Nostro figlio mi ha aiutata a trovare nuovi valori
Il giorno che nacque il nostro primogenito fu un giorno molto felice. La gioia di mio marito, e la dichiarazione del medico che il bambino era normale e sano, allora significarono tanto. Ma quella felicità non durò a lungo. Ben presto i miei amici tentarono di convincermi che c’era qualcosa che non andava negli occhi di Craig. Dopo un controllo, il medico ci assicurò che non c’era nulla di grave. Ma la settimana dopo la visita medica, si formò in un occhio di Craig una spessa cateratta. Il nostro bimbo di tre mesi era semicieco!
Un oculista ci disse che purtroppo avevamo sposato la persona sbagliata, dato che il difetto di nostro figlio era ereditario. Era già abbastanza doloroso sapere che avevo un figlio semicieco, senza che mi dicessero che avevo sposato la persona sbagliata. E la settimana dopo il cristallino dell’altro occhio di Craig fu completamente chiuso da un’altra cateratta. A quattro mesi dalla nascita era completamente cieco!
Dopo molti pianti e serie discussioni con mio marito, consultammo un nutrizionista. La sua opinione fu che il problema era stato causato da un farmaco preso per circa tre mesi durante la gravidanza. A suo giudizio, se Craig non rispondeva alla cura entro tre mesi, si poteva far poco per lui. Com’era addolorato il mio cuore per il nostro piccino, e che terribile futuro di madre mi raffiguravo!
Per il colpo cominciai anche a mettere in dubbio la giustizia di Dio. Pensavo che se Dio gli avesse permesso di perdere un occhio solo, mi ci sarei potuta rassegnare. Ma tutt’e due, mi sembrava disumano. Perché un bambino indifeso doveva soffrire? Mi ero curata della mia salute, sia prima che durante la gravidanza. Conoscevo altre madri che abusavano di sé — cercando addirittura di abortire — eppure i loro figli nascevano sani. Perché era accaduto proprio a me che avevo tanto desiderato un bambino?
Scoperti nuovi valori
Dopo non molto, comunque, cominciai a rendermi conto che mio figlio stava diventando una benedizione per me sotto molti aspetti. La sua salute peggiorò fino al punto che la mia principale preoccupazione era la sua vita non la sua vista. Capivo che ci sono altri doni preziosi, il più grande dei quali è la vita stessa. Era così bello averlo vivo!
Mio marito mi rammentava che l’imperfezione del nostro corpo, gli imprevisti effetti collaterali del farmaco e le pessime condizioni in cui viviamo erano fattori da tenere presenti. Gli amici mi citarono molti esempi di bambini che si trovavano in condizioni altrettanto difficili e che avevano imparato a sormontare gravi problemi.
Inoltre, col passare degli anni, mio marito e gli amici mi rammentavano continuamente che Dio si propone di eliminare tutte le menomazioni di coloro che vivranno su questa terra nel Suo giusto nuovo sistema di cose. (2 Piet. 3:13; Riv. 21:3, 4) Mi fecero notare i molti lati positivi che Craig stava manifestando: l’allegria e l’amore per Geova che era ovviamente in quel cuoricino. Queste erano vere benedizioni. Meditai anche spesso sulla contesa riguardo a Giobbe sollevata da Satana con Dio: avremmo servito Geova solo se avevamo tutto quello che desideravamo? — Giobbe capp. 1 e 2.
Il risultato fu che dedicai più tempo a parlare ai miei vicini di quello che dice la Bibbia. Ciò servì a tenere la mia mente occupata pensando alle promesse più edificanti e positive della Parola di Dio. Richiese uno sforzo da parte mia, ma migliorai la mia relazione con Dio.
Essenziale la pazienza
Nostro figlio è rimasto un bambino delicato e sensibile. Benché abbia compiuto cinque anni non riesce ancora a camminare da solo. Dato che la vista esercita una funzione importante nello stabilire il senso dell’equilibrio, Craig è in condizioni di svantaggio. Sebbene abbia la forza fisica per camminare, preferisce spostarsi restando seduto. Così si sente sicuro.
Per ora abbiamo cercato di persuadere Craig a fare pochi passi, assicurandogli che saremmo stati lì a prenderlo a braccia aperte. Lo lodiamo con calore quando si sforza, ma di solito torna a sedersi e ad aggrapparsi ai mobili per spostarsi. Non possiamo né castigarlo né spingerlo; altrimenti, regredisce subito. Il suo progresso lento ci ha insegnato la pazienza.
Un’altra difficoltà è la comprensione del linguaggio. In principio Craig appariva particolarmente intelligente. Gli era facile ripetere le parole e le risposte in modo pappagallesco. Ma col passar del tempo notammo che non riusciva a mettere insieme frasi sensate. Ci si prospettò allora la possibilità d’avere un bambino anche mentalmente ritardato.
La corrispondenza con una scuola governativa per i ciechi ci aiutò a capire la situazione. Chi ci vede può pensare di capire la situazione di un cieco semplicemente chiudendo gli occhi. Ma può sempre attingere alla sua passata memoria visiva. È impossibile per chi ci vede chiudere semplicemente gli occhi e capire cosa significa essere ciechi dalla nascita. Comprendemmo che non era colpa di Craig, ma, piuttosto, che era colpa nostra, perché non gli avevamo continuamente descritto le cose che avrebbe normalmente imparate con l’osservazione visiva.
I bambini vedenti sono grandi imitatori. Ma come può un bambino non vedente imitare per esempio il gesto di prendere su un cucchiaio all’ora dei pasti, o chiudere una porta o voltare la pagina di un libro? Non può vedere né l’oggetto né il movimento. Come si fa a spiegargli com’è un uccello in volo o un cavallo al galoppo?
Adesso era chiaro. Dovevo parlare molto più spesso a Craig e dirgli quello che facevo mentre mi muovevo per casa e sbrigavo le faccende. Quando è possibile, gli faccio toccare l’oggetto che uso, assaggiarlo o annusarlo e quindi gli faccio seguire con la mano il movimento.
Se chiudo una porta, gli spiego quello che faccio. Poi lo invito a toccare la porta, ad ascoltare il leggero rumore che produce mentre si sposta e infine il clic quando si chiude. Ripeto il movimento senza che egli tocchi la porta, e gli chiedo di dirmi cosa sto facendo. Bisogna fare così per aiutarlo a capire la relazione fra il movimento e gli oggetti e le persone. Come risultato, sia la sua comprensione che il suo linguaggio sono molto migliorati. La pazienza e la perseveranza ci stanno dando molti frutti.
Sensibilità più acuta
La sensibilità di Craig ci ha fatto capire che dobbiamo essere indulgenti e comprensivi nell’educarlo. Egli è straordinariamente sensibile all’atmosfera che regna in una casa. Anche da piccolo si accorgeva se una famiglia era tranquilla oppure no. Se l’atmosfera non era pacifica e calma, non lo potevamo lasciare con loro, neppure se erano nostri amici. D’altra parte abbiamo notato che Craig si sente perfettamente a suo agio con coloro che sono quieti e tranquilli. Mio marito e io abbiamo naturalmente dovuto fare più attenzione al nostro comportamento. Le parole adirate fra noi mettono in agitazione Craig. Al contrario, la sua salute migliora quando noi siamo distesi e in pace.
Dato che la vista ha relazione con le papille gustative, Craig ha gusti molto conservatori. Un tempo nessuna verdura gli piaceva. Ho avuto bisogno di pazienza e ingegnosità per fargli accettare cibi nuovi.
L’odorato è un altro campo in cui è particolarmente sensibile. Craig non ha difficoltà a individuare cibi che a noi sembrano piuttosto inodori. Noi incoraggiamo questo senso dell’odorato. Gli basta toccare appena con la punta delle dita un cibo qualsiasi e poi avvicinarsele al naso per sapere cos’è.
Come molti bambini non vedenti, Craig è sensibile anche alla musica, che lo calma quando è stanco e nervoso. Troppa musica, però, incoraggia la passività, come avviene coi bambini vedenti che passano troppo tempo davanti alla televisione.
Disciplina
Non vogliamo viziare il nostro bambino, anche se è andicappato. Così quando Craig piange per la stizza, gli facciamo sapere col tono della voce che siamo dispiaciuti. Dato che non può vedere le espressioni del nostro viso, dobbiamo modulare la voce.
In quanto all’educazione, finora abbiamo cercato di mettere in relazione Dio solo con le cose che piacciono a Craig. Ora gli piace l’uva. Così gli diciamo: “Sai chi ha fatto l’uva? Geova”. Usiamo questo metodo con tutto ciò che lo appassiona. Se siamo con degli amici e stiamo cucinando all’aperto e Craig mangia con gusto una bistecca o una salsiccia, gli spieghiamo chi ha reso possibili queste cose buone.
A volte Craig si stende per terra e ride sentendo il canto degli uccelli, specialmente del nostro cacatua australiano o del kookaburra. Anche i tacchini richiamano la sua attenzione. Quando notiamo che si diverte, gli spieghiamo che li ha fatti Geova, e glielo facciamo ripetere. Per nostro figlio, Geova fa tutte le cose buone. Lo incoraggiamo a tastare l’erba, il gatto, il cane, la capra e le rose del giardino e poi gli chiediamo di dirci chi li ha fatti. Dal suo sorrisetto comprendiamo che ha imparato qualcosa di nuovo. In questo modo speriamo che, a modo suo, associ le cose piacevoli con il Creatore.
Giocattoli
In principio era difficile tenere Craig occupato. Sebbene non ci soffermiamo troppo a pensarci, guardare la gente che si muove è uno stimolo per la mente. Egli non ha questo stimolo; quindi può facilmente chiudersi in se stesso. I giocattoli sono utili per impedire che ciò avvenga.
È stato pure arduo aiutare Craig a percepire la grandezza e la forma delle cose. Come si può far capire a un bambino cieco com’è fatto un edificio grande, un albero alto o un treno lungo? Per aiutarlo a imparare gran parte di ciò in modo piacevole si può variare la grandezza e la forma dei suoi giocattoli. I giocattoli migliori sono oggetti della vita quotidiana, come cucchiai, piattini, scatole di cartone, palle di gomma, scarpe, borsette, corda, acqua in un secchio e cose da spingere, per menzionarne alcuni.
Il mio apprezzamento cresce
Craig mi ha insegnato ad apprezzare molte cose che sono prese per scontate. Credevo di apprezzare la vista. Ora non sono più tanto sicura che l’apprezzassi davvero. Un uccello in volo, un magnifico tramonto, un sorriso felice, le parole stampate di un buon libro, il colore dei fiori, un bell’abito, innumerevoli cose quotidiane significano tanto per me ora.
Comprendendo quanto è importante per Craig il dono dell’udito i suoni significano molto di più per me. Ci sono tante cose prese per scontate, come lo scatto di una porta o di un interruttore della luce, il rumore dei passi, il tono delle voci, il tic-tac di un orologio, il fruscio delle pagine che vengono sfogliate, il gorgoglio dell’acqua in un bicchiere o il ticchettio della pioggia. Suoni che a volte consideriamo superflui o noiosi, significano vita, sicurezza e piacere per Craig, rendendo il suo mondo più vario.
Altrettanto può dirsi dei molti piacevoli aromi, dell’infinita varietà di sapori, delle cose affascinanti che tocchiamo ogni giorno. Ho imparato ad apprezzare profondamente le qualità di una bellezza che non si vede, non si ode, non si palpa né si gusta, ma che nondimeno è assaporata ardentemente da ognuno di noi, specie dai ciechi. Si tratta di benignità e pazienza; di un ambiente sicuro e tranquillo, amore, fiducia e vera altruistica comprensione. Craig ha arricchito la nostra vita in tutti questi modi: ma il semplice fatto d’avere con noi ogni giorno questo affettuosissimo bambino è stato fonte di grande gioia.
Da quando aveva circa nove mesi Craig cominciò a canticchiare motivetti ben intonati. Il suo repertorio include molte canzoni, specie i cantici uditi alle adunanze cristiane. Sia che siamo a casa, a fare la spesa, in macchina o che andiamo a trovare i vicini, spesso questo bimbo allegro canta. È straordinario come può essere piacevole e incoraggiante anche per l’estraneo a cui passiamo accanto mentre facciamo la spesa al mercato.
Craig è un bambino attento e quindi più ricettivo all’insegnamento, anche se, come ho già detto, è più lento a comprendere la relazione fra il movimento e le persone e gli oggetti. A due anni e mezzo sapeva dire nel giusto ordine i primi 13 libri della Bibbia. Era in grado di rispondere a molte domande su personaggi biblici. Durante le preghiere sta così attento che alle adunanze cristiane dice “Amen!” ad alta voce prima di tutti gli altri. Fa la stessa cosa all’ora dei pasti dopo la nostra preghiera di ringraziamento. Il suo temperamento e il suo amore verso Dio in così tenera età sono stati di vero incoraggiamento.
Una volta non volevo andare a un’adunanza cristiana, perché mi sentivo un po’ giù, ma Craig andò in giro per casa tutto il pomeriggio, dicendo: “Andiamo alla Sala del Regno a trovare i fratelli e cantare cantici a Geova”.
Altre volte, quando eravamo stanchi, ci ha incoraggiato dicendoci: “Cantiamo!” “Cantiamo un cantico a Geova”. Oppure chiede: “Chi ha fatto l’arancia? Chi ha fatto il sole?” Ha subito effetto.
In principio consideravo la menomazione di mio figlio una vera tragedia. Ma è tutt’altro che insopportabile. Invece di piangere sulla perdita di un dono, quello della vista, altri doni hanno assunto per me un valore molto più grande. Ora che Craig ha cinque anni ed è più robusto, lo abbiamo portato da un chirurgo oculista. Ha riacquistato in parte la vista da un occhio, con l’uso di spesse lenti.
Come Craig, anche noi non vediamo l’ora che venga il giorno in cui potrà vederci chiaramente. Questo è anche il desiderio del suo fratellino che ci vede bene e che si dà già da fare per giocare con lui. — Da una collaboratrice.