Lo “spirito natalizio” è cristiano?
UN LIBRO intitolato “Tutto sulle feste americane” dice che, sebbene la commercializzazione del Natale sia un aspetto negativo, quest’ultimo è “compensato” dall’“ottimo spirito di cordialità . . . e da un sentimento di generosità” manifestato nel periodo natalizio. Lo si chiama di solito “spirito natalizio”. Ma il cosiddetto “spirito natalizio” è veramente positivo? Compensa tutti i molti aspetti negativi del Natale? È cristiano, se non in senso religioso, almeno in senso morale?
Esaminiamo la cosa tenendo presenti le qualità che, come indica la Bibbia, sono proprie dello spirito di Dio, e che dovrebbero perciò essere evidenti nella vita dei veri cristiani. Queste qualità sono messe in risalto nei titoli in neretto che seguono. (Gal. 5:22, 23) Caratterizzano lo “spirito natalizio”?
Amore e benignità
Se lo “spirito natalizio” fosse veramente cristiano, dovrebbe essere caratterizzato da amore e benignità. Lo è?
Si potrebbe sostenere che i doni natalizi siano in se stessi un’indicazione di amore e benignità. Questo però è vero solo se ci sono giusti motivi. Che dire di coloro che si fanno prendere dallo “spirito natalizio”: si interessano soprattutto di dare, o è molto evidente il motivo egoistico di ricevere?
Se si fanno doni soprattutto con un motivo altruistico, perché gli uomini d’affari “cristiani” non sono spinti a incoraggiare i doni riducendo i prezzi invece di aumentarli a Natale? Perché i prezzi, almeno in alcuni luoghi, tendono a salire alle stelle in questo periodo dell’anno?
Un corrispondente di Svegliatevi! dell’Africa occidentale riferisce che lì la gente ama ricevere doni. Sebbene il 60 per cento circa siano “non cristiani”, verso Natale tutti sono presi dallo “spirito natalizio”. I mendicanti musulmani, con le mani tese, salutano i passanti con un “Buon Natale”. Chi lavora nei servizi e negli uffici pubblici si aspetta doni dai clienti e glielo rammenta perfino, caso mai se lo dimenticassero. Alcuni postini si sono addirittura rifiutati di consegnare la posta a persone che non seguivano questa usanza di fare doni natalizi forzati. Questo è più che opportunismo; è estorsione.
Una settimana prima del Natale del 1977, lo Star di Toronto pubblicò un avvertimento su “scippatori, taccheggiatori, borsaioli, simulatori e rapinatori. E . . . artisti” che vi offrono le loro opere asserendo che il denaro sarà devoluto in beneficenza. L’articolo osservava pure che “a Natale il taccheggio aumenta”. Infatti, negli Stati Uniti, un esperto in materia di sicurezza di fama nazionale afferma che “quasi il 40 per cento delle perdite annuali d’inventario avviene nelle dieci settimane che precedono il Natale”.
Se lo “spirito natalizio” è veramente cristiano, perché non scoraggia, o almeno non riduce gli atti egoistici, poco amorevoli o poco benigni commessi all’epoca di Natale?
Bontà e padronanza di sé
Se lo “spirito natalizio” fosse veramente cristiano, dovrebbe essere caratterizzato da bontà e padronanza di sé. Lo è?
Pensate agli eccessi nel mangiare e nel bere e ad altre intemperanze che hanno luogo a Natale. Quante volte le feste natalizie degenerano in gozzoviglie e orge che incoraggiano la condotta dissoluta e l’immoralità!
Questo è appropriatamente descritto dal Sunday Globe di Boston in relazione a un gruppo di persone particolarmente suscettibili: “Per l’alcolizzato disintossicato, o per la persona che fa sforzi sovrumani per vincere il vizio, le feste rappresentano una prova di volontà che pochi potrebbero superare senza un aiuto. È un tempo dell’anno in cui ci si aspetta che si beva, in cui perfino chi non ha il vizio si trova brillo (o peggio) più spesso del solito, a causa di una diffusa etica sociale — mangia, bevi e divertiti — che è sia un invito che un comando”.
Se è veramente cristiano, perché lo “spirito natalizio” non impedisce che si perda la padronanza di sé, cosa che non fa bene né alla salute né al portafoglio, e che può essere effettivamente pericolosa?
Gioia
Se lo “spirito natalizio” fosse veramente cristiano, la gioia dovrebbe essere una sua caratteristica. Lo è?
Un articolo del dott. I. R. Rosengard, pubblicato nel numero di Science Digest del dicembre 1977, diceva: “Non siete i soli a soffrire di ‘depressione’ all’epoca delle feste. È una nevrosi di proporzioni epidemiche . . . ed ecco le regole di un medico per evitare la malinconia a Natale”. E continuava, dicendo: “Non tutti sono felici nei giorni di festa, anzi alcuni si sentono molto peggio del solito . . . A Natale, chi è infelice si sente anche peggio perché si vergogna della sua tristezza quando tutti gli altri sembrano felici . . . Molti di noi . . . siamo delusi di noi stessi perché a Natale ci sentiamo tutt’altro che felici”.
Questo spiega perché un medico e dottore in filosofia citato da un periodico religioso tedesco ha detto “che la vigilia di Natale il numero dei suicidi sale”. Se lo “spirito natalizio” è veramente cristiano, come mai in quel periodo il più delle volte la gente non si sente felice?
Pace, longanimità e mitezza
Se lo “spirito natalizio” fosse veramente cristiano, dovrebbe essere caratterizzato da pace, longanimità e mitezza. Lo è?
Naturalmente, a Natale si parla molto di “pace in terra fra gli uomini di buona volontà”, ma la realtà è che in questo periodo dell’anno liti e discussioni in famiglia sono all’ordine del giorno. Il giornale Sunday Oregonian riferisce che prima di Natale “alcuni genitori e parenti portano le liti al culmine facendo della vigilia di Natale uno dei peggiori turni dell’anno per i poliziotti”. Un vicesceriffo spiega: “I parenti si riuniscono e bevono, e si mettono a discutere problemi che hanno avuto in passato e disseppelliscono l’ascia di guerra che era stata sepolta e che avrebbe dovuto restare sepolta”. Tra le famiglie a basso reddito, “lo sforzo di dare ai figli un buon Natale accresce le tensioni e gli animi si accendono”, dice il succitato giornale. “Talvolta il Natale in famiglia è rovinato da una lite fra i coniugi, che usano i pacchetti come proiettili e distruggono l’albero di Natale”.
Per quanto riguarda la pace mondiale, è spesso con una certa commozione che si narra un episodio avvenuto alla vigilia di Natale del 1914, quando una sentinella inglese udì provenire dalle trincee tedesche distanti un centinaio di metri il suono di voci che cantavano “Stille Nacht, Heilige Nacht”. I soldati inglesi risposero cantando: “O Come, All Ye Faithful”. Allora i soldati di entrambi gli eserciti lasciarono le trincee per cantare insieme canti natalizi per qualche breve ora. Ma tutti questi cosiddetti “cristiani” ripresero subito dopo a uccidersi! Questo avvenimento rivela forse uno “spirito natalizio” veramente pacifico? O non mette piuttosto in evidenza uno spirito ipocrita, portato in questo caso a un estremo agghiacciante?
Fede
Se lo “spirito cristiano” fosse veramente cristiano, la fede dovrebbe essere una sua caratteristica. Lo è?
La fede cristiana, secondo la definizione di Ebrei 11:1, si basa su realtà o fatti. Dato che il Natale si basa in larga misura su tradizioni, miti e falsità, come possiamo aspettarci che produca forte fede?
Una lettera parrocchiale pubblicata in Germania diceva parlando di Cristo e dei primi cristiani: “Per il popolo il suo insegnamento era molto più importante della data della sua nascita”. E aggiungeva: “I primi cristiani non conoscevano affatto la celebrazione del compleanno”.
A che serve credere che Cristo nacque se non crediamo in ciò che egli insegnò o se non esercitiamo fede nel valore del suo sacrificio di riscatto? Non ci vuole molta fede per credere che Cristo nacque; ce ne vuole molta di più per credere nel valore del suo sacrificio di riscatto e nella sua posizione di re del regno istituito da Dio. Se lo “spirito natalizio” è veramente cristiano, perché riesce appena a incrementare l’affluenza alle chiese per Natale, ma non riesce a spingere i fedeli a compiere vere opere di fede imitando Cristo per tutto l’anno?
Riassumendo, se lo “spirito natalizio” fosse veramente cristiano, dovrebbe essere caratterizzato dal frutto dello spirito di Dio. Lo è? Galati 5:22, 23 ci dice che “il frutto dello spirito è amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé”. Da quanto abbiamo visto, è questo lo spirito del Natale? Oppure, come abbiamo notato, ciò che effettivamente accade durante il periodo natalizio corrisponde più probabilmente alle opere della carne decaduta descritte nello stesso capitolo della Bibbia, ai versetti 19-21? “Ora le opere della carne sono manifeste, e sono fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e simili. . . . Quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio”.
Cosa riscontriamo osservando questa festa da un punto di vista generale, anziché dal punto di vista di chi forse è sincero e tiene un comportamento decente quando la celebra? È evidente che il più delle volte sono manifeste le “opere della carne” mentre manca il “frutto dello spirito”.
Forse ora potete capire meglio perché chi desidera manifestare il frutto dello spirito di Dio ed evitare le opere della carne cerca di non farsi coinvolgere dallo “spirito natalizio”. Speriamo che questi fatti, considerati in preghiera, vi aiutino a decidere di passare il Natale in un modo che sia approvato da Cristo, il Fondatore del cristianesimo.
[Immagine a pagina 8]
Se lo “spirito natalizio” fosse veramente cristiano, dovrebbe essere caratterizzato dal frutto dello spirito di Dio. Lo è?