 10:27 e “Geova vostro Dio” in Atti 3:22.) Oltre a questo, l’inusuale assenza dell’articolo determinativo prima di Kỳrios indica che qui il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, dell’assenza dell’articolo e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale. (Vedi l’argomentazione relativa a Luca 1:16.)
RISCONTRI:
The Interpretation of the Acts of the Apostles, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1934, p. 110. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “Κύριος ὁ Θεὸς [Kỳrios ho Theòs] = Yahweh Haelohim, [...] questo Signore del patto e Dio onnipotente esercita la sua potenza in favore di Israele”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 2:39 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 2:39 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 211. In una nota ad Atti 1:24, questo commentario elenca Atti 2:39 tra i passi in cui il titolo Kỳrios è “usato [...] da Luca per Jahvé dell’AT [Antico Testamento]”. (Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 1:24.)
Complete Jewish Bible, a cura di David H. Stern, Jewish New Testament Publications, Inc., Clarksville, MD, 1998. Nel versetto in esame questa traduzione riporta “ADONAI” con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. Nell’introduzione il traduttore spiega: “Il termine ‘ADONAI’ è usato [...] nei punti in cui personalmente, quale traduttore, ritengo che ‘kurios’ sia la resa greca del tetragramma”.
The Companion Bible, con note e appendici a cura di E. W. Bullinger, Kregel Publications, Grand Rapids, MI, ristampa 1999 (1ª ed. 1922). Nel testo principale di Atti 2:39 questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto, per indicare che questa occorrenza si riferisce a Geova. L’Appendice 98, “Nomi e titoli attribuiti a Dio nel Nuovo Testamento”, elenca Atti 2:39 alla voce “SIGNORE” sotto la specifica: “Usato in riferimento a Geova”.
The ‘Holy Scriptures’—A New Translation From the Original Languages, a cura di J. N. Darby, Stow Hill Bible and Tract Depot, Kingston-on-Thames, Gran Bretagna, 1949. In una nota in calce ad Atti 2:21 si legge questa specifica: “‘Geova’; idem [al versetto] 39”.
The Scofield Reference Bible, a cura di C. I. Scofield, Oxford University Press, New York, NY, 1909. In una nota ad Atti 2:39 si legge questa specifica: “Geova. Gioele 2:32”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 18, 22-24, 32-35, 37, 40, 41, 43, 44, 46, 48, 52, 61, 65, 66, 88, 90, 95, 100-102, 105, 106, 114, 115, 117, 125, 138, 144-147, 154, 163-167, 172, 181, 185-187, 201, 202, 223, 236, 243, 244, 271, 273, 275, 293, 306, 310, 323, 324
ATTI 2:47 “Geova continuava ad aggiungere loro ogni giorno quelli che venivano salvati”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano l’espressione ho Kỳrios (“il Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. In Atti capitolo 2, Kỳrios ricorre otto volte. In due occorrenze si riferisce chiaramente a Gesù e per questo è reso “Signore” (Atti 2:34b, 36). Delle rimanenti sei occorrenze, quattro si trovano in citazioni dalle Scritture Ebraiche (Atti 2:20, 21, 25, 34a), dove nel testo originale ebraico compare il nome divino; in quei punti è stato pertanto usato “Geova”. Un’altra occorrenza (Atti 2:39) si trova in un passo che richiama in modo evidente le parole di Gioele 2:32, dove il nome divino ricorre tre volte. Infine, qui in Atti 2:47 il contesto indica che il termine Kỳrios si riferisce a Dio. L’espressione “quelli che venivano salvati” richiama l’ultima parte di Gioele 2:32, versetto la cui parte iniziale viene citata da Pietro in Atti 2:21. Pertanto, a motivo del contesto, del forte richiamo alle Scritture Ebraiche e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale. (Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 2:39.)
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 2:47 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The Companion Bible, con note e appendici a cura di E. W. Bullinger, Kregel Publications, Grand Rapids, MI, ristampa 1999 (1ª ed. 1922). L’Appendice 98, “Nomi e titoli attribuiti a Dio nel Nuovo Testamento”, elenca Atti 2:47 alla voce “SIGNORE” sotto la specifica: “Usato in riferimento a Geova”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 31-33, 37, 41, 44, 48, 65, 94, 99-102, 115, 125, 144-147, 167, 172, 187, 201, 202, 250, 263, 265, 271, 310
ATTI 3:19 “vengano così da Geova stesso tempi di ristoro”
RAGIONI: Qui nei manoscritti greci a disposizione si legge alla lettera “da faccia del Signore”, ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Il termine greco qui usato per “Signore” (Kỳrios) ricorre anche in Atti 3:22, dove è citato Deuteronomio 18:15, passo in cui nell’originale ebraico compare il Tetragramma. (Vedi approfondimento ad Atti 3:22.) Pietro spiega che, se gli ebrei che per ignoranza avevano rigettato Gesù si fossero pentiti, Dio li avrebbe perdonati. Quindi il contesto (Atti 3:17-22) suggerisce che il Signore menzionato in Atti 3:19 sia Geova Dio. Nelle Scritture Ebraiche, l’espressione “faccia [o “volto”] di Geova” traduce una combinazione del termine ebraico per “faccia” e del Tetragramma (Genesi 3:8; Salmo 34:16; Lamentazioni 4:16). Anche se le copie esistenti della Settanta hanno Kỳrios in questi versetti, esistono frammenti di manoscritti che attestano la presenza del nome divino in antiche copie della Settanta. Quindi il contesto di questo passo e il forte richiamo alle Scritture Ebraiche dell’espressione “faccia di Geova” avvalorano l’idea che qui Kỳrios sia un sostituto del nome divino.
RISCONTRI:
The Interpretation of the Acts of the Apostles, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1934, p. 141. Commentando il versetto in esame, quest’opera fa la seguente specifica: “Tempi di ristoro o refrigerio dalla presenza del Signore (Yahweh)”.
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 278. In una nota ad Atti 3:20 quest’opera commenta così l’espressione che si trova nel versetto 19: “Kýrios è usato qui in riferimento a Jahvé, il Dio dell’AT [Antico Testamento], come in 2,39; Lc 1,16.32.68; 4,12; 10,27; 20,37”.
The Companion Bible, con note e appendici a cura di E. W. Bullinger, Kregel Publications, Grand Rapids, MI, ristampa 1999 (1ª ed. 1922). Nel testo principale di Atti 3:19 questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto, per indicare che questa occorrenza si riferisce a Geova.
TESTI A SOSTEGNO: J14-18, 22, 23, 28-32, 34, 35, 38, 40, 41, 43, 44, 46, 47, 52, 65, 88, 93, 95, 96, 100-102, 105, 106, 114, 115, 138, 144-147, 154, 167, 172, 186, 187, 201, 202, 250, 265, 271, 273, 275, 295, 306, 310, 323, 324
ATTI 4:29 “ora, Geova, osserva come ci minacciano”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Le parole di questo versetto fanno parte di una preghiera rivolta al “Sovrano Signore” (Atti 4:24b), espressione che rende il greco despòtes e che si riferisce a Dio anche in una preghiera riportata in Luca 2:29. Nella preghiera che si trova in Atti 4:24b-30, Gesù è definito “il tuo santo servitore”. Questo indica che qui Kỳrios non si riferisce a Gesù ma a Geova Dio. La preghiera dei discepoli qui riportata include una citazione di Salmo 2:1, 2, dove ricorre il nome divino. (Vedi approfondimento ad Atti 4:26.) Inoltre, la richiesta rivolta a Geova in relazione alle minacce del Sinedrio (“osserva come ci minacciano”) contiene termini simili a quelli usati in preghiere riportate nelle Scritture Ebraiche, come ad esempio in 2 Re 19:16, 19 e Isaia 37:17, 20, dove ricorre il nome divino. (Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 1:24.)
RISCONTRI:
The Expositor’s Greek Testament, a cura di W. Robertson Nicoll, Hendrickson Publishers, Inc., Peabody, MA, 2002, vol. 2, p. 68. Nel commento ad Atti 1:24 si legge: “È alquanto chiaro che in [Atti] 4:29 Κύριος [Kỳrios] è usato in una preghiera inequivocabilmente rivolta al Signore Geova”.
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 304. Commentando Atti 4:29, quest’opera afferma: “Si confronti 2 Re 19,19. I cristiani invocano Dio perché prenda nota delle minacce che il sinedrio ha lanciato contro Pietro e Giovanni e, tramite essi, contro tutti i primi cristiani. Essi implorano Dio di occuparsi di queste ‘minacce’ da cui si sentono colpiti”. Nel testo ebraico di 2 Re 19:19 compare il nome divino.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 4:29 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 29-36, 40, 41, 43, 46, 61, 65, 66, 88, 93, 100-102, 114, 115, 132, 145-147, 222, 237, 250, 265, 271, 275, 283, 295, 306, 310, 323, 324
ATTI 5:9 “spirito di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci usa l’espressione pnèuma Kyrìou (lett. “spirito di Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. La stessa espressione è presente in Luca 4:18 come parte di una citazione di Isaia 61:1, dove nell’originale ebraico compare il Tetragramma insieme alla parola per “spirito”. (Vedi approfondimento a Luca 4:18.) L’espressione “spirito di Geova” ricorre diverse volte nelle Scritture Ebraiche. (Alcuni esempi si trovano in Giudici 3:10; 6:34; 11:29; 13:25; 14:6; 15:14; 1 Samuele 10:6; 16:13; 2 Samuele 23:2; 1 Re 18:12; 2 Re 2:16; 2 Cronache 20:14; Isaia 11:2; 40:13; 63:14; Ezechiele 11:5; Michea 2:7; 3:8.) La combinazione dei termini ebraici per “spirito” e “Signore” è presente una sola volta nelle Scritture Ebraiche, e in quest’unico caso compare insieme al Tetragramma nell’espressione “lo spirito del Sovrano Signore Geova” (Isaia 61:1). Inoltre è interessante notare che in questo versetto (Atti 5:9) davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Pertanto, il forte richiamo alle Scritture Ebraiche e l’inusuale assenza dell’articolo davanti a Kỳrios indicano che in questa occorrenza Kỳrios è un sostituto del nome divino.
RISCONTRI:
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 320-321. Commentando Atti 5:9, quest’opera afferma: “‘Tentare’ Dio, metterlo alla prova ha uno sfondo veterotestamentario in Es 17,2; Nm 20,13.24 (Israele che, ribellandosi, tenta Dio nel deserto); Sal 106,32. Qui Luca usa lo stesso verbo (peirázein) usato in riferimento a Israele in Dt 33,8 (LXX). Kýrios si riferisce a Jahvé il cui Spirito è stato messo alla prova”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 5:9 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
A Critical and Exegetical Commentary on the Second Epistle to the Corinthians, a cura di Margaret E. Thrall, T & T Clark International, Londra, 2004, vol. 1, p. 274. Commentando 2 Corinti 3:17, in cui compare la stessa espressione, l’autrice dice: “Questa è l’unica occasione in cui [Paolo] definisce lo Spirito πνεῦμα κυρίου [pnèuma kyrìou], la quale espressione indica che lui ha ancora in mente il retaggio veterotestamentario, dato che πνεῦμα κυρίου ricorre spesso nella LXX come resa di ruaḥ yhwh, lo Spirito di Yahweh”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 5:9 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
The Companion Bible, con note e appendici a cura di E. W. Bullinger, Kregel Publications, Grand Rapids, MI, ristampa 1999 (1ª ed. 1922). Nel testo principale di Atti 5:9 questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto, per indicare che questa occorrenza si riferisce a Geova. L’Appendice 98, “Nomi e titoli attribuiti a Dio nel Nuovo Testamento”, elenca Atti 5:9 alla voce “SIGNORE” sotto la specifica: “Usato in riferimento a Geova”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22-24, 29-34, 40-43, 46, 47, 52, 61, 65, 66, 88, 93-96, 100-102, 106, 114, 115, 132, 145-147, 154, 187, 201, 222, 250, 265, 271, 273, 290, 293, 323, 324
ATTI 5:19 “angelo di Geova”
RAGIONI: Qui nei manoscritti greci a disposizione si legge alla lettera “angelo di Signore”, ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. L’espressione “angelo di Geova”, che è una combinazione del termine ebraico per “angelo” e del Tetragramma, ricorre spesso nelle Scritture Ebraiche, a partire da Genesi 16:7. In antiche copie della Settanta è resa con la parola greca àggelos (“angelo”, “messaggero”) seguita dal nome divino scritto in caratteri ebraici. È così che l’espressione compare nel passo di Zaccaria 3:5, 6 in un frammento della Settanta rinvenuto in una grotta nel deserto della Giudea presso Nahal Hever, in Israele, e datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. È interessante notare che in copie successive della Settanta, dove il nome divino è stato sostituito con Kỳrios (“Signore”) in questo e in molti altri versetti, davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Pertanto, visto il forte richiamo alle Scritture Ebraiche e l’assenza dell’articolo, il nome divino è stato usato nel testo principale. Alcune traduzioni bibliche conservano il nome divino laddove in questo versetto compare l’espressione resa “angelo di Geova”.
RISCONTRI:
The Interpretation of St. Luke’s Gospel, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1961, pp. 128-129. Commentando l’espressione “angelo del Signore” riportata in Luca 2:9, quest’opera afferma: “Κύριος [Kỳrios] è il termine greco per Yahweh e, al genitivo unito a nomi senza articolo, forma un unico concetto con essi: ‘angelo-Geova’, ‘gloria-Geova’. [...] Fu l’angelo di Geova a rifulgere loro intorno come un lampo”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 5:19; 8:26; 12:7, 23 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22-24, 28-35, 41, 43, 46, 47, 52, 61, 65, 66, 88, 93-95, 100-104, 106, 114, 115, 117, 128, 132, 138, 144-147, 154, 164, 165, 187, 201, 202, 237, 250, 265, 271, 273, 290, 310, 322-324
ATTI 7:31 “voce di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge fonè Kyrìou (lett. “voce di Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Questa parte del discorso di Stefano (Atti 7:30-33) si riferisce al brano di Esodo 3:2-10. Dal contesto di quel brano è chiaro che a parlare è Geova tramite un suo angelo. Secondo Esodo 3:6, è Geova a dire a Mosè ciò che viene citato in Atti 7:32. L’espressione resa “voce di Geova”, che è una combinazione del termine per “voce” e del Tetragramma, ricorre spesso nelle Scritture Ebraiche. (Alcuni esempi si trovano in Genesi 3:8; Esodo 15:26; Deuteronomio 5:25; 8:20; 15:5; 18:16; 26:14; 27:10; 28:1, 62; Giosuè 5:6; 1 Samuele 12:15; 1 Re 20:36; Salmo 106:25; Isaia 30:31; Geremia 3:25; Daniele 9:10; Zaccaria 6:15.) È interessante che in un antico frammento della Settanta datato al I secolo a.E.V. (collezione papiro Fouad Inv. 266) i passi di Deuteronomio 26:14; 27:10; 28:1, 62, in cui è presente l’espressione “voce di Geova”, contengono all’interno del testo greco il nome divino scritto in caratteri ebraici quadrati. L’espressione “voce di Geova” si trova anche in Salmo 29:3 nel codice Ambrosiano O 39 sup., che si trova nella Biblioteca Ambrosiana di Milano ed è datato alla fine del IX secolo E.V. Questo codice ha cinque colonne con diverse traduzioni greche delle Scritture Ebraiche, e tutte riportano il nome divino, il Tetragramma, scritto in caratteri ebraici quadrati () all’interno del testo greco. È interessante notare che, qui in Atti 7:31, davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Pertanto, il contesto, il forte richiamo alle Scritture Ebraiche, il modo in cui questa espressione compare nei manoscritti di antiche traduzioni e l’assenza dell’articolo forniscono valide ragioni per usare il nome divino nel testo di questo versetto.
RISCONTRI:
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 381. Commentando Atti 7:31, quest’opera dice: “Lett., ‘accadde la voce del Signore’. Ancora una volta Kýrios è usato in riferimento a Jahvé”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 7:31 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Word Pictures in the New Testament, a cura di Archibald Thomas Robertson, Broadman Press, Nashville, TN, 1930, vol. 3, p. 89. A proposito del versetto in esame quest’opera afferma: “Qui si parla dell’angelo di Geova del versetto 30 come di Geova stesso”. Al versetto 30 l’opera dice: “In Eso. 3:20 è Geova che parla”.
The Expositor’s Greek Testament, a cura di W. Robertson Nicoll, Hendrickson Publishers, Inc., Peabody, MA, 2002, vol. 2, p. 191. Commentando Atti 7:30, quest’opera afferma: “In alternativa, possiamo semplicemente dire che è Geova stesso a parlare tramite l’Angelo”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 7:31 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
The Companion Bible, con note e appendici a cura di E. W. Bullinger, Kregel Publications, Grand Rapids, MI, ristampa 1999 (1ª ed. 1922). Nel testo principale di Atti 7:31 questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto, per indicare che questa occorrenza si riferisce a Geova. L’Appendice 98, “Nomi e titoli attribuiti a Dio nel Nuovo Testamento”, elenca Atti 7:31 alla voce “SIGNORE” sotto la specifica: “Usato in riferimento a Geova”.
Complete Jewish Bible, a cura di David H. Stern, Jewish New Testament Publications, Inc., Clarksville, MD, 1998. Nel versetto in esame questa traduzione riporta “ADONAI” con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. Nell’introduzione il traduttore spiega: “Il termine ‘ADONAI’ è usato [...] nei punti in cui personalmente, quale traduttore, ritengo che ‘kurios’ sia la resa greca del tetragramma”.
The ‘Holy Scriptures’—A New Translation From the Original Languages, a cura di J. N. Darby, Stow Hill Bible and Tract Depot, Kingston-on-Thames, Gran Bretagna, 1949. In una nota in calce ad Atti 7:31 questa traduzione dice: “La frase non ha l’articolo e quindi è più enfatica. ‘Signore’ è un titolo solenne. L’espressione equivale a dire ‘ci fu una dichiarazione di Geova’”.
TESTI A SOSTEGNO: J11, 12, 14-18, 22-24, 28-36, 38, 40-44, 46, 47, 52, 61, 65, 66, 80, 88-90, 93-96, 100-103, 105, 106, 114, 115, 117, 125, 130, 132, 144, 146, 152, 154, 160, 167, 172, 181, 185-187, 199, 201, 217, 222, 243, 244, 246, 250, 265, 268, 271, 273, 275-277, 283, 290, 293, 295-297, 306, 310, 323, 324
ATTI 7:33 “Geova gli disse”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci usa l’espressione ho Kỳrios (“il Signore”), ma l’episodio richiamato da Stefano nel suo discorso (Atti 7:30-34) fornisce valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Stefano si riferisce a quanto narrato in Esodo 3:2-10, dove è chiaro che è Geova a parlare tramite il suo angelo. Anche se Atti 7:33 si rifà quasi del tutto a Esodo 3:5, un equivalente di questa espressione che introduce le parole di Geova si trova nell’originale ebraico di Esodo 3:7, dove letteralmente si legge: “E Geova disse”. Pertanto, il contesto, il forte richiamo alle Scritture Ebraiche e l’ambiguità del termine costituiscono valide ragioni per considerare Kỳrios un equivalente del nome divino.
RISCONTRI: Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 7:31.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 7:33 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Holy Bible: The New King James Version, Containing the Old and New Testaments, 1ª ed., Thomas Nelson Publishers, Nashville, TN, 1979. Nel testo di Atti 7:33 questa versione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. La prefazione a questa edizione spiega: “Nell’Antico Testamento della King James [“Bibbia del re Giacomo”] il nome divino del patto in genere è stato tradotto dall’ebraico con ‘SIGNORE’ (con le maiuscole come compaiono qui). Questa tradizione è stata mantenuta. Nella presente edizione il nome è reso con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto ogni qualvolta il nome del patto compare nel Nuovo Testamento all’interno di una citazione dell’Antico Testamento”.
NLT Study Bible (New Living Translation), 2ª ed., Tyndale House Publishers, Inc., Carol Stream, IL, 2008. In Atti 7:33 questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. Nella sezione “Introduzione alla New Living Translation” si trova questa spiegazione: “Il termine greco kurios è tradotto coerentemente ‘Signore’, ma viene tradotto ‘SIGNORE’ in tutti quei passi in cui il Nuovo Testamento cita esplicitamente l’Antico Testamento, e in tali passi viene reso con il maiuscoletto”. Al riguardo viene detto: “In genere abbiamo reso coerentemente il tetragramma (YHWH) con ‘il SIGNORE’, usando una forma con il maiuscoletto che è comune nelle traduzioni inglesi”.
TESTI A SOSTEGNO: J11, 12, 14-18, 22, 23, 27-36, 38, 40-44, 46, 47, 52, 61, 65, 66, 80, 88, 93-95, 100-102, 105, 106, 114, 115, 117, 130, 132, 144, 146, 152, 154, 160, 164-167, 172, 181, 185-187, 199, 201, 217, 222, 243, 244, 246, 250, 265, 271, 273, 275-277, 283, 290, 293, 295-297, 300, 306, 323, 324
ATTI 7:60 “Geova, non imputare loro questo peccato”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci attualmente disponibili usano il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui Stefano fa eco alle parole che Gesù rivolse al Padre e che sono riportate in Luca 23:34: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Nel brano di Atti 7:2-53, in cui Luca riporta il discorso di Stefano, ci sono tre occorrenze del termine Kỳrios. Tutt’e tre fanno parte di citazioni o richiami a punti delle Scritture Ebraiche in cui si fa chiaro riferimento a Dio. (Vedi le argomentazioni relative ad Atti 7:31, 33 e l’approfondimento ad Atti 7:49.) Anche molti commentatori e traduttori sostengono che in questi casi Kỳrios si riferisce a Geova. È vero che Kỳrios ricorre anche in Atti 7:59, ma lì Stefano dice specificamente: “Signore Gesù”. Questa espressione di Stefano però non implica, come sostengono alcuni, che Gesù sia la persona chiamata Kỳrios in Atti 7:60. Tra le parole di Stefano del versetto 59 e quelle del versetto 60 c’è uno stacco. Fino a quel momento Stefano era stato in piedi, quindi è probabile che, quando si inginocchiò di fronte ai suoi nemici, lo fece per rivolgersi a Geova in preghiera. (Confronta Luca 22:41; Atti 9:40; 20:36; 21:5, dove l’inginocchiarsi è collegato al pregare Dio.) Sembra quindi che le ultime parole di Stefano fossero una preghiera all’Iddio Onnipotente, Geova. Inoltre in Atti 7:56 si legge che Stefano aveva visto “i cieli aperti e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio”, quindi è comprensibile che prima si rivolgesse a Gesù nel versetto 59 e poi a Geova nel versetto 60. Alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane usano il Tetragramma qui nel versetto 60 ma non nell’espressione resa “Signore Gesù” nel versetto 59.
RISCONTRI:
The Expositor’s Greek Testament, a cura di W. Robertson Nicoll, Hendrickson Publishers, Inc., Peabody, MA, 2002, vol. 2, p. 204. Commentando l’intero discorso di Stefano, quest’opera afferma: “Il discorso si apre con una dichiarazione della divina maestà di Geova”.
Kommentar und Studien zur Apostelgeschichte, a cura di Otto Bauernfeind, J.C.B. Mohr (Paul Siebeck), Tubinga, Germania, 1980, p. 120. Riguardo all’uso del termine greco Kỳrios (“Signore”) in Atti 7:59, 60, questo commentario afferma: “Nel v. 59 il κύριος è Gesù, nel v. 60 probabilmente è Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J17, 18, 22, 23, 41, 46, 95, 96, 100, 101, 132, 145, 147, 310, 323, 324
ATTI 8:22 “supplica Geova”
RAGIONI: Qui molti manoscritti greci leggono “il Signore” (in greco Kỳrios al genitivo), altri leggono “Dio”. Tuttavia ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che Simone doveva supplicare Dio. Simone aveva cercato di comprare qualcosa che era “il gratuito dono di Dio” (Atti 8:20). Pietro disse che il cuore di Simone non era “retto davanti a Dio” (Atti 8:21). Inoltre il verbo greco reso “supplicare” è usato nella Settanta in relazione a preghiere, richieste e implorazioni rivolte a Geova, e spesso in quei casi nell’originale ebraico è presente il nome divino (Genesi 25:21; Esodo 32:11; Numeri 21:7; Deuteronomio 3:23; 1 Re 8:59; 13:6). Alcune antiche traduzioni delle Scritture Greche Cristiane qui usano il termine “Dio”, e alcune in ebraico usano il Tetragramma. Pertanto, sia il contesto che il forte richiamo alle Scritture Ebraiche supportano la conclusione che in questo versetto “il Signore” si riferisca a Dio e possa essere considerato un sostituto del nome divino. (Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 8:24.)
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 8:22 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
TESTI A SOSTEGNO: J18, 22, 23, 36, 43, 46, 48, 65, 94, 95, 100, 101, 125, 132, 146, 275, 306, 323, 324
ATTI 8:24 “Supplicate voi Geova per me”
RAGIONI: Qui molti manoscritti greci leggono “il Signore” (ton Kỳrion), altri leggono “Dio”. Tuttavia ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Dio. (Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 8:22.) In questo versetto alcune antiche traduzioni delle Scritture Greche Cristiane usano il termine “Dio”, e alcune in ebraico usano il Tetragramma. Pertanto, sia il contesto che il forte richiamo alle Scritture Ebraiche supportano la conclusione che in questo versetto “il Signore” si riferisca a Dio e possa essere considerato un sostituto del nome divino.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 8:24 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, p. 66. Riferendosi ad Atti 8:24, quest’opera afferma: “Il contesto non ci darebbe ragione se supponessimo che Simone immaginasse di aver peccato contro Gesù o che fosse necessario pregare Gesù (vedi v. 22) perché fossero perdonati i pensieri del suo cuore”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22, 23, 36, 43, 46, 65, 94, 95, 100, 101, 132, 201, 237, 250, 310, 323, 324
ATTI 8:25 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui molti manoscritti greci leggono “parola del Signore” (lògon tou Kyrìou); alcuni manoscritti leggono “parola di Dio”. Tuttavia ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Il libro degli Atti usa anche un’espressione analoga, “parola di Dio”, e questo avvalora la conclusione che in Atti 8:25 Kỳrios si riferisca a Dio (Atti 4:31; 6:2, 7; 8:14; 11:1; 13:5, 7, 46; 17:13; 18:11). Entrambe le espressioni si rifanno alle Scritture Ebraiche. Tuttavia, rispetto a “parola di Dio”, nelle Scritture Ebraiche ricorre molto più spesso l’espressione “parola di Geova” come combinazione del termine ebraico per “parola” e del Tetragramma. (L’espressione “parola di Geova” vi ricorre in circa 200 versetti. Alcuni esempi si trovano in 2 Samuele 12:9; 24:11, nt.; 2 Re 7:1; 20:4, nt.; Isaia 1:10, nt.; 2:3; 28:14; 38:4, nt.; Geremia 1:2, nt.; 2:1, nt.; Ezechiele 1:3, nt.; 6:1, nt; Osea 1:1, nt.; Michea 1:1, nt.; Zaccaria 9:1.) Nel passo di Zaccaria 9:1 presente in un’antica copia della Settanta, il termine greco lògos è seguito dal nome divino scritto in caratteri paleoebraici (). Il rotolo di pergamena che contiene questo passo — rinvenuto nel deserto della Giudea vicino al Mar Morto, presso Nahal Hever, in Israele — è datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. Inoltre, alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano in questo punto il Tetragramma. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, del modo in cui questa espressione compare nel manoscritto menzionato sopra, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 8:25 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 18, 32, 41, 43, 46, 61, 65, 66, 95, 100, 101, 106, 114, 115, 132, 145-147, 167, 187, 201, 271, 310, 323, 324
ATTI 8:26 “angelo di Geova”
RAGIONI: Questa espressione ricorre varie volte nelle Scritture Ebraiche, a partire da Genesi 16:7. In antiche copie della Settanta è resa con la parola greca àggelos (“angelo”, “messaggero”) seguita dal nome divino scritto in caratteri ebraici. È interessante notare che in copie successive della Settanta, dove il nome divino è stato sostituito con Kỳrios (“Signore”) in questo e in molti altri versetti, davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe. L’assenza dell’articolo può quindi essere un’altra indicazione del fatto che in questo e in altri versetti Kỳrios è un sostituto del nome divino.
RISCONTRI: Vedi le argomentazioni relative a Matteo 1:20; Luca 1:11 e Atti 5:19; 12:11.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22-24, 28-36, 40-43, 46, 47, 61, 65, 66, 88, 90, 93, 95, 100-103, 106, 114, 115, 117, 125, 128, 132, 144-147, 187, 201, 250, 263, 265, 271, 273, 290, 310, 322-324
ATTI 8:39 “spirito di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci usa l’espressione pnèuma Kyrìou (lett. “spirito di Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. La stessa espressione è presente in Luca 4:18 come parte di una citazione di Isaia 61:1, dove nell’originale ebraico compare il Tetragramma insieme alla parola per “spirito”. (Vedi approfondimento a Luca 4:18.) L’espressione “spirito di Geova” ricorre molte volte nelle Scritture Ebraiche. (Alcuni esempi si trovano in Giudici 3:10; 6:34; 11:29; 13:25; 14:6; 15:14; 1 Samuele 10:6; 16:13; 2 Samuele 23:2; 1 Re 18:12; 2 Re 2:16; 2 Cronache 20:14; Isaia 11:2; 40:13; 63:14; Ezechiele 11:5; Michea 2:7; 3:8.) La combinazione dei termini ebraici per “spirito” e “Signore” è presente una sola volta nelle Scritture Ebraiche, e in quest’unico caso compare insieme al Tetragramma nell’espressione “lo spirito del Sovrano Signore Geova” (Isaia 61:1). Inoltre è interessante notare che in questo versetto (Atti 8:39) davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Pertanto, il forte richiamo alle Scritture Ebraiche e l’inusuale assenza dell’articolo davanti a Kỳrios indicano che in questa occorrenza Kỳrios è un sostituto del nome divino.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 8:39 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 8:39 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
The Scofield Reference Bible, a cura di C. I. Scofield, Oxford University Press, New York, NY, 1909. In una nota ad Atti 8:39 si legge questa specifica: “Geova”.
TESTI A SOSTEGNO: J15-18, 22-24, 28-34, 36, 40-42, 46, 47, 52, 61, 65, 66, 88, 93-96, 100-102, 106, 114, 115, 125, 128, 132, 145-147, 187, 201, 202, 222, 236, 237, 243, 250, 263, 265, 271, 273, 322-324
ATTI 9:31 “nel timore di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge toi fòboi tou Kyrìou (“nel timore del Signore”). Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo. Tuttavia, il forte richiamo alle Scritture Ebraiche di questa espressione fornisce valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Ebraiche ricorre molte volte un’espressione equivalente, che è una combinazione del termine ebraico per “timore” e del Tetragramma. (Alcuni esempi si trovano in 2 Cronache 19:7, 9; Salmo 19:9; 111:10; Proverbi 2:5; 9:10; 10:27; 19:23; Isaia 11:2, 3.) L’espressione “timore del Signore”, invece, non ricorre mai nelle Scritture Ebraiche. In antiche copie della Settanta, che ricalcavano il testo ebraico, era riportato il nome divino, ma in copie successive fu spesso sostituito con Kỳrios. Questo indica che Kỳrios diventò un sostituto del nome divino. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il nome divino.
RISCONTRI:
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 452. Commentando Atti 9:31, quest’opera afferma: “Nella descrizione della chiesa cristiana è introdotto un elemento nuovo: l’idea veterotestamentaria del ‘timore del Signore’ (Pr 1,7.29; 2,5; 9,10; 19,23; Sal 19,9 [...])”. Nell’originale ebraico di ciascuno dei passi qui menzionati compare il nome divino.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15, 16, 18, 22, 32, 40-43, 65, 66, 96, 100, 101, 106, 114, 115, 132, 144-147, 172, 187, 271, 293, 306, 310, 322-324
ATTI 10:33 “Geova ti ha comandato di dire”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci usa il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Il contesto indica che in questo caso Kỳrios si riferisce a Dio. In Atti 10:31 un angelo dice a Cornelio che i suoi doni di misericordia erano stati “ricordati davanti a Dio”. Inoltre Pietro dice: “Dio mi ha mostrato che non devo considerare nessun uomo contaminato o impuro” (Atti 10:28). Cornelio stesso afferma: “Siamo tutti qui davanti a Dio per ascoltare” (Atti 10:33). Il fatto che Kỳrios qui si riferisca a Dio è confermato anche da alcuni manoscritti greci che in questo versetto usano il termine greco Theòs (“Dio”). Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il Tetragramma. Pertanto, a motivo del contesto e della necessità di chiarire a chi si riferisce Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino.
RISCONTRI:
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 239, 476. Commentando Atti 10:33, quest’opera afferma: “Kýrios può riferirsi al Cristo risorto, ma sulle labbra di Cornelio, che non ha ancora sentito la proclamazione cristiana, probabilmente è meglio intenderlo in riferimento a Jahvé; vedi le NOTE a 2,20.36”. La nota ad Atti 2:20 dice: “Kýrios è usato in riferimento a Jahvé, come nei LXX”.
The Interpretation of the Acts of the Apostles, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1934, p. 417. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “I presenti intendono ubbidire a quello che il Signore (qui in riferimento a Dio) comunicherà loro tramite Pietro”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 10:33 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
TESTI A SOSTEGNO: J17, 18, 23, 33, 40, 43, 48, 65, 94, 95, 100, 101, 125, 132, 145-147, 163, 167, 275, 323, 324
ATTI 11:21 “mano di Geova”
RAGIONI: Nelle Scritture Ebraiche ricorre spesso un’espressione equivalente, che è una combinazione del termine ebraico per “mano” e del Tetragramma. (Alcuni esempi si trovano in Esodo 9:3; Numeri 11:23; Giudici 2:15; Rut 1:13; 1 Samuele 5:6, 9; 7:13; 12:15; 1 Re 18:46; Esdra 7:6; Giobbe 12:9; Isaia 19:16; 40:2; Ezechiele 1:3.) Qui in Atti 11:21 i manoscritti greci attualmente disponibili usano il termine Kỳrios (“Signore”), ma il forte richiamo alle Scritture Ebraiche fornisce valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. In relazione al versetto in esame, gli studiosi hanno inoltre rilevato l’assenza dell’articolo determinativo davanti a Kỳrios laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Questo è degno di nota. Infatti, mentre il nome divino era presente in antiche copie della Settanta, nelle copie successive è stato sostituito con Kỳrios, ma spesso nella sostituzione non è stato usato l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo avrebbe richiesto. (Questo è il caso dei versetti citati sopra.) L’inusuale assenza dell’articolo è quindi un’altra indicazione del fatto che qui Kỳrios è un sostituto del nome divino. L’espressione greca resa “mano di Geova” si trova anche in Luca 1:66 e Atti 13:11. (Vedi le argomentazioni relative a Luca 1:6, 66.)
RISCONTRI:
The Interpretation of the Acts of the Apostles, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1934, p. 451. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “Questo era da attribuire alla ‘mano del Signore’, il Κύριος [Kỳrios] senza articolo indicante Yahweh, che Luca distingue dal Κύριος con articolo che nel contesto compare subito prima e subito dopo”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 11:21 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
A Translator’s Handbook on the Acts of the Apostles, a cura di Barclay M. Newman e Eugene A. Nida, Alleanza Biblica Universale, New York, NY, 1972, p. 227. Commentando Atti 11:21, quest’opera afferma: “La potenza del Signore traduce un’espressione dell’Antico Testamento, ‘la mano del Signore’, e probabilmente si riferisce a Dio Padre piuttosto che a Gesù. Nell’espressione si convertirono al Signore, invece, si intende il Signore Gesù”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 11:21 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22, 23, 28, 29, 32, 34, 41, 47, 65, 93, 95, 96, 100-102, 106, 115, 132, 146, 187, 201, 310, 322-324
ATTI 12:7 “angelo di Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano l’espressione àggelos Kyrìou (lett. “angelo di Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. L’espressione “angelo di Geova”, che è una combinazione del termine ebraico per “angelo” e del Tetragramma, ricorre spesso nelle Scritture Ebraiche, a partire da Genesi 16:7. In antiche copie della Settanta è resa con la parola greca àggelos (“angelo”, “messaggero”) seguita dal nome divino scritto in caratteri ebraici. È così che l’espressione compare nel passo di Zaccaria 3:5, 6 in un frammento della Settanta rinvenuto in una grotta nel deserto della Giudea presso Nahal Hever, in Israele, e datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. È interessante notare che in copie successive della Settanta, dove il nome divino è stato sostituito con Kỳrios in questo e in molti altri versetti, davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il Tetragramma. Pertanto, visto il forte richiamo alle Scritture Ebraiche e l’assenza dell’articolo, il nome divino è stato usato nel testo principale. Anche altre traduzioni bibliche (elencate sotto) conservano il nome divino in questo versetto.
RISCONTRI: Vedi le argomentazioni relative a Matteo 1:20; Luca 1:11 e Atti 5:19; 12:11.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22-24, 28-34, 36, 41-43, 47, 61, 65, 66, 88, 90, 93, 95, 100-102, 104, 106, 114, 115, 117, 125, 128, 132, 139, 144-147, 185, 187, 201, 202, 250, 265, 271, 273, 290, 306, 310, 322-324
ATTI 12:11 “Geova ha mandato il suo angelo”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci usa il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono diverse ragioni valide per usare il nome divino nel testo principale. In primo luogo, come spiegato nell’argomentazione relativa ad Atti 12:7, il termine Kỳrios che compare in quel versetto può essere appropriatamente considerato un sostituto del nome divino. Quindi è logico ritenere che il Kỳrios che ricorre qui nello stesso contesto e in riferimento allo stesso avvenimento sia un equivalente del nome proprio di Dio. In secondo luogo, l’espressione “ha mandato il suo angelo” richiama alla mente simili atti di liberazione menzionati nelle Scritture Ebraiche. Ad esempio, in Daniele 3:28 e 6:22 si legge che Dio “ha mandato il suo angelo” per liberare Daniele e i suoi amici. (Confronta Salmo 34:7.) In terzo luogo, antichi e autorevoli manoscritti greci non riportano qui davanti a Kỳrios l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe. Questo avvalora l’idea che qui Kỳrios sia un sostituto del nome divino. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il nome divino. Pertanto, a motivo del contesto, del forte richiamo alle Scritture Ebraiche e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
The Interpretation of the Acts of the Apostles, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1934, p. 475. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “Era stato Κύριος [Kỳrios] (Yahweh) a incaricare il suo angelo”.
The Expositor’s Greek Testament, a cura di W. Robertson Nicoll, Hendrickson Publishers, Inc., Peabody, MA, 2002, vol. 2, p. 275. Nel commento ad Atti 12:11 si legge: “Κύριος [Kỳrios]: vedi note critiche; se è senza l’articolo [...] sta per Dio, Geova”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 12:11 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 12:11 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15, 16, 18, 23, 28-34, 36, 41, 42, 47, 61, 65, 66, 88, 93, 95, 96, 100-102, 106, 115, 132, 139, 144-147, 187, 201, 202, 250, 265, 271, 306, 310, 323, 324
ATTI 12:17 “Geova lo aveva fatto uscire dalla prigione”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci usa l’espressione ho Kỳrios (“il Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Come spiegato nell’argomentazione relativa ad Atti 12:7, il termine Kỳrios che compare in quel versetto può essere appropriatamente considerato un sostituto del nome divino. Quindi è logico ritenere che il Kỳrios che ricorre qui nello stesso contesto e in riferimento allo stesso avvenimento sia un equivalente del nome proprio di Dio. In questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il nome divino. Pertanto, a motivo del contesto, di ciò che il versetto richiama e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 12:17 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 28-32, 41, 65, 93, 100-102, 106, 115, 132, 144-147, 187, 201, 310
ATTI 12:23 “angelo di Geova”
RAGIONI: Questa espressione ricorre varie volte nelle Scritture Ebraiche, a partire da Genesi 16:7. In antiche copie della Settanta è resa con la parola greca àggelos (“angelo”, “messaggero”) seguita dal nome divino scritto in caratteri ebraici. È interessante notare che in copie successive della Settanta, dove il nome divino è stato sostituito con Kỳrios (“Signore”) in questo e in molti altri versetti, davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe. L’assenza dell’articolo può quindi essere un’altra indicazione del fatto che in questo e in altri versetti Kỳrios è un sostituto del nome divino.
RISCONTRI: Vedi le argomentazioni relative a Matteo 1:20 e Luca 1:11.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22-24, 28-36, 41-43, 47, 48, 65, 66, 88, 90, 93, 95, 96, 100-102, 104, 106, 114, 115, 117, 125, 128, 132, 138, 144-147, 163, 167, 187, 201, 250, 265, 271, 273, 275, 293, 310, 322-324
ATTI 12:24 “parola di Geova”
RAGIONI: Alcuni antichi manoscritti e traduzioni usano l’espressione “parola del Signore”, e altri “parola di Dio”. Entrambe le espressioni si rifanno alle Scritture Ebraiche. Comunque, ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Rispetto a “parola di Dio”, nelle Scritture Ebraiche ricorre molto più spesso l’espressione “parola di Geova” come combinazione del termine ebraico per “parola” e del Tetragramma. L’espressione “parola di Geova” vi ricorre in circa 200 versetti. (Alcuni esempi si trovano in 2 Samuele 12:9; 24:11, nt.; 2 Re 7:1; 20:4, nt.; Isaia 1:10, nt.; 2:3; 28:14; 38:4, nt.; Geremia 1:2, nt.; 2:1, nt.; Ezechiele 1:3, nt.; 6:1, nt; Osea 1:1, nt.; Michea 1:1, nt.; Zaccaria 9:1.) Nel passo di Zaccaria 9:1 presente in un’antica copia della Settanta, il termine greco lògos è seguito dal nome divino scritto in caratteri paleoebraici (). Il rotolo di pergamena che contiene questo passo — rinvenuto nel deserto della Giudea vicino al Mar Morto, presso Nahal Hever, in Israele — è datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. Inoltre, alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano in questo punto il Tetragramma. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, del modo in cui questa espressione compare nel manoscritto menzionato sopra, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 12:24 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 23, 32, 33, 37, 48, 65, 94, 100, 101, 115, 125, 132, 144, 146, 163, 310
ATTI 13:2 “servivano Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione leggono toi Kyrìoi (lett. “al Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. L’espressione in esame affonda le sue radici nelle Scritture Ebraiche, ed è alla luce di questo fatto che va inteso il verbo greco leitourgèo, qui reso “servivano”. Quando nella Settanta è usato in riferimento al servizio che sacerdoti e leviti rendevano a Dio presso il tabernacolo o il tempio (Esodo 28:35; Numeri 8:22; 1 Re 8:11), questo verbo spesso compare in passi in cui nell’originale ebraico è presente il nome divino. Ad esempio, l’espressione greca che si trova qui in Atti 13:2 è usata nella Settanta in 2 Cronache 13:10 come resa dell’espressione ebraica per “servono Geova” e in 2 Cronache 35:3 come resa dell’espressione ebraica per “servite Geova”. (Vedi anche 1 Samuele 2:11, nt.; 3:1; Ezechiele 45:4; Gioele 2:17 [“ministri di Geova”].) È interessante che in un frammento della Settanta datato al I secolo a.E.V. (collezione papiro Fouad Inv. 266) il passo di Deuteronomio 18:5, in cui è presente l’espressione “servire nel nome di Geova”, contiene all’interno del testo greco il nome divino scritto in caratteri ebraici quadrati. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, del modo in cui questa espressione compare nei manoscritti di antiche traduzioni e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo di questo versetto.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:2 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Per i primi cristiani Gesù era Dio? La testimonianza del Nuovo Testamento, di James D.G. Dunn, trad. di T. Manzon, Claudiana, Torino, 2019, p. 23. In relazione al versetto in esame, quest’opera afferma: “Si può affermare che ‘il Signore’ di cui si parla in questo versetto sia Gesù (come del resto è la norma nel libro degli Atti)? Oppure Luca sta parlando dell’adorazione del Signore Iddio? Questo è un nodo molto difficile da sciogliere, sebbene l’influenza veterotestamentaria presente in altri passi degli Atti — nei quali ‘Signore’ = Dio — ci suggerisca che Luca stesse parlando di un’adorazione rivolta a Dio”.
Die Apostelgeschichte, a cura di Ernst Haenchen, Vandenhoeck und Ruprecht, Gottinga, 1959, p. 338. Riguardo all’espressione in esame, quest’opera dice: “Scrivendo ‘servivano il Signore’, Luca prende a prestito dalla LXX [Settanta] un’espressione particolarmente solenne che allude soprattutto alla preghiera”. La nota in calce a questo commento elenca i seguenti passi: “2 Cron. 5:14, 13:10 e 35:3; [...] Gioe. 1:13 e 2:17; Ezec. 40:46, 44:16 e 45:4; Dan. 7:10”.
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 515. Commentando Atti 13:2, quest’opera afferma: “Anche qui Kýrios è usato nel senso del Dio d’Israele, non in riferimento al Cristo risorto”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22, 23, 32, 34, 41, 43, 65, 95, 100, 101, 106, 115, 125, 132, 145-147, 201, 219, 250, 310, 322-324
ATTI 13:10 “le giuste vie di Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Gli studiosi hanno rilevato che quello che Paolo disse allo stregone ebreo Bar-Gesù (riportato nei versetti 10 e 11) include varie espressioni che affondano le loro radici nelle Scritture Ebraiche. Un esempio è l’espressione greca qui resa “distorcere le [...] vie”, che nella Settanta compare in Proverbi 10:9 (“rende tortuose le [...] vie”). Un altro esempio è costituito dalle parole dell’espressione “le giuste vie di Geova”, che compaiono anche nella resa della Settanta di Osea 14:9, versetto in cui nell’originale ebraico è presente il nome divino (“le vie di Geova sono rette”). Alcuni studiosi fanno anche notare che, in diversi autorevoli manoscritti greci, qui in Atti 13:10 davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Inoltre, nel versetto seguente (Atti 13:11) il termine Kỳrios compare in un’espressione (“mano di Geova”) che affonda chiaramente le sue radici nelle Scritture Ebraiche, e può essere considerato un equivalente del nome divino. Alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano in questo punto il nome divino. Pertanto, il contesto (queste parole sono infatti rivolte a un ebreo) e il forte richiamo alle Scritture Ebraiche forniscono valide ragioni per usare il nome divino nel testo di questo versetto.
RISCONTRI:
Kritisch exegetisches Handbuch über die Apostelgeschichte, a cura di Heinrich August Wilhelm Meyer, Vandenhoeck und Ruprecht, Gottinga, 1870, p. 291. Commentando Atti 13:10, quest’opera afferma: “Κυρίου [Kyrìou, genitivo di Kỳrios] non è da riferirsi a Cristo ma a Dio (al quale il figlio del diavolo oppone resistenza), come dimostra il v. 11”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:10 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
NET Bible, New English Translation, 1ª ed., Biblical Studies Press, LLC, 1996-2005, p. 2144. Commentando Atti 13:10, che contiene l’espressione “vie del Signore”, l’opera afferma: “Questo rimprovero ricorda quelli dei profeti dell’AT [Antico Testamento]: Ger. 5:27; Gen. 32:11; Prov. 10:7; Osea 14:9. [...] La domanda retorica che conclude il v. 10 (‘non la smetterai di [...]?’) mostra quanto [Elima] sia contrario alla via di Dio”.
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 522. Riguardo ad Atti 13:10 si legge questa specifica: “Kýrios: Dio o il Cristo risorto; probabilmente il primo, come al v. 11”.
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 13:10 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
The ‘Holy Scriptures’—A New Translation From the Original Languages, a cura di J. N. Darby, Stow Hill Bible and Tract Depot, Kingston-on-Thames, Gran Bretagna, 1949. In una nota in calce relativa all’espressione “le giuste vie del Signore” presente in Atti 13:10, si legge questa specifica: “Forse ‘Geova’”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22, 23, 28-34, 42, 43, 47, 65, 66, 93-96, 100-102, 106, 114, 115, 132, 144-147, 154, 163, 167, 172, 187, 201, 250, 273, 293, 310, 323, 324
ATTI 13:11 “mano di Geova”
RAGIONI: Nelle Scritture Ebraiche ricorre spesso un’espressione equivalente, che è una combinazione del termine ebraico per “mano” e del Tetragramma. (Alcuni esempi si trovano in Esodo 9:3; Numeri 11:23; Giudici 2:15; Rut 1:13; 1 Samuele 5:6, 9; 7:13; 12:15; 1 Re 18:46; Esdra 7:6; Giobbe 12:9; Isaia 19:16; 40:2; Ezechiele 1:3.) Qui in Atti 13:11 i manoscritti greci attualmente disponibili usano il termine Kỳrios (“Signore”), ma il forte richiamo alle Scritture Ebraiche di questa espressione fornisce valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Gli studiosi hanno inoltre rilevato l’assenza dell’articolo determinativo davanti a Kỳrios laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Questo è degno di nota. Infatti, mentre il nome divino era presente nelle copie più antiche della Settanta, nelle copie successive è stato sostituito con Kỳrios, ma spesso nella sostituzione non è stato usato l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo avrebbe richiesto. (Questo è il caso dei versetti citati sopra.) L’inusuale assenza dell’articolo è quindi un’altra indicazione del fatto che qui Kỳrios è un sostituto del nome divino. L’espressione greca resa “mano di Geova” si trova anche in Luca 1:66 e Atti 11:21.
RISCONTRI:
ΙΗΣΟΥΣ ΚΥΡΙΟΣ [Iesoùs Kỳrios] Their Usage and Sense in Holy Scripture, a cura di Herman Heinfetter, 2ª ed., Cradock & Co., Londra, 1857, pp. 45, 47. Quest’opera elenca Atti 13:11 tra i passi in cui “l’omissione dell’articolo prima di Κυριος [Kỳrios] [...] fa di questo appellativo un riferimento a Dio Onnipotente”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:11 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The ‘Holy Scriptures’—A New Translation From the Original Languages, a cura di J. N. Darby, Stow Hill Bible and Tract Depot, Kingston-on-Thames, Gran Bretagna, 1949. In una nota in calce relativa all’espressione “mano del Signore” presente in Atti 13:11, si legge questa specifica: “Forse ‘Geova’”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22-24, 28-34, 36, 42, 43, 47, 65, 66, 93-96, 100-102, 104, 114, 115, 132, 144-147, 154, 172, 187, 201, 219, 250, 273, 293, 310, 322-324
ATTI 13:12 “insegnamento di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci usa il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Nei due versetti precedenti Kỳrios compare due volte. In entrambi i casi si riferisce a Dio e può essere considerato un sostituto del nome divino. (Vedi le argomentazioni relative ad Atti 13:10, 11.) L’espressione “insegnamento di Geova” è analoga a “parola di Dio”, che ricorre in Atti 13:5. Lì si legge che, quando arrivarono a Cipro, Paolo e i suoi compagni di viaggio “si misero a proclamare la parola di Dio nelle sinagoghe dei giudei”. Di conseguenza il proconsole Sergio Paolo desiderò “ascoltare la parola di Dio” (Atti 13:7). Quindi è naturale concludere che, dopo essere stato testimone di quello che Paolo disse e fece, Sergio Paolo fosse rimasto stupito da ciò che aveva imparato riguardo a Geova Dio e dall’insegnamento che aveva origine da Lui. In questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il nome divino. Pertanto, a motivo del contesto, di ciò che l’espressione richiama e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:12 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Holy Bible From the Ancient Eastern Text—George M. Lamsa’s Translation From the Aramaic of the Peshitta, a cura di George Lamsa. Nel versetto in esame questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto, e in una nota in calce dice: “Atti 13:10, 11, 12, 49 - La forma siriaca e aramaica del nome divino, ‘Mar-Yah’ o ‘Mor-Yah’, significa letteralmente ‘Signore Yah’, come in ‘Yahweh’, ‘YHWH’”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 29-31, 41, 43, 93, 100, 101, 106, 132, 144, 146, 187, 201, 250, 310
ATTI 13:44 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui molti antichi manoscritti greci leggono lògon tou Kyrìou (“parola del Signore”), altri leggono lògon tou Theoù (“parola di Dio”). Tuttavia ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Il libro degli Atti usa anche un’espressione analoga, “parola di Dio”, e questo avvalora la conclusione che qui nel versetto 44, come nel versetto 46, Kỳrios si riferisca a Dio. (L’espressione compare anche in Atti 4:31; 6:2, 7; 8:14; 11:1; 13:5, 7; 17:13; 18:11.) Entrambe le espressioni si rifanno alle Scritture Ebraiche. Tuttavia, rispetto a “parola di Dio”, nelle Scritture Ebraiche ricorre molto più spesso l’espressione “parola di Geova” come combinazione del termine ebraico per “parola” e del Tetragramma. (L’espressione “parola di Geova” vi ricorre in circa 200 versetti. Alcuni esempi si trovano in 2 Samuele 12:9; 24:11, nt.; 2 Re 7:1; 20:4, nt.; Isaia 1:10, nt.; 2:3; 28:14; 38:4, nt.; Geremia 1:2, nt.; 2:1, nt.; Ezechiele 1:3, nt.; 6:1, nt; Osea 1:1, nt.; Michea 1:1, nt.; Zaccaria 9:1.) Nel passo di Zaccaria 9:1 presente in un’antica copia della Settanta, il termine greco lògos è seguito dal nome divino scritto in caratteri paleoebraici (). Il rotolo di pergamena che contiene questo passo — rinvenuto nel deserto della Giudea vicino al Mar Morto, presso Nahal Hever, in Israele — è datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. Inoltre, alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano in questo punto il nome divino. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, del modo in cui questa espressione compare nel manoscritto menzionato sopra, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:44 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
TESTI A SOSTEGNO: J17, 22, 32, 33, 37, 48, 65, 94, 100, 101, 115, 125, 146, 167, 322, 324
ATTI 13:47 “Geova ce l’ha [...] comandato”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione leggono ho Kỳrios (“il Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Le successive parole di questo versetto sono una citazione di Isaia 49:6, dove il contesto dell’originale ebraico indica chiaramente che è Geova a parlare (Isaia 49:5; confronta Isaia 42:6). L’adempimento di questa profezia implica l’opera che il Servitore di Geova, Gesù Cristo, e i suoi discepoli avrebbero svolto (Isaia 42:1; vedi approfondimento a Luca 2:32). Quindi in questo versetto Kỳrios deve riferirsi a Dio. A motivo del contesto e del forte richiamo alle Scritture Ebraiche di questa espressione, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale ed evitare così ambiguità.
RISCONTRI:
The Interpretation of the Acts of the Apostles, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1934, p. 551. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “Devono prima fare i conti con il grande ʽEbed Yahweh, il Servo di Geova, che aveva riferito quello che Geova gli aveva dichiarato [...]. E ora i messaggeri di Gesù continuano ad agire secondo la volontà di Geova”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:47 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The Acts of the Apostles Explained, a cura di Joseph Addison Alexander, 3ª ed., Charles Scribner & Co., New York, NY, 1872, vol. 2, p. 42. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “Il Signore, secondo l’uso che ne fa il Nuovo Testamento, potrebbe designare il Signore Gesù Cristo [...] Ma, dato che le parole successive sono indirizzate al Messia, il Signore potrebbe essere considerato la consueta traduzione di Geova”.
Commentary on the Book of the Acts—The English Text with Introduction, Exposition and Notes, a cura di F. F. Bruce, Marshall, Morgan & Scott, Ltd., Londra, 1954, p. 283. Commentando il versetto in esame e la citazione di Isaia 49:6, quest’opera afferma: “È da notare che nel contesto di questa profezia (il secondo Canto del Servo) è in primo luogo la nazione di Israele a essere identificata come il servo di Geova [...]. Ma Israele nel suo insieme si dimostrò un servo disubbidiente, e la profezia trovò speciale adempimento nel Messia”.
Complete Jewish Bible, a cura di David H. Stern, Jewish New Testament Publications, Inc., Clarksville, MD, 1998. Nel versetto in esame questa traduzione riporta “ADONAI” con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. Nell’introduzione il traduttore spiega: “Il termine ‘ADONAI’ è usato [...] nei punti in cui personalmente, quale traduttore, ritengo che ‘kurios’ sia la resa greca del tetragramma”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 22, 23, 32, 35, 41, 43, 65, 68, 94, 100, 101, 106, 114, 115, 117, 132, 138, 144, 146, 201, 251, 256, 257, 293
ATTI 13:48 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge lògon tou Kyrìou (“parola del Signore”), altri leggono lògon tou Theoù (“parola di Dio”). Tuttavia ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Geova Dio. Nel versetto precedente Kỳrios è usato per designare colui che diede il comando profetico riportato in Isaia 49:6, cioè Geova. (Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 13:47.) L’argomentazione relativa ad Atti 13:44 fornisce ulteriori ragioni per usare il nome divino nell’espressione “parola di Geova”. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il Tetragramma.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:48 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-17, 22, 23, 32, 33, 37, 41, 42, 65, 66, 94, 96, 100, 101, 106, 114, 115, 125, 132, 144, 146, 163, 167, 201, 250, 310, 323, 324
ATTI 13:49 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge lògos tou Kyrìou (“parola del Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale, come indicano le argomentazioni relative ad Atti 13:44, 48. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il Tetragramma.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 13:49 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
Holy Bible From the Ancient Eastern Text—George M. Lamsa’s Translation From the Aramaic of the Peshitta, a cura di George Lamsa. Nel versetto in esame questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto, e in una nota in calce dice: “Atti 13:10, 11, 12, 49 - La forma siriaca e aramaica del nome divino, ‘Mar-Yah’ o ‘Mor-Yah’, significa letteralmente ‘Signore Yah’, come in ‘Yahweh’, ‘YHWH’”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 22, 23, 28-32, 41, 65, 66, 93-95, 100, 101, 106, 114, 115, 125, 132, 144, 146, 167, 201, 250, 293, 310, 323, 324
ATTI 14:3 “mediante l’autorità di Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione leggono epì toi Kyrìoi (lett. “sul Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Dio. Nel libro degli Atti l’espressione “immeritata bontà” è spesso associata a Dio (Atti 11:23; 13:43; 14:26; 20:24), e Atti 20:32 menziona “Dio” e la “parola riguardante la sua immeritata bontà”. Inoltre in Atti 15:12 Dio viene identificato come l’origine dei “segni e prodigi”. (Vedi anche Atti 2:19; 19:11.) Dato il contesto, si ritiene che la preposizione epì (“su”) presente qui in Atti 14:3 indichi su quale base si fondava il coraggio con cui parlavano i discepoli. Il resto del versetto mostra che Dio stava attestando (“rendeva testimonianza”) che loro predicavano realmente la sua parola e che avevano la sua approvazione e il suo appoggio nell’opera che svolgevano. (Confronta Atti 4:29-31.) L’espressione greca che sta per “sul Signore” si trova anche nella Settanta come resa di espressioni che nell’originale ebraico contengono il Tetragramma (Salmo 31:6 [30:7, LXX]; Geremia 17:7). In armonia con questo, alcuni hanno suggerito che l’espressione trasmetta anche l’idea di parlare “facendo affidamento su Geova”. Pertanto, il contesto e l’uso del termine Kỳrios forniscono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 23, 29-31, 41, 93-95, 100, 101, 106, 132, 146, 201, 310, 323, 324
ATTI 14:23 “li affidarono a Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione leggono toi Kyrìoi (“al Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Dio. In Atti 14:26 si trova un’espressione simile, “erano stati affidati all’immeritata bontà di Dio”. Il verbo greco che compare qui in Atti 14:23 viene usato anche in Atti 20:32 nell’espressione “vi affido a Dio”. Al riguardo un lessico spiega: “Affidare qualcuno alla cura o protezione di qualcuno [...]. Detto della protezione divina [...] At 14:23; cfr. 20:32”. Lo stesso verbo è usato anche in Luca 23:46 per rendere queste parole di Gesù: “Padre, alle tue mani affido il mio spirito!” Questa è una citazione di Salmo 31:5, dove la Settanta (30:6, LXX) usa lo stesso termine greco per “affidare” e dove nell’immediato contesto dell’originale ebraico viene riportato il nome divino. Il concetto di affidarsi a Geova ricorre diverse volte nelle Scritture Ebraiche (Salmo 22:8; 37:5; Proverbi 16:3). Pertanto, a motivo del contesto, del forte richiamo alle Scritture Ebraiche e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il nome divino.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15, 16, 41, 65, 100, 101, 106, 132, 163, 167, 201
ATTI 15:17a “perché gli uomini che rimangono cerchino diligentemente Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge ton Kỳrion (“il Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. In Atti 15:14 Giacomo dice che Simeone aveva riferito “come Dio [aveva] rivolto l’attenzione alle nazioni”, e nel versetto 19 menziona “quelli delle nazioni che si convertono a Dio”. Qui nel versetto 17 Giacomo cita Amos 9:11, 12. Nell’originale ebraico il nome divino compare una sola volta, nell’espressione “dichiara [o “dice”] Geova”. Pertanto, il contesto, il forte richiamo alle Scritture Ebraiche e l’uso che viene fatto del termine Kỳrios nella Settanta forniscono valide ragioni per usare il nome divino anche nella prima occorrenza di Kỳrios in questo versetto, benché non se ne trovi una diretta corrispondenza nel testo ebraico.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 15:17a tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Kritisch exegetisches Handbuch über die Apostelgeschichte, a cura di Heinrich August Wilhelm Meyer, Vandenhoeck und Ruprecht, Gottinga, 1870, p. 333. Commentando Atti 15:14-17, quest’opera afferma: “Amos predice [che] nazioni straniere si uniranno [alla teocrazia davidica] e si convertiranno al culto di Geova. [...] Geova si era allontanato dal suo popolo, ma ora tramite il profeta promette: Tornerò e riedificherò il tabernacolo di Davide che è caduto (perché è rimasto desolato)”.
Grande commentario biblico, a cura di R. E. Brown, J. A. Fitzmyer, R. E. Murphy, ed. italiana a cura di A. Bonora, R. Cavedo, F. Maistrello, Queriniana, Brescia, 1974, p. 1077. Commentando Atti 15:17, quest’opera afferma: “Questa espressione veterotestamentaria (v. 2 Cron 6,35 [sic! 6,33]; 7,14) denota una consacrazione a Jahvéh; Amos parlava pertanto di nazioni che appartenevano a Dio”.
Holy Bible: The New King James Version, Containing the Old and New Testaments, 1ª ed., Thomas Nelson Publishers, Nashville, TN, 1979. Nel testo di Atti 15:17 questa versione riporta due volte “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. La prefazione a questa edizione spiega: “Nell’Antico Testamento della King James [“Bibbia del re Giacomo”] il nome divino del patto in genere è stato tradotto dall’ebraico con ‘SIGNORE’ (con le maiuscole come compaiono qui). Questa tradizione è stata mantenuta. Nella presente edizione il nome è reso con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto ogni qualvolta il nome del patto compare nel Nuovo Testamento all’interno di una citazione dell’Antico Testamento”.
NLT Study Bible (New Living Translation), 2ª ed., Tyndale House Publishers, Inc., Carol Stream, IL, 2008. In Atti 15:17 questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. Nella sezione “Introduzione alla New Living Translation” si trova questa spiegazione: “Il termine greco kurios è tradotto coerentemente ‘Signore’, ma viene tradotto ‘SIGNORE’ in tutti quei passi in cui il Nuovo Testamento cita esplicitamente l’Antico Testamento, e in tali passi viene reso con il maiuscoletto”. Al riguardo viene detto: “In genere abbiamo reso coerentemente il tetragramma (YHWH) con ‘il SIGNORE’, usando una forma con il maiuscoletto che è comune nelle traduzioni inglesi”.
TESTI A SOSTEGNO: J11, 12, 14-18, 22, 23, 28-31, 34, 35, 38, 41-43, 47, 59, 61, 65, 66, 88, 90, 93, 94, 96, 100-102, 104-106, 114, 115, 126, 132, 145-147, 149, 154, 164, 178, 186, 187, 201, 228, 236, 244, 250, 265, 267, 271, 273, 275, 283, 290, 293, 295-297, 300, 306, 310, 322-324
ATTI 15:35 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge lògon tou Kyrìou (“parola del Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Il libro degli Atti usa anche un’espressione analoga, “parola di Dio”, e questo avvalora la conclusione che in Atti 15:35 Kỳrios si riferisca a Dio (Atti 4:31; 6:2, 7; 8:14; 11:1; 13:5, 7, 46; 17:13; 18:11). Entrambe le espressioni si rifanno alle Scritture Ebraiche. Tuttavia, rispetto a “parola di Dio”, nelle Scritture Ebraiche ricorre molto più spesso l’espressione “parola di Geova” come combinazione del termine ebraico per “parola” e del Tetragramma. (L’espressione “parola di Geova” vi ricorre in circa 200 versetti. Alcuni esempi si trovano in 2 Samuele 12:9; 24:11, nt.; 2 Re 7:1; 20:4, nt.; Isaia 1:10, nt.; 2:3; 28:14; 38:4, nt.; Geremia 1:2, nt.; 2:1, nt.; Ezechiele 1:3, nt.; 6:1, nt; Osea 1:1, nt.; Michea 1:1, nt.; Zaccaria 9:1.) Nel passo di Zaccaria 9:1 presente in un’antica copia della Settanta, il termine greco lògos è seguito dal nome divino scritto in caratteri paleoebraici (). Il rotolo di pergamena che contiene questo passo — rinvenuto nel deserto della Giudea vicino al Mar Morto, presso Nahal Hever, in Israele — è datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. Inoltre, alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano in questo punto il Tetragramma. La Pescitta siriaca usa l’espressione “parola di Dio”. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, del modo in cui questa espressione compare nei manoscritti menzionati sopra, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 15:35 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
The New Testament in Basic English, 13ª ed., E. P. Dutton & Co. Inc, New York, NY, 1946. Nel versetto in esame questa traduzione dice “la parola di Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J17, 18, 22, 23, 31, 32, 41, 65, 66, 94, 95, 100, 101, 106, 115, 132, 146, 201, 310, 323, 324
ATTI 15:36 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge lògon tou Kyrìou (“parola del Signore”) ma, come indica l’argomentazione relativa ad Atti 15:35, ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Il contesto del versetto in esame identifica Geova come Fonte della parola. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il Tetragramma. La Pescitta siriaca usa l’espressione “parola di Dio”.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 15:36 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
The New Testament in Basic English, 13ª ed., E. P. Dutton & Co. Inc, New York, NY, 1946. Nel versetto in esame questa traduzione dice “la parola di Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 18, 22, 23, 32, 41, 65, 66, 94, 95, 100, 101, 106, 115, 132, 146, 201, 310, 323, 324
ATTI 15:40 “immeritata bontà di Geova”
RAGIONI: Qui molti manoscritti greci leggono “del Signore” (tou Kyrìou), altri leggono “di Dio”. Tuttavia ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Dio. Nel libro degli Atti, l’espressione “immeritata bontà” è associata a Dio nella maggioranza dei casi (Atti 11:23; 13:43; 20:24). In Atti 14:26 si trova un’espressione simile, “erano stati affidati all’immeritata bontà di Dio”. Inoltre qui in Atti 15:40 alcuni antichi manoscritti e traduzioni usano Theòs (“Dio”) al posto di Kỳrios (“Signore”), e questo avvalora la conclusione che l’“immeritata bontà” a cui ci si riferisce sia quella di Dio. In questo punto alcune traduzioni delle Scritture Greche Cristiane in ebraico usano il nome divino. Pertanto, a motivo del contesto, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 15:40 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The Orthodox Jewish Bible, Tanakh and Orthodox Jewish Brit Chadasha, a cura di Phillip E. Goble, 4ª ed., AFI International Publishers, New York, NY, 2011. In Atti 15:40 questa Bibbia usa “Hashem” a indicare il nome divino. Il termine “Hashem” deriva dall’espressione ebraica hashshèm che significa “il Nome”, usata spesso dagli ebrei al posto di YHWH.
TESTI A SOSTEGNO: J17, 18, 22, 32, 48, 65, 94, 95, 100, 101, 115, 125, 132, 144, 146, 167, 322-324
ATTI 16:14 “Geova le aprì pienamente il cuore”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano l’espressione ho Kỳrios (“il Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Geova Dio. Lidia è definita “adoratrice di Dio”, il che indica che era una proselita. (Confronta Atti 13:43.) Quel Sabato lei e altre donne si erano radunate in un luogo di preghiera presso un fiume fuori Filippi (Atti 16:13). Forse Lidia era venuta in contatto con l’adorazione di Geova nella sua città natale, Tiatira, che ospitava una folta comunità ebraica e aveva un luogo di culto ebraico. Pertanto, a motivo del contesto, di quello che sappiamo di Lidia e dell’ambiguità del termine Kỳrios, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale. In questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il Tetragramma.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 16:14 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The Orthodox Jewish Bible, Tanakh and Orthodox Jewish Brit Chadasha, a cura di Phillip E. Goble, 4ª ed., AFI International Publishers, New York, NY, 2011. In Atti 16:14 questa Bibbia usa “Hashem” a indicare il nome divino. Il termine “Hashem” deriva dall’espressione ebraica hashshèm che significa “il Nome”, usata spesso dagli ebrei al posto di YHWH.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 18, 23, 32, 33, 48, 65, 94, 95, 100, 101, 105, 106, 115, 125, 130, 144, 146, 163, 167, 201, 250, 310, 323, 324
ATTI 16:15 “fedele a Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge “al Signore” (toi Kyrìoi); alcuni manoscritti leggono “a Dio”. Tuttavia ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Geova Dio. Il fatto che Lidia fosse una proselita, come indica l’argomentazione relativa ad Atti 16:14, porta alla logica deduzione che avesse in mente Geova. Grazie alla predicazione di Paolo aveva appena sentito parlare di Gesù Cristo, ma non aveva ancora dimostrato di essere fedele a Gesù. Sembra quindi logico che le sue parole fossero un riferimento alla fedeltà al Dio che già adorava, Geova. Pertanto, a motivo del contesto, di quello che sappiamo di Lidia, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 16:15 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The Orthodox Jewish Bible, Tanakh and Orthodox Jewish Brit Chadasha, a cura di Phillip E. Goble, 4ª ed., AFI International Publishers, New York, NY, 2011. In Atti 16:15 questa Bibbia usa “Hashem” a indicare il nome divino. Il termine “Hashem” deriva dall’espressione ebraica hashshèm che significa “il Nome”, usata spesso dagli ebrei al posto di YHWH.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 32, 41, 65, 94, 100, 101, 106, 115, 144-147, 172, 201, 250, 310
ATTI 16:32 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza degli antichi manoscritti legge lògon tou Kyrìou (“parola del Signore”). Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Anche se nel versetto precedente compare l’espressione ton Kỳrion Iesoùn (“il Signore Gesù”), qui ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Alcuni manoscritti greci leggono lògon tou Theoù (“parola di Dio”). Nel libro degli Atti le espressioni “parola del Signore” e “parola di Dio” sono usate in modo equivalente, e questo avvalora la conclusione che qui in Atti 16:32 Kỳrios si riferisca a Dio (Atti 4:31; 6:2, 7; 8:14; 11:1; 13:5, 7, 46; 17:13; 18:11). Entrambe si rifanno alle Scritture Ebraiche. Tuttavia, rispetto a “parola di Dio”, nelle Scritture Ebraiche ricorre molto più spesso l’espressione “parola di Geova” come combinazione del termine ebraico per “parola” e del Tetragramma. (L’espressione “parola di Geova” vi ricorre in circa 200 versetti. Alcuni esempi si trovano in 2 Samuele 12:9; 24:11, nt.; 2 Re 7:1; 20:4, nt.; Isaia 1:10, nt.; 2:3; 28:14; 38:4, nt.; Geremia 1:2, nt.; 2:1, nt.; Ezechiele 1:3, nt.; 6:1, nt; Osea 1:1, nt.; Michea 1:1, nt.; Zaccaria 9:1.) Nel passo di Zaccaria 9:1 presente in un’antica copia della Settanta, il termine greco lògos è seguito dal nome divino scritto in caratteri paleoebraici (). Il rotolo di pergamena che contiene questo passo — rinvenuto nel deserto della Giudea vicino al Mar Morto, presso Nahal Hever, in Israele — è datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. Inoltre, alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano in questo punto il nome divino. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, del modo in cui questa espressione compare nel manoscritto menzionato sopra, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 16:32 tra i versetti in cui è possibile che Kỳrios si riferisca a Jahvé/Dio.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 18, 22, 23, 28-30, 32, 41, 65, 66, 93-95, 100, 101, 106, 115, 146, 163, 167, 310, 323, 324
ATTI 18:21 “se Geova vuole”
RAGIONI: Qui nei manoscritti greci a disposizione si legge alla lettera “Dio volente”; questa espressione è stata anche tradotta “se è volontà di Dio” o “se Dio vuole”. Nelle Scritture Greche Cristiane espressioni simili ricorrono anche altrove, a volte con il termine Kỳrios e a volte con il termine Theòs (“Dio”) (Atti 21:14; 1 Corinti 4:19; 16:7; Ebrei 6:3; Giacomo 4:15). Il verbo greco qui reso “vuole” e il sostantivo greco per “volontà” compaiono spesso in punti della Settanta in cui l’originale ebraico presenta il nome divino. Inoltre, alcune traduzioni delle Scritture Greche Cristiane in ebraico qui usano il Tetragramma. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche e della presenza di espressioni simili nelle Scritture Greche Cristiane sembra appropriato usare il nome divino nel testo principale. (Vedi l’argomentazione relativa ad Atti 21:14.)
RISCONTRI:
A Handbook on the Letter from James, a cura di I-Jin Loh e Howard A. Hatton, Alleanza Biblica Universale, New York, NY, 1997, p. 161. Commentando l’espressione “se il Signore vuole” che compare in Giacomo 4:15, quest’opera afferma: “Se il Signore vuole [...] non è una formula usata con leggerezza ma riflette la consapevolezza e la convinzione che Dio ha l’ultima parola su tutto e che il futuro è nelle mani di Dio [...]. Il Signore qui non designa Gesù come in 2:1, ma Dio”.
TESTI A SOSTEGNO: J17, 32, 33, 37, 48, 65, 94, 100, 101, 115, 125, 144-147, 163, 167, 323, 324
ATTI 18:25 “via di Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione leggono hodòn tou Kyrìou (“via del Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Qui il contesto indica che “Signore” si riferisce a Dio. In Atti 18:26 viene usata un’espressione dal significato equivalente, “via di Dio”. Il libro degli Atti mostra che la vita del cristiano è incentrata sull’adorazione dell’unico vero Dio, Geova, e sulla fede in suo Figlio, Gesù Cristo, e fa riferimento a questo modo di vivere definendolo ‘la Via’ (Atti 19:9, 23; 22:4; 24:22; vedi approfondimento ad Atti 9:2). Inoltre l’espressione resa “via di Geova” compare quattro volte nei Vangeli come parte di una citazione di Isaia 40:3, e in quelle quattro occorrenze non c’è in greco l’articolo determinativo davanti a Kỳrios. (Vedi approfondimenti a Matteo 3:3; Marco 1:3; Luca 3:4; Giovanni 1:23.) In Isaia 40:3, nell’originale ebraico compare il Tetragramma. L’espressione “via di Geova” ricorre anche in Giudici 2:22 e “vie di Geova” in Geremia 5:4, 5. Inoltre, alcune traduzioni delle Scritture Greche Cristiane in ebraico qui in Atti 18:25 usano il nome divino o un equivalente del Tetragramma e leggono “via di Geova”. Pertanto, il contesto e il forte richiamo alle Scritture Ebraiche forniscono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 18:25 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
Holy Bible From the Ancient Eastern Text—George M. Lamsa’s Translation From the Aramaic of the Peshitta, a cura di George Lamsa. Nel versetto in esame questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto, e in una nota in calce dice: “La forma siriaca e aramaica del nome divino, ‘Mar-Yah’ o ‘Mor-Yah’, significa letteralmente ‘Signore Yah’, come in ‘Yahweh’, ‘YHWH’”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15, 16, 24, 29, 30, 32, 41, 42, 48, 65, 93, 94, 96, 100, 101, 115, 125, 132, 144, 146, 172, 201, 310
ATTI 19:20 “parola di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge tou Kyrìou (“del Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Il libro degli Atti usa anche un’espressione analoga, “parola di Dio”, e questo avvalora la conclusione che in Atti 19:20 Kỳrios si riferisca a Dio (Atti 4:31; 6:2, 7; 8:14; 11:1; 13:5, 7, 46; 17:13; 18:11). Entrambe le espressioni si rifanno alle Scritture Ebraiche. Tuttavia, rispetto a “parola di Dio”, nelle Scritture Ebraiche ricorre molto più spesso l’espressione “parola di Geova” come combinazione del termine ebraico per “parola” e del Tetragramma. (L’espressione “parola di Geova” vi ricorre in circa 200 versetti. Alcuni esempi si trovano in 2 Samuele 12:9; 24:11, nt.; 2 Re 7:1; 20:4, nt.; Isaia 1:10, nt.; 2:3; 28:14; 38:4, nt.; Geremia 1:2, nt.; 2:1, nt.; Ezechiele 1:3, nt.; 6:1, nt; Osea 1:1, nt.; Michea 1:1, nt.; Zaccaria 9:1.) Nel passo di Zaccaria 9:1 presente in un’antica copia della Settanta, il termine greco lògos è seguito dal nome divino scritto in caratteri paleoebraici (). Il rotolo di pergamena che contiene questo passo — rinvenuto nel deserto della Giudea vicino al Mar Morto, presso Nahal Hever, in Israele — è datato tra il 50 a.E.V. e il 50 E.V. Inoltre, alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano in questo punto il nome divino. La Vulgata latina e la Pescitta siriaca usano l’espressione “parola di Dio”. Pertanto, a motivo del forte richiamo alle Scritture Ebraiche, del modo in cui questa espressione compare nei manoscritti menzionati sopra, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, coll. 132-133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 19:20 tra i versetti in cui “il N.T. [Nuovo Testamento] riferisce spesso (ὁ) κύριος a Jahvé o a Dio”.
The Orthodox Jewish Bible, Tanakh and Orthodox Jewish Brit Chadasha, a cura di Phillip E. Goble, 4ª ed., AFI International Publishers, New York, NY, 2011. In Atti 19:20 questa Bibbia usa “Hashem” a indicare il nome divino. Il termine “Hashem” deriva dall’espressione ebraica hashshèm che significa “il Nome”, usata spesso dagli ebrei al posto di YHWH.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 15-18, 23, 31, 32, 41, 48, 65, 94-96, 100, 101, 115, 125, 146, 323, 324
ATTI 21:14 “Si compia la volontà di Geova”
RAGIONI: Qui la maggioranza dei manoscritti greci legge “la volontà del Signore”, ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios (“Signore”) può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. Il termine greco per “volontà” (thèlema), per come è usato nelle Scritture Greche Cristiane, è quasi sempre collegato alla volontà di Dio (Matteo 7:21; 12:50; Marco 3:35; Romani 12:2; 1 Corinti 1:1; Ebrei 10:36; 1 Pietro 2:15; 4:2; 1 Giovanni 2:17). Quindi è logico concludere che in questa espressione Kỳrios si riferisca a Dio. Nella Settanta il greco thèlema è spesso utilizzato per tradurre espressioni ebraiche che sono relative alla volontà di Dio (o a ciò che gli fa piacere) e che si trovano in passi dove compare il nome divino (Salmo 40:8, 9 [39:9, 10, LXX]; 103:21 [102:21, LXX]; 143:9-11 [142:9-11, LXX]; Isaia 44:24, 28; Geremia 9:24 [9:23, LXX]; Malachia 1:10). Pertanto, a motivo del modo in cui il termine greco per “volontà” è usato nella Bibbia, del forte richiamo alle Scritture Ebraiche dell’espressione in esame, dell’utilizzo che viene fatto del termine Kỳrios e della sua ambiguità, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane riportano il nome divino.
RISCONTRI:
Gli Atti degli Apostoli. Introduzione e commento, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, Queriniana, Brescia, 2003, p. 727. Commentando Atti 21:14, quest’opera afferma: “In questo caso, Kýrios significa Dio Padre”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Atti 21:14 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The New Testament in Basic English, 13ª ed., E. P. Dutton & Co. Inc, New York, NY, 1946. Nel versetto in esame questa traduzione dice: “Sia fatta la volontà di Dio”.
The Orthodox Jewish Bible, Tanakh and Orthodox Jewish Brit Chadasha, a cura di Phillip E. Goble, 4ª ed., AFI International Publishers, New York, NY, 2011. In Atti 21:14 questa Bibbia usa “Hashem” a indicare il nome divino. Il termine “Hashem” deriva dall’espressione ebraica hashshèm che significa “il Nome”, usata spesso dagli ebrei al posto di YHWH.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 17, 18, 23, 32, 43, 65, 94-96, 100, 101, 115, 132, 144-147, 167, 187, 201, 310, 323, 324