Una lingua che è radicalmente diversa
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Hong Kong
INVECE d’imparare solo ventuno lettere come nell’alfabeto italiano, ti piacerebbe imparare a memoria migliaia di caratteri ideografici? Ti piacerebbe scrivere una lettera non a macchina alla velocità di cinquanta-ottanta parole al minuto, ma disegnando faticosamente a mano ciascun carattere? È così che si apprende il cinese, sia scritto che parlato.
Quella cinese è reputata una delle più antiche lingue del mondo, ed è forse la più difficile. La difficoltà sta principalmente nel fatto che la lingua cinese non ha un alfabeto. Invece, ha migliaia di diversi caratteri. Mentre un regolare dizionario per gli studenti di scuola superiore può contenere solo circa 10.000 caratteri, un dizionario completo ne contiene oltre 40.000. Tuttavia, in genere si calcola che se la persona conosce da 3.000 a 4.000 caratteri, dovrebbe riuscire discretamente bene a leggere le pubblicazioni d’interesse generale.
I caratteri sono le unità o i simboli basilari della lingua scritta e sono tutti monosillabici. Mentre ciascuno ha il suo proprio significato, due o più caratteri si possono combinare per formare parole nuove. Per esempio, il carattere “ren” [Carattere cinese in originale] da solo significa “un uomo”; quando è combinato con il carattere “min” [Carattere cinese in originale], la parola “ren min” che ne risulta significa gente di un paese. “Ren” può anche combinarsi con altri due caratteri “jiann” (vedi, [Carattere cinese in originale]) e “jeng” (prova, [Carattere cinese in originale]) per formare la parola “jiann jeng ren” ([Carattere cinese in originale]), che significa un testimone. Oggi nella lingua parlata, per esprimere un solo concetto o termine ci vogliono di solito due o tre caratteri separati.
La maggioranza dei caratteri cinesi sono formati dalla (1) parte radicale, che spesso provvede l’indicazione del significato, e (2) la parte fonetica, che dà la chiave della pronuncia. Per esempio, il radicale “cuore” [Carattere cinese in originale] si trova in caratteri che esprimono pensieri, emozioni, caratteristiche personali e simili. Nella maggioranza dei dizionari sono elencati 214 radicali, mentre il numero delle parti fonetiche varia secondo la preferenza dei singoli classicisti. Sebbene tali parti fonetiche in origine fossero usate per indicare la pronuncia della parola, a causa dei cambiamenti di pronuncia che ci sono stati nel corso degli anni, questi non sono più disponibili. Così puoi riscontrare che due caratteri con la medesima parte fonetica non hanno nella loro pronuncia attuale nessuna somiglianza.
Scrittura cinese
Pur vivendo in un paese dove si usa un’altra lingua, puoi benissimo aver visto in qualche luogo scritti cinesi, forse nelle insegne all’esterno di un negozio cinese. A te, essi possono apparire come disegni strani. Difatti, vari caratteri furono in origine disegni o pittografie delle cose che rappresentano, per quanto oggi non se ne possa vedere la somiglianza. Per esempio, la parola per sole fu in origine un cerchio con una linea curva trasversale [Carattere cinese in originale], mentre la forma attuale è un rettangolo con un’asta per traverso nel mezzo [Carattere cinese in originale]. Il carattere per fiume fu in origine tre linee curve [Carattere cinese in originale], che raffigurava ovviamente il serpeggiare dei corsi d’acqua, ma ora il carattere è divenuto semplicemente tre linee diritte. A volte due caratteri scritti in proporzione si combinano per formare un carattere nuovo che rappresenta idee astratte. Così il solo carattere per splendore [Carattere cinese in originale] è formato dalla combinazione dei due caratteri per sole [Carattere cinese in originale] e luna [Carattere cinese in originale]. La parola per “buono” [Carattere cinese in originale] è composta dei caratteri per femmina [Carattere cinese in originale] e bambino [Carattere cinese in originale], rivelando così l’alto riguardo che l’antico Cinese aveva per la vita familiare. Ma la maggioranza dei caratteri son formati dalla combinazione di una parte radicale e di una parte fonetica.
Quando esamini i caratteri cinesi, puoi notare che son fatti di diversi tratti. Secondo W. Simon nel suo libro How to Study and Write Chinese Characters, ci sono almeno quindici diversi tratti. Il numero dei tratti in un carattere può essere di uno solo o giungere fino a trentacinque o più.
Uso del dizionario cinese
Poiché di solito si ha poca idea di come si debba pronunciare una parola sconosciuta, il miglior modo di assicurarsene è quello di consultare un dizionario anziché cercar d’indovinare. Per la disposizione dei caratteri si seguono diversi metodi. Il metodo più popolare dispone i caratteri secondo i loro radicali e numero di tratti. Così prima devi conoscere bene come si scrivono i caratteri e riconoscerne i radicali.
Nel dizionario i caratteri sono disposti sotto il radicale che contengono e i radicali son disposti secondo il numero dei tratti, che può variare da uno a diciassette. Così, prima devi decidere quale dei 214 radicali è contenuto nella parola e quindi devi contare il numero dei tratti che sono nel radicale. Complicato? Ecco, trovare il radicale neanche è sempre semplice, perciò la maggioranza dei dizionari dà un elenco di caratteri i cui radicali son difficili da trovare. Questi sono disposti secondo il numero dei tratti che hanno.
Un’altra difficoltà è che alcune parole possono contenere due o anche tre parti, ciascuna delle quali è un radicale. Così dopo aver cercato invano di trovarlo sotto un raggruppamento di radicali, devi guardare sotto un altro raggruppamento di radicali. La faccenda di trovare il giusto radicale è ulteriormente complicata dal fatto che nei caratteri il posto dei radicali varia. Può essere a destra, a sinistra, in cima, in fondo o anche proprio nel mezzo.
Una volta che hai trovato il radicale giusto, conti il numero dei tratti nel resto del carattere, giacché tutti i caratteri che hanno lo stesso radicale son disposti secondo il numero dei tratti che hanno, esclusi i tratti dei radicali. Questo si complica ulteriormente quando un tratto pare che ne sia due. Così può subito vedersi che cercare le parole in un dizionario cinese è un compito molto laborioso.
La lingua parlata
Gli stranieri che imparano a parlare cinese spesso hanno difficoltà con i cosiddetti toni, che sono inflessioni della voce, di cui si fa uso per distinguere una parola dall’altra. Nella lingua nazionale della Cina, chiamata mandarino, ci sono quattro toni, cioè piano, ascendente, discendente, cadente, benché alcuni esperti ne aggiungano un quinto, il circonflesso.a Ma in cantonese, dialetto parlato a Canton e a Hong Kong, ci sono nove toni. La differenza fra un tono e l’altro è di solito assai piccola e difficile da distinguere per gli studenti stranieri. Comunque, le leggere differenze di pronuncia possono a volte significare un’enorme differenza di significato. Per esempio, in mandarino la parola per “signore” è “chu3”, mentre la parola per “porco” è “chu1”. Così quando uno straniero vuol dire “tien chu3” (signore celeste, il termine cinese che i cattolici usano per riferirsi a Dio), se non è sicuro del tono giusto, può facilmente dire “tien chu1” e riferirsi invece a un porco celeste, con grande stupore e divertimento dell’ascoltatore cinese. È comprensibile che lo straniero che impara la lingua deve mantenere il suo senso dell’umorismo per evitare lo scoraggiamento.
Questa peculiarità della lingua cinese — un gran numero di parole che hanno pronuncia simile o identica — la rende agli stranieri assai difficile da imparare. Per esempio, in mandarino ci sono 69 parole che si pronunciano come i (breve), 7 delle quali sono in tono 1 (piano), 17 in tono 2 (ascendente), 7 in tono 3 (discendente) e 38 in tono 4 (cadente). Mentre in italiano due parole diverse con pronuncia identica, come cara (persona diletta) e cara (costosa), sono eccezioni, in cinese esse sono estremamente comuni. Così quando si ode parlare il cinese, si deve fare molta attenzione al contesto per decidere il significato delle parole usate.
Come c’è da aspettarsi in un grande paese come la Cina, ci sono decine e decine di dialetti parlati dagli abitanti di diverse parti del paese. In alcune parti del paese, specialmente nel meridione, il viaggiatore può trovare dialetti diversi in villaggi che sono solo ad alcuni chilometri di distanza. A volte anche gli abitanti di villaggi vicini possono trovare difficoltà a capirsi l’un l’altro. Alcuni dialetti si assomigliano, come quelli parlati nella Cina settentrionale, mentre altri non suonano neanche lontanamente simili, come il dialetto cantonese e il dialetto di Shanghai. Questi due dialetti sono completamente diversi non solo per il loro vocabolario, ma anche per la pronuncia dei vari caratteri che si usano nella lingua scritta. Inoltre, alcune parole dialettali sono solo pronunciate ma non hanno una forma scritta. In realtà, eccetto la lingua scritta, gli abitanti di diverse parti della Cina avrebbero seria difficoltà a capirsi. Fortunatamente e sorprendentemente, benché i Cinesi parlino molti dialetti assai diversi, tutti leggono una lingua comune, il mandarino scritto. A eccezione delle persone di lingua mandarina, tutti i Cinesi parlano in un modo e scrivono in un altro. Ma se due Cinesi non possono parlarsi in maniera comprensibile, possono almeno comunicare per iscritto.
Sforzi di riforma
Siccome il cinese è una lingua così difficile da imparare, specialmente per gli stranieri, nei tempi moderni si sono fatti ripetutamente sforzi per semplificarlo con vari metodi. Alcuni sostengono la semplificazione dei caratteri, come ha fatto la Cina comunista, onde si possano imparare più facilmente. Tuttavia, questo sforzo non è per nulla favorito dal governo nazionalista di Taiwan, né dai Cinesi più conservatori e anziani. Altri hanno tentato la romanizzazione, sostituendo ai caratteri le lettere romanizzate. I primi a far questo furono i missionari cattolici che vennero in Cina durante la Dinastia Ming (1368-1644 E.V.). Ma la letteratura che scrissero in lettere romanizzate fu usata solo dai missionari stessi. Nel diciannovesimo secolo, missionari della cristianità tradussero la Bibbia in diversi dialetti, come i dialetti di Soochow, Shanghai, Ningpo, Amoy e Canton, in lettere romanizzate. Nel 1867, l’erudito inglese T. F. Wade pubblicò il suo proprio metodo di romanizzazione, che è stato estesamente usato dagli scrittori di testi e dizionari cinesi.
Quindi nel 1918 il governo cinese pubblicò una serie di quaranta simboli fonetici per aiutare i lettori a pronunciare correttamente i caratteri. Questi sono stampati accanto ai caratteri invece di sostituirli. Questo metodo fonetico è usato semplicemente come ausilio per la pronuncia e non serve a prendere il posto dei caratteri.
Nel 1934 fu pubblicato un alfabeto cinese latinizzato. Era un metodo piuttosto semplice senza nessun tentativo per indicare i particolari toni delle parole. Come risultato, avrebbe potuto facilmente causare confusione e non divenne molto popolare fra gli abitanti. Da allora è stato del tutto dimenticato. Tentativi sono stati anche fatti dalla Cina comunista per latinizzare la lingua cinese, ma la cosa è ancora a uno stadio assai sperimentale.
Prospettive future
Per quanto siano stati compiuti ripetuti sforzi per semplificare la lingua cinese o anche per cambiarne lo stile alfabetico, finora tali sforzi non hanno conseguito nessun successo notevole. La summenzionata peculiarità della lingua cinese, che ha tante parole con pronuncia molto simile o addirittura identica, rende per certo difficilissimo esprimercisi in stile alfabetico con chiarezza e accuratezza. Inoltre, sarebbe comprensibilmente un compito formidabile cambiare l’enorme quantità di letteratura classica in una lingua romanizzata, per non menzionare l’insegnamento di un nuovo metodo a 800.000.000 di persone! Questo può spiegare in parte perché i Cinesi sono ancora contenti di usare questa lingua assai difficile e di far dedicare ai loro figli molte lunghe ore perché copino, recitino e imparino a memoria le migliaia di caratteri necessari per istruirsi.
Considerando le centinaia di lingue che si parlano nelle diverse parti della terra, si può subito vedere come tutte queste diverse lingue sono state una forza divisiva che ha impedito la libera comunicazione fra gli abitanti della terra. Basta solo fare un viaggio in un paese straniero senza conoscerne la lingua per capire quanto ci si possa sentire impotenti e frustrati allorché non si è in grado di comprendere ciò che le persone dicono e non se ne è compresi.
Nell’interesse della libera comunicazione fra tutti gli uomini, sarebbe per certo una grande benedizione se tutto il genere umano parlasse una sola lingua comune. Ma come potrebbe farsi questo in un mondo che va divenendo sempre più nazionalistico e diviso?
Nonostante che tale compito sembri al di là delle capacità di realizzazione dell’uomo, felicemente non è impossibile che ciò sia conseguito da Geova Dio, il Creatore del genere umano. Infatti, è sua espressa volontà che, nel futuro assai prossimo, tutta l’umanità sia unita sotto il giusto e perfetto governo del regno di Dio retto dal suo Figlio Gesù Cristo. Quindi possiamo ragionevolmente sperar di vedere che tutto il genere umano parli una sola lingua comune nella quale potrà esprimere in maniera perfetta i propri pensieri e i propri sentimenti.
[Nota in calce]
a I diversi toni sono indicati dal numero dei toni o dal segno dei toni. Si usano diversi metodi. Per esempio, un metodo che suggerisce di indicare i toni con i numeri usa il numero 1 per rappresentare il tono piano, 2 per l’ascendente, 3 per il discendente, 4 per il cadente. Questo è il metodo seguito in questo articolo.
[Prospetto a pagina 10]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
CARATTERI CINESI CON EQUIVALENTI ALFABETICI E TRADUZIONE ITALIANA
Yeh1 Ho2 Hua2 shih4 wo3 ti1
Ge- o- va è il mio Pa-
muh4 jeh3, wo3 bih4 pu1 tsyh4
sto- re, non mi man-
chiue1 far2. Shyh1 pian1 23:1.
cherà nulla. Salmo 23:1.