C3
Versetti della lettera ai Romani in cui il nome “Geova” è presente ma non all’interno di citazioni dirette o indirette
ROMANI 10:16 “Geova, chi ha riposto fede in ciò che ha sentito da noi?”
RAGIONI: Qui Paolo cita la prima parte di Isaia 53:1. Nell’originale ebraico il nome divino compare solo nella seconda parte del versetto, nell’espressione “il braccio di Geova”. In Giovanni 12:38, Giovanni cita Isaia 53:1 per intero. Evidentemente sia Giovanni che Paolo citarono la profezia di Isaia dalla Settanta, dove il testo greco inizia con il termine Kỳrios (“Signore”) al vocativo. È possibile che in questo primo punto i traduttori della Settanta avessero inizialmente inserito il nome divino per chiarire che il profeta stava rivolgendo le sue domande a Dio. Come detto in precedenza, in copie successive della Settanta il termine Kỳrios è stato spesso usato al posto del Tetragramma presente nell’originale ebraico (come è accaduto nel caso dell’espressione “il braccio di Geova” in Isaia 53:1). Pertanto, qui si è deciso di usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
The Bible Commentary, a cura di F. C. Cook, Baker Book House, Grand Rapids, MI, ristampa 1981, vol. 9, p. 188. A proposito dell’occorrenza iniziale di “Signore” nella citazione, quest’opera afferma: “Il termine ‘Signore’, inserito qui e nelle versioni greche di Isa. 53:1, indica che il profeta si stava rivolgendo a Geova, come mittente del messaggio [...]. L’aggiunta concorda con il significato originale di questo passo e con il commento che ne fa S. Paolo nel v. 17”.
The Interpretation of St. Paul’s Epistle to the Romans, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1936, p. 666. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “Paolo aggiunge ‘Signore’ alla citazione perché la domanda del profeta era indirizzata a Yahweh”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Romani 10:16 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Lettera ai Romani. Commentario critico-teologico, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, ed. italiana a cura di A. Pitta, Piemme, Casale Monferrato, 1999, p. 711. A proposito di Romani 10:16 quest’opera dice: “Paolo mostra come non sempre il messaggio inviato da Dio sia accolto nella fede, e ciò vale anche per il messaggio sul Servo sofferente di JHWH”.
NLT Study Bible (New Living Translation), 2ª ed., Tyndale House Publishers, Inc., Carol Stream, IL, 2008. Nel versetto questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. Nella sezione “Introduzione alla New Living Translation” il comitato che ha curato la traduzione di questa Bibbia dice: “In genere abbiamo reso coerentemente il tetragramma (YHWH) con ‘il SIGNORE’, usando una forma [...] che è comune nelle traduzioni inglesi”. Riguardo al Nuovo Testamento, il comitato afferma: “Il termine greco kurios è tradotto coerentemente ‘Signore’, ma viene tradotto ‘SIGNORE’ in tutti quei passi in cui il Nuovo Testamento cita esplicitamente l’Antico Testamento, e in tali passi viene reso con il maiuscoletto”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 14-18, 23, 30-32, 34, 35, 41, 42, 46, 52, 59, 60, 65, 66, 88, 93, 100-102, 105, 106, 114, 115, 117, 118, 122, 130, 133, 136, 144-147, 149, 154, 164-166, 174, 178, 212, 213, 237-239, 244, 250, 265, 273, 275, 283, 296, 310, 323, 324
ROMANI 12:11 “Siate schiavi di Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione usano il termine Kỳrios (“Signore”), ma ci sono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale. Nelle Scritture Greche Cristiane Kỳrios può riferirsi sia a Geova Dio che a Gesù Cristo, in base al contesto. In Romani 12:1, 2 Paolo esorta i cristiani a presentare il proprio corpo in sacrificio “a Dio” e ad accertarsi “della volontà di Dio, di ciò che è buono, perfetto e gradito a lui”; nel versetto 3 si legge anche: “Ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato”. Inoltre, l’occorrenza di Kỳrios più vicina al versetto in esame si trova in Romani 12:19, ed è interessante che in quel versetto venga citato Deuteronomio 32:35, il cui contesto rende chiaro che è Geova a parlare. (Vedi l’argomentazione relativa a Romani 12:19.) Alcuni studiosi fanno anche notare che il verbo greco doulèuo (“essere schiavo”, “servire”), che compare in Romani 12:11, viene usato nella Settanta a fronte di espressioni ebraiche che nel testo ebraico contenevano il Tetragramma (Giudici 2:7; 1 Samuele 7:4; 12:20; 2 Cronache 30:8; Salmo 2:11; 100:2 [99:2, LXX]; 102:22 [101:22, LXX]). Quindi sia il contesto che il forte richiamo alle Scritture Ebraiche dell’espressione in esame indicano che qui in Romani 12:11 il termine Kỳrios si riferisce non a Gesù, ma a Geova Dio. (Vedi App. C1.)
RISCONTRI:
Believer’s Bible Commentary, di William MacDonald, a cura di Art Farstad, Thomas Nelson Publishers, Inc., Nashville, TN, 1995, p. 1730. Facendo notare che il pensiero espresso in Romani 12:11 affonda le sue radici nelle Scritture Ebraiche, quest’opera dice: “Qui si riscontra un richiamo alle parole di Geremia 48:10”. Quel versetto dice: “Maledetto chi compie la missione di Geova con negligenza!” E nel testo ebraico lì compare il nome Geova.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10, 16, 18, 32, 44, 65, 94, 95, 100-102, 106, 115, 125, 139, 145-147, 167, 201, 310, 323, 324
ROMANI 12:19 “dice Geova”
RAGIONI: Qui i manoscritti greci a disposizione leggono lègei Kỳrios (lett. “dice Signore”), ma si è scelto di usare il nome divino nel testo principale per le ragioni che seguono. Paolo cita Deuteronomio 32:35. Anche se nel testo originale ebraico di quel versetto non è presente l’espressione “dice Geova”, il contesto rende chiaro che le parole citate da Paolo furono dette da Geova (Deuteronomio 32:19-34; confronta approfondimento a Matteo 1:22). Evidentemente Paolo aggiunge quell’espressione per far capire chi è a parlare. In copie successive della Settanta il termine Kỳrios è stato spesso usato al posto del nome divino presente nell’originale ebraico, come nel caso di molte citazioni delle Scritture Ebraiche. È interessante notare che, in questo versetto, davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Paolo cita Deuteronomio 32:35 anche in Ebrei 10:30, ma lì aggiunge le parole del versetto successivo di Deuteronomio (“Geova giudicherà il suo popolo”), dove compare il nome divino. (Vedi App. C1.)
RISCONTRI:
The Interpretation of St. Paul’s Epistle to the Romans, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1936, p. 780. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “‘Dice il Signore’ viene aggiunto da Paolo per far capire chi è a pronunciare queste parole. Già da molto tempo Dio ha disposto le cose perché sia fatta giustizia contro i malfattori”.
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Romani 12:19 tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
The New Interpreter’s Bible Commentary, a cura di N. T. Wright, Abingdon Press, Nashville, TN, 2015, vol. 9, p. 615. Nel commentare Romani 12:19, 20 quest’opera dice: “Comportarsi in questo modo permette di accumulare carboni incandescenti sulla testa del nemico (‘e YHWH ti ricompenserà’, aggiunge Proverbi)”.
NLT Study Bible (New Living Translation), 2ª ed., Tyndale House Publishers, Inc., Carol Stream, IL, 2008. Nel versetto questa traduzione riporta “SIGNORE” (in inglese LORD) con l’iniziale maiuscola seguita dal maiuscoletto. Nella sezione “Introduzione alla New Living Translation” il comitato che ha curato la traduzione di questa Bibbia dice: “In genere abbiamo reso coerentemente il tetragramma (YHWH) con ‘il SIGNORE’, usando una forma [...] che è comune nelle traduzioni inglesi”. Riguardo al Nuovo Testamento, il comitato afferma: “Il termine greco kurios è tradotto coerentemente ‘Signore’, ma viene tradotto ‘SIGNORE’ in tutti quei passi in cui il Nuovo Testamento cita esplicitamente l’Antico Testamento, e in tali passi viene reso con il maiuscoletto”.
TESTI A SOSTEGNO: J7, 8, 10-12, 14-18, 22-24, 30-35, 38, 40-44, 46, 52, 54, 57, 59-61, 65-67, 88, 90, 94-96, 99-101, 106, 114, 115, 117, 122, 125, 130, 133, 138, 139, 144-147, 149, 154, 163-167, 174, 178, 185, 187, 201, 203, 217, 237-239, 243, 244, 250, 265, 269, 271, 273, 275, 279, 280, 283, 290, 295, 300, 310, 322-324
ROMANI 14:4 “perché Geova può farlo stare in piedi”
RAGIONI: Qui diversi manoscritti greci a disposizione leggono ho Kỳrios (“il Signore”); altri manoscritti leggono ho Theòs (“il Dio”). E alcune antiche traduzioni in altre lingue usano un equivalente per “Dio”. Nelle Scritture Greche Cristiane il titolo “Signore” spesso si riferisce o a Geova Dio o a Gesù Cristo, in base al contesto. In questo caso il contesto (Romani 14:1-12) indica chiaramente che si riferisce a Geova Dio. Paolo sta parlando dell’importanza di non giudicare gli altri in questioni di coscienza. Nel versetto 3 spiega che “Dio ha accolto” sia “chi mangia” sia “chi non mangia”. Proseguendo il ragionamento, nel versetto 10 dice che tutti “compariremo davanti al tribunale di Dio”. E nel versetto 12 conclude dicendo che ognuno “renderà conto di sé stesso a Dio”. Quindi il contesto indica che è Geova “il Signore” di cui si parla in Romani 14:4. Un’altra ragione che porta in questa direzione è il richiamo alle Scritture Ebraiche. In Romani 14:11, infatti, Paolo cita Isaia 45:23, il cui contesto rende chiaro che è Geova Dio a parlare (Isaia 45:18-22; vedi approfondimento a Romani 14:11). Considerati questi fattori che portano a concludere che qui ho Kỳrios si riferisce a Geova Dio, si è scelto di usare il nome divino nel testo principale. Inoltre, in questo punto alcune traduzioni in ebraico e in altre lingue delle Scritture Greche Cristiane riportano il nome divino.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Romani 14:4b tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Lettera ai Romani. Commentario critico-teologico, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, ed. italiana a cura di A. Pitta, Piemme, Casale Monferrato, 1999, p. 817. A proposito di Romani 14:6 quest’opera afferma: “Dal v. 4 in avanti, Paolo parla di κύριος, e ci si potrebbe chiedere se intenda Dio o Cristo. Tenendo presente il parallelismo che domina in questo versetto, sembra meglio intendere κύριος nel senso veterotestamentario, in riferimento a Dio, una lettura questa suggerita anche dal v. 11, dove Paolo cita Is 49,18”.
ESV Study Bible, Crossway, Wheaton, IL, 2008, p. 2180. A proposito del versetto in esame quest’opera dice: “I forti stanno in piedi o cadono davanti a Dio; staranno in piedi e saranno considerati giusti davanti a Dio nell’ultimo giorno perché Dio darà loro la grazia”.
TESTI A SOSTEGNO: J18, 23, 32, 48, 95, 100, 101, 115, 145-147, 187, 265, 271, 323, 324
ROMANI 14:6 “lo osserva per Geova”, “mangia per Geova”, “chi non mangia lo fa per Geova”
RAGIONI: In questo versetto i manoscritti greci disponibili usano tre volte il termine Kỳrios (“Signore”). Nelle Scritture Greche Cristiane questo titolo spesso si riferisce o a Geova Dio o a Gesù Cristo, in base al contesto. Per capire a chi si riferisce in questo caso occorre capire come viene usato Kỳrios nell’intero contesto di Romani 14:4-11. Fin dall’inizio del capitolo 14 Paolo parla dell’importanza di non giudicare gli altri. Nel versetto 3 spiega che “Dio ha accolto” sia “chi mangia” sia “chi non mangia”. Nel versetto 4 dice che, se un servitore “sta in piedi o cade, la cosa riguarda il suo padrone” e che il Signore “Geova può farlo stare in piedi”. (Vedi l’argomentazione relativa a Romani 14:4.) Proseguendo il ragionamento, nel versetto 10 Paolo dice che tutti “compariremo davanti al tribunale di Dio”. Nel versetto 11 cita Isaia 45:23, il cui contesto rende chiaro che è Geova Dio a parlare (Isaia 45:18-22; vedi approfondimento a Romani 14:11). E nel versetto 12 Paolo conclude dicendo che ognuno “renderà conto di sé stesso a Dio”. È interessante notare che, qui in Romani 14:6, davanti a Kỳrios non compare l’articolo determinativo laddove invece la grammatica greca lo richiederebbe; in pratica il termine è stato usato come se fosse un nome proprio. Pertanto, il contesto, il forte richiamo alle Scritture Ebraiche e l’inusuale assenza dell’articolo forniscono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale di questo versetto.
RISCONTRI:
Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz e G. Schneider, ed. italiana a cura di O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1998, vol. 2, col. 133. Quest’opera di consultazione elenca Romani 14:6a, 14:6b e 14:6c tra i versetti in cui Kỳrios è uno dei modi in cui “Jahvé/Dio è designato”.
Lettera ai Romani. Commentario critico-teologico, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, ed. italiana a cura di A. Pitta, Piemme, Casale Monferrato, 1999, p. 817. A proposito di Romani 14:6 quest’opera afferma: “Dal v. 4 in avanti, Paolo parla di κύριος, e ci si potrebbe chiedere se intenda Dio o Cristo. Tenendo presente il parallelismo che domina in questo versetto, sembra meglio intendere κύριος nel senso veterotestamentario, in riferimento a Dio, una lettura questa suggerita anche dal v. 11, dove Paolo cita Is 49,18”.
The Interpretation of St. Paul’s Epistle to the Romans, a cura di R.C.H. Lenski, Augsburg Publishing House, Minneapolis, MN, 1936, p. 823. Commentando il versetto in esame, quest’opera afferma: “Si noti l’enfasi sui tre Κυρίῳ [kyrìoi] (senza articolo = Yahweh, Dio)”.
TESTI A SOSTEGNO:
J7, 8, 10, 16, 18, 22, 24, 32, 33, 41, 44, 65, 66, 94, 95, 100, 101, 106, 115, 125, 145-147, 167, 187, 310, 322-324
J7, 8, 10, 16, 18, 22, 24, 32, 33, 41, 44, 65, 66, 94, 95, 100, 101, 106, 115, 125, 145-147, 163, 167, 187, 310, 322-324
J7, 8, 10, 16, 18, 22, 24, 32, 33, 41, 44, 65, 66, 94, 95, 100, 101, 106, 115, 125, 145-147, 167, 187, 310, 322-324
ROMANI 14:8 “viviamo per Geova”, “moriamo per Geova”, “apparteniamo a Geova”
RAGIONI: In questo versetto i manoscritti greci disponibili usano tre volte il termine Kỳrios (“Signore”) preceduto dall’articolo determinativo. Nelle Scritture Greche Cristiane questo titolo spesso si riferisce o a Geova Dio o a Gesù Cristo, in base al contesto. Per capire a chi si riferisce in questo caso occorre capire come viene usato Kỳrios in Romani 14:4, 6. Le ragioni che portano a concludere che in quei versetti Kỳrios si riferisce a Geova Dio vengono spiegate nelle argomentazioni relative a Romani 14:4, 6. Inoltre l’idea che apparteniamo a Dio e che viviamo e moriamo per lui si ritrova anche in altri passi della Bibbia (Salmo 100:3; 146:2; Romani 6:11; Galati 2:19; 1 Pietro 4:2). Pertanto, benché qui i manoscritti greci usino il termine Kỳrios (preceduto dall’articolo determinativo), l’ambiguità del termine, il contesto e il messaggio delle Scritture nell’insieme forniscono valide ragioni per usare il nome divino nel testo principale.
RISCONTRI:
Lettera ai Romani. Commentario critico-teologico, a cura di J. A. Fitzmyer, trad. di E. Gatti, ed. italiana a cura di A. Pitta, Piemme, Casale Monferrato, 1999, p. 817. A proposito di Romani 14:8 quest’opera afferma: “Paolo pensa al cristiano chiamato a servire Dio in ogni cosa [...]. Sia nella vita che nella morte, il cristiano esiste τῳ κυρίῳ, per lodare, esaltare e servire Dio, il creatore e conservatore di ogni cosa”. E aggiunge: “I cristiani appartengono a Dio come loro κύριος e di ciò devono essere ben convinti”.
TESTI A SOSTEGNO:
J7, 8, 10, 14-16, 18, 32, 41, 44, 65, 94, 95, 100, 101, 106, 115, 145-147, 187, 323, 324
J7, 8, 10, 14-16, 18, 32, 41, 44, 65, 94, 95, 100, 101, 115, 145-147, 187, 310, 323, 324
J7, 8, 10, 14-16, 18, 32, 44, 65, 94, 95, 100, 101, 106, 115, 145-147, 187, 310, 323, 324